Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522, con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.
Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a a Lautrec.
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Commissario del distretto di Treviglio (1816 – 1859)

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Commissario del distretto di Treviglio (1816 – 1859)

Tratto da Lombardia Beni Culturali

Con la sovrana patente 7 aprile 1815 venne stabilita l’aggregazione della Lombardia con il Veneto e la formazione di un regno sotto la denominazione di regno lombardo-veneto. Nella patente erano contenute norme generali dedicate non solo all’organizzazione dell’amministrazione centrale dello stato, ma anche alla ripartizione territoriale ed amministrativa del regno, che veniva articolato in province, distretti e comuni. In ogni distretto era previsto un cancelliere del censo, il quale sotto la dipendenza della rispettiva regia delegazione avrebbe esercitato la “superiore ispezione sopra i comuni di seconda e terza classe, tutta l’ingerenza negli affari censuari e la sorveglianza generale sui comuni delle suddette classi per l’adempimento delle leggi politiche” (patente 7 aprile 1815).

L’ordinamento amministrativo del regno lombardo-veneto venne completato dalla patente 24 aprile 1815 (patente 24 aprile 1815 a), dalla notificazione 12 febbraio 1816 (ordinanza 12 febbraio 1816) e dalla successiva notificazione 12 aprile 1816 (notificazione 12 aprile 1816).

La definizione delle attribuzioni specifiche dei cancellieri del censo venne inserita nelle istruzioni del 12 aprile 1816 al capitolo VI (artt. 150-256) (notificazione 12 aprile 1816), e nelle successive istruzioni particolari impartite ai regi cancellieri del censo il 23 aprile 1816 (istruzioni 23 aprile 1816).

Già durante il periodo napoleonico la tendenza a un sempre maggiore accentramento delle funzioni amministrative aveva comportato un ampliamento delle prerogative del cancelliere, che, da ufficio preposto alla conservazione del catasto, era diventato un rappresentante del governo in sede locale, con funzioni di sorveglianza sulla corretta amministrazione delle finanze comunitative.

Nell’ufficio distrettuale del regno lombardo-veneto il cancelliere era coadiuvato da un aggiunto nominato dal governo, in grado di supplirlo nelle sue funzioni, e da un inserviente di nomina regia. Ai comuni compresi nel distretto era fatto obbligo di partecipare proporzionalmente alle spese di mantenimento dell’ufficio stesso.

Il nome dell’ufficio del cancelliere del censo, che era stato mantenuto inizialmente inalterato rispetto al periodo napoleonico, venne modificato nel 1819. La circolare 24 luglio 1819 n. 17327-1182 stabiliva la sostituzione della denominazione “cancelliere del censo” con quella di “commissario distrettuale”, con richiamo esplicito alla stessa circoscrizione amministrativa a esso soggetta. Tutte le norme relative all’attività dei cancellieri stabilite dalle istruzioni del 1816 erano da considerarsi valide senza alcuna modifica anche per il commissario distrettuale, le cui funzioni rimasero in vigore nelle province lombarde fino all’annessione al regno di Sardegna nel 1859 (circolare 24 luglio 1819).

Ai sensi delle istruzioni sul nuovo regolamento per l’amministrazione comunale (notificazione 12 aprile 1816) i cancellieri del censo erano “nel rispettivo distretto sotto gli ordini immediati della regia delegazione della provincia” (art. 150) e avevano il compito primario di dare “esecuzione a qualunque determinazione venisse loro comunicata, sia dal regio delegato sia dalla pubblica congregazione provinciale, in ogni ramo del pubblico servizio” (art. 151). I cancellieri dovevano provvedere a riferire “tutto ciò che nel loro distretto potesse interessare le viste del governo”, a vigilare affinché fossero “osservate le leggi e i regolamenti di pubblica amministrazione” e a esercitare “una superiore vigilanza per l’adempimento delle leggi politiche” (art. 152-154). Incombeva loro la “diramazione di leggi, regolamenti e notificazioni delle autorità superiori a tutti i comuni del loro distretto” e una volta seguita la pubblicazione dovevano “ritirare i corrispondenti attestati”, che erano in dovere “di custodire negli atti” (art. 156). I cancellieri avevano inoltre il delicato compito di sovrintendere e vigilare alla regolare tenuta dei registri d’estimo, compresi i trasporti d’estimo (artt. 160-189), alla formazione dei quinternetti di esazione delle imposte prediali e dei ruoli per il pagamento della tassa personale, che provvedevano poi a consegnare agli esattori comunali per la riscossione, sulla quale similmente vigilavano (artt.191-205). Il cancelliere partecipava ai lavori dei convocati o dei consigli “nella qualità di assistente del governo” (art. 206), non aveva però “alcun voto deliberativo” né doveva “immischiarsi nel determinare l’opinione dei votanti”, dovendo al contrario “soltanto vegliare al buon ordine, e far presenti le leggi ed i regolamenti, oltre a stendere il protocollo delle sedute” (art. 16). Nella corrente amministrazione costituiva il tramite tra i comuni e le superiori istanze politiche, esercitando funzioni di controllo politico-amministrativo praticamente su ogni aspetto della vita comunale, dalle aste per locazioni, vendite o appalti alle nomine di impiegati, medici e parroci, dal controllo sulle spese in sede di bilanci preventivi e conti consuntivi all’intervento nei contenziosi tra comuni del medesimo distretto o di distretti limitrofi (artt. 206-239). Il cancelliere era incaricato formalmente della mera assistenza tecnico-giuridica ed era carente di vero e proprio potere politico. Le ampie competenze assegnategli nella conservazione del censo, nella riscossione dell’imposta prediale, nella leva e nella stessa amministrazione dei comuni facevano tuttavia del commissario una figura di primo piano nella amministrazione periferica del regno lombardo-veneto (Rotelli 1974). Dal momento che i cancellieri partecipavano in modo così incisivo alla vita dei comuni, non stupisce il fatto che essi esercitassero anche il controllo sugli archivi di queste istituzioni: “l’ufficio e l’archivio dei comuni immediatamente assistiti dal cancelliere” (quelli cioè privi di segretario e di ufficio proprio) erano tenuti “presso il cancelliere medesimo”, “ad eccezione delle leggi, dei regolamenti e delle altre notificazioni a stampa” conservate dall’agente “ad uso e per direzione degli abitanti dopo la seguita pubblicazione”. Formalità precise per la tenuta dell’archivio del commissario erano altresì indicate nelle istruzioni del 12 aprile 1816 (artt. 240-256). Ulteriori e interessanti precisazioni riguardanti soprattutto le modalità di insediamento del cancelliere e l’impianto dell’ufficio della cancelleria e dell’archivio distrettuale furono emanate con le “istruzioni particolari ai regi cancellieri del censo per l’esecuzione degli articoli 241 e 252 del regolamento generale”, emanate con circolare 23 aprile 1816 n. 20526-2394 (Sandonà 1912; Rotelli 1974; Meriggi 1987).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Saverio Almini ]

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Il Comune di Treviglio

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Il Comune di Treviglio

tratto da Lombardia Beni Culturali

La prima notizia dell’esistenza di Treviglio, istituzione comunale è dell 1224 (1). Sicuramente risale ai secoli precedenti una forma di organizzazione precomunale a livello associativo o vicinale (2). Nel corso del secolo XIII la struttura comunale si organizza e si consolida e sono documentate la presenza di un consiglio generale (arengo) di un consiglio di credenza, di quattro consoli e alcuni procuratori (3).
Nel 1279 il comune ottenne dai Della Torre di Milano, dei quali la città era alleata, il titolo di “borgo” e il diritto ad un mercato settimanale (4).
In seguito Treviglio riesce a staccarsi momentaneamente dall’autorità di Milano, ottenendo da Enrico VII la dipendenza diretta dalla Camera, il “mero e misto imperio”, la libertà di commercio e la facoltà di derivare un canale dal fiume Brembo privilegi che vennero puntualmente riconfermati dai successivi imperatori (5).

 

Nel 1332 Treviglio si diede ai Visconti (6) entrando da quel momento nell’orbita milanese. I Visconti confermarono nel 1344 il mero e misto imperio e, nel 1392, nuovi statuti (7). Dopo questa data la storia di Treviglio rimase legata a quella di Milano. Dalla fonte statutaria è possibile avere informazioni circa la complessa organizzazione istituzionale del comune.

Il podestà durava in carica sei mesi e aveva le funzioni di giudice supremo (la misura delle sanzioni e delle pene era lasciata al suo arbitrio) doveva essere giurisperito o, se militare, assistito da un esperto in legge. Alla fine del suo mandato doveva risiedere per altri otto giorni per rendere conto del suo operato a due sindacatori.

Accanto al podestà erano quattro consoli (uno per porta) che restavano in carica sei mesi e che di fatto svolgevano tutte le incombenze di carattere amministrativo (“mero e misto imperio”) con il compito principale di eseguire ogni cinque anni la revisione dell’estimo.
Due procuratori, eletti anch’essi ogni sei mesi, coadiuvavano i consoli e verificavano e vigilavano il regolare aggiornamento dei libri dei canepari, dei libri delle condanne emesse dal podestà e dai consoli (dando esecuzione alle condanne), e di quelli relativi ai diritti sulle acque del Brembo.
Alla base dell’articolata struttura amministrativa del comune di Treviglio stava il consiglio generale composto da sessanta consiglieri che eleggeva la maggior parte degli ufficiali comunali con votazione segreta.

Nell’ambito del consiglio si procedeva all’elezione delle seguenti cariche: quattro consoli; notai, che registravano tutte le condanne emesse dal podestà e dai consoli e le entrate e le uscite dei canepari; il notaio- cancelliere; quattro canepari, che effettuavano le spese autorizzate dai consoli o dalla maggior parte del consiglio; quattro canepari ed i quattro notai del sale; quattro portinai del castro vecchio, responsabili della custodia e vendita del grano comunale; i due pesatori, che controllavano la vendita al minuto di vino e pane secondo pesi e misure stabiliti; quattro portinai delle porte, che assegnavano i turni di guardia in base a liste comprendenti tutti i maschi dai 15 ai 70 anni; cento campari con funzioni di polizia e salvaguardia dell’ordine interno ed infine quattro o otto anziani delle acque, che sovrintendevano al regolare sfruttamento del sistema idrico, aprendo e chiudendo le chiuse e concedendo le licenze di irrigazione.

A loro volta i quattro consoli eleggevano i sessanta consiglieri scegliendoli tra gli uomini più idonei; i dodici banditori; i quattro estimatori; i due anziani del drappo; i quattro ufficiali agli accessi; i quattro deputati alle spese e due procuratori, che designavano a loro volta, ogni sei mesi, il consiglio dei dodici sapienti, il quale proponeva e dava valore di legge alle deliberazioni del consiglio dei sessanta di cui faceva parte.(8)
Le lacune dell’archivio non permettono di mettere a fuoco con precisione l’evoluzione della fisionomia amministrativa del comune e dall’analisi dei Libri delle ordinazioni del consiglio ordinario parrebbe che la dominazione spagnola e la prima età asburgica non abbiano apportato modifiche sostanziali all’ordinamento amministrativo. Il consiglio cambiò denominazione e numero dei componenti (arrivando a 32 membri), si riuniva irregolarmente ad intervalli variabili da una settimana a tre mesi alla presenza del pretore (in carica per almeno otto anni), che ereditava sostanzialmente le funzioni del podestà, di un suo luogotenente o propretore e dei quattro consoli e deputati. Il consiglio eleggeva inoltre, ogni sei mesi, quattro consoli; il vicario ed il notaio delle condanne; i due giudici delle vettovaglie; il consiglio dei dodici sapienti, poi denominato consiglio della provvisione e composto di sedici membri tra cui i quattro consoli in carica, e i quattro scaduti e altri otto consoli nominati “ad vocem”. A sua volta tale organo collegiale nominava ogni anno i 32 consiglieri; i quattro deputati della scuola della Beata Vergine Assunta; i quattro presidenti dell’ospedale degli Infermi e i quattro fabbricieri della fabbrica della chiesa di S. Martino e, infine, provvedeva ogni due anni alla nomina dei dodici deputati alle spese. La contabilità era affidata ad un ragionato. Gli ufficiali venivano eletti a dicembre per l’anno seguente (9).
Venivano inoltre stipendiati dalla comunità altre figure non rientranti nel novero dei funzionari ed ufficiali, cioè il medico, il chirurgo, l’organista, il campanaro, il cappellano, il sacrestano, il sepoltore, il padre predicatore per il periodo di quaresima, il “postaro” del sale e il pedone, come emerge dall’analisi del “Registro dei Mandati spediti dal Cancelliere della Comunità di Treviglio (…) verso il Tesoriere della Comunità” (10). L’esistenza del consiglio ordinario ha fine con la riforma del governo e della amministrazione delle comunità dello stato di Milano del 1755, che istituiva nuovi organi e nuove figure istituzionali. (11)
Treviglio tuttavia ottenne, nel 1758, che le sue istituzioni comunali venissero riordinate con alcune modifiche alle legge generale mantenendo alcune condizioni particolari che il comune ancora conservava grazie al suo status di terra separata (o “provincia”, come è definita nelle modifiche) goduto da secoli. (12).
Il convocato dei possessori estimati fu composto dai soli “seicentisti”, cioé dai possessori che avevano almeno 600 scudi d’estimo “in testa loro”, con “voce attiva e passiva”, il cui elenco, detto “catalogo”, doveva essere compilato dai deputati dell’estimo. Il convocato si radunava ordinariamente due volte all’anno, a gennaio e a novembre, per il rendimento dei conti e per l’elezione degli ufficiali e dei nuovi deputati dell’estimo, anziché tre volte come previsto dalla legge generale (per gli affari straordinari doveva radunarsi semplicemente quando fosse necessario). Vennero costituiti altri due organi collegiali subalterni per l’ordinaria amministrazione: il primo, denominato reggenza, corrispondente al vecchio consiglio di provvisione anche nel numero dei membri, presiedeva all’elezione del giudice delle vettovaglie, di quello delle condanne dei danni dati in campagna, di quello delle strade, e all’esercizio del tribunale di provvisione, alla nomina dei deputati dell’ospedale e degli altri luoghi pii, dei deputati di carità e dei protettori dei carcerati, e di altri dipendenti comunali, la cui designazione spettava già al consiglio ordinario. Esistevano anche i convocati della reggenza, che potevano riunirsi anche in assenza del pretore, a differenza dei convocati generali. Il secondo collegio era rappresentato dalla deputazione dell’estimo, che era il vero organo esecutivo preposto all’amministrazione del comune. La deputazione veniva eletta dal convocato generale a voti segreti ed era formata da tre deputati dell’estimo e dai deputati del mercimonio e del personale. Di questi il primo deputato dell’estimo si sceglieva a votazione tra i primi tre estimati del comune, mentre gli altri due deputati venivano scelti mediante due successive votazioni a ballottaggio, tra i componenti del corpo di reggenza, in deroga alla legge generale. I deputati del mercimonio e del personale non avevano, come d’obbligo, voto deliberativo, né alcuna delle prerogative competenti agli altri estimati del convocato generale. La deputazione dell’estimo doveva occuparsi della erogazione di denaro pubblico, proporre al convocato le persone da scegliere come procuratori e avvocati nelle liti (prerogativa che derivava dall’essere terra separata) e come oratori del comune a Milano; infine doveva occuparsi dei rendiconti di fine anno di tesoriere, esattore e sindaco. Quest’ultimo ufficiale, la cui elezione spettava ai deputati, poteva essere il sostituto di questi e doveva anche ricevere tutti gli ordini diretti alla comunità dalla giunta del censimento mediante il cancelliere e darne gli avvisi e rappresentare la comunità nei contratti comunali, sempre in accordo e con mandato dei deputati dell’estimo. Infine, doveva conservare presso di sé parte delle scritture comunali, a lui consegnate dal cancelliere per le sue occorrenze, e tenere un regolare carteggio con il cancelliere stesso.
Con la riforma del 1786 il comune di Treviglio venne assegnato alla Delegazione XXV della Gera d’Adda Superiore (13) che faceva parte della Provincia di Lodi. La nuova distrettuazione del 1791 (14) riportò Treviglio nell’ambito della Provincia di Milano nel Distretto XVI.
Con l’avvento della prima Repubblica Cisalpina Treviglio fu capoluogo del distretto XIV del Dipartimento dell’Adda nel marzo 1798 (15) e successivamente del Distretto XVII della Roggia Nuova nel settembre successivo (16). La prima riorganizzazione organica delle amministrazioni era stata definita nella costituzione della Repubblica Cisalpina (17). L’articolazione e le funzioni delle amministrazioni vennero ulteriormente definite dalla successiva legge sull’organizzazione delle municipalità (18).
Nei comuni con popolazione compresa tra tremila e centomila abitanti come Treviglio vi era una sola amministrazione municipale, costituita da un diverso numero di “uffiziali municipali” a seconda della popolazione. Con la proclamazione della nuova costituzione della Repubblica Cisalpina (19), i comuni con meno di diecimila abitanti ebbero “un officiale municipale ed uno o due o tre aggiunti”. L’unione degli ufficiali municipali dei comuni del medesimo distretto formava “la municipalità del distretto”, per ognuna delle quali viene scelto “un presidente della municipalità .
I membri delle amministrazioni municipali duravano in carica due anni ed erano “rinnovati ogni anno per metà o per la parte più approssimante alla metà ed alternativamente per la frazione più grande e per la frazione più piccola” e potevano essere rieletti solo per due mandati consecutivi. In caso di decadenza di un amministratore per “morte, dimissione, destituzione o altrimenti” il direttorio nominava nuovi amministratori, che rimanevano in carica sino alle successive elezioni. L’impianto organizzativo e funzionale delle amministrazioni locali delineato nella costituzione dell’anno VI venne ulteriormente precisato e definito nella “legge sull’organizzazione e sulle funzioni de’ corpi amministrativi” (20).
Nella legge erano indicate le modalità e la frequenza delle convocazioni delle amministrazioni municipali. Le municipalità dei comuni con popolazione superiore a diecimila abitanti si dovevano riunire almeno una volta ogni tre giorni. Le amministrazioni municipali di ogni distretto si convocavano in assemblea almeno tre volte al mese, su indicazione dell’amministrazione dipartimentale, con la possibilità di “riunirsi anche straordinariamente”, quando fosse giudicato “necessario al servigio”. Veniva stabilito infine che tutte le determinazioni prese dalle amministrazioni municipali dovessero essere “scritte sopra un registro particolare”, nel quale i componenti dell’amministrazione presenti alle sedute dovevano apporre le proprie sottoscrizioni. Venivano in seguito descritte le funzioni “proprie” della municipalità e le altre “loro delegate dall’amministrazione dipartimentale”. Fra le funzioni proprie erano contemplate l’organizzazione della polizia e della guardia nazionale, la manutenzione dei ponti e delle strade comunali, l’illuminazione delle strade, il regolamento e il pagamento delle spese municipali, la nomina del ricevitore municipale e degli altri salariati, le fazioni militari, gli alloggi, le vettovaglie e la sanità. Fra le funzioni delegate vi erano invece il riparto e il ricevimento delle contribuzioni dirette, la vigilanza sull’istruzione pubblica, sugli stabilimenti ecclesiastici, sui lavori pubblici del rispettivo circondario, sugli ospizi, ospedali e prigioni, sull’approvvigionamento delle sussistenze e in generale su tutti gli oggetti sui quali le amministrazioni dipartimentali richiamavano la loro attenzione.
Nel maggio 1801 il comune di Treviglio fu capoluogo del Distretto III (21), successivamente durante il periodo della Repubblica Italiana fu capoluogo del distretto X della Roggia Nuova nel giugno 1804 (22) e in seguito del cantone I del distretto II omonimo (23).
In seguito Treviglio fu capoluogo del cantone I omonimo del distretto II di Treviglio e sede di viceprefettura, dal gennaio 1810 aggregò i comuni di Calvenzano e Casirate (24).
Nel periodo della Repubblica Italiana la nuova organizzazione dei comuni venne definita dalla legge sull’organizzazione delle autorità amministrative (25). Il titolo I, riguardante l’organizzazione generale dello stato, stabiliva che in ogni comune vi era una municipalità e un consiglio comunale, il titoli VI e VII definivano la struttura dell’amministrazione comunale.
La legge del 1802 introduceva un’organica suddivisione dei comuni in tre classi definite in base alla consistenza della popolazione residente, stabilendo per i comuni di prima classe un numero di abitanti superiore a diecimila unità, per i comuni di seconda classe un numero di abitanti compreso fra diecimila e tremila unità, per i comuni di terza classe un numero di abitanti inferiore a tremila unità. L’appartenenza alle varie classi determinava diverse modalità nella composizione delle municipalità e dei consigli comunali e criteri differenti di eleggibilità dei loro componenti.
La legge stabiliva che il consiglio comunale nei comuni di prima e seconda classe si componeva rispettivamente di quaranta o trenta cittadini, metà dei quali tra i possidenti. I membri del consiglio si rinnovavano parzialmente di anno in anno entro un quinquennio, ed erano nominati dal consiglio generale del dipartimento sopra una lista tripla presentata dallo stesso consiglio comunale.
Il consiglio comunale, organo deliberativo del comune, veniva convocato in via ordinaria due volte all’anno (in gennaio o febbraio e in settembre o ottobre) e straordinariamente a qualunque istanza del prefetto, del viceprefetto o del cancelliere distrettuale. Nella prima seduta il consiglio esaminava il rendiconto presentato dalla municipalità relativo all’esercizio finanziario precedente, mentre nella seconda concorreva alla formazione dei consigli distrettuali, nominava i componenti della municipalità, determinava le spese e l’ammontare delle imposte comunali per l’anno in corso. I consigli comunali deliberavano collegialmente a scrutinio segreto e si tenevano sempre in luogo pubblico, alla presenza, oltre che delle rispettive municipalità, di un membro della prefettura o viceprefettura nei comuni di prima e seconda classe, e del cancelliere distrettuale, che ne registrava gli atti, nei comuni di terza classe. Il consiglio comunale eleggeva i componenti della municipalità in un numero variabile a seconda della classe (da sette a nove nei comuni di prima classe, da cinque a sette nei comuni di seconda classe, di tre nei comuni di terza classe. Gli amministratori municipali nei comuni di prima e seconda classe erano proposti a scrutinio segreto ed erano maggioranza assoluta.
Le municipalità esercitavano funzioni esecutive e si convocano a seconda delle necessità e su domanda del cancelliere distrettuale, del prefetto o viceprefetto, dal quale dipendevano immediatamente.
Il passaggio dalla Repubblica italiana al Regno d’Italia implicò una trasformazione degli ordinamenti locali. Il decreto 8 giugno 1805 (26) riaffermava alcune prerogative delle amministrazioni municipali e dei loro organi previste dalla precedente normativa, ma al contempo ne introduceva altre, che accentuavano il carattere accentrato del sistema amministrativo. Venne confermata la suddivisione di comuni in classi. I consigli comunali di comuni di prima e seconda classe erano di nomina reale. In questi consigli le riunioni si dovevano tenere sempre alla presenza del prefetto, del viceprefetto o di un loro delegato. Convocati sempre in luogo pubblico con almeno quindici giorni di preavviso dalle municipalità nei comuni, i consigli comunali si riunivano in via ordinaria due volte all’anno (in gennaio o febbraio e in settembre o ottobre) e in via straordinaria “a qualunque invito del prefetto e del viceprefetto”. I consigli deliberavano collegialmente a scrutinio segreto. Nella prima seduta esaminavano il rendiconto dell’esercizio finanziario precedente, mentre nella seconda nominavano o eleggevano i componenti della municipalità in scadenza, determinavano le spese e l’ammontare delle imposte comunali per l’anno successivo e nominavano i revisori dei conti per l’anno precedente.
Le municipalità era composta da un podestà e rispettivamente da sei o quattro savi: questo collegio eseguiva tutte le funzioni amministrative e rappresentative del comune: predisponeva il conto consuntivo dell’anno antecedente e il conto preventivo per l’anno successivo, proponeva ai consigli comunali deliberazioni su materie di particolare interesse per la comunità ed eseguiva le determinazioni degli stessi consigli approvate dai prefetti o vice-prefetti.
Il podestà veniva nominato dal re da una terna di nomi proposti dal consiglio comunale, durava in carica tre anni. I savi, proposti ed eletti dai consigli comunali a scrutinio segreto a maggioranza assoluta di voti fra i cento maggiori estimati nei comuni di prima classe e fra i cinquanta in quelli della seconda, si mutavano parzialmente ogni anno, in modo che entro un triennio fossero interamente rinnovati. Il sindaco, di nomina prefettizia, durava in carica un anno. Gli anziani, nominati fra i venticinque più ricchi o notabili del comune ed eletti dal consiglio a maggioranza assoluta, si rinnovavano ogni anno. La sovrana patente 7 aprile 1815, atto costitutivo del Regno Lombardo-Veneto, stabilì che l’organizzazione amministrativa dei comuni dovesse rimanere per il momento conservata nelle allora forme vigenti, mantenendo la suddivisione in tre classi dell’ordinamento napoleonico. Con l’attivazione dei comuni della provincia di Bergamo, in base al compartimento territoriale del Regno Lombardo-veneto, il comune di Treviglio venne collocato come comune capoluogo, con 7109 abitanti, nel distretto X (27). Per una nuova regolamentazione degli enti locali bisognò attendere la notificazione 12 febbraio 1816 perfezionata e resa pienamente operativa dalle “istruzioni per l’attivazione del nuovo metodo d’amministrazione comunale colle attribuzioni delle rispettive autorità” contenute nella successiva notificazione 12 aprile 1816, in cui veniva fornito un quadro articolato dell’organizzazione e del funzionamento degli organi preposti all’amministrazione dei comuni.
L’insieme di queste disposizioni si applicavano indistintamente a tutti i comuni del Regno Lombardo-Veneto (28). In base al regolamento del 1816 in Lombardia si avevano dunque il consiglio e la congregazione municipale nelle tredici città regie (Crema, Casalmaggiore, Monza, Varese, oltre ai nove capoluoghi di provincia), il convocato e la deputazione nella maggior parte dei comuni, e il consiglio e la deputazione solo in quelli elencati nella tabella annessa al regolamento stesso.
Treviglio secondo tali istruzioni era dotata di un consiglio comunale e di una deputazione.
Il consiglio comunale era formato da trenta membri. Almeno due terzi dei componenti del consiglio dovevano essere possidenti scelti tra i primi cento estimati. I consiglieri, dopo la prima nomina fatta dai rispettivi governi, venivano sostituiti ogni triennio in quote uguali, secondo l’anzianità di nomina “sopra duple dei consigli da parte delle congregazioni provinciali”. I consigli erano radunati di norma due volte l’anno e ogni qual volta ritenuto necessario: nella prima sessione (in gennaio o in febbraio) si esaminavano i conti dell’anno precedente e veniva approvato il bilancio consuntivo, nella seconda (in settembre o in ottobre) si approntavano i bilanci di previsione, si nominavano i revisori dei conti e si eleggevano i nuovi membri delle congregazioni municipali e delle deputazioni. Rigide norme regolavano convocazione e svolgimento delle sedute, cui partecipavano, con funzioni di controllo in rappresentanza del governo e senza diritto di voto, il regio delegato nelle città regie o capoluoghi di provincia, oppure il cancelliere del censo o un suo sostituto negli altri comuni.
La deputazione comunale in quanto “autorità pubblica permanente” aveva il compito di dare esecuzione alle deliberazioni del consiglio, gestire l’amministrazione ordinaria del patrimonio del comune e vigilare per l’osservanza delle leggi e degli ordini del governo. La Deputazione aveva un ufficio proprio ed era assistita da un segretario (29). Dei deputati previsti per i comuni, colui che aveva riportato il maggior numero di voti tra i tre primi estimati era eletto primo deputato, gli altri erano scelti tra i possessori. Oltre alla partecipazione a quasi tutti gli atti ufficiali del comune ai deputati spettava il compito di liquidare i conti con l’esattore e con l’agente municipale prima dell’ingresso in un nuovo esercizio finanziario. Competeva inoltre predisporre “il conto preventivo delle entrate e spese per l’anno successivo da proporsi al consiglio o convocato”. Gli ordini di pagamento dovevano essere sottoscritti da almeno due deputati unitamente al cancelliere.Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Treviglio-Stemma-320x361.jpg
Per quanto riguarda il personale burocratico previsto per i comuni, in quelli aventi un consiglio la deputazione era assistita da un segretario ed eventualmente da altri impiegati, secondo il ruolo approvato dal governo. Nel comune vi era inoltre un cursore sottoposto all’agente per il disbrigo degli ordini di tutti i superiori. Altri “stipendiati” potevano essere nominati da consiglio o convocato, con approvazione del governo, mentre risultava obbligatoria l’elezione di due revisori dei conti di durata annuale.
Il comune di Treviglio in successive riforme della distrettuazione fu confermato nel medesimo distretto in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (30). Nel 1853 fu inserito nel distretto XI (31); a quella data era comune con consiglio comunale, con ufficio proprio, di 9692 abitanti.
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Treviglio con 10.326 abitanti, retto da un consiglio di trenta membri e da una giunta di quattro membri, fu incluso nel mandamento I di Treviglio, circondario II di Treviglio, provincia di Bergamo.
In seguito all’annessione della Lombardia al Regno Sabaudo, viene emanata la legge 23 ottobre 1859 (legge Rattazzi) che estende alle province lombarde gli ordinamenti locali di comuni e province vigenti nello stato sabaudo (legge 23 ottobre 1859). La legge si apre col Titolo I: Divisione del Territorio del Regno e Autorità governative in cui si dispone la divisione del Regno in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni.
Al Titolo II (Dell’Amministrazione comunale), il Capo I stabilisce che ogni comune ha un consiglio comunale ed una giunta comunale, che può avere un segretario e un ufficio comunale, e che più comuni possono valersi di uno stesso segretario ed avere un solo archivio (art. 11) (32). La Giunta municipale risulta formata dal Sindaco, da otto Assessori e da quattro Supplenti nei Comuni con popolazione superiore ai 60 mila abitanti; dal Sindaco e da un numero di Assessori variabile in rapporto alla popolazione: sei nei Comuni aventi più di 30 mila abitanti, quattro in quelli con più di 3 mila abitanti e due negli altri Comuni; in tutti i suddetti casi il numero dei Supplenti rimane fissato a 2 (art. 13).
Il capo II (Delle Elezioni) disciplina il sistema elettorale fissando diritti e limiti dell’elettorato attivo per l’elezione dei consiglieri comunali, costituito dagli abitanti che pagano nel comune contribuzioni dirette di entità determinate in base al numero di abitanti (art. 14) e da cui sono esclusi: analfabeti, donne, interdetti e soggetti condannati a pene correzionali (art. 23).
Il Capo III (Dei Consigli comunali), definisce le competenze di tali organi per cui sono fissate due sessioni ordinarie annue una primaverile e una autunnale (art. 74); le competenze includono la sorveglianza e il controllo contabile sugli stabilimenti di carità e beneficenza, sull’attività e sul bilancio di tutte le istituzioni fatte a beneficio della generalità degli abitanti e sulle fabbricerie (artt. 79, 80); l’elezione dei membri della Giunta municipale, l’esame e approvazione del bilancio attivo e passivo del comune per l’anno precedente e deliberazione di quello per l’anno successivo; la nomina dei revisori dei conti; la revisione delle liste elettorali (artt. 81, 82). Nelle sedute il consiglio delibera sul numero e sullo stipendio degli impiegati comunali, che includono anche il personale scolastico, sanitario, ecclesiastico, di vigilanza operante nel comune; delibera sui contratti, sull’uso e destinazione dei beni comunali, sull’appalto per le opere pubbliche e su altre materie non direttamente soggette alla competenza della Giunta municipale (art. 84). Viene data pubblicità alle sedute del Consiglio comunale (art. 85) e viene stabilita la pubblicazione delle deliberazioni all’Albo Pretorio (art. 87).
Nel Capo IV (Della Giunta) municipale vengono fissate funzioni, competenze e modalità di delibera della Giunta municipale; l’organo viene eletto, per la durata di un anno, a maggioranza assoluta dal Consiglio comunale fra i propri membri con funzioni esecutive delle deliberazioni del Consiglio stesso e di rappresentanza nei periodi che intercorrono tra le sue sessioni (artt. 88, 89).
Esse includono la nomina del personale del comune, l’assistenza agli incanti, la formazione del progetto dei bilanci, la preparazione di regolamenti, la vigilanza sull’ornato e sulla polizia locale, l’esecuzione delle operazioni censuarie, il rilascio degli atti anagrafici, il controllo sulle operazioni di leva, l’esecuzione degli atti conservatori dei diritti del comune (art. 90).
Nel Capo V (Del Sindaco) vengono stabilite le modalità di nomina e le funzioni del sindaco, che in base alla legge 23 ottobre 1859 riveste la doppia funzione di ufficiale del governo nominato direttamente dal Re e di capo dell’amministrazione comunale (artt. 94-95). Il Sindaco dura un carica tre anni, e può essere confermato se conserva la qualità di Consigliere (art. 95). In quanto capo dell’amministrazione comunale il sindaco presiede il consiglio comunale, convoca e presiede la Giunta comunale, distribuisce gli affari tra i suoi membri, rappresenta il Comune nelle sedi giudiziarie. Come ufficiale del governo è incaricato della pubblicazione dei leggi e ordini governativi, di tenere i registri dello stato civile di riferire all’intendente, ufficiale governativo preposto alla provincia poi surrogato dal prefetto, sulla concessione di licenze per esercizi e stabilimenti pubblici, di riferire alle autorità governative sull’ordine pubblico (art. 100). In comuni divisi in frazioni e borgate il sindaco può delegare le funzioni di ufficiale governative ad un membro del consiglio o ad altro elettore residente (art. 102).
Nel Capo VI (Dell’amministrazione e contabilità comunale) vengono prescritti vari obblighi in materia per i Comuni fra cui vengono indicati: la tenuta di inventari aggiornati da trasmettere in copia agli Intendenti di beni mobili e immobili, di titoli atti e scritture riferibili al patrimonio comunale (art. 106), l’affitto dei beni comunali e l’alienazione dei beni incolti (artt. 107, 108), l’esecuzione delle spese prescritte come obbligatorie; l’elenco delle voci di spesa (art. 112) include: l’ufficio ed archivio comunale, gli stipendi degli impiegati comunali, la riscossione delle entrate comunali e delle imposte dovute al Comune, la conservazione del patrimonio comunale, il pagamento dei debiti esigibili da terzi, la manutenzione delle strade comunali e delle vie interne, il culto e i cimiteri, l’istruzione elementare, la polizia urbana, gli uffici elettorali, l’abbonamento agli atti di governo.
In caso di insufficienza delle rendite ordinarie viene inoltre data ai comuni facoltà di imporre dazi per gestione di esercizi di attività produttive o commerciali, appaltare privative per attività di misura e pesatura pubblica di merci o per attività commerciali nell’ambito di fiere e mercati, imporre tasse per l’uso di spazi pubblici, riscuotere sovrimposte sulle contribuzioni dirette, imporre tasse sugli animali presenti nel territorio del comune (art. 113). L’esazione delle rendite e il pagamento delle spese compete all’Esattore delle contribuzioni dirette ove manchi il tesoriere del comune. La nomina di un Tesoriere particolare è prevista solo per i comuni le cui spese obbligatorie raggiungano un ammontare stabilito dalla legge stessa (art. 115).
Il Capo VII, (Dell’ingerenza governativa nell’amministrazione comunale e delle deliberazioni dei comuni soggette ad approvazione) prevede l’esame della regolarità formale delle deliberazioni e dei bilanci da parte dell’Intendente poi prefetto. I regolamenti dei dazi, delle imposte, quelli di ornato, e di polizia locale sono soggetti alla preventiva approvazione regia previo parere del consiglio di Stato (art. 132). Devono essere approvate dalla deputazione provinciale le deliberazioni comunali inerenti alle seguenti materie: acquisto o alienazione di immobili, titoli di debito pubblico e azioni industriali; costituzioni di servitù; delimitazioni di beni e territori; spese vincolanti i bilanci per più di tre esercizi; azioni legali e liti giudiziali; regolamenti d’uso dei beni comunali e di altre istituzioni comunali.
La legge sabauda 23 ottobre 1859 rimane in vigore per alcuni anni anche dopo la costituzione del Regno d’Italia nel 1861 in cui vengono a trovarsi incluse le province lombarde con l’esclusione di Mantova, aggregata solo dopo il 1866.
Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 11.163 abitanti (Censimento 1861).
In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel periodo dal 1867 al 1897 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia.
La prima legge organica sugli ordinamenti dell’amministrazione comunale e provinciale emanata in epoca post-unitaria nel 1865 apporta poche modifiche alla precedente legge del 23 ottobre 1859.
Le novità più significative riguardano i mutamenti delle circoscrizioni comunali, la distribuzione delle competenze tra gli organi, l’elencazione delle spese considerate obbligatorie che recepisce la legislazione emanata dopo il 1859 concernente gli oneri per i servizi a carico di comuni e province. Per il resto i 235 articoli della legge 1865 – escluse le norme transitorie – sono una sostanziale ripetizione dei 222 articoli della legge del 1859 (33).
Sotto le categorie sopra indicate Segretari comunali devono indicare sommariamente l’epoca ed il modo in cui venne data evasione ai diversi lavori prescritti da leggi o da regolamenti generali”.
La legge 30 dicembre 1888, n. 5865 apporta notevoli modifiche alla precedente legislazione, e si può dire che, insieme con quella del 1848, costituisca tuttora l’ossatura dell’attuale ordinamento comunale (legge 30 dicembre 1888). (34)
La legge 29 luglio 1896, n. 346 (Di Rudini) dispone l’elezione dei Sindaci da parte di tutti i consigli comunali confermando la durata triennale della carica del Sindaco. (35)

Note
(1) Se ne ha notizia dalla lettura di un gruppo di unitici pergamene concernenti una complessa operazione finanziaria con cui il comune di Treviglio salda il debito contratto con il monastero di San Simpliciano di Milano (vedi. I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia di Treviglio”, Bergamo, 1965, p. 145 e nota 2). In questa operazione il comune di Treviglio si libera dal rapporto di soggezione feudale stretto con il monastero, come testimoniato dal privilegio di Enrico IV del 1081 avevano volontariamente stabilito (vedi unità 20, n. 1: Enrico IV concede al monstero dei SS. Protasio e Gervasio o di Sempliciano Milanese e per lui l’abbate che gli uomini di Treviglio i quali si posero sotto la potestà del monastero siano immuni da ogni gravezza eccettuato il fodro reale e vi rimangano in perpetuo. Milano, 1081 aprile 14, regesto di Giuseppe Barelli in Documenti dell’archivio comunale di Treviglio. Diplomi, lettere, ricevute di imperatori, cancellieri e vicari imperiali (1081-1339), in Archivio storico italiano, n. 3, 1902, Firenze, Tipografia Galileiana, 1902.).
Il primo documento che riguarda l’abitato di Treviglio è un contratto di permuta del 964. L’atto è pubblicato in Codex Diplomaticus Langobardiae, in Historiae patriae monumenta, Tomus XIII, E Regio Typographeo, Torino 1873, cc. 1192-1194; I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia di Treviglio”, Bergamo, 1965,; I. Santagiuliana, T. Santagiuliana e P. Perego, Storia di Treviglio, Calvenzano, 1987; Le pergamene degli archivi di Bergamo, a cura di Mariarosa Cortesi, Bergamo 1988.
(2) Unità 46 e 47; cfr. anche I. e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., p. 146 e nota 4. L’unione delle tre vicinie antiche di porta Zeduro, porta Filagno e porta Torre, si deduce dall’operato dei consoli di porta Zeduro e l’anziano di porta Filagno che acquistano a nome delle due vicinanze alcune pertiche di terreno. Vedi anche Santagiuliana Tullio, Gennaro Erminio, Statuta Communis Castri Trivilii, a cura del Centro Studi Storici della Geradadda, Calvenzano, 1984.
Per il periodo concernente i secc. XII-XV risulta molto importante il contributo di Marco Casetta Radici altomedievali e statuti della terra separata di Treviglio, Bergamo, 2008.
(3) Una serie dei documenti conservati nell’Archivio Gonzaga di Mantova indica, alla data 1259, una struttura dell’organizzazione comunale articolata nel modo descritto. Si tratta di alcuni documenti relativi all’affitto di terreni con annessi diritti feudali, posseduti da Buoso da Dovera nel territorio di Treviglio. Cfr. I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., p. 152 e nota 21.
(4) Unità 20, n. 31.
(5) Unità 20, n. 5, e unità 1 negli ultimi 16 cm della pergamena (vedi G. Barelli, Documenti). Esistono copie ottocentesche aggregate nell’unità 1862.
(6) Vedi I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., pp. 173 e seguenti. Nel 1344 e nel 1345 Luchino Visconti confermerà al comune il privilegio di “mero e misto imperio” e di poter definire in loco le sue cause (vedi unità 20, nn. 22 e 24.
(7) Vedi unità 42-44. Vedi anche scheda Soggetto produttore in Inventario 1185-1865 redatto nell’ambito del progetto Archidata a cura di Stefania Danda, Anna Paola Montanari, Laura Panarella, Anna Maria Rapetti: fonte primaria di queste informazioni ora consultabili sul sito di Lombardia Storica all’URL http://plain.lombardiastorica.it/comparch.php?idcomparch=MIBA0005A5&num_page=1&lettera=A è l’edizione degli Statuti di cui alla nota (2) Santagiuliana Tullio, Gennaro Erminio, Statuta Communis Castri Trivilii, a cura del Centro Studi Storici della Geradadda, Calvenzano, 1984.
(8) Un recente studio curato Luca Sant’Ambrogio, Il borgo di Treviglio nel secondo Quattrocento: istituzioni e società, tesi di dottorato, XVII ciclo, Università degli studi di Milano ha avuto come oggetto la vita del comune dall’anno 1453, quando Treviglio si sottomise con dei capitoli di dedizione a Francesco Sforza duca di Milano, all’anno 1499, ossia l’anno della caduta della dinastia sforzesca e il successivo passaggio alla dominazione veneta (che vi rimase salda fino all’anno 1509) Sant’Ambrogio basandosi fonti notarili e sulla frequente corrispondenza fra centro cittadino e periferia ha meglio messo a fuoco l’assetto amministrativo del borgo (il podestà di nomina milanese e il complesso sistema comunale locale, l’evoluzione delle istituzioni religiose). L’utilizzo di tali fonti (documentazione, si presume per lo più raccolta, conservata presso l’Archivio di Stato di Milano) ha inoltre consentito di descrivere le pratiche sociali del comune attraverso l’analisi di doti, testamenti, tutele di minori, e le attività produttive che nel comune si svolgevano. L’autore delinea la forte unione degli abitanti del borgo trevigliese nella difesa dei propri interessi e le proprie prerogative (lo status di terra separata che poneva Treviglio direttamente alle dipendenze del duca di Milano, l’elezione dei parroci e la libera disposizione dei benefici ecclesiastici locali, i diritti sulle acque derivate dal fiume Brembo), i contrasti interni tra vicini vecchi (i discendenti dei primi abitanti del borgo) e vicini nuovi (gli abitanti di più recente immigrazione) per il godimento di particolari beni di proprietà delle tre vicinie in cui era diviso il borgo, e l’esclusione dal governo del comune della classe rurale e dei lavoratori da parte della classe degli imprenditori e possidenti. L’inventario antico (unità n. 127) non fornisce elementi utili a supportare questa ricerca dato che probabilmente la documentazione che sarebbe potuta esiste nell’archivio è andata persa nell’incendio agli inizi del XVI secolo (vedi profilo relativo alla storia archivistica).
(8) Nella compartimentazione territoriale attuata con al nuova riforma il comune venne inserito nella Pieve di Gera d’Adda e sottoposto ad un cancelliere delegato insieme ai comuni di Agandello, Arzago, Brignano, Boffalora, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Corte del Palasio, Dovera, con Pustino e Barbusera, Fara, Massari de’ Melzi, Misano, Pagazzano, Pandino con Nosadello e Gardella, Pontirolo, Rivolta, Roncadello, Tormo, Vailate, con Cassina de’ Grassi.

 

 

 


(9) Unità n. 432-435
(10) Unità n. 440
(11) Unità n. 145.1
(12) Unità n. 130
(13) Editto per il compartimento territoriale della Lombardia austriaca, 26 settembre 1786. Il distretto era composto dai seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Cassine S. Pietro, Castel Rozzone, Fara, Fornovo, Massari de’ Melzi, Misano, Mozzanica, Pagazzano, Pontirolo, Treviglio.
(14) Reale dispaccio di riforma della pubblica amministrazione delle città e province della Lombardia austriaca, 20 gennaio 1791. Il Distretto XVI della Provincia di Milano era composto dai territori dei comuni di Treviglio, Cassine S. Pietro e Cassano Gera d’Adda (parte della Pieve di Pontirolo), Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Fara, Massari Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo (porzione della Gera d’Adda)
(15) Legge 6 marzo 1798 per l’organizzazione del Dipartimento del Serio. Il distretto si sostanziava nel comune di Treviglio.
(16) Legge 5 vendemmiale anno VII per la ripartizione in distretti, comuni e circondari dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (26 settembre 1798). Il distretto della Roggia Nuova comprendeva i seguenti comuni: Treviglio, Morengo, Bariano, Caravaggio, Brignano, Canonica, Pontirolo, Castel Rozzone, Pagazzano, Fara in Gera d’Adda e Massari de Melzi, Fornovo, Misano, Vailate con Cassina de Grassi, Arzago, Rivolta, Casirate
(17) Costituzione della Repubblica Cisalpina emanata in data 20 messidoro anno V, 8 luglio 1797.
(18) Avviso 1 termidoro anno V, 19 luglio 1797.
(19) Costituzione della Repubblica Cisalpina 15 fruttidoro anno VI, 1 settembre 1798.
(20) Legge 15 fruttidoro anno VI sull’organizzazione e sulle funzioni de’ corpi amministrativi.
(21) Legge 23 fiorile anno IX (13 maggio 1801). Il Distretto III comprendeva i seguenti comuni: Verdello, Arcene, Boltiere, Ciserano, Colognola, Curnasco, Grassobbio, Lallio, Grumello e Sabbio, Levate, Le due Sforzatiche, Mariano, Osio di sopra, Osio di sotto, Orio, Stezzano, Verdellino, Urgnano, Azzano, Cologno, Comun Nuovo, Lurano, Pognano, Spirano, Zanica, Cividate, Cortenova, Fara, Ghisalba, Mornico, Martinengo, Fontanella, Calcio, Pumenengo, Torre Pallavicina, Antegnate, Barbata con Zaccarola e Mirandola, Covo, Isso con Caselle Cassina Braonzona Cassina Famosa Cassina de Secchi, Cassina Ferrabona, Casaletto di Sopra, Romanengo del Rio con Melotta, Gabbiano, Vidolasco, Camisano, Mozzanica, Treviglio, Morengo, Bariano, Caravaggio, Brignano, Canonica, Pontirolo, Castel Rozzone, Pagazzano, Fara in Gera d’Adda e Massari de Melzi, Fornovo, Misano, Vailate con Cassina de Grassi, Arzago, Rivolta, Casirate.
(22) Piano 27 giugno 1804. Il Distretto della Roggia Nuova comprendeva i seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Rivolta, Treviglio, Vailate con Cassine de Grassi.
(23) Decreto 8 giugno 1805 a. Con l’organizzazione del dipartimento del Serio nel Regno d’Italia, il distretto II di Treviglio era articolato nei cantoni I di Treviglio, II di Martinengo, III di Romano, IV di Verdello, per un totale di 72.055 abitanti. Il Cantone I comprendeva i seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Rivolta, Treviglio, Vailate con Cassine de Grassi, Sorignano.
In conseguenza delle modifiche apportate alla distrettuazione dei dipartimenti in seguito alle concentrazioni dei comuni del 1809 il cantone risultò composto dai seguenti comuni: Treviglio, Brignano, Pontirolo, Caravaggio, Rivolta, Vailate.
(24) Decreto 31 marzo 1809.
(25) Legge sull’organizzazione delle autorità amministrative 24 luglio 1802. Gli organi di Governo risiedevano nella capitale, ogni Dipartimento era presieduto da un Commissario per il potere esecutivo, in seguito da un Prefetto,; nel capoluogo di distretto risiedeva un Viceprefetto, nel capoluogo di cantone un Cancelliere censuario. Il territorio è diviso in dipartimenti, distretti e cantoni.
(26) Decreto sull’amministrazione pubblica e sul comparto territoriale del Regno d’Italia 8 giugno 1805. Gli organi di Governo risiedevano nella capitale, a capo del Dipartimento era il Prefetto, a capo del Distretto il Viceprefetto, a capo del Cantone il Cancelliere Censuario. Il territorio è diviso in dipartimenti, distretti e cantoni.
(27) Notificazione 12 febbraio 1816. Il Distretto X comprendeva i comuni di Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Treviglio, Castel Rozzone. Gli organi di Governo erano siti nella capitale, nel capoluogo di provincia era una Delegazione Provinciale, nel capoluogo del distretto era posto un cancelliere del Censo poi Commissario Distrettuale. Il territorio è diviso in province e distretti.
(28) L’organo deliberativo di rappresentanza nelle città regie, nei capoluoghi di provincia e nei comuni maggiori, elencati in numero di quarantaquattro per tutto il regno nella tabella annessa alla notificazione 12 aprile 1816, era il consiglio. In tutti gli altri comuni, non inclusi nella tabella, era previsto il convocato degli estimati. L’organo collegiale incaricato dell’amministrazione del patrimonio nelle città regie e nei capoluoghi di provincia era costituito dalla congregazione municipale con a capo un podestà, mentre nei rimanenti comuni era costituito da una deputazione comunale. Con la circolare 19 marzo 1821 fu notificata l’attivazione, stabilita dal vicerè con decreto 5 marzo 1821, dei consigli comunali in luogo del convocato per tutti i comuni in cui fossero presenti più di trecento estimati. La circolare del 1821 forniva l’elenco dei comuni del regno ai quali era stato accordato il consiglio comunale. Un’ulteriore estensione dei comuni con consiglio si ebbe in seguito all’applicazione della circolare 8 maggio 1835 che, nell’intento di favorire la concentrazione dei comuni unendo i minori ai maggiori, stabiliva la possibilità di sostituire il consiglio al convocato anche laddove il numero degli estimati fosse al di sotto di trecento, sia pure in presenza di circostanze che facessero considerare necessario un tale mutamento.
(29) La circolare 19 marzo 1821 modificò parzialmente tale situazione in quanto, avendo abilitata l’istituzione del consiglio in un maggior numero di comuni, diede facoltà ai governi di Milano e Venezia di stabilire quali comuni potessero essere dotati di un ufficio proprio in base anche alla disponibilità di mezzi e locali.
(30) Notificazione 1 luglio 1844. Il Distretto X di Treviglio comprendeva gli stessi comuni della precedente distrettuazione.
(31) Notificazione 23 giugno 1853. Il Distretto XI di Treviglio era costituito dai comuni di Arcene, Arzago, Bariano, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Ciserano, Fara, Fornovo, Lurano, Massari de Melzi, Misano, Morengo, Pagazzano, Pontirolo, Pognano, Spirano, Treviglio, Castel Rozzone con una popolazione complessiva di abitanti 38.510.

 

(32) Il Consiglio comunale risulta composto da sessanta membri nei Comuni con popolazione superiore ai 60 mila abitanti; da quaranta membri in quelli la cui popolazione supera i 30 mila abitanti; da trenta membri nei Comuni con popolazione eccedente i 10 mila abitanti; da venti membri in quelli dove la popolazione è superiore ai 3 mila abitanti; da quindici membri negli altri comuni (art. 12).
(33) Di seguito vengono elencate le principali differenze dal precedente testo normativo. Del Tit. II (Dell’Amministrazione comunale), il Cap. I (artt. 10-16 : Del Comune) contiene una parte nuova per ciò che concerne la riunione di più comuni, la erezione in comuni di frazioni, e la separazione delle spese ( artt. 13, 14, 15, 16); eleva (art. 11) il numero dei consigli comunali e degli assessori.
Il Cap. II (artt. 10-73 : Delle elezioni), è del tutto uguale a quello del 1859; uniche modifiche: il II c. dell’art. 27 ( i fratelli possono essere contemporaneamente membri del consiglio ma non della Giunta municipale); l’introduzione dei termini agli artt. 39 e 43; l’aggiunta di un 3. Comma all’art. 72.
Il Capo III (artt. 77-90: Dei Consigli comunali), porta a 30 giorni la durata delle sessioni; completa le disposizioni sulle istituzioni fatte a pro delle generalità degli abitanti (art. 82); modifica, in parte, gli oggetti delle deliberazioni consiliari(art. 87).
Il Capo IV (artt. 91-96: Della giunta municipale) introduce la disposizione secondo cui la giunta si rinnova ogni anno per metà (art. 91); completa la elencazione delle competenze(art. 93); prescrive che le deliberazioni d’urgenza vanno comunicate subito al prefetto e nella prima adunanza al Consiglio.
Nel Capo V (artt. 97-110: Del Sindaco) vengono in parte modificati l’articolo 102 sulle competenze sindacali e il 103 sulle attribuzioni del Sindaco come ufficiale del Governo; introdotti gli artt. 106 sulla ripartizione in quartieri dei comuni superiori ai 10.000 abitanti e 107 sul delegato del Sindaco.
Immutato rispetto alla legge del 1859 il Capo VI ( artt. 111-129: Dell’amministrazione e contabilità comunale), con una più esauriente descrizione delle spese obbligatorie (art. 116) per il servizio sanitario, per opere pubbliche e opere di difesa dell’abitato contro fiumi e torrenti, costruzioni di porti e fari, acquedotti e per la polizia locale.
Rimane sostanzialmente immutato anche il sistema dei controlli definito nel Capo VII, Dell’ingerenza governativa nell’amministrazione comunale e delle deliberazioni dei comuni soggette ad approvazione, che introduce il parere del consiglio di prefettura nel caso di annullamento prefettizio delle deliberazioni illegittime (art. 136). Invariato il capo VIII contenente le Disposizioni generali per l’amministrazione dei comuni.
In seguito all’ingrandimento del Regno, la legislazione del 1865 viene estesa (d.l. 1 agosto 1866, n. 3130) alle Province del Veneto e a Roma, e provincia (d.l. 15 ottobre 1870, n. 5928), attuando l’unificazione amministrativa anche nei territori di nuova annessione. Dopo alcuni progetti di modifiche alla legge 1865, effettuati nel 1867 e successivamente nel 1868, si giunge alla legge 23 giugno 1873, n. 1335 , che modifica gli artt. 77 e 165 (relativi al termine di approvazione dei bilanci). Con questa le sessioni autunnali dei consigli comunali furono anticipate di un mese, per consentire la deliberazione del bilancio di previsione entro il termine prescritto dalla legge.
In particolare Nel regolamento per l’esecuzione della legge sull’amministrazione sono contenute delle norme che interessano particolarmente le procedure di produzione e conservazione della documentazione. All’art. 20 viene dichiarato che nessuna delle carte spettanti all’amministrazione comunale può essere dal segretario estratta dall’ufficio od archivio comunale, senza un’esplicita autorizzazione del Sindaco.
All’art. 21 viene specificato che in ogni comune il segretario deve tenere in corrente almeno i registri indicati nella tabella n. 2 annessa al presente regolamento, oltre quelli prescritti da leggi o da regolamenti generali:
“1. Elenco dei Consiglieri comunali con indicazione della cadenza rispettiva;
2. Elenco degli Assessori colla norma di cui sopra;
3. Indice delle deliberazioni del Consiglio con indicazione dei Decreti dell’Autorità annessi alle medesime;
4. Indice delle deliberazioni della Giunta, come sopra; 5.Indice delle Circolari delle Autorità;
6. Elenco dei diversi inventari esistenti nell’Archivio e nell’Ufficio;
7. Elenco delle iscrizioni ipotecarie ammesse a favore e contro il Comune, delle loro rinnovazioni periodiche operate ai termini di legge p della precisa indicazione delle epoche in cui si debbono rinnovare;
8. Elenco dei certificati spediti dal Sindaco colla indicazione dei richiedenti , della data di spedizione e del diritto esatto ;
9. Registro di protocollo per l’annotazione delle lettere tulle pervenute all’Ufficio comunale e di quelle spedite dal medesimo:
10. Registro dei mandati comunali ;
11 Libro mastro per la registrazione delle entrate e spese comunali”.
Deve inoltre tenere debitamente legati e rubricati in ordine cronologico o di numero: 1. Gli originali delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta. 2. Gli originali delle liste elettorali di ciascun anno approvati dall’autorità competente. 3. Le leggi ed i decreti del Regno appartenenti all’edizione ufficiale e il bollettino della Prefettura. 4. I bilanci o stati preventivi. 5. I conti consuntivi; 6. I ruoli dei comunisti tenuti a fare le prestazioni militari. 7. I libri od atti relativi, al censo o catasto. 8. Gli atti relativi al censimento della popolazione ed alle notizie statistiche. 9 Le mercuriali periodiche dei cereali e d’altri prodotti nei comuni in cui ha luogo un mercato. 10 I verbali di mensile verificazione di cassa, nei comuni ove questa incombenza non è riservata agli agenti del Ministero delle Finanze. 11. Le carte relative alla leva militare di ciascun anno. Ogni anno il segretario comunale deve spedire alla Prefettura l’indicazione dei lavori eseguiti entro il 15 luglio, nella tabella allegata al regolamento tali affari sono elencati e corrispondono, ovviamente, tutti ad altrettante produzioni documentarie.
“1. Tutti lavori relativi alle spese obbligatorie per i Comuni, ai termini di legge o di regolamenti generali e singolarmente dell’art. 116 della legge contemplala nei presente regolamento;
2. Verificazioni mensili della Cassa comunale nei Comuni in cui è chiamalo a procedervi il Sindaco; 3. Relazione di pubblicazione di leggi, regolamenti od avvisi nello interesse nazionale o provinciale, senza pregiudizio di quelle più frequenti prescritte da leggi o da regolamenti generali;
4. Servizio della leva;
5. Servizio delle somministrazioni militari;
6. Censimento della popolazione statistica ed alti relativi ;
7. Catasto ed operazioni relative ;
8. Ruoli di tributi;
9. Professioni sanitarie e lavori attinenti alla sanità pubblica ed agli stabilimenti pericolosi ed incomodi ; 10. Pubblici esercenti; 11. Sicurezza pubblica e certificali relativi; 12. Stabilimenti industriali e manifatture esistenti nel Comune; 13. Indennità di via;
14. Liste dei giurati ;
15. Supplementi od appendici ai diversi inventari ;
16. Strade comunali;
17. Monumenti ed oggetti d’arte;
18. Annona e mercuriali relative;
19. Marineria e navigazione.
(34) Le più importanti innovazioni possono essere così riassunte: ogni comune deve avere un segretario e un ufficio comunale; più comuni possono consorziarsi per avvalersi di uno stesso segretario (art. 2); si dà facoltà al Governo di procedere in ogni tempo alla costituzione di nuovi Comuni; si rinnova parzialmente la materia elettorale; si affida alla magistratura la presidenza degli uffici elettorali; si elimina la prescrizione che la sessione ordinaria dei consigli comunali non può durare più di 30 giorni; la riunione straordinaria del consiglio può esser indetta dal Sindaco, dalla Giunta o su domanda di un terzo dei consiglieri; nei comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, il Sindaco è eletto nel proprio seno dal consiglio comunale (art. 50); si prevede (art. 52), per la prima volta la rimozione dei sindaci ad opera del consiglio; qualora il sindaco “non adempia ai suoi obblighi” può essere sostituito , per tre mesi, da un apposito Commissario (art. 53); si rendono pubbliche le sedute dei consigli comunali (art. 82); oltre allo scioglimento dei consigli comunali per gravi motivi di ordine pubblico, si può ricorrere al loro scioglimento in caso che “richiamati all’osservanza di obblighi loro imposti per legge, persistano a violarli” (art. 84). Poiché la legge concede al Governo la facoltà di coordinare in testo unico le proprie disposizioni con quelle della legge del 1865 e delle altre che l’avevano modificata, a tanto si provvede col T.U. 10 febbraio 1889, n. 5921 (legge 10 febbraio 1889). La legge 11 luglio 1894, n. 287, contiene una norma (art. 9), che stabilisce una maggiore durata (anni 6) dei consigli comunali, prescrivendone la rinnovazione per metà ogni 3 anni e dispone che anche il Sindaco rimanga in carica per un triennio.
(35) Notizie generali sul profilo istituzionale sono tratte anche da: Civita, Bergamo, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 1999, repertoriazione a cura di Fabio Luini (Archimedia s.c.), e Civita, istituzioni postunitarie, Le istituzioni storiche del territorio lombardo; Civita, Milano. La Provincia, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2000, repertoriazione a cura Giorgio Sassi, Katia Visconti (CAeB · Milano); Civita, Lodi., Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2000, repertoriazione a cura Elisabetta Canobbio, Elena Salanti (Cooperativa Mémosis · Lodi)
Civita, istituzioni postunitarie, Le istituzioni storiche del territorio lombardo; 1859 – 1971, 2 voll., Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2001, repertoriazione a cura di Fulvio Calia, Caterina Antonioni, Simona Tarozzi.; e dal sito http://civita.lombardiastorica.it/index.php?s=contenuti&page=istituzioni.

Bibliografia
Barelli 1902 = G. Barelli, Documenti dell’Archivio comunale di Treviglio in “Archivion storico italiano”, dispensa III, 1902.
Bonalumi 1841 = S. Bonalumi, Cenni statistici-economici sull’industria sul commercio di Treviglio, Treviglio, Tipografia Messaggi, 1841.
Carminati 1892 = M. Carminati, Il Circondario di Treviglio e i suoi comuni, Treviglio, Edizioni Messaggi, 1892.
Carminati 1893 = M. Carminati, Il circondario di Treviglio e I suoi comuni: cenni storici, Treviglio, Tip. Messaggi, 1893.
Casati 1872 = C. Casati, Treviglio di Ghiara d’Adda e suo territorio: memorie storico-statistiche, Milano, Perseveranza, 1872
Facchetti 1915 = G. Facchetti, Treviglio che passa. Ricordi e visioni degli ultimi quarant’anni. Conferenza tenuta il 12 settembre 1915 al Teatro Sociale, Treviglio, Tipografia Messaggi, 1915.
Formiga 1946
Gennaro, Santagiuliana 1984 = Statuta comunis castri Trivilii, E. Gennaro, T. Santagiuliana, Calvenzano, Grafiche Signorelli, 1984.
Mozzi 1954 = A. Mozzi, Treviglio, A. M. Rinaldi e T. Longaretti (a cura di), Bergamo, Ente provinciale per il turismo, 1954.
Pavesi 1911 = A. Pavesi,, Treviglio attraverso la storia del nazionale risorgimento, Treviglio, Tip. Unione Grafica, 1911.
Perego, Santagiuliana 1987 = P. Perego, I. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Treviglio, Pro loco, 1987.
Rainoni 1895 = F. Rainoni, Treviglio: le sue chiese, il suo santuario. Memorie storiche, Treviglio, Stabilimento Sociale Tipografico Librario, 1895.
Rinaldi 1934 = A. M. Rinaldi, Treviglio, Saggio di ricerche storiche, Treviglio, Tip. Edit. Messaggi, 1934.
Rinaldi 1961 = A. M. Rinaldi, Treviglio, Treviglio, Comune di Treviglio, 1961.
Santagiuliana 1965 = I. Santagiuliana, T. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Bergamo, Poligrafiche Bolis, 1965.
Santagiuliana 1969 = T. Santagiuliana, Da Trivilium a Treviglio, Treviglio, Grafiche Signorelli, 1969.
Santagiuliana appunti = T. Santagiuliana, Appunti sulla storia di Treviglio, Treviglio, Edizioni Bellini, sec. XX ui. d.
Santagiuliana, Gennaro 1984 = T. Santagiuliana, E. Gennaro, Statuti Comunali del Castello di Treviglio: compilati nell’anno del Signore 1392 da Ambrogio Bugone… (a cura di), Calvenzano, Grafiche Signorelli, 1984.
Santagiuliana, Perego 1987 = I. Santagiuliana, P. Perego, Storia di Treviglio, Calvenzano, Pro Loco Treviglio, 1987.
Santagiuliana, Santagiuliana 1965 = I. Santagiuliana, T. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Bergamo, Poligrafiche Bolis, 1965.
Spada 1992 = P. Spada, Il Collegio degli Angeli a Treviglio in Donna Lombarda 1860-1945, A. Gigli Marchetti e N. Torcellan (a cura di), Milano, Angeli, 1992.

Compilatori
Piscitello Antonino, Archivista

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Treviglio : Il Centro Storico

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Treviglio : Il Centro Storico

Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni

Ed. Clessidra 2002

La testimonianza più significativa dell’antico passato di Treviglio è costituita dal tessuto edificato del Centro,  racchiuso entro la strada di circonvallazione, dove fino alla fine del sec. XVIII  sorgevano le mura. Lungo le vie principali ( Roma, Verga, S. Martino e Galliari) si trovano gli edifici più caratteristici, che con la loro tipologia evocano la storia dell’antico borgo.

 

 

Nel Centro storico emergono principalmente due modalità di acquisizione dello spazio, costituite da abitazioni dall’architettura poco ricercata (ubicate nelle vie S. Martino, Verga e Sangalli) ed edifici con pregevoli cortili (ubicati lungo le vie Roma e Galliari). Entrambe le tipologie derivano dall’antica villa romana. L’omologazione dei caratteri dei fronti, soprattutto lungo i vicoli e le vie Verga e Sangalli, sono significative del carattere della Comunità civile trevigliese, mai assoggettata a feudatari o signorotti, ma caratterizzata dalla presenza di famiglie di commercianti che si sono voluti distinguere attraverso particolarità presenti nei prospetti delle loro dimore, visibili lungo le vie Roma e Galliari. La peculiarità del centro storico di Treviglio è comunque impressa nell’andamento delle vie: l’ortogonalità ancora leggibile in alcuni vicoli tangenti la via Roma e la via Sangalli, è chiara memoria del passato romano della città, che così conferma la sua antica origine attraverso le tracce dell’urbanistica
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Treviglio : Non solo Centro

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Treviglio : Non solo Centro
Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni

( ed. Clessidra 2002)

Anche nelle zone periferiche di Treviglio vi sono importanti testimonianze dello sviluppo economico, urbanistico e culturale della Città.
All’esterno del centro storico sono presenti delle infrastrutture territoriali che hanno determinato la crescita economico-sociale di Treviglio, nonchè ambiti di interesse naturalistico che salvaguardano la vivibilità del luogo ed il mantenimento di specificità paesaggistiche.

Percorrendo la via Pontirolo, al limitare dell’attuale quartiere Nord e poco prima del passaggio a livello, è riconoscibile, sul lato destro, la struttura della Chiesa dell’ex Convento dei Frati Cappuccini: esso conserva nei suoi muri una storia religiosa ultracentenaria, la cui fine venne decretata nel 1770. In località Soltaricha esisteva un piccolo oratorio campestre, dedicato a S. Maria delle Grazie, di proprietà della famiglia Rozzone.

Verso la fine del XV sec. l’amministrazione comunale decise di ampliare la chiesa, la cui riedificazione terminò nel 1493. Nel 1514 l’interno della chiesa si presentava totalmente adorno di affreschi: oggi rimane visibile solo la “Vergine con Bambino”, conservata presso la Chiesa di San Carlo. Dal 1585 la chiesa venne chiamata Santa Maria Rossa e venne affidata alle cure dei Frati Cappuccini, che in adiacenza all’edificio fondarono il loro convento. A seguito della soppressione del convento il complesso venne adibito a casa colonica.

In viale Merisio, dove ha attualmente sede l’ Istituto Tecnico Commerciale G. Oberdan, esisteva un convento di Frati Francescani Riformati, risalente al sec. XV: anch’esso venne soppresso tra il sec. XVIII e il sec. XX venendo adibito a stabilimento tessilee poi a scuola.

Le trasformazioni intervenute nei secoli hanno contribuito alla perdita della
riconoscibilità dell’architettura conventuale originaria, di cui permangono segni solo nel
portico. Fu San Bernardino, in visita a Treviglio, a volerne la costruzione, che avrebbe
dovuto essere di buon auspicio per la riappacificazione tra Trevigliesi e Caravaggini. Nel convento era conservata una rappresentante “Il perdono di Assisi” attribuita a Camillo Procaccini (oggi conservata nel Santuario della B. V. delle Lacrime) e il Crocifisso ligneo che ora si trova nella Basilica di S. Martino. Gli affreschi parietali sono attribuibili al pittore Bernardino Butinone che trascorse nel convento gli ultimi anni della sua vita. Il 25 aprile 1810 il convento venne soppresso e nel 1845 fu acquistato da Antonio Graffelder che trasformò tutta la costruzione in uno stabilimento tessile, finchè, nel 1925 divenne sede dell’Istituto Tecnico.

Treviglio è altresì dotata di due stazioni ferroviarie: la Centrale, che è collegata al centro dal viale de Gasperi, la Ovest da via Mazzini.

Esse risalgono alla seconda metà dell’Ottocento: il tratto di ferrovia Milano – Treviglio (stazione centrale) venne inaugurato nel 1846 e la stazione viene fatta risalire al 1878, quando venne concluso il tratto Treviglio – Venezia; la stazione ovest venne realizzata nel 1857 con l’inaugurazione del tratto Milano – Bergamo via Treviglio.

 

Nella zona Ovest di Treviglio, lungo la strada campestre via V Alpini, è ubicata un’area allestita a parco, denominata “Parco del Roccolo”.

Al Roccolo si giunge tramite un lungo rettifilo che parte da piazza insurrezione e prosegue per via Marconi, tale strada costituiva uno degli assi portanti della centuriazione romana.

 

 

L’antica origine della strada è confermata dal toponimo della zona: Portoli, ovvero caratterizzata dalla presenza di una portula, cioè un guado sul fiume.

Giungendo al Roccolo si incontra una chiesetta in stile neogotico: le ricerche storiche attribuiscono il nome, che deriva dalla vicina Cascina Roccolo, alla conformazione orografica del sito in cui sorgeva la cascina, ovvero sulla
sommità di della rocca (costa alta) dell’antico terrazzamento del fiume Adda.

Il Roccolo, occupante una superficie di 34 mila metri quadrati, è suddivisibile in tre zone: la zona dove è ubicata la Chiesetta della Madonna degli Alpini (edificata nel 1900 ad opera dei fratelli Pescali che trovarono nel loro campo una radice a forma di croce: ritenendolo un evento miracoloso fecero costruire la chiesetta intitolandola a Gesù Redentore.

Dopo successivi passaggi di proprietà, nel 1932 fu donata dai fratelli Zanconti alla Parrocchia di S. Martino; in seguito venne adottata dagli Scout trevigliesi e poi dagli Alpini, che tutt’ora detengono la manutenzione del parco, che iniziarono dei lavori di restauro, con l’aiuto della Cassa Rurale di Treviglio, nel 1981); la zona attrezzata per permettere lo svolgimento di manifestazioni e la zona naturalistica, con pregevoli presenze florofaunistiche.

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G.S.Città di Treviglio

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G.S.Città di Treviglio   

www.gscittaditreviglio.it G.S.Città di Treviglio

Visita il Sito Ufficiale

Fondato nel 1976, è una Associazione Sportiva Dilettantistica che ha per finalità lo sviluppo e la diffusione della pratica ciclistica.

Oltre a promuovere l’organizzazione delle manifestazioni ciclistico-sportive dei propri soci, è impegnata ad innalzare la qualità della vita mediante attività di carattere ricreativo e cicloturistico di arricchimento culturale, alcune delle quali in collaborazione con gruppi sportivi, ricreativi e di volontariato locali.
Il G.S. CITTA’ DI TREVIGLIO è affiliato alla Federazione Ciclistica Italiana (FCI) e registrato presso il CONI.

Foto Gallery www.gscittaditreviglio.it

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www.itinerari.bergamo.it . Basilica di San Martino Treviglio

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www.itinerari.bergamo.it . Basilica di San Martino Treviglio

L’edificio di culto principale di Treviglio è la Basilica di San Martino. Il monumento si affaccia sulla piazza centrale della città, di fronte al palazzo comunale. La Basilica che oggi possiamo ammirare non corrisponde all’originale in quanto, nel corso del tempo, ha subito vari rimaneggiamenti.l campanile è stato realizzato attorno all’anno Mille, ed è nato come torre civica.. Numerose sono le opere d’arte raffiguranti San Martino di Tours, al quale è consacrata la chiesa. Di indubbio interesse è il polittico di San Martino.

La Basilica di San Martino è stata edificata a partire dal 1008, sul luogo sul quale un tempo era presente la chiesa preromanica dell’Assunta. Il primo intervento di ampliamento del monumento ebbe luogo nel 1482, nello stile gotico lombardo.

Qualche anno più tardi furono inserite all’interno del monumento le opere di Gian Paolo Cavagna. Da vedere è il Presepe ligneo di Giovanni Angelo del Maino, realizzato nel 1515. La facciata è stata disegnata da Giovanni Ruggeri nel 1740 in stile barocco. La Basilica di San Martino si sviluppa in tre navate. Nel corso dei secolo la chiesa è stata arricchita di preziose opere d’arte.

Il Polittico di San Martino è un dipinto su tavola di Bernardo Zenale e Bernardino Butinone, realizzato tra il 1485 e il 1505 e conservato all’interno della basilica di San Martino a Treviglio, in provincia di Bergamo. Il polittico fu commissionato a Bernardo Zenale e Bernardino Butinone dal parroco Simone da San Pellegrino il 6 maggio 1485. La somma che egli s’impegnò a pagare, esorbitante per l’epoca, fu di mille lire imperiali. Il progetto è così complesso che, gli artisti, consapevoli che questa era l’opera della loro vita, impiegheranno vent’anni per completarla. L’opera venne realizzata dai due maestri trevigliesi dividendosi equamente il lavoro, con l’aiuto di Ambrogio de’ Donati per la cornice lignea dorata di tipo bramantesco.

 

 

Questa cooperazione tra maestri diversamente specializzati era tipica della cultura medievale e col tempo divenne obsoleta. In Lombardia ad esempio iniziava a scomparire proprio in quegli anni, dopo le rivoluzioni portate da Leonardo da Vinci.

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Ad Ambrogio Ballace il Premio Enzo Sensi 2005

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Ad Ambrogio Ballace il Premio Enzo Sensi 2005

Ambrogio Ballace  : Il Panathlon è un “Club-service” con finalità etiche e culturali che si propone di approfondire, divulgare e difendere i valori dello sport, inteso come strumento di formazione e di valorizzazione della persona e come veicolo di solidarietà tra gli uomini ed i popoli.

Mi sono avvicinato alla pallavolo per “colpa” della Zanconti di Treviglio società dell’Oratorio Sant’Agostino che nella seconda metà degli anni 60 militava nei massimi campionati regionali.
Nel 1967 inizio la mia “carriera” di giocatore partecipando ai vari campionati giovanili organizzati dal Centro Sportivo Italiano di Bergamo e negli anni a seguire nei vari campionati Fipav, avventura che termina nel 1972 dopo lo scioglimento della squadra dovuto alla mancanza di idonee strutture in Treviglio.
Nel 1969 inizio quella arbitrale prima come segnapunti federale e successivamente come arbitro provinciale e regionale. Nella stagione sportiva 1975/76 vengo promosso nel ruolo arbitri interregionale ( 1^ zona tecnica ) ma rinuncio perché impegnato per il servizio militare.
Con l’introduzione dei Giochi della Gioventù inizia quella di allenatore.
Le suore dell’Istituto Canossiane di Treviglio mi chiedono di collaborare come allenatore nella preparazione delle ragazze che hanno aderito a questa iniziativa.
Tra queste Susanna Savoldelli che arriverà a giocare in serie A con la Presolana di Nembro e nella nazionale juniores e seniores.
Negli anni successivi queste sono le società con le quali ho collaborato:
1971/72 Laura Boni Treviglio campionati giovanili con FARI Milano
1972//73 Laura Boni Treviglio campionati giovanili con FARI Milano
1973/74 Laura Boni Treviglio campionati giovanili con FARI Milano
1974/75 Laura Boni Treviglio campionati giovanili con FARI Milano
1975/76 Pallavolo Portogruaro ( VE ) D femminile / Juniores finale provinciale
1976/77 Laura Boni Treviglio D/F
1977/78 Pallavolo Bergamo Salora 1D/F / campione provinciale ragazze 1978/79 Pallavolo Bergamo Salora C/F / Juniores finale regionale
1979/80 Pallavolo Treviglio D/F
1980/81 Pallavolo Treviglio campione provinciale ragazzi / fase interregionale
1981/82 Pallavolo Treviglio Juniores femminile
1982/83
1983/84 U.S. Olimpia Bergamo 1D/M / Juniores Campione Regionale
1984/85 U.S. Olimpia Bergamo D/M / Juniores Campione Regionale
1985/86 U.S. Olimpia Bergamo 2D/M / finale provinciale ragazzi, fra questi atleti c’era Francesco Lavorato che in seguito giocherà con Società di serie A
1987/88 Treviglio Pallavolo D/F
1988/89 Treviglio Pallavolo C1 maschile promosso in B2
1989/90 Volley Club Cassano ( MI ) settore giovanile
1990/91 Pallavolo Cologno C2 femminile play off promozione
1991/92 Pallavolo Cologno C2 femminile promosso in C1
1992/93
1993/94 Ginnastica Artistica Rivolta ( CR ) sezione pallavolo C2 femminile
1994/95 Treviglio Pallavolo 2D/F / ragazze
1995/96 Treviglio Pallavolo 2D/F / Juniores
1998/99 Pallavolo Oratorio Don Bosco Agnadello ( CR ) 2D/F / ragazze
1999/00 Pallavolo Oratorio Don Bosco Agnadello ( CR ) 2D/F / ragazze
2001/02 Pallavolo Vailate 1D/F / Under 14 femminile
2002/03 Pallavolo Vailate 1D/F / Under 15 femminile
2004/05 Polisportiva Zanconti Treviglio sezione Pallavolo
2005/06 Polisportiva Zanconti Treviglio sezione Pallavolo
Dal 1982 sono il il responsabile, prima eletto e successivamente nominato, del settore allenatori del Comitato Provinciale di Bergamo per conto del quale organizzo i corsi di formazione e di aggiornamento per gli allenatori.
Dal 1992 al 1999 sono stato anche il responsabile del settore Scuola e Minivolley promovendo e coordinando le varie manifestazioni nella provincia e i corsi di formazione organizzati in collaborazione con il Coordinatore per l’Educazione Fisica del Provveditorato di Bergamo riservati agli insegnanti delle scuole elementari.

Dal 1990 collaboro attivamente con i selezionatori delle rappresentative Maschile e Femminile per il Trofeo delle Province riservato ad atleti di 14 –15 anni, con ottimi piazzamenti:
2001 1° femminile
2002 1° maschile 1° femminile
2003 1° maschile 2° femminile
2005 5° maschile 2° femminile

Dal 2001 collaboro con i Tecnici delle rappresentative (maschile e femminile) partecipanti al Torneo Internazionale di Mouhouse (Francia) per atleti/e di 14/15 anni classificandosi sempre nei primi posti; la partecipazione al Torneo é patrocinata dall’Assessorato allo Sport del Comune di Bergamo.

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Treviglio, chiude il multisala Ariston ( Marzo 2018 )

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Treviglio, chiude il multisala Ariston

www.ilgiorno.it   Amanzio Possenti 

L’annuncio del gestore storico: affitto troppo caro. Tre giorni di proiezioni a 3 euro per salutare i clienti.

Treviglio (Bergamo), 28 marzo 2018 – Come un fulmine a ciel sereno è giunta martedì pomeriggio la notizia della chiusura, a partire da domenica 1 aprile, della Multisala Ariston, il grande salone cinematografico sito in viale Montegrappa, caratterizzato da più sale di proiezione, uno dei più tecnologicamente avanzati in Lombardia. L’annuncio è stato dato dalgestore Enrico Signorelli, appartenente ad una famiglia che fin dai primi del ‘900 si dedica alle sale cinematografiche.

Scrive Signorelli, nel comunicare «con estremo rammarico» la decisione: «Purtroppo le proibitive condizioni economiche da parte della società proprietaria dell’immobile, per di più in un momento

 

di crisi del settore cinema, non hanno consentito la stipula di un nuovo contratto di locazione, e quindi il proseguimento dell’attività, nonostante le numerose richieste avanzate per la rinegoziazione del canone e gli sforzi dalla famiglia Signorelli, che ha già messo in campo tutte le proprie risorse economiche e professionali per continuare ad offrire al territorio il servizio reso in tutti questi anni». Va segnalato che la Multisala funziona regolarmente dal 2004.

Vasto è stato fin qui il lavoro svolto dall’Ariston: dalle iniziative con le scuole alle collaborazioni con tutte le associazioni culturali trevigliesi, dalle iniziative per le famiglie a quelle dedicate agli anziani, dalle facilitazioni ai ragazzi alle collaborazioni con l’amministrazione comunale, dalla programmazione commerciale dei grandi blockbusters fino al piccolo film, dalle imperdibili rassegne d’essai alle proiezioni in lingua originale. Insomma Treviglio resta per ora senza una sala cinematografica.

 

Il gestore annuncia tuttavia che «c’è già in cantiere un ambizioso progetto di riattivazione del vecchio Cinema Nuovo, chiuso nel 2004, con la sua trasformazione in un moderno cityplex da 5 schermi, all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, ma sempre con attività culturali al servizio della cittadinanza», il tutto «con una cordata di imprenditori dell’ambito cinematografico» e che potrebbe vedere la luce nel 2019. Intanto, per non lasciare la città priva di proiezioni cinematografiche, la famiglia Signorelli è impegnata «a ricercare la possibilità di allestire una sala cinematografica in uno dei locali presenti in città e non ancora adibiti a cinema».

Per ringraziare e salutare i clienti della Multisala, «giovedì, venerdì e sabato verranno effettuate proiezioni speciali a soli 3 euro». Ma la famiglia Signorelli spera «in un ripensamento da parte della proprietà, così da non dover scrivere sullo schermo la parola fine».

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Dal dizionario toponomastico Trevigliese : Vicolo Bicetti

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Dal dizionario toponomastico Trevigliese (in memoria di Nino Crespi) di Luigi Minuti
Vicolo Bicetti : Post pubblicato da Romano Zacchetti nel gruppo FB Treviglio Amarcord

Vicolo Gian Maria Bicetti de’ Buttinoni, medico e prosatore (Treviglio 1709-1778) scrive di lui il Carminati: “Per l’utilità della sua scoperta, benemerito non solo a Treviglio, sua terra natale, ma da tutta l’umanità. Nel 1765 introduceva nella Lombardia l’innesto per rimedio contro il vaiolo che allora faceva strage. L’imperatrice Maria Teresa gli elargì una gratificazione e il poeta Giuseppe Parini gli dedicò una delle Odi sue più splendide. Dettò prose e versi che gli fecero aprire le porte delle tre Accademie dei Trasformati di Milano, degli Affidati di Pavia e degli Eccitati di Bergamo. Ma ciò che lo rese universalmente celebre furono le sue Osservazioni sopra alcun innesti di vaiolo con varie lettere di uomini illustri. L’idea dell’innesto del vaiolo gli venne suggerita dall’epidemia che nel 1765 desolò il nostro territorio”. Sepolto nella chiesa dell’Annunciata, annessa al convento dei Padri Riformati, venne successivamente traslato nel famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
A Gian Maria Bicetti de’ Buttinoni venne dedicata una lapide posta sotto il portico del Municipio il 20 settembre 1902 che così recitava: ‘A G. M. BICETTI DE-BUTTINONI che vincendo gli errori e la falsa pietà del volgo primo introdusse in Lombardia l’innesto del vaiolo, Treviglio riconsacra il lauro che per doppio decoro di medico di poeta gli cingeva Giuseppe Parini.’
Terza laterale destra di Via Roma, venendo da Piazza Luciano Manara, che conduce all’ex chiesa del Monastero di San Pietro oggi Crociera del Centro Civico Culturale ed ai giardini di Largo Marinai d’Italia.

Vicolo Gian Maria Bicetti de’ Buttinoni, medico e prosatore (Treviglio 1709-1778)

Foto di Mandelli Mariella

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I bambini Emilio Grossi e Giovanni Mulazzani e la parete affrescata del campanile

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I bambini Emilio Grossi e Giovanni Mulazzani e la parete affrescata del campanile
Da due vecchie foto, ricordi e vicende
I due compagni di gioco morirono entrambi nel 1901, in età giovane. Per il campanile,
una testimonianza è attestata da una conferenza in biblioteca nel 1902

temente pubblicato un articolo –
a firma di Marcello Santagiuliana
– nel quale sono apparse due
fotografie di proprietà dell’ing.
Carlo Corna. Sono due fotografie
storiche – facenti parte di una
preziosa raccolta datata 1882 –
alle quali vorremmo aggiungere
alcune notizie.
I due bambini che appaiono
nella prima foto sono: Emilio
Grossi, figlio di Giuseppe Grossi
(rieletto sindaco di Treviglio
per tre volte negli anni
1890/1905) e Giovanni Mulazzani,
figlio del conte Lodovico
Mulazzani (sindaco negli anni
1895/1899). Nati entrambi nei
primi anni del 1870, erano compagni
di giochi, poiché abitavano
a poca distanza, l’uno nel palazzetto
Grossi, l’altro dove c’è il
cinema Ariston, inoltre le due distinte
famiglie avevano rapporti
di amicizia e di stima. Li accomunò
anche la fine in giovane
età, 29 e 28 anni nello stesso
1901.
Emilio Grossi era “buonissimo,
aitante nella persona, intelligente,
colto e dotato di largo
censo”. Fu colpito da gravissima
malattia con inaudite sofferenze
che lo portò alla morte nel dicembre
1901. Ai solenni funerali
parteciparono, non è esagerazione,
tutti i trevigliesi come per
un lutto familiare e parecchi discorsi
celebrarono le virtù dell’ultimo
discendente della famiglia
Grossi.
Il conte Giovanni Mulazzani
era dotato di profonda cultura,
animo gentile, infaticabile cooperatore
di ogni iniziativa benefica;
colpito da improvviso malore
terminò la vita nel luglio
1901. “Sia, almeno in parte – dice
il giornale – di conforto agli inconsolabili
genitori il sapere che
tutta Treviglio compartecipa al
loro dolore”. Funerali oltremodo
solenni e commoventi per straordinario
numero delle persone
partecipanti e per le nobili, commoventi
parole al cimitero.
La seconda fotografia ci mostra
il campanile con la parete
ornata di affreschi, della cui origine
non si trova alcuna traccia.
Siamo però riusciti, su un giornale
trevigliese dell’epoca, a reperire
notizie attraverso la cronaca
di una conferenza tenuta
l’8 marzo 1902 nella biblioteca.
“Se attraverso i secoli il campanile
giunse fino a noi pressoché
nella sua primitiva forma,
pure non poté sfuggire ad una
vandalica manomissione… Un
intonaco di calce dipinto a rosso,
tanto per simulare il mattone,
maschera tutto il lato che prospetta
la piazza e vi sta un grande
quadrante per le ore sorretto
da due enormi giganti in pittura,
spaventose e ridicole espressioni
di una mente piccina ed
ammalata, mentre al di sopra,
un altro gigante eretto e raffigurante
il tempo, alato colla falce e
la clessidra vorrebbe porvi la nota
sentimentale.
Ma il tempo demolitore delle
opere che deturpano, sta facendo
giustizia di quei tre mostri, lavando
e cancellando colla pioggia
e il sole le male figurate sembianze…
Il campanile di Treviglio
deve tornare all’antica beltà;
all’antica purezza, alla sua eleganza
originale… Noi lo amiamo
il nostro campanile, glorioso
avanzo del libero Comune… e per
amore del luogo, lo ammiriamo
innalzarsi sul nitido orizzonte”.
La sua costruzione iniziò nel
1008 (ci prepariamo a festeggiare
il primo millennio); ebbe varie
soste prima di vedervi coronata
la cima della storica gabbia
nel 1509.
P.D.P.

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Ottant’anni in campo: le pubblicità raccontano i trattori

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Ottant’anni in campo: le pubblicità raccontano i trattori

da : milano.repubblica.it

Ottant’anni di storia dell’agricoltura e del progresso tecnologico in Italia ripercorsi attraverso la pubblicità: in occasione della ‘Settimana della cultura d’impresa’ organizzata dall’associazione nazionale Museimpresa, dal 14 al 24 novembre il museo Same Deutz-Fahr a Treviglio (in provincia di Bergamo) ospita la mostra ‘Visioni d’impresa’. L’azienda, attiva nel settore della produzione di trattori e macchine agricole, espone i dépliant pubblicitari che ne hanno accompagnato l’evoluzione, da quelli essenziali degli anni Trenta dedicati alla “trattrice italiana di pace e di guerra” alle moderne elaborazioni grafiche dei giorni nostri (Lucia Landoni). In questa immagine: Same Minitauro (1968), archivio storico Same – Treviglio – Italia

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Marco Carminati

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Marco Carminati

da www.bergamonews.itwww.ellelibri.com

Marco Carminati giornalista e scrittore bergamasco, nato a Treviglio nel 1953 .
Con Grafica & Arte ha pubblicato “Le ali nere del Caravaggio” /  “Vince Luna! Un frammento della nostra storia sepolto lungo la via Argentea”  /  “Contessa Clara mia diletta… Pagine bergamasche del primo Verdi patriota, dal suo Nabucco alla coscienza nazionale”.
Ha scritto oltre una cinquantina di libri, fra romanzi, raccolte di racconti, saggi, volumi fotografici e numerosi articoli nei quali son posti in primo piano la cultura, la storia, le tradizioni, i costumi della sua gente e della sua terra.
Collabora con alcune testate nazionali e locali, alcune delle quali ha diretto, e con emittenti televisive. È accademico dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo.

Dopo gli studi classici, ha conseguitola laurea in lettere presso l’Università Cattolica di Milano, e si è specializzato in Giornalismo. E’sposato con la signora Patrizia Arti, anch’essa molto attiva per quanto concerne le attività volte al sostegno della persona, ed ha un figlio, Jan, di 24 anni.

Lo scrittore suddivide i suoi libri essenzialmente in due categorie: quelli che lui definisce “i suoi hobby”, ovvero i romanzi storici, ed i saggi basati su nozioni storiche. Nel 2007 uscirà un altro testo in collaborazione con lo storico Paolo Furia, dal titolo “Quando vagava il lupo”; questo romanzo è ambientato nella Treviglio del ‘600, quando appunto nella “terra di ghiaia” era ritornata inquietante la presenza di famelici branchi di lupi.
A breve uscirà anche una raccolta di dieci racconti per bambini in collaborazione
con Kiwanis, Croce Rossa  e  Banca di Credito Cooperativo, i cui proventi
andranno in favore dei minori che vivono nelle terre martoriate dai conflitti e per la TAU.  Ha all’attivo circa una trentina di titoli, di cui la pubblicazione più recente è “Barbazàn, quasi un romanzo storico”, presentato a Treviglio il 28 febbraio 2006 in occasione dell’evento della Madonna delle Lacrime.

Il “Barbazàn”, fa parte del contestoi rivisitazione dell’excursus storico in cui Marco Carminati ha lavorato: in un primo tempo erano nati i suoi romanzi ambientati dal 1950 a ritroso fino al 1700, poi nel 1500 ed infine questo piacevole testo storico ben inserito nel ‘600. “Barbazan” è la storia romanzata di Odetto di Foix, Visconte di Lautrec, noto nella nostra zona per essere stato al centro della vicenda miracolosa della Vergine piangente, presso il Santuario di Treviglio.

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Edicola Trevigliese del Passato

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Edicola Trevigliese del Passato I Giornali di Treviglio

Il Popolo Cattolico è un settimanale di stampo cattolico fondato da Monsignor Ambrogio Portaluppi nel 1921.Il Popolo Cattolico, tra pochi ancora rimasti nei centri minori, ha continuato a pubblicare i suoi numeri anche durante il secondo conflitto mondiale senza alcuna interruzione.Il Popolo Cattolico è stato il trampolino di lancio del disegnatore satirico, noto in ambiente sportivo, Carmelo Silva. Attualmente è diretto da Amanzio Possenti.Il giornaledi Treviglio è un giornale piu’recente, nato nel 1997. Poi c’è “Il Biligot”, periodico satirico che il 28 Febbraio di ogni anno è presente nelle edicole di Treviglio e dintorni nasce nel 1928.Il periodico ha superato guerre , tragedie e traversie varie ma continua anno dopo anno , con il suo aspetto ironico, a “fotografare” cose e persone della citta’ di Treviglio.

La Tribuna : Mensile di politica, cultura e attualità della Pianura Bergamasca fondato nel 1975 e pubblicato sotto la direzione di Roberto Fabbrucci fino al Novembre del 1999 , ha costituito un preciso punto di riferimento nel dibattito politico-amministrativo locale dagli anni ’70 Ma questi giornali hanno avuto dei predecessori, sin dalla fine del 1800.

Edicola Trevigliese del Passato

“Il Santuario di Treviglio” Periodo di stampa: 1 gennaio 1898-1 dicembre 1926.

Uscita quindicinale dal 1898 al 1907; poi mensile fino al 1 Dicembre 1926 “Il Santuario della Beata Vergine delle Lacrime di Treviglio” venne realizzato tra il 1594 ed il 1619 in un’area attigua al Monastero delle Agostiniane. “Il Santuario di Treviglio” era il bollettino ufficiale.Il giornale, che continuò la pubblicazione anche dopo l’ultimazione dei lavori di ampliamento, avvenuta nel 1902, riporta in ogni numero i nomi dei donatori nonché i nomi di coloro che lavorarono gratuitamente al cantiere;Interessante la rubrica “Memorie trevigliesi”, in cui vengono riportati fatti storici ripresi dai testi di Emanuele Lodi e di Giovanni Maria Camerone o vengono descritti monumenti significativi non più esistenti.

La Sveglia , periodo di stampa : 12 gennaio 1907 – 18 dicembre 1920. Era un settimanale (uscita il sabato). Durante gli anni della Grande Guerra, il periodico si occupa di una cronistoria precisa e puntuale del conflitto, segnalando anche i soldati di Treviglio e della zona caduti sul campo di battaglia e pubblicando le lettere che i soldati al fronte scrivevano ai loro cari, facendo così da tramite tra militari e famiglie.

Il Campanile: Giornale della Città e Circondario di Treviglio , periodo di stampa: 18 agosto 1895 – 28 febbraio 1914

Era un settimanale (uscita il sabato). riportava fatti di cronaca e a carattere politico riguardanti Treviglio e i paesi vicini. Supplementi – LA CINCIRIMBACOLA: supplemento straordinario 1896-1899; – IL CINCIRIMBACOLINO: supplemento mensile illustrato 1902-1904. “Cincirimbacolino”, a carattere umoristico, conteneva battute ironiche rivolte a personaggi trevigliesi

Cronaca Trevigliese, periodico settimanale della Città e Circondario di Treviglio , periodo di stampa : 2 gennaio 1886-30 dicembre 1893- 21 novembre 1896.

Nel 1886 settimanale (sabato); dal 1887 trisettimanale (martedì, giovedì, sabato); dal 1890 bisettimanale (mercoledì e sabato ) Dal 1889 n. 110 i numeri pubblicati il giovedì sono interamente dedicati all’agricoltura, con l’aggiunta di una doppia e propria numerazione e con il cambio del complemento del titolo in: Organo del Comizio Agrario di Treviglio. Dal 1890 il complemento del titolo scompare; conteneva un supplemento illustrato della cronaca trevigliese.

Il Risveglio:  Giornale democratico di Treviglio e Circondario,  periodo di stampa gennaio 1907- 24 dicembre 1908.(Settimanale il sabato).Apertamente anticlericale: non solo i contenuti degli articoli manifestano una chiara opposizione al clero e ai suoi sostenitori, ma anche il linguaggio utilizzato non è privo di parole particolarmente colorite In ogni numero compare la rubrica “Asterischi”, dove vengono riportate battute salaci contro il clero, nonché la rubrica “Stato civile”, in cui vengono riportati i matrimoni e le morti, con distinzione tra “a domicilio” e “in ospedale”.

Gazzetta Trevigliese , periodo di stampa : 4 gennaio 1862- 17 marzo 1864. ( Settimanale inizialmente il Giovedi poi il Sabato ) Dal 1864 il periodico continua con il titolo L’Associazione: Gazzetta del Circondario di Treviglio; il complemento del titolo cambia. Il programma de “La Trevigliese: Gazzetta del Circondario di Treviglio” è contenuto nel sottotitolo, che così recita “Storia contemporanea, letteratura, commercio, arti, industria, agricoltura, atti e notizie ufficiali, annunci pubblici e privati”: coerentemente con le premesse il giornale riporta in ogni numero parecchie notizie di attualità, soprattutto legate alla storia d’Italia ed ai problemi connessi al governo dello Stato, unite a notizie di cronaca locale, brani di letteratura, informazioni riguardanti lo stato dell’agricoltura e dell’economia sia a livello locale sia a livello internazionale e annunci economici di ogni tipo. 

Tutte le immagini tratte da : Treviglio tra le pagine

( Raccolta multimediale delle riviste Trevigliesi )

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Pier Luigi Della Torre

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Pier Luigi Della Torre

Nacque nel 1887 a Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia di Pavia, i genitori Ernesto Della Torre e Teresa (Lina) Pedrazzini erano docenti in servizio presso le locali Regie Scuole; il padre era nativo della Lomellina ma di antica famiglia di origine milanese, il nonno Luigi si era trasferito, prima a Pieve del Cairo e successivamente a Mezzana Bigli, proveniente da Cassano d’Adda. Nella scuola post risorgimentale egemonizzata dalla massoneria anticlericale al padre Ernesto professore di lettere antiche e cattolico attivo nella politica e nell’associazionismo locale, fu precluso l’insegnamento alle scuole superiori, dovette quindi rassegnarsi come direttore didattico e successivamente ispettore scolastico delle scuole dell’obbligo; nominato direttore didattico a Treviglio dall’amministrazione comunale cattolica di Giacomo Tiragallo, fu amico di Don Luigi Sturzo e tra i primi aderenti al Partito Popolare Italiano. Fu uomo di profonda cultura umanistica e alla sua morte il figlio Pier Luigi dispose il lascito dei suoi libri al Collegio degli Angeli di Treviglio che gli dedicò una sala. La madre Lina, nata in una numerosa e umile famiglia di Pavia, presa sotto l’ala protettiva di un illustre professore dell’Università di Pavia assieme ad altre due sorelle, da ragazza si era trasferita in Francia, dove aveva potuto studiare diventando così una delle prime insegnanti femminili della scuola italiana. I genitori, conosciutisi in ambito scolastico si erano successivamente sposati a Milano.

 

Lo studioso e il primario 
Dal 1923 al 1957 fu direttore e primario dell’Ospedale di Treviglio. Di carattere schietto e di spirito libero e anti autoritario quale sempre si ritenne ed in effetti era, declinò nei primi anni 20 l’offerta di una cattedra universitaria in chirurgia generale presso l’Università di Siena poiché ciò avrebbe richiesto una sua adesione al PNF e al regime fascista, similmente non prese la cattedra presso l’Università di Pavia poiché gli veniva richiesta un’adesione alla massoneria. Ebbe invece la libera docenza presso l’Università di Genova e fu uno dei pionieri della neurochirurgia europea assieme al francese Thierry de Martel e allo svedese Axel Herbert Olivecrona (1891-1980), anche se poi altri in Italia si presero meriti che invece erano suoi. Fu anche il creatore di uno speciale lettino operatorio per facilitare le operazioni sul cranio con il paziente seduto. Ebbe numerosissimi riconoscimenti da varie istituzioni scientifiche, italiane ed estere, e fu membro apprezzato di varie accademie, tra le quali l’Accademia di chirurgia di Bruxelles, della quale fu membro corrispondente, e dell’International College of Surgeons, l’organizzazione internazionale di chirurgia fondata nel 1935. Lasciò molti suoi scritti e studi all’Università di Pavia, ateneo che lo formò negli anni giovanili e al quale fu sempre legato.
Di idee liberaldemocratiche e non compromesso col regime fascista, divenne il primo sindaco di Treviglio alla Liberazione, dall’aprile 1945 fino al giugno 1946 recando in tale carica nella difficile transizione post bellica, doti di equilibrio, onestà e fermezza. Successivamente si avvicinò al socialismo democratico, rimanendo fondamentalmente un illuminato di centro, libero da condizionamenti e senza particolare connotazione politica.
Gli ultimi anni di vita e il Lascito
Visse la propria professione con profonda passione e dedizione e, anche per questo motivo, rinunciò a farsi una famiglia propria. Si concesse rarissime volte delle vacanze, tra le sue passioni che lo distraevano dal lavoro vi furono certamente la caccia con i cani e il tennis. Amante del bello e appassionato di arte, fu affezionato amico del pittore e poi sindaco di Treviglio Attilio Mozzi, suo fedele consigliere artistico e poi, successivamente dell’artista Trento Longaretti; mise insieme una notevole raccolta di opere che con lascito testamentario del 30 aprile 1960 il Prof. Pier Luigi Della Torre dispose di lasciare al Comune di Treviglio perché fosse istituito un museo intitolato ai suoi genitori, il Museo Ernesto e Teresa Della Torre, la seconda pinacoteca per importanza in provincia di Bergamo. Nella collezione vi sono, tra le altre, opere di Rembrandt, Guercino, Correggio, Giambono. Il museo è stato successivamente arricchito con altri lasciti. Fu inoltre un grande esperto e appassionato di tappeti orientali
Ritiratosi a vita privata nel 1957, con un piccolo screzio con l’amministrazione che non gli permise di restare come interino sino alla nuova nomina del successore, trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla sua raccolta, con la sola compagnia della governante Giacomina, originaria di San Giovanni Bianco, e del fedele cane Burtulì, un grosso pastore bergamasco dal pelo lungo bianco. Il Consiglio Comunale di Treviglio, nella seduta del 9 aprile 1960, demandava alla Giunta l’incarico di dimostrare al professore la gratitudine per l’opera prestata. Sofferente di un’aritmia cardiaca, con la lucidità che sempre lo contraddistinse, morì a Treviglio nel 1963 diagnosticando da vero uomo di scienza la causa della propria morte, le sue ultime parole infatti furono: “mi è venuto un collasso, adesso muoio”. I funerali si svolsero in forma solenne, gli furono tributati onori civili e militari con la presenza in armi di un picchetto d’onore del 68º Reggimento fanteria “Legnano”, il gonfalone del Comune listato a lutto scortato dai vigili urbani, i labari delle A.V.I.S., dei Combattenti, delle associazioni d’Arma, del Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, della Croce Rossa Italiana accompagnato da un gruppo di crocerossine in divisa, e partecipazione notevole di popolo
È sepolto nel cimitero di Treviglio nella tomba di famiglia.
Nel 1973 L’Università di Pavia in occasione del decennale della sua morte ha tenuto un convegno-seminario sulla sua opera e sulla figura del prof. P.L. Della Torre come medico e studioso.
Nel 1979 il Comune di Treviglio gli ha intitolato una via nel centro storico e ha inaugurato nel vecchio ospedale, nel quale il professore per tanti lustri aveva esercitato come chirurgo, restaurato e riconvertito a centro culturale polifunzionale, la nuova sede del Museo Ernesto e Teresa Della Torre
Il 14 e 15 settembre 2013 il Comune di Treviglio ne ha commemorato ufficialmente la figura in occasione del cinquantesimo anniversario della morte e della fondazione del museo.

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