Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

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Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni.

Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

In viale Merisio, dove ha attualmente sede l’Ist. Tecnico Commerciale G. Oberdan, esisteva un convento di Frati Francescani Riformati, risalente al sec. XV: anch’esso venne soppresso tra il sec. XVIII e il sec. XX venendo adibito a stabilimento tessile e poi a scuola. Le trasformazioni intervenute nei secoli hanno contribuito alla perdita della riconoscibilità dell’architettura conventuale originaria, di cui permangono segni solo nel portico. Fu San Bernardino, in visita a Treviglio, a volerne la costruzione, che avrebbe dovuto essere di buon auspicio per la riappacificazione tra Trevigliesi e Caravaggini. Nel convento era conservata una rappresentante “Il perdono di Assisi” attribuita a Camillo Procaccini (oggi conservata nel Santuario della B. V. delle Lacrime) e il Crocifisso ligneo che ora si trova nella Basilica di S. Martino. Gli affreschi parietali sono attribuibili al pittore Bernardino Butinone che trascorse nel convento gli ultimi anni della sua vita. Il 25 aprile 1810 il convento venne soppresso e nel 1845 fu acquistato da Antonio Graffelder che trasformò tutta la costruzione in uno stabilimento tessile, finchè, nel 1925 divenne sede dell’Istituto Tecnico.

Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

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Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

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Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

ex Chiesa di Santa Maria Rossa

 

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni

 ed. Clessidra 2002

Percorrendo la via Pontirolo, al limitare dell’attuale quartiere Nord e poco prima del passaggio a livello, è riconoscibile, sul lato destro, la struttura della Chiesa dell’ex Convento dei Frati Cappuccini: esso conserva nei suoi muri una storia religiosa ultracentenaria, la cui fine venne decretata nel 1770. In località Soltaricha esisteva un piccolo oratorio campestre, dedicato a S. Maria delle Grazie, di proprietà della famiglia Rozzone. Verso la fine del XV sec. l’amministrazione comunale decise di ampliare la chiesa, la cui riedificazione terminò nel 1493.

Nel 1514 l’interno della chiesa si presentava totalmente adorno di affreschi: oggi rimane visibile solo la “Vergine con Bambino”, conservata presso la Chiesa di San Carlo.

Dal 1585 la chiesa venne chiamata Santa Maria Rossa e venne affidata alle cure dei Frati Cappuccini, che in adiacenza all’edificio fondarono il loro convento. A seguito della soppressione del convento il complesso venne adibito a casa colonica.

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

La Madonna con Bambino , realizzata nei primi anni del Cinquecento della ex Chiesa di Santa Maria Rossa, ubicata nell’ex Convento dei Cappuccini in via Pontirolo, sopresso nel 1770 venne spostata nella Chiesa di San Carlo

Chiesa di San Carlo

L’edificio, chiamato anche ‘San Carlo ai Morti’, è stato realizzato su un terreno chiamato ‘Gemone’, nel quale era stato collocato, per volontà di Giuseppe Locatelli, il cimitero che doveva accogliere i morti a causa della pestilenza del 1630. L’oratorio, inizialmente di ridotte dimensioni, venne ampliato nel 1688, con l’apertura, sul lato destro, di una cappella intitolata a San Francesco Saverio.Ulteriori ampliamenti vennero realizzati nel corso del XVIII secolo: probabilmente in occasione di questi lavori furono eseguite le decorazioni parietali con sfondati prospettici attribuibili ai Fratelli Galliari, che prima di prendere dimora in via di Porta Torre abitavano in Borgo di Santa Maria (attuale via Cavallotti), con accesso dall’area cimiteriale.

.Il campanile e la facciata della Chiesa, in stile neogotico, sono stati realizzati su progetto di Carlo Bedolini e risalgono ai primi decenni del XX secolo; il portale d’accesso è sovrastato da una lunetta con mosaico realizzato su disegno di Trento Longaretti nel 2015. La Chiesa è collegata all’attiguo Istituto Salesiano, che ne ha la cura ed il mantenimento.

Chiesa San Carlo

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Storia del Premio Città di Treviglio

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Storia del Premio Città di Treviglio tratto da :http://www.premiocittaditreviglio.it

Storia del Premio Città di Treviglio

Storia del Premio Città di Treviglio

LA STORIA DEL PREMIO Si deve ad Attilio Mozzi, pittore e sindaco di Treviglio, l’istituzione nel 1953 della “Mostra d’arte città di Treviglio”, un concorso che nel corso delle sue sei edizioni si è progressivamente evoluto rispetto alla sua dimensione territoriale e si pone, in questa nuova edizione e in quelle che seguiranno, come un appuntamento fisso con l’arte contemporanea nazionale e sovranazionale.

1953 Il 28 febbraio, per volontà di Attilio Mozzi, viene inaugurata alla Scuola d’arte e mestieri Tommaso Grossi la prima edizione della mostra-concorso, presentata sotto il nome Mostra d’arte città di Treviglio. Artisti Contemporanei Bergamaschi. Riservato agli artisti della provincia di Bergamo registrati nel Sindacato Pittori e Scultori, il premio consiste nell’acquisto per il Palazzo comunale di alcune delle opere esposte: la Testa di donna in gesso di Edmondo Cattaneo e i quattro dipinti di Vincenzo Ghirardelli, Giuseppe Luzzana, Alberto Vitali e Giovanni Marini.

1954 La seconda edizione del concorso Mostra d’arte città di Treviglio. Artisti Contemporanei Bergamaschi mantiene uguali la sede e le modalità della prima. Ma in seguito alle polemiche scaturite dalla presenza di un’alta percentuale di dilettanti, l’amministrazione comunale decide di non assegnare alcun premio-acquisto, nell’auspicio di allargare la cerchia degli artisti oltre Bergamo e provincia.

1957 A tre anni dalla seconda edizione viene organizzata la III^ Mostra d’Arte “Treviglio. Artisti Contemporanei Bergamaschi e Milanesi, la cui formula apre così alla realtà artistica milanese e lombarda.La giuria assegna come primo premio la medaglia d’oro del Comune di Treviglio al Paesaggio industriale della bassa bergamasca di Rinaldo Pigola, un premio-acquisto del Comune a La cattedrale del mio paese di Francesco Speranza e ad altri quattro dipinti, oltre ad altri premi e riconoscimenti.

1962 In occasione del centenario dal riconoscimento di Treviglio a città, la nuova edizione del concorso allarga ulteriormente i suoi confini diventando Mostra di pittura contemporanea delle Provincie di Bergamo, Brescia e Cremona.
La medaglia d’oro del primo premio è assegnata a un paesaggio di Alberto Vitali, mentre tra le opere acquistate figurano dipinti di Alebardi, Lazzarini e Scarpanti.

1986 La mostra concorso si ripropone nel segno della riconoscenza al suo fondatore, e diventa il Premio Attilio Mozzi. Tra le opere acquistate figurano le firme di Sonia Ciscato, Mario Nigro, Maurizio Pirola e Maurizio Corona.

2001 Premio Artistico Città di Treviglio Attilio Mozzi viene assegnato ex aequo a Gabriele Bellagente e a Cesare Calvi. Menzioni riservate a opere di scultura, fotografia e videoarte.

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Castrum Vetus ( Treviglio )

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Castrum Vetus ( Treviglio )

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”.

Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.

Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

Verso l’anno 1000, presso Treviglio arrivarono molti abitanti provenienti da Oriano, un paese di Brescia, che si stanziarono; il borgo dunque si ampliò, vennero aggiunte mura difensive e anche la quarta porta,chiamata Oriano o Porta Nuova ( zona Est )Esistevano altre 3 porte ed erano : a Nord Porta Zeduro , a Ovest Porta Torre, a Sud Porta Filagno.Ogni porta aveva una torre , ciascuna alta circa 10 metri Le mura erano alte 7/8 metri circa e sorgevano sul percorso attuale della circonvallazione interna, appena poco all’interno del fossato del borgo, che tuttavia scorre ancora sotto di essa. Infatti al posto della circonvallazione c’era il triplice fossato con avvallamenti lungo il perimetro difensivo costituito dalle mura del borgo, collegato all’esterno mediante quattro ponti levatoi posti alle quattro porte d’accesso alla città.

Tali porte, si aprivano alla mattina e si chiudevano alla sera quando faceva buio per proteggere la città.

Va inoltre segnalata una porta che, posta in fondo a via Sangalli, fu chiusa con l’apertura di Porta Nuova .

Via Sangalli tuttavia non confluisce direttamente nella piazza principale, ma in Via Verga.Nel corso del 1700 le mura della città furono vendute e il fossato fu nel corso degli anni coperto e asfaltato, diventando la moderna circonvallazione interna di Treviglio.

Il fosso che portava l’acqua del Brembo al fossato è ancora ben visibile in molte vie tra le quali la via vicino alla porta nord intitolata a Felice Cavallotti.

 

Gli ultimi residui di mura sono stati eliminati ad inizio 1900.

Vi erano inoltre quattro torri poste alle quattro porte poste in direzione dei quattro punti cardinali nelle attuali vie Roma, Galliari, Verga e San Martino.

IL CAMPANILE

Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici.

Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.

Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

Santuario della Madonna delle Lacrime
Il Santuario della Madonna delle lacrime è il santuario di Treviglio dedicato alla Madonna delle Lacrime che il 28 febbraio 1522 salvò, con le sue prodigiose lacrime, la città da sicura distruzione da parte delle truppe francesi, guidate dal generale Odet de Foix, offese dagli insulti di alcuni sprovveduti cittadini sicuri dell’appoggio imperiale.

Il santuario, unico nella città, ricorda a tutti i prodigiosi eventi capitati nella chiesetta del convento delle Agostiniane e la deposizione dell’elmo e della spada da parte del generale, particolarmente devoto al culto mariano, subito imitato da parte dei suoi soldati. Il santuario è stato ampliato progressivamente e arricchito di stili diversi che proseguono dal 1600 fino ai giorni nostri.

Treviglio Amarcord

 

Castrum Vetus ( Treviglio )

Le origini di Treviglio Virginio Monzio Compagnoni

Treviglio Amarcord Castrum Vetus ( Treviglio )

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Treviglio : Siti e Costruzioni di interesse storico

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Treviglio : Siti e Costruzioni di interesse storico

Treviglio : Siti e Costruzioni di interesse storico

Siti e Costruzioni di interesse storico

Palazzo comunale/Municipio detto anche “Casa della piazza” (1300) Piazza Manara 1 Tel. 0363- 3171 • Centro Civico Culturale (ex Monastero di San Pietro) sede della Biblioteca Comunale

Sala Crociera presso il Centro Civico • il Museo Civico ‘Ernesto e Teresa dell Torre’ e Sezione archeologica “Giuseppe Oggionni” (protostoria, storia romana e storia medievale) Vicolo Bicetti, 11 Tel. 0363-317506/502 Fax 0363-317309. Apertura martedì e giovedì 15.30-17.30, in altri giorni su richiesta, ingresso gratuito • il Castrum Vetus (Castello vecchio) i cui ultimi resti sono visibili in Vicolo Teatro ubicato tra Piazza Manara e Via Fratelli Galliari • la Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta (V-VI sec.) con il Polittico di San Martino realizzato da Bernardino Butinone e Bernardo Zenale nel 1485 e Il Campanile o Torre Civica ( XI sec.) • Palazzo Silva (XIV sec.) Via Fratelli Galliari 6 • Casa Bacchetta (XIV sec.) Via Fratelli Galliari 11 • Casa Semenza (tra il XVII ed il XVIII sec.) Via Fratelli Galliari 13 • Palazzo Galliari (1600) Via Fratelli Galliari 17, Casa Mazza (XVII – XVIII sec.) via Fratelli Galliari 27 • il Santuario della Beata Vergine delle Lacrime (tra il 1594 ed il 1619: nel 1522 durante l’assedio delle truppe francesi un quadro, raffiguarnte la Madonna con il Bambino, iniziò a trasudare lacrime e di fronte alla scena miracolosa il generale Lautrec decise di risparmiare la città) Piazza Santuario Tel. 0363-347014 / 0363-48004 • Chiesetta del Generale Lautrec Via Casirate Vecchia • Cappella del Miracolo Piazza del Santuario (dove era situato il quadro miracoloso) • ex Monastero di Sant’Agostino (XI sec.) Piazza Santuario • Teatro Filodrammatici (tra il 1904 ed il 1907 stile Liberty) Piazza Santuario Casa Gotica (origine Medievale) tra Via del Municipio e Via Mozzali • Casa Casali (XVI sec.) Via Sant’Agostino 8 • Casa Brughetti (1300) Via Sant’Agostino • Palazzo Stefanoni Via Bicetti • Antico Ospedale di Santa Maria via Buttinoni 3 • Casa Setti Via Zanda 8 • Case edificate dalla Società Edificatrice Case Operaie racchiuse nella Cascina Redentore Via Mons. A. Portaluppi • Edificio in stile Liberty Via Portaluppi Obelisco a ricordo della peste (1630) Viale Partigiano • Chiesa di San Carlo via Zanovello • Mulino Via Felice Cavvallotti • Casa Federici (XV sec.) Via Federici 19 • Ex Complesso delle Madri Canossiane ora sede della Cassa Rurale di Treviglio con l’Auditorium, il Centro Studi della Gera d’Adda e l’Università Via Carcano • Ex Casa Ravaglia (XV sec.) Via San Martino 10 • Ex Ricovero di Mendicità “Brambilla Crotta” (1855) oggi sede degli uffici di collocamento Via Cavour • Chiesa di San Rocco (1529 circa) Piazza Insurrezione • Targa Commemorativa Andrea Verga Via Verga 29 • Casa Grossi Via XXV Aprile • Complesso del Mercato (fine XIX sec.) Piazza Cameroni • Portici Via Matteotti (XX sec.) • Casa Zanconti (XVII sec.) Via Verga • Ex Convento dei Cappuccini Via Pontirolo • Chiesa di Santa Maria Rossa (1585) • Ex Convento dell’Annunziata (XV sec.) Via M. Merisio • Chiesetta della Madonna degli Alpini Via San Giovanni Bosco • Cimitero Via Abate Crippa, 56 Tel. 0363-43093 • Grotta della Madonna del Bosco (1858) situata a Castel Cerreto frazione di Treviglio • Cascina Poldi Pezzoli Via Milano 66D Tel. 339-4145515 E-mail: [email protected] • Cà de Treì (XV sec.) situata nel territorio delle ‘Bocche del Brembo’ a Brembate ma di proprietà del Comune di Treviglio • Case Operaie frazione Geromina • razione Battaglie con la sede dell’industria Bianchi (produzione di biciclette) • Stazione Centrale (seconda metà dell’800) Piazzale Giuseppe Verdi • Stazione Ovest (seconda metà dell’800) Piazzale Mazzini

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Il campanile “social” di Treviglio

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Il campanile “social” di Treviglio

Correva l’anno Mille…O almeno così i Trevigliesi raccontano, perché di fatto non vi sono scritti che attestino quando esattamente siano iniziati i lavori di uno dei simboli di Treviglio: il campanile. È il punto di riferimento, se vogliamo, per i cittadini (e non solo) che dalle varie strade della Bassa giungono nell’area trevigliese avvistandolo da chilometri di distanza come fosse un faro.

Inizialmente la sua funzione era infatti quella di “voce della comunità”, di torre di osservazione del territorio per allertare la cittadinanza in caso di pericolo: era proprio dal campanile che venivano infatti emanate le “grida”, cioè gli avvisi, o accesi i fuochi visibili anche dai paesi vicini, e – naturalmente – anche il rintocco delle campane per scandire le ore o chiamare a raccolta i cittadini. Nessuno si è mai chiesto perché a Treviglio non vi è traccia di un castello come nei tanti comuni limitrofi? Di fatto Treviglio scelse il campanile a sottolineare che il borgo non fu mai governato da feudatari.

 

Il campanile “social” di Treviglio

Il campanile “social” di Treviglio

 

Nascita, storia e leggenda. Che poi, chissà in quanti ci si è chiesti almeno una volta «Come sarà vedere da lassù?». Nel corso dei secoli il campanile non è mai stato aperto al pubblico. Le visite sono state possibili solo in occasioni speciali e in ben pochi hanno avuto l’occasione di vedere i tetti di Treviglio da quegli oltre sessanta metri di altezza. 62,42 metri, per la precisione, attorno ai quali aleggia una macabra leggenda: pare infatti che, per detenere il primato di costruzione più alta, l’architetto che stava costruendo un campanile più slanciato in quel di Caravaggio fu avvelenato dai trevigliesi, che mai avrebbero potuto accettare una qualsiasi inferiorità con i vicini di casa, la cui rivalità è viva tuttora da tempo immemore.

In stile-gotico lombardo, la struttura è realizzata in mattoni dal colore non omogeneo, a causa della diversa provenienza del materiale di costruzione, ma anche a causa dei restauri e riparazioni che il complesso ha dovuto subire per i fenomeni atmosferici e i danni dovuti alle guerre. Un’altra particolarità di questo campanile è lo spazio interno che a Treviglio, al contrario delle normali torri campanarie, troviamo suddiviso in piani ciascuno caratterizzato da precise funzioni:  dal livello zero dove vi era una cappella, al primo piano con la finestra rivolta al municipio dove sorgeva una porta, al piano superiore con la manovra dell’orologio fino ad arrivare alla camera con le campane (sei).

Per un’ordinanza del Comune, il campanile era inoltre abitato dal campanaro e dalla sua famiglia che, vincendo un’asta, si erano aggiudicati la sua custodia per un anno. È grazie a lui che le campane potevano essere così suonate visto che all’epoca (e si parla del 1300) l’unico accesso al campanile era dalla piazza e non dalla chiesa con la quale non era collegato.

 

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Oggi, di nuovo, salirci. Oggi, grazie all’avvento dei social e alla nascita di un gruppo Sei di Treviglio se ricordi…, la salita al campanile diventa uno degli obiettivi da raggiungere all’interno del progetto di promozione della città. Col beneplacito del Sindaco, il gruppo di volontari inizia il tam tam invitando la cittadinanza a salire quei gradini di storia e sentirsi parte di essa. Tre le salite organizzate, oltre 1500 le persone che un po’ emozionate hanno varcato quella porticina ai piedi di sua maestà il campanile e hanno salito i 264 gradini che li hanno portati lassù, appena sopra l’altezza degli enormi quadranti  (dapprima uno solo e diventati poi quattro) che scandiscono il tempo da oltre mille anni. Affacciarsi a quelle finestrelle regala davvero uno spettacolo unico in una sorta di gara per vedere poi, una volta ripreso fiato, chi per primo riconosce il tetto di casa o scopre luoghi mai visti dal piano terra.

Ora si sta lavorando per far sì che il Campanile sia trasformato in un museo verticale nel quale il visitatore sarà accompagnato sino alla cima in un viaggio multimediale che racconterà la sua storia, piano dopo piano. Nel frattempo segnatevi questa data: il 23 aprile è prevista la prima salita del 2015. Il giorno non è stato scelto a caso. Treviglio vuole essere piazza di lettura della campagna #ioleggoperchè, un’iniziativa dell’Associazione Italiana Editori che, nella giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, vuole promuovere il libro e la lettura. In questa giornata, saranno aperti al pubblico i luoghi dediti alla cultura e di certo non poteva mancare lui, il Campanile. Iniziate ad allenarvi perché quando arriverete lassù resterete letteralmente senza fiato.

[Foto © Andre Donghi]

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Treviglio nel XV secolo di Luigi Minuti

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Treviglio nel XV secolo
La straordinaria figura del podestà Uberto Decembrio

Anche il travagliato XV°, come il precedente, è un secolo d’oro per Treviglio, crescono ricchezza e benessere e la città si riempie di edifici non più di legna ma di solidi mattoni, anche se abilmente frammisti ai sassi di fiume, ed in più a metà secolo, sorgono, in fretta e bene, le austere e più solide mura venete. La Basilica di S. Martino nuovamente viene accresciuta, i lavori a carico del Comune, prendono avvio nel 1481 e si protraggono per più di vent’anni, iniziati nel bel mezzo della Signoria degli Sforza, vengono ultimati all’inizio dell’occupazione francese, e splendide dovevano apparire la sua facciata gotica, i colonnati delle navate in mattoni rossi, e quel nuovo piccolo campanile che accarezza l’abside e che allora si poteva vedere anche dalla sua base.

Treviglio – Torre civica: “… Nell’entrar della Chiesa a man sinistra ergersi da’ fondamenti si vede un Campanile, che con l’altezza di 125 brazza pare, che s’asconda nelle nuvole…” – Emanuele Lodi.

Forse i bei tempi antichi non sono mai esistiti se non nella nostra nostalgica fantasia ma se così non fosse quelli e non altri meritano menzione. Anche se non erano tempi pacifici, anzi, tutt’altro. Il secolo inizia con il primo Visconti a portare il titolo di Duca: Gian Galeazzo, che alla Comunità di Treviglio concede nuovi Statuti di ampia autonomia e che, come un fulmine, conquista un così vasto territorio che alla sua improvvisa morte, nel 1402, il figlio sopravvissuto, Giovanni Maria, farà fatica a conservarlo; ne manterrà una parte al prezzo di lunghe e sanguinose guerre, perderà Brescia, occupata da Giovanni Rozzone, condottiero trevigliese che gliela sottrae per un intero anno, poi la vende ad un altro condottiero, Pandolfo Malatesta da Rimini che nel 1421 la cederà alla Serenissima insieme al Bergamasco. I Visconti tentano di riconquistarla ma sconfitti duramente nel 1426 perderanno definitivamente tutti i territori a nord del Fosso Bergamasco e al di là del fiume Oglio. Vicino alla metà del secolo ecco che la dinastia dei Visconti si estingue, Treviglio e la Geradadda nel frattempo però sono sotto i Veneti ed iniziano un balletto che più volte si ripeterà: dai milanesi ai veneti e viceversa, poi il cinquantennio Sforza, un lungo periodo di prosperità, indi tutto daccapo, eppure tra tante difficoltà Treviglio cresce e si pone quale eccezione nel panorama desolante del tempo dove gran parte dei paesi della Calciana e della Geradadda, da Pumenengo a Rivolta erano stati messi a ferro e fuoco, Treviglio, terra libera, rimase incredibilmente indenne.

Nel bel mezzo della Signoria Sforzesca, al tempo di Galeazzo Maria (1468-1476), Treviglio viene attraversata da un fastoso corteo che scorta il Re di Danimarca, forse il corteo più memorabile che si sia mai visto dalle nostre parti, eccone la descrizione fatta dal cronista danese Holstein, trascritta sui suoi ‘quaderni’ da Ildebrando Santagiuliana: Lo storico e folcloristico corteo è immortalato sulle pareti del Castello di Malpaga dove il Re sostò quale ospite di Bartolomeo Colleoni col quale concertò le modalità del passaggio dalle terre della Serenissima a quelle del Duca di Milano.

Castello di Malpaga, salone al primo piano, affresco del Romanino illustrante l’arrivo al Castello del re Cristiano I di Danimarca nel marzo 1474.

Avevamo in precedenza accennato alle visite in Treviglio di altri personaggi illustri, dal Papa san Martino V all’imperatore Sigismondo, a San Bernardino da Siena, ma dietro tutto questo via vai vi era un personaggio: Uberto Decembrio di Vigevano podestà di Treviglio, segretario ducale, poeta, figlio d’arte. Fu lui a comporre, nel 1418, su incarico del Duca Filippo Maria, un poemetto in onore di Martino V papa, (il poemetto è tuttora conservato all’Ambrosiana). L’anno dopo ricevette l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, anche lui personaggio epocale, e all’imperatore fa inaugurare nientemeno che una nuova porta d’ingresso alla città (Porta Nuova) e chissà cos’altro avrebbe fatto se non fosse prematuramente morto nell’anno 1427 qui in Treviglio nell’esercizio delle sue funzioni podestarili. Non si conoscono i particolari del funerale, è noto invece che viene trasportato in Milano e seppellito nientemeno che in Sant’Ambrogio nelle cui vicinanze possedeva un casa.

La famiglia dei Decembrio non è come quella dei Della Pusterla, la loro nobiltà non è di sangue ma di equilibrato servizio ai potenti ed allo stesso tempo al popolo, e anche di lettere. Era di certo notevole la considerazione di cui godeva nella metropoli ambrosiana, tanto da usufruire del privilegio della sepoltura nella prestigiosa Basilica di S. Ambrogio, infatti, oltre ad Uberto il figlio Candido Decembrio, qui seppellisce la figlia adottiva Costanza nell’anno 1458, poi seppellisce la prima moglie Caterina nel 1464, e quando muore nell’anno 1477, il 12 novembre viene a sua volta seppellito nell’atrio di Sant’Ambrogio accanto al Podestà suo padre il cui sarcofago tardo gotico si erge tuttora maestoso a destra della porta principale della basilica ambrosiana.

Nel corso del XV secolo Treviglio si arricchisce di nuove case, sono le residenze delle famiglie importanti del tempo, tra queste i Della Piazza, Federici e Zenale, esse compendiano, come corona, il complesso basilicale di san Martino e all’interno della rinnovata Basilica, quale sigillo di quest’epoca d’oro, viene posto il Polittico di Zenale e Butinone, capolavoro dell’epoca di mezzo ed anticipo del migliore Rinascimento.

Durante la sua presenza in città, San Bernardino da Siena promosse la realizzazione del convento e della Chiesa dell’Annunziata, su di un’area messa a disposizione dal Comune nel 1441, già nell’anno 1443 era pronto il convento e nel 1465 si consacrò la chiesa per lungo tempo affidata ai Padri Francescani Riformati. Il luogo crebbe nella considerazione dell’intero Ordine di San Francesco tanto che ebbe ad ospitare il Capitolo unificato dei Francescani Osservanti e di quelli Riformati.

Il convento dell’Annunciata sopravvissuto alle soppressioni austriache di Giuseppe II, soccombette sotto Napoleone nel 1810. Acquistato dall’industriale Graffelder nel 1845 fu trasformato in filanda di lino e cotone, che il Comune valorizzò facendovi passare vicino nel 1915, il nuovo Viale per Brescia, ma non bastò la messa in vetrina, il complesso non sopravvisse agli sconvolgimenti indotti dal primo dopoguerra e cessò l’attività nel 1923. Trasformato, ancora, in sede della prestigiosa Scuola Agraria Cantoni, è stato sul finire del XX secolo totalmente inglobato nell’Istituto Tecnico Commerciale Guglielmo Oberdan.

da /www.amicidigabry.it/editoriale-spazio-cultura.htm

Luigi Minuti
Storico e amante della nostra “bassa”

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L’Archivio Storico e Museo della Same Trattori Treviglio

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L’Archivio Storico e Museo della Same Trattori Treviglio

L’Archivio Storico e Museo di Same Deutz-Fahr, brand storico nel mondo della meccanizzazione agricola, rappresenta una miniera inesauribile di documenti e fotografie molto interessanti e preziosi per quanto riguarda la storia del nostro paese, per comprendere quanto l’agricoltura sia stata importante per il nostro sviluppo e quanto ancora oggi la terra ritorni a diventare uno dei più importanti fattori produttivi del futuro. E allora, oltre ad ammirare i mezzi che conosciamo al lavoro nei campi, ad apprezzare i vecchi riti della civiltà contadina come l’aratura, la trebbiatura e tutte quelle spettacolari manifestazione che proviamo ad interpretare, vogliamo provare a conoscere meglio il ruolo della donna nel lavoro agricolo di un tempo. Attraverso i documenti che l’Archivio ci ha fornito riusciamo a ricostruire quella che è la figura della donna “in campo” in un periodo di tempo che ricopre gli anni che vanno dal 1959 al 1999. Infatti, tramite diverse tipologie  di materiali conservati presso l’Archivio Storico SAME come delle bellissime fotografie, house organ, depliant e cataloghi pubblicitari, viene testimoniato l’importante, diremmo senza esagerare, determinante contributo femminile dato al lavoro agricolo.Sottolineano dall’Archivio storico: “Sebbene il lavoro agricolo possa essere principalmente associato alla figura maschile, in realtà, già a partire dalla Prima Guerra Mondiale la presenza delle donne in aree considerate di appartenenza maschile, come il lavoro agricolo appunto, è un dato costante anche in Italia. Si parte dalla figura della mondina, legata alla storia del lavoro nella campagna dell’Italia settentrionale così come lo era la figura della raccoglitrice d’olive nel meridione”. La figura della mondina è stata fatta oggetto di mostre, studi e film importanti che tutti conosciamo. Ma la storia del lavoro agricolo femminile non è fatta soltanto di questi ruoli e non è solo quella importante della mondina o della raccoglitrice di olive. È anche segnata anche dalla collaborazione quotidiana ai lavori di campagna e di stalla. Il lavoro nei campi è sempre stato metafora di una fatica intensa e allo stesso tempo di soddisfazione e di orgoglio per quei prodotti che con fatica da questa terra si è sempre andati a tirar fuori. ma per la donna la fatica era ancora più intensa perché non doveva solo raccogliere le olive o il riso oppure aiutare in stalla o nei campi ma stare accanto alla famiglie e dirigere tutte quelle operazioni che fondamentalmente ad essa erano predestinate. Perché la famiglia era la principale, forse la sola, possibilità reale di sopravvivenza laddove la vita era particolarmente difficile: “Il lavoro della donna era fortemente legato alla famiglia, come possono testimoniare le numerose fotografie che ritraggono la donna impegnata nel lavoro in compagnia dei figli e del marito. Un esempio significativo di come la donna entra di diritto a far parte del mondo agricolo è la sezione di fotografie che illustra alcuni momenti dello svolgimento del corso per trattoriste presso l’Istituto di Meccanica Agraria di Treviglio; testimonianza di un particolare periodo storico, la fine degli anni Sessanta, denso di cambiamenti nella società italiana, nel costume e nel lavoro. Attraverso la formazione e la pratica, la donna acquista il bagaglio culturale necessario alla gestione di un’azienda agricola e possiede una specializzazione che le permette di far fronte a qualsiasi incombenza: potare viti e fruttiferi, coltivare fiori e ortaggi, nonché condurre un modernissimo trattore”. Le immagini che mostrano i volti sorridenti di queste splendide donne in campagna o alla guida di un trattore ci scuotono l’anima. Si tratta di una bellezza diversa da tanta bellezza ancora oggi sussiste soprattutto per chi la sa guardare.

L’Archivio Storico e Museo della Same Trattori Treviglio

L’Archivio Storico e Museo della Same Trattori Treviglio

È una bellezza in movimento, in ascesa.Finita la guerra, il mondo agricolo si sta trasformando con una meccanizzazione che sta frammentando e separando i vari aspetti che sono legati all’agricoltura. Appaiono macchinari, trattori, attrezzature nuove che sembrano voler mostrare tutto quel desiderio di cambiamento a cui le persone agognano dopo le difficoltà della fame e del conflitto. La figura femminile, per la molteplicità di aspetti che riesce a racchiudere e a comprendere, è quella che si fa meglio interprete di questa rivoluzione e di questo grande cambiamento. Le fotografie e i documenti sono la migliore testimonianza, un omaggio doveroso per queste splendide donne, amazzoni dei campi e potremmo dire senza voler suscitare ilarità indomite guerriere.

Foto SDF Archivio Storico e Museo – Treviglio – Italia

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Treviglio : Il Teatro Filodrammatici

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Treviglio : Il Teatro Filodrammatici

Sul bollettino «Il Santuario di Treviglio» del 1905 si legge: «Lo spettacolo nuovo e imponente della luce, che vien modificata dalla minima alla massima gradazione a varietà di colori, riuscì davvero imponente e riscosse applausi dagli astanti. La direzione del salone-teatro ha potuto far acquisto di una macchina cinematografo, di ultima perfezione, sicché d’ora innanzi con molta maggior comodità e frequenza si potranno dar rappresentazioni che sempre riescono dilettevoli e istruttive»
IlTeatro Filodrammatici, non ha dimenticato mai la sua vocazione teatrale, grazie soprattutto all’intraprendenza dei giovani dell’epoca: dal giorno stesso dell’inaugurazione la compagnia drammatica «Circolo San Luigi» si era impegnata a organizzare numerosissime serate. Negli anni seguenti è nata poi la compagnia «Bona Ars», scioltasi nel 1940, di cui faceva parte Alfredo Ferri, presidente onorario della Cassa Rurale. Nel 1945 è stata fondata, invece, la «Stabile» e nel dopoguerra è nata l’associazione Pro cultura, che organizzava cicli di conferenze.

Treviglio : Il Teatro Filodrammatici

Treviglio : Il Teatro Filodrammatici

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Treviglio Museo Scientifico Explorazione

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Museo Scientifico – Explorazione –

Museo scientifico “Explorazione” area mercato – Piazza Cameroni
Laboratorio interattivo permanente per capire la scienza giocando

TUTTE LE INFORMAZIONI SUL SITO: http://www.explorazione.it/

info: ufficio cultura tel. 0363/317506 508

orari: Domenica 15 – 18.00

Treviglio Museo Scientifico Explorazione

Treviglio Museo Scientifico Explorazione

ingresso libero

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Treviglio : Itinerario storico-artistico

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La Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta

II secolo XV segnò per Treviglio un periodo di benessere, che si manifestò nei diversi lavori di abbellimento dell’intero borgo. Il maggior segno rimasto a Treviglio a testimonianza di questo periodo d’oro è il Polittico, tuttora conservato nella Basilica di S. Martino, dipinto nel 1485 dagli artisti Bernardo Zenale e Bernardino Butinone per l’altare maggiore della Basilica stessa. Nel secolo XV la città doveva presentarsi simile agli altri centri coevi della Pianura Padana, con edifici in cotto dalle tipiche decorazioni. Di queste ci restano pochissime tracce: le più significative sono in Piazza Manara, dove si possono cogliere gli elementi utili per ricostruire l’aspetto di Treviglio in quel periodo.

Parlavamo di lavori di abbellimento del borgo: tra questi vanno annoverati quelli riguardanti l’ampliamento della Basilica di S. Maria Assunta e S. Martino, chiesa che assumerà il titolo di Collegiata proprio nel 1476. Con questo termine si indicava la sede dei Canonici, ossia dei sacerdoti che esercitavano il proprio ministero a Treviglio. La chiesa dedicata a S. Maria Assunta era stata fondata intorno all’ottavo secolo nello stesso luogo, sulla piazza, dove sorge ancora oggi. Le sue dimensioni erano molto ridotte e l’orientamento presentava l’altare rivolto a nord.
Nel X secolo questa prima edificazione aveva lasciato il posto ad una nuova chiesa dedicata a S. Martino, più grande della precedente (che venne demolita), con orientamento est/ovest. Di queste prime due costruzioni non abbiamo tracce visibili. Nel 1420 viene edificata la nuova sacrestia, un vero gioiellino del ‘400 lombardo, con la sua volta a padiglione – ad archi ancora ogivali – dall’architettura semplice, lineare e pulita, con i costoloni dipinti e le pareti bianche affrescate semplicemente (diversi anni dopo) con il monogramma di S. Bernardino, che si ripete scandendo in ritmi regolari l’intera superficie muraria.
All’esterno, sul lato meridionale, appaiono gli oculi, elemento architettonico rinascimentale, incorniciati dal solito cotto, ma privi di elementi ornamentali più dettagliati.Tra il 1481 e il 1506 la chiesa viene radicalmente ristrutturata, con l’aggiunta delle navate laterali con numerose Cappellanie. Le navate erano divise da pilastri cilindrici che si possono ancora osservare nella prima campata della navata destra: qui è stata riportata alla luce la così detta “Cappella gotica”, la “traccia” che ci permette di ricostruire l’aspetto integrale dell’interno della Collegiata.Si tratta dello stile gotico “lombardo”, ossia un gotico misurato, semplice, in laterizio, con archi a sesto acuto e costoloni raffinati, che da un’impressione di ariosità ed ampiezza sottolineata dalle alte finestre che foravano le pareti. La volta della Cappella gotica presenta notevoli affreschi attribuiti alla cerchia del Butinone (Angeli musicanti e Dottori della Chiesa); altri affreschi di scuola lombarda del secolo XV si incontrano lungo le pareti delle navate, secondo l’usanza dell’epoca di decorare le pareti delle chiese con immagini votive rappresentanti santi protettori – Da queste tracce si può dedurre che le pareti delle navate minori potevano presentarsi affrescate con diverse immagini, legate in un insieme omogeneo da decorazioni architettoniche dipinte.Esternamente, la parte più interessante per rivelare indizi circa l’antica costruzione è il lato settentrionale. In alto si vedono i contrafforti, le finestre a sesto acuto e le già citate decorazioni. Raffigurano motivi ad intreccio, tralci di vite, putti, e sono cornici di formelle in cotto simili a quelle realizzate nel 1460 dalla manifattura di Rinaldo de Stauris, cremonese, per il cortile dell’Ospedale di S. Maria della Pietà – a Cremona – e per il portale della chiesa di S. Maria in Bressanoro – a Castelleone – o per le finestre dell’Ospedale Maggiore di Milano. La parte settentrionale della basilica permette una più ampia lettura dello stile se si prendono in considerazione altri edifici limitrofi: oltre al campanile minore (ad est, in corrispondenza dell’abside), la Torre civica e la casa di Simone della Piazza (Brambilla).Il filo conduttore, la nostra “traccia”, deve essere il cotto, questo fantastico materiale, così semplice e versatile, capace di dare un’impronta esclusiva ed originale alle nostre antiche città. Bifore, archetti intrecciati, particolari di una semplice raffinatezza caratterizzano queste costruzioni; se ne vedono cenni anche nella casa di Simone della Piazza, mentre è ormai quasi completamente svanita la sinopia dell’affresco che decorava la parete prospiciente la chiesa. Singolare questa casa, commutata in Ospizio dei pellegrini per volontà di Simone, morto nel 1529 senza eredi.
In seguito all’ampliamento della basilica, ma soprattutto in base ai nuovi dettami di S. Carlo Borromeo indirizzati all’adeguamento ai principi della Controriforma, nei secoli XVI e XVII vengono invitati artisti a completare la decorazione pittorica dell’interno. La cappella gotica viene completata nei primi decenni del ‘500 da Nicola Mojetta che esegue gli affreschi con storie di Maria. Tra il 1595 e il 1609 G. Paolo Cavagna (a cui succederà il figlio Francesco) decora l’intero edificio con tele ed affreschi. Gian Paolo Cavagna (1550 – 1627) originario della Val Brembana, appresa la maniera pittorica veneta, l’aveva saputa coniugare al naturalismo lombardo, ponendo l’attenzione agli aspetti più semplici e veri della vita quotidiana. Le sue opere rappresentano scene di facile comprensione e forte sentimento religioso, dominate da una luminosità intensa. Gli affreschi eseguiti dal Cavagna e dalla sua bottega verranno in gran parte ricoperti con il rifacimento del XVIII secolo. Restano le due figure di S. Pietro e S. Paolo sulla controfacciata, i Santi Profeti (dietro le tele del Montalto nella navata centrale), i medaglioni con le Storie.Puó essere piú agevolmente percorso a piedi e si svolge attorno e dentro al Centro Storico della città, delimitato da una circonvallazione interna a forma di anello, caratterizzata per lunghi tratti da filari di tigli ottuagenari.Entriamo dalla Via Roma, seguendo il senso della circolazione. A un terzo circa del suo percorso, sulla sinistra, imbocchiamo la via dei Facchetti, dapprima diritta e poi contorta, che sbocca in una piazzetta ai margini dei Giardini Comunali. Qui, sulla nostra destra, prospetta il Centro Civico Culturale, che oggi contiene sia la Biblioteca Civica, ricca di decine di migliaia di volumi, tra cui spiccano il “fondo storico” e le pergamene, sia l’Archivio Storico, sia il piccolo ma interessante e ricco Museo “E. e T. Della Torre” (opere di Dell’Era, Rembrandt, Procaccini, Van der Weyden e altri; reperti archeologici; cimeli risorgimentali; ecc..) che merita una visita specifica.
Centro Culturale già monastero di monache benedettine é sorto intorno ad una chiesa di S. Pietro costruita nel 1037. Nel 1499 divenne convento delle Clarisse. Dalla fine del sec. XVIII fino ai nostri giorni ospitó l’Ospedale di S. Maria. Si conservano parecchie strutture murarie antiche e, in modo particolare, il chiostro con colonne di base del sec. XIV-XV e colonnine superiori del sec. XVI. Nel chiostro e nelle logge superiori residui di affreschi di varie epoche, di soggetto religioso.

Itinerario storico-artistico
Torniamo sui nostri passi e proseguiamo lungo la via Roma, che alla sua fine si apre sulla stretta ma suggestiva piazza Luciano Manara. Subito a destra possiamo osservare il Palazzo Comunale. L’attuale casa comunale é citata per la prima volta nel 1269 con la denominazione di Pallatium Novum Communitatis. Fu terminata la costruzione nell’anno 1300. Del precedente Pallatium Vetus si sa solo che esisteva ancora alla fine del sec. XIV ma si ignora dove fosse collocato. Il palazzo odierno in origine comprendeva solo metà edifício e precisamente la metà a destra del portone d’ingresso per chi ne guarda la facciata. Non si alzava oltre il primo piano ed aveva un balcone, detto “parlerà”, sul quale i consoli prestavano giuramento di fedeltà in presenza dell’arengo convocato nella piazza. In una sala del primo piano si teneva il Consiglio; al piano terreno era il Bancum iustitiae, il tribunale presieduto dai consoli e poi dal Podestà.
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Treviglio Amarcord

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foto di Luca Cesni

foto di Luca Cesni – virgi.altervista.org

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”.

Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.

La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.   

Esso non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città.Verranno tassativamente eliminati commenti offensivi e polemici, di stampo politico, razzista, pubblicitario ed a scopo di lucro.
[Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.]  email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!

Torre Civica : Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.Di stile gotico lombardo, alto 62 metri,  è il simbolo il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

La Basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco.

Il Santuario della Madonna delle Lacrime è il santuario di Treviglio dedicato alla Madonna delle Lacrime che il 28 febbraio 1522 salvò, con le sue prodigiose lacrime, la città da sicura distruzione da parte delle truppe francesi, guidate dal generale Odet de Foix, offese dagli insulti di alcuni sprovveduti cittadini sicuri dell’appoggio imperiale.

Unico nella città, ricorda a tutti i prodigiosi eventi capitati nella chiesetta del convento delle Agostiniane e la deposizione dell’elmo e della spada da parte del generale, particolarmente devoto al culto mariano, subito imitato da parte dei suoi soldati.

E’ stato ampliato progressivamente e arricchito di stili diversi che proseguono dal 1600 fino ai giorni nostri.

Cacciati i Veneziani dai Francesi, la Gera d’Adda diventò oggetto di conquista per Carlo V di Spagna presente a Milano e al quale i Trevigliesi chiesero protezione, suscitando le ire dei Francesi, che, guidati dal generale Odetto di Foix, visconte di Lautrec decisero di muovere battaglia contro Treviglio.La sera precedente l’attacco da parte delle truppe francesi, i Trevigliesi, ormai allo stremo delle forze e consapevoli di non essere in grado di resistere all’assedio, si riunirono in preghiera intorno ad una immagine della Madonna col Bambino, dipinta su una parete del Monastero delle Agostiniane.All’alba del 28 febbraio 1522 il dipinto cominciò a versare lacrime, inducendo i fedeli e le monache lì riuniti a gridare: Al Miracolo!Il clamore della folla giunse fino al generale Lautrec e ai consoli della Città, i quali convenuti sul posto, constatarono la prodigiosità dell’evento.

Le Mura di Treviglio ( B.Oggionni )

L’Albero degli Zoccoli ( foto )

Luigi Ferrari : le foto

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Presentazione Trattore modello ARIETE a Cuba

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Presentazione

Presidente Fiedel Castro, Dr. Motta, Sig.na Cassani

Presentazione Trattore modello ARIETE a Cuba - Presidente Fiedel Castro, Dr. Motta, Sig.na Cassani

Presentazione Trattore modello ARIETE a Cuba – Presidente Fiedel Castro, Dr. Motta, Sig.na Cassani

http://virgi.altervista.org/2015/03/10/treviglio-same-trattori-1968-cuba/

Breve Storia della Same Trattori

L’Archivio Storico e Museo della Same Trattori Treviglio

L’Archivio Storico e Museo di Same Deutz-Fahr, brand storico nel mondo della meccanizzazione agricola, rappresenta una miniera inesauribile di documenti e fotografie molto interessanti e preziosi per quanto riguarda la storia del nostro paese, per comprendere quanto l’agricoltura sia stata importante per il nostro sviluppo e quanto ancora oggi la terra ritorni a diventare uno dei più importanti fattori produttivi del futuro.

E allora, oltre ad ammirare i mezzi che conosciamo al lavoro nei campi, ad apprezzare i vecchi riti della civiltà contadina come l’aratura, la trebbiatura e tutte quelle spettacolari manifestazione che proviamo ad interpretare, vogliamo provare a conoscere meglio il ruolo della donna nel lavoro agricolo di un tempo.

Attraverso i documenti che l’Archivio ci ha fornito riusciamo a ricostruire quella che è la figura della donna “in campo” in un periodo di tempo che ricopre gli anni che vanno dal 1959 al 1999. Infatti, tramite diverse tipologie  di materiali conservati presso l’Archivio Storico SAME come delle bellissime fotografie, house organ, depliant e cataloghi pubblicitari, viene testimoniato l’importante, diremmo senza esagerare, determinante contributo femminile dato al lavoro agricolo.

Sottolineano dall’Archivio storico: “Sebbene il lavoro agricolo possa essere principalmente associato alla figura maschile, in realtà, già a partire dalla Prima Guerra Mondiale la presenza delle donne in aree considerate di appartenenza maschile, come il lavoro agricolo appunto, è un dato costante anche in Italia. Si parte dalla figura della mondina, legata alla storia del lavoro nella campagna dell’Italia settentrionale così come lo era la figura della raccoglitrice d’olive nel meridione”. La figura della mondina è stata fatta oggetto di mostre, studi e film importanti che tutti conosciamo.

Ma la storia del lavoro agricolo femminile non è fatta soltanto di questi ruoli e non è solo quella importante della mondinao della raccoglitrice di olive.

È anche segnata anche dalla collaborazione quotidiana ai lavori di campagna e di stalla. Il lavoro nei campi è sempre stato metafora di una fatica intensa e allo stesso tempo di soddisfazione e di orgoglio per quei prodotti che con fatica da questa terra si è sempre andati a tirar fuori. ma per la donna la fatica era ancora più intensa perché non doveva solo raccogliere le olive o il riso oppure aiutare in stalla o nei campi ma stare accanto alla famiglie e dirigere tutte quelle operazioni che fondamentalmente ad essa erano predestinate. Perché la famiglia era la principale, forse la sola, possibilità reale di sopravvivenza laddove la vita era particolarmente difficile: “Il lavoro della donna era fortemente legato alla famiglia, come possono testimoniare le numerose fotografie che ritraggono la donna impegnata nel lavoro in compagnia dei figli e del marito. Un esempio significativo di come la donna entra di diritto a far parte del mondo agricolo è la sezione di fotografie che illustra alcuni momenti dello svolgimento del corso per trattoriste presso l’Istituto di Meccanica Agraria di Treviglio; testimonianza di un particolare periodo storico, la fine degli anni Sessanta, denso di cambiamenti nella società italiana, nel costume e nel lavoro. Attraverso la formazione e la pratica, la donna acquista il bagaglio culturale necessario alla gestione di un’azienda agricola e possiede una specializzazione che le permette di far fronte a qualsiasi incombenza: potare viti e fruttiferi, coltivare fiori e ortaggi, nonché condurre un modernissimo trattore”. Le immagini che mostrano i volti sorridenti di queste splendide donne in campagna o alla guida di un trattore ci scuotono l’anima. Si tratta di una bellezza diversa da tanta bellezza ancora oggi sussiste soprattutto per chi la sa guardare.

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Raccolta ex voto ( quadri di grazia ricevuta ) di Attilio D’Adda

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Questi quadri di grazia ricevuta si trovano nella chiesetta sulla sinistra dell’altare del Santuario della Madonna delle lacrime di Treviglio. …. patrimonio della parrocchia di Treviglio.sono tratte da un libretto, che l’assessorato alla cultura del comune di Treviglio, in collaborazione dell’Associazione trevigliese amici del Santuario e la Parrocchia di San Martino, Hanno con cura recuperato, ed esposto in visione ai cittadini nel 2013, in una sala dell’ex ospedale, e successivamente pubblicati, su volume. ……Il tutto sotto la cura di Barbara Oggionni.

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Fondazione Portaluppi

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Fondazione Portaluppi Treviglio  

fondazione Portaluppi 2

Centro Culturale Ambrogio Portaluppi Treviglio

Chi era Mons.Ambrogio Portaluppi? : la storia

Mons.Ambrogio Portaluppi
Iniziò gli studi di sacerdote a Milano per completarli a Roma, all’Università gregoriana. A Milano conseguì la laurea in filosofia e teologia e, intrapresa l’attività di pastore, venne inviato a Treviglio il 1° Dicembre 1891 come Canonico Teologo della Collegiata e, dal 1913, come parroco.

Nel 1895 fondò l’Unione Rurale, il 1° Gennaio 1900 l’Unione Operaia, con sede in via Carcano 3, presso l’abitazione dello stesso Portaluppi.Il 13 Luglio 1901 la Società dei Probi Contadini di Castel Cerreto e Battaglie (costituita ufficialmente il 26 Settembre 1901).

Una delle più significative attività fu l’avvio di una campagna di promozione del risparmio e dell’accantonamento di piccole somme settimanali per far fronte al pagamento dei canoni di affitto. 15 Luglio 1905 la realizzazione della Casa S. Agostino con annesso teatro la Scuola Pratica d’Economia Domestica (5 Agosto 1909), la Società di Mutuo Soccorso (Novembre 1909).

Chi era Mons.Ambrogio Portaluppi? : la storia

 

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
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