Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Cento chilometri di rogge, tanti ne scorrono sul territorio di Treviglio.

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Cento chilometri di rogge, tanti ne scorrono sul territorio di Treviglio.

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Le Rogge Trevigliesi ( 2° parte )

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Le Rogge Trevigliesi ( 2° parte )

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Dove scorrevano le Rogge di Treviglio

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Le Rogge Trevigliesi

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Le Rogge Trevigliesi

Le rogge derivano la loro acqua dal fiume Brembo, nella località “Bocche del Brembo”, dove il Comune di Treviglio ha le strutture di presa delle acque e l’edificio che era la sede del custode delle “bocche”, denominata “Cà de Treì” (casa di Treviglio).

All’estrema punta Nord del territorio di Pontirolo Nuovo, in località Fornasotto vengono derivate, in sponda sinistra, le Rogge Trevigliesi.

Nello stesso punto in cui anticamente passava il “Fosso Bergamasco”, una imponente filarola, detta Bocche del Brembo, sbarra il corso del Brembo lasciando proseguire solo le eccedenze, e convoglia le acque verso le bocche di presa, praticamente affiancate, della Roggia Moschetta e della Roggia Vignola.La Roggia MoschettaE’ la prima Roggia che si diparte dallo sbarramento (Est).

Prosegue verso Sud sempre in territorio di Pontirolo Nuovo, lambendo i laghetti artificiali risultanti dalle numerose cave realizzate nella zona.

All’estrema periferia Nord del Comune di Treviglio, invece, esattamente a Castel Cerreto, la Moschetta si divide in due rami: la Roggia di Sopra, a destra, che irriga le campagne a Nord di Treviglio e la Roggia Visconti, detta anche Brembilla di Brignano, che piega decisamente verso Est ad irrigare le campagne di Castel Rozzone e Brignano Gera D’adda.

La Roggia VignolaEstratta a fianco della Roggia Moschetta (più esattamente ad Ovest), anche la Vignola scende a Sud verso le campagne di Canonica d’Adda (anticamente Pontirolo Vecchio).

Poche centinaia di metri a valle rispetto alla derivazione dal Brembo, la Vignola alimenta, a destra, la roggiola Melzi.

Dopo Canonica e Pontirolo Nuovo scende verso la località Geromina di Treviglio, dove un partitore genera in riva sinistra la Roggia di Mezzo ad irrigare le campagne comprese fra Castel Cerreto e la periferia Nord di Treviglio

PARTITORE ACQUE

Partitore acque di Castel Cerreto

La roggia dei Mulini ( o  Mulina ).
Quest’ultima attraversa tutta la zona Nord fino ad arrivare in via Felice Cavallotti. All’altezza del Mulino di porta Zeduro, in fondo alla via, si divide anch’essa in due tronconi: a destra nasce la roggia Murena e a sinistra la Castolda.
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Confluenza Rogge

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rogge

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LE CITTA’ DELLA PIANURA PADANA : TREVIGLIO

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Treviglio, maggiore città della Gera d’Adda, cioé del basso territorio fra l’Adda e il Serio, seconda città della provincia di Bergamo, é situata a sud del capoluogo, nella pianura padana fertile e ben irrigata, con un clima continentale moderato.

È anche conosciuta come “la città dei trattori” per la presenza dell’azienda multinazionale SAME Deutz-Fahr Group.

Il toponimo Treviglio deriva da Trevillae, tre comunità rurali che si unirono a scopo difensivo. Portoli, Pisgnano e Cusarola si unirono così in un unico centro fortificato denominato Trivillium.
A tale nome venne aggiunto il sostantivo di Grassum per indicare la prosperità del borgo.
Quest’ultimo toponimo potrebbe però derivare dal latino Trivium che sta ad indicare un incrocio fra tre vie, denominato trivio appunto.
Nel corso dei secoli la città cambio più volte nome, passando per i toponimi di Trivilio, Trevì, Trevino, Trevilio per poi giungere all’attuale Treviglio.


Le origini di Treviglio risalgono all’alto medioevo, anche se non mancano reperti di età precedente, dall’unione di tre diversi insediamenti preesistenti, detti villae, da cui deriva il nome: Cusarola di origine gallica a nord,

Pisgnano di origine romana a sud e Portoli di origine longobarda ad ovest, un porto vicino all’Adda. La presenza di questi reperti, nonché l’impianto di alcune vie interne, fanno ragionevolmente ipotizzare un’origine tardo romana del primo insediamento.

Il procedimento fu un evento graduale, così che, quando ci si accorse che era nato il nuovo paese, la data di fondazione era passata già da un pezzo. Il primo nucleo del paese era cinto di mura, con tre differenti porte orientate ciascuna verso gli insediamenti originari.

L’unione dei comuni aveva uno scopo difensivo e di condivisione dei prodotti agricoli.

Il primo documento ufficiale che cita il nuovo borgo risale al novembre 964 ed è un contratto di permuta stipulato tra il vescovo di Bergamo, Odelrico, e Garibaldo da Stagiano. Esso riguardava la vendita di alcune pertiche di un campo.

L’antica politica di Treviglio prevedeva l’elezione diretta di venti consoli per ciascuno dei tre borghi originari, per un totale di 60 consoli. Essi rimanevano in carica per soli sei mesi, in modo tale che tutti gli abitanti a turno reggessero le sorti del paese.

La storia della città di Treviglio comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola.

Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso in epoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.

Poco si sa di ciò che avvenne nel territorio di Treviglio prima della sua fondazione, data la scarsità di reperti rinvenuti. Certo è che nella prima metà del I millennio a.C. la zona era abitata da piccole tribù dedite alla pastorizia e ad una primitiva agricoltura. Queste misteriose popolazioni sono note come Liguri.

Nel VI secolo a.C. gli Etruschi occuparono senza spargimenti di sangue la regione che diventando una loro colonia non fu invasa da tali popolazioni in massa, dato che il loro scopo era di sfruttare le risorse agricole a minerarie.

Nel V secolo a.C. essi persero però il territorio lombardo in favore dei Celti che si spinsero ad ondate fino all’adriatico. I Celti, che più tardi saranno chiamati Galli erano esperti in agricoltura e divennero un popolo sviluppato, prima della conquista romana. Essi realizzarono opere di bonifica ed irrigazione e coniarono delle monete di bronzo e argento che sono state ritrovate a Treviglio e nel vicino comune di Verdello.

In particolare abbiamo le dracme padane in argento coniate su imitazione delle coniazioni della Massalia già dal IV secolo a.C. e rinvenute persino in Cornovaglia.

La conquista romana a scapito della tribù dei Galli Cenomani, in origine alleati contro gli altri Galli, che abitava la zona avvenne dalla metà del III secolo a.C. e l’inizio del II secolo a.C.. Alla fondazione del villaggio gallico di Cusarola, seguì quella romana di Pisgnano. Successivo e di epoca diversa è Portoli di origine longobarda. Grazie alle leggi di Pompeo Strabone, Silla e Cesare gli abitanti transpadani raggiunsero maggiori diritti all’interno dell’impero fino a quando acquisirono la cittadinanza romana con la lex Iulia Municipalis del 49 a.C.. Il processo di romanizzazione poteva considerarsi concluso nel I secolo a.C.

La zona fu in questo periodo divisa in municipium ciascuno con il proprio territorio e Treviglio fu assegnata a quella di Palazzo Pignano, da dove erano stati liberati da Santa Melania e Piniano alcuni schiavi cristiani che avevano fondato Pisgnano. A testimonianza di ciò resta, oltre all’evidente somiglianza dei due nomi, il comune culto di San Martino.

Augusto, ordinando l’Italia in undici regioni chiamò Transpadana l’undicesima che comprendeva il Piemonte e la Lombardia a nord del Po fino all’Oglio, comprendendo così in questa anche Treviglio. Successivamente però con la divisione di Adriano la Lombardia a sinistra dell’Adda passò alla Venetia venendo unita all’odierno Veneto. Il centro diviene così per la prima volta terra di confine.

In questo periodo Treviglio è collocata nel distretto di Forum Diuguntorum, la cui sede di tale insediamento romano era molto probabilmente Fornovo San Giovanni, ove sono stati trovati molti reperti di tale epoca. Tra i luoghi abitati di origine romana avevamo insediamenti posti nelle vicinanze delle attuali frazioni di Pezzoli e Castel Cerreto.

Tra gli eventi che favorirono lo sviluppo della zona vi fu senz’altro il trasferimento della capitale dell’impero romano a Milano dal 286 al 406 d.C. Con Costantino e l’avvento del cristianesimo Treviglio finì sotto il vicariato di Milano. Intorno al 355 sorge a Treviglio la chiesa paleocristiana dell’Assunta.

Tra il 568 e il 569 i Longobardi provenienti dalla Pannonia calarono attraverso il passo del Predil nella pianura padana insediandosi stabilmente in Lombardia e Veneto per coltivarne le terre. Il 15 settembre dello stesso anno entrarono in Milano e stabilirono la loro capitale a Pavia. È quindi plausibile ipotizzare l’arrivo dei longobardi nell’attuale zona di Treviglio intorno ai primi di settembre dello stesso anno.

La permanenza dei Longobardi durerà ben 2 secoli e lascerà a Treviglio 3 tombe a cassettone: la prima fu scoperta nel 1896 nella piazza antistante la chiesa, l’altra nella stessa piazza nel 1936 e la più recente nel 1968 nella basilica di San Martino.

Nel VI secolo d.C. con lo scisma dei tre capitoli Treviglio adotta il rito patriarchino voluto da Paolino di Aquileia che, dopo l’introduzione di quello romano in epoca carolingia resterà come doppio rito fino al 1578, come testimonierà Carlo Borromeo. Il rito romano era infatti nel frattempo stato reintrodotto in epoca carolingia.

Tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII la Gera d’Adda è caratterizzata da frequenti e violente inondazioni che allagano la zona sottocosta tra Cassano d’Adda e Treviglio costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle zone asciutte. Tali fenomeni sembrano avvalorare la tesi del lago Gerundo.

Con la morte del papa Gregorio Magno che riuscì a convertire i longobardi alla fede cattolica, ma non a risolvere il problema dei tre capitoli, la zona della Gera d’Adda venne a trovarsi in un vuoto di potere ecclesiastico. Sorsero così le pievi tra le quali la predominante sarà quella di Palazzo Pignano, retta da un corepiscopo. Questo paese che in passato a causa delle diverse dimensioni dei centri abitati aveva un ruolo chiave nella diffusione del culto nelle campagne circostanti e divenendo un centro di potere politico e religioso.

Lo sviluppo delle pievi darà certamente un impulso alla cristianizzazione del territorio già iniziata nel IV secolo.

La popolazione di Treviglio aumentò intorno all’anno 1000 con l’arrivo degli abitanti di Oriano, un paese del Bresciano distrutto, da identificarsi probabilmente con l’omonima frazione del comune di San Paolo, che si stabilirono nella zona sudorientale del paese, le cui mura furono così ampliate e alle quali fu aggiunta la nuova porta di Oriano. Le zone del centro storico, ciascuna con la sua porta e console di riferimento, passarono così da tre a quattro.

Datosi spontaneamente in feudo con il privilegio di Enrico IV, il 14 aprile 1081, al monastero benedettino di San Simpliciano, in Milano, il centro riacquistò la propria indipendenza riscattandosi a pagamento nel 1225 ed entra nella Communitas Mediolanensis nel 1279; nell’ottobre dello stesso anno il villaggio acquista il titolo di borgo da Guglielmo VIII, marchese del Monferrato. Si affrancherà anche da questa nel 1311, grazie all’ausilio dell’imperatore Enrico VII che la pone sotto la protezione del Sacro Romano Impero. Treviglio si vota così alla causa ghibellina.

Un documento del 20 ottobre 1305 conservato presso l’Archivio Storico comunale contiene una ratifica della concessione da parte del Consiglio Generale del Comune di Bergamo a Corrado della Torre, cittadino di Milano, per la costruzione di un canale dal fiume Brembo attraverso i territori di Brembate, Cisano Bergamasco e Boltiere mentre un altro dell’8 marzo 1307 conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Bergamo indica Corrado della Torre destinatario di una concessione d’acqua di rogge trevigliesi mediante la quale ottenne dal Comune di Bergamo di derivare dal Brembo, presso Brembate, una presa d’acqua iniziando così il sistema di irrigazione dei campi trevigliesi, opera importante per l’agricoltura che acquistò da allora la sua produttività.

Il periodo medievale si chiuse con un patto di fedeltà coi Visconti di Milano nel 1333; la città conobbe sotto questi ultimi, a partire dal 1350 con la conquista di Giovanni Visconti, una fase di notevole prosperità legata all’aumento demografico e al sorgere di un numero esiguo di edifici signorili, che non hanno mai abbellito la città mantenutasi nel corso dei secoli, a partire dal trecento “Terra separata del ducato di Milano” con giurisdizione indipendente dalle dominazioni dei signorotti locali.

Nel corso del XV secolo vengono realizzate importanti opere pubbliche, quali le rogge Moschetta e Vignola, derivate dal Brembo, e un ospedale per poveri ed infermi, voluto da Beltrame Butinone.

Il borgo resta sotto il ducato di Milano, salvo brevi parentesi di occupazione veneta dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e dal 1499 al 1509. Ciò è dovuto ai continui scontri tra Repubblica di Venezia e Ducato di Milano per contendersi la Gera d’Adda, che termineranno solo nel secolo successivo, con la battaglia di Agnadello, che sancirà l’appartenenza del comune, pur come terra autonoma, al Ducato di Milano.

Nel breve periodo di dominazione veneta che va dal 1448 al 1451, i Veneziani provvedono a modificare il sistema difensivo del borgo, accrescendolo i tre fossati vengono sostituiti da un unico fossato e dalle mura.

Il Cinquecento si aprì per Treviglio, sotto l’occupazione veneta, con le lotte fra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano e, quindi, fra Venezia e la Francia che aveva occupato quest’ultimo. Il borgo fu più volte conteso. L’occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il sacco di Treviglio che allora contava oltre tredicimila abitanti. I Veneziani presero anche a cannonate il campanile cittadino e incendiarono il centro. Le donne, ivi comprese le monache, furono violentate dato che Brisighella, il paese dei mercenari brisighelli al soldo della Repubblica era stato saccheggiato dalle truppe pontificie e ai soldati ne era stata data notizia. È proprio a causa del saccheggio che tali truppe non parteciparono alla battaglia del giorno seguente, essendo intenti a vendere la refurtiva.

Il fatto scosse Luigi XII che dall’altra parte dell’Adda presso Cassano vide il borgo in fiamme, così che il 14 maggio, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e li sconfisse in modo sanguinosissimo il nella battaglia di Agnadello, ponendo così fine all’espansione veneta su terraferma. La Gera d’Adda e Treviglio resteranno così stabilmente coese a Milano.

Nel febbraio 1522, mentre la Gera d’Adda era coinvolta nella guerra d’Italia del 1521-1526 fra la Francia e la Spagna di Carlo V, alcuni soldati dell’esercito francese (li franzesi come erano chiamati all’epoca) furono insultati da dei concittadini sicuri della protezione data dagli Spagnoli. Tali soldati riferirono l’accaduto al loro generale e quindi la mattina di venerdì 28 febbraio 1522 il generale Odet de Foix, visconte di Lautrec al comando dell’armata di Francesco I in Italia che giovedì 27 febbraio decise di saccheggiare il borgo di Treviglio il giorno successivo.

I trevigliesi, resisi conto della gravità dell’accaduto e dell’impossibilità di ricevere alcun aiuto, si ritirarono nelle chiese per pregare. La mattina, dopo che il generale francese assieme ai suoi soldati stava espugnando la città, e a nulla erano valsi i tentativi dei quattro consoli della città che scalzi e con delle corde appese ai colli offrivano le chiavi cittadine al generale presso Casirate, l’immagine affrescata della Madonna dipinta fra Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino sul muro del campaniletto nella chiesetta del convento delle Agostiniane iniziò verso le ore otto antimeridiane a lacrimare e trasudare miracolosamente.

I fedeli si recarono quindi fuori gridando al miracolo, e il generale, dopo aver inviato i suoi soldati a verificare l’esattezza delle affermazioni asserite dai trevigliesi, si recò anch’egli nella cappella del miracolo. Qui, dopo aver passato a fil di spada il retro del muro per accertarsi che non c’erano inganni, depose l’elmo e la spada davanti alla Vergine, subito imitato dai propri soldati.

Tali armi, circa una ventina, restarono al comune di Treviglio che poi le donò ad un museo di Milano, conservando però quelle del Generale nel Santuario costruito a ricordo dell’evento. Esse sono esposte al pubblico nel periodo della festa del Miracolo che dalla sua istituzione il 1º giugno dello stesso anno si svolge l’ultimo giorno di febbraio.

Nel 1530, con la pace di Bologna, il borgo torna al Ducato di Milano. A seguito del miracolo, nel 1531 fu stabilito di celebrare l’evento con la festività e l’otto novembre 1583 il Cardinale e Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Milano Carlo Borromeo, in visita a Treviglio, dispone che si avvii la pratica per il riconoscimento del miracolo; in occasione di tale evento fu eretto un obelisco conservato ancora oggi nel piazzale del Santuario. Dopo l’elezione nel 1591 di quattro sovrintendenti per la costruzione del Santuario della Madonna delle lacrime, nel 1594 viene posta la prima pietra su progetto dell’architetto Bartolomeo Rinaldi.

Il 15 giugno 1619 l’icona della Beata Vergine delle lacrime fu traslata nel Santuario a Lei dedicato. Nel corso del 1600 le condizioni di vita in città continuarono a deteriorarsi, per via della lunga dominazione spagnola e delle pestilenze e calamità naturali che colpirono ripetutamente la Gera d’Adda, tra le quali quella di peste descritta da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi che scoppiò in città come violenta epidemia nel 1629, provocando la morte di ben 4.000 cittadini. A ricordo di tale nefasto evento è dedicato un secondo obelisco, sormontato da un teschio (richiamo alla morte nera) e posto di fronte all’istituto salesiano.

Nel 1647 il governo spagnolo delibera la vendita del comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini trevigliesi, orgogliosi della propria libertà ed autonomia, si riuniscono in consorzio e raccolgono 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi forma di prevaricazione.

Nel 1658 la città fu saccheggiata dai francesi guidati da Francesco I di Modena, che portano guerra in Lombardia.

Solo nel 1700 Treviglio ricominciò gradualmente a svilupparsi, seppure tra qualche ulteriore epidemia, tra le quali quella di vaiolo particolarmente virulenta, sotto la dominazione austriaca. Il 16 agosto 1705 la città rimane illesa dopo che francesi, accampatisi a Treviglio, e imperiali si scontrano presso Cassano d’Adda. Nel 1744 il Cardinale Giuseppe Pozzobonelli si reca in visita ufficiale e, a memoria di tale evento, viene costruito il terzo obelisco situato in piazza del popolo.

Nel 1758 il centro abitato si guadagnò il titolo di città.

Nel 1786 Treviglio e tutta la Gera d’Adda furono aggregate alla nuova provincia di Lodi della Lombardia austriaca, nel XXV delegazione della Gera d’Adda superiore con tutti i comuni non cremaschi della Gera d’Adda, tornando però già nel 1791 sotto quella di Milano.

Nel maggio 1798 divenne capoluogo del distretto XIV dell’effimero dipartimento dell’Adda, avente per capoluoghi Crema e Lodi; nel settembre successivo lo fu del distretto XVII del dipartimento del Serio, avente per capoluogo Bergamo; da allora, e fino ad oggi, Treviglio è compresa nel territorio della città orobica. Nel 1799 prima la retroguardia francese, composta da 18.000 uomini, e poi l’esercito austro-russo del generale Melas campeggiano in città.

Nel maggio 1801 fu capoluogo del terzo distretto, in base alla legge del 23 fiorile nono anno, per diventare poi capoluogo del decimo distretto della Roggia Nuova nel giugno 1804, in base al piano del 27 giugno 1804. In seguito lo fu del primo cantone del secondo distretto omonimo, in base al decreto dell’8 giugno 1805.

Capoluogo del primo cantone omonimo del secondo distretto di Treviglio e sede di viceprefettura aggregò nel gennaio 1810 Calvenzano e Casirate d’Adda in base al decreto del 31 marzo 1809.

Nel 1815 con la Restaurazione fu privata del titolo di città per la sua ferma opposizione al dominio austriaco. In base al compartimento territoriale del Lombardo-Veneto Treviglio fu inclusa nella provincia di Bergamo come capoluogo del decimo distretto, con la notificazione del 12 febbraio 1816.

Intorno al 1838 un’epidemia di colera colpisce la città. Con il nuovo compartimento territoriale delle provincie lombarde, disposto dalla notificazione del 1º luglio 1844, Treviglio fu confermato capoluogo del decimo distretto.

Il 15 febbraio 1846 fu costruita la tratta ferroviaria Milano-Treviglio, l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdinandea, seconda in Lombardia dopo la Milano-Monza e facente parte della quarta linea ferroviaria di tutta la penisola.

Data l’importanza raggiunta dalla città fu costruita una stazione austroungarica situata nei pressi dell’attuale stazione Ovest. Nel 1848 la città prende parte alla Primavera dei popoli insorgendo contro gli austriaci. Nel 1853, con il compartimento territoriale disposto dalla notificazione del 23 giugno, Treviglio fu inserita nell’undicesimo distretto.

La città fu, con il resto della Lombardia, ad eccezione della provincia di Mantova, annessa al regno sabaudo nel 1859, nel quale divenne capoluogo di un circondario della provincia di Bergamo.

In base al compartimento territoriale disposto dalla legge del 23 ottobre 1859 il comune fu incluso nel primo mandamento di Treviglio, nell’omonimo circondario della provincia di Bergamo.

L’8 gennaio 1860 Treviglio riacquista con grande onore il titolo di città per decreto firmato dal re di Sardegna Vittorio Emanuele II e contrassegnato dal capo del governo Urbano Rattazzi.

Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, con l’aggiunta della linea ferroviaria Treviglio-Cremona nel 1863, la città fu definitivamente avviata ad assumere il ruolo di punto di riferimento per la Gera d’Adda e di importante snodo viabilistico della regione; a partire da questi anni la vocazione industriale di Treviglio iniziò a crescere progressivamente, dando origine a una fase di sviluppo e progresso.

Nel 1899 il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, depone la prima pietra per l’ampliamento del Santuario su progetto dell’architetto Cesare Nava. A seguito delle modifiche apportate al Santuario anche il piazzale circostante viene risistemato e rinnovato secondo lo stile Liberty.

I balconi circostanti sono ancora caratterizzati da intrecci di motivi floreali così come il teatro Filodrammatici adiacente.

A favore dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, si schiera Cesare Battisti, trentino, che pronuncia il 27 dicembre 1914 uno storico discorso nella sede del Mutuo Soccorso.

A ricordo è stata posta una lapide presso la Cassa Rurale ed artigiana con scritto: “Qui Cesare Battisti nella grigia ora del dubbio svegliò coll’appassionata parola la fede in una patria completamente redenta in una umanità più sicura e più giusta”.

Durante il conflitto Treviglio riceve numerosi feriti dal fronte, che vengono curati nell’ospedale cittadino, situato nell’odierna biblioteca, tra i quali Benito Mussolini, che si sposa nel Collegio degli Angeli con Rachele Guidi il 16 dicembre 1915, dopo aver convissuto con lei a Forlì nel 1910 ed aver avuto la figlia Edda.

Sul finire della Belle époque al commissario di nomina regia viene sostituito un sindaco liberamente eletto dai cittadini. Tuttavia, a seguito dell’avvento del fascismo il sindaco eletto localmente viene sostituito dal podestà eletto direttamente dal governo.

La casa del Fascio era situata nell’attuale questura, a testimonianza restano dei fregi esposti nel giardino della scuola superiore Simone Weil.

La seconda guerra mondiale colpisce gravemente il comune che viene bombardato più volte dagli alleati per via del triangolo ferroviario (Bergamo, Milano e Venezia) ivi presente e delle due stazioni.

Un aereo solitario americano denominato Pippo è rimasto particolarmente impresso nella memoria dei concittadini.

Dopo la fine della guerra, come nel resto d’Italia, anche qui è ripartita, seppur lentamente, la ricostruzione grazie al piano Marshall.

La crescita economica è arrivata non negli anni sessanta, ma più tardi, intorno agli anni settanta, portando un notevole livello di prosperità.

In particolare durante i due mandati del sindaco Ermanno Riganti tra il 1966 e al 1975, ci fu un periodo di forte crescita nel quale Treviglio si trasformò da grosso villaggio di campagna ad importante città industrializzata.

Ancora oggi i redditi pro-capite degli abitanti di Treviglio sono tra i più alti della provincia e confrontabili solo a quelli della città di Bergamo.

Nel 1978 uscì il film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli”, con attori non professionisti locali, che vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes.

Il film ambientato a Treviglio, fu girato a Martinengo, ad eccezione di una scena in cui compare via Cavallotti col suo fosso teso a rappresentare i navigli di Milano. La via fu per questo “milanesizzata” con l’applicazione di insegne.

Nell’estate del 2006 con l’ampliamento della ferrovia è stata scoperta una bomba aerea americana risalente al secondo conflitto mondiale che, dopo l’evacuazione di interi quartieri, è stata fatta brillare nella cava della Vailata.

Il 2008 è l’anno in cui ricorre il millesimo anniversario della costruzione del campanile. Esso dovrebbe essere restaurato e reso finalmente accessibile ai cittadini.

La scala al suo interno è infatti pericolante e la struttura interna dell’edificio è più danneggiata rispetto a quella esterna che risulta molto solida e a superato i recenti controlli preliminari.

Treviglio è stata definita il cantiere infinito o il cantiere aperto dato che molte opere pubbliche sono in corso di realizzazione e molte altre sono in progetto.

A Treviglio, comunità assai vivace, di larga partecipazione democratica e oggi ricchissima di volontariato, é sempre stata notevole l’iniziativa imprenditoriale.


L’agricoltura, insieme al commercio, é stata predominante fino a pochi decenni fa con un fiorente artigianato sopratutto del mobile intarsiato e una forte produzione di seta di cui facevano fede i piú di 200000 gelsi impiantati sul territorio e di cui rimangono ora pochissimi esemplari. Oltre all’agricoltura, commercio e artigianato, negli ultimi decenni si sono sviluppati fortemente il terziario e sopratutto l’industria, specie nei settori metalmeccanico, elettromeccanico e chimico.


Le due principali industrie collocate sul territorio trevigliese sono il gruppo SAME LAMBORGHINI HURLIMANN (trattori agricoli) e la BIANCHI (biciclette), entrambe leader mondiali nel loro settore, che recano ovunque e col massimo onore anche il nome Treviglio.

Persone legate a Treviglio:
Bernardino Butinone, pittore
Renato Cialente, attore e doppiatore
Giovan Battista Dell’Era, pittore
Pier Luigi Della Torre, chirurgo
Giacinto Facchetti, ex bandiera dell’ Inter
Trento Longaretti, pittore
Piero Mentasti, politico e partigiano
Giuseppe Merisi, vescovo cattolico
Pietro Martinelli, compositore e musicista
Battista Mombrini, pittore e scultore
Ermanno Olmi, regista, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia, produttore cinematografico e scenografo
Luigi Ornaghi, contadino, attore non professionista ne L’albero degli zoccoli (impersonava Batistì, il capofamiglia protagonista)
Andrea Possenti, astrofisico
Edoardo Ronchi, politico, accademico ed ex ministro dell’ambiente
Ildebrando Santagiuliana, scrittore e storico
Tullio Santagiuliana, scrittore e storico
Carmelo Silva, disegnatore umoristico
Andrea Verga, medico e politico
Bernardo Zenale, pittore

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
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Tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio)

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Tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio) Treviglio Amarcord

La conformazione delle strade del centro storico e di alcuni tracciati nel territorio, con andamento ortogonale ascrivibile alla centuriazione romana, i numerosi reperti archeologici ed il toponimo, derivato dal latino  tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio), permettono di ipotizzare l’esistenza, nel territorio di Treviglio, di un nucleo abitato già in epoca romana.

Secondo una tradizione storiografica ormai consolidata gli abitanti delle tre ville romane Portoli, Pisgnano e Cusarola, ubicate nelle vicinanza dell’attuale centro storico di Treviglio, si sono riuniti nel periodo delle incursioni barbariche ed hanno fondato un castello recinto attorno al quale poi si è sviluppato, nei secoli X e XI, il borgo di Trevì, ovvero Treviglio.

Il primo nucleo difensivo, denominato castrum vetus, sorgeva nell’isolato centrale di Treviglio, tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari, era costituito da tre torri e da solide mura, aveva un solo accesso (l’attuale vicolo Teatro) ed era circondato da un fossato.

Postasi sotto la protezione del Monastero di San Simpliciano di Milano, la Comunità trevigliese viene riconosciuta con diploma imperiale da Enrico IV che, nel 1081, definisce Treviglio grassum, ovvero ricco, prospero.

Nel secolo XI Treviglio è un borgo forte e ben difeso: l’abitato, ingranditosi attorno al castrum vetus, viene circondato da un nuovo sistema difensivo, costituito da un triplice fossato con avvallamenti  e con un’estensione pari all’attuale circonvallazione interna; lungo il perimetro sorgevano quattro porte di accesso con relative torri.

Nel centro abitato sono presenti botteghe e laboratori artigianali; diversi edifici religiosi, tra cui la Basilica di San Martino ed il Monastero di Sant’Agostino, un luogo preposto a mercato e il “Palazzo della Comunità”, che aveva sede nel castrum vetus.

Nel 1224 la Comunità trevigliese riscatta la propria indipendenza dal Monastero di San Simpliciano e si costituisce come “libero comune”, condizione che mantiene inalterata nei secoli, distinguendosi perciò dai Comuni vicini, perlopiù soggetti a feudatari o nobili che con il loro potere impediscono il nascere di autonomie amministrative e giuridiche locali.

A garanzia del mantenimento della propria autonomia i Trevigliesi, negli Statuti comunali stesi nel 1392, vietano a qualsiasi nobile la possibilità di soggiorno o di possesso di beni in Treviglio, che così si configura come città prettamente borghese.

Nel corso del secolo XV la Comunità trevigliese avvia importanti opere pubbliche, tra cui la realizzazione delle rogge Moschetta e Vignola, derivate dal fiume Brembo, e l’istituzione, promossa da Beltrame Buttinone, di un “ospedale per i poveri e gli infermi”.

Durante il secolo XV i continui scontri in Gera d’Adda fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia portano Treviglio ad essere sottoposta alternativamente al dominio milanese oppure a quello veneziano finché, nel 1454, con la pace di Lodi, la Gera d’Adda (e quindi anche Treviglio) viene assegnata definitivamente al Ducato milanese.

Nel breve periodo della loro dominazione (tra il 1448 ed il 1452) i Veneziani provvedono a trasformare il circuito difensivo che cingeva il borgo: i tre fossati con avvallamenti vengono sostituiti da mura in mattoni circondate da un unico fossato.

Il Cinquecento è per Treviglio un secolo molto particolare, che coincide con grandi distruzioni (fra cui quella del 1509 perpetrata dalla truppe veneziane) e gravi carestie, ma anche con un evento che ancora oggi viene celebrato e festeggiato da tutta la popolazione, ovvero il “Miracolo della Madonna delle Lacrime”: il giorno 28 febbraio 1522 il generale francese Odetto di Foix, visconte di Lautrec, stava per assediare la Città, quando un dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino cominciò a trasudare lacrime e sudore; l’assedio fu tolto e Treviglio venne risparmiata dal saccheggio.

Nei secoli successivi non si segnalano particolari episodi, ad eccezione di un fatto che ben testimonia la radicata libertà ed autonomia insita nella Comunità trevigliese: nel 1647 il governo spagnolo deliberò la vendita del Comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini si riunirono in consorzio acquistando i diritti feudali per la somma di 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli Statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi possibilità di prevaricazione.

La consapevolezza dell’appartenenza ad una Comunità ha portato nel secolo XIX alla nascita di varie istituzioni di mutuo soccorso, tra cui si citano la Cassa Rurale, l’Unione Rurale e l’Unione Operaia. Al 1846 risale la realizzazione del tracciato ferroviario Treviglio–Milano; mentre nel 1857 viene inaugurata la linea Treviglio–Bergamo e nel 1863 è attivata la linea Treviglio–Cremona.

L’insediamento della ferrovia porta ad un notevole ed accelerato sviluppo industriale e commerciale, in ragione del quale la Città ed il centro storico subiscono profonde trasformazioni; fra queste la più incisiva è l’abbattimento delle mura di circonvallazione, iniziato alla fine del secolo XVIII e portato a termine prima dell’inizio del secolo XX, quando ormai l’antico borgo è uscito dalle mura e si vano costruendo i nuovi insediamenti residenziali e produttivi.

Treviglio Amarcord Virginio Monzio Compagnoni

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Treviglio a fine Ottocento.

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Treviglio a fine Ottocento.

Il vecchio centro rimaneva praticamente invariato nelle sue linee generali e forse l’opera più notevole che esso registrava consisteva nell’abbattimento dei portici di Santa Marta, non tanto per aver ciò posto in diretto contatto con la piazza il dedalo di casupole, che allora copriva l’area tra Via Verga e la circonvallazione, quanto perchè da quella prima apertura sarebbe nata l’esigenza di risanare, ridedificandola, tutta l’area stessa

Il Palazzo Comunale si alzava di un piano nel 1873 e incorporava definitivamente i vecchi fabbricati di San Giuseppe e dell’Immacolata Concezione, non più carceri ormai, e tutto l’abitato si rivestiva di qualche modernità sotto la luce a gas del 1880 e sotto quella elettrica del 1896.

L’elettricità era prodotta da una dinamo, azionata a mezzo di un salto di acqua della roggia in via Cavallotti. Dava illuminazione alle vie della città e forza motrice a molti opifici, tanto che ben 36 officine chiesero, per autonomia, di poter sfruttare i saldi d’acqua delle nostre rogge.Scomparivano le antiche bottegucce anguste e buie per dar luogo a negozi più vistosi, sorgevano nuove case d’abitazione, mentre la circonvallazione sfoggiava villette e giardini.
Il viale della stazione centrale si popolava di costruzioni e, con le quattro file di ippocastani e l’immediata vicinanza dei prati, diveniva la passeggiata serale d’obbligo per i trevigliesi.

Anche la via dal Rivellino alla stazione ovest, rimodernata nel 1861, accoglieva qualche edificio.

Collegio salesiano, eretto nel 1894, le scuole comunali, inaugurate nel 1899.

Rimanevano però, accanto all’impegno di modernità, la pratica e il gusto di usanze antiche, come quella delle “grida”, che dall’alto del campanile scandiva ai quattro venti i turni delle irrigazioni o talune comunicazioni di carattere generale.

 Sono di questo tempo anche fatti di grave malcostume.

Usanze millenarie, come “l’albero di maggio”, tante volte vietato e tante volte eretto nell’ultima notte di aprile a celebrare, con inconsapevole rito pagano, il ritorno della primavera, e usanze gentili, come quella che recava il dono di un fiore nel giorno della Madonna delle Lacrime alla ragazza prescelta.

Consuetudini infine che punteggiavano di minute scadenze il giro dell’anno, riportando nell’ambito familiare un ordine antico di lavori, di divertimenti, di cibi tradizionali e in quello pubblico numerose celebrazioni rionali o cittadine, delle quali rimane oggi solo la fiera della Madonna delle Lacrime, immutata nella sua configurazione, anche se i trevigliesi hanno abbandonato la maggior parte delle consuetudini che l’accompagnavano, prima fra tutte quella di considerare il suo culmine, cioè il 28 febbraio, come ul giorno d’obbligo per indossare gli abiti di primavera e il cappello di paglia.
Tradizionale era forse anche la ricerca del divertimento, che portava i “signori” e la borghesia commerciante al veglione del Teatro Sociale, sagra mondana della città, mentre il popolo aveva i suoi balli e i suoi spettacoli al Teatro Prandina, in via Beltrame Buttinoni 

Il che non reca la conlcusione di una Treviglio festaiola, poichè ciò era il contrappeso di giornate laboriose e abitualmente parche, di cui vediamo quasi una immagine nella folla che si affrettava lungo i marciapiedi a mezzogiorno o vi indugiava nell’ora del tramonto, lasciando le vie deserte nelle altre ore del giorno: folla in gran parte paesana, di contadini e oprai calzati di zoccoli e avvolti nel mantello nero, di “filandere” avvolte nello scialle.

Una folla, diciamo: una popolazione che certamente possedeva un suo equilibrio, ma che a tanta distanza di tempo, ci sembra un poco contradditoria, poichè accanto a una sensibile scarsezza di senso civico nutriva un diffuso campanilismo e, mentre soffriva di un certo complesso d’inferiorità nel giudicare la propria collettività, recava nel carattere individuale una qualche presunzione, antica componente del carattere trevigliese.

Così come la stessa popolazione vediamo indugiare in stratificazioni sociali superate, giacchè fra i “signori”, facilmente rapportabili a una media borghesia di oggi, e il popolo lavoratore, rimaneva sentito un distacco, che non era solo di mezzi economici, mentre fra il contadino e l’abitante del centro urbano, cioè fra il “vilàn” e il “pisastil”, correvano una diffidenza e una consuetudine di rancore, non di rado sottolineate dall’uso offensivo del falcetto. »

(Piero Perego, Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Parte Seconda. Edizioni Pro Loco Treviglio, 1987)

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Treviglio : Informazioni storiche e turistiche

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Treviglio : Informazioni storiche e turistiche

(Testo di Barbara Oggionni)
La conformazione delle strade del centro storico e di alcuni tracciati nel territorio, con andamento ortogonale ascrivibile alla centuriazione romana, i numerosi reperti archeologici ed il toponimo, derivato dal latino  tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio), permettono di ipotizzare l’esistenza, nel territorio di Treviglio, di un nucleo abitato già in epoca romana.
Secondo una tradizione storiografica ormai consolidata gli abitanti delle tre ville romane Portoli, Pisgnano e Cusarola, ubicate nelle vicinanza dell’attuale centro storico di Treviglio, si sono riuniti nel periodo delle incursioni barbariche ed hanno fondato un castello recinto attorno al quale poi si è sviluppato, nei secoli X e XI, il borgo di Trevì, ovvero Treviglio.
Il primo nucleo difensivo, denominato castrum vetus, sorgeva nell’isolato centrale di Treviglio, tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari, era costituito da tre torri e da solide mura, aveva un solo accesso (l’attuale vicolo Teatro) ed era circondato da un fossato.
Postasi sotto la protezione del Monastero di San Simpliciano di Milano, la Comunità trevigliese viene riconosciuta con diploma imperiale da Enrico IV che, nel 1081, definisce Treviglio grassum, ovvero ricco, prospero.
Nel secolo XI Treviglio è un borgo forte e ben difeso: l’abitato, ingranditosi attorno al castrum vetus, viene circondato da un nuovo sistema difensivo, costituito da un triplice fossato con avvallamenti  e con un’estensione pari all’attuale circonvallazione interna; lungo il perimetro sorgevano quattro porte di accesso con relative torri.
Nel centro abitato sono presenti botteghe e laboratori artigianali; diversi edifici religiosi, tra cui la Basilica di San Martino ed il Monastero di Sant’Agostino, un luogo preposto a mercato e il “Palazzo della Comunità”, che aveva sede nel castrum vetus. Nel 1224 la Comunità trevigliese riscatta la propria indipendenza dal Monastero di San Simpliciano e si costituisce come “libero comune”, condizione che mantiene inalterata nei secoli, distinguendosi perciò dai Comuni vicini, perlopiù soggetti a feudatari o nobili che con il loro potere impediscono il nascere di autonomie amministrative e giuridiche locali: a garanzia del mantenimento della propria autonomia i Trevigliesi, negli Statuti comunali stesi nel 1392, vietano a qualsiasi nobile la possibilità di soggiorno o di possesso di beni in Treviglio, che così si configura come città prettamente borghese.
Nel corso del secolo XV la Comunità trevigliese avvia importanti opere pubbliche, tra cui la realizzazione delle rogge Moschetta e Vignola, derivate dal fiume Brembo, e l’istituzione, promossa da Beltrame Buttinone, di un “ospedale per i poveri e gli infermi”. Durante il secolo XV i continui scontri in Gera d’Adda fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia portano Treviglio ad essere sottoposta alternativamente al dominio milanese oppure a quello veneziano finché, nel 1454, con la pace di Lodi, la Gera d’Adda (e quindi anche Treviglio) viene assegnata definitivamente al Ducato milanese.
Nel breve periodo della loro dominazione (tra il 1448 ed il 1452) i Veneziani provvedono a trasformare il circuito difensivo che cingeva il borgo: i tre fossati con avvallamenti vengono sostituiti da mura in mattoni circondate da un unico fossato. Il Cinquecento è per Treviglio un secolo molto particolare, che coincide con grandi distruzioni (fra cui quella del 1509 perpetrata dalla truppe veneziane) e gravi carestie, ma anche con un evento che ancora oggi viene celebrato e festeggiato da tutta la popolazione, ovvero il “Miracolo della Madonna delle Lacrime”: il giorno 28 febbraio 1522 il generale francese Odetto di Foix, visconte di Lautrec, stava per assediare la Città, quando un dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino cominciò a trasudare lacrime e sudore; l’assedio fu tolto e Treviglio venne risparmiata dal saccheggio.
Nei secoli successivi non si segnalano particolari episodi, ad eccezione di un fatto che ben testimonia la radicata libertà ed autonomia insita nella Comunità trevigliese: nel 1647 il governo spagnolo deliberò la vendita del Comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini si riunirono in consorzio acquistando i diritti feudali per la somma di 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli Statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi possibilità di prevaricazione.
La consapevolezza dell’appartenenza ad una Comunità ha portato nel secolo XIX alla nascita di varie istituzioni di mutuo soccorso, tra cui si citano la Cassa Rurale, l’Unione Rurale e l’Unione Operaia. Al 1846 risale la realizzazione del tracciato ferroviario Treviglio–Milano; mentre nel 1857 viene inaugurata la linea Treviglio–Bergamo e nel 1863 è attivata la linea Treviglio–Cremona. L’insediamento della ferrovia porta ad un notevole ed accelerato sviluppo industriale e commerciale, in ragione del quale la Città ed il centro storico subiscono profonde trasformazioni; fra queste la più incisiva è l’abbattimento delle mura di circonvallazione, iniziato alla fine del secolo XVIII e portato a termine prima dell’inizio del secolo XX, quando ormai l’antico borgo è uscito dalle mura e si vano costruendo i nuovi insediamenti residenziali e produttivi.

(Testo di Barbara Oggionni)

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Curiosando in Treviglio Amarcord

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Curiosando Treviglio Amarcord 

Treviglio che passa – Treviglio Amarcord

 TREVIGLIO CHE PASSA PROVA 

Schola Cantorum Treviglio

Schola Cantorum ” G.B.Cattaneo ”

CATTANEO GIOVANNI BATTISTA (Treviglio, 27/09/1883 – 09/08/1914)

Studiò nel collegio salesiano di Treviglio. Frequentò l’istituto musicale di Bergamo e il conservatorio di Milano, dove si diplomò in organo e in pianoforte superiore.

Nel 1906 a Firenze fu premiato per aver messo in musica “Il Transito” di Giovanni Pascoli. Nello stesso anno vestì l’abito talare e fu nominato dal cardinal Andrea Ferrari, cappellano dell’Ospedale di Treviglio.

Fu organista titolare della basilica trevigliese di San Martino.

Si ha notizia dell’esistenza di molte sue composizioni manoscritte, mai pubblicate e andate probabilmente disperse. Cultore attento e profondo della musica di chiesa, nel 1909 vinse a Firenze un concorso nazionale per un saggio sui canti ambrosiani e sullo stile gregoriano.

 

 

Lago Gerundo – Treviglio Amarcord

 Galleria immagini del passato · Treviglio che passa ( Fabbrucci Facchetti ) · Le Rogge Trevigliesi ( G.Chiari ) · @ Amarcord …

Nicoletta De Ponti nasce a Treviglio, in provincia di Bergamo il 15 settembre 1960, studia all’istituto tecnico agrario, ma la sua passione è quella del giornalismo …

Nicoletta De Ponti – Treviglio Amarcord

Nicoletta De Ponti nasce a Treviglio, in provincia di Bergamo il 15 settembre 1960, studia all’istituto tecnico agrario, ma la sua passione è quella del giornalismo …

al Mesagiù – Treviglio Amarcord

Il Mesagiù è un personaggio realmente esistito a Treviglio, anche se in un epoca successiva a quella nella quale si svolgono i fatti che vengono narrati nel film …

Il Monumento ai Caduti fu inaugurato nel 1922 , fu modificato nell’assetto attuale nel 1934, ( senza la statua) anno in cui si finì di demolire la zona-ghetto ..

Vi ricordate i negozi di Via Verga  

 Come era Treviglio alla fine del 1800, quando Ermanno Olmi vi ambientò l’Albero degli zoccoli? Ecco la descrizione che Piero Perego e Ildebrando …

1954 TreviglioTreviglio Amarcord – Altervista

 Treviglio il “Cairo” prima della demolizione al fotografo Marelèt 0.820011574 Il … 1923-24 Il Popolo Cattolico 1922 Amarcord ( 5° parte ) Monte Tabor 1923-24 il …

 

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di …

Anni 60 Piazza Manara Treviglio AmarcordTreviglio

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Anni 60 Piazza Manara Treviglio Amarcord. Facebook. Twitter. Google +. Pinterest. Facebook. Twitter. Google +. Pinterest …

TreviglioAmarcord-Vintage-Auto – Treviglio Amarcord

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23/giu/2014 – TreviglioAmarcord-Vintage-Auto. Facebook. Twitter. Google +. Pinterest. TreviglioAmarcord-Vintage-Auto. TreviglioAmarcord-Vintage-Auto.

TREVIGLIO AMARCORD 24047 Archivi – Treviglio Amarcord

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27/lug/2014 – Da qualche mese anche a Treviglio, come in tutta Italia, sono stati tanti gli iscritti al gruppo nato su Facebook «Sei di Treviglio se ricordi…

Same Trattori TreviglioTreviglio Amarcord

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Same Trattori Treviglio La S.A.M.E., acronimo di Società Accomandita Motori Endotermici.

Treviglio coppa adriana TREVIGLIO AMARCORD VINTAGE

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Tag Archives: TREVIGLIO AMARCORD VINTAGE … Radio Liberty L’emittente nasce aTreviglio, in provincia di Bergamo, il 15 marzo 1976 per iniziativa di …

 

“Il Facchetti Trevigliese dal 1942 al 1963 – Treviglio Amarcord

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1956 Pallavolo Oratorio S.AGOSTINO. Facchetti treviglio amarcord. Facchettitreviglio amarcord. Facchetti treviglio amarcord. Con la SCHOLA CANTORUM.

LA PANADA – Treviglio Amarcord

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virgi.altervista.org/video/

Passeggiando per Treviglio. Video realizzato dalla Pro Loco di Treviglio. Una scuola di musica privata viene aperta alle nostre telecamere. Senza preavviso …

La ” Ferdinandea ” – Treviglio Amarcord

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Come tutti sanno il primo percorso ferrovviario in Italia , fu Portici-Napoli inaugurato nel 1839. Solo pochi anni dopo fu costruito il tratto Milano-Treviglio di 32 km.

La Gatta di TreviglioTreviglio Amarcord

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23/giu/2014 – Treviglio Amarcord wispy image. monzio c. virginio. Skip to content …treviglio amarcord. treviglio amarcord. post | Leave a comment 23 giugno …

Gli Angeli del Campanile – Treviglio Amarcord

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L’ultimo mulino di Treviglio

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L’ultimo mulino di Treviglio

da  : www.bergamopost.it

[Foto di Roberto Conti]

Giuseppe Fanzaga nel mulino

Di quattro ne è rimasto uno: sì, una volta Treviglio contava quattro mulini, uno per ogni porta della città. Un borgo che vantava un consistente numero di rogge e canali tanto da poter  essere considerato come una sorta di nostrana Venezia.

Torrenti e battaglie. La storia dei corsi d’acqua (oggi per lo più nascosti dall’asfalto delle strade) è stata spesso caratterizzata da episodi anche violenti. Nel corso dei secoli la cittadina ha dovuto sempre comunque difendere il diritto di usufruire dell’acqua del Brembo: nel 1560, all’ennesimo sabotaggio da parte dei Brembatesi della diga che convogliava le rogge trevigliesi, i cittadini si armarono e marciarono a Brembate dove fecero addirittura dei prigionieri portati poi in città. Fu solo qualche anno dopo, nel 1570, che, grazie ad un accordo tra le Repubblica Veneta e Milano, Treviglio ebbe diritto (rivisto solo quasi quattro secoli dopo nel 1956) ad usufruire dell’acqua del fiume.

Un po’ di storia, farina bramata compresa. Ma torniamo al mulino solitario che è ancora possibile vedere a ridosso del centro di Treviglio, in fondo alla via Cavallotti. Del Mulino Fanzaga, inizialmente Mulino fuori Porta Zeduro perché posizionato proprio davanti a una porta così chiamata e attraverso la quale si entrava nel borgo (era la via per chi proveniva da Bergamo), vi era già traccia in un documento datato 1392 e compare negli Statuti comunali del Castello di Treviglio, che  ordinavano i diritti di prelevare l’acqua dal Brembo.

Oggi è l’ultimo superstite delle decine di mulini che un tempo costellavano  rogge e canali nei territori attorno al paese. Per quattro secoli patrimonio del Comune (che lo affittava per trarne guadagno), nel 1700, per far fronte ai debiti, fu venduto a privati, passando dapprima di proprietà dell’Ospedale di Santa Maria, poi dei fratelli Cologno a inizio anni Venti (che lo utilizzarono anche come oleificio).

Fino a quando, nei primi anni Cinquanta, fu acquistato dalla Mulino a cilindri, società di Giuseppe Fanzaga (di origini caravaggine) che, dopo aver ammodernato i macchinari, portò in auge il nome di Treviglio grazie al suo prodotto, la farina bramata oro. Dopo essere passata al figlio Cesare, mancato in un incidente nel 1998, il Mulino ha poi cessato la propria attività e ha dovuto chiudere.

Come funzionava (e quel che resta). Sebbene non più in funzione da quindici anni, il suo interno è rimasto intatto, come se il tempo si fosse semplicemente fermato, e i macchinari sembrano pronti, al clic di un interruttore, a riprendere a funzionare come una volta: un’opera d’arte di ferro, legno ed acciaio, dove rubinetti, tubi e serbatoi, trovano la propria posizione in un armonico insieme dislocato sui tre piani dell’edificio, alto 12 metri.

Grandi macchinari in cui si miscelavano i diversi tipi di farina accumulata nei diversi serbatorio, colonne di legno con coclee interne per il trasporto di farine da un piano all’altro, lunghi tubi orbitanti che pescavano il grando da una grande tramoggia (il serbatoio generale).

Nel tubo, una vite senza fine trasportava alle macchine quanto andava macinato. All’esterno, invece, riposa la ruota che chissà quanti litri di acqua ha spostato da quando è stata messa in funzione qualche secolo fa.

Si pensa ora di farne un Museo Storico Didattico, e, anzi, sarebbe forse doveroso, in quanto rappresenta un patrimonio per tutta la comunità e costituirebbe un ottimo modo per far conoscere a tutti la magia di quel posto, che ha contribuito a scrivere la storia della cittadina trevigliese: qui, in una sorta di fabbrica di Willy Wonka, arrivavano carri carichi di granoturco da cui uscivano poi quei pacchetti che brillavano alla luce come contenessero metallo prezioso, la farina bramata oro appunto, quella “giusta”, quella tipica per fare la polenta bergamasca e che arrivava sulle tavole di mezza Lombardia.

Quella che impacchettava la Signora Giustina sempre in balia della pesa che, non precisa come quelle elettroniche odierne, necessitava di continui controlli affinché la taratura di 500g fosse sempre esatta.

Il Mulino è chiuso, la farina un ricordo, ma la pesa esiste ancora, si trova nella cucina di Maurizio Fanzaga, l’ultimo discendente di questo pezzo di storia, che si auspica oggi che possa essere rivalutato e salvato. Treviglio si è già mobilitata aderendo alla campagna del FAI I luoghi del cuore  e cercando di creare una onlus.

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Treviglio via Calvenzano : il Mulino Ferrandino

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Treviglio via Calvenzano : il Mulino Ferrandino

il Mulino FerrandinoTreviglio via Calvenzano ( foto di Franci Monzio)

Foto di Franci Monzio : Treviglio via Calvenzano , il Mulino Ferrandino  L’opificio Ferrandino è l’ultimo punto di confluenza delle rogge trevigliesi. L’acqua che scorre nelle rogge e nei riali della città proviene quasi esclusivamente dal Brembo, a partire da quel fiume infatti, nel 1309 sono state realizzate le due rogge ancor oggi di proprietà del Comune di Treviglio: la Vignola e la Moschetta. La Vignola nasce a Brembate e arriva fino a Treviglio percorrendo più di 9 km. All’altezza del partitore di Breda, tra la zona Nord e la frazione Geromina, termina il suo corso e le sue acque vengono divise in due canali: la roggia di Mezzo e la roggia dei Mulini. Quest’ultima attraversa tutta la zona Nord fino ad arrivare in via Felice Cavallotti. All’altezza del Mulino di porta Zeduro, in fondo alla via, si divide anch’essa in due tronconi: a destra nasce la roggia Murena e a sinistra la Castolda. E proprio la Castolda, dopo aver attraversato la città, si arresta al Ferrandino. Lo scaricatore che precede l’opificio doveva servire solamente per scaricare la roggia durante le sue piene, sia d’inverno, sia dopo i temporali estivi. La chiave era tenuta dal proprietario del Ferrandino e non si doveva mai aprire se non per sfogare la piena. Dal Ferrandino nascono due rogge: la Benpensata e la Babbiona. Quest’ultima, dopo aver raccolto gran parte delle acque di scolo della Vignola e della Moschetta, attraversa Calvenzano e Misano per poi immettersi nella roggia Cremasca. Il cavo della roggia Babbiona fu scavato in epoca antichissima da un gruppo di proprietari terrieri di Misano, in seguito a concessione avuta dal Comune di Treviglio di usare le acque di scolo. Essa, dopo essere passata nei pressi di Arzago si immette nella roggia Badessa.

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Wikipedia : La Storia di Treviglio

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Storia di Treviglio

La storia della città di Treviglio, in provincia di Bergamo, nell’area della Gera d’Adda, comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola[1]. Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso inepoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.

Prima della conquista romana

Poco si sa di ciò che avvenne nel territorio di Treviglio prima della sua fondazione, data la scarsità di reperti rinvenuti. Certo è che nella prima metà del I millennio a.C. la zona era abitata da piccole tribù dedite alla pastorizia e ad una primitiva agricoltura Queste misteriose popolazioni sono note come Liguri .Nel VI secolo a.C. gli Etruschi occuparono senza spargimenti di sangue la regione che diventando una loro colonia non fu invasa da tali popolazioni in massa, dato che il loro scopo era di sfruttare le risorse agricole a minerarie .Nel V secolo a.C. essi persero però il territorio lombardo in favore dei Celti che si spinsero ad ondate fino all’adriatico[3]. I Celti, che più tardi saranno chiamati Galli erano esperti in agricoltura e divennero un popolo sviluppato, prima della conquista romana[3]. Essi realizzarono opere dibonifica ed irrigazione e coniarono delle monete di bronzo e argento che sono state ritrovate a Treviglio e nel vicino comune di Verdello[4]. In particolare abbiamo le dracme padane in argento coniate su imitazione delle coniazioni della Massalia già dal IV secolo a.C. e rinvenute persino in Cornovaglia

 Da Wikipedia : Il MedioevoII Borgo di Treviglio é sorto nell’alto Medio Evo in seguito all’unione, per scopo di difesa, di tre preesistenti insediamenti: Cusarola, Pisgnano e Portoli, uno di origine gallica, uno romana e l’ultimo piú recente, longobardo. tre insediamenti o “tre-ville” diedero vita e nome ad un Borgo di ragguardevole dimensione che venne cinto di mura, con tre porte orientate ciascuna verso le località originarie ed in mezzo la Chiesa e il Municipio.

Intorno all’anno Mille Treviglio fu accresciuta dall’arrivo degli abitanti di Oriano, un Comune presso Brescia, distrutto durante gli scontri tra Arduino d’Ivrea ed Enrico II che si contendevano la corona d’Italia. I nuovi arrivati si stanziarono a sudest del Borgo che si amplió, le mura furono estese e si aggiunse una quarta porta detta appunto di Oriano.
Gli Statuti di Treviglio, quelli che ancora oggi si conservano presso il Museo civico, datati 1392, disciplinavano tra l’altro le modalità di autogoverno che prevedevano l’elezione diretta di 60 Consoli, venti per ognuna delle tre etnie originarie, la cui durata in carica era di soli sei mesi, con ció alla gran parte dei cittadini toccava prima o poi reggere le sorti del Borgo.

II Comune, dopo un periodo di dipendenza dal Monastero di San Simpliciano in Milano come si usava prima della secolarizzazione, ottenne dall’Impero e poi dai Visconti uno status di autonomia, ovvero di dipendenza diretta dalla Camera imperiale prima e dal Senato di Milano poi, e dal 1395 al 1789 fu “Terra separata del Ducato di Milano”, fatte salve brevi parentesi di occupazione veneta dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e dal 1499 al 1509.

L’occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il saccheggio e l’incendio della Città che allora contava oltre tredicimila abitanti, il fatto scosse Luigi XII che dall’altra parte dell’Adda presso Cassano vide Treviglio in fiamme, così che, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e presso Agnadello li sconfisse in modo sanguinosissimo; da allora la Gera d’Adda fu stabilmente coesa a Milano e la Serenissima iniziò il suo lento declino qui in Terraferma.
Nel 1522, durante la guerra tra Francesco I di Francia e Carlo V di Spagna che si contendevano il titolo imperiale, Treviglio fu nuovamente minacciata di saccheggio ma miracolosamente salvata dalla lacrimazione della Madonna affrescata nel monastero delle Agostiniane.

Il generale francese Visconte di Lautrec il 28 febbraio di fronte al miracolo depose l’elmo e la spada (che ancora oggi si conservano) ai piedi di Maria ed ordinò il ritiro delle truppe.
Durante il periodo spagnolo Treviglio venne costituita in Feudo e posta all’asta, i Trevigliesi da sempre fieramente liberi si opposero al provvedimento e, dopo aver perso la causa contro il Senato di Milano si autotassarono e riscattarono il Feudo rimanendo così liberi.
L’età moderna
Treviglio, da sempre capitale economica della Gera d’Adda, non fu mai centro politico perché i suoi Statuti scoraggiarono la residenza dei nobili, a presidio della libertà erano impegnati direttamente i cittadini che nello stemma comunale sono rappresentati dai leoni, mentre l’aquila è il ricordo del passato ghibellino ed il maiale il simbolo della prosperità conseguita con i commerci, favoriti dalla sua centralità nella Lombardia, ma anche con la diplomazia.
Grazie all’arte diplomatica i Trevigliesi ottennero sin dal secolo tredicesimo il beneficio di convogliare le acque del fiume Brembo in una rete capillare di rogge a beneficio della propria agricoltura che è stata grazie a ciò sempre assai fiorente. La nobiltà dei trevigliesi non è dunque di sangue ma si esprime nella forte capacità creativa; nel campo dell’arte la Città vanta pittori prestigiosissimi come lo Zenale ed il Butinone, maestri del nostro Rinascimento – autori del famoso Polittico di San Martino conservato nella Basilica omonima -, i fratelli Doneda detti i Montalto, i fratelli Galliari tra i maggiori scenografi del Settecento e Gianbattista Dell’Era purtroppo deceduto in età giovanile comunque apprezzatissimo alla Corte russa di Caterina II.
Nel campo della medicina sono famosi i medici di Treviglio con Giovanni Maria Bicetti che per primo applicò in Lombardia il vaccino contro il vaiolo, con il Bonalumi, con Andrea Verga, padre della moderna psichiatria, con Giacomo Sangalli e da ultimo con il prof. Pier Luigi Della Torre luminare della medicina e pioniere negli interventi cranio-chirurgici.
Nel campo dell’economia i Trevigliesi hanno per primi costruito le moderne macchine agricole e cent’anni dopo realizzato il primo trattore con quattro ruote motrici, ancora oggi prodotto dalla Same di Treviglio che è la prima produttrice europea di trattori; a Treviglio è stata costruita la prima fabbrica di concimi artificiali, ed a fine secolo diciannovesimo la Città vantava una borsa del cotone ed una propria compagnia dei telefoni.

L’economia locale, variegatissima, grazie alla presenza di ogni tipo di attività artigiana, tra cui quella tipica del mobile d’arte intarsiato, ha indotto il Governo del Lombardo Veneto, a preferire Treviglio rispetto a Bergamo ed a Crema, quale tracciato della Ferrovia Milano-Venezia (l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdinandea) seconda in Lombardia dopo la Milano-Monza.

Treviglio ha partecipato attivamente alla costituzione della Repubblica Cisalpina, per questo fu all’indomani della Restaurazione (1815) declassata dal titolo di Città che riacquistò per Decreto di Vittorio Emanuele II solo nel 1860 all’indomani dell’unificazione italiana.

Numerose sono le personalità trevigliesi chiamate a far parte del Senato del nuovo Regno, in particolare Andrea Verga e Giacomo Sangalli, gli insigni medici di cui abbiamo già parlato e poi Adolfo Engel, Facheris Luigi e Beniamino Donzelli.
Sul piano politico Treviglio, ad onta del suo passato ghibellino, ha eletto nel 1904 il primo deputato cattolico al Parlamento Italiano: Agostino Cameroni che volse così a favore della parte clericale la contrapposizione storica con i Liberali sino ad allora dominanti. Ai giorni nostri Treviglio è la seconda Città della Provincia di Bergamo, ma ben ancorata a Milano alla cui Arcidiocesi appartiene se pur con il privilegio dell’uso del rito romano, conta 25.269 abitanti (al 31 dicembre 1998), una variegata economia, un saldo attivo del pendolarismo per causa di lavoro ed è sede di scuole di ogni ordine e grado con quasi ottomila studenti.

Treviglio vanta due stazioni ferroviarie, quella Centrale sulla linea Milano-Venezia e quella Ovest sulla linea Milano-Bergamo, e tra i numerosi servizi pubblici ospita la sede distaccata del Tribunale di Bergamo, quella della Questura, il Comando della Compagnia dei Carabinieri, una Brigata della Finanza, il Commissariato di Pubblica Sicurezza con distaccamenti di polizia stradale e di polizia ferroviaria. La Città vanta infine la presenza di un rinomato presidio ospedaliero.
Date importanti della storia di Treviglio e del suo Santuario
1522, 27 febbraio – Odet de Foix-Lautrec, luogotenente del re di Francia, decide il saccheggio e la conquista di Treviglio.
1522, 28 febbraio – Alle otto antimeridiane, mentre l’esercito francese espugna il borgo di Treviglio, l’immagine della Virgo Dei Geniuix. dipinta fra i Santi Agostino e Nicola da Tolentino sul muro del campaniletto nella chiesina del convento delle agostiniane, lacrima e trasuda. Il generale Lautrec depone l’elmo e la spada. Lo imitano ufficiali e soldati.

1522, 1 giugno – II Consiglio Comunale decreta a pieni voti che l’ultimo giorno di febbraio di ogni anno venga distinto come “festa solenne”.

1583 – S. Carlo Borromeo visita Treviglio e dispone che si avvii la pratica per il riconoscimento del miracolo.

1591 – Nel Consiglio vengono eletti 4 sovrintendenti per la costruzione del Santuario. 1594 – Si pone la prima pietra. Progettista è l’architetto Bartolomeo Rinaldi.

1619, 27 maggio – L’architetto di fiducia di S. Carlo, Fabio Mangone, di origine caravaggina, taglia il muro su cui è dipinta l’effigie della Madonna miracolosa nella chiesina del convento delle agostiniane.

1619, 28 maggio – La nuova chiesa viene approvata dall’Arcidiacono della metropoli milanese Alessandro Mazenta.

1619, 15 giugno – Traslazione dell’immagine, Approvazione della nuova opera con celebrazioni solenni del card. Federico Borromeo.

1658, 21 febbraio – crolla il campaniletto della chiesetta del miracolo.

1668 – Si delibera di costruire, nel Santuario, un nuovo altare di vari marmi preziosi.

1705 (circa) Si erige una nuova facciata al Santuario.

1719-22 – Gianluca e Carlo (morto a Treviglio 7/3/1747) Molinari affrescano il Santuario.

1799, 8 aprile – In seguito agli eventi della rivoluzione francese, le monache agostiniane vengono espulse dal monastero.

1835-38 – Costruzione di un nuovo campanile per il Santuario.

1899, 28 febbraio – II cardinale A. Ferrari, arcivescovo di Milano, depone la prima pietra per l’ampliamento del Santuario. Il progetto è dell’architetto Cesare Nava

1899, 8 settembre – Il bollettino annuncia l’inizio dei lavori. Viene costituita “l’impresa per l’ampliamento del Santuario” che raggruppa 4 imprese locali: Bencetti, Furia, Possenti e Rossi.

1899, 13 novembre – Iniziano i lavori per l’ampliamento. Come prima operazione viene demolita l’antica cappella dell’Ecce Homo, annessa al convento e posta dietro il coro del primitivo Santuario.

1902, 25 aprile – L’immagine miracolosa viene trasferita nell’altare ricostruito sul nuovo presbiterio.

1907 – Si riordina la Cappella del miracolo. Il pittore Romeo Rivetta (Menano 24.8.1868-Milano 15.4.1924) affresca le pareti illustrando il fatto storico.

1912, 9-10-11-12 agosto – Con rito solenne, il card. A. Ferrari consacra il Santuario ampliato.

1913 – Il pittore Gaetano Cressen di Brescia, inizia ad affrescare la parte nuova

1933 – Morto G. Cresseri, Giovanni Bevilacqua (Isola della Scola (Vr) 6/1/1871- Genova 14/2/1968) continua l’opera che compie nel 1941.

1970 – Iniziano i lavori di restauro dell’ex chiostro delle agostiniane e della Cappella del Miracola.

1981 – Nel Santuario, l’ambiente già destinato a sala degli ex voto viene trasformato in Cappella dell’adorazione. Il progetto e l’esecuzione della vetrata sono di Paolo Furia.

1981, 11 dicembre – Con atto notarile si costituisce l’Associazione Trevigliese Amici dei Santuario (ATAS).

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l mulino con il lavatoio pubblico

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l mulino con il lavatoio pubblico ( da “Le Rogge Trevigliesi” 1982 Gianni Chiari )

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Cerreto : Il Partitore delle acque

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Il “partitore” suddivide la roggia Moschetta in due rami principali: la roggia Visconti, che prosegue verso Brignano, e la roggia di Sopra, che irriga i campi del Cerreto e della zona nord di Treviglio.
Il “partitore” è un manufatto in pietra e cemento al quale non è possibile accedere per motivi di sicurezza.
La Moschetta, mediante il partitore di cotto situato proprio vicino a Castel Cerreto (‘i spartisù’), dà origine alla roggia Brembilla (il nome deriva dal nome del fiume) o Viscontina (dal nome dei Signori locali) e alla roggia di Sopra. Il “partitore delle acque” è facilmente raggiungibile seguendo il percorso del Bosco del Castagno. Dal “centro” del Cerreto, prima di raggiungere la ‘Madunina del Serìt’, voltando a sinistra si entra nel Bosco del Castagno. Tenendo sempre la destra si giunge ad un laghetto formatosi secoli fa con le acque della Moschetta e lì ci si trova davanti ad un edificio diroccato, risalente al XVI secolo.
Al partitore arrivavano nei tempi di “magra”, quindi d’estate, i rappresentanti di Pontirolo, Treviglio, Castel Rozzone, Brignano e Cerreto e manovravano pesanti argani di ferro e grosse paratie di legno (‘üscierù) oggi scomparse. Queste paratie segnavano il livello di acqua spettante a ognuna delle due rogge.
 PARTITORE ACQUE
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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!