Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Francesco Cassani

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Francesco Cassani
Vailate (CR), 20 aprile 1906 – Treviglio (BG), 14 luglio 1973

(scheda biografica redatta a cura dell’Archivio storico SAME)

Le origini

Francesco Cassani nacque a Vailate, nei pressi di Cremona, da Luigia Rocchi e Paolo Cassani dal quale ereditò la passione per la meccanica.
Il padre di Francesco Cassani era titolare di un’officina meccanica che già da due generazioni produceva macchine agricole e che durante la Prima guerra mondiale fornì proiettili all’Esercito e alla Marina. Assieme al fratello minore, Giovanni Eugenio, nato nel 1909, si alternò fra l’attività dell’azienda familiare e gli studi serali presso diversi istituti di istruzione tecnica a Milano.
 Presentazione della Cassani 40 HP, Treviglio, 1927 (Archivio storico SAME)

Presentazione della Cassani 40 HP, Treviglio, 1927 (Archivio storico SAME) 

Un inventore tra le due guerre

Nel 1920, la famiglia trasferì l’officina da Vailate a Treviglio, in provincia di Bergamo dove, nel 1927, i fratelli Cassani presentarono ufficialmente presso l’Istituto agrario Cantoni un trattore agricolo denominato “Cassani 40 HP”, azionato da un motore diesel, forma di propulsione che dalla fine degli anni Venti aveva iniziato a trovare applicazione sui veicoli industriali, militari e ferroviari e che loro, primi al mondo, applicarono su una trattrice agricola. La trattrice Cassani vinse il concorso nazionale “Trattrice agricola italiana” indetto dal Ministero dell’agricoltura nel 1929 superando concorrenti già affermati come Fiat, Landini e Motomeccanica; era in palio la costruzione di 300 esemplari che, a causa dei problemi finanziari che subirono le officine Barbieri di Bologna, partner tecnico e finanziario dei fratelli Cassani, non entrò mai in produzione. Questa esperienza comunque permise ai Cassani di acquisire competenze sia in ambito trattoristico sia motoristico nel campo dei motori diesel veloci. I Cassani, e in particolare Francesco, anima tecnica dell’azienda, credevano fermamente nel diesel e puntavano a estendere l’impiego di tali unità in nuovi settori. Nel 1932 un primo modello di motore Cassani trovò in effetti applicazione in sostituzione del motore a benzina su un autocarro Fiat in dotazione dell’esercito, mentre un secondo prototipo montato sul motoscafo “Este I” si aggiudicò, nel 1934, la coppa “Duca di Genova” nel raid Venezia-Trieste. Nel 1937 i fratelli Cassani avevano ottenuto dall’Aeronautica militare un ordinativo per tre motori diesel veloci di nuova concezione (otto cilindri a revolver) che, sulla carta, si sarebbero dovuti rivelare leggeri e quindi adatti all’impiego in aviazione. I motori pre-serie vennero realizzati presso le officine Odero Terni Orlando di La Spezia, ma l’installazione e l’impiego vennero bloccati nel 1940 in seguito all’entrata in guerra dell’Italia.

La sperimentazione permise comunque a Francesco Cassani di riflettere sull’importanza della termodinamica e in particolare sul sistema di iniezione in relazione alle prestazioni e in tale ottica fondò nel 1936, sempre con il fratello Eugenio, la “Società pompe iniezioni Cassani – Spica”. Va sottolineato che all’epoca la produzione delle pompe per i motori diesel era appannaggio quasi esclusivo della tedesca Bosch che forniva tutti i più importanti costruttori di motori. I Cassani però non si fecero intimidire e con la loro produzione interruppero un monopolio consolidato. Nel 1938 entrarono in Spica l’ammiraglio Arturo Ciano e l’imprenditore livornese Luigi Orlando, che acquisirono l’azienda e la trasferirono a Livorno; i fratelli Cassani assunsero nella società il ruolo di direttore dell’ufficio tecnico e di responsabile della sperimentazione motori. Nel 1939 alla Spica-Cassanivenne assegnato dal Consiglio nazionale delle ricerche, in occasione delle celebrazioni leonardesche, un attestato e una medaglia d’argento per il valore tecnico delle ricerche svolte e per i molteplici brevetti nel campo dei motori terrestri, marittimi e aerei. Nel 1941, alla morte di Luigi Orlando, la società fu poi acquisita dall’Iri e posta sotto il controllo dell’Alfa Romeo che affidò a Francesco Cassani la creazione del primo Centro ricerche finalizzato agli studi sull’alimentazione dei motori diesel per aerei.

 Dipendenti SAME, Treviglio, 1953 (Archivio storico SAME)

Dipendenti SAME, Treviglio, 1953 (Archivio storico SAME)

 Nasce la SAME
Cassani non era però persona capace di soggiacere alla burocrazia statale e dopo pochi mesi di attività decise di tornare alle origini e ricominciare a guardare verso la motorizzazione agricola, scelta che nel 1942 lo portò a fondare col fratello Eugenio la Società accomandita motori endotermici – SAME. L’azienda prese avvio svolgendo interventi di riparazione di mezzi militari e realizzando una fornitura di motopompe antincendio per il ministero degli Interni. Nel 1946 la SAME produsse una prima autofalciatrice a tre ruote, con posto di guida reversibile, al cui motore, alimentato a petrolio, era possibile collegare altri macchinari e attrezzature agricole. Si trattava del primo trattore «universale», concepito cioè come centrale di erogazione di potenza per svariati attrezzi, con cui la SAME affrontò il mercato del dopoguerra.
Successivamente Cassani proseguì l’intensa attività di messa a punto di nuovi brevetti applicati ai trattori: fu il caso del raffreddamento ad aria, particolarmente adatto a esigenze di durata, sicurezza di esercizio, scarsa manutenzione, elevata modularità; brevettò inoltre le quattro ruote motrici – vera peculiarità dei trattori SAME – perfezionate nel 1952.

Il 1956 segnò un importante punto di svolta nelle vicende della SAME, con l’apertura del nuovo stabilimento di Treviglio, dotato di tre catene di montaggio (motori, assemblaggio trattori, verniciatura) assai simili a quelle che Cassani aveva potuto visionare durante un viaggio negli Stati Uniti, dove aveva visitato la Ford, la Massey Ferguson e la Caterpillar. In questi anni assai intenso fu inoltre l’impegno in direzione di una unificazione e standardizzazione nel progetto e nel ciclo di prodotto: dei primi anni Cinquanta fu la produzione di una intera serie di motori, da uno a otto cilindri, realizzati con parti totalmente intercambiabili.

Nel 1959, alla morte del fratello Giovanni Eugenio, Francesco era direttore generale di una società che produceva 50 trattori al giorno, aveva una filiale in Francia e proseguiva nell’attività di ricerca e sviluppo di nuovi brevetti e prodotti. In quello stesso anno prese avvio la produzione della «stazione automatica di controllo SAME», un gruppo idraulico che governava gli attrezzi collegati alla trattrice, controllandone e regolandone l’azione attraverso un sistema di molle e leve coordinate da un quadro posto sotto il volante di guida.

 Il Presidente della Repubblica Antonio Segni nomina F. Cassani cavaliere del Lavoro, Roma, 1962 (Archivio storico SAME)

Il Presidente della Repubblica Antonio Segni nomina F. Cassani cavaliere del Lavoro, Roma, 1962 (Archivio storico SAME)

I riconoscimenti
Nel 1960 gli venne conferita la laurea honoris causa presso la Facoltà di ingegneria industriale, sezione meccanica, dell’Università di Pisa, in virtù dell’attività di pioniere innovatore e realizzatore nel campo delle costruzioni meccaniche. Il 2 giugno 1962 venne nominato cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica Antonio Segni e nel marzo del 1965 ricevette l’“Oscar dell’agricoltura”, premio promosso dalla Fiera internazionale di Verona. Nel 1967 gli venne consegnato il “Mercurio d’oro”, premio conferito alle imprese ritenute benemerite per aver contribuito allo sviluppo produttivo del Paese, e nel 1972 il premio “Seminatore d’Oro”, assegnato dal Presidente della Repubblica e dedicato ai pionieri e artefici della motorizzazione agricola mondiale. Nello stesso anno Francesco Cassani e Ferruccio Lamborghini presero i primi contatti che porteranno all’acquisizione da parte della SAME della Lamborghini Trattori.
Nel 1973 il Museo della scienza e della tecnica di Milano dedicò una sala a Francesco Cassani e alla sua azienda.
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Bruno Manenti : Cassina de’ Pecchi (MI) 2018

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Bruno Manenti : Cassina de’ Pecchi (MI) 2018

2° Simposio Scultura del Legno

Ogni paese ha la sua storia, le loro mura ascoltano silenti le gioie,  le nascite i dolori e le morti,
gli inverni le primavere le estati e gli autunni con l’inesauribile scorrere del tempo.

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Ermanno Olmi, Cittadino onorario.

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Cittadino onorario

Olmi, che il 28 febbraio 2003 ricevette anche la cittadinanza onoraria (ricordiamo che Olmi nacque a Bergamo, ma crebbe poi a Treviglio) potrebbe così avere un luogo destinato a ricordarne l’importanza. E qual luogo meglio di un teatro?

“La morte di Ermanno Olmi, grande personaggio del mondo del cinema e della cultura internazionale, ha suscitato una generale emozione, in particolare tra noi trevigliesi che da sempre siamo stati gratificati dalla vicinanza dell’artista  – ha commentato il portavoce di “Città dell’Adda” Roberto Fabbrucci – lui che si è sempre definito e sentito trevigliese, un’appartenenza ufficializzata con la meritata Cittadinanza Onoraria il 28 Febbraio del 2003 alla presenza delle autorità, amici e gli attori dell’Albero degli Zoccoli ritrovatisi dopo 25 anni”.

Intitolare il Tnt al regista, per “Città dell’Adda” rappresenta l’omaggio migliore che la città possa fare. Così come accaduto dopo la scomparsa del celebre artista Trento Longaretti a cui è stata intitolata la sala consiliare del Municipio.

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Trama del film “L’Albero degli zoccoli”

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Trama del film “L’Albero degli zoccoli”

Trama

In una cascina di pianura a Palosco (nella campagna bergamasca), tra l’autunno 1897 e la primavera 1898, vivono 4 famiglie di contadini. Mènec (Domenico), un bimbo di 6 anni sveglio ed intelligente, deve fare 6 chilometri per andare a scuola. Un giorno torna a casa con uno zoccolo rotto. Non avendo soldi per comprare un nuovo paio di scarpe, il padre Batistì decide di tagliare di nascosto un albero per fare un nuovo paio di zoccoli al figlio. Il padrone della cascina però viene a saperlo e alla fine viene scoperto il colpevole: la famiglia di Mènec, composta dal padre Batistì, dalla moglie Battistina e dai tre figli di cui uno ancora in fasce, caricate le povere cose sul carro, viene cacciata dalla cascina.

Accanto a questa vicenda che apre, chiude e dà il titolo al film, si alternano episodi della umile vita contadina della cascina, contrassegnata dal lavoro nei campi e dalla preghiera. La vedova Runk a cui è da poco mancato il marito, è costretta a lavorare come lavandaia per poter sfamare i suoi figli, mentre il figlio maggiore di 14 anni viene assunto come garzone al mulino. Anche in questa situazione d’indigenza, non viene mai a mancare la carità verso i più poveri, come Giopa, un mendicante che si reca da loro in cerca di cibo. A peggiorare la situazione, la mucca da latte della famiglia si ammala, tanto che il veterinario, fatto chiamare dal paese, consiglia loro di macellarla, considerandola spacciata. Tuttavia la vedova riempie un fiasco con dell’acqua che va a benedire in chiesa implorando la grazia al Signore, e fa bere l’acqua benedetta alla mucca. L’animale dopo alcuni giorni guarisce. Con loro vive anche nonno Anselmo, padre della vedova, un ingegnoso e saggio contadino (sostituendo in gran segreto, con la complicità della nipote Bettina, lo sterco di gallina a quello di mucca come concime, riesce a far maturare i propri pomodori un mese prima degli altri). Anselmo è molto amato dai bambini ed è il continuatore della cultura popolare, fatta di proverbi e filastrocche, che si tramanda oralmente di generazione in generazione.

Altra vicenda narrata è il timido corteggiamento di Stefano a Maddalena, fatto d’intensi e casti sguardi e pochissime parole.

Significativo è il loro primo incontro in cui Stefano, dopo aver seguito a pochi passi di distanza Maddalena lungo il sentiero per un lungo tratto, le chiede il permesso di salutarla, la giovane dopo un breve silenzio, dà l’assenso, Stefano allora la saluta, lei ricambia il saluto e si separano. I due alla fine si sposano e si recano il giorno stesso in barca a Milano, agitata dai tumulti della cosiddetta Protesta dello stomaco meglio conosciuta come la repressione del Generale F. Bava Beccaris del maggio 1898, per andare a trovare in un convento di bambini esposti suor Maria, zia di lei. Su richiesta della religiosa adottano un bambino di nome Giovanni Battista.

La quarta ed ultima famiglia che vive nella cascina è quella del Finard. Essa è composta da padre, madre, tre figli ed il nonno.

Una peculiarità di questa famiglia sono i litigi, frequenti e violenti, tra il padre autoritario ed il figlio maggiore accusato di non lavorare mai abbastanza (è anche alcolista). Un giorno Finard, alla festa del paese in mezzo alla folla che assiste ad un comizio socialista trova una moneta d’oro. Tornato in cascina la nasconde nello zoccolo del suo cavallo. Dopo qualche tempo cerca di recuperare la moneta. Accortosi che non c’è più, inizia ad inveire contro il cavallo che s’imbizzarrisce. Per calmare il Finard, che si è preso un malanno per la rabbia, la moglie chiama la donna del segno che gli dà una pozione.

Tra i personaggi esterni alla cascina, oltre al padrone e al fattore, ha una significativa importanza il parroco del paese don Carlo, il quale pur avendo un’istruzione e appartenendo a un diverso ceto sociale, si prende cura della vita dei contadini e li guida e consiglia con le sue parole. Ricordiamo anche il loquace venditore di stoffe Frikì, abile nel valorizzare la sua mercanzia che trasporta con un carretto di corte in corte, e la ciarlatana donna del segno.

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Treviglio , 16 giugno 2017

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Treviglio (Bergamo), 16 giugno 2017

www.ilgiorno.it

Celebrare e far rivivere il capolavoro di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli” nel quarantesimo dalla sua presentazione.

È la proposta lanciata da un gruppo di cittadini di Treviglio, presentata all’Ufficio scolastico provinciale di Bergamo per ricordare la pellicola parlata nel dialetto bergamasco della pianura – tra Treviglio, Martinengo, Mornico, Palosco e Calcinate.

Chiedono di proiettare il film nel nuovo anno scolastico che partirà a settembre, prima nelle scuole trevigliesi e del territorio, poi in tutta la Bergamasca. Obiettivo: riscoprire la genuinità del mondo contadino che dall’Ottocento continua a contribuire alla crescita della terra orobica, puntando sul valore del dialetto come “patrimonio storico e culturale insopprimibile”.

L’idea è partita da un articolo-appello pubblicato sul settimanale trevigliese “Il Popolo Cattolico”, che ha sollecitato lettori e autorità a realizzare qualcosa di importante in coincidenza con i 40 anni del film di Olmi, ricordando che il regista ha girato molte scene a Treviglio. Lui stesso ha abitato a Treviglio fino all’età di 25 anni, si è sposato a Treviglio nella chiesetta del Roccolo, è cittadino onorario da 14 anni. Insomma una serie di motivazioni a favore di un impegno per il coinvolgimento cittadino.

Il regista Ermanno Olmi (primo da destra) sul set
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A Ermanno Olmi la «Rosa camuna» Maggio 2018

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A Ermanno Olmi la «Rosa camuna» Maggio 2018
«Testimone dei valori lombardi»

www.ecodibergamo.it 28 Maggio 2018

« La Lombardia è forte perché vanta cittadini e realtà esemplari ed è con loro che il Consiglio regionale anche quest’anno fa festa insieme a tutti i lombardi, guardando al futuro con realismo, ma anche con la fiducia e l’ottimismo che esempi come quelli rappresentati dai premiati sanno promuovere e diffondere. Anche quest’anno scelti cittadini e realtà esemplari, che testimoniano i migliori valori lombardi».

Lo ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo, durante la cerimonia di conferimento del premio Rosa Camuna tenutasi domenica pomeriggio al Museo del Violino di Cremona.

Sono 47 le persone e le realtà del territorio lombardo che sono state premiate dal Consiglio e dalla Giunta regionale della Lombardia per essersi particolarmente distinte per il loro impegno, l’operosità, la creatività e l’ingegno nel contribuire allo sviluppo economico, sociale, culturale e sportivo della nostra Regione.

Sono stati 24 a ricevere il Premio “Rosa Camuna”, mentre ai restanti è stata attribuita una menzione speciale.

Come prevede lo specifico regolamento, i nominativi sono stati scelti dal Consiglio regionale in collaborazione con la Giunta e sono stati premiati nell’ambito degli eventi legati alla Festa della Lombardia, la cui ricorrenza cade domani lunedì 29 maggio, anniversario della battaglia di Legnano. In totale sono pervenute all’attenzione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio e dei Capigruppo consiliari 131 candidature: tutti i territori provinciali hanno ottenuto almeno un riconoscimento.

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Tino Belloli, la memoria storica di Treviglio

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Tino Belloli, la memoria storica di Treviglio

Il 74enne al lavoro in biblioteca: «Sto digitalizzando tutti i documenti dal 1200. Ho immagazzinato su computer oltre 700 mila file» bergamo.corriere.it )

La mattina spesso arriva in biblioteca quando ancora non c’è nessuno, infila i guanti bianchi e inizia a scattare fotografie fino all’orario di chiusura. Tino Belloli, 74 anni, da più di 4 anni è l’angelo della memoria di Treviglio. Armato di macchina fotografica, sta digitalizzando gli archivi comunali al ritmo di 500-600 scatti al giorno. «Ormai ho superato 700 mila fotografie — racconta — ho iniziato con l’archivio storico con le prime testimonianze della città e adesso sono arrivato al 1938».

Un lavoro che Belloli fa in maniera volontaria coordinandosi con i dipendenti del settore cultura e con i professori Fabio Celsi e Francesco Tadini, altri due volontari che si sono presi il compito di riordinare l’archivio storico. «Loro mi passano i faldoni — spiega Belloli — e io fotografo pagina per pagina.

Poi li riordino sul computer in base al mese e anno. Ogni tanto i due professori arrivano con qualche documento che non era al suo posto e io lo inserisco nell’archivio digitale».

Belloli così ha potuto compiere un excursus attraverso i secoli che gli hanno permesso di visionare gli statuti della città del 1200, la conferma di un privilegio del re Ferdinando III di Spagna al nobile trevigliese Mulazzani del XVII secolo, fino all’atto di commissariamento del municipio a firma di Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini.

«Ho fotografato — racconta il pensionato — anche l’atto di matrimonio del Duce quando si sposò a Treviglio perché ricoverato al Collegio degli angeli trasformato in un ospedale militare durante la Prima guerra mondiale. Quello però era solo una copia, il Comune non dispone dell’originale. E la curiosità è che sullo stesso foglio da un lato c’è l’atto di matrimonio di Benito Mussolini e donna Rachele, dall’altro quello di un normale cittadino»

Una missione, quella di salvare il passato di Treviglio, che Belloli ha iniziato in solitaria. «Ho documentato tutte le vie della città, casa per casa, per serbarne il ricordo — dice —. Sono sempre stato appassionato di foto, ricordo che con una delle prime paghe, quando iniziai a lavorare a 14 anni, comprai una Eura Ferrania.

Quando sono andato in pensione più di vent’anni fa mi ci sono dedicato a tempo pieno. Nel 2010 ho documentato tutto il restauro del campanile e di recente quello del santuario della Madonna delle Lacrime».

Proprio i cantieri pubblici sono stati il tramite insolito che hanno portato Belloli a occuparsi dell’archivio. Il Comune, infatti, gli aveva commissionato dei reportage fotografici dei propri interventi, a partire dalla riqualificazione dell’ex Upim. «Un giorno l’architetto Valentino Rondelli ai Lavori pubblici — racconta Belloli — mi ha detto che c’era qualche documento da fotografare in biblioteca e se la cosa mi poteva interessare.

Sono andato a vedere e non sono più uscito. Con il tempo mi hanno dato una stanza che ho attrezzato con il contributo del Comune e delle donazioni di alcuni privati».

Un lavoro certosino che Belloli esegue appunto in guanti bianchi per tutelare i documenti. «Occorre pensare anche a tutelare il lavoro fatto — precisa — e per questo utilizzo un tipo particolare di blu-ray garantito per durare mille anni, ma siccome la prudenza non è troppa tengo una copia dell’archivio anche su degli hard disc. Salvare la memoria del passato è fondamentale: è lasciare alle prossime generazioni la possibilità di conoscere la loro città». Per questo il pensionato, d’accordo con gli uffici comunali, ha già selezionato una minima parte del materiale fotografato e lo ha messo su un computer a disposizione degli utenti in biblioteca. L’obiettivo sarebbe trovare il modo per rendere fruibile l’intero archivio. «Intanto però il lavoro di digitalizzazione — conclude Belloli — deve andare avanti pur tra le difficoltà di budget.La mia speranza è che chi ama Treviglio ci aiuti».

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Treviglio : Casa Della Piazza

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Treviglio : Casa Della Piazza
Simone Della Piazza
In piazza Manara, angolo via Roma, è visibile il prospetto di un edificio che evidenzia un passato significativo, rilevato dalle tracce di sinopia e dalle cornici delle finestre: era la dimora di Simone della Piazza, il quale, morendo nel 1529 senza eredi, lasciò a testamento che l’edificio fosse adibito a ospizio per i pellegrini.
In seguito,  tra l’ospizio e la Basilica di San Martino ,  venne edificata la Chiesa di S. Giuseppe,  di cui oggi permane memoria nella stanza accessibile dall’ingresso laterale ad angolo della Basilica.
Osservando il fronte della Casa della Piazza si intuisce che al primo piano erano ubicati due finestroni con cornici in cotto lavorato a intreccio, molto simili ai motivi presenti nei finestroni della Basilica e nelle bifore del Campanile.
Al centro dei due finestroni spicca una sinopia con l’immagine della Vergine in trono, affiancata da figure non ben definibili, di paternità incerta.
All’interno  del piccolo cortile vi è un portico tripartito, con archi a tutto sesto,
sostenuti da colonne di pietra.
Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002
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Palestra Ines Lega , Treviglio 9 Novembre 2017

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Palestra Ines Lega , Treviglio 9 Novembre 2017

Treviglio 9 Novembre 2017

Palestra intitolata alla prof.ssa Ines Lega
Nuovo nome per la Palestra In via Bellini

I trevigliesi hanno votato Ines Lega 

Una “leonessa” dello sport

Approdata a Treviglio dalla frazione San Ruffillo di Brisighella (Ravenna) all’età di 26 anni, per cercare lavoro come maestra, Ines Legasi è resa protagonista della nascita della cultura sportiva nella Bassa insegnando prima a Casirate, poi al «Collegio degli Angeli» di Treviglio, al liceo «Weil», che allora si chiamava ancora «Sarpi», e poi ancora a Dalmine, alle medie «Cameroni» di Treviglio per finire all’«Oberdan», dove trascorse tanti anni sotto la guida dei presidi Zordan, Cagnin e Alletto. Diplomata all’Isef, ha contribuito alla nascita di gruppi sportivi con i quali ha vinto numerose medaglie ai Giochi della Gioventù e poi con Maurizio Conti e Franca Stucchi nella gloriosa «Ginnastica artisticaTreviglio»: le famose «tutine rosse».( tratto da giornaleditreviglio.it)

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Torre Civica Treviglio (BG)

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 Torre Civica Treviglio (BG)

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Cesare Battisti

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Cesare Battisti

“Cesare Battisti a Treviglio”.

Sabato 5 novembre 2016 Teatro Nuovo di Treviglio la scrittrice Carmen Taborelli presenta il suo nuovo libro “Cesare Battisti a Treviglio”.


Un’immmersione nella storia: Cesare Battisti, dopo essersi trasferito in Italia, soggiornò a Treviglio in via Sangalli 15. A lui è intitolata la Scuola Primaria Cesare Battisti di Treviglio e il Viale Cesare Battisti.

 

L’iniziativa è promossa dall’assessorato alla Cultura della Città di Treviglio e il Gruppo Alpini di Treviglio.

L’8 agosto 1914 Battisti, affiancato da Guido Larcher e Giovanni Pedrotti, fece pervenire al re Vittorio Emanuele III un appello nel quale il monarca veniva esortato a unire il Trentino al Regno, tentando prima coi mezzi diplomatici e, nel caso non fossero stati sufficienti, ricorrendo alle armi. Nel settembre 1914 Battisti, Larcher e Pedrotti, costituiscono a Milano la “Commissione dell’emigrazione trentina”, composta da un migliaio di affiliati.

L’11 agosto 1914, appena due settimane dopo lo scoppio della guerra austro-serba, il deputato Battisti abbandona il territorio austriaco e si trasferisce in Italia.

Qualche giorno dopo lo seguirà anche la moglie con i loro tre figli. Il fratello Giuliano, che era nato il 30 luglio 1868, rimane invece a Trento.

Verrà poi richiamato alle armi, inviato in una compagnia di disciplina e successivamente, essendosi ammalato, al domicilio coatto. Morirà prematuramente il 3 dicembre 1921 a seguito dei patimenti di quegli anni. 

 Battisti diventa subito un propagandista attivo per l’intervento italiano contro l’Impero austro-ungarico, tenendo comizi nelle maggiori città italiane e pubblicando articoli interventisti su giornali e riviste.

Tra le città in cui soggiornò vi è anche Treviglio dove risiedette in via Sangalli al numero 15.

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Erminio Gennaro e il miracolo delle lacrime – Popolo Cattolico 14.2.15

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Erminio Gennaro e il miracolo delle lacrime – Popolo Cattolico 14.2.15

Tratto da : www.clementinaborghi.it

Il Popolo Cattolico annuncia l’interessante evento organizzato dall’Associazione culturale Clementina Borghi che vedrà il professor Erminio Gennaro intervenire per illustrare con competenza e passione il caso della polemica innescata dalla conferenza tenuta dal giovane ingegnere Guglielmo Gentili agli inizi del 1907 su: Miracolo si, miracolo no.

Erminio Gennaro e il miracolo delle lacrime – Popolo Cattolico 14.2.15

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Mandelli Mariella

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Mandelli Mariella

Mariella Mandelli, pittrice ritrattista , è nata a Treviglio, qui vive e lavora in via Madreperla 16. E’stata insegnante al Collegio degli Angeli, fino a che non ha deciso di dedicarsi completamente alla pittura, sua passione da sempre. Ha frequentato la scuola di pittura Dell’Era, allieva del prof. Ghilardi.Le sue opere spaziano dai ritratti , ai soggetti religiosi, dalle nature morte ai paesaggi. Ha dipinto nella Parrocchia S.Martino ( Angeli)  Chiesa di S.Zeno (S.Zeno ) S.Maria Annunciata (Madonna della noa ) , Casa di riposo ANNI SERENI (  Madonna degli anni sereni).Ha dipinto santelle per le vie di Treviglio (Madonna del baglì) di Castel Cerreto( S.Gerolamo e S.Francesco ) per Badalasco (S.Uberto ).

Ha dipinto nel CENTRO CIVICO di Treviglio,  MUSEO ARCHEOLOGICO, nel MUSEO DELLE SCIENZE (ritratti di matematici e scienziati da Pitagora ad oggi ) Partecipa da anni alla associazione ‘Marcello Candia’ per beneficenza,con Longaretti e Mombrini. Ha contribuito  donando sue opere,destinate a completare la costruzione della chiesa in Brasile intitolata alla Madonna delle lacrime.Recensita da diversi critici su giornali, cataloghi d’arte (Catalogo del collezionista -MILANO ), le sue opere  si trovano in Italia, Grecia, Brasile, Congo,a Londra, presso chiese, edifici pubblici e privati.

www.mariellamandelli.com

·       HA ESPOSTO LE SUE OPERE E PARTECIPATO A CONCORSI:

 

·       1970-COLLETTIVA A CARAVAGGIO

·       2004 TREVIGLIO PIAZZA GARIBALDI

·       2005-PRO LOCO PIAZZA GARIBALDI

·       2005-CASIRATE-ARTE SU STRADA

·       2005-CARAVAGGIO 1° e 3° premio  e medaglia d'oro

·       2006-CASIRATE-PREMIO SPECIALE GIURIA

·       2006-PRO BRASILE PIAZZA GARIBALDI

·       2007- MARTINENGO-PREMIO SPECIALE GIURIA

·       2008-PERSONALE CROCIERA TREVIGLIO

·       2010-ROMANO DI LOMBARDIA-PALAZZO DEI MURATORI

·       2010-CASAZZA-PREMIO SPECIALE GIURIA

·       2015-COLLETTIVA LIONS CARAVAGGIO SAN BERNARDINO


		
		

·         SUE OPERE SONO PRESENTI:

·         PARROCCHIA SAN MARTINO TREVIGLIO- ANGELI

·         -CHIESA S.MARIA ANNUNCIATA-MADONNA DELLA NOA

·         -VICOLO MESSAGGI-MADONNA DEL BAGLì

·         CASA RIPOSO ANNI SERENI-CHIESA-MADONNA DEGLI ANNI SERENI

·         -SANTELLA VIA CERRETO-SAN GEROLAMO E SAN FRANCESCO

·         -SANTELLA MANEGGIO VIA BADALASCO-SANT'UBERTO

·         -CASSA RURALE DI TREVIGLIO-SACRO CUORE E PAESAGGIO DI CASIRATE

·         -SEDE POPOLO CATTOLICO-BENEDETTO XVI

·         -SEDE POPOLO CATTOLICO-MADONNA DELLE LACRIME

·         -SEDE AVIS-MATERNITà

·         OSPEDALE TREVIGLIO-ONCOLOGIA-S.AGATA

·         -UFFICIO CULTURA

·         -MUSEO ARCHEOLOGICO

·         -MUSEO DELLE SCIENZE-RITRATTI DEI MATEMATICI E SCIENZIATI DA PITAGORA AD OGGI

·         -SEDE CICLISTICA-MADONNA DEL GHISALLO
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Treviglio, un murale per “L’albero degli zoccoli”

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Treviglio, un murale per celebrare i 40 anni del film “L’albero degli zoccoli”di Diego Defendini – 17 novembre 2017.

Proprio in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni del capolavoro del regista bergamasco che si celebreranno nel 2018 alcuni cittadini hanno deciso di omaggiare il maestro Olmi con questa monumentale opera realizzata utilizzando i proventi derivanti da alcune iniziative benefiche come le salite alla torre civica di Treviglio organizzate attraverso la collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Treviglio.

Il murales, realizzato con pittura da esterni e ricoperto da uno strato idrorepellente, è opera dell’artista Ezio Pelosi

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Un tuffo nel passato : Treviglio Amarcord

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Un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città di Treviglio.** I documenti postati , se non di personale proprietà, dovrebbero riportare, se possibile, la fonte da cui provengono..etc..etc……. e qui devo dirvi che la gran parte delle foto da me postate non riportano il nome dell’autore e tanto meno non le ho scattate io.. …purtroppo tra le centinaia di foto che ho raccolto/scaricato o fotocopiato , per alcune beh.. non ho “preso nota” della fonte. Chi riconoscesse un suo scatto può naturalmente rivendicarne la “paternità”.
Buon Amarcord a tutti !!

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”. Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.

La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.

Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

La Torre Civica

Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.

Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

Storia Arte Cultura
Lungo la via Roma è possibile scorgere una particolare diversificazione tipologica negli
edifici: si affiancano cortili con portici e logge a cortili con distribuzione a ballatoio.

La maggior parte delle facciate è arricchita con elementi decorativi, databili

ai sec. XIX e XX, segno di un benessere economico dovuto alla particolare vocazione della via: quella di essere “spina commerciale privilegiata”.

Il passato antico della via è visibile
nell’ortogonalità con le vie laterali: chiaro segno permanente della presenza della
centuriazione romana in centro storico.
Va Roma prosegue in rettilineo con via Rozzone, imboccando la quale ci si ritrova nella
porzione sud di via Carcano: qui era anticamente ubicata Casa Federici (civico 19),
costruzione del sec. XV, di cui si conserva memoria in una lapide incastonata in prospetto.
In fondo alla via Carcano è visibile l’ingresso del complesso in passato occupato dalle
Madri Canossiane, oggi sede della Cassa Rurale.

Dalla via dè Federici si prosegue per via S. Martino, una delle quattro strade principali del
centro storico, che conduceva a Porta Nuova. Il nome di “Porta Nuova” deriva dal fatto che
la porta fu l’ultima in ordine di tempo a essere realizzata.Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002

Visitare Treviglio ( da Bergamo News )Secondo comune bergamasco per numero di abitanti dopo il capoluogo, Treviglio si trova nella media Pianura Padana, a circa 20 chilometri in direzione sud da Bergamo: fondata nel corso dell’alto medioevo per scopi difensivi, la cittadina oggi rappresenta un punto strategico nel crocevia di strade e ferrovie che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.

La basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco.

Nella navata destra, accanto alla zona presbiterale, è collocato il Polittico di Zenale e Butinone, risalente al 1485, una delle opere più importanti del rinascimento lombardo, in quanto segna il passaggio tra il gotico e il rinascimentale.

La basilica offre anche diverse opere di Cavagna, Procaccini e Montalto oltre ad un pregevole Fonte Battesimale del 1529. Il campanile in stile gotico lombardo della basilica è conosciuto come simbolo della città di Treviglio poiché, grazie ai sui 60m di altezza è visibile a chilometri di distanza. Nel corso dei secoli è stato un punto di riferimento sia per scopi religiosi sia civili e militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo dai vicini comuni.

I“Treviglio: storia, arte e cultura” l santuario della Madonna delle Lacrimel santuario della Madonna delle Lacrime fu costruito a partire dal 1594 a seguito del miracolo della madonna che, piangendo, salvò Treviglio dall’avanzata francese.

Alla costruzione del santuario hanno lavorato grandi artisti come l’architetto caravaggino Fabio Mangone, autore dell’altare maggiore. Si può salire sull’altare e tramite splendidi gradini in marmo si riesce ad andare proprio sotto al quadro della venerata immagine della Madonna delle lacrime, sotto al quale sono tuttora conservate la spada e l’elmo del visconte di Lautrec. E’ consigliata inoltre la visita della “cripta magica” sotto il santuario.

“Treviglio: storia, arte e cultura” La biblioteca civica di TreviglioLa biblioteca civica di Treviglio, fondata nel 1861, e intitolata all’abate trevigliese Carlo Cameroni (Treviglio 1793 Torino 1862), figura importante del Risorgimento italiano, per aver egli donato, pochi mesi prima di morire, la propria libreria alla città d’origine affinché venisse costituita una biblioteca pubblica.

Alla morte di Cameroni, il Comune accetto il lascito e apri la biblioteca alla cittadinanza. Sul nucleo librario di Cameroni, ricco di 4176 volumi, crebbe la biblioteca, che si arricchi col tempo di alcune importanti acquisizioni librarie e documentarie: in alcuni casi fondi antichi in possesso del Comune, in altri donazioni di illustri personaggi trevigliesi.

“Treviglio: storia, arte e cultura” Treviglio nel XV secolo di Luigi Minuti

Anche il travagliato XV°, come il precedente, è un secolo d’oro per Treviglio, crescono ricchezza e benessere e la città si riempie di edifici non più di legna ma di solidi mattoni, anche se abilmente frammisti ai sassi di fiume, ed in più a metà secolo, sorgono, in fretta e bene, le austere e più solide mura venete. La Basilica di S. Martino nuovamente viene accresciuta, i lavori a carico del Comune, prendono avvio nel 1481 e si protraggono per più di vent’anni, iniziati nel bel mezzo della Signoria degli Sforza, vengono ultimati all’inizio dell’occupazione francese, e splendide dovevano apparire la sua facciata gotica, i colonnati delle navate in mattoni rossi, e quel nuovo piccolo campanile che accarezza l’abside e che allora si poteva vedere anche dalla sua base.Forse i bei tempi antichi non sono mai esistiti se non nella nostra nostalgica fantasia ma se così non fosse quelli e non altri meritano menzione. Anche se non erano tempi pacifici, anzi, tutt’altro. Il secolo inizia con il primo Visconti a portare il titolo di Duca: Gian Galeazzo, che alla Comunità di Treviglio concede nuovi Statuti di ampia autonomia e che, come un fulmine, conquista un così vasto territorio che alla sua improvvisa morte, nel 1402, il figlio sopravvissuto, Giovanni Maria, farà fatica a conservarlo; ne manterrà una parte al prezzo di lunghe e sanguinose guerre, perderà Brescia, occupata da Giovanni Rozzone, condottiero trevigliese che gliela sottrae per un intero anno, poi la vende ad un altro condottiero, Pandolfo Malatesta da Rimini che nel 1421 la cederà alla Serenissima insieme al Bergamasco.

I Visconti tentano di riconquistarla ma sconfitti duramente nel 1426 perderanno definitivamente tutti i territori a nord del Fosso Bergamasco e al di là del fiume Oglio. Vicino alla metà del secolo ecco che la dinastia dei Visconti si estingue, Treviglio e la Geradadda nel frattempo però sono sotto i Veneti ed iniziano un balletto che più volte si ripeterà: dai milanesi ai veneti e viceversa, poi il cinquantennio Sforza, un lungo periodo di prosperità, indi tutto daccapo, eppure tra tante difficoltà Treviglio cresce e si pone quale eccezione nel panorama desolante del tempo dove gran parte dei paesi della Calciana e della Geradadda, da Pumenengo a Rivolta erano stati messi a ferro e fuoco, Treviglio, terra libera, rimase incredibilmente indenne.

Nel bel mezzo della Signoria Sforzesca, al tempo di Galeazzo Maria (1468-1476), Treviglio viene attraversata da un fastoso corteo che scorta il Re di Danimarca, forse il corteo più memorabile che si sia mai visto dalle nostre parti, eccone la descrizione fatta dal cronista danese Holstein, trascritta sui suoi ‘quaderni’ da Ildebrando Santagiuliana: Lo storico e folcloristico corteo è immortalato sulle pareti del Castello di Malpaga dove il Re sostò quale ospite di Bartolomeo Colleoni col quale concertò le modalità del passaggio dalle terre della Serenissima a quelle del Duca di Milano.

Avevamo in precedenza accennato alle visite in Treviglio di altri personaggi illustri, dal Papa san Martino V all’imperatore Sigismondo, a San Bernardino da Siena, ma dietro tutto questo via vai vi era un personaggio: Uberto Decembrio di Vigevano podestà di Treviglio, segretario ducale, poeta, figlio d’arte. Fu lui a comporre, nel 1418, su incarico del Duca Filippo Maria, un poemetto in onore di Martino V papa, (il poemetto è tuttora conservato all’Ambrosiana).

L’anno dopo ricevette l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, anche lui personaggio epocale, e all’imperatore fa inaugurare nientemeno che una nuova porta d’ingresso alla città (Porta Nuova) e chissà cos’altro avrebbe fatto se non fosse prematuramente morto nell’anno 1427 qui in Treviglio nell’esercizio delle sue funzioni podestarili. Non si conoscono i particolari del funerale, è noto invece che viene trasportato in Milano e seppellito nientemeno che in Sant’Ambrogio nelle cui vicinanze possedeva un casa.La famiglia dei Decembrio non è come quella dei Della Pusterla, la loro nobiltà non è di sangue ma di equilibrato servizio ai potenti ed allo stesso tempo al popolo, e anche di lettere. Era di certo notevole la considerazione di cui godeva nella metropoli ambrosiana, tanto da usufruire del privilegio della sepoltura nella prestigiosa Basilica di S. Ambrogio, infatti, oltre ad Uberto il figlio Candido Decembrio, qui seppellisce la figlia adottiva Costanza nell’anno 1458, poi seppellisce la prima moglie Caterina nel 1464, e quando muore nell’anno 1477, il 12 novembre viene a sua volta seppellito nell’atrio di Sant’Ambrogio accanto al Podestà suo padre il cui sarcofago tardo gotico si erge tuttora maestoso a destra della porta principale della basilica ambrosiana.

Nel corso del XV secolo Treviglio si arricchisce di nuove case, sono le residenze delle famiglie importanti del tempo, tra queste i Della Piazza, Federici e Zenale, esse compendiano, come corona, il complesso basilicale di san Martino e all’interno della rinnovata Basilica, quale sigillo di quest’epoca d’oro, viene posto il Polittico di Zenale e Butinone, capolavoro dell’epoca di mezzo ed anticipo del migliore Rinascimento.

Durante la sua presenza in città, San Bernardino da Siena promosse la realizzazione del convento e della Chiesa dell’Annunziata, su di un’area messa a disposizione dal Comune nel 1441, già nell’anno 1443 era pronto il convento e nel 1465 si consacrò la chiesa per lungo tempo affidata ai Padri Francescani Riformati. Il luogo crebbe nella considerazione dell’intero Ordine di San Francesco tanto che ebbe ad ospitare il Capitolo unificato dei Francescani Osservanti e di quelli Riformati.Il convento dell’Annunciata sopravvissuto alle soppressioni austriache di Giuseppe II, soccombette sotto Napoleone nel 1810. Acquistato dall’industriale Graffelder nel 1845 fu trasformato in filanda di lino e cotone, che il Comune valorizzò facendovi passare vicino nel 1915, il nuovo Viale per Brescia, ma non bastò la messa in vetrina, il complesso non sopravvisse agli sconvolgimenti indotti dal primo dopoguerra e cessò l’attività nel 1923. Trasformato, ancora, in sede della prestigiosa Scuola Agraria Cantoni, è stato sul finire del XX secolo totalmente inglobato nell’Istituto Tecnico Commerciale Guglielmo Oberdan.

“Treviglio: storia, arte e cultura” I Probi contadini”

Nel 1901 venne istituita la Società dei Probi Contadini, ad opera dei conti Piazzoni e di Monsignore Ambrogio Portaluppi che riuniva contadini della frazione del Castel Cerreto e delle Battaglie.

Era composta in origine da 113 soci (passati poi a 140) e gestiva ben 541 ettari di suolo agricolo nelle vicinanze, in precedenza proprietà, per eredità dei Piazzoni, dell’Orfanatrofio di Bergamo (affidato, a partire dal 1903, ai Padri Giuseppini perché realizzassero una colonia agricola, del tipo di quelle funzionanti in altre loro istituzioni). La proprietà della terra divenne così collettiva e fu attribuita ai capifamiglia.

Tale associazione si proponeva anche di sviluppare un’agricoltura meccanizzata legata all’industri ed all’introduzione dei concimi chimici. Tra le varie coltivazioni praticate vi era anche quella del tabacco.Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società.

Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione. Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos.

La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe.

Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura.

Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.dal sito :www.serit.net

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