Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Torre , Filagno ,Zeduro e Oriano

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Torre , Filagno ,Zeduro e Oriano

storia

Verso l’anno 1000, presso Treviglio arrivarono molti abitanti provenienti da Oriano, un paese di Brescia, che si stanziarono; il borgo dunque si ampliò, vennero aggiunte mura difensive e anche la quarta porta,chiamata Oriano o Porta Nuova ( zona Est ).

Esistevano altre 3 porte ed erano : a Nord Porta Zeduro , a Ovest Porta Torre, a Sud Porta Filagno .Ogni porta aveva una torre , ciascuna alta circa 10 metri.

Le mura erano alte 7/8 metri circa e sorgevano sul percorso attuale della circonvallazione interna, appena poco all’interno del fossato del borgo,

Tali porte, si aprivano alla mattina e si chiudevano alla sera quando faceva buio per proteggere la città.Va inoltre segnalata una porta che, posta in fondo a via Sangalli, fu chiusa con l’apertura di Porta Nuova . Via Sangalli tuttavia non confluisce direttamente nella piazza principale, ma in Via Verga

Torre , Filagno ,Zeduro e Oriano

Castrum Vetus ( Treviglio )

http://virgi.altervista.org/2015/11/09/treviglio-ubicazione-di-antichi-edifici-nella-pianta-della-citta-moderna/

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3ì al Campanil

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487177_612170952143118_863764258_nLa storia della città di Treviglio, in provincia di Bergamo, nell’area della Gera d’Adda, comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola[1]. Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso inepoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.

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Nicoletta De Ponti

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http://www.storiaradiotv.it/

Nicoletta De Ponti nasce a Treviglio, in provincia di Bergamo il 15 settembre 1960, studia all’istituto tecnico agrario, ma la sua passione è quella del giornalismo. “Ero in terza superiore quando iniziai a collaborare con un giornalino quasi di quartiere di Treviglio, un giorno decisi di fare un articolo su Radio Liberty, la radio del paese dove sono nata, scrissi l’articolo e il giorno dopo mi chiesero di andare in onda, da allora faccio la dj. Fantastico!”. Radio Liberty Treviglio – ricorda Nicoletta – era stata fondata da Roberto Valentin, futuro fondatore della Ape Elettronica, oggi grandissima società a livello europeo produttrice di ponti radio-tv. E? il 1977 inizia a trasmettere da Radio Liberty Treviglio, nel frattempo consegue il diploma di maturità, poi si iscrive alla facoltà di Agraria, intanto continua a trasmettere. Nel 1979 passa a Radio Treviglio dove conduce DJ IN TV: “Da Radio Treviglio nacque Tele Treviglio, attuale Studio Tv1 Treviglio”. Nel 1981 altro cambio di emittente, ma sempre in zona: Radio Blue Lake Sound di Bergamo: “era un’emittente fantastica, gestita da Rino Denti, poi pubblicitario a Radio Italia, ricordo che da Radio Blue Lake Sound Bergamo mossero i primi passi artistici Teo Mangione e Fabio Santini”.

Nel 1984 Nicoletta viene chiamata da Guido Monti a  Radio Peter Flower’s:  “lasciavo la provincia per la grande città, arrivavo a Milano in una radio emergente, ero l’unica donna, in mezzo a voci maschili molto note, e che lo saranno anche in futuro.  Radio Peter Flower’s era un’emittente molto rock. Io andavo in onda all’ora di pranzo, poi passai alla fascia del tardo pomeriggio.

Nel 1985 Nicoletta passa al Circuito Sper per il quale conduce OBIETTIVO DONNA: “era un circuito radiofonico di proprietà del gruppo L’Espresso-La Repubblica, che forniva pubblicità ad oltre 400 radio locali e produceva anche programmi. La sede era in via Sant’Alessandro, dove c’è la redazione milanese de LA REPUBBLICA. OBIETTIVO DONNA mi vedeva nel doppio ruolo di autrice e conduttrice, poi, sempre per questo circuito, feci CONNECTION con Carlo Massarini, lavorai anche con Massimo Villa.”

Nel 1989 Nicoletta passa a Rai Stereo Due per cui conduce SPAZIO STEREO DUE, un programma di musica e notizie.

Nel 1990 Nicoletta De Ponti entra a far parte del team di Rtl 102,5 affermandosi come una delle voci più apprezzate della radiofonia privata.  “Miglior Dj Donna al Gran Premio della Radio per la categoria” nel 1993, Nicoletta ha vinto per ben quattro volte il Telegatto di TV SORRISI E CANZONI come “conduttrice preferite”. Fra i grandi eventi cui ha partecipato come conduttrice di Rtl 102,5 per le relative dirette radiofoniche la FESTA DEL DISCO condotta nel 1997 da Pippo Baudo su Canale5 e la manifestazione svoltasi in piazza San Pietro alla presenza di Papa Giovanni Paolo II in occasione della XVI Giornata Mondiale della Gioventù. Nicoletta è stata anche membro della giuria del Festival di Sanremo edizione 2003, direttore artistico Tony Renis, conduttore Rtl 102,5.

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La Sveglia 1920

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PERIODO DI STAMPA: 12 gennaio 1907 – 18 dicembre 1920. Era un settimanale (uscita il sabato). Durante gli anni della Grande Guerra, il periodico si occupa di una cronistoria precisa e puntuale del conflitto, segnalando anche i soldati di Treviglio e della zona caduti sul campo di battaglia e pubblicando le lettere che i soldati al fronte scrivevano ai loro cari, facendo così da tramite tra militari e famiglie.la sveglia

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Chiesa Cappuccini

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Ex Convento dei Frati Cappuccini:

Percorrendo la via Pontirolo, al limitare dell’attuale quartiere Nord e poco prima del passaggio a livello, è riconoscibile, sul lato destro, la struttura della Chiesa dell’ex Convento dei Frati Cappuccini

Conserva nei suoi muri una storia religiosa ultracentenaria, la cui fine venne decretata nel 1770. In località Soltaricha esisteva un piccolo oratorio campestre, dedicato a S. Maria delle Grazie, di proprietà della famiglia Rozzone.

Verso la fine del XV sec. l’amministrazione comunale decise di ampliare la chiesa, la cui riedificazione terminò nel 1493.

(Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni )L'antica chisa di S.Maria annessa ai Cappuccini Dal 1585 la chiesa venne chiamata Santa Maria Rossa e venne affidata alle cure dei Frati Cappuccini, che in adiacenza all’edificio fondarono il loro convento.

A seguito della soppressione del convento,  il complesso venne adibito a casa colonica.

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Serit

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“Serit”

www.serit.net

La Frazioncina cerretana, fin dal toponimo, denuncia il suo appartarsi, un tempo, in mezzo a boschi, di cui restano ancor oggi piccoli brandelli: “ ‘l buschett”, “ ‘l bosch de la Berluna”, famoso questo, quando ben più esteso, accoglieva qualche residuo lupo, ad inizio Ottocento. Cerreto oggi, fortunatamente, si stende in mezzo a prati verdi con i suoi poco meno di quattrocento abitanti, per la maggior parte nativi del luogo, avviluppati da vincoli stretti di conoscenza o da salde catene parentali o da legami di schietta amicizia o da ostinate inimicizie, come succede ancora solo nei pochi piccoli paesini della grande pianura padana, non stravolti da massicce e spropositate invasioni edili. Un redivivo Guareschi avrebbe da riempire pagine su vicende, personaggi, amori e rancori cerretani, prima che la grigia periferia urbana sopraggiunga ed annulli il tutto in una metropolitana anonimìa.

Il sito del Cerreto è piccolo misura in tutto mt. 200 x mt. 400 circa, esclusa la Grotta della Madonna, che attorniata dagli ultimi secolari cerri de “ ‘l bosco de prof”, veglia da nord.

Tanta parvità cela, come frequentemente accade in Italia, ben più estesi trascorsi plurisecolari, che vi hanno lasciato tracce ancor leggibili, care ai nativi e gradevoli a cogliersi per chi vi giunge da fuori. Come in succinta forma si è presentata la magiara Heves accenniamo ora un po’ della storia cerretana, che pur fra tante altre ben più grandi vicende dei Secoli, non è affatto disadorna. Gli storici Tullio ed Ildebrando Santagiuliana e, massimamente Don Pietro Perego ne hanno scritto diffusamente nelle loro opere. Anche se ai più può destar meraviglia, nell’agenda “Töc ‘i de ga n’è üna”, pubblicata dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio per l’anno 1979, Tullio Santagiuliana asserisce con giusta nota storica che :<<…Prima che Treviglio spuntasse dal suolo della Geradadda, ‘l Serit c’era già. Qualche casa, magari, situata presso un bosco di Cerri, cosa quasi inevitabile dal momento che tutta la zona era fitta di boschi e i boschi di cerri erano fitti…>>.

Il rilievo di Santagiuliana non è affatto peregrino. E’ suffragato da indiscutibili testimonianze. La Carta Archeologica della Lombardia – Tomo II – La Provincia di Bergamo, è un’opera monumentale ed accurata, edita dalla Regione Lombardia per i tipi della Franco Cosimo Panini nel 1992.Citando l’Archeologo Mantovani vi si parla ampiamente dei ritrovamenti tombali al Cerreto: lungo via Canonica “sul confine tra i boschi e la parte coltivata”, “in vicinanza della Cascina Gobba di proprietà Piazzoni”, nel “Campo La Piana” e presso la cascina “Pelisa”. Si tratta di tombe di epoca romana, quando “Trivilium” era ancora di là da venire. Una cappella dedicata ai S.S. Gerolamo e Francesco vi sorse forse fin dal XIV sec. Non è ipotesi tapina supporre che il Santo da Assisi ebbe a ripararsi anche nei boschi “in cerido” durante il suo soggiorno a Treviglio nel viaggio verso la Francia dell’anno 1213.

Il fondo cerretano fu fin dal primo Medioevo (VI sec. d.C.) proprietà della antichissima Chiesa di S. Alessandro di Fara, fondata dal re longobardo Autari.

Al declinare del Quattrocento fu acquistato dai nobili Rozzone, i quali eressero il torrione che oggi funge da campanile(sec.XVI). Uno di questi, Bartolomeo, cancelliere ducale, vincolò con disposizione testamentaria il clero a celebrare liturgie per il suffragio della sua anima nella chiesetta “in ceridum”. Era giusto il 26 novembre 1539.

I marchesi Menafoglio edificarono al Serit l’attuale chiesa, armonicamente inglobata nella corte padronale che della precedente, asimmetrica rispetto alla corte e pertanto abbattuta, riassunse la dedica ai S.S. Francesco e Gerolamo. La tenuta venne successivamente acquistata nel 1813 dai Piazzoni che la unirono al casale delle Battaglie.[banner]

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Testamento Contessa Piazzoni

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Testamento Contessa Piazzoni

dal sito : www.serit.net

Pagina olografa del testamento della contessa Emilia Woyna Piazzoni.

“Voglio abbiano la loro piena esecuzione queste disposizioni di mia ultima volontà da me dettate, scritte e sottoscritte seguendo i sentimenti del pietoso animo del dilettissimo mio figlio, e confido che la memoria di lui viva perenne nell’affetto e nella riconoscenza di coloro che beneficandoli ha prediletto nel momento supremo. Raccomando me stessa alla infinita misericordia di Dio e dichiaro di voler morirecome ho vissuto, in grembo alla nostra Santa Religione Cattolica dalla quale solo n’ebbi conforto nelle angosce della vita e speranza in una migliore”.

 testamento Contessa PiazzoniTestamento Contessa Piazzoni

da : www.serit.net

Heves  è una cittadina di più o meno 12000 abitanti, a circa 100 km da Budapest, a sud dei monti Matra. Contava, secoli e secoli fa (risaliamo quasi agli Unni di attilesca memoria), poche casupole, o meglio capanne, infittitesi ben presto (si fa’ per dire) nel Medioevo, perché si ritrovò all’incontro di importanti vie commerciali. E’ famosa oggi per i suoi pomodori, ma ancor più per le succose angurie. Si adagia all’inizio della sconfinata pianura che dilaga dal Danubio fino alle prime lontane regioni asiatiche. Come tutte le località magiare di rispetto, ha le sue fonti termali. L’acqua vi sgorga dal sottosuolo ricca di iodio e di molte altre sostanze terapeutiche a 47°. Nella putza circostante vi abbondano ancor oggi pernici, lepri e marmotte. Le gru, insieme agli hevesiani, vi sono di casa.

Woyna – Da lì spuntarono forse i primi Woyna, che ritroviamo alla fine del XVI sec. al servizio del re di Polonia, nobilitati per ardimenti guerreschi. Consolidarono ben presto la nobiltà con sostanziosi appezzamenti di terra polacca. Al principiare del secolo XIX si ritrovò nella coocapitale Milano uno di questi, Maurizio generale nell’Imperiale Regio Esercito dell’Imperatore d’Austria, da pochi anni non più né Sacro né Romano, ma in compenso (ed a danno della defunta Serenissima Repubblica di San Marco) Re di Lombardia e Venezie. Saltiamo i suoi trascorsi. Per esser brevi, giungiamo al punto che ci interessa. Il conte Maurizio Woyna maritò la sua unica figlia a tal Costanzo di Bergamo.

Conti Piazzoni – Apparteneva quest’ultimo alla casata dei Piazzoni. L’Imperatore Giuseppe li fece nobili per benemerenze commerciali filandiere. Li nobilitò col titolo di conti con il predicato “di Castel Cerreto”. E’ dunque la nobildonna Emilia Woyna maritata Costanzo Maria Piazzoni, per grazia imperiale, conte di Castel Cerreto, a collegare Heves al “Serit”, come è più comunemente conosciuto in quel di Treviglio e dintorni.

“Serit” – La Frazioncina cerretana, fin dal toponimo, denuncia il suo appartarsi, un tempo, in mezzo a boschi, di cui restano ancor oggi piccoli brandelli: “ ‘l buschett”, “ ‘l bosch de la Berluna”, famoso questo, quando ben più esteso, accoglieva qualche residuo lupo, ad inizio Ottocento. Cerreto oggi, fortunatamente, si stende in mezzo a prati verdi con i suoi poco meno di quattrocento abitanti, per la maggior parte nativi del luogo, avviluppati da vincoli stretti di conoscenza o da salde catene parentali o da legami di schietta amicizia o da ostinate inimicizie, come succede ancora solo nei pochi piccoli paesini della grande pianura padana, non stravolti da massicce e spropositate invasioni edili. Un redivivo Guareschi avrebbe da riempire pagine su vicende, personaggi, amori e rancori cerretani, prima che la grigia periferia urbana sopraggiunga ed annulli il tutto in una metropolitana anonimìa.

Il sito del Cerreto è piccolo misura in tutto mt. 200 x mt. 400 circa, esclusa la Grotta della Madonna, che attorniata dagli ultimi secolari cerri de “ ‘l bosco de prof”, veglia da nord.

Tanta parvità cela, come frequentemente accade in Italia, ben più estesi trascorsi plurisecolari, che vi hanno lasciato tracce ancor leggibili, care ai nativi e gradevoli a cogliersi per chi vi giunge da fuori. Come in succinta forma si è presentata la magiara Heves accenniamo ora un po’ della storia cerretana, che pur fra tante altre ben più grandi vicende dei Secoli, non è affatto disadorna. Gli storici Tullio ed Ildebrando Santagiuliana e, massimamente Don Pietro Perego ne hanno scritto diffusamente nelle loro opere. Anche se ai più può destar meraviglia, nell’agenda “Töc ‘i de ga n’è üna”, pubblicata dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio per l’anno 1979, Tullio Santagiuliana asserisce con giusta nota storica che :<<…Prima che Treviglio spuntasse dal suolo della Geradadda, ‘l Serit c’era già. Qualche casa, magari, situata presso un bosco di Cerri, cosa quasi inevitabile dal momento che tutta la zona era fitta di boschi e i boschi di cerri erano fitti…>>.

Il rilievo di Santagiuliana non è affatto peregrino. E’ suffragato da indiscutibili testimonianze. La Carta Archeologica della Lombardia – Tomo II – La Provincia di Bergamo, è un’opera monumentale ed accurata, edita dalla Regione Lombardia per i tipi della Franco Cosimo Panini nel 1992.Citando l’Archeologo Mantovani vi si parla ampiamente dei ritrovamenti tombali al Cerreto: lungo via Canonica “sul confine tra i boschi e la parte coltivata”, “in vicinanza della Cascina Gobba di proprietà Piazzoni”, nel “Campo La Piana” e presso la cascina “Pelisa”. Si tratta di tombe di epoca romana, quando “Trivilium” era ancora di là da venire. Una cappella dedicata ai S.S. Gerolamo e Francesco vi sorse forse fin dal XIV sec. Non è ipotesi tapina supporre che il Santo da Assisi ebbe a ripararsi anche nei boschi “in cerido” durante il suo soggiorno a Treviglio nel viaggio verso la Francia dell’anno 1213.

Il fondo cerretano fu fin dal primo Medioevo (VI sec. d.C.) proprietà della antichissima Chiesa di S. Alessandro di Fara, fondata dal re longobardo Autari.

Al declinare del Quattrocento fu acquistato dai nobili Rozzone, i quali eressero il torrione che oggi funge da campanile(sec.XVI). Uno di questi, Bartolomeo, cancelliere ducale, vincolò con disposizione testamentaria il clero a celebrare liturgie per il suffragio della sua anima nella chiesetta “in ceridum”. Era giusto il 26 novembre 1539.

I marchesi Menafoglio edificarono al Serit l’attuale chiesa, armonicamente inglobata nella corte padronale che della precedente, asimmetrica rispetto alla corte e pertanto abbattuta, riassunse la dedica ai S.S. Francesco e Gerolamo. La tenuta venne successivamente acquistata nel 1813 dai Piazzoni che la unirono al casale delle Battaglie.

Contessa Emilia Woyna Piazzoni – Ritorniamo alla Contessa Emilia Woyna. Premortole il marito in giovanissima età a soli 24 anni nel 1858, pure l’ unico figlio Emilio Costanzo la lasciava nel 1886 a ventotto anni. Ultima sopravvivente della famiglia Piazzoni, la Nobildonna fino alla morte, giunta il 7 marzo 1900, condusse una vita intessuta di altruismo. Verso tutti in vita fu benefica: aveva anche cresciuto, educato ed, a tempo debito, convenientemente maritato una orfana, dotandola riccamente: i soliti malevoli parlarono di una figlia naturale del marito. Morendo condonava ogni debito dei suoi terrazzani del Cerreto. Lasciava al loro servizio la Cappellania, con cura d’anime, istituita con rogito testamentario nel 1887 e l’Asilo d’Infanzia dedicato al figlio ed al marito.

“I Probi contadini” Dalla Contessa il podere cerretano veniva lasciato in eredità all’Orfanotrofio di Bergamo. Il 31 ottobre 1901 don Ambrogio Portaluppi con i contadini del Cerreto e Battaglie dava vita alla Società dei Probi Contadini di Castel Cerreto e Battaglie. Con don Portaluppi ed altri due sacerdoti firmavano a nome dei 113 capofamiglia del Cerreto e Battaglie i consiglieri Giovanni Riganti e Genesio Galbiati.

Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società. Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione. Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos. La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.

L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.

Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe. Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese nob. Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura. Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.

I giorni nostri Il 14 maggio 1953 don Umberto Crugnola posava la prima pietra, benedetta da mons. Cereda, dell’Oratorio. Don Abele Trezzi, pio e povero cappellano con enfasi così scriveva, arditamente equiparando il Cerreto a Betlemme: “ E tu, Cerreto, non sei la più piccola tra le terre di Giuda, perché da te è stato tratto… il sindaco di Treviglio…”: era il 1966, ed il sindaco in questione era Ermanno Riganti. Sorvolando su tante altre vicende giungiamo ai giorni nostri. Nell’ aprile del 2004 il Consiglio Comunale di Treviglio approva il Piano di recupero del centro storico di Castel Cerreto. Nel Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Bergamo il territorio Cerretano è riconosciuto quale zone di pregio agricolo e naturalistico: si prospetta giustamente un Parco di interesse sovracomunale.

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I casìne

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Se volessimo conoscere più a fondo la nostra storia, non quella delle battaglie e dei fatti politici, ma quella più vera del lavoro, della vita quotidiana, dovremmo fermarci a studiare i nomi delle cascine.

Casìna Agustàna, Casìna Milione, Culpàna… perchè?alt
La prima nel secolo XV era di proprietà degli Agostani, che oggi non esistono più, abitavano in piazza, nel negozio all’angolo di Via Municipio, c’è ancora una colonna di pietra con il loro stemma, la Cascina Milione nel secolo XVIII era beneficio di un canonico Milioni e alla Colpana abitavano gli antenati dei Colpani di oggi.
La Casìna del giàs, che si trova al Gerundio, cioè dove inizia la discesa per Cassano, deve il suo nome al fatto che lì era fa fabbrica di ghiaccio di Engel, quel che ispirò la canzoncina: “A ‘l è bèl – a ‘l è bu – a ‘l dür cumè ‘l curàl – viva la fabrica del giàs artificial!”
Alle monache di Sant’Agostino apparteneva la Casìna d’i Mùnighe e la Pezzoli al conte Poldi Pezzoli, quello del museo. Ma chi saprebbe ritrovare l’origine del nome della Pélisa? della Rampina? della Casìna de l’umbrèla?
E la Casìna Tempo perso? e la Güsafàm? e la Güsasìt?
Cascine che esistono da secoli, talune da un millennio e più, come la Pezzoli; intorno a loro sono passate guerre e pestilenze, è mutato l’ambiente naturale e quello sociale, ma loro sono rimaste con la loro piccola o grande storia, che noi abbiamo smarrita, occupati come eravamo a ricordare tutte le altre cose inutili del passato.

Tullio Santagiuliana

(Tullio Santagiuliana – Ma ga n’è amò? – 1982)[banner]

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www.albero degli zoccoli

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Chi come me è nato alla fine degli anni Sessanta nella bassa bergamasca ha avuto la fortuna di vivere, ancora per poco, quel che restava di un mondo che oggi purtroppo non esiste più. Le grandi distese di campagna stavano già lasciando spazio all’espansione dei centri abitati, ai capannoni, alle strade, ai grandi ripetitori, insomma a quello che è oggi il paesaggio della nostra pianura.

E assieme al paesaggio se ne sono andati per sempre personaggi, tradizioni, riti, modi di vivere che affondavano le radici in una cultura millenaria.
 - www.alberodeglizoccoli.net - www.alberodeglizoccoli.net - www.alberodeglizoccoli.net - www.alberodeglizoccoli.net
Certo, per molti aspetti grazie al progresso si vive meglio. Ma aver abbandonato i ritmi della natura, i suoi cicli, ci ha lasciato in eredità un bagaglio di fobie e nevrosi. E le paure e il ‘mal di vivere’ oggi così diffusi sono figli di una società che ha perso le sue radici. La terra stessa sembra oggi ribellarsi, con i mutamenti climatici che tanta preoccupazione destano.L’albero degli zoccoli ci propone una riscoperta di tutto quanto abbiamo irrimediabilmente perso. Vi sono anzitutto i contadini, con i loro ritmi legati alla terra e alle sue stagioni, le loro tradizioni, la loro religiosità, i loro valori semplici ma solidi (pensiamo all’insistenza con cui nel film si parla di ‘galantòm’). E poi c’è la natura che in tutto il film non si limita a fare da sfondo, ma entra prepotentemente come protagonista. Così semplice, a volte per noi che in questo mondo ci siamo nati anche banale, ma che grazie allo sguardo poetico del regista svela tutta la sua bellezza. E l’aria, un mondo scarso di rumori, nel quale lo scorrere dell’acqua o i rintocchi delle campane hanno un suono, non sono coperti da un mondo che non sa più star zitto.L’albero degli zoccoli è più attuale che mai. Ci racconta da dove veniamo, per capire realmente chi siamo, per far pace con quelle che lo stesso Ermanno Olmi definisce le tre dimensioni dell’uomo: passato, presente e futuro. E’ attuale nei suoi silenzi, riempiti solo dalle immagini e dai suoni della natura, detti ad un mondo oggi pieno di rumore. Racconta il buio a una realtà che non vuole spegnersi mai per non fermarsi mai.
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Questo sito internet vuole ripercorrere le tracce lasciate dal film a quasi 30 anni dalla sua uscita nelle sale. I luoghi ci raccontano di come il nostro mondo sia cambiato, tramite i personaggi possiamo rileggere in modo diverso la nostra storia, mentre il mondo dell’albero degli zoccoli presenta tutta una realtà nel film appena sfiorata. Vi è poi una sezione dedicata al film vero e proprio e naturalmente un capitolo riservato a Ermanno Olmi.Mi scuso se queste righe introduttive sono risultate noiose. Naturalmente mi prendo la responsabilità per qualunque informazione contenuta in questo sito errata o incompleta.
Spero che grazie ai mezzi della moderna tecnologia possiamo riappropriarci di qualcosa di noi, che è un pò la magia riuscita al mio illustre ‘concittadino’ Ermanno Olmi.
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Paolo Miniero
(Treviglio, agosto 2007)[banner]
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I casìne e i frasiù

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I casìne e i frasiù

Frazioni di Treviglio

Casìne de Treì

Se volessimo conoscere più a fondo la nostra storia, non quella delle battaglie e dei fatti politici, ma quella più vera del lavoro, della vita quotidiana, dovremmo fermarci a studiare i nomi delle cascine. Casìna Agustàna, Casìna Milione, Culpàna… perchè?

La prima nel secolo XV era di proprietà degli Agostani, che oggi non esistono più, abitavano in piazza, nel negozio all’angolo di Via Municipio, c’è ancora una colonna di pietra con il loro stemma, la Cascina Milione nel secolo XVIII era beneficio di un canonico Milioni e alla Colpana abitavano gli antenati dei Colpani di oggi. La Casìna del giàs, che si trova al Gerundio, cioè dove inizia la discesa per Cassano, deve il suo nome al fatto che lì era fa fabbrica di ghiaccio di Engel, quel che ispirò la canzoncina: “A ‘l è bèl – a ‘l è bu – a ‘l dür cumè ‘l curàl – viva la fabrica del giàs artificial!” Alle monache di Sant’Agostino apparteneva la Casìna d’i Mùnighe e la Pezzoli al conte Poldi Pezzoli, quello del museo. Ma chi saprebbe ritrovare l’origine del nome della Pélisa? della Rampina? della Casìna de l’umbrèla? E la Casìna Tempo perso? e la Güsafàm? e la Güsasìt?[banner 

Cascine che esistono da secoli, talune da un millennio e più, come la Pezzoli; intorno a loro sono passate guerre e pestilenze, è mutato l’ambiente naturale e quello sociale, ma loro sono rimaste con la loro piccola o grande storia, che noi abbiamo smarrita, occupati come eravamo a ricordare tutte le altre cose inutili del passato. (Tullio Santagiuliana – Ma ga n’è amò? – 1982)

Conoscete questi luoghi ??. I Tère Ruse, Cascina Ganassina , La Pelisa , Cascine Dotti, Cascina Dei Munighe , Giuseppana Santissimo , La Furchina. Ferrandino , I Mòie , Bosco dei Dossi , Bosco Del Becàl , Il Bosco della Berluna , Gerundo…………..I Tumbe , ‘L Rocol , I Muntagnète…etc.

Oltre ai quartieri e alle frazioni esistono tanti altri luoghi che possono considerarsi ” Distaccamenti ” di Treviglio , o mete di passeggiate o biciclettate dei Trevigliesi.

Ma andiamo con ordine. Oltre ai quartieri e alle frazioni esistono tanti altri luoghi che possono considerarsi ” Distaccamenti ” di Treviglio , o mete di passeggiate o biciclettate dei Trevigliesi. 

Zona Nord: quartiere posto a nord del centro abitato oltre la circonvallazione esterna ha tra le sue vie principali via Pontirolo, è collegato alle frazioni poste a nord di Treviglio: Battaglie, Castel Cerreto e Geromina costituisce la parrocchia di San Pietro

Zona Est: quartiere posto tra le due circonvallazioni, è molto ampio e costituisce la parrocchia di Santa Maria Annunciata

Zona Sud: quartiere che si sviluppa intorno a viale Piave circonvallazione a sud ed è allungato in direzione est-ovest perché schiacciato a sud dalla.

LE FRAZIONI

GEROMINA La Geromina (Girumina in dialetto ) è situata nella parte nord-occidentale del territorio comunale ed è attualmente interessata da una forte crescita edilizia. La via principale che l’attraversa collega il capoluogo con il vicino comune di Canonica d’Adda.

La frazione Geromina nacque per volere dell’imprenditore tessile Giovanni Marzio, e fu strutturata sui modelli di New Lanark, il villaggio industriale modello realizzato in Scozia da Robert Owen e della più vicina Crespi d’Adda

 LA CASCINA PEZZOLI “La Pesòli” cosi la chiamano i trevigliesi, deve il suo nome ai Conti Poldi Pezzoli , una famiglia dell’aristocrazia milanese, ancor oggi nota perché nel suo palazzo urbano, in Milano, ha sede l’ omonimo prestigioso Museo d’arte . Fino a non molto tempo fa (fino agli anni ’60/’70 del secolo scorso) era, più che una cascina, un vero e proprio villaggio e ancora oggi costituisce una frazione del Comune di Treviglio. Era provvista infatti di scuole elementari e asilo infantile; aveva una propria chiesetta con annesso oratorio e un circolo ACLI (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani).

(Da Wikipedia )

Oggi è sede di un fiorente allevamento bovino ed in parte restaurata, mantiene la struttura e l’aspetto ottocenteschi dell’epoca in cui apparteneva ancora a quei conti Poldi Pezzoli a cui deve il nome.

LE BATTAGLIE Agli inizi del 1300 viene costruita la roggia Moschetta per portare le acque al comune di Brignano Gera d’Adda, che porta le sue acque a nord della frazione. Successivamente da essa verranno derivati dei fossi secondari per portare l’acqua ai campi che circondano la cascina Battaglia.

La frazione posta tra Castel Cerreto e Castel Rozzone fu probabilmente di proprietà dei Rozzone e passò successivamente sotto i Piazzoni nuovi signori di Castel Cerreto

 

 

 

 

FERRANDINO : Fu una piccola frazione di Treviglio, che deve il suo nome alla presenza di una proprietà rurale nel Seicento di Tommaso Ferrando, detto “giumenteso”. Tale soprannome è tutt’oggi conservato da un ramo della famiglia.

Mulino Ferrandino

 (Da Wikipedia )

ROCCOLO Al parco del Roccolo si arriva percorrendo una linea retta che, partendo da piazza Insurrezione, prosegue lungo via Marconi e via del Bosco, una delle vie più antiche del territorio; “Portoli”, il toponimo della zona indicata nel Quattrocento come “ad portulos”, rinvia ad una “portula” ovvero un “porto”, guado o traghetto sull’Adda raggiungibile ad ovest oltre il parco L’area del parco del Roccolo si trova ad ovest dell’abitato di Treviglio, in un contesto decisamente agricolo, a circa 2,5 km dal centro .

Il parco si estende ai piedi della scarpata (sponda dell’antico alveo fluviale del fiume Adda), ad un’altezza s.l.m. di 116-117 metri, mentre la sommità della scarpata è a 125 mt. s.l.m. A partire dal primo nucleo (area della Chiesetta della Madonna degli Alpini), il parco si è nel tempo ampliato grazie ad una serie di successive addizioni (1982, 1996, 2006), fino ad interessare oltre 4 ettari di verde.

La superficie complessiva del parco, di circa 43000 mq. totali, è stata divisa funzionalmente in due parti: un’area ricreativa, a ridosso della via del Bosco, di proprietà della Parrocchia di S. Martino e S. Maria Assunta di Treviglio e dell’Istituto Mons. Portaluppi, e gestita dal Gruppo Alpini di Treviglio; questa parte del parco è liberamente fruibile secondo orari di apertura differenziati durante l’anno e contiene diverse strutture immerse nel verde quali panchine e tavoli in legno, giochi per bambini, un ampio porticato e servizi igienici. un’area naturalistico-didattica, nella parte verso nord, di proprietà della Parrocchia di S. Martino e S. Maria Assunta di Treviglio, dell’Istituto Mons. Portaluppi e della Banca di Credito Cooperativo Cassa Rurale di Treviglio e gestita dall’Associazione Amici del Parco del Roccolo sempre in collaborazione con il Gruppo Alpini di Treviglio. 

LAGO GERUNDO

Secoli e secoli fa, in una zona vicino a Treviglio fra l’ Adda e il Serio chiamata Geradadda, vi sarebbe stato il lago Gerundo. forse era una palude, un acquitrino. Le acque del lago Gerundo, costituito da una serie di paludi alimentate dai fiumi Adda, Serio, Oglio, ricoprivano un territorio molto vasto che iniziava a nord poco dopo Brembate per raggiungere a sud Pizzighettone, estendendosi ad ovest lungo l’attuale corso dell’Adda sino a lambire la città di Lodi. La costa est del lago, secondo alcuni autori, raggiungeva Fara Olivana e proseguiva, passando ad est di Crema, sino a Grumello Cremonese; continuando poi ad occupare parte delle valli del Chiese e dell’Oglio sin quasi alla sua immissione nel Po Il lago Gerundo, o Gerondo, o Gerundio, oppure anche Gherundo, trasse il nome da “gera” (o ghera), cioè ghiaia, con allusione al suo fondo spesso ghiaioso. (lago Ghiaioso potremmo tradurre oggi). Nelle vicinanze dell’antico lago, si ritrova spesso della ghiaia, per cui sono sorte numerose cave; del resto pare che il lago avesse preso il nome proprio dall’abbondanza di terreni ricchi di ghiaia (le gerole) . La parola “gera”, o “ghera”, che significa ghiaia e dà il nome al lago e ricorre spesso proprio al centro dell’area ex lacustre, nella zona detta Gera d’Adda, con i toponimi Brignano Gera d’Adda, Fara Gera d’Adda, Misano di Gera d’Adda, solo per citarne alcuni. 

Treviglio e dintorni..I Tère Ruse, Cascina Ganassina , La Pelisa , Cascine Dotti, Cascina Dei Munighe , Giuseppana Santissimo , La Furchina.Cascine Dotti, Giuseppana, Pelisa e Santissimo , contano poche decine di abitanti ciascuna.

ll toponimo Pelisa significa “erba fine dei prati stabili”

 

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Giacinto Facchetti

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 Giacinto Facchetti

Giacinto Facchetti (Treviglio, 18 luglio 1942 – Milano, 4 settembre 2006) è stato un calciatore edirigente sportivo italiano, di ruolo terzino.
Giocò nell’Inter (simbolo della Grande Inter e capitano nella stagione 1977-1978) e nella Nazionale di cui fu capitano e con cui divenne campione europeo nel 1968 e vice-campione mondiale nel 1970.
Occupa la 90ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione. Considerato come uno dei primi veri terzini offensivi e uno dei migliori in assoluto nel suo ruolo.
Iniziò la carriera nella squadra di calcio del suo paese natale, la Trevigliese, nel ruolo di attaccante. Venne scoperto da Helenio Herrera che lo portò all’Interper il finale di stagione 1960-1961, trasformandolo in terzino “fluidificante”, primo nel suo genere[3] insieme a Vittorio Calvani. Proprio a Calvani è legato il suo destino: il 14 giugno 1961 l’Inter giocò un’amichevole contro il Fluminense, e Facchetti, che ben impressionò, venne schierato al posto di Vittorio Calvanipoiché quest’ultimo era alle prese con un fastidioso callo.[4]
L’esordio in Serie A avvenne il 21 maggio del 1961, in un Roma-Inter conclusosi con la vittoria dei nerazzurri per 2-0.
Facchetti divenne uno dei cardini della cosiddetta Grande Inter che si aggiudicò la Coppa dei Campioni nel 1963-1964 e nel 1964-1965 e il campionato italiano nel 1962-1963, 1964-1965, 1965-1966 e 1970-1971. Con la squadra nerazzurra vinse anche due Coppe Intercontinentali ed una Coppa Italia. Con l’Inter in 634 partite realizzò 75 gol: fu nel 1965-1966 il primo difensore a segnare 10 reti nel campionato italiano. Verso la fine della carriera venne schierato anche come libero. Come giocatore si rivelò fondamentalmente corretto in campo: venne espulso solo una volta nell’arco di tutta la sua carriera, per proteste. Nel 1965 sfiorò il Pallone d’oro ad 8 punti dal vincitore, Eusébio.
Nazionale
In Nazionale Facchetti esordì, insieme a Vieri, il 27 marzo 1963 nell’incontro valido per la qualificazione all’Europeo del1964 disputato ad Istanbul contro la Turchia in cui l’Italia vinse per 1-0[5]; da allora disputò un totale di 94 partite con gli azzurri, record superato poi da Dino Zoff, Paolo Maldini, Fabio Cannavaro e Gianluigi Buffon. Vinse da capitano gli Europei del 1968 e arrivò secondo dopo la storica vittoria per 4-3 sulla Germania Ovest ai Mondiali di Messico 1970.Con Tarcisio Burgnich, Facchetti ha formato il duo difensivo più longevo nella storia della Nazionale di calcio: undici anni, dal 1963 al 1974, disputando insieme 58 partite di cui 45 come coppia di terzini, superando in questa particolare classifica binomi storici quali Rosetta-Calligaris, Foni-Rava e Ballarin-Maroso.
Dopo esser divenuto rappresentante all’estero per l’Inter, divenne vicepresidente dell’Atalanta, per poi tornare dai nerazzurri di Milano durante la presidenza di Massimo Moratti col il ruolo di Direttore Generale. Divenne vicepresidente dopo la morte di Giuseppe Prisco e, infine, presidente il 19 gennaio 2004, dopo le dimissioni di Massimo Moratti.
Da presidente dell’Inter ha vinto uno scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane.

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Zanconti , nel 1955, dopo un lungo periodo…

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Zanconti , nel 1955, dopo un lungo periodo…

Nel 1955, dopo un lungo periodo di collaborazione col C.S.I. di Bergamo, al cui campionato provinciale di calcio partecipavano due squadre oratoriali di calcio (gli “Azzurri” e la “Gandossi”), ci si è trovati di fronte alla necessità di allargare gli orizzonti, se si volevano mantenere legati all’ambiente oratoriano, quel gruppo di ragazzi che, avendo superato i 18 anni, non potevano più partecipare ai campionati “Ragazzi”.
Dopo aver tentato molte vie, quali ad esempio il travaso dei nostri giocatori nelle file della Trevigliese, le stesse si sono rivelati impossibili da percorrere stabilmente e quindi sono state abbandonate.
Dopo questi tentativi si è prospettata come unica soluzione, la formazione di una squadra di calcio che partecipasse al campionato superiore, con la necessaria creazione di una Società Sportiva legata nella sostanza all’Oratorio ma da questo indipendente dal punto di vista organizzativo.
Grazie all’opera infaticabile ed entusiasta dell’amico Arturo Bondioli, spronato da Don Guido ed appoggiato dagli altri dirigenti oratoriali dell’epoca (in particolare i Signori Trettel, Marinelli, Corna) la Società Sportiva è nata con l’avvallo e l’indispensabile intervento del Prevosto Mons. Pietro Cazzulani, cui deve ancora oggi andare il nostro ringraziamento e rimpianto.
Ed è nata intitolandosi a Mario Zanconti pioniere del calcio trevigliese cui è giusto elevare un vivo e devoto ricordo.
Ma occorre anche valutare i problemi che si sono dovuti affrontare per poter iniziare un’attività sportiva organizzata.
Esisteva preliminarmente tutta una serie di problemi di indole formativa e strutturale, che dovevano essere impostati e risolti con chiarezza, se si voleva che la nuova attività non fosse motivo di confusione, ma servisse invece a realizzare lo scopo fondamentale che l’Oratorio doveva perseguire: creare un ambiente, una comunità giovanile, in cui, anche attraverso l’attività sportiva, fosse possibile dare al Giovane quei sani principi morali e religiosi.
Accanto al calcio apparvero nella Zanconti anche l’atletica leggera e la pallavolo; la prima con carattere di saltuarietà, la seconda, grazie all’opera generosa di Mario Conti, con caratteristiche di continuità e serietà.

L’altro ordine di problemi che la Zanconti dovette affrontare dal suo nascere, riguardò il finanziamento della onerosa attività sportiva.
All’inizio le difficoltà finanziarie sembravano insormontabili: l’Oratorio evidentemento non poteva sopportare un tale carico e quindi Don Giulio e Bondioli dovettero bussare a più di una porta per poter dar corso al progetto.
Una sola porta si aprì allora e fu quella della Parrocchia, che seppe comprendere l’esigenza e venire incontro all’Oratorio, rendendogli possibile l’impianto organizzativo della Società.
Oratorio e Parrocchia quindi, all’inizio, fronteggiarono le spese della Zanconti che visse momenti difficili.
In seguito a dilatarne i polmoni incerti arrivarono altre fonti di entrata, a volte modeste, a volte cospicue, derivanti dai sacrifici dei Dirigenti e degli Sponsor, sacrifici meritori e di cui va dato pubblico ringraziamento.
Il terzo ordine di considerazione che hanno condizionato la sua nascicta e che si riproducono ancora oggi, riguarda la struttura tecnico-sportiva della Società e in particolare, come è ovvio, della prima squadra di calcio.
Il primo Consiglio della Zanconti, che era composto oltre che da Don Guido, dai Sigg.ri Trettel, da Arturo Bondioli, da Marinelli, Parolini, Pirovano, G. Merati, Corna, Tirloni, M. Pennati, Aloardi, si è trovato a dover risolvere diversi problemi, oltre a quelli già accennati, di carattere formativo e finanziario.

La Direzione Tecnica, innanzitutto, che fu affidata con felice intuito, al Sig. Alfredo Aresi che seppe dare veste unitaria al primo gruppo di giocatori a sua disposizione, delle più diversa provenienza ed estrazione.
E poi la fisionomia vera e propria della squadra: si partiva infatti dalle due precedenti squadre giovanili e per di più alcuni dei migliori erano passati alla Trevigliese o ad altre squadre.
Si formò tuttavia la squadra impostata sui ragazzi, ma opportunamente rafforzata da giocatori esperti.
Ci sembra giusto in questa sede ricordarli, anche perchè sono stati i primi: Arrigoni, Sirtoli, Carobbio, Bielli, Riganti, Moriggio, Tanoli, De Ponti, Rota, Invernizzi, Molinai, Morino, Forcella, Ferrandi, G. Conti, Finardi e Fumagalli.
Tutti strinsero i denti e riuscirono a portare a termine un onorevole campionato, piazzandosi a centro classifica.
Era stata la prova del fuoco, ma era stata superata. La struttura c’era, i dirigenti si impegnavano generosamente, i giocatori rispondevano.
La Zanconti entrava con poca esperienza, ma ricca di entusiasmo e di slancio nel novero delle società sportive organizzate coprendo un vuoto ormai troppo sensibile in Treviglio, in cui era rimasta praticamente la sola Trevigliese.
L’anno successivo, ’56/’57, si trattava di tradurre le premesse in tisultati tecnici concreti. Sulla scorta delle esperienze dell’anno precedente, si migliorò la strutttura della Società: si restrinse il Consiglio che in compenso si qualificò meglio; la squadra, con un atto di coraggio, venne affidata a Sirtoli, e la Zanconti vinse il suo primo campionato.
Epico fu il trionfo, sul campo e fori campo, come epiche erano state le tappe della marcia, a Osio, Urgnano, Zanica, con un notevole concorso di pubblico e di tifosi.
La Zanconti accolta nell’ambiente sportivo in virtù dell’entusiasmo, vi si imponeva in virtù della forza!
Come per l’anno precedente le squadre ragazzi partecipavano al campionato CSI di Bergamo distinguendosi per la capacità tecnica dei singoli e per l’amalgama raggiunta.
Giocava in una di quelle formazioni GIACINTO FACCHETTI che in seguito, dopo essere stato ceduto alla Trevigliese, passò all’INTER.
Quando una società ha dato i natali calcistici ad un giocatore come Facchetti che è stato all’unanimità riconosciuto come uno dei migliori del mondo, riteniamo che sotto il profilo tecnico, debba necessariamente considerarsi soddisfatta.
La Zanconti non pretende di essere riconosciuta come l’artefice del successo strepitoso di Giacinto Facchetti, perchè sa bene che ad altri, allo stesso Facchetti “in primis”, tocca tale merito. Però sa che Giacinto su questi campi ha imparato a rincorrere il pallone, qui si è abituato alle partite, ai campionati; in queste aule ha sentito le prime lezioni tecniche fin da ragazzino; qui ha imparato a soffrire, a lottare, a rispettare i compagni, arbitri ed avversari; e se pensiamo che Giacinto ha mantenuto la serietà che qui aveva imparato, si è mantenuto cioè atleta corretto e disciplinato, allora la soddisfazione oltre che tecnica diventa anche morale e serve di sprone a tutti i suoi amici della Zanconti che possono guardare al futuro con rinnovata fiducia.
Prima di Giacinto, comunque, un altro trevigliese ha avuto successo nel mondo del calcio.
Si tratta di ORLANDO ROZZONI, il quale negli anni ’51/’52 ha fatto parte della squadra Oratoriana di allora, la VIS NOVA, e poi ha avuto una brillante carriera che lo ha portato a giocare in Nazionale ed in formazioni dal calibro di Trevigliese, Atalanta, Fiorentina, Udinese, Lazio, Spal, Catania e Terzana.
Nel ’57/’58, la Zanconti, vinto il campionato di 2a divisione, tenta la prima volta l’avventura nella categoria superiore.
Come forse ci si doveva attendere, le cose non andarono bene sotto il profilo sportivo, perchè pur battendosi strenuamente fino alla fine, senza darsi per vinta, dovette retrocedere.
L’anno successivo, la Società visse uno dei momenti più difficili della sua vita ma qui dimostrò di avere una solida tempra morale e non cedette alla facile tentazione di abbandonare il campo.
La squadra venne ringiovanita e potenziata e si piazzò poco su dal centro classifica.
Grosse soddisfazioni vennero quell’anno dalle squadre ragazzi, in particolare dagli “ALLIEVI AZZURRI” diretti da Rossini e Maccagni dove emersero giocatori del calibro di Casati, Carioli, Calvi, Lotteri ed altri.
Domenico Casati ed il compianto Vittorio Carioli hanno calcato a lungo il palcoscenico del calcio professionistico; Domenico si è inoltre affermato anche come allenatore, collaborando con squadre di serie A come il Napoli (gestendo Maradona), Roma ed attualmente l’Inter.

Nel ’59/’60, superate le difficoltà, si rimette in lizza per tornare in 1a divisione; ritorna l’entusiasmo e tutti sono uniti per un unico scopo. La squadra si piazza molto bene, tanto da essere promossa anche se non vince il campionato.
In 1a divisione però ricompaiono momenti difficili; si vince, si perde, si scivola un po’ giù in classifica e perdendo l’ultima decisiva gara a Spirano, nella tradizionale “Fossa dei Leoni”, si è costretti a retrocedere.
Nel ’61/’62 gli equilibri vengono ristabiliti e la Zanconti ritorna trionfante nella divisione superiore, questa volta vincendo nettamente il campionato e giocando veramente bene.
Da quel momento inizia un periodo florido e senza particolari problemi; si rimarrà per alcuni anni in 1a divisione, che poi cambierà fisionomia per le trasforazioni stabilite dalla Federazione Italiana Gioco Calcio.
In questo periodo emergono soprattutto le squadre giovanili: nel 1963 gli juniores, dopo aver vinto il girone locale, disputa le finali regionali e dopo avere eliminato le rappresentative di Bergamo, Dovera, Cremona, arrivano di un passo dalla finalissima, ma vengono fermati dalla squadra di Como, dopo una strenua lotta.
Nel 1964 gli Allievi di Bondioli vincono il campionato di lega Giovanile, partecipano alle finali regionali, dove però vengono sconfitti dalla grande Atalanta.
Nello stesso anno si inaugura ufficialmente il nuovo compo sportivo che viene intitolato a MARTINO FACCHERIS, un collaboratore fedelissimo della Società a cui va ancora oggi il nostro plauso e rimpianto.
In quel periodo c’è un altro giovane che si mette in evidenza; si tratta di ROBERTO CORTI che, dopo aver militato nei Giovanissimi, ha giocato nella Trevigliese, Sorrento, Cagliari, Udinese ed Ascoli.
Nel 1969 ancora gli Allievi, dopo aver stravinto il girone locale, partecipano a quello regionale; battono il Brembate, la Pergolettese e vengono eliminati dal Fanfulla solo con la monetina!
Nel 1973 vincono di nuovo gli Allievi ed i Giovanissimi; questi ultimi, per il loro valore, vengono ceduti in blocco alla Trevigliese.
Nel 1974 la Zanconti si impone con pieno merito nel campionato di Terza Categoria; nel 1977, dopo aver disputato onorevolmente la Seconda Categoria, rinuncia alla pria squadra e partecipa al torneo UNDER 21.
Nel 1979 primeggia nell’UNDER 21, vincendo a mani basse e decide di iscriversi di nuovo alla Seconda Categoria.
Vengono richiamati tutti i giocatori trevigliesi che per ragioni di età non potevano partecipare al precedente torneo e si crea un gruppo sufficientemente valido.
Nel 1981 la Zanconti lotta fino alla fine per i primi posti della classifica; alcune decisioni arbitrali la penalizzano oltre misura e la squadra deve accontentarsi del 4° posto.
In seguito rinuncia di nuovo alla prima squadra e si dà più spazio al Settore Giovanile.
Ci sono tre formazione olte all’UNDER 21; i Pulcini, i Giovanissimi e gli Esordienti che disputano con onore i vari tornei locali.
Nell”84/’85 si iscrive di nuovo alla Terza Categoria, dove raggiunge la quarta posizione.
L’anno successivo è quello giusto e dopo un campionato di vertice, arriva prima a pari punti con il Sabbio. Viene disputato lo spareggio a Treviolo ed al termine di una partita infinita, batte i rivali ai calci di rigore per 4-2.
La prima stagione in Seconda Categoria è decisamente positiva perchè si arriva quinti.
Dopo un ’87/’88 abbastanza incolore la squadra viene rinforzata e conquista il terzo posto, dopo aver lottato a lungo con Asperiam e Ciserano.
La stagione seguente inizia sotto i migiori auspici, ma ci si deve accontentare della seconda piazza, ad un solo punto dalla Pozzuolese.

Il passaggio di categoria è solo rinviato di un anno; solo nel ’91, infatti, dopo un testa a testa con Ciserano, Basiano ed Agnadellese, la Zanconti arriva prima con 43 punti e conquista la Prima Categoria.
La Società comincia a farsi conoscere e rispettare a livello regionale, dove il suo nome viene spesso preso ad esempio per l’efficienza e la capacità organizzativa.
Nel ’92/’93 conquista la terza posizione, mentre l’anno successivo ottiene un nuovo trionfo battendo il Cinisello sul filo di lana ed acquisendo, per la prima volta nella sua storia, il diritto a partecipare al campionato di Promozione.
Nei campionati successivi la Zanconti rimarrà a pieno diritto in Promozione, anche se i momenti di gloria non sono stati più così numerosi.
Invece negli ultimi campionati la Zanconti è ritornata ad essere prima protagonista nella vita agonisitica lombarda: infatti ha combattuto sino all’ultima giornata per ottenere la vittoria del campionato ed il premio della promozione in Eccellenza. Purtroppo sul filo di lana l’obbiettivo ci è sfuggito, ma non per questo ci siamo arresi, perchè la storia della Zanconti ci ha insegnato con quale impegno, dedizione e combattività si devono affrontare tutte le sfide, sportive e non.
Ma la Zanconti non è solamente calcio. Infatti in questa carrellata sulla storia della nostra società non possiamo dimenticare la squadra di pallavolo.

Nel 1959 sorge una squadra di pallavolo che dopo aver disputato il campionato provinciale FIPAV giunge ben presto alla serie C, dove rimane per alcuni anni con molto onore. Contemporaneamente si creano anche due formazioni ragazzi che partecipano a tornei locali. Un grosso plauso per quest’iniziativa, lo dobbiamo fare a Mario Conti ed ai vari Carminati, Recanati, Luberto ed a tutti i giocatori che tanto hanno fatto e dato per il successo dei colori oratoriani. La tradizione è continuata sino ai giorni nostri dove una nostra rappresentativa milita nei campionati del C.S.I.

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Zanconti

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Nel 1955, dopo un lungo periodo di collaborazione col C.S.I. di Bergamo, al cui campionato provinciale di calcio partecipavano due squadre oratoriali di calcio (gli “Azzurri” e la “Gandossi”), ci si è trovati di fronte alla necessità di allargare gli orizzonti, se si volevano mantenere legati all’ambiente oratoriano, quel gruppo di ragazzi che, avendo superato i 18 anni, non potevano più partecipare ai campionati “Ragazzi”. Dopo aver tentato molte vie, quali ad esempio il travaso dei nostri giocatori nelle file della Trevigliese, le stesse si sono rivelati impossibili da percorrere stabilmente e quindi sono state abbandonate. Dopo questi tentativi si è prospettata come unica soluzione, la formazione di una squadra di calcio che partecipasse al campionato superiore, con la necessaria creazione di una Società Sportiva legata nella sostanza all’Oratorio ma da questo indipendente dal punto di vista organizzativo. Grazie all’opera infaticabile ed entusiasta dell’amico Arturo Bondioli, spronato da Don Guido ed appoggiato dagli altri dirigenti oratoriali dell’epoca (in particolare i Signori Trettel, Marinelli, Corna) la Società Sportiva è nata con l’avvallo e l’indispensabile intervento del Prevosto Mons. Pietro Cazzulani, cui deve ancora oggi andare il nostro ringraziamento e rimpianto. Ed è nata intitolandosi a Mario Zanconti pioniere del calcio trevigliese cui è giusto elevare un vivo e devoto ricordo. Ma occorre anche valutare i problemi che si sono dovuti affrontare per poter iniziare un’attività sportiva organizzata. Esisteva preliminarmente tutta una serie di problemi di indole formativa e strutturale, che dovevano essere impostati e risolti con chiarezza, se si voleva che la nuova attività non fosse motivo di confusione, ma servisse invece a realizzare lo scopo fondamentale che l’Oratorio doveva perseguire: creare un ambiente, una comunità giovanile, in cui, anche attraverso l’attività sportiva, fosse possibile dare al Giovane quei sani principi morali e religiosi. Accanto al calcio apparvero nella Zanconti anche l’atletica leggera e la pallavolo; la prima con carattere di saltuarietà, la seconda, grazie all’opera generosa di Mario Conti, con caratteristiche di continuità e serietà. L’altro ordine di problemi che la Zanconti dovette affrontare dal suo nascere, riguardò il finanziamento della onerosa attività sportiva. All’inizio le difficoltà finanziarie sembravano insormontabili: l’Oratorio evidentemento non poteva sopportare un tale carico e quindi Don Giulio e Bondioli dovettero bussare a più di una porta per poter dar corso al progetto. Una sola porta si aprì allora e fu quella della Parrocchia, che seppe comprendere l’esigenza e venire incontro all’Oratorio, rendendogli possibile l’impianto organizzativo della Società. Oratorio e Parrocchia quindi, all’inizio, fronteggiarono le spese della Zanconti che visse momenti difficili. In seguito a dilatarne i polmoni incerti arrivarono altre fonti di entrata, a volte modeste, a volte cospicue, derivanti dai sacrifici dei Dirigenti e degli Sponsor, sacrifici meritori e di cui va dato pubblico ringraziamento. Il terzo ordine di considerazione che hanno condizionato la sua nascicta e che si riproducono ancora oggi, riguarda la struttura tecnico-sportiva della Società e in particolare, come è ovvio, della prima squadra di calcio. Il primo Consiglio della Zanconti, che era composto oltre che da Don Guido, dai Sigg.ri Trettel, da Arturo Bondioli, da Marinelli, Parolini, Pirovano, G. Merati, Corna, Tirloni, M. Pennati, Aloardi, si è trovato a dover risolvere diversi problemi, oltre a quelli già accennati, di carattere formativo e finanziario. La Direzione Tecnica, innanzitutto, che fu affidata con felice intuito, al Sig. Alfredo Aresi che seppe dare veste unitaria al primo gruppo di giocatori a sua disposizione, delle più diversa provenienza ed estrazione. E poi la fisionomia vera e propria della squadra: si partiva infatti dalle due precedenti squadre giovanili e per di più alcuni dei migliori erano passati alla Trevigliese o ad altre squadre. Si formò tuttavia la squadra impostata sui ragazzi, ma opportunamente rafforzata da giocatori esperti. Ci sembra giusto in questa sede ricordarli, anche perchè sono stati i primi: Arrigoni, Sirtoli, Carobbio, Bielli, Riganti, Moriggio, Tanoli, De Ponti, Rota, Invernizzi, Molinai, Morino, Forcella, Ferrandi, G. Conti, Finardi e Fumagalli. Tutti strinsero i denti e riuscirono a portare a termine un onorevole campionato, piazzandosi a centro classifica. Era stata la prova del fuoco, ma era stata superata. La struttura c’era, i dirigenti si impegnavano generosamente, i giocatori rispondevano. La Zanconti entrava con poca esperienza, ma ricca di entusiasmo e di slancio nel novero delle società sportive organizzate coprendo un vuoto ormai troppo sensibile in Treviglio, in cui era rimasta praticamente la sola Trevigliese. L’anno successivo, ’56/’57, si trattava di tradurre le premesse in tisultati tecnici concreti. Sulla scorta delle esperienze dell’anno precedente, si migliorò la strutttura della Società: si restrinse il Consiglio che in compenso si qualificò meglio; la squadra, con un atto di coraggio, venne affidata a Sirtoli, e la Zanconti vinse il suo primo campionato. Epico fu il trionfo, sul campo e fori campo, come epiche erano state le tappe della marcia, a Osio, Urgnano, Zanica, con un notevole concorso di pubblico e di tifosi. La Zanconti accolta nell’ambiente sportivo in virtù dell’entusiasmo, vi si imponeva in virtù della forza! Come per l’anno precedente le squadre ragazzi partecipavano al campionato CSI di Bergamo distinguendosi per la capacità tecnica dei singoli e per l’amalgama raggiunta. Giocava in una di quelle formazioni GIACINTO FACCHETTI che in seguito, dopo essere stato ceduto alla Trevigliese, passò all’INTER. Quando una società ha dato i natali calcistici ad un giocatore come Facchetti che è stato all’unanimità riconosciuto come uno dei migliori del mondo, riteniamo che sotto il profilo tecnico, debba necessariamente considerarsi soddisfatta. La Zanconti non pretende di essere riconosciuta come l’artefice del successo strepitoso di Giacinto Facchetti, perchè sa bene che ad altri, allo stesso Facchetti “in primis”, tocca tale merito. Però sa che Giacinto su questi campi ha imparato a rincorrere il pallone, qui si è abituato alle partite, ai campionati; in queste aule ha sentito le prime lezioni tecniche fin da ragazzino; qui ha imparato a soffrire, a lottare, a rispettare i compagni, arbitri ed avversari; e se pensiamo che Giacinto ha mantenuto la serietà che qui aveva imparato, si è mantenuto cioè atleta corretto e disciplinato, allora la soddisfazione oltre che tecnica diventa anche morale e serve di sprone a tutti i suoi amici della Zanconti che possono guardare al futuro con rinnovata fiducia. Prima di Giacinto, comunque, un altro trevigliese ha avuto successo nel mondo del calcio. Si tratta di ORLANDO ROZZONI, il quale negli anni ’51/’52 ha fatto parte della squadra Oratoriana di allora, la VIS NOVA, e poi ha avuto una brillante carriera che lo ha portato a giocare in Nazionale ed in formazioni dal calibro di Trevigliese, Atalanta, Fiorentina, Udinese, Lazio, Spal, Catania e Terzana. Nel ’57/’58, la Zanconti, vinto il campionato di 2a divisione, tenta la prima volta l’avventura nella categoria superiore. Come forse ci si doveva attendere, le cose non andarono bene sotto il profilo sportivo, perchè pur battendosi strenuamente fino alla fine, senza darsi per vinta, dovette retrocedere. L’anno successivo, la Società visse uno dei momenti più difficili della sua vita ma qui dimostrò di avere una solida tempra morale e non cedette alla facile tentazione di abbandonare il campo. La squadra venne ringiovanita e potenziata e si piazzò poco su dal centro classifica. Grosse soddisfazioni vennero quell’anno dalle squadre ragazzi, in particolare dagli “ALLIEVI AZZURRI” diretti da Rossini e Maccagni dove emersero giocatori del calibro di Casati, Carioli, Calvi, Lotteri ed altri. Domenico Casati ed il compianto Vittorio Carioli hanno calcato a lungo il palcoscenico del calcio professionistico; Domenico si è inoltre affermato anche come allenatore, collaborando con squadre di serie A come il Napoli (gestendo Maradona), Roma ed attualmente l’Inter. Nel ’59/’60, superate le difficoltà, si rimette in lizza per tornare in 1a divisione; ritorna l’entusiasmo e tutti sono uniti per un unico scopo. La squadra si piazza molto bene, tanto da essere promossa anche se non vince il campionato. In 1a divisione però ricompaiono momenti difficili; si vince, si perde, si scivola un po’ giù in classifica e perdendo l’ultima decisiva gara a Spirano, nella tradizionale “Fossa dei Leoni”, si è costretti a retrocedere. Nel ’61/’62 gli equilibri vengono ristabiliti e la Zanconti ritorna trionfante nella divisione superiore, questa volta vincendo nettamente il campionato e giocando veramente bene. Da quel momento inizia un periodo florido e senza particolari problemi; si rimarrà per alcuni anni in 1a divisione, che poi cambierà fisionomia per le trasforazioni stabilite dalla Federazione Italiana Gioco Calcio. In questo periodo emergono soprattutto le squadre giovanili: nel 1963 gli juniores, dopo aver vinto il girone locale, disputa le finali regionali e dopo avere eliminato le rappresentative di Bergamo, Dovera, Cremona, arrivano di un passo dalla finalissima, ma vengono fermati dalla squadra di Como, dopo una strenua lotta. Nel 1964 gli Allievi di Bondioli vincono il campionato di lega Giovanile, partecipano alle finali regionali, dove però vengono sconfitti dalla grande Atalanta. Nello stesso anno si inaugura ufficialmente il nuovo compo sportivo che viene intitolato a MARTINO FACHERIS, un collaboratore fedelissimo della Società a cui va ancora oggi il nostro plauso e rimpianto. In quel periodo c’è un altro giovane che si mette in evidenza; si tratta di ROBERTO CORTI che, dopo aver militato nei Giovanissimi, ha giocato nella Trevigliese, Sorrento, Cagliari, Udinese ed Ascoli. Nel 1969 ancora gli Allievi, dopo aver stravinto il girone locale, partecipano a quello regionale; battono il Brembate, la Pergolettese e vengono eliminati dal Fanfulla solo con la monetina! Nel 1973 vincono di nuovo gli Allievi ed i Giovanissimi; questi ultimi, per il loro valore, vengono ceduti in blocco alla Trevigliese. Nel 1974 la Zanconti si impone con pieno merito nel campionato di Terza Categoria; nel 1977, dopo aver disputato onorevolmente la Seconda Categoria, rinuncia alla pria squadra e partecipa al torneo UNDER 21. Nel 1979 primeggia nell’UNDER 21, vincendo a mani basse e decide di iscriversi di nuovo alla Seconda Categoria. Vengono richiamati tutti i giocatori trevigliesi che per ragioni di età non potevano partecipare al precedente torneo e si crea un gruppo sufficientemente valido. Nel 1981 la Zanconti lotta fino alla fine per i primi posti della classifica; alcune decisioni arbitrali la penalizzano oltre misura e la squadra deve accontentarsi del 4° posto. In seguito rinuncia di nuovo alla prima squadra e si dà più spazio al Settore Giovanile. Ci sono tre formazione olte all’UNDER 21; i Pulcini, i Giovanissimi e gli Esordienti che disputano con onore i vari tornei locali. Nell”84/’85 si iscrive di nuovo alla Terza Categoria, dove raggiunge la quarta posizione. L’anno successivo è quello giusto e dopo un campionato di vertice, arriva prima a pari punti con il Sabbio. Viene disputato lo spareggio a Treviolo ed al termine di una partita infinita, batte i rivali ai calci di rigore per 4-2. La prima stagione in Seconda Categoria è decisamente positiva perchè si arriva quinti. Dopo un ’87/’88 abbastanza incolore la squadra viene rinforzata e conquista il terzo posto, dopo aver lottato a lungo con Asperiam e Ciserano. La stagione seguente inizia sotto i migiori auspici, ma ci si deve accontentare della seconda piazza, ad un solo punto dalla Pozzuolese. Il passaggio di categoria è solo rinviato di un anno; solo nel ’91, infatti, dopo un testa a testa con Ciserano, Basiano ed Agnadellese, la Zanconti arriva prima con 43 punti e conquista la Prima Categoria. La Società comincia a farsi conoscere e rispettare a livello regionale, dove il suo nome viene spesso preso ad esempio per l’efficienza e la capacità organizzativa. Nel ’92/’93 conquista la terza posizione, mentre l’anno successivo ottiene un nuovo trionfo battendo il Cinisello sul filo di lana ed acquisendo, per la prima volta nella sua storia, il diritto a partecipare al campionato di Promozione. Nei campionati successivi la Zanconti rimarrà a pieno diritto in Promozione, anche se i momenti di gloria non sono stati più così numerosi. Invece negli ultimi campionati la Zanconti è ritornata ad essere prima protagonista nella vita agonisitica lombarda: infatti ha combattuto sino all’ultima giornata per ottenere la vittoria del campionato ed il premio della promozione in Eccellenza. Purtroppo sul filo di lana l’obbiettivo ci è sfuggito, ma non per questo ci siamo arresi, perchè la storia della Zanconti ci ha insegnato con quale impegno, dedizione e combattività si devono affrontare tutte le sfide, sportive e non. Ma la Zanconti non è solamente calcio. Infatti in questa carrellata sulla storia della nostra società non possiamo dimenticare la squadra di pallavolo.
Zanconti calcio treviglio
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Giacinto Facchetti

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Giacinto Facchetti (Treviglio, 18 luglio 1942 – Milano, 4 settembre 2006) è stato un calciatore edirigente sportivo italiano, di ruolo terzino.
Giocò nell’Inter (simbolo della Grande Inter e capitano nella stagione 1977-1978) e nella Nazionale di cui fu capitano e con cui divenne campione europeo nel 1968 e vice-campione mondiale nel 1970.
Occupa la 90ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione. Considerato come uno dei primi veri terzini offensivi e uno dei migliori in assoluto nel suo ruolo.
Iniziò la carriera nella squadra di calcio del suo paese natale, la Trevigliese, nel ruolo di attaccante. Venne scoperto da Helenio Herrera che lo portò all’Interper il finale di stagione 1960-1961, trasformandolo in terzino “fluidificante”, primo nel suo genere[3] insieme a Vittorio Calvani. Proprio a Calvani è legato il suo destino: il 14 giugno 1961 l’Inter giocò un’amichevole contro il Fluminense, e Facchetti, che ben impressionò, venne schierato al posto di Vittorio Calvanipoiché quest’ultimo era alle prese con un fastidioso callo.[banner]
L’esordio in Serie A avvenne il 21 maggio del 1961, in un Roma-Inter conclusosi con la vittoria dei nerazzurri per 2-0.
Facchetti divenne uno dei cardini della cosiddetta Grande Inter che si aggiudicò la Coppa dei Campioni nel 1963-1964 e nel 1964-1965 e il campionato italiano nel 1962-1963, 1964-1965, 1965-1966 e 1970-1971. Con la squadra nerazzurra vinse anche due Coppe Intercontinentali ed una Coppa Italia. Con l’Inter in 634 partite realizzò 75 gol: fu nel 1965-1966 il primo difensore a segnare 10 reti nel campionato italiano. Verso la fine della carriera venne schierato anche come libero. Come giocatore si rivelò fondamentalmente corretto in campo: venne espulso solo una volta nell’arco di tutta la sua carriera, per proteste. Nel 1965 sfiorò il Pallone d’oro ad 8 punti dal vincitore, Eusébio.
Nazionale
In Nazionale Facchetti esordì, insieme a Vieri, il 27 marzo 1963 nell’incontro valido per la qualificazione all’Europeo del1964 disputato ad Istanbul contro la Turchia in cui l’Italia vinse per 1-0[5]; da allora disputò un totale di 94 partite con gli azzurri, record superato poi da Dino Zoff, Paolo Maldini, Fabio Cannavaro e Gianluigi Buffon. Vinse da capitano gli Europei del 1968 e arrivò secondo dopo la storica vittoria per 4-3 sulla Germania Ovest ai Mondiali di Messico 1970.Con Tarcisio Burgnich, Facchetti ha formato il duo difensivo più longevo nella storia della Nazionale di calcio: undici anni, dal 1963 al 1974, disputando insieme 58 partite di cui 45 come coppia di terzini, superando in questa particolare classifica binomi storici quali Rosetta-Calligaris, Foni-Rava e Ballarin-Maroso.
Dopo esser divenuto rappresentante all’estero per l’Inter, divenne vicepresidente dell’Atalanta, per poi tornare dai nerazzurri di Milano durante la presidenza di Massimo Moratti col il ruolo di Direttore Generale. Divenne vicepresidente dopo la morte di Giuseppe Prisco e, infine, presidente il 19 gennaio 2004, dopo le dimissioni di Massimo Moratti.
Da presidente dell’Inter ha vinto uno scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane.

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Personaggi : Trevigliesi di ieri

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Personaggi : Trevigliesi di ieri

Treviglio Amarcord  Penna Bianca Franci Monzio
PILLOLE di storia trevigliese —- a cui è intitolata una piazza, nato nel 1870, fu il primo deputato dichiaratamente cattolico ad entrare alla Camera dei Deputati dopo la decisione della Santa Sede di vincolare i cattolici all’astensione di esercitare il diritto di voto.

Laureato in Lettere, in Giurisprudenza, fondò con Filippo Meda “Il Corriere della Domenica”‘ fervido sostenitore della musica di Wagner, delle composizioni sacre di L.Pelosi, raccomandò la diffusione del canto corale nelle scuole.

Esercitò l’Avvocatura nel foro di Milano. consigliere comunale di Treviglio nel 1899, eletto deputato nel 1904, ottenendo la stima e considerazione degli avversari mostra ndo la sua profonda cultura e forte oratoria.

Morì a Caravaggio nel 1920 per un attacco cardiaco.

Agostino Cameroni

Agostino Cameroni

 Andrea Verga

Andrea Verga

Andrea Verga

Giulio SettiGiulio Setti (nato Treviglio , 3 ottobre 1869 – morto Torino , 2 ottobre 1938).

Treviglio : Il Maestro Giulio Setti ( di Francesco Chiari ) 

Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!