Trento Longaretti
Trento Longaretti di Sivana Milesi 1985 Casa Editrice corponove
Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!
Trento Longaretti di Sivana Milesi 1985 Casa Editrice corponove
Tirloni Massimo Via Trento anni 60
Foto di Massimo Tirloni
Virginio Monzio Compagnoni Treviglio Amarcord
Da : L’Eco di Bergamo ( Dicembre 2013 )
La luce, fuori dalla finestra, se ne sta andando via, mentre il professor Trento Longaretti si lascia andare alle ultime pennellate della giornata. Sul cavalletto, una tela che ritrae una famiglia di viandanti, tema caro di quello che è uno dei grandi maestri della pittura bergamasca: anche il nucleo familiare, dopotutto, è una costante che torna in ogni discorso, specie parlando di Natale.
Lo si capisce già alle prime parole del professore, non appena si mette piede nel suo elegante studio in Città Alta, un grande, stupendo scrigno di opere d’arte: lui, a novantasette anni, ha la mano ferma e il cervello che viaggia, come se l’età fosse uno sciocco dettaglio di cui prendersi gioco.
Virginio Monzio Compagnoni Treviglio Amarcord
Famiglia in cammino (Trento Longaretti)
90° dell’ Opera Salesiana ( Trento Longaretti )
Istituto Salesiani Treviglio
Treviglio : Le vetrate di Trento Longaretti
Treviglio, maggiore città della Gera d’Adda, cioé del basso territorio fra l’Adda e il Serio, seconda città della provincia di Bergamo, é situata a sud del capoluogo, nella pianura padana fertile e ben irrigata, con un clima continentale moderato.
È anche conosciuta come “la città dei trattori” per la presenza dell’azienda multinazionale SAME Deutz-Fahr Group.
Il toponimo Treviglio deriva da Trevillae, tre comunità rurali che si unirono a scopo difensivo. Portoli, Pisgnano e Cusarola si unirono così in un unico centro fortificato denominato Trivillium.
A tale nome venne aggiunto il sostantivo di Grassum per indicare la prosperità del borgo.
Quest’ultimo toponimo potrebbe però derivare dal latino Trivium che sta ad indicare un incrocio fra tre vie, denominato trivio appunto.
Nel corso dei secoli la città cambio più volte nome, passando per i toponimi di Trivilio, Trevì, Trevino, Trevilio per poi giungere all’attuale Treviglio.
Le origini di Treviglio risalgono all’alto medioevo, anche se non mancano reperti di età precedente, dall’unione di tre diversi insediamenti preesistenti, detti villae, da cui deriva il nome: Cusarola di origine gallica a nord,
Pisgnano di origine romana a sud e Portoli di origine longobarda ad ovest, un porto vicino all’Adda. La presenza di questi reperti, nonché l’impianto di alcune vie interne, fanno ragionevolmente ipotizzare un’origine tardo romana del primo insediamento.
Il procedimento fu un evento graduale, così che, quando ci si accorse che era nato il nuovo paese, la data di fondazione era passata già da un pezzo. Il primo nucleo del paese era cinto di mura, con tre differenti porte orientate ciascuna verso gli insediamenti originari.
L’unione dei comuni aveva uno scopo difensivo e di condivisione dei prodotti agricoli.
Il primo documento ufficiale che cita il nuovo borgo risale al novembre 964 ed è un contratto di permuta stipulato tra il vescovo di Bergamo, Odelrico, e Garibaldo da Stagiano. Esso riguardava la vendita di alcune pertiche di un campo.
L’antica politica di Treviglio prevedeva l’elezione diretta di venti consoli per ciascuno dei tre borghi originari, per un totale di 60 consoli. Essi rimanevano in carica per soli sei mesi, in modo tale che tutti gli abitanti a turno reggessero le sorti del paese.
La storia della città di Treviglio comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola.
Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso in epoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.
Poco si sa di ciò che avvenne nel territorio di Treviglio prima della sua fondazione, data la scarsità di reperti rinvenuti. Certo è che nella prima metà del I millennio a.C. la zona era abitata da piccole tribù dedite alla pastorizia e ad una primitiva agricoltura. Queste misteriose popolazioni sono note come Liguri.
Nel VI secolo a.C. gli Etruschi occuparono senza spargimenti di sangue la regione che diventando una loro colonia non fu invasa da tali popolazioni in massa, dato che il loro scopo era di sfruttare le risorse agricole a minerarie.
Nel V secolo a.C. essi persero però il territorio lombardo in favore dei Celti che si spinsero ad ondate fino all’adriatico. I Celti, che più tardi saranno chiamati Galli erano esperti in agricoltura e divennero un popolo sviluppato, prima della conquista romana. Essi realizzarono opere di bonifica ed irrigazione e coniarono delle monete di bronzo e argento che sono state ritrovate a Treviglio e nel vicino comune di Verdello.
In particolare abbiamo le dracme padane in argento coniate su imitazione delle coniazioni della Massalia già dal IV secolo a.C. e rinvenute persino in Cornovaglia.
La conquista romana a scapito della tribù dei Galli Cenomani, in origine alleati contro gli altri Galli, che abitava la zona avvenne dalla metà del III secolo a.C. e l’inizio del II secolo a.C.. Alla fondazione del villaggio gallico di Cusarola, seguì quella romana di Pisgnano. Successivo e di epoca diversa è Portoli di origine longobarda. Grazie alle leggi di Pompeo Strabone, Silla e Cesare gli abitanti transpadani raggiunsero maggiori diritti all’interno dell’impero fino a quando acquisirono la cittadinanza romana con la lex Iulia Municipalis del 49 a.C.. Il processo di romanizzazione poteva considerarsi concluso nel I secolo a.C.
La zona fu in questo periodo divisa in municipium ciascuno con il proprio territorio e Treviglio fu assegnata a quella di Palazzo Pignano, da dove erano stati liberati da Santa Melania e Piniano alcuni schiavi cristiani che avevano fondato Pisgnano. A testimonianza di ciò resta, oltre all’evidente somiglianza dei due nomi, il comune culto di San Martino.
Augusto, ordinando l’Italia in undici regioni chiamò Transpadana l’undicesima che comprendeva il Piemonte e la Lombardia a nord del Po fino all’Oglio, comprendendo così in questa anche Treviglio. Successivamente però con la divisione di Adriano la Lombardia a sinistra dell’Adda passò alla Venetia venendo unita all’odierno Veneto. Il centro diviene così per la prima volta terra di confine.
In questo periodo Treviglio è collocata nel distretto di Forum Diuguntorum, la cui sede di tale insediamento romano era molto probabilmente Fornovo San Giovanni, ove sono stati trovati molti reperti di tale epoca. Tra i luoghi abitati di origine romana avevamo insediamenti posti nelle vicinanze delle attuali frazioni di Pezzoli e Castel Cerreto.
Tra gli eventi che favorirono lo sviluppo della zona vi fu senz’altro il trasferimento della capitale dell’impero romano a Milano dal 286 al 406 d.C. Con Costantino e l’avvento del cristianesimo Treviglio finì sotto il vicariato di Milano. Intorno al 355 sorge a Treviglio la chiesa paleocristiana dell’Assunta.
Tra il 568 e il 569 i Longobardi provenienti dalla Pannonia calarono attraverso il passo del Predil nella pianura padana insediandosi stabilmente in Lombardia e Veneto per coltivarne le terre. Il 15 settembre dello stesso anno entrarono in Milano e stabilirono la loro capitale a Pavia. È quindi plausibile ipotizzare l’arrivo dei longobardi nell’attuale zona di Treviglio intorno ai primi di settembre dello stesso anno.
La permanenza dei Longobardi durerà ben 2 secoli e lascerà a Treviglio 3 tombe a cassettone: la prima fu scoperta nel 1896 nella piazza antistante la chiesa, l’altra nella stessa piazza nel 1936 e la più recente nel 1968 nella basilica di San Martino.
Nel VI secolo d.C. con lo scisma dei tre capitoli Treviglio adotta il rito patriarchino voluto da Paolino di Aquileia che, dopo l’introduzione di quello romano in epoca carolingia resterà come doppio rito fino al 1578, come testimonierà Carlo Borromeo. Il rito romano era infatti nel frattempo stato reintrodotto in epoca carolingia.
Tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII la Gera d’Adda è caratterizzata da frequenti e violente inondazioni che allagano la zona sottocosta tra Cassano d’Adda e Treviglio costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle zone asciutte. Tali fenomeni sembrano avvalorare la tesi del lago Gerundo.
Con la morte del papa Gregorio Magno che riuscì a convertire i longobardi alla fede cattolica, ma non a risolvere il problema dei tre capitoli, la zona della Gera d’Adda venne a trovarsi in un vuoto di potere ecclesiastico. Sorsero così le pievi tra le quali la predominante sarà quella di Palazzo Pignano, retta da un corepiscopo. Questo paese che in passato a causa delle diverse dimensioni dei centri abitati aveva un ruolo chiave nella diffusione del culto nelle campagne circostanti e divenendo un centro di potere politico e religioso.
Lo sviluppo delle pievi darà certamente un impulso alla cristianizzazione del territorio già iniziata nel IV secolo.
La popolazione di Treviglio aumentò intorno all’anno 1000 con l’arrivo degli abitanti di Oriano, un paese del Bresciano distrutto, da identificarsi probabilmente con l’omonima frazione del comune di San Paolo, che si stabilirono nella zona sudorientale del paese, le cui mura furono così ampliate e alle quali fu aggiunta la nuova porta di Oriano. Le zone del centro storico, ciascuna con la sua porta e console di riferimento, passarono così da tre a quattro.
Datosi spontaneamente in feudo con il privilegio di Enrico IV, il 14 aprile 1081, al monastero benedettino di San Simpliciano, in Milano, il centro riacquistò la propria indipendenza riscattandosi a pagamento nel 1225 ed entra nella Communitas Mediolanensis nel 1279; nell’ottobre dello stesso anno il villaggio acquista il titolo di borgo da Guglielmo VIII, marchese del Monferrato. Si affrancherà anche da questa nel 1311, grazie all’ausilio dell’imperatore Enrico VII che la pone sotto la protezione del Sacro Romano Impero. Treviglio si vota così alla causa ghibellina.
Un documento del 20 ottobre 1305 conservato presso l’Archivio Storico comunale contiene una ratifica della concessione da parte del Consiglio Generale del Comune di Bergamo a Corrado della Torre, cittadino di Milano, per la costruzione di un canale dal fiume Brembo attraverso i territori di Brembate, Cisano Bergamasco e Boltiere mentre un altro dell’8 marzo 1307 conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Bergamo indica Corrado della Torre destinatario di una concessione d’acqua di rogge trevigliesi mediante la quale ottenne dal Comune di Bergamo di derivare dal Brembo, presso Brembate, una presa d’acqua iniziando così il sistema di irrigazione dei campi trevigliesi, opera importante per l’agricoltura che acquistò da allora la sua produttività.
Il periodo medievale si chiuse con un patto di fedeltà coi Visconti di Milano nel 1333; la città conobbe sotto questi ultimi, a partire dal 1350 con la conquista di Giovanni Visconti, una fase di notevole prosperità legata all’aumento demografico e al sorgere di un numero esiguo di edifici signorili, che non hanno mai abbellito la città mantenutasi nel corso dei secoli, a partire dal trecento “Terra separata del ducato di Milano” con giurisdizione indipendente dalle dominazioni dei signorotti locali.
Nel corso del XV secolo vengono realizzate importanti opere pubbliche, quali le rogge Moschetta e Vignola, derivate dal Brembo, e un ospedale per poveri ed infermi, voluto da Beltrame Butinone.
Il borgo resta sotto il ducato di Milano, salvo brevi parentesi di occupazione veneta dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e dal 1499 al 1509. Ciò è dovuto ai continui scontri tra Repubblica di Venezia e Ducato di Milano per contendersi la Gera d’Adda, che termineranno solo nel secolo successivo, con la battaglia di Agnadello, che sancirà l’appartenenza del comune, pur come terra autonoma, al Ducato di Milano.
Nel breve periodo di dominazione veneta che va dal 1448 al 1451, i Veneziani provvedono a modificare il sistema difensivo del borgo, accrescendolo i tre fossati vengono sostituiti da un unico fossato e dalle mura.
Il Cinquecento si aprì per Treviglio, sotto l’occupazione veneta, con le lotte fra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano e, quindi, fra Venezia e la Francia che aveva occupato quest’ultimo. Il borgo fu più volte conteso. L’occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il sacco di Treviglio che allora contava oltre tredicimila abitanti. I Veneziani presero anche a cannonate il campanile cittadino e incendiarono il centro. Le donne, ivi comprese le monache, furono violentate dato che Brisighella, il paese dei mercenari brisighelli al soldo della Repubblica era stato saccheggiato dalle truppe pontificie e ai soldati ne era stata data notizia. È proprio a causa del saccheggio che tali truppe non parteciparono alla battaglia del giorno seguente, essendo intenti a vendere la refurtiva.
Il fatto scosse Luigi XII che dall’altra parte dell’Adda presso Cassano vide il borgo in fiamme, così che il 14 maggio, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e li sconfisse in modo sanguinosissimo il nella battaglia di Agnadello, ponendo così fine all’espansione veneta su terraferma. La Gera d’Adda e Treviglio resteranno così stabilmente coese a Milano.
Nel febbraio 1522, mentre la Gera d’Adda era coinvolta nella guerra d’Italia del 1521-1526 fra la Francia e la Spagna di Carlo V, alcuni soldati dell’esercito francese (li franzesi come erano chiamati all’epoca) furono insultati da dei concittadini sicuri della protezione data dagli Spagnoli. Tali soldati riferirono l’accaduto al loro generale e quindi la mattina di venerdì 28 febbraio 1522 il generale Odet de Foix, visconte di Lautrec al comando dell’armata di Francesco I in Italia che giovedì 27 febbraio decise di saccheggiare il borgo di Treviglio il giorno successivo.
I trevigliesi, resisi conto della gravità dell’accaduto e dell’impossibilità di ricevere alcun aiuto, si ritirarono nelle chiese per pregare. La mattina, dopo che il generale francese assieme ai suoi soldati stava espugnando la città, e a nulla erano valsi i tentativi dei quattro consoli della città che scalzi e con delle corde appese ai colli offrivano le chiavi cittadine al generale presso Casirate, l’immagine affrescata della Madonna dipinta fra Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino sul muro del campaniletto nella chiesetta del convento delle Agostiniane iniziò verso le ore otto antimeridiane a lacrimare e trasudare miracolosamente.
I fedeli si recarono quindi fuori gridando al miracolo, e il generale, dopo aver inviato i suoi soldati a verificare l’esattezza delle affermazioni asserite dai trevigliesi, si recò anch’egli nella cappella del miracolo. Qui, dopo aver passato a fil di spada il retro del muro per accertarsi che non c’erano inganni, depose l’elmo e la spada davanti alla Vergine, subito imitato dai propri soldati.
Tali armi, circa una ventina, restarono al comune di Treviglio che poi le donò ad un museo di Milano, conservando però quelle del Generale nel Santuario costruito a ricordo dell’evento. Esse sono esposte al pubblico nel periodo della festa del Miracolo che dalla sua istituzione il 1º giugno dello stesso anno si svolge l’ultimo giorno di febbraio.
Nel 1530, con la pace di Bologna, il borgo torna al Ducato di Milano. A seguito del miracolo, nel 1531 fu stabilito di celebrare l’evento con la festività e l’otto novembre 1583 il Cardinale e Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Milano Carlo Borromeo, in visita a Treviglio, dispone che si avvii la pratica per il riconoscimento del miracolo; in occasione di tale evento fu eretto un obelisco conservato ancora oggi nel piazzale del Santuario. Dopo l’elezione nel 1591 di quattro sovrintendenti per la costruzione del Santuario della Madonna delle lacrime, nel 1594 viene posta la prima pietra su progetto dell’architetto Bartolomeo Rinaldi.
Il 15 giugno 1619 l’icona della Beata Vergine delle lacrime fu traslata nel Santuario a Lei dedicato. Nel corso del 1600 le condizioni di vita in città continuarono a deteriorarsi, per via della lunga dominazione spagnola e delle pestilenze e calamità naturali che colpirono ripetutamente la Gera d’Adda, tra le quali quella di peste descritta da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi che scoppiò in città come violenta epidemia nel 1629, provocando la morte di ben 4.000 cittadini. A ricordo di tale nefasto evento è dedicato un secondo obelisco, sormontato da un teschio (richiamo alla morte nera) e posto di fronte all’istituto salesiano.
Nel 1647 il governo spagnolo delibera la vendita del comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini trevigliesi, orgogliosi della propria libertà ed autonomia, si riuniscono in consorzio e raccolgono 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi forma di prevaricazione.
Nel 1658 la città fu saccheggiata dai francesi guidati da Francesco I di Modena, che portano guerra in Lombardia.
Solo nel 1700 Treviglio ricominciò gradualmente a svilupparsi, seppure tra qualche ulteriore epidemia, tra le quali quella di vaiolo particolarmente virulenta, sotto la dominazione austriaca. Il 16 agosto 1705 la città rimane illesa dopo che francesi, accampatisi a Treviglio, e imperiali si scontrano presso Cassano d’Adda. Nel 1744 il Cardinale Giuseppe Pozzobonelli si reca in visita ufficiale e, a memoria di tale evento, viene costruito il terzo obelisco situato in piazza del popolo.
Nel 1758 il centro abitato si guadagnò il titolo di città.
Nel 1786 Treviglio e tutta la Gera d’Adda furono aggregate alla nuova provincia di Lodi della Lombardia austriaca, nel XXV delegazione della Gera d’Adda superiore con tutti i comuni non cremaschi della Gera d’Adda, tornando però già nel 1791 sotto quella di Milano.
Nel maggio 1798 divenne capoluogo del distretto XIV dell’effimero dipartimento dell’Adda, avente per capoluoghi Crema e Lodi; nel settembre successivo lo fu del distretto XVII del dipartimento del Serio, avente per capoluogo Bergamo; da allora, e fino ad oggi, Treviglio è compresa nel territorio della città orobica. Nel 1799 prima la retroguardia francese, composta da 18.000 uomini, e poi l’esercito austro-russo del generale Melas campeggiano in città.
Nel maggio 1801 fu capoluogo del terzo distretto, in base alla legge del 23 fiorile nono anno, per diventare poi capoluogo del decimo distretto della Roggia Nuova nel giugno 1804, in base al piano del 27 giugno 1804. In seguito lo fu del primo cantone del secondo distretto omonimo, in base al decreto dell’8 giugno 1805.
Capoluogo del primo cantone omonimo del secondo distretto di Treviglio e sede di viceprefettura aggregò nel gennaio 1810 Calvenzano e Casirate d’Adda in base al decreto del 31 marzo 1809.
Nel 1815 con la Restaurazione fu privata del titolo di città per la sua ferma opposizione al dominio austriaco. In base al compartimento territoriale del Lombardo-Veneto Treviglio fu inclusa nella provincia di Bergamo come capoluogo del decimo distretto, con la notificazione del 12 febbraio 1816.
Intorno al 1838 un’epidemia di colera colpisce la città. Con il nuovo compartimento territoriale delle provincie lombarde, disposto dalla notificazione del 1º luglio 1844, Treviglio fu confermato capoluogo del decimo distretto.
Il 15 febbraio 1846 fu costruita la tratta ferroviaria Milano-Treviglio, l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdinandea, seconda in Lombardia dopo la Milano-Monza e facente parte della quarta linea ferroviaria di tutta la penisola.
Data l’importanza raggiunta dalla città fu costruita una stazione austroungarica situata nei pressi dell’attuale stazione Ovest. Nel 1848 la città prende parte alla Primavera dei popoli insorgendo contro gli austriaci. Nel 1853, con il compartimento territoriale disposto dalla notificazione del 23 giugno, Treviglio fu inserita nell’undicesimo distretto.
La città fu, con il resto della Lombardia, ad eccezione della provincia di Mantova, annessa al regno sabaudo nel 1859, nel quale divenne capoluogo di un circondario della provincia di Bergamo.
In base al compartimento territoriale disposto dalla legge del 23 ottobre 1859 il comune fu incluso nel primo mandamento di Treviglio, nell’omonimo circondario della provincia di Bergamo.
L’8 gennaio 1860 Treviglio riacquista con grande onore il titolo di città per decreto firmato dal re di Sardegna Vittorio Emanuele II e contrassegnato dal capo del governo Urbano Rattazzi.
Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, con l’aggiunta della linea ferroviaria Treviglio-Cremona nel 1863, la città fu definitivamente avviata ad assumere il ruolo di punto di riferimento per la Gera d’Adda e di importante snodo viabilistico della regione; a partire da questi anni la vocazione industriale di Treviglio iniziò a crescere progressivamente, dando origine a una fase di sviluppo e progresso.
Nel 1899 il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, depone la prima pietra per l’ampliamento del Santuario su progetto dell’architetto Cesare Nava. A seguito delle modifiche apportate al Santuario anche il piazzale circostante viene risistemato e rinnovato secondo lo stile Liberty.
I balconi circostanti sono ancora caratterizzati da intrecci di motivi floreali così come il teatro Filodrammatici adiacente.
A favore dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, si schiera Cesare Battisti, trentino, che pronuncia il 27 dicembre 1914 uno storico discorso nella sede del Mutuo Soccorso.
A ricordo è stata posta una lapide presso la Cassa Rurale ed artigiana con scritto: “Qui Cesare Battisti nella grigia ora del dubbio svegliò coll’appassionata parola la fede in una patria completamente redenta in una umanità più sicura e più giusta”.
Durante il conflitto Treviglio riceve numerosi feriti dal fronte, che vengono curati nell’ospedale cittadino, situato nell’odierna biblioteca, tra i quali Benito Mussolini, che si sposa nel Collegio degli Angeli con Rachele Guidi il 16 dicembre 1915, dopo aver convissuto con lei a Forlì nel 1910 ed aver avuto la figlia Edda.
Sul finire della Belle époque al commissario di nomina regia viene sostituito un sindaco liberamente eletto dai cittadini. Tuttavia, a seguito dell’avvento del fascismo il sindaco eletto localmente viene sostituito dal podestà eletto direttamente dal governo.
La casa del Fascio era situata nell’attuale questura, a testimonianza restano dei fregi esposti nel giardino della scuola superiore Simone Weil.
La seconda guerra mondiale colpisce gravemente il comune che viene bombardato più volte dagli alleati per via del triangolo ferroviario (Bergamo, Milano e Venezia) ivi presente e delle due stazioni.
Un aereo solitario americano denominato Pippo è rimasto particolarmente impresso nella memoria dei concittadini.
Dopo la fine della guerra, come nel resto d’Italia, anche qui è ripartita, seppur lentamente, la ricostruzione grazie al piano Marshall.
La crescita economica è arrivata non negli anni sessanta, ma più tardi, intorno agli anni settanta, portando un notevole livello di prosperità.
In particolare durante i due mandati del sindaco Ermanno Riganti tra il 1966 e al 1975, ci fu un periodo di forte crescita nel quale Treviglio si trasformò da grosso villaggio di campagna ad importante città industrializzata.
Ancora oggi i redditi pro-capite degli abitanti di Treviglio sono tra i più alti della provincia e confrontabili solo a quelli della città di Bergamo.
Nel 1978 uscì il film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli”, con attori non professionisti locali, che vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes.
Il film ambientato a Treviglio, fu girato a Martinengo, ad eccezione di una scena in cui compare via Cavallotti col suo fosso teso a rappresentare i navigli di Milano. La via fu per questo “milanesizzata” con l’applicazione di insegne.
Nell’estate del 2006 con l’ampliamento della ferrovia è stata scoperta una bomba aerea americana risalente al secondo conflitto mondiale che, dopo l’evacuazione di interi quartieri, è stata fatta brillare nella cava della Vailata.
Il 2008 è l’anno in cui ricorre il millesimo anniversario della costruzione del campanile. Esso dovrebbe essere restaurato e reso finalmente accessibile ai cittadini.
La scala al suo interno è infatti pericolante e la struttura interna dell’edificio è più danneggiata rispetto a quella esterna che risulta molto solida e a superato i recenti controlli preliminari.
Treviglio è stata definita il cantiere infinito o il cantiere aperto dato che molte opere pubbliche sono in corso di realizzazione e molte altre sono in progetto.
A Treviglio, comunità assai vivace, di larga partecipazione democratica e oggi ricchissima di volontariato, é sempre stata notevole l’iniziativa imprenditoriale.
L’agricoltura, insieme al commercio, é stata predominante fino a pochi decenni fa con un fiorente artigianato sopratutto del mobile intarsiato e una forte produzione di seta di cui facevano fede i piú di 200000 gelsi impiantati sul territorio e di cui rimangono ora pochissimi esemplari. Oltre all’agricoltura, commercio e artigianato, negli ultimi decenni si sono sviluppati fortemente il terziario e sopratutto l’industria, specie nei settori metalmeccanico, elettromeccanico e chimico.
Le due principali industrie collocate sul territorio trevigliese sono il gruppo SAME LAMBORGHINI HURLIMANN (trattori agricoli) e la BIANCHI (biciclette), entrambe leader mondiali nel loro settore, che recano ovunque e col massimo onore anche il nome Treviglio.
Persone legate a Treviglio:
Bernardino Butinone, pittore
Renato Cialente, attore e doppiatore
Giovan Battista Dell’Era, pittore
Pier Luigi Della Torre, chirurgo
Giacinto Facchetti, ex bandiera dell’ Inter
Trento Longaretti, pittore
Piero Mentasti, politico e partigiano
Giuseppe Merisi, vescovo cattolico
Pietro Martinelli, compositore e musicista
Battista Mombrini, pittore e scultore
Ermanno Olmi, regista, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia, produttore cinematografico e scenografo
Luigi Ornaghi, contadino, attore non professionista ne L’albero degli zoccoli (impersonava Batistì, il capofamiglia protagonista)
Andrea Possenti, astrofisico
Edoardo Ronchi, politico, accademico ed ex ministro dell’ambiente
Ildebrando Santagiuliana, scrittore e storico
Tullio Santagiuliana, scrittore e storico
Carmelo Silva, disegnatore umoristico
Andrea Verga, medico e politico
Bernardo Zenale, pittore
TuttoTreviglioAmarcord 5188 Pagine su TreviglioTuttoTreviglioAmarcord 5188 Pagine su Treviglio virgi.altervista.org Virginio Monzio Compagnoni Treviglio Amarcord
Proverbi Pruèrbe e modi di dire Streacade !!!!!! ve’ so’ dal scalèt!
Treviglio Photos : Un tuffo nel passato di Treviglio… foto, filmati, cartoline e documenti.
11 giu 2018 – Treviglio Amarcord. www.virgi.altervista.org Un tuffo nel passato di Treviglio… foto, filmati, cartoline e documenti. Un tuffo nel passato.
Treviglio Amarcord un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, … Treviglio Amarcord. foto di Luca Cesni – virgi.altervista.
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Virginio Monzio Compagnoni
Autore: Longaretti Trento
Il pittore, titolare della cattedra di Pittura all’Accademia Carrara di Bergamo, si è dedicato all’affresco, ai mosaici e alle vetrate istoriate, oltre che alla pittura su tela, affrontando prevalentemente temi di soggetto religioso (Bellotti, 1957). Tra le sue opere iniziali si ricordano la decorazione della cappella Crippa nella chiesa di S. Bernardino a Caravaggio, della cappella Cantini di Treviglio, del Tempio Votivo di Bergamo e della casa “Charitas” di Zogno. Per il Fontana il sentimento religioso del pittore assurge “in fiabesche composizioni e in assorte figure materne fino a giungere alla tesa espressità di paesaggii o nature morte” (Fontana, 1992).
Soggetto: sacro
San Martino dona parte del mantello al povero
Estensione: altezza: cm 100; larghezza: cm 70
Materia e tecnica: olio su tela
Pier Luigi Della Torre
Nacque nel 1887 a Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia di Pavia, i genitori Ernesto Della Torre e Teresa (Lina) Pedrazzini erano docenti in servizio presso le locali Regie Scuole; il padre era nativo della Lomellina ma di antica famiglia di origine milanese, il nonno Luigi si era trasferito, prima a Pieve del Cairo e successivamente a Mezzana Bigli, proveniente da Cassano d’Adda. Nella scuola post risorgimentale egemonizzata dalla massoneria anticlericale al padre Ernesto professore di lettere antiche e cattolico attivo nella politica e nell’associazionismo locale, fu precluso l’insegnamento alle scuole superiori, dovette quindi rassegnarsi come direttore didattico e successivamente ispettore scolastico delle scuole dell’obbligo; nominato direttore didattico a Treviglio dall’amministrazione comunale cattolica di Giacomo Tiragallo, fu amico di Don Luigi Sturzo e tra i primi aderenti al Partito Popolare Italiano. Fu uomo di profonda cultura umanistica e alla sua morte il figlio Pier Luigi dispose il lascito dei suoi libri al Collegio degli Angeli di Treviglio che gli dedicò una sala. La madre Lina, nata in una numerosa e umile famiglia di Pavia, presa sotto l’ala protettiva di un illustre professore dell’Università di Pavia assieme ad altre due sorelle, da ragazza si era trasferita in Francia, dove aveva potuto studiare diventando così una delle prime insegnanti femminili della scuola italiana. I genitori, conosciutisi in ambito scolastico si erano successivamente sposati a Milano.
Lo studioso e il primario
Dal 1923 al 1957 fu direttore e primario dell’Ospedale di Treviglio. Di carattere schietto e di spirito libero e anti autoritario quale sempre si ritenne ed in effetti era, declinò nei primi anni 20 l’offerta di una cattedra universitaria in chirurgia generale presso l’Università di Siena poiché ciò avrebbe richiesto una sua adesione al PNF e al regime fascista, similmente non prese la cattedra presso l’Università di Pavia poiché gli veniva richiesta un’adesione alla massoneria. Ebbe invece la libera docenza presso l’Università di Genova e fu uno dei pionieri della neurochirurgia europea assieme al francese Thierry de Martel e allo svedese Axel Herbert Olivecrona (1891-1980), anche se poi altri in Italia si presero meriti che invece erano suoi. Fu anche il creatore di uno speciale lettino operatorio per facilitare le operazioni sul cranio con il paziente seduto. Ebbe numerosissimi riconoscimenti da varie istituzioni scientifiche, italiane ed estere, e fu membro apprezzato di varie accademie, tra le quali l’Accademia di chirurgia di Bruxelles, della quale fu membro corrispondente, e dell’International College of Surgeons, l’organizzazione internazionale di chirurgia fondata nel 1935. Lasciò molti suoi scritti e studi all’Università di Pavia, ateneo che lo formò negli anni giovanili e al quale fu sempre legato.
Di idee liberaldemocratiche e non compromesso col regime fascista, divenne il primo sindaco di Treviglio alla Liberazione, dall’aprile 1945 fino al giugno 1946 recando in tale carica nella difficile transizione post bellica, doti di equilibrio, onestà e fermezza. Successivamente si avvicinò al socialismo democratico, rimanendo fondamentalmente un illuminato di centro, libero da condizionamenti e senza particolare connotazione politica.
Gli ultimi anni di vita e il Lascito
Visse la propria professione con profonda passione e dedizione e, anche per questo motivo, rinunciò a farsi una famiglia propria. Si concesse rarissime volte delle vacanze, tra le sue passioni che lo distraevano dal lavoro vi furono certamente la caccia con i cani e il tennis. Amante del bello e appassionato di arte, fu affezionato amico del pittore e poi sindaco di Treviglio Attilio Mozzi, suo fedele consigliere artistico e poi, successivamente dell’artista Trento Longaretti; mise insieme una notevole raccolta di opere che con lascito testamentario del 30 aprile 1960 il Prof. Pier Luigi Della Torre dispose di lasciare al Comune di Treviglio perché fosse istituito un museo intitolato ai suoi genitori, il Museo Ernesto e Teresa Della Torre, la seconda pinacoteca per importanza in provincia di Bergamo. Nella collezione vi sono, tra le altre, opere di Rembrandt, Guercino, Correggio, Giambono. Il museo è stato successivamente arricchito con altri lasciti. Fu inoltre un grande esperto e appassionato di tappeti orientali
Ritiratosi a vita privata nel 1957, con un piccolo screzio con l’amministrazione che non gli permise di restare come interino sino alla nuova nomina del successore, trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla sua raccolta, con la sola compagnia della governante Giacomina, originaria di San Giovanni Bianco, e del fedele cane Burtulì, un grosso pastore bergamasco dal pelo lungo bianco. Il Consiglio Comunale di Treviglio, nella seduta del 9 aprile 1960, demandava alla Giunta l’incarico di dimostrare al professore la gratitudine per l’opera prestata. Sofferente di un’aritmia cardiaca, con la lucidità che sempre lo contraddistinse, morì a Treviglio nel 1963 diagnosticando da vero uomo di scienza la causa della propria morte, le sue ultime parole infatti furono: “mi è venuto un collasso, adesso muoio”. I funerali si svolsero in forma solenne, gli furono tributati onori civili e militari con la presenza in armi di un picchetto d’onore del 68º Reggimento fanteria “Legnano”, il gonfalone del Comune listato a lutto scortato dai vigili urbani, i labari delle A.V.I.S., dei Combattenti, delle associazioni d’Arma, del Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, della Croce Rossa Italiana accompagnato da un gruppo di crocerossine in divisa, e partecipazione notevole di popolo
È sepolto nel cimitero di Treviglio nella tomba di famiglia.
Nel 1973 L’Università di Pavia in occasione del decennale della sua morte ha tenuto un convegno-seminario sulla sua opera e sulla figura del prof. P.L. Della Torre come medico e studioso.
Nel 1979 il Comune di Treviglio gli ha intitolato una via nel centro storico e ha inaugurato nel vecchio ospedale, nel quale il professore per tanti lustri aveva esercitato come chirurgo, restaurato e riconvertito a centro culturale polifunzionale, la nuova sede del Museo Ernesto e Teresa Della Torre
Il 14 e 15 settembre 2013 il Comune di Treviglio ne ha commemorato ufficialmente la figura in occasione del cinquantesimo anniversario della morte e della fondazione del museo.
Il santuario di Treviglio chiude per lavori
Gennaio 2018 di Pietro Tosca
bergamo.corriere.it
Il primo step riguarderà il pavimento: le marmette di inizio ‘900 saranno rimosse per sistemare un impianto di riscaldamento radiante al suolo e poi saranno riposizionate. «Quelle rotte saranno sostituite con altre identiche che ci preparerà una ditta specializzata — chiarisce monsignor Donghi —, mentre non sarà toccato il tratto più pregiato all’incrocio delle navate».
Il nuovo riscaldamento darà un maggior confort unito a un maggior risparmio energetico, ma soprattutto eliminerà il problema delle polveri derivanti dall’attuale impianto ad aria calda che finivano per danneggiare affreschi e stucchi.
Proprio il distacco di pezzi di stucco dalla volta, a luglio, fu il segnale che un intervento non si poteva più rinviare. Nello stesso lotto è prevista la riqualificazione delle sacrestie. Lavori che complessivamente richiederanno 740 mila euro e saranno coperti per 500 mila euro da risorse già nelle casse parrocchiali.
Foto di Tino Belloli
Il secondo lotto prevede il recupero della cripta.
Questo spazio costruito sotto l’altare maggiore è adornato dalle vetrate e da un mosaico di Trento Longaretti e fu utilizzato a lungo per i matrimoni fino a quando, negli anni ‘80, lo stato di degrado spinse il parroco dell’epoca a chiuderlo.
Il restauro mira a restituirlo ai fedeli. Conclusa la cripta, i lavori si sposteranno sulle pareti, sulla volta e sulla cupola per mettere mano agli affreschi.
Qui il restauro maggiore riguarderà la rimozione delle fioriture causate dall’acqua piovana che si infiltrava quando il tetto era rotto. «Per eseguire i lavori in sicurezza — precisa il parroco — sarà necessario limitare l’utilizzo del santuario.
Secondo il programma dopo marzo sarà riaperto solo per il tempo della novena del 2019».
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bergamo.corriere.it
Cittadino onorario
Olmi, che il 28 febbraio 2003 ricevette anche la cittadinanza onoraria (ricordiamo che Olmi nacque a Bergamo, ma crebbe poi a Treviglio) potrebbe così avere un luogo destinato a ricordarne l’importanza. E qual luogo meglio di un teatro?
“La morte di Ermanno Olmi, grande personaggio del mondo del cinema e della cultura internazionale, ha suscitato una generale emozione, in particolare tra noi trevigliesi che da sempre siamo stati gratificati dalla vicinanza dell’artista – ha commentato il portavoce di “Città dell’Adda” Roberto Fabbrucci – lui che si è sempre definito e sentito trevigliese, un’appartenenza ufficializzata con la meritata Cittadinanza Onoraria il 28 Febbraio del 2003 alla presenza delle autorità, amici e gli attori dell’Albero degli Zoccoli ritrovatisi dopo 25 anni”.
Intitolare il Tnt al regista, per “Città dell’Adda” rappresenta l’omaggio migliore che la città possa fare. Così come accaduto dopo la scomparsa del celebre artista Trento Longaretti a cui è stata intitolata la sala consiliare del Municipio.
Scoprire Longaretti
Treviglio 2016
Vetrate, mosaici e affreschi nelle chiese della Geradadda e a Bergamo
Trento Longaretti nasce a Treviglio il 27 settembre 1916: nel 2016 l’artista ha festeggiato i 100 anni e Treviglio, la Città che gli ha dato i natali, ha deciso di festeggiarlo con una serie di eventi che ne hanno celebrato la carriera e la persona.
Lla sua città natale – con la quale il maestro ha sempre mantenuto uno stretto legame nonostante viva ormai da tempo in Borgo Canale a Bergamo – gli tributa il dovuto omaggio.
E lo fa con una grande serata al Tnt, il Teatro Nuovo di piazza Garibaldi, coronando in questo modo una serie di iniziative che, nei mesi scorsi, hanno celebrato il compleanno centenario di uno dei più conosciuti e apprezzati artisti contemporanei bergamaschi: mostre dedicate alla sua arte e a quella dei suoi allievi, ma anche percorsi itineranti nel territorio per riscoprire le sue opere d’arte custodite nei luoghi sacri della bergamasca, oltre che pubblicazioni monografiche specializzate.
Museo Civico Ernesto e Teresa Della Torre
Museo civico di Treviglio
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Museo civico di Treviglio
“Ernesto e Teresa della Torre”Indirizzo via Bicetti dei Buttinoni, 11/13
Il Museo fu istituito nel 1963 grazie alla donazione del Prof. Pier Luigi Della Torre, neurochirurgo di fama europea, direttore sanitario e primario dell’ospedale di Treviglio, il quale decise di lasciare al Comune la propria collezione di dipinti, mobili, arazzi, vasi e miniature.
All’interno del Museo, intitolato ai genitori del professor Della Torre, sono state comprese anche altre raccolte di proprietà del Comune, tra cui disegni e dipinti di Giovan Battista Dell’Era (Treviglio 1765-Firenze 1799), la quadreria di casa Grossi con i ritratti eseguiti da Carlo Gerosa (1805-1878).
Negli anni il museo ha ricevuto ulteriori donazioni come quella del pittore trevigliese Trento Longaretti che fece dono di un corpus di opere tra disegni, incisioni e dipinti.
Fanno parte delle raccolte civiche anche le opere di artisti bergamaschi, bresciani e cremonesi vincitori del Premio Città di Treviglio.
Museo Civico Ernesto e Teresa Della Torre Treviglio Amarcord
Caratteristiche
Tipo dipinti, opere scultoree e stampe di varie epoche
Il museo civico di Treviglio è situato all’interno dell’omonima biblioteca e conserva numero scritti dello scorso millennio documentando la storia del comune dalle sue origini fino ai giorni nostri. Tale Archivio Storico è consultabile previa richiesta e prenotazione.
Storia
Il museo è nato ufficialmente nel 1963 quando il comune di Treviglio ha dato attuazione alla volontà testamentaria del prof. Pier Luigi Della Torre, medico, neurochirurgo di fama europea, tra i pionieri della trapanazione cranica e personalità di rilievo nella storia di Treviglio nel XX secolo, fu ufficiale medico dell’8º Reggimento bersaglieri nella prima guerra mondiale, decorato Medaglia al Valor Militare sul fronte del Piave nel 1918 nella Battaglia del solstizio. Fu poi primo sindaco di Treviglio alla Liberazione e fino al 1946.
Con lascito testamentario del 30 aprile 1960 il Prof. Pier Luigi Della Torre aveva lasciato le sue raccolte al Comune di Treviglio perché fosse istituito un museo intitolato ai propri genitori, il papà prof. Ernesto, già direttore didattico delle Regie Scuole Pubbliche, e la mamma Teresa Pedrazzini in Della Torre, già insegnante nelle stesse. Nella collezione vi sono, tra le altre, opere di Rembrandt, Guercino, Correggio, Giambono. Il museo è stato inoltre arricchito con altri lasciti.
L’interno di Explorazione
Nel dicembre del 2007 il museo si è arricchito di una sezione scientifica aprendo nel padiglione centrale dell’area mercato coperto, in piazza Cameroni, Explorazione. Come dice il motto: Un laboratorio interattivo permanente per capire la scienza giocando[1], si tratta di un’area destinata ai ragazzi dove possono materialmente compiere esperimenti di elettromagnetismo, ottica, acustica e altro per comprendere le leggi fisiche che governano l’universo.
Nel 2012 è stato aggiunto al museo Explorazione il pendolo di Foucault.Museo Civico sezione archeologica Giuseppe Oggionni Il museo civico apre nel 2009 una sezione archeologica per esporre i numerosi reperti ritrovati sul territorio L’esposizione, che raccoglie sia oggetti locali che statali di spettanza al museo, è suddivisa nelle tre sale: Protostoria, Storia Romana e Storia Medioevale I reperti sono corredati da una notevole mole di materiale didattico tra il quale spicca il plastico di Treviglio così come si presentava in epoca medioevale intorno all’anno 1000 cinta dal triplice fossato. L’opera è stata realizzata con la collaborazione del circolo modellistico il Caravaggio Tra i pezzi di maggiore interesse abbiamo una sepoltura celtica risalente al I secolo d.C. rinvenuta nel 1980, il tesoretto rinvenuto in via Verga di oltre cento monete di epoca Diocleziana e l’originale della Gatta, eterno pomo di discordia con la vicina città di Caravaggio.Il museo presenta inoltre un laboratorio didattico
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