Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Istituto Oberdan Treviglio

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Oberdan Treviglio

Di Marco Falchetti : Distintivo da occhiello dell’Istituto Oberdan fine anni 50 di mio fratello. (in anni successivi frequentato anche da me – sezione staccata di Dalmine a.s. 1970/71) Ogni volta che la guardo mi viene in mente il mitico prof./preside Albano Cagnin e l’altrettanto mitico prof. Gatti. Due personaggi che hanno scritto la storia dell’Istituto.

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Piazza Garibaldi ( Treviglio )

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Piazza Garibaldi ( Treviglio )

L’odierna piazza, come leggiamo in “Storia di Treviglio” di Tullio e IldebrandoSantagiuliana, “dal 1450  circa al 1781 fu sede del Cimitero.

Doveva quindi, anteriormente a tale destinazione, essere piazza, ma se ne ignora il nome.

Denominata  Piazza  del  Cimitero  Vecchio (1789) e Piazza del Teatro (1869), fu sempre indicata dai Trevigliesi col nome di «Piazza Santa Marta», dal nome popolare della chiesa di san Bartolomeo ivi eretta di disciplinari nel 1420”.

Vi si teneva il mercato delle granaglie, della frutta e della verdura e nel 1819 l’apertura, a fianco della suddetta chiesa, dei portici di Santa Marta, disegnati da FabrizioGalliari e modificati dal figlio Giovanni, la mise in comunicazione con l’antico cantone delle Muracche.

Il nuovo Teatro Sociale vi veniva inaugurato nel 1870, mentre un decennio più tardi il portico era abbattuto insieme alla chiesa di Santa Marta, ormai in rovina.

In questo modo la piazza, che ha ospitato il monumento a Garibaldi dal 1885 al 1959, si è allungata fino alle dimensioni odierne

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LE CITTA’ DELLA PIANURA PADANA : TREVIGLIO

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Treviglio, maggiore città della Gera d’Adda, cioé del basso territorio fra l’Adda e il Serio, seconda città della provincia di Bergamo, é situata a sud del capoluogo, nella pianura padana fertile e ben irrigata, con un clima continentale moderato.

È anche conosciuta come “la città dei trattori” per la presenza dell’azienda multinazionale SAME Deutz-Fahr Group.

Il toponimo Treviglio deriva da Trevillae, tre comunità rurali che si unirono a scopo difensivo. Portoli, Pisgnano e Cusarola si unirono così in un unico centro fortificato denominato Trivillium.
A tale nome venne aggiunto il sostantivo di Grassum per indicare la prosperità del borgo.
Quest’ultimo toponimo potrebbe però derivare dal latino Trivium che sta ad indicare un incrocio fra tre vie, denominato trivio appunto.
Nel corso dei secoli la città cambio più volte nome, passando per i toponimi di Trivilio, Trevì, Trevino, Trevilio per poi giungere all’attuale Treviglio.


Le origini di Treviglio risalgono all’alto medioevo, anche se non mancano reperti di età precedente, dall’unione di tre diversi insediamenti preesistenti, detti villae, da cui deriva il nome: Cusarola di origine gallica a nord,

Pisgnano di origine romana a sud e Portoli di origine longobarda ad ovest, un porto vicino all’Adda. La presenza di questi reperti, nonché l’impianto di alcune vie interne, fanno ragionevolmente ipotizzare un’origine tardo romana del primo insediamento.

Il procedimento fu un evento graduale, così che, quando ci si accorse che era nato il nuovo paese, la data di fondazione era passata già da un pezzo. Il primo nucleo del paese era cinto di mura, con tre differenti porte orientate ciascuna verso gli insediamenti originari.

L’unione dei comuni aveva uno scopo difensivo e di condivisione dei prodotti agricoli.

Il primo documento ufficiale che cita il nuovo borgo risale al novembre 964 ed è un contratto di permuta stipulato tra il vescovo di Bergamo, Odelrico, e Garibaldo da Stagiano. Esso riguardava la vendita di alcune pertiche di un campo.

L’antica politica di Treviglio prevedeva l’elezione diretta di venti consoli per ciascuno dei tre borghi originari, per un totale di 60 consoli. Essi rimanevano in carica per soli sei mesi, in modo tale che tutti gli abitanti a turno reggessero le sorti del paese.

La storia della città di Treviglio comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola.

Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso in epoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.

Poco si sa di ciò che avvenne nel territorio di Treviglio prima della sua fondazione, data la scarsità di reperti rinvenuti. Certo è che nella prima metà del I millennio a.C. la zona era abitata da piccole tribù dedite alla pastorizia e ad una primitiva agricoltura. Queste misteriose popolazioni sono note come Liguri.

Nel VI secolo a.C. gli Etruschi occuparono senza spargimenti di sangue la regione che diventando una loro colonia non fu invasa da tali popolazioni in massa, dato che il loro scopo era di sfruttare le risorse agricole a minerarie.

Nel V secolo a.C. essi persero però il territorio lombardo in favore dei Celti che si spinsero ad ondate fino all’adriatico. I Celti, che più tardi saranno chiamati Galli erano esperti in agricoltura e divennero un popolo sviluppato, prima della conquista romana. Essi realizzarono opere di bonifica ed irrigazione e coniarono delle monete di bronzo e argento che sono state ritrovate a Treviglio e nel vicino comune di Verdello.

In particolare abbiamo le dracme padane in argento coniate su imitazione delle coniazioni della Massalia già dal IV secolo a.C. e rinvenute persino in Cornovaglia.

La conquista romana a scapito della tribù dei Galli Cenomani, in origine alleati contro gli altri Galli, che abitava la zona avvenne dalla metà del III secolo a.C. e l’inizio del II secolo a.C.. Alla fondazione del villaggio gallico di Cusarola, seguì quella romana di Pisgnano. Successivo e di epoca diversa è Portoli di origine longobarda. Grazie alle leggi di Pompeo Strabone, Silla e Cesare gli abitanti transpadani raggiunsero maggiori diritti all’interno dell’impero fino a quando acquisirono la cittadinanza romana con la lex Iulia Municipalis del 49 a.C.. Il processo di romanizzazione poteva considerarsi concluso nel I secolo a.C.

La zona fu in questo periodo divisa in municipium ciascuno con il proprio territorio e Treviglio fu assegnata a quella di Palazzo Pignano, da dove erano stati liberati da Santa Melania e Piniano alcuni schiavi cristiani che avevano fondato Pisgnano. A testimonianza di ciò resta, oltre all’evidente somiglianza dei due nomi, il comune culto di San Martino.

Augusto, ordinando l’Italia in undici regioni chiamò Transpadana l’undicesima che comprendeva il Piemonte e la Lombardia a nord del Po fino all’Oglio, comprendendo così in questa anche Treviglio. Successivamente però con la divisione di Adriano la Lombardia a sinistra dell’Adda passò alla Venetia venendo unita all’odierno Veneto. Il centro diviene così per la prima volta terra di confine.

In questo periodo Treviglio è collocata nel distretto di Forum Diuguntorum, la cui sede di tale insediamento romano era molto probabilmente Fornovo San Giovanni, ove sono stati trovati molti reperti di tale epoca. Tra i luoghi abitati di origine romana avevamo insediamenti posti nelle vicinanze delle attuali frazioni di Pezzoli e Castel Cerreto.

Tra gli eventi che favorirono lo sviluppo della zona vi fu senz’altro il trasferimento della capitale dell’impero romano a Milano dal 286 al 406 d.C. Con Costantino e l’avvento del cristianesimo Treviglio finì sotto il vicariato di Milano. Intorno al 355 sorge a Treviglio la chiesa paleocristiana dell’Assunta.

Tra il 568 e il 569 i Longobardi provenienti dalla Pannonia calarono attraverso il passo del Predil nella pianura padana insediandosi stabilmente in Lombardia e Veneto per coltivarne le terre. Il 15 settembre dello stesso anno entrarono in Milano e stabilirono la loro capitale a Pavia. È quindi plausibile ipotizzare l’arrivo dei longobardi nell’attuale zona di Treviglio intorno ai primi di settembre dello stesso anno.

La permanenza dei Longobardi durerà ben 2 secoli e lascerà a Treviglio 3 tombe a cassettone: la prima fu scoperta nel 1896 nella piazza antistante la chiesa, l’altra nella stessa piazza nel 1936 e la più recente nel 1968 nella basilica di San Martino.

Nel VI secolo d.C. con lo scisma dei tre capitoli Treviglio adotta il rito patriarchino voluto da Paolino di Aquileia che, dopo l’introduzione di quello romano in epoca carolingia resterà come doppio rito fino al 1578, come testimonierà Carlo Borromeo. Il rito romano era infatti nel frattempo stato reintrodotto in epoca carolingia.

Tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII la Gera d’Adda è caratterizzata da frequenti e violente inondazioni che allagano la zona sottocosta tra Cassano d’Adda e Treviglio costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle zone asciutte. Tali fenomeni sembrano avvalorare la tesi del lago Gerundo.

Con la morte del papa Gregorio Magno che riuscì a convertire i longobardi alla fede cattolica, ma non a risolvere il problema dei tre capitoli, la zona della Gera d’Adda venne a trovarsi in un vuoto di potere ecclesiastico. Sorsero così le pievi tra le quali la predominante sarà quella di Palazzo Pignano, retta da un corepiscopo. Questo paese che in passato a causa delle diverse dimensioni dei centri abitati aveva un ruolo chiave nella diffusione del culto nelle campagne circostanti e divenendo un centro di potere politico e religioso.

Lo sviluppo delle pievi darà certamente un impulso alla cristianizzazione del territorio già iniziata nel IV secolo.

La popolazione di Treviglio aumentò intorno all’anno 1000 con l’arrivo degli abitanti di Oriano, un paese del Bresciano distrutto, da identificarsi probabilmente con l’omonima frazione del comune di San Paolo, che si stabilirono nella zona sudorientale del paese, le cui mura furono così ampliate e alle quali fu aggiunta la nuova porta di Oriano. Le zone del centro storico, ciascuna con la sua porta e console di riferimento, passarono così da tre a quattro.

Datosi spontaneamente in feudo con il privilegio di Enrico IV, il 14 aprile 1081, al monastero benedettino di San Simpliciano, in Milano, il centro riacquistò la propria indipendenza riscattandosi a pagamento nel 1225 ed entra nella Communitas Mediolanensis nel 1279; nell’ottobre dello stesso anno il villaggio acquista il titolo di borgo da Guglielmo VIII, marchese del Monferrato. Si affrancherà anche da questa nel 1311, grazie all’ausilio dell’imperatore Enrico VII che la pone sotto la protezione del Sacro Romano Impero. Treviglio si vota così alla causa ghibellina.

Un documento del 20 ottobre 1305 conservato presso l’Archivio Storico comunale contiene una ratifica della concessione da parte del Consiglio Generale del Comune di Bergamo a Corrado della Torre, cittadino di Milano, per la costruzione di un canale dal fiume Brembo attraverso i territori di Brembate, Cisano Bergamasco e Boltiere mentre un altro dell’8 marzo 1307 conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Bergamo indica Corrado della Torre destinatario di una concessione d’acqua di rogge trevigliesi mediante la quale ottenne dal Comune di Bergamo di derivare dal Brembo, presso Brembate, una presa d’acqua iniziando così il sistema di irrigazione dei campi trevigliesi, opera importante per l’agricoltura che acquistò da allora la sua produttività.

Il periodo medievale si chiuse con un patto di fedeltà coi Visconti di Milano nel 1333; la città conobbe sotto questi ultimi, a partire dal 1350 con la conquista di Giovanni Visconti, una fase di notevole prosperità legata all’aumento demografico e al sorgere di un numero esiguo di edifici signorili, che non hanno mai abbellito la città mantenutasi nel corso dei secoli, a partire dal trecento “Terra separata del ducato di Milano” con giurisdizione indipendente dalle dominazioni dei signorotti locali.

Nel corso del XV secolo vengono realizzate importanti opere pubbliche, quali le rogge Moschetta e Vignola, derivate dal Brembo, e un ospedale per poveri ed infermi, voluto da Beltrame Butinone.

Il borgo resta sotto il ducato di Milano, salvo brevi parentesi di occupazione veneta dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e dal 1499 al 1509. Ciò è dovuto ai continui scontri tra Repubblica di Venezia e Ducato di Milano per contendersi la Gera d’Adda, che termineranno solo nel secolo successivo, con la battaglia di Agnadello, che sancirà l’appartenenza del comune, pur come terra autonoma, al Ducato di Milano.

Nel breve periodo di dominazione veneta che va dal 1448 al 1451, i Veneziani provvedono a modificare il sistema difensivo del borgo, accrescendolo i tre fossati vengono sostituiti da un unico fossato e dalle mura.

Il Cinquecento si aprì per Treviglio, sotto l’occupazione veneta, con le lotte fra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano e, quindi, fra Venezia e la Francia che aveva occupato quest’ultimo. Il borgo fu più volte conteso. L’occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il sacco di Treviglio che allora contava oltre tredicimila abitanti. I Veneziani presero anche a cannonate il campanile cittadino e incendiarono il centro. Le donne, ivi comprese le monache, furono violentate dato che Brisighella, il paese dei mercenari brisighelli al soldo della Repubblica era stato saccheggiato dalle truppe pontificie e ai soldati ne era stata data notizia. È proprio a causa del saccheggio che tali truppe non parteciparono alla battaglia del giorno seguente, essendo intenti a vendere la refurtiva.

Il fatto scosse Luigi XII che dall’altra parte dell’Adda presso Cassano vide il borgo in fiamme, così che il 14 maggio, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e li sconfisse in modo sanguinosissimo il nella battaglia di Agnadello, ponendo così fine all’espansione veneta su terraferma. La Gera d’Adda e Treviglio resteranno così stabilmente coese a Milano.

Nel febbraio 1522, mentre la Gera d’Adda era coinvolta nella guerra d’Italia del 1521-1526 fra la Francia e la Spagna di Carlo V, alcuni soldati dell’esercito francese (li franzesi come erano chiamati all’epoca) furono insultati da dei concittadini sicuri della protezione data dagli Spagnoli. Tali soldati riferirono l’accaduto al loro generale e quindi la mattina di venerdì 28 febbraio 1522 il generale Odet de Foix, visconte di Lautrec al comando dell’armata di Francesco I in Italia che giovedì 27 febbraio decise di saccheggiare il borgo di Treviglio il giorno successivo.

I trevigliesi, resisi conto della gravità dell’accaduto e dell’impossibilità di ricevere alcun aiuto, si ritirarono nelle chiese per pregare. La mattina, dopo che il generale francese assieme ai suoi soldati stava espugnando la città, e a nulla erano valsi i tentativi dei quattro consoli della città che scalzi e con delle corde appese ai colli offrivano le chiavi cittadine al generale presso Casirate, l’immagine affrescata della Madonna dipinta fra Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino sul muro del campaniletto nella chiesetta del convento delle Agostiniane iniziò verso le ore otto antimeridiane a lacrimare e trasudare miracolosamente.

I fedeli si recarono quindi fuori gridando al miracolo, e il generale, dopo aver inviato i suoi soldati a verificare l’esattezza delle affermazioni asserite dai trevigliesi, si recò anch’egli nella cappella del miracolo. Qui, dopo aver passato a fil di spada il retro del muro per accertarsi che non c’erano inganni, depose l’elmo e la spada davanti alla Vergine, subito imitato dai propri soldati.

Tali armi, circa una ventina, restarono al comune di Treviglio che poi le donò ad un museo di Milano, conservando però quelle del Generale nel Santuario costruito a ricordo dell’evento. Esse sono esposte al pubblico nel periodo della festa del Miracolo che dalla sua istituzione il 1º giugno dello stesso anno si svolge l’ultimo giorno di febbraio.

Nel 1530, con la pace di Bologna, il borgo torna al Ducato di Milano. A seguito del miracolo, nel 1531 fu stabilito di celebrare l’evento con la festività e l’otto novembre 1583 il Cardinale e Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Milano Carlo Borromeo, in visita a Treviglio, dispone che si avvii la pratica per il riconoscimento del miracolo; in occasione di tale evento fu eretto un obelisco conservato ancora oggi nel piazzale del Santuario. Dopo l’elezione nel 1591 di quattro sovrintendenti per la costruzione del Santuario della Madonna delle lacrime, nel 1594 viene posta la prima pietra su progetto dell’architetto Bartolomeo Rinaldi.

Il 15 giugno 1619 l’icona della Beata Vergine delle lacrime fu traslata nel Santuario a Lei dedicato. Nel corso del 1600 le condizioni di vita in città continuarono a deteriorarsi, per via della lunga dominazione spagnola e delle pestilenze e calamità naturali che colpirono ripetutamente la Gera d’Adda, tra le quali quella di peste descritta da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi che scoppiò in città come violenta epidemia nel 1629, provocando la morte di ben 4.000 cittadini. A ricordo di tale nefasto evento è dedicato un secondo obelisco, sormontato da un teschio (richiamo alla morte nera) e posto di fronte all’istituto salesiano.

Nel 1647 il governo spagnolo delibera la vendita del comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini trevigliesi, orgogliosi della propria libertà ed autonomia, si riuniscono in consorzio e raccolgono 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi forma di prevaricazione.

Nel 1658 la città fu saccheggiata dai francesi guidati da Francesco I di Modena, che portano guerra in Lombardia.

Solo nel 1700 Treviglio ricominciò gradualmente a svilupparsi, seppure tra qualche ulteriore epidemia, tra le quali quella di vaiolo particolarmente virulenta, sotto la dominazione austriaca. Il 16 agosto 1705 la città rimane illesa dopo che francesi, accampatisi a Treviglio, e imperiali si scontrano presso Cassano d’Adda. Nel 1744 il Cardinale Giuseppe Pozzobonelli si reca in visita ufficiale e, a memoria di tale evento, viene costruito il terzo obelisco situato in piazza del popolo.

Nel 1758 il centro abitato si guadagnò il titolo di città.

Nel 1786 Treviglio e tutta la Gera d’Adda furono aggregate alla nuova provincia di Lodi della Lombardia austriaca, nel XXV delegazione della Gera d’Adda superiore con tutti i comuni non cremaschi della Gera d’Adda, tornando però già nel 1791 sotto quella di Milano.

Nel maggio 1798 divenne capoluogo del distretto XIV dell’effimero dipartimento dell’Adda, avente per capoluoghi Crema e Lodi; nel settembre successivo lo fu del distretto XVII del dipartimento del Serio, avente per capoluogo Bergamo; da allora, e fino ad oggi, Treviglio è compresa nel territorio della città orobica. Nel 1799 prima la retroguardia francese, composta da 18.000 uomini, e poi l’esercito austro-russo del generale Melas campeggiano in città.

Nel maggio 1801 fu capoluogo del terzo distretto, in base alla legge del 23 fiorile nono anno, per diventare poi capoluogo del decimo distretto della Roggia Nuova nel giugno 1804, in base al piano del 27 giugno 1804. In seguito lo fu del primo cantone del secondo distretto omonimo, in base al decreto dell’8 giugno 1805.

Capoluogo del primo cantone omonimo del secondo distretto di Treviglio e sede di viceprefettura aggregò nel gennaio 1810 Calvenzano e Casirate d’Adda in base al decreto del 31 marzo 1809.

Nel 1815 con la Restaurazione fu privata del titolo di città per la sua ferma opposizione al dominio austriaco. In base al compartimento territoriale del Lombardo-Veneto Treviglio fu inclusa nella provincia di Bergamo come capoluogo del decimo distretto, con la notificazione del 12 febbraio 1816.

Intorno al 1838 un’epidemia di colera colpisce la città. Con il nuovo compartimento territoriale delle provincie lombarde, disposto dalla notificazione del 1º luglio 1844, Treviglio fu confermato capoluogo del decimo distretto.

Il 15 febbraio 1846 fu costruita la tratta ferroviaria Milano-Treviglio, l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdinandea, seconda in Lombardia dopo la Milano-Monza e facente parte della quarta linea ferroviaria di tutta la penisola.

Data l’importanza raggiunta dalla città fu costruita una stazione austroungarica situata nei pressi dell’attuale stazione Ovest. Nel 1848 la città prende parte alla Primavera dei popoli insorgendo contro gli austriaci. Nel 1853, con il compartimento territoriale disposto dalla notificazione del 23 giugno, Treviglio fu inserita nell’undicesimo distretto.

La città fu, con il resto della Lombardia, ad eccezione della provincia di Mantova, annessa al regno sabaudo nel 1859, nel quale divenne capoluogo di un circondario della provincia di Bergamo.

In base al compartimento territoriale disposto dalla legge del 23 ottobre 1859 il comune fu incluso nel primo mandamento di Treviglio, nell’omonimo circondario della provincia di Bergamo.

L’8 gennaio 1860 Treviglio riacquista con grande onore il titolo di città per decreto firmato dal re di Sardegna Vittorio Emanuele II e contrassegnato dal capo del governo Urbano Rattazzi.

Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, con l’aggiunta della linea ferroviaria Treviglio-Cremona nel 1863, la città fu definitivamente avviata ad assumere il ruolo di punto di riferimento per la Gera d’Adda e di importante snodo viabilistico della regione; a partire da questi anni la vocazione industriale di Treviglio iniziò a crescere progressivamente, dando origine a una fase di sviluppo e progresso.

Nel 1899 il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, depone la prima pietra per l’ampliamento del Santuario su progetto dell’architetto Cesare Nava. A seguito delle modifiche apportate al Santuario anche il piazzale circostante viene risistemato e rinnovato secondo lo stile Liberty.

I balconi circostanti sono ancora caratterizzati da intrecci di motivi floreali così come il teatro Filodrammatici adiacente.

A favore dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, si schiera Cesare Battisti, trentino, che pronuncia il 27 dicembre 1914 uno storico discorso nella sede del Mutuo Soccorso.

A ricordo è stata posta una lapide presso la Cassa Rurale ed artigiana con scritto: “Qui Cesare Battisti nella grigia ora del dubbio svegliò coll’appassionata parola la fede in una patria completamente redenta in una umanità più sicura e più giusta”.

Durante il conflitto Treviglio riceve numerosi feriti dal fronte, che vengono curati nell’ospedale cittadino, situato nell’odierna biblioteca, tra i quali Benito Mussolini, che si sposa nel Collegio degli Angeli con Rachele Guidi il 16 dicembre 1915, dopo aver convissuto con lei a Forlì nel 1910 ed aver avuto la figlia Edda.

Sul finire della Belle époque al commissario di nomina regia viene sostituito un sindaco liberamente eletto dai cittadini. Tuttavia, a seguito dell’avvento del fascismo il sindaco eletto localmente viene sostituito dal podestà eletto direttamente dal governo.

La casa del Fascio era situata nell’attuale questura, a testimonianza restano dei fregi esposti nel giardino della scuola superiore Simone Weil.

La seconda guerra mondiale colpisce gravemente il comune che viene bombardato più volte dagli alleati per via del triangolo ferroviario (Bergamo, Milano e Venezia) ivi presente e delle due stazioni.

Un aereo solitario americano denominato Pippo è rimasto particolarmente impresso nella memoria dei concittadini.

Dopo la fine della guerra, come nel resto d’Italia, anche qui è ripartita, seppur lentamente, la ricostruzione grazie al piano Marshall.

La crescita economica è arrivata non negli anni sessanta, ma più tardi, intorno agli anni settanta, portando un notevole livello di prosperità.

In particolare durante i due mandati del sindaco Ermanno Riganti tra il 1966 e al 1975, ci fu un periodo di forte crescita nel quale Treviglio si trasformò da grosso villaggio di campagna ad importante città industrializzata.

Ancora oggi i redditi pro-capite degli abitanti di Treviglio sono tra i più alti della provincia e confrontabili solo a quelli della città di Bergamo.

Nel 1978 uscì il film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli”, con attori non professionisti locali, che vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes.

Il film ambientato a Treviglio, fu girato a Martinengo, ad eccezione di una scena in cui compare via Cavallotti col suo fosso teso a rappresentare i navigli di Milano. La via fu per questo “milanesizzata” con l’applicazione di insegne.

Nell’estate del 2006 con l’ampliamento della ferrovia è stata scoperta una bomba aerea americana risalente al secondo conflitto mondiale che, dopo l’evacuazione di interi quartieri, è stata fatta brillare nella cava della Vailata.

Il 2008 è l’anno in cui ricorre il millesimo anniversario della costruzione del campanile. Esso dovrebbe essere restaurato e reso finalmente accessibile ai cittadini.

La scala al suo interno è infatti pericolante e la struttura interna dell’edificio è più danneggiata rispetto a quella esterna che risulta molto solida e a superato i recenti controlli preliminari.

Treviglio è stata definita il cantiere infinito o il cantiere aperto dato che molte opere pubbliche sono in corso di realizzazione e molte altre sono in progetto.

A Treviglio, comunità assai vivace, di larga partecipazione democratica e oggi ricchissima di volontariato, é sempre stata notevole l’iniziativa imprenditoriale.


L’agricoltura, insieme al commercio, é stata predominante fino a pochi decenni fa con un fiorente artigianato sopratutto del mobile intarsiato e una forte produzione di seta di cui facevano fede i piú di 200000 gelsi impiantati sul territorio e di cui rimangono ora pochissimi esemplari. Oltre all’agricoltura, commercio e artigianato, negli ultimi decenni si sono sviluppati fortemente il terziario e sopratutto l’industria, specie nei settori metalmeccanico, elettromeccanico e chimico.


Le due principali industrie collocate sul territorio trevigliese sono il gruppo SAME LAMBORGHINI HURLIMANN (trattori agricoli) e la BIANCHI (biciclette), entrambe leader mondiali nel loro settore, che recano ovunque e col massimo onore anche il nome Treviglio.

Persone legate a Treviglio:
Bernardino Butinone, pittore
Renato Cialente, attore e doppiatore
Giovan Battista Dell’Era, pittore
Pier Luigi Della Torre, chirurgo
Giacinto Facchetti, ex bandiera dell’ Inter
Trento Longaretti, pittore
Piero Mentasti, politico e partigiano
Giuseppe Merisi, vescovo cattolico
Pietro Martinelli, compositore e musicista
Battista Mombrini, pittore e scultore
Ermanno Olmi, regista, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia, produttore cinematografico e scenografo
Luigi Ornaghi, contadino, attore non professionista ne L’albero degli zoccoli (impersonava Batistì, il capofamiglia protagonista)
Andrea Possenti, astrofisico
Edoardo Ronchi, politico, accademico ed ex ministro dell’ambiente
Ildebrando Santagiuliana, scrittore e storico
Tullio Santagiuliana, scrittore e storico
Carmelo Silva, disegnatore umoristico
Andrea Verga, medico e politico
Bernardo Zenale, pittore

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
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Miracolo a Treviglio “Miracol si grida”

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Miracolo a Treviglio “Miracol si grida”

Tra gli anni ’60 e ’70 il maestro Riccardo Giberti, cartolaio in via Roma, era tra i personaggi più impegnati della Treviglio culturale. Oltre alla passione per la storia locale e dei suoi monumenti, per il teatro e il cinema, era anche un cultore del passo ridotto, cioè realizzava filmati a 8 mm e poi Sup8, le pellicole allora in uso per i fortunati possessori di cineprese.

Divenne così il catalizzatore di altri appassionati organizzatisi nel Cine Club Fedic città di Treviglio, gruppo che produsse concorsi, rassegne e moltissimi film, tra cui l’impegnativo “Miracol si grida” -ripreso in 16 mm- dedicato alla Madonna delle Lacrime di Treviglio e alla vicenda del Generale Lautrec, l’invasore francese che grazie al miracolo decise di non punire i trevigliesi che avevano oltraggiato il suo esercito.

I nomi di quanti collaborarono a questa impresa sono molti e alcuni importanti, come quello di Gino Gaigher, titolare della Pasticceria del Corso in via Matteotti,

ma soprattutto con trascorsi di attore teatrale di caratura nazionale che recitò, tra l’altro, con Emma Grammatica, Walter Chiari e Macario.

Poi Carlo Bonfanti, impiegato amministrativo della Amber (Succursale della Montecatini), attore, regista e animatore della Compagnia Stabile di prosa Città di Treviglio, e che oggi porta il suo nome; poi un altro attore della compagnia, il bancario Luigi Romualdini

Naturalmente parteciparono alla produzione gli animatori del Club Fedic Treviglio: Adriano Sacchi, Luciano Buttinoni, Arrigo Belloli, Mario Leoni.

 

Elena Ronchi

Poi familiari, amici e amiche coinvolte come attrici e attori, segretarie di produzione e aiuto: Rosanna, Paola e Giusy Donarini, Wilma Marone, Rosaria Colombo, Claudio ed Elena Ronchi, Pietro Cattaneo, Bruno e Gianprimo Riva, Cesare Rivoltella, Ludovico Leoni, Italico Rondoni. Le immagini sono “consumate” dai vari passaggi: dalla pellicola al telo poi ripreso con una videocamera VHS, quindi il trasferimento sul DVD, poi al Pc, infine alla rete. Insomma, è una testimonianza consumata dagli anni e dal passaggio delle tecnologie che li ha segnati.

(Roberto Fabbrucci)

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La storia del Commercio di Lucietta Zanda

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La storia del Commercio di Lucietta Zanda

e Lino Ronchi tratto da : La Tribuna Aprile  2016

Treviglio Amarcord  virgi.altervista.org Virginio Monzio Compagnoni

Treviglio Amarcord Virginio Monzio Compagnoni

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Gruppo Sportivo Audax Treviglio

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Gruppo Sportivo Audax Treviglio.

Pubblicato da Andrea Gamba nel Gruppo Facebook Treviglio Amarcord

Gruppo Sportivo Audax. Gli anni 70 sono intensissimi, con la presenza anche del G.S.AUDAX di Guerino Cornelli, in competizione sportiva con il Pedale Sportivo Trevigliese. Un suo portacolori, Roberto Zonca,nel 1969 a Roma, vince la prima edizione nazionale dei Giochi della Gioventù. Gli ultimi venti anni, caratterizzati dalla nascita della”Ciclistica Trevigliese “a seguito della fusione Pedale Audax, non sono storia, ma cronaca. Sono 14 i corridori Professionisti usciti dalle file Trevigliesi dal 1946 ad oggi: Marino Morettini, Pierino Baffi,Gianfranco Foresti,Bruno Zanoni, Claudio Bonacina, Silvestro Milani, Fabrizio Nespoli, Giovanni Fidanza, Walter Brugna, Danilo Gioia, Adriano Baffi, Davide Bramati, Giancarlo Raimondi, Enrico Cassani. Con la loro prestigiosa attività, con i loro successi, sono stati testimoni ( qualcuno lo è tutt’ora ) su tutte le strade del mondo della bontà e della tradizione del ciclismo Trevigliese,anche se mentre sciviamo, non siamo più negli “Anni D’Oro come tanto tempo fa.

Audax Treviglio foto di Roberto Fabbrucci

Ambrogina Donghi: Il primo sulla destra è il sig.Carminati agente Fondiaria.

Foto di Roberto Fabbrucci

Il Presidente Guerino Cornelli con Adriano Baffi

Il Presidente Guerino Cornelli con Adriano Baffi

Marco Falchetti : Mio suocero Palmiro Rossoni e suo fratello Paolo sono stati i fondatori, con Rino Cornelli e altri, dell’Audax. Mio suocero era nella direzione sportiva, suo fratello era il presidente. Ho da qualche parte alcune foto che quando le trovo pubblicherò su Amarcord. In questa c’è mia moglie Paola che giovanissima, premia il vincitore di una Treviglio-Bracca. Capitava che ogni tanto le facessero fare la miss.😜

 Marco Falchetti Le vittorie dell’Audax. In prima fila da SX a DX mio suocero Palmiro Rossoni, Rino Cornelli, sig. Bresciani, Mario Fontana (Mafo). Uno dei ragazzi (con gli occhiali) è Giancarlo Ferrari …. Marco Falchetti prima dè pagà na mùlta  

Marco Falchetti : Foto dell’archivio di mio suocero Palmiro Rossoni, ex corridore dilettante (con Morettini, Pierino Baffi e Adriano De Zan – si, il telecronista ! -) che a quel tempo era direttore sportivo dell’Audax

 

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Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522, con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.
Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a a Lautrec.
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Il Comune di Treviglio

tratto da Lombardia Beni Culturali

La prima notizia dell’esistenza di Treviglio, istituzione comunale è dell 1224 (1). Sicuramente risale ai secoli precedenti una forma di organizzazione precomunale a livello associativo o vicinale (2). Nel corso del secolo XIII la struttura comunale si organizza e si consolida e sono documentate la presenza di un consiglio generale (arengo) di un consiglio di credenza, di quattro consoli e alcuni procuratori (3).
Nel 1279 il comune ottenne dai Della Torre di Milano, dei quali la città era alleata, il titolo di “borgo” e il diritto ad un mercato settimanale (4).
In seguito Treviglio riesce a staccarsi momentaneamente dall’autorità di Milano, ottenendo da Enrico VII la dipendenza diretta dalla Camera, il “mero e misto imperio”, la libertà di commercio e la facoltà di derivare un canale dal fiume Brembo privilegi che vennero puntualmente riconfermati dai successivi imperatori (5).

 

Nel 1332 Treviglio si diede ai Visconti (6) entrando da quel momento nell’orbita milanese. I Visconti confermarono nel 1344 il mero e misto imperio e, nel 1392, nuovi statuti (7). Dopo questa data la storia di Treviglio rimase legata a quella di Milano. Dalla fonte statutaria è possibile avere informazioni circa la complessa organizzazione istituzionale del comune.

Il podestà durava in carica sei mesi e aveva le funzioni di giudice supremo (la misura delle sanzioni e delle pene era lasciata al suo arbitrio) doveva essere giurisperito o, se militare, assistito da un esperto in legge. Alla fine del suo mandato doveva risiedere per altri otto giorni per rendere conto del suo operato a due sindacatori.

Accanto al podestà erano quattro consoli (uno per porta) che restavano in carica sei mesi e che di fatto svolgevano tutte le incombenze di carattere amministrativo (“mero e misto imperio”) con il compito principale di eseguire ogni cinque anni la revisione dell’estimo.
Due procuratori, eletti anch’essi ogni sei mesi, coadiuvavano i consoli e verificavano e vigilavano il regolare aggiornamento dei libri dei canepari, dei libri delle condanne emesse dal podestà e dai consoli (dando esecuzione alle condanne), e di quelli relativi ai diritti sulle acque del Brembo.
Alla base dell’articolata struttura amministrativa del comune di Treviglio stava il consiglio generale composto da sessanta consiglieri che eleggeva la maggior parte degli ufficiali comunali con votazione segreta.

Nell’ambito del consiglio si procedeva all’elezione delle seguenti cariche: quattro consoli; notai, che registravano tutte le condanne emesse dal podestà e dai consoli e le entrate e le uscite dei canepari; il notaio- cancelliere; quattro canepari, che effettuavano le spese autorizzate dai consoli o dalla maggior parte del consiglio; quattro canepari ed i quattro notai del sale; quattro portinai del castro vecchio, responsabili della custodia e vendita del grano comunale; i due pesatori, che controllavano la vendita al minuto di vino e pane secondo pesi e misure stabiliti; quattro portinai delle porte, che assegnavano i turni di guardia in base a liste comprendenti tutti i maschi dai 15 ai 70 anni; cento campari con funzioni di polizia e salvaguardia dell’ordine interno ed infine quattro o otto anziani delle acque, che sovrintendevano al regolare sfruttamento del sistema idrico, aprendo e chiudendo le chiuse e concedendo le licenze di irrigazione.

A loro volta i quattro consoli eleggevano i sessanta consiglieri scegliendoli tra gli uomini più idonei; i dodici banditori; i quattro estimatori; i due anziani del drappo; i quattro ufficiali agli accessi; i quattro deputati alle spese e due procuratori, che designavano a loro volta, ogni sei mesi, il consiglio dei dodici sapienti, il quale proponeva e dava valore di legge alle deliberazioni del consiglio dei sessanta di cui faceva parte.(8)
Le lacune dell’archivio non permettono di mettere a fuoco con precisione l’evoluzione della fisionomia amministrativa del comune e dall’analisi dei Libri delle ordinazioni del consiglio ordinario parrebbe che la dominazione spagnola e la prima età asburgica non abbiano apportato modifiche sostanziali all’ordinamento amministrativo. Il consiglio cambiò denominazione e numero dei componenti (arrivando a 32 membri), si riuniva irregolarmente ad intervalli variabili da una settimana a tre mesi alla presenza del pretore (in carica per almeno otto anni), che ereditava sostanzialmente le funzioni del podestà, di un suo luogotenente o propretore e dei quattro consoli e deputati. Il consiglio eleggeva inoltre, ogni sei mesi, quattro consoli; il vicario ed il notaio delle condanne; i due giudici delle vettovaglie; il consiglio dei dodici sapienti, poi denominato consiglio della provvisione e composto di sedici membri tra cui i quattro consoli in carica, e i quattro scaduti e altri otto consoli nominati “ad vocem”. A sua volta tale organo collegiale nominava ogni anno i 32 consiglieri; i quattro deputati della scuola della Beata Vergine Assunta; i quattro presidenti dell’ospedale degli Infermi e i quattro fabbricieri della fabbrica della chiesa di S. Martino e, infine, provvedeva ogni due anni alla nomina dei dodici deputati alle spese. La contabilità era affidata ad un ragionato. Gli ufficiali venivano eletti a dicembre per l’anno seguente (9).
Venivano inoltre stipendiati dalla comunità altre figure non rientranti nel novero dei funzionari ed ufficiali, cioè il medico, il chirurgo, l’organista, il campanaro, il cappellano, il sacrestano, il sepoltore, il padre predicatore per il periodo di quaresima, il “postaro” del sale e il pedone, come emerge dall’analisi del “Registro dei Mandati spediti dal Cancelliere della Comunità di Treviglio (…) verso il Tesoriere della Comunità” (10). L’esistenza del consiglio ordinario ha fine con la riforma del governo e della amministrazione delle comunità dello stato di Milano del 1755, che istituiva nuovi organi e nuove figure istituzionali. (11)
Treviglio tuttavia ottenne, nel 1758, che le sue istituzioni comunali venissero riordinate con alcune modifiche alle legge generale mantenendo alcune condizioni particolari che il comune ancora conservava grazie al suo status di terra separata (o “provincia”, come è definita nelle modifiche) goduto da secoli. (12).
Il convocato dei possessori estimati fu composto dai soli “seicentisti”, cioé dai possessori che avevano almeno 600 scudi d’estimo “in testa loro”, con “voce attiva e passiva”, il cui elenco, detto “catalogo”, doveva essere compilato dai deputati dell’estimo. Il convocato si radunava ordinariamente due volte all’anno, a gennaio e a novembre, per il rendimento dei conti e per l’elezione degli ufficiali e dei nuovi deputati dell’estimo, anziché tre volte come previsto dalla legge generale (per gli affari straordinari doveva radunarsi semplicemente quando fosse necessario). Vennero costituiti altri due organi collegiali subalterni per l’ordinaria amministrazione: il primo, denominato reggenza, corrispondente al vecchio consiglio di provvisione anche nel numero dei membri, presiedeva all’elezione del giudice delle vettovaglie, di quello delle condanne dei danni dati in campagna, di quello delle strade, e all’esercizio del tribunale di provvisione, alla nomina dei deputati dell’ospedale e degli altri luoghi pii, dei deputati di carità e dei protettori dei carcerati, e di altri dipendenti comunali, la cui designazione spettava già al consiglio ordinario. Esistevano anche i convocati della reggenza, che potevano riunirsi anche in assenza del pretore, a differenza dei convocati generali. Il secondo collegio era rappresentato dalla deputazione dell’estimo, che era il vero organo esecutivo preposto all’amministrazione del comune. La deputazione veniva eletta dal convocato generale a voti segreti ed era formata da tre deputati dell’estimo e dai deputati del mercimonio e del personale. Di questi il primo deputato dell’estimo si sceglieva a votazione tra i primi tre estimati del comune, mentre gli altri due deputati venivano scelti mediante due successive votazioni a ballottaggio, tra i componenti del corpo di reggenza, in deroga alla legge generale. I deputati del mercimonio e del personale non avevano, come d’obbligo, voto deliberativo, né alcuna delle prerogative competenti agli altri estimati del convocato generale. La deputazione dell’estimo doveva occuparsi della erogazione di denaro pubblico, proporre al convocato le persone da scegliere come procuratori e avvocati nelle liti (prerogativa che derivava dall’essere terra separata) e come oratori del comune a Milano; infine doveva occuparsi dei rendiconti di fine anno di tesoriere, esattore e sindaco. Quest’ultimo ufficiale, la cui elezione spettava ai deputati, poteva essere il sostituto di questi e doveva anche ricevere tutti gli ordini diretti alla comunità dalla giunta del censimento mediante il cancelliere e darne gli avvisi e rappresentare la comunità nei contratti comunali, sempre in accordo e con mandato dei deputati dell’estimo. Infine, doveva conservare presso di sé parte delle scritture comunali, a lui consegnate dal cancelliere per le sue occorrenze, e tenere un regolare carteggio con il cancelliere stesso.
Con la riforma del 1786 il comune di Treviglio venne assegnato alla Delegazione XXV della Gera d’Adda Superiore (13) che faceva parte della Provincia di Lodi. La nuova distrettuazione del 1791 (14) riportò Treviglio nell’ambito della Provincia di Milano nel Distretto XVI.
Con l’avvento della prima Repubblica Cisalpina Treviglio fu capoluogo del distretto XIV del Dipartimento dell’Adda nel marzo 1798 (15) e successivamente del Distretto XVII della Roggia Nuova nel settembre successivo (16). La prima riorganizzazione organica delle amministrazioni era stata definita nella costituzione della Repubblica Cisalpina (17). L’articolazione e le funzioni delle amministrazioni vennero ulteriormente definite dalla successiva legge sull’organizzazione delle municipalità (18).
Nei comuni con popolazione compresa tra tremila e centomila abitanti come Treviglio vi era una sola amministrazione municipale, costituita da un diverso numero di “uffiziali municipali” a seconda della popolazione. Con la proclamazione della nuova costituzione della Repubblica Cisalpina (19), i comuni con meno di diecimila abitanti ebbero “un officiale municipale ed uno o due o tre aggiunti”. L’unione degli ufficiali municipali dei comuni del medesimo distretto formava “la municipalità del distretto”, per ognuna delle quali viene scelto “un presidente della municipalità .
I membri delle amministrazioni municipali duravano in carica due anni ed erano “rinnovati ogni anno per metà o per la parte più approssimante alla metà ed alternativamente per la frazione più grande e per la frazione più piccola” e potevano essere rieletti solo per due mandati consecutivi. In caso di decadenza di un amministratore per “morte, dimissione, destituzione o altrimenti” il direttorio nominava nuovi amministratori, che rimanevano in carica sino alle successive elezioni. L’impianto organizzativo e funzionale delle amministrazioni locali delineato nella costituzione dell’anno VI venne ulteriormente precisato e definito nella “legge sull’organizzazione e sulle funzioni de’ corpi amministrativi” (20).
Nella legge erano indicate le modalità e la frequenza delle convocazioni delle amministrazioni municipali. Le municipalità dei comuni con popolazione superiore a diecimila abitanti si dovevano riunire almeno una volta ogni tre giorni. Le amministrazioni municipali di ogni distretto si convocavano in assemblea almeno tre volte al mese, su indicazione dell’amministrazione dipartimentale, con la possibilità di “riunirsi anche straordinariamente”, quando fosse giudicato “necessario al servigio”. Veniva stabilito infine che tutte le determinazioni prese dalle amministrazioni municipali dovessero essere “scritte sopra un registro particolare”, nel quale i componenti dell’amministrazione presenti alle sedute dovevano apporre le proprie sottoscrizioni. Venivano in seguito descritte le funzioni “proprie” della municipalità e le altre “loro delegate dall’amministrazione dipartimentale”. Fra le funzioni proprie erano contemplate l’organizzazione della polizia e della guardia nazionale, la manutenzione dei ponti e delle strade comunali, l’illuminazione delle strade, il regolamento e il pagamento delle spese municipali, la nomina del ricevitore municipale e degli altri salariati, le fazioni militari, gli alloggi, le vettovaglie e la sanità. Fra le funzioni delegate vi erano invece il riparto e il ricevimento delle contribuzioni dirette, la vigilanza sull’istruzione pubblica, sugli stabilimenti ecclesiastici, sui lavori pubblici del rispettivo circondario, sugli ospizi, ospedali e prigioni, sull’approvvigionamento delle sussistenze e in generale su tutti gli oggetti sui quali le amministrazioni dipartimentali richiamavano la loro attenzione.
Nel maggio 1801 il comune di Treviglio fu capoluogo del Distretto III (21), successivamente durante il periodo della Repubblica Italiana fu capoluogo del distretto X della Roggia Nuova nel giugno 1804 (22) e in seguito del cantone I del distretto II omonimo (23).
In seguito Treviglio fu capoluogo del cantone I omonimo del distretto II di Treviglio e sede di viceprefettura, dal gennaio 1810 aggregò i comuni di Calvenzano e Casirate (24).
Nel periodo della Repubblica Italiana la nuova organizzazione dei comuni venne definita dalla legge sull’organizzazione delle autorità amministrative (25). Il titolo I, riguardante l’organizzazione generale dello stato, stabiliva che in ogni comune vi era una municipalità e un consiglio comunale, il titoli VI e VII definivano la struttura dell’amministrazione comunale.
La legge del 1802 introduceva un’organica suddivisione dei comuni in tre classi definite in base alla consistenza della popolazione residente, stabilendo per i comuni di prima classe un numero di abitanti superiore a diecimila unità, per i comuni di seconda classe un numero di abitanti compreso fra diecimila e tremila unità, per i comuni di terza classe un numero di abitanti inferiore a tremila unità. L’appartenenza alle varie classi determinava diverse modalità nella composizione delle municipalità e dei consigli comunali e criteri differenti di eleggibilità dei loro componenti.
La legge stabiliva che il consiglio comunale nei comuni di prima e seconda classe si componeva rispettivamente di quaranta o trenta cittadini, metà dei quali tra i possidenti. I membri del consiglio si rinnovavano parzialmente di anno in anno entro un quinquennio, ed erano nominati dal consiglio generale del dipartimento sopra una lista tripla presentata dallo stesso consiglio comunale.
Il consiglio comunale, organo deliberativo del comune, veniva convocato in via ordinaria due volte all’anno (in gennaio o febbraio e in settembre o ottobre) e straordinariamente a qualunque istanza del prefetto, del viceprefetto o del cancelliere distrettuale. Nella prima seduta il consiglio esaminava il rendiconto presentato dalla municipalità relativo all’esercizio finanziario precedente, mentre nella seconda concorreva alla formazione dei consigli distrettuali, nominava i componenti della municipalità, determinava le spese e l’ammontare delle imposte comunali per l’anno in corso. I consigli comunali deliberavano collegialmente a scrutinio segreto e si tenevano sempre in luogo pubblico, alla presenza, oltre che delle rispettive municipalità, di un membro della prefettura o viceprefettura nei comuni di prima e seconda classe, e del cancelliere distrettuale, che ne registrava gli atti, nei comuni di terza classe. Il consiglio comunale eleggeva i componenti della municipalità in un numero variabile a seconda della classe (da sette a nove nei comuni di prima classe, da cinque a sette nei comuni di seconda classe, di tre nei comuni di terza classe. Gli amministratori municipali nei comuni di prima e seconda classe erano proposti a scrutinio segreto ed erano maggioranza assoluta.
Le municipalità esercitavano funzioni esecutive e si convocano a seconda delle necessità e su domanda del cancelliere distrettuale, del prefetto o viceprefetto, dal quale dipendevano immediatamente.
Il passaggio dalla Repubblica italiana al Regno d’Italia implicò una trasformazione degli ordinamenti locali. Il decreto 8 giugno 1805 (26) riaffermava alcune prerogative delle amministrazioni municipali e dei loro organi previste dalla precedente normativa, ma al contempo ne introduceva altre, che accentuavano il carattere accentrato del sistema amministrativo. Venne confermata la suddivisione di comuni in classi. I consigli comunali di comuni di prima e seconda classe erano di nomina reale. In questi consigli le riunioni si dovevano tenere sempre alla presenza del prefetto, del viceprefetto o di un loro delegato. Convocati sempre in luogo pubblico con almeno quindici giorni di preavviso dalle municipalità nei comuni, i consigli comunali si riunivano in via ordinaria due volte all’anno (in gennaio o febbraio e in settembre o ottobre) e in via straordinaria “a qualunque invito del prefetto e del viceprefetto”. I consigli deliberavano collegialmente a scrutinio segreto. Nella prima seduta esaminavano il rendiconto dell’esercizio finanziario precedente, mentre nella seconda nominavano o eleggevano i componenti della municipalità in scadenza, determinavano le spese e l’ammontare delle imposte comunali per l’anno successivo e nominavano i revisori dei conti per l’anno precedente.
Le municipalità era composta da un podestà e rispettivamente da sei o quattro savi: questo collegio eseguiva tutte le funzioni amministrative e rappresentative del comune: predisponeva il conto consuntivo dell’anno antecedente e il conto preventivo per l’anno successivo, proponeva ai consigli comunali deliberazioni su materie di particolare interesse per la comunità ed eseguiva le determinazioni degli stessi consigli approvate dai prefetti o vice-prefetti.
Il podestà veniva nominato dal re da una terna di nomi proposti dal consiglio comunale, durava in carica tre anni. I savi, proposti ed eletti dai consigli comunali a scrutinio segreto a maggioranza assoluta di voti fra i cento maggiori estimati nei comuni di prima classe e fra i cinquanta in quelli della seconda, si mutavano parzialmente ogni anno, in modo che entro un triennio fossero interamente rinnovati. Il sindaco, di nomina prefettizia, durava in carica un anno. Gli anziani, nominati fra i venticinque più ricchi o notabili del comune ed eletti dal consiglio a maggioranza assoluta, si rinnovavano ogni anno. La sovrana patente 7 aprile 1815, atto costitutivo del Regno Lombardo-Veneto, stabilì che l’organizzazione amministrativa dei comuni dovesse rimanere per il momento conservata nelle allora forme vigenti, mantenendo la suddivisione in tre classi dell’ordinamento napoleonico. Con l’attivazione dei comuni della provincia di Bergamo, in base al compartimento territoriale del Regno Lombardo-veneto, il comune di Treviglio venne collocato come comune capoluogo, con 7109 abitanti, nel distretto X (27). Per una nuova regolamentazione degli enti locali bisognò attendere la notificazione 12 febbraio 1816 perfezionata e resa pienamente operativa dalle “istruzioni per l’attivazione del nuovo metodo d’amministrazione comunale colle attribuzioni delle rispettive autorità” contenute nella successiva notificazione 12 aprile 1816, in cui veniva fornito un quadro articolato dell’organizzazione e del funzionamento degli organi preposti all’amministrazione dei comuni.
L’insieme di queste disposizioni si applicavano indistintamente a tutti i comuni del Regno Lombardo-Veneto (28). In base al regolamento del 1816 in Lombardia si avevano dunque il consiglio e la congregazione municipale nelle tredici città regie (Crema, Casalmaggiore, Monza, Varese, oltre ai nove capoluoghi di provincia), il convocato e la deputazione nella maggior parte dei comuni, e il consiglio e la deputazione solo in quelli elencati nella tabella annessa al regolamento stesso.
Treviglio secondo tali istruzioni era dotata di un consiglio comunale e di una deputazione.
Il consiglio comunale era formato da trenta membri. Almeno due terzi dei componenti del consiglio dovevano essere possidenti scelti tra i primi cento estimati. I consiglieri, dopo la prima nomina fatta dai rispettivi governi, venivano sostituiti ogni triennio in quote uguali, secondo l’anzianità di nomina “sopra duple dei consigli da parte delle congregazioni provinciali”. I consigli erano radunati di norma due volte l’anno e ogni qual volta ritenuto necessario: nella prima sessione (in gennaio o in febbraio) si esaminavano i conti dell’anno precedente e veniva approvato il bilancio consuntivo, nella seconda (in settembre o in ottobre) si approntavano i bilanci di previsione, si nominavano i revisori dei conti e si eleggevano i nuovi membri delle congregazioni municipali e delle deputazioni. Rigide norme regolavano convocazione e svolgimento delle sedute, cui partecipavano, con funzioni di controllo in rappresentanza del governo e senza diritto di voto, il regio delegato nelle città regie o capoluoghi di provincia, oppure il cancelliere del censo o un suo sostituto negli altri comuni.
La deputazione comunale in quanto “autorità pubblica permanente” aveva il compito di dare esecuzione alle deliberazioni del consiglio, gestire l’amministrazione ordinaria del patrimonio del comune e vigilare per l’osservanza delle leggi e degli ordini del governo. La Deputazione aveva un ufficio proprio ed era assistita da un segretario (29). Dei deputati previsti per i comuni, colui che aveva riportato il maggior numero di voti tra i tre primi estimati era eletto primo deputato, gli altri erano scelti tra i possessori. Oltre alla partecipazione a quasi tutti gli atti ufficiali del comune ai deputati spettava il compito di liquidare i conti con l’esattore e con l’agente municipale prima dell’ingresso in un nuovo esercizio finanziario. Competeva inoltre predisporre “il conto preventivo delle entrate e spese per l’anno successivo da proporsi al consiglio o convocato”. Gli ordini di pagamento dovevano essere sottoscritti da almeno due deputati unitamente al cancelliere.Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Treviglio-Stemma-320x361.jpg
Per quanto riguarda il personale burocratico previsto per i comuni, in quelli aventi un consiglio la deputazione era assistita da un segretario ed eventualmente da altri impiegati, secondo il ruolo approvato dal governo. Nel comune vi era inoltre un cursore sottoposto all’agente per il disbrigo degli ordini di tutti i superiori. Altri “stipendiati” potevano essere nominati da consiglio o convocato, con approvazione del governo, mentre risultava obbligatoria l’elezione di due revisori dei conti di durata annuale.
Il comune di Treviglio in successive riforme della distrettuazione fu confermato nel medesimo distretto in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (30). Nel 1853 fu inserito nel distretto XI (31); a quella data era comune con consiglio comunale, con ufficio proprio, di 9692 abitanti.
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Treviglio con 10.326 abitanti, retto da un consiglio di trenta membri e da una giunta di quattro membri, fu incluso nel mandamento I di Treviglio, circondario II di Treviglio, provincia di Bergamo.
In seguito all’annessione della Lombardia al Regno Sabaudo, viene emanata la legge 23 ottobre 1859 (legge Rattazzi) che estende alle province lombarde gli ordinamenti locali di comuni e province vigenti nello stato sabaudo (legge 23 ottobre 1859). La legge si apre col Titolo I: Divisione del Territorio del Regno e Autorità governative in cui si dispone la divisione del Regno in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni.
Al Titolo II (Dell’Amministrazione comunale), il Capo I stabilisce che ogni comune ha un consiglio comunale ed una giunta comunale, che può avere un segretario e un ufficio comunale, e che più comuni possono valersi di uno stesso segretario ed avere un solo archivio (art. 11) (32). La Giunta municipale risulta formata dal Sindaco, da otto Assessori e da quattro Supplenti nei Comuni con popolazione superiore ai 60 mila abitanti; dal Sindaco e da un numero di Assessori variabile in rapporto alla popolazione: sei nei Comuni aventi più di 30 mila abitanti, quattro in quelli con più di 3 mila abitanti e due negli altri Comuni; in tutti i suddetti casi il numero dei Supplenti rimane fissato a 2 (art. 13).
Il capo II (Delle Elezioni) disciplina il sistema elettorale fissando diritti e limiti dell’elettorato attivo per l’elezione dei consiglieri comunali, costituito dagli abitanti che pagano nel comune contribuzioni dirette di entità determinate in base al numero di abitanti (art. 14) e da cui sono esclusi: analfabeti, donne, interdetti e soggetti condannati a pene correzionali (art. 23).
Il Capo III (Dei Consigli comunali), definisce le competenze di tali organi per cui sono fissate due sessioni ordinarie annue una primaverile e una autunnale (art. 74); le competenze includono la sorveglianza e il controllo contabile sugli stabilimenti di carità e beneficenza, sull’attività e sul bilancio di tutte le istituzioni fatte a beneficio della generalità degli abitanti e sulle fabbricerie (artt. 79, 80); l’elezione dei membri della Giunta municipale, l’esame e approvazione del bilancio attivo e passivo del comune per l’anno precedente e deliberazione di quello per l’anno successivo; la nomina dei revisori dei conti; la revisione delle liste elettorali (artt. 81, 82). Nelle sedute il consiglio delibera sul numero e sullo stipendio degli impiegati comunali, che includono anche il personale scolastico, sanitario, ecclesiastico, di vigilanza operante nel comune; delibera sui contratti, sull’uso e destinazione dei beni comunali, sull’appalto per le opere pubbliche e su altre materie non direttamente soggette alla competenza della Giunta municipale (art. 84). Viene data pubblicità alle sedute del Consiglio comunale (art. 85) e viene stabilita la pubblicazione delle deliberazioni all’Albo Pretorio (art. 87).
Nel Capo IV (Della Giunta) municipale vengono fissate funzioni, competenze e modalità di delibera della Giunta municipale; l’organo viene eletto, per la durata di un anno, a maggioranza assoluta dal Consiglio comunale fra i propri membri con funzioni esecutive delle deliberazioni del Consiglio stesso e di rappresentanza nei periodi che intercorrono tra le sue sessioni (artt. 88, 89).
Esse includono la nomina del personale del comune, l’assistenza agli incanti, la formazione del progetto dei bilanci, la preparazione di regolamenti, la vigilanza sull’ornato e sulla polizia locale, l’esecuzione delle operazioni censuarie, il rilascio degli atti anagrafici, il controllo sulle operazioni di leva, l’esecuzione degli atti conservatori dei diritti del comune (art. 90).
Nel Capo V (Del Sindaco) vengono stabilite le modalità di nomina e le funzioni del sindaco, che in base alla legge 23 ottobre 1859 riveste la doppia funzione di ufficiale del governo nominato direttamente dal Re e di capo dell’amministrazione comunale (artt. 94-95). Il Sindaco dura un carica tre anni, e può essere confermato se conserva la qualità di Consigliere (art. 95). In quanto capo dell’amministrazione comunale il sindaco presiede il consiglio comunale, convoca e presiede la Giunta comunale, distribuisce gli affari tra i suoi membri, rappresenta il Comune nelle sedi giudiziarie. Come ufficiale del governo è incaricato della pubblicazione dei leggi e ordini governativi, di tenere i registri dello stato civile di riferire all’intendente, ufficiale governativo preposto alla provincia poi surrogato dal prefetto, sulla concessione di licenze per esercizi e stabilimenti pubblici, di riferire alle autorità governative sull’ordine pubblico (art. 100). In comuni divisi in frazioni e borgate il sindaco può delegare le funzioni di ufficiale governative ad un membro del consiglio o ad altro elettore residente (art. 102).
Nel Capo VI (Dell’amministrazione e contabilità comunale) vengono prescritti vari obblighi in materia per i Comuni fra cui vengono indicati: la tenuta di inventari aggiornati da trasmettere in copia agli Intendenti di beni mobili e immobili, di titoli atti e scritture riferibili al patrimonio comunale (art. 106), l’affitto dei beni comunali e l’alienazione dei beni incolti (artt. 107, 108), l’esecuzione delle spese prescritte come obbligatorie; l’elenco delle voci di spesa (art. 112) include: l’ufficio ed archivio comunale, gli stipendi degli impiegati comunali, la riscossione delle entrate comunali e delle imposte dovute al Comune, la conservazione del patrimonio comunale, il pagamento dei debiti esigibili da terzi, la manutenzione delle strade comunali e delle vie interne, il culto e i cimiteri, l’istruzione elementare, la polizia urbana, gli uffici elettorali, l’abbonamento agli atti di governo.
In caso di insufficienza delle rendite ordinarie viene inoltre data ai comuni facoltà di imporre dazi per gestione di esercizi di attività produttive o commerciali, appaltare privative per attività di misura e pesatura pubblica di merci o per attività commerciali nell’ambito di fiere e mercati, imporre tasse per l’uso di spazi pubblici, riscuotere sovrimposte sulle contribuzioni dirette, imporre tasse sugli animali presenti nel territorio del comune (art. 113). L’esazione delle rendite e il pagamento delle spese compete all’Esattore delle contribuzioni dirette ove manchi il tesoriere del comune. La nomina di un Tesoriere particolare è prevista solo per i comuni le cui spese obbligatorie raggiungano un ammontare stabilito dalla legge stessa (art. 115).
Il Capo VII, (Dell’ingerenza governativa nell’amministrazione comunale e delle deliberazioni dei comuni soggette ad approvazione) prevede l’esame della regolarità formale delle deliberazioni e dei bilanci da parte dell’Intendente poi prefetto. I regolamenti dei dazi, delle imposte, quelli di ornato, e di polizia locale sono soggetti alla preventiva approvazione regia previo parere del consiglio di Stato (art. 132). Devono essere approvate dalla deputazione provinciale le deliberazioni comunali inerenti alle seguenti materie: acquisto o alienazione di immobili, titoli di debito pubblico e azioni industriali; costituzioni di servitù; delimitazioni di beni e territori; spese vincolanti i bilanci per più di tre esercizi; azioni legali e liti giudiziali; regolamenti d’uso dei beni comunali e di altre istituzioni comunali.
La legge sabauda 23 ottobre 1859 rimane in vigore per alcuni anni anche dopo la costituzione del Regno d’Italia nel 1861 in cui vengono a trovarsi incluse le province lombarde con l’esclusione di Mantova, aggregata solo dopo il 1866.
Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 11.163 abitanti (Censimento 1861).
In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel periodo dal 1867 al 1897 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia.
La prima legge organica sugli ordinamenti dell’amministrazione comunale e provinciale emanata in epoca post-unitaria nel 1865 apporta poche modifiche alla precedente legge del 23 ottobre 1859.
Le novità più significative riguardano i mutamenti delle circoscrizioni comunali, la distribuzione delle competenze tra gli organi, l’elencazione delle spese considerate obbligatorie che recepisce la legislazione emanata dopo il 1859 concernente gli oneri per i servizi a carico di comuni e province. Per il resto i 235 articoli della legge 1865 – escluse le norme transitorie – sono una sostanziale ripetizione dei 222 articoli della legge del 1859 (33).
Sotto le categorie sopra indicate Segretari comunali devono indicare sommariamente l’epoca ed il modo in cui venne data evasione ai diversi lavori prescritti da leggi o da regolamenti generali”.
La legge 30 dicembre 1888, n. 5865 apporta notevoli modifiche alla precedente legislazione, e si può dire che, insieme con quella del 1848, costituisca tuttora l’ossatura dell’attuale ordinamento comunale (legge 30 dicembre 1888). (34)
La legge 29 luglio 1896, n. 346 (Di Rudini) dispone l’elezione dei Sindaci da parte di tutti i consigli comunali confermando la durata triennale della carica del Sindaco. (35)

Note
(1) Se ne ha notizia dalla lettura di un gruppo di unitici pergamene concernenti una complessa operazione finanziaria con cui il comune di Treviglio salda il debito contratto con il monastero di San Simpliciano di Milano (vedi. I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia di Treviglio”, Bergamo, 1965, p. 145 e nota 2). In questa operazione il comune di Treviglio si libera dal rapporto di soggezione feudale stretto con il monastero, come testimoniato dal privilegio di Enrico IV del 1081 avevano volontariamente stabilito (vedi unità 20, n. 1: Enrico IV concede al monstero dei SS. Protasio e Gervasio o di Sempliciano Milanese e per lui l’abbate che gli uomini di Treviglio i quali si posero sotto la potestà del monastero siano immuni da ogni gravezza eccettuato il fodro reale e vi rimangano in perpetuo. Milano, 1081 aprile 14, regesto di Giuseppe Barelli in Documenti dell’archivio comunale di Treviglio. Diplomi, lettere, ricevute di imperatori, cancellieri e vicari imperiali (1081-1339), in Archivio storico italiano, n. 3, 1902, Firenze, Tipografia Galileiana, 1902.).
Il primo documento che riguarda l’abitato di Treviglio è un contratto di permuta del 964. L’atto è pubblicato in Codex Diplomaticus Langobardiae, in Historiae patriae monumenta, Tomus XIII, E Regio Typographeo, Torino 1873, cc. 1192-1194; I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia di Treviglio”, Bergamo, 1965,; I. Santagiuliana, T. Santagiuliana e P. Perego, Storia di Treviglio, Calvenzano, 1987; Le pergamene degli archivi di Bergamo, a cura di Mariarosa Cortesi, Bergamo 1988.
(2) Unità 46 e 47; cfr. anche I. e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., p. 146 e nota 4. L’unione delle tre vicinie antiche di porta Zeduro, porta Filagno e porta Torre, si deduce dall’operato dei consoli di porta Zeduro e l’anziano di porta Filagno che acquistano a nome delle due vicinanze alcune pertiche di terreno. Vedi anche Santagiuliana Tullio, Gennaro Erminio, Statuta Communis Castri Trivilii, a cura del Centro Studi Storici della Geradadda, Calvenzano, 1984.
Per il periodo concernente i secc. XII-XV risulta molto importante il contributo di Marco Casetta Radici altomedievali e statuti della terra separata di Treviglio, Bergamo, 2008.
(3) Una serie dei documenti conservati nell’Archivio Gonzaga di Mantova indica, alla data 1259, una struttura dell’organizzazione comunale articolata nel modo descritto. Si tratta di alcuni documenti relativi all’affitto di terreni con annessi diritti feudali, posseduti da Buoso da Dovera nel territorio di Treviglio. Cfr. I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., p. 152 e nota 21.
(4) Unità 20, n. 31.
(5) Unità 20, n. 5, e unità 1 negli ultimi 16 cm della pergamena (vedi G. Barelli, Documenti). Esistono copie ottocentesche aggregate nell’unità 1862.
(6) Vedi I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., pp. 173 e seguenti. Nel 1344 e nel 1345 Luchino Visconti confermerà al comune il privilegio di “mero e misto imperio” e di poter definire in loco le sue cause (vedi unità 20, nn. 22 e 24.
(7) Vedi unità 42-44. Vedi anche scheda Soggetto produttore in Inventario 1185-1865 redatto nell’ambito del progetto Archidata a cura di Stefania Danda, Anna Paola Montanari, Laura Panarella, Anna Maria Rapetti: fonte primaria di queste informazioni ora consultabili sul sito di Lombardia Storica all’URL http://plain.lombardiastorica.it/comparch.php?idcomparch=MIBA0005A5&num_page=1&lettera=A è l’edizione degli Statuti di cui alla nota (2) Santagiuliana Tullio, Gennaro Erminio, Statuta Communis Castri Trivilii, a cura del Centro Studi Storici della Geradadda, Calvenzano, 1984.
(8) Un recente studio curato Luca Sant’Ambrogio, Il borgo di Treviglio nel secondo Quattrocento: istituzioni e società, tesi di dottorato, XVII ciclo, Università degli studi di Milano ha avuto come oggetto la vita del comune dall’anno 1453, quando Treviglio si sottomise con dei capitoli di dedizione a Francesco Sforza duca di Milano, all’anno 1499, ossia l’anno della caduta della dinastia sforzesca e il successivo passaggio alla dominazione veneta (che vi rimase salda fino all’anno 1509) Sant’Ambrogio basandosi fonti notarili e sulla frequente corrispondenza fra centro cittadino e periferia ha meglio messo a fuoco l’assetto amministrativo del borgo (il podestà di nomina milanese e il complesso sistema comunale locale, l’evoluzione delle istituzioni religiose). L’utilizzo di tali fonti (documentazione, si presume per lo più raccolta, conservata presso l’Archivio di Stato di Milano) ha inoltre consentito di descrivere le pratiche sociali del comune attraverso l’analisi di doti, testamenti, tutele di minori, e le attività produttive che nel comune si svolgevano. L’autore delinea la forte unione degli abitanti del borgo trevigliese nella difesa dei propri interessi e le proprie prerogative (lo status di terra separata che poneva Treviglio direttamente alle dipendenze del duca di Milano, l’elezione dei parroci e la libera disposizione dei benefici ecclesiastici locali, i diritti sulle acque derivate dal fiume Brembo), i contrasti interni tra vicini vecchi (i discendenti dei primi abitanti del borgo) e vicini nuovi (gli abitanti di più recente immigrazione) per il godimento di particolari beni di proprietà delle tre vicinie in cui era diviso il borgo, e l’esclusione dal governo del comune della classe rurale e dei lavoratori da parte della classe degli imprenditori e possidenti. L’inventario antico (unità n. 127) non fornisce elementi utili a supportare questa ricerca dato che probabilmente la documentazione che sarebbe potuta esiste nell’archivio è andata persa nell’incendio agli inizi del XVI secolo (vedi profilo relativo alla storia archivistica).
(8) Nella compartimentazione territoriale attuata con al nuova riforma il comune venne inserito nella Pieve di Gera d’Adda e sottoposto ad un cancelliere delegato insieme ai comuni di Agandello, Arzago, Brignano, Boffalora, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Corte del Palasio, Dovera, con Pustino e Barbusera, Fara, Massari de’ Melzi, Misano, Pagazzano, Pandino con Nosadello e Gardella, Pontirolo, Rivolta, Roncadello, Tormo, Vailate, con Cassina de’ Grassi.

 

 

 


(9) Unità n. 432-435
(10) Unità n. 440
(11) Unità n. 145.1
(12) Unità n. 130
(13) Editto per il compartimento territoriale della Lombardia austriaca, 26 settembre 1786. Il distretto era composto dai seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Cassine S. Pietro, Castel Rozzone, Fara, Fornovo, Massari de’ Melzi, Misano, Mozzanica, Pagazzano, Pontirolo, Treviglio.
(14) Reale dispaccio di riforma della pubblica amministrazione delle città e province della Lombardia austriaca, 20 gennaio 1791. Il Distretto XVI della Provincia di Milano era composto dai territori dei comuni di Treviglio, Cassine S. Pietro e Cassano Gera d’Adda (parte della Pieve di Pontirolo), Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Fara, Massari Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo (porzione della Gera d’Adda)
(15) Legge 6 marzo 1798 per l’organizzazione del Dipartimento del Serio. Il distretto si sostanziava nel comune di Treviglio.
(16) Legge 5 vendemmiale anno VII per la ripartizione in distretti, comuni e circondari dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (26 settembre 1798). Il distretto della Roggia Nuova comprendeva i seguenti comuni: Treviglio, Morengo, Bariano, Caravaggio, Brignano, Canonica, Pontirolo, Castel Rozzone, Pagazzano, Fara in Gera d’Adda e Massari de Melzi, Fornovo, Misano, Vailate con Cassina de Grassi, Arzago, Rivolta, Casirate
(17) Costituzione della Repubblica Cisalpina emanata in data 20 messidoro anno V, 8 luglio 1797.
(18) Avviso 1 termidoro anno V, 19 luglio 1797.
(19) Costituzione della Repubblica Cisalpina 15 fruttidoro anno VI, 1 settembre 1798.
(20) Legge 15 fruttidoro anno VI sull’organizzazione e sulle funzioni de’ corpi amministrativi.
(21) Legge 23 fiorile anno IX (13 maggio 1801). Il Distretto III comprendeva i seguenti comuni: Verdello, Arcene, Boltiere, Ciserano, Colognola, Curnasco, Grassobbio, Lallio, Grumello e Sabbio, Levate, Le due Sforzatiche, Mariano, Osio di sopra, Osio di sotto, Orio, Stezzano, Verdellino, Urgnano, Azzano, Cologno, Comun Nuovo, Lurano, Pognano, Spirano, Zanica, Cividate, Cortenova, Fara, Ghisalba, Mornico, Martinengo, Fontanella, Calcio, Pumenengo, Torre Pallavicina, Antegnate, Barbata con Zaccarola e Mirandola, Covo, Isso con Caselle Cassina Braonzona Cassina Famosa Cassina de Secchi, Cassina Ferrabona, Casaletto di Sopra, Romanengo del Rio con Melotta, Gabbiano, Vidolasco, Camisano, Mozzanica, Treviglio, Morengo, Bariano, Caravaggio, Brignano, Canonica, Pontirolo, Castel Rozzone, Pagazzano, Fara in Gera d’Adda e Massari de Melzi, Fornovo, Misano, Vailate con Cassina de Grassi, Arzago, Rivolta, Casirate.
(22) Piano 27 giugno 1804. Il Distretto della Roggia Nuova comprendeva i seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Rivolta, Treviglio, Vailate con Cassine de Grassi.
(23) Decreto 8 giugno 1805 a. Con l’organizzazione del dipartimento del Serio nel Regno d’Italia, il distretto II di Treviglio era articolato nei cantoni I di Treviglio, II di Martinengo, III di Romano, IV di Verdello, per un totale di 72.055 abitanti. Il Cantone I comprendeva i seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Rivolta, Treviglio, Vailate con Cassine de Grassi, Sorignano.
In conseguenza delle modifiche apportate alla distrettuazione dei dipartimenti in seguito alle concentrazioni dei comuni del 1809 il cantone risultò composto dai seguenti comuni: Treviglio, Brignano, Pontirolo, Caravaggio, Rivolta, Vailate.
(24) Decreto 31 marzo 1809.
(25) Legge sull’organizzazione delle autorità amministrative 24 luglio 1802. Gli organi di Governo risiedevano nella capitale, ogni Dipartimento era presieduto da un Commissario per il potere esecutivo, in seguito da un Prefetto,; nel capoluogo di distretto risiedeva un Viceprefetto, nel capoluogo di cantone un Cancelliere censuario. Il territorio è diviso in dipartimenti, distretti e cantoni.
(26) Decreto sull’amministrazione pubblica e sul comparto territoriale del Regno d’Italia 8 giugno 1805. Gli organi di Governo risiedevano nella capitale, a capo del Dipartimento era il Prefetto, a capo del Distretto il Viceprefetto, a capo del Cantone il Cancelliere Censuario. Il territorio è diviso in dipartimenti, distretti e cantoni.
(27) Notificazione 12 febbraio 1816. Il Distretto X comprendeva i comuni di Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Treviglio, Castel Rozzone. Gli organi di Governo erano siti nella capitale, nel capoluogo di provincia era una Delegazione Provinciale, nel capoluogo del distretto era posto un cancelliere del Censo poi Commissario Distrettuale. Il territorio è diviso in province e distretti.
(28) L’organo deliberativo di rappresentanza nelle città regie, nei capoluoghi di provincia e nei comuni maggiori, elencati in numero di quarantaquattro per tutto il regno nella tabella annessa alla notificazione 12 aprile 1816, era il consiglio. In tutti gli altri comuni, non inclusi nella tabella, era previsto il convocato degli estimati. L’organo collegiale incaricato dell’amministrazione del patrimonio nelle città regie e nei capoluoghi di provincia era costituito dalla congregazione municipale con a capo un podestà, mentre nei rimanenti comuni era costituito da una deputazione comunale. Con la circolare 19 marzo 1821 fu notificata l’attivazione, stabilita dal vicerè con decreto 5 marzo 1821, dei consigli comunali in luogo del convocato per tutti i comuni in cui fossero presenti più di trecento estimati. La circolare del 1821 forniva l’elenco dei comuni del regno ai quali era stato accordato il consiglio comunale. Un’ulteriore estensione dei comuni con consiglio si ebbe in seguito all’applicazione della circolare 8 maggio 1835 che, nell’intento di favorire la concentrazione dei comuni unendo i minori ai maggiori, stabiliva la possibilità di sostituire il consiglio al convocato anche laddove il numero degli estimati fosse al di sotto di trecento, sia pure in presenza di circostanze che facessero considerare necessario un tale mutamento.
(29) La circolare 19 marzo 1821 modificò parzialmente tale situazione in quanto, avendo abilitata l’istituzione del consiglio in un maggior numero di comuni, diede facoltà ai governi di Milano e Venezia di stabilire quali comuni potessero essere dotati di un ufficio proprio in base anche alla disponibilità di mezzi e locali.
(30) Notificazione 1 luglio 1844. Il Distretto X di Treviglio comprendeva gli stessi comuni della precedente distrettuazione.
(31) Notificazione 23 giugno 1853. Il Distretto XI di Treviglio era costituito dai comuni di Arcene, Arzago, Bariano, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Ciserano, Fara, Fornovo, Lurano, Massari de Melzi, Misano, Morengo, Pagazzano, Pontirolo, Pognano, Spirano, Treviglio, Castel Rozzone con una popolazione complessiva di abitanti 38.510.

 

(32) Il Consiglio comunale risulta composto da sessanta membri nei Comuni con popolazione superiore ai 60 mila abitanti; da quaranta membri in quelli la cui popolazione supera i 30 mila abitanti; da trenta membri nei Comuni con popolazione eccedente i 10 mila abitanti; da venti membri in quelli dove la popolazione è superiore ai 3 mila abitanti; da quindici membri negli altri comuni (art. 12).
(33) Di seguito vengono elencate le principali differenze dal precedente testo normativo. Del Tit. II (Dell’Amministrazione comunale), il Cap. I (artt. 10-16 : Del Comune) contiene una parte nuova per ciò che concerne la riunione di più comuni, la erezione in comuni di frazioni, e la separazione delle spese ( artt. 13, 14, 15, 16); eleva (art. 11) il numero dei consigli comunali e degli assessori.
Il Cap. II (artt. 10-73 : Delle elezioni), è del tutto uguale a quello del 1859; uniche modifiche: il II c. dell’art. 27 ( i fratelli possono essere contemporaneamente membri del consiglio ma non della Giunta municipale); l’introduzione dei termini agli artt. 39 e 43; l’aggiunta di un 3. Comma all’art. 72.
Il Capo III (artt. 77-90: Dei Consigli comunali), porta a 30 giorni la durata delle sessioni; completa le disposizioni sulle istituzioni fatte a pro delle generalità degli abitanti (art. 82); modifica, in parte, gli oggetti delle deliberazioni consiliari(art. 87).
Il Capo IV (artt. 91-96: Della giunta municipale) introduce la disposizione secondo cui la giunta si rinnova ogni anno per metà (art. 91); completa la elencazione delle competenze(art. 93); prescrive che le deliberazioni d’urgenza vanno comunicate subito al prefetto e nella prima adunanza al Consiglio.
Nel Capo V (artt. 97-110: Del Sindaco) vengono in parte modificati l’articolo 102 sulle competenze sindacali e il 103 sulle attribuzioni del Sindaco come ufficiale del Governo; introdotti gli artt. 106 sulla ripartizione in quartieri dei comuni superiori ai 10.000 abitanti e 107 sul delegato del Sindaco.
Immutato rispetto alla legge del 1859 il Capo VI ( artt. 111-129: Dell’amministrazione e contabilità comunale), con una più esauriente descrizione delle spese obbligatorie (art. 116) per il servizio sanitario, per opere pubbliche e opere di difesa dell’abitato contro fiumi e torrenti, costruzioni di porti e fari, acquedotti e per la polizia locale.
Rimane sostanzialmente immutato anche il sistema dei controlli definito nel Capo VII, Dell’ingerenza governativa nell’amministrazione comunale e delle deliberazioni dei comuni soggette ad approvazione, che introduce il parere del consiglio di prefettura nel caso di annullamento prefettizio delle deliberazioni illegittime (art. 136). Invariato il capo VIII contenente le Disposizioni generali per l’amministrazione dei comuni.
In seguito all’ingrandimento del Regno, la legislazione del 1865 viene estesa (d.l. 1 agosto 1866, n. 3130) alle Province del Veneto e a Roma, e provincia (d.l. 15 ottobre 1870, n. 5928), attuando l’unificazione amministrativa anche nei territori di nuova annessione. Dopo alcuni progetti di modifiche alla legge 1865, effettuati nel 1867 e successivamente nel 1868, si giunge alla legge 23 giugno 1873, n. 1335 , che modifica gli artt. 77 e 165 (relativi al termine di approvazione dei bilanci). Con questa le sessioni autunnali dei consigli comunali furono anticipate di un mese, per consentire la deliberazione del bilancio di previsione entro il termine prescritto dalla legge.
In particolare Nel regolamento per l’esecuzione della legge sull’amministrazione sono contenute delle norme che interessano particolarmente le procedure di produzione e conservazione della documentazione. All’art. 20 viene dichiarato che nessuna delle carte spettanti all’amministrazione comunale può essere dal segretario estratta dall’ufficio od archivio comunale, senza un’esplicita autorizzazione del Sindaco.
All’art. 21 viene specificato che in ogni comune il segretario deve tenere in corrente almeno i registri indicati nella tabella n. 2 annessa al presente regolamento, oltre quelli prescritti da leggi o da regolamenti generali:
“1. Elenco dei Consiglieri comunali con indicazione della cadenza rispettiva;
2. Elenco degli Assessori colla norma di cui sopra;
3. Indice delle deliberazioni del Consiglio con indicazione dei Decreti dell’Autorità annessi alle medesime;
4. Indice delle deliberazioni della Giunta, come sopra; 5.Indice delle Circolari delle Autorità;
6. Elenco dei diversi inventari esistenti nell’Archivio e nell’Ufficio;
7. Elenco delle iscrizioni ipotecarie ammesse a favore e contro il Comune, delle loro rinnovazioni periodiche operate ai termini di legge p della precisa indicazione delle epoche in cui si debbono rinnovare;
8. Elenco dei certificati spediti dal Sindaco colla indicazione dei richiedenti , della data di spedizione e del diritto esatto ;
9. Registro di protocollo per l’annotazione delle lettere tulle pervenute all’Ufficio comunale e di quelle spedite dal medesimo:
10. Registro dei mandati comunali ;
11 Libro mastro per la registrazione delle entrate e spese comunali”.
Deve inoltre tenere debitamente legati e rubricati in ordine cronologico o di numero: 1. Gli originali delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta. 2. Gli originali delle liste elettorali di ciascun anno approvati dall’autorità competente. 3. Le leggi ed i decreti del Regno appartenenti all’edizione ufficiale e il bollettino della Prefettura. 4. I bilanci o stati preventivi. 5. I conti consuntivi; 6. I ruoli dei comunisti tenuti a fare le prestazioni militari. 7. I libri od atti relativi, al censo o catasto. 8. Gli atti relativi al censimento della popolazione ed alle notizie statistiche. 9 Le mercuriali periodiche dei cereali e d’altri prodotti nei comuni in cui ha luogo un mercato. 10 I verbali di mensile verificazione di cassa, nei comuni ove questa incombenza non è riservata agli agenti del Ministero delle Finanze. 11. Le carte relative alla leva militare di ciascun anno. Ogni anno il segretario comunale deve spedire alla Prefettura l’indicazione dei lavori eseguiti entro il 15 luglio, nella tabella allegata al regolamento tali affari sono elencati e corrispondono, ovviamente, tutti ad altrettante produzioni documentarie.
“1. Tutti lavori relativi alle spese obbligatorie per i Comuni, ai termini di legge o di regolamenti generali e singolarmente dell’art. 116 della legge contemplala nei presente regolamento;
2. Verificazioni mensili della Cassa comunale nei Comuni in cui è chiamalo a procedervi il Sindaco; 3. Relazione di pubblicazione di leggi, regolamenti od avvisi nello interesse nazionale o provinciale, senza pregiudizio di quelle più frequenti prescritte da leggi o da regolamenti generali;
4. Servizio della leva;
5. Servizio delle somministrazioni militari;
6. Censimento della popolazione statistica ed alti relativi ;
7. Catasto ed operazioni relative ;
8. Ruoli di tributi;
9. Professioni sanitarie e lavori attinenti alla sanità pubblica ed agli stabilimenti pericolosi ed incomodi ; 10. Pubblici esercenti; 11. Sicurezza pubblica e certificali relativi; 12. Stabilimenti industriali e manifatture esistenti nel Comune; 13. Indennità di via;
14. Liste dei giurati ;
15. Supplementi od appendici ai diversi inventari ;
16. Strade comunali;
17. Monumenti ed oggetti d’arte;
18. Annona e mercuriali relative;
19. Marineria e navigazione.
(34) Le più importanti innovazioni possono essere così riassunte: ogni comune deve avere un segretario e un ufficio comunale; più comuni possono consorziarsi per avvalersi di uno stesso segretario (art. 2); si dà facoltà al Governo di procedere in ogni tempo alla costituzione di nuovi Comuni; si rinnova parzialmente la materia elettorale; si affida alla magistratura la presidenza degli uffici elettorali; si elimina la prescrizione che la sessione ordinaria dei consigli comunali non può durare più di 30 giorni; la riunione straordinaria del consiglio può esser indetta dal Sindaco, dalla Giunta o su domanda di un terzo dei consiglieri; nei comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, il Sindaco è eletto nel proprio seno dal consiglio comunale (art. 50); si prevede (art. 52), per la prima volta la rimozione dei sindaci ad opera del consiglio; qualora il sindaco “non adempia ai suoi obblighi” può essere sostituito , per tre mesi, da un apposito Commissario (art. 53); si rendono pubbliche le sedute dei consigli comunali (art. 82); oltre allo scioglimento dei consigli comunali per gravi motivi di ordine pubblico, si può ricorrere al loro scioglimento in caso che “richiamati all’osservanza di obblighi loro imposti per legge, persistano a violarli” (art. 84). Poiché la legge concede al Governo la facoltà di coordinare in testo unico le proprie disposizioni con quelle della legge del 1865 e delle altre che l’avevano modificata, a tanto si provvede col T.U. 10 febbraio 1889, n. 5921 (legge 10 febbraio 1889). La legge 11 luglio 1894, n. 287, contiene una norma (art. 9), che stabilisce una maggiore durata (anni 6) dei consigli comunali, prescrivendone la rinnovazione per metà ogni 3 anni e dispone che anche il Sindaco rimanga in carica per un triennio.
(35) Notizie generali sul profilo istituzionale sono tratte anche da: Civita, Bergamo, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 1999, repertoriazione a cura di Fabio Luini (Archimedia s.c.), e Civita, istituzioni postunitarie, Le istituzioni storiche del territorio lombardo; Civita, Milano. La Provincia, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2000, repertoriazione a cura Giorgio Sassi, Katia Visconti (CAeB · Milano); Civita, Lodi., Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2000, repertoriazione a cura Elisabetta Canobbio, Elena Salanti (Cooperativa Mémosis · Lodi)
Civita, istituzioni postunitarie, Le istituzioni storiche del territorio lombardo; 1859 – 1971, 2 voll., Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2001, repertoriazione a cura di Fulvio Calia, Caterina Antonioni, Simona Tarozzi.; e dal sito http://civita.lombardiastorica.it/index.php?s=contenuti&page=istituzioni.

Bibliografia
Barelli 1902 = G. Barelli, Documenti dell’Archivio comunale di Treviglio in “Archivion storico italiano”, dispensa III, 1902.
Bonalumi 1841 = S. Bonalumi, Cenni statistici-economici sull’industria sul commercio di Treviglio, Treviglio, Tipografia Messaggi, 1841.
Carminati 1892 = M. Carminati, Il Circondario di Treviglio e i suoi comuni, Treviglio, Edizioni Messaggi, 1892.
Carminati 1893 = M. Carminati, Il circondario di Treviglio e I suoi comuni: cenni storici, Treviglio, Tip. Messaggi, 1893.
Casati 1872 = C. Casati, Treviglio di Ghiara d’Adda e suo territorio: memorie storico-statistiche, Milano, Perseveranza, 1872
Facchetti 1915 = G. Facchetti, Treviglio che passa. Ricordi e visioni degli ultimi quarant’anni. Conferenza tenuta il 12 settembre 1915 al Teatro Sociale, Treviglio, Tipografia Messaggi, 1915.
Formiga 1946
Gennaro, Santagiuliana 1984 = Statuta comunis castri Trivilii, E. Gennaro, T. Santagiuliana, Calvenzano, Grafiche Signorelli, 1984.
Mozzi 1954 = A. Mozzi, Treviglio, A. M. Rinaldi e T. Longaretti (a cura di), Bergamo, Ente provinciale per il turismo, 1954.
Pavesi 1911 = A. Pavesi,, Treviglio attraverso la storia del nazionale risorgimento, Treviglio, Tip. Unione Grafica, 1911.
Perego, Santagiuliana 1987 = P. Perego, I. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Treviglio, Pro loco, 1987.
Rainoni 1895 = F. Rainoni, Treviglio: le sue chiese, il suo santuario. Memorie storiche, Treviglio, Stabilimento Sociale Tipografico Librario, 1895.
Rinaldi 1934 = A. M. Rinaldi, Treviglio, Saggio di ricerche storiche, Treviglio, Tip. Edit. Messaggi, 1934.
Rinaldi 1961 = A. M. Rinaldi, Treviglio, Treviglio, Comune di Treviglio, 1961.
Santagiuliana 1965 = I. Santagiuliana, T. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Bergamo, Poligrafiche Bolis, 1965.
Santagiuliana 1969 = T. Santagiuliana, Da Trivilium a Treviglio, Treviglio, Grafiche Signorelli, 1969.
Santagiuliana appunti = T. Santagiuliana, Appunti sulla storia di Treviglio, Treviglio, Edizioni Bellini, sec. XX ui. d.
Santagiuliana, Gennaro 1984 = T. Santagiuliana, E. Gennaro, Statuti Comunali del Castello di Treviglio: compilati nell’anno del Signore 1392 da Ambrogio Bugone… (a cura di), Calvenzano, Grafiche Signorelli, 1984.
Santagiuliana, Perego 1987 = I. Santagiuliana, P. Perego, Storia di Treviglio, Calvenzano, Pro Loco Treviglio, 1987.
Santagiuliana, Santagiuliana 1965 = I. Santagiuliana, T. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Bergamo, Poligrafiche Bolis, 1965.
Spada 1992 = P. Spada, Il Collegio degli Angeli a Treviglio in Donna Lombarda 1860-1945, A. Gigli Marchetti e N. Torcellan (a cura di), Milano, Angeli, 1992.

Compilatori
Piscitello Antonino, Archivista

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Treviglio : La famiglia Signorelli, quattro generazioni dietro al proiettore

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La famiglia Signorelli, quattro generazioni dietro al proiettore
di Rosanna Scardi bergamo.corriere.it
Enrico Signorelli è anche presiente dell’Anec lombarda, l’Associazione degli esercenti di sale cinematografiche shadow.
Dall’epoca delle immagini proiettate con la luce delle candele sulle pareti delle osterie a quella del digitale nei multisala: Enrico Signorelli, titolare dell’Ariston di Treviglio, ripercorre un secolo di cinema attraverso la storia della sua famiglia.
L’imprenditore, 41 anni, è l’ultimo erede di una stirpe di pionieri dell’arte cinematografica.
Una famiglia che vanta una storia centenaria, cominciata nel 1916. «Tutto è iniziato con il mio bisnonno, Antonio, a fine 800: girava le locande mostrando la lanterna magica, un’antica tecnica per proiettare immagini su una parete in una stanza buia tramite una scatola contenente una candela – racconta Enrico –

Il primo in famiglia ad avere l’intuizione imprenditoriale fu però il nonno di cui l’attuale gestore porta il nome, figlio del pioniere Antonio. Enrico era nato nel 1900, solo cinque anni dopo l’invenzione del cinema. Nel 1895 i fratelli Lumière avevano infatti dato vita, per la prima volta, a una proiezione al Grand café di Parigi. Il trevigliese si appassiona alla nuova arte al punto da realizzare, nel 1916, sedicenne, la prima arena estiva. «Faceva l’ambulante, si spostava per le cascine che raggiungeva prima in bicicletta, poi con un carretto – prosegue il bisnipote -. Nel 1921 ottiene l’attestazione ufficiale che riconosce la sua attività cinematografica». Inizia il mestiere di gestore «stanziale», prima al Teatro Sociale in piazza Garibaldi, negli Anni Trenta, poi al Teatro Comunale, nel decennio successivo, oltre che al Teatro Filodrammatici. All’epoca le pellicole venivano proiettate nelle sale teatrali. «Mia nonna, che è mancata l’anno scorso a 99 anni, mi raccontava di un lavoro frenetico – spiega Enrico -. Gli operatori si spostavano in bici da una parte all’altra del paese trasportando le bobine con i nastri cercando di soddisfare più spettatori possibili».

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Treviglio racconta Facchetti, il campione gentiluomo

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Treviglio racconta Facchetti, il campione gentiluomo

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I primi calci al pallone in oratorio e le estati al mare da bambino, lo stretto rapporto con la famiglia e le prime partite importanti. Il 30 e il 31 maggio Treviglio, in provincia di Bergamo, rende omaggio con una mostra ad hoc alla memoria del suo cittadino più illustre, uno dei calciatori italiani più amati di tutti i tempi: Giacinto Facchetti, simbolo della grande Inter degli anni Sessanta e della Nazionale azzurra.

Foto di Nadia Colpani

Cimeli forniti dalla famiglia e fotografie d’epoca consentono di ripercorrere la storia del campione. L’esposizione ‘Il Facchetti trevigliese: dal 1942 al 1963, dalla nascita ai primi successi nel grande calcio’ è organizzata da Forlani studio in collaborazione con l’amministrazione comunale di Treviglio e con la famiglia Facchetti e rappresenta un’anticipazione di un evento più articolato che sarà dedicato al giocatore trevigliese nel 2015 in occasione di Expo.

 

Allestita al PalaFacchetti, la mostra si inserisce nella tappa di Treviglio di Azzurrissimi Tour

“Il Facchetti Trevigliese dal 1942 al 1963

 

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Treviglio a fine Ottocento.

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Treviglio a fine Ottocento.

Il vecchio centro rimaneva praticamente invariato nelle sue linee generali e forse l’opera più notevole che esso registrava consisteva nell’abbattimento dei portici di Santa Marta, non tanto per aver ciò posto in diretto contatto con la piazza il dedalo di casupole, che allora copriva l’area tra Via Verga e la circonvallazione, quanto perchè da quella prima apertura sarebbe nata l’esigenza di risanare, ridedificandola, tutta l’area stessa

Il Palazzo Comunale si alzava di un piano nel 1873 e incorporava definitivamente i vecchi fabbricati di San Giuseppe e dell’Immacolata Concezione, non più carceri ormai, e tutto l’abitato si rivestiva di qualche modernità sotto la luce a gas del 1880 e sotto quella elettrica del 1896.

L’elettricità era prodotta da una dinamo, azionata a mezzo di un salto di acqua della roggia in via Cavallotti. Dava illuminazione alle vie della città e forza motrice a molti opifici, tanto che ben 36 officine chiesero, per autonomia, di poter sfruttare i saldi d’acqua delle nostre rogge.Scomparivano le antiche bottegucce anguste e buie per dar luogo a negozi più vistosi, sorgevano nuove case d’abitazione, mentre la circonvallazione sfoggiava villette e giardini.
Il viale della stazione centrale si popolava di costruzioni e, con le quattro file di ippocastani e l’immediata vicinanza dei prati, diveniva la passeggiata serale d’obbligo per i trevigliesi.

Anche la via dal Rivellino alla stazione ovest, rimodernata nel 1861, accoglieva qualche edificio.

Collegio salesiano, eretto nel 1894, le scuole comunali, inaugurate nel 1899.

Rimanevano però, accanto all’impegno di modernità, la pratica e il gusto di usanze antiche, come quella delle “grida”, che dall’alto del campanile scandiva ai quattro venti i turni delle irrigazioni o talune comunicazioni di carattere generale.

 Sono di questo tempo anche fatti di grave malcostume.

Usanze millenarie, come “l’albero di maggio”, tante volte vietato e tante volte eretto nell’ultima notte di aprile a celebrare, con inconsapevole rito pagano, il ritorno della primavera, e usanze gentili, come quella che recava il dono di un fiore nel giorno della Madonna delle Lacrime alla ragazza prescelta.

Consuetudini infine che punteggiavano di minute scadenze il giro dell’anno, riportando nell’ambito familiare un ordine antico di lavori, di divertimenti, di cibi tradizionali e in quello pubblico numerose celebrazioni rionali o cittadine, delle quali rimane oggi solo la fiera della Madonna delle Lacrime, immutata nella sua configurazione, anche se i trevigliesi hanno abbandonato la maggior parte delle consuetudini che l’accompagnavano, prima fra tutte quella di considerare il suo culmine, cioè il 28 febbraio, come ul giorno d’obbligo per indossare gli abiti di primavera e il cappello di paglia.
Tradizionale era forse anche la ricerca del divertimento, che portava i “signori” e la borghesia commerciante al veglione del Teatro Sociale, sagra mondana della città, mentre il popolo aveva i suoi balli e i suoi spettacoli al Teatro Prandina, in via Beltrame Buttinoni 

Il che non reca la conlcusione di una Treviglio festaiola, poichè ciò era il contrappeso di giornate laboriose e abitualmente parche, di cui vediamo quasi una immagine nella folla che si affrettava lungo i marciapiedi a mezzogiorno o vi indugiava nell’ora del tramonto, lasciando le vie deserte nelle altre ore del giorno: folla in gran parte paesana, di contadini e oprai calzati di zoccoli e avvolti nel mantello nero, di “filandere” avvolte nello scialle.

Una folla, diciamo: una popolazione che certamente possedeva un suo equilibrio, ma che a tanta distanza di tempo, ci sembra un poco contradditoria, poichè accanto a una sensibile scarsezza di senso civico nutriva un diffuso campanilismo e, mentre soffriva di un certo complesso d’inferiorità nel giudicare la propria collettività, recava nel carattere individuale una qualche presunzione, antica componente del carattere trevigliese.

Così come la stessa popolazione vediamo indugiare in stratificazioni sociali superate, giacchè fra i “signori”, facilmente rapportabili a una media borghesia di oggi, e il popolo lavoratore, rimaneva sentito un distacco, che non era solo di mezzi economici, mentre fra il contadino e l’abitante del centro urbano, cioè fra il “vilàn” e il “pisastil”, correvano una diffidenza e una consuetudine di rancore, non di rado sottolineate dall’uso offensivo del falcetto. »

(Piero Perego, Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Parte Seconda. Edizioni Pro Loco Treviglio, 1987)

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Treviglio : Il Centro Storico

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Treviglio : Il Centro Storico

Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni

Ed. Clessidra 2002

La testimonianza più significativa dell’antico passato di Treviglio è costituita dal tessuto edificato del Centro,  racchiuso entro la strada di circonvallazione, dove fino alla fine del sec. XVIII  sorgevano le mura. Lungo le vie principali ( Roma, Verga, S. Martino e Galliari) si trovano gli edifici più caratteristici, che con la loro tipologia evocano la storia dell’antico borgo.

 

 

Nel Centro storico emergono principalmente due modalità di acquisizione dello spazio, costituite da abitazioni dall’architettura poco ricercata (ubicate nelle vie S. Martino, Verga e Sangalli) ed edifici con pregevoli cortili (ubicati lungo le vie Roma e Galliari). Entrambe le tipologie derivano dall’antica villa romana. L’omologazione dei caratteri dei fronti, soprattutto lungo i vicoli e le vie Verga e Sangalli, sono significative del carattere della Comunità civile trevigliese, mai assoggettata a feudatari o signorotti, ma caratterizzata dalla presenza di famiglie di commercianti che si sono voluti distinguere attraverso particolarità presenti nei prospetti delle loro dimore, visibili lungo le vie Roma e Galliari. La peculiarità del centro storico di Treviglio è comunque impressa nell’andamento delle vie: l’ortogonalità ancora leggibile in alcuni vicoli tangenti la via Roma e la via Sangalli, è chiara memoria del passato romano della città, che così conferma la sua antica origine attraverso le tracce dell’urbanistica
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Treviglio : Non solo Centro

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Treviglio : Non solo Centro
Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni

( ed. Clessidra 2002)

Anche nelle zone periferiche di Treviglio vi sono importanti testimonianze dello sviluppo economico, urbanistico e culturale della Città.
All’esterno del centro storico sono presenti delle infrastrutture territoriali che hanno determinato la crescita economico-sociale di Treviglio, nonchè ambiti di interesse naturalistico che salvaguardano la vivibilità del luogo ed il mantenimento di specificità paesaggistiche.

Percorrendo la via Pontirolo, al limitare dell’attuale quartiere Nord e poco prima del passaggio a livello, è riconoscibile, sul lato destro, la struttura della Chiesa dell’ex Convento dei Frati Cappuccini: esso conserva nei suoi muri una storia religiosa ultracentenaria, la cui fine venne decretata nel 1770. In località Soltaricha esisteva un piccolo oratorio campestre, dedicato a S. Maria delle Grazie, di proprietà della famiglia Rozzone.

Verso la fine del XV sec. l’amministrazione comunale decise di ampliare la chiesa, la cui riedificazione terminò nel 1493. Nel 1514 l’interno della chiesa si presentava totalmente adorno di affreschi: oggi rimane visibile solo la “Vergine con Bambino”, conservata presso la Chiesa di San Carlo. Dal 1585 la chiesa venne chiamata Santa Maria Rossa e venne affidata alle cure dei Frati Cappuccini, che in adiacenza all’edificio fondarono il loro convento. A seguito della soppressione del convento il complesso venne adibito a casa colonica.

In viale Merisio, dove ha attualmente sede l’ Istituto Tecnico Commerciale G. Oberdan, esisteva un convento di Frati Francescani Riformati, risalente al sec. XV: anch’esso venne soppresso tra il sec. XVIII e il sec. XX venendo adibito a stabilimento tessilee poi a scuola.

Le trasformazioni intervenute nei secoli hanno contribuito alla perdita della
riconoscibilità dell’architettura conventuale originaria, di cui permangono segni solo nel
portico. Fu San Bernardino, in visita a Treviglio, a volerne la costruzione, che avrebbe
dovuto essere di buon auspicio per la riappacificazione tra Trevigliesi e Caravaggini. Nel convento era conservata una rappresentante “Il perdono di Assisi” attribuita a Camillo Procaccini (oggi conservata nel Santuario della B. V. delle Lacrime) e il Crocifisso ligneo che ora si trova nella Basilica di S. Martino. Gli affreschi parietali sono attribuibili al pittore Bernardino Butinone che trascorse nel convento gli ultimi anni della sua vita. Il 25 aprile 1810 il convento venne soppresso e nel 1845 fu acquistato da Antonio Graffelder che trasformò tutta la costruzione in uno stabilimento tessile, finchè, nel 1925 divenne sede dell’Istituto Tecnico.

Treviglio è altresì dotata di due stazioni ferroviarie: la Centrale, che è collegata al centro dal viale de Gasperi, la Ovest da via Mazzini.

Esse risalgono alla seconda metà dell’Ottocento: il tratto di ferrovia Milano – Treviglio (stazione centrale) venne inaugurato nel 1846 e la stazione viene fatta risalire al 1878, quando venne concluso il tratto Treviglio – Venezia; la stazione ovest venne realizzata nel 1857 con l’inaugurazione del tratto Milano – Bergamo via Treviglio.

 

Nella zona Ovest di Treviglio, lungo la strada campestre via V Alpini, è ubicata un’area allestita a parco, denominata “Parco del Roccolo”.

Al Roccolo si giunge tramite un lungo rettifilo che parte da piazza insurrezione e prosegue per via Marconi, tale strada costituiva uno degli assi portanti della centuriazione romana.

 

 

L’antica origine della strada è confermata dal toponimo della zona: Portoli, ovvero caratterizzata dalla presenza di una portula, cioè un guado sul fiume.

Giungendo al Roccolo si incontra una chiesetta in stile neogotico: le ricerche storiche attribuiscono il nome, che deriva dalla vicina Cascina Roccolo, alla conformazione orografica del sito in cui sorgeva la cascina, ovvero sulla
sommità di della rocca (costa alta) dell’antico terrazzamento del fiume Adda.

Il Roccolo, occupante una superficie di 34 mila metri quadrati, è suddivisibile in tre zone: la zona dove è ubicata la Chiesetta della Madonna degli Alpini (edificata nel 1900 ad opera dei fratelli Pescali che trovarono nel loro campo una radice a forma di croce: ritenendolo un evento miracoloso fecero costruire la chiesetta intitolandola a Gesù Redentore.

Dopo successivi passaggi di proprietà, nel 1932 fu donata dai fratelli Zanconti alla Parrocchia di S. Martino; in seguito venne adottata dagli Scout trevigliesi e poi dagli Alpini, che tutt’ora detengono la manutenzione del parco, che iniziarono dei lavori di restauro, con l’aiuto della Cassa Rurale di Treviglio, nel 1981); la zona attrezzata per permettere lo svolgimento di manifestazioni e la zona naturalistica, con pregevoli presenze florofaunistiche.

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Le origini di Treviglio

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Le origini di Treviglio

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”.

Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.

Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.La demolizione delle mura di Treviglio , seconda metà dell’Ottocento  

Verso l’anno 1000, presso Treviglio arrivarono molti abitanti provenienti da Oriano, un paese di Brescia, che si stanziarono; il borgo dunque si ampliò, vennero aggiunte mura difensive e anche la quarta porta,chiamata Oriano o Porta Nuova ( zona Est )Esistevano altre 3 porte ed erano : a Nord Porta Zeduro , a Ovest Porta Torre, a Sud Porta Filagno.

Ogni porta aveva una torre , ciascuna alta circa 10 metri Le mura erano alte 7/8 metri circa e sorgevano sul percorso attuale della circonvallazione interna, appena poco all’interno del fossato del borgo, che tuttavia scorre ancora sotto di essa. Infatti al posto della circonvallazione c’era il triplice fossato con avvallamenti lungo il perimetro difensivo costituito dalle mura del borgo, collegato all’esterno mediante quattro ponti levatoi posti alle quattro porte d’accesso alla città.

Tali porte, si aprivano alla mattina e si chiudevano alla sera quando faceva buio per proteggere la città.Va inoltre segnalata una porta che, posta in fondo a via Sangalli, fu chiusa con l’apertura di Porta Nuova .

via Sangalli tuttavia non confluisce direttamente nella piazza principale, ma in Via Verga.Nel corso del 1700 le mura della città furono vendute e il fossato fu nel corso degli anni coperto e asfaltato, diventando la moderna circonvallazione interna di Treviglio. Il fosso che portava l’acqua del Brembo al fossato è ancora ben visibile in molte vie tra le quali la via vicino alla porta nord intitolata a Felice Cavallotti. Gli ultimi residui di mura sono stati eliminati ad inizio 1900.Vi erano inoltre quattro torri poste alle quattro porte poste in direzione dei quattro punti cardinali nelle attuali vie Roma, Galliari, Verga e San Martino.

http://virgi.altervista.org/le-mura-di-treviglio-2/

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Soldatini Atlantic Treviglio

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Il mito Atlantic colpisce ancora Nuovo libro sui soldatini di Treviglio

www.ecodibergamo.it  Dicembre 2015 di Gianlorenzo Barollo

Atlantic, la storica ditta trevigliese produttrice di soldatini di plastica

 

Un marchio ormai scomparso, legato alla fiorente stagione dell’industria del giocattolo italiana anni ’70 e oggi perpetuato attraverso il collezionismo, i mercatini, il modellismo e i libri autoprodotti.

Infatti dopo la pubblicazione dell’opera omnia «Viaggio nell’Atlantic», capitanata da Mauro Menghini, arriva in questi giorni, fresco di stampa, «Soldatini Atlantic! – un mito degli anni ’70». Un mito autentico che resiste e si tramanda nel racconto di un’altro atlanticofilo: Salvatore Miraglia, 45 anni, geologo per la più importante compagnia petrolifera italiana, brianzolo di nascita ma con origini siciliane. E, quel che più conta, votato alla missione del recupero di storie e memorie sull’epopea dei soldatini made in Treviglio.

 

Quando è iniziata la sua passione per Atlantic?
«Come tutti gli innamorati delle miniature di Treviglio, anch’io ne sono rimasto folgorato da bambino – spiega l’autore del libro -. Siamo nella prima metà degli anni ‘70. Nel libro non posso fare a meno di raccontare come avvenne. Poi, durante un trasloco, i miei soldatini sparirono misteriosamente. Per oltre 20 anni non ne ebbi più notizia. Giunti ai nostri giorni, ecco l’incontro casuale con gli Atlantic, avvenuto in uno dei tanti mercatini domenicali. Oltre a risvegliare un’antica passione, quell’incontro fece nascere dentro di me la voglia di saperne di più sull’Atlantic e sulle sue vicende. Chi era, o chi erano i fondatori? Chi aveva ideato le pose dei soldatini? Chi erano gli scultori? E chi gli illustratori delle meravigliose confezioni? Perché, agli inizi degli anni ’80, l’azienda era stata chiusa? Erano tante le domande a cui volevo dare una risposta. Decisi di mettermi sulle tracce dei protagonisti e delle fonti».

Come si è svolta la raccolta del materiale per il libro?
«La ricerca è durata quasi 12 anni (ovviamente condotta in modo discontinuo: nel frattempo c’era il lavoro, la famiglia e molte altre cose). Ho avuto la fortuna di incontrare persone sempre disponibili e generose. Tra esse, un altro appassionato come me: Mauro Menghini (a mio parere, uno dei maggiori conoscitori del “Pianeta Atlantic”). È a lui che devo una parte del materiale illustrato riportato nel libro. In cambio gli passai alcune bozze, quelle da cui, in seguito, sarebbe scaturita la mia “fatica”. Ai tempi avevamo un progetto comune, poi però, mi resi conto di avere delle idee un po’ diverse dalle sue e decisi di continuare da solo. Lui, ovviamente col mio benestare, rielaborò e riutilizzò le parti dei miei appunti che più gli interessavano per comporre la prima versione della sua monumentale opera “Viaggio nell’Atlantic”, considerata da molti collezionisti (a ragione) come “la Bibbia degli Atlantic”. Da parte mia, feci tesoro del materiale che, come ho detto, volle mettermi a disposizione. Lo ringrazio di vero cuore».

Cosa si trova nel libro sulle vicende della ditta trevigliese?

«In estrema sintesi, il libro è concepito come un insieme di racconti che inizialmente si sviluppano in parallelo, per poi intrecciarsi e fondersi in uno solo. Tra le pagine si ritrova la storia del mito Atlantic raccontata con uno stile romanzato e accompagnata da tante foto originali, approfondimenti ed episodi inediti. Il lettore scoprirà i luoghi, i personaggi e le vicende di questa gloriosa fabbrica di giocattoli; i motivi del successo e dell’irrefrenabile passione sviluppata da una generazione di ragazzini nei confronti delle sue miniature; infine, alle porte degli anni ’80, la sofferenza del settore del giocattolo tradizionale (quindi anche dell’Atlantic), in seguito all’escalation dell’elettronica e all’arrivo dei cartoni animati giapponesi. Qui si chiude una parte e se ne apre un’altra: “la seconda vita” degli Atlantic, a partire dal 1995, grazie al wargamer Roberto ‘Rog’ Gigli e poi alla Nexus Editrice. In questa complessa stratificazione di vicende e personaggi, s’intercala più volte la narrazione della mia ricerca personale, con le difficoltà, le complicazioni, i colpi di… fortuna e tanto altro ancora».

Un percorso indagativo tutto da scoprire, visto che Miraglia non fa anticipazioni ma lascia che la curiosità del lettore sia soddisfatta direttamente dalla pagina scritta. Per il momento non sono previste presentazioni pubbliche, anche se l’autore si dice disponibile ad eventuali incontri. Quindi appassionati di soldatini ed estimatori di vecchi giocattoli sono avvisati, sotto l’albero c’è la possibilità di fare posto ad un pezzo di storia intriso di saporosi ricordi: «Soldatini Atlantic! Un mito degli anni ’70».

Gianlorenzo Barollo 

 

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