Facchetti, il “nostro” Giacinto
Quando parli di Meazza e Mazzola, il tifoso si toglie il cappello, ma se gli parli di Giacinto Facchetti, allora l’interista – e l’intero popolo degli stadi – si commuove.
E non c’è bisogno di fare la conta dei titoli vinti con l’Inter (i 4 scudetti, le due Coppe dei Campioni e le due Intercontinentali, dal 1962 al ’71) e con la maglia della Nazionale (campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo a Messico ’70) per tracciare il profilo del monumento sportivo che è stato “Giacinto Magno”. Facchetti rimane uno dei rari esempi nella storia del calcio in cui la figura del campione coincide perfettamente con quella dell’uomo, del padre di famiglia e del marito di Giovanna. La ragazza conosciuta «cinquantacinque anni fa», dice la signora Facchetti: «Avevo 18 anni e a casa c’era bisogno di soldi, perciò lavoravo già da impiegata. Tutta la settimana facevo la pendolare da Spino d’Adda a Milano e l’unico svago, al sabato o alla domenica, erano i quattro salti alla balera di Rivolta d’Adda».
Ed è lì che avvenne il fatidico incontro con lo «statuario» Giacinto. «Accompagnava le sue tre sorelle.
Era l’unico uomo di casa, il papà era morto che aveva 17 anni. Un amico della mia compagnia, interista, gli andò incontro per chiedere l’autografo dicendomi stupito: “Ma come Giovanna, non sai chi è quello? È il Facchetti…”. In cambio della firma su un pezzo di carta, Giacinto, credo lottando molto con la sua timidezza, gli chiese di conoscermi. Ma passarono un paio di mesi prima del nostro primo incontro».
Sorride Giovanna ripensando a un appuntamento sfumato e che si trasformò in un autentico inseguimento. «Ci scrivemmo una lettera, all’epoca si usava così, per concordare ora e luogo dell’incontro.
Ricordo che il giorno dell’appuntamento era una di quelle giornate di nebbia milanese che si tagliava con il coltello.
Arrivata alla fermata dei bus di piazza Grandi, feci finta di non vederlo e proseguii fino a casa. Giacinto allora venne a Spino d’Adda, ma non osò entrare in casa mia, anche perchè chissà quale film si era fatto su mio fratello che era juventino e quindi secondo lui non avrebbe potuto mica tollerare uno spasimante della sorella che per giunta giocava nell’Inter…».
Categories
- albergo
- Amarcord
- arte
- Bacchetta
- bar
- Belloli Tino
- Biblioteca.comune.Treviglio
- bocciofila
- calcio
- campanile
- Carmelo Silva
- Cartoline
- ciclismo
- Coro I.C.A.T.
- cronaca
- Dialetto
- Dizionario
- Don Piero
- FOTO
- Galleria
- Geromina
- Giacinto Facchetti
- Informazione
- museo
- negozi
- Osterie
- Polittico Di San Martino
- Popolo Cattolico
- Pubblicità
- rogge
- Same Trattori
- Scuole
- Senza categoria
- Sport
- Stazione
- STORIA
- Stucchi
- teatro
- Trattoria
- Trento Longaretti
- Treviglio
- virgi
Archives
- Luglio 2023
- Giugno 2023
- Aprile 2020
- Marzo 2020
- Febbraio 2020
- Ottobre 2019
- Settembre 2019
- Giugno 2019
- Maggio 2019
- Aprile 2019
- Novembre 2018
- Ottobre 2018
- Settembre 2018
- Agosto 2018
- Luglio 2018
- Giugno 2018
- Maggio 2018
- Aprile 2018
- Marzo 2018
- Gennaio 2018
- Dicembre 2017
- Novembre 2017
- Settembre 2017
- Giugno 2017
- Aprile 2017
- Marzo 2017
- Febbraio 2017
- Novembre 2016
- Giugno 2016
- Aprile 2016
- Marzo 2016
- Febbraio 2016
- Gennaio 2016
- Dicembre 2015
- Novembre 2015
- Ottobre 2015
- Settembre 2015
- Agosto 2015
- Luglio 2015
- Giugno 2015
- Maggio 2015
- Aprile 2015
- Marzo 2015
- Febbraio 2015
- Gennaio 2015
- Dicembre 2014
- Novembre 2014
- Ottobre 2014
- Settembre 2014
- Agosto 2014
- Luglio 2014
- Giugno 2014
- Maggio 2014
- Aprile 2014
- Marzo 2014
- Febbraio 2014
- Gennaio 2014
- Dicembre 2013
- Novembre 2013
- Ottobre 2013
- Settembre 2013
- Aprile 2013
- Marzo 2013
- Febbraio 2013
- Gennaio 2013
- Dicembre 2012
- Novembre 2012
- Settembre 2012
- Agosto 2012
- Giugno 2012