Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

Corriere della sera 2002

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Amarcord Treviglio

(6 aprile 2002) – Corriere della Sera

Ermanno Olmi: «Qui vidi davvero l’ albero degli zoccoli»

 TREVIGLIO – Profumo di casa per Ermanno Olmi. Il grande regista, autore di capolavori come «Il posto», «L’ albero degli zoccoli», o il recente «Il mestiere delle armi», torna oggi a Treviglio, luogo del cuore della sua infanzia, culla di affetti e di memorie. Un ritorno un po’ speciale, una festa a sorpresa organizzata da un amico, Marco Vitale, economista di fama oltre che presidente di una fabbrica di trattori locale, la Same Deutz-Fahr. E sarà proprio nell’ Auditorium della ditta che oggi pomeriggio gli abitanti del paese si daranno appuntamento per salutare quel ragazzo d’ una volta, dai capelli rosso-malpelo ormai addolciti da tocchi d’ argento. Lì Vitale saluterà Olmi, lì Corrado Stajano, scrittore e amico del regista, converserà con lui intrecciando fili di antichi pensieri. E sempre lì, la Compagnia Teatrale Zanovello rappresenterà«A dispét de tocc mor nisù», omaggio al dialetto locale, mentre Alfredo Ferri evocherà «ricordi trevigliesi».

Ermanno Olmi«Sono nato a Bergamo ma è Treviglio il luogo della mia seconda nascita – racconta Olmi -. Qui è avvenuta per me la scoperta del mondo, la grande emozione che mi ha scaraventato nella vita». Centro di quel piccolo universo la cascina di Elisabetta Ronchi, la nonna materna del regista, scomparsa nel ‘ 54. «Ero il suo nipote preferito, forse perché aveva i capelli rossi come me – sorride Olmi -. Una figura forte e dolcissima. Una vera “rezdora”, capace di far filare tutti ma anche di raccontare straordinarie favole vere. Come quella del contadino che tagliò un faggio per fare gli zoccoli ai suoi figli. Quando, tanti anni dopo, la raccontai nel mio “Albero degli zoccoli”, tutti a chiedermi: come ti è venuto in mente un soggetto così singolare? Non è mio, ma di mia nonna, spiegavo io». Curiosamente, a legarlo per sempre a quel mondo contadino, furono una serie di guai familiari. «Mio padre, macchinista delle ferrovie, si ritrovò senza lavoro perché, da bravo socialista, non volle mai iscriversi al partito fascista. Le ristrettezze economiche ci costrinsero così a lasciare il comodo appartamento milanese di via Imbriani per un altro, molto più modesto. Allora, per non farmi troppo immalinconire, la mamma mi spedì dalla nonna. Una campagna sotto casa che divenne la mia villeggiatura fissa. Dai tre ai vent’ anni sono tornato qui ogni estate. Qui ho imparato ad apprezzare le luci, i colori, gli odori della terra, il profumo dell’ erba, il piacevole afrore della stalla. Tanto da trovar fastidioso, al ritorno in città, l’ odore del tram o quello dell’ olio di macchina intriso nelle tute degli operai. Ce l’ ho ancora nel naso, quando mio padre mi abbracciava». E a Treviglio anche i primi amici. «Come quell’ Angelino, il figlio del ciabattino, il mio amico del cuore. Con lui si andava sui carri a cavallo a veder tagliare l’ erba e raccogliere il grano. Qualche anno fa tornai qui per qualche ora. Mi venne voglia di entrare in chiesa. C’ era un matrimonio. Stavo per uscire quando mi raggiunse un uomo con i capelli bianchi vestito elegante. Il padre della sposa. “Ermanno – gridò – sono io, Angelino”. Ci abbracciammo. Mi piacerebbe tornare a salire su un carro di fieno con lui». Giuseppina Manin

Manin Giuseppina

(6 aprile 2002) – Corriere della Sera[banner]

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

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