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Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 10 (1968)
BICETTI de’ Buttinoni, Giovanni Maria Giuseppe. – Nacque il 10 dic. 1708 (e non il 13, come spesso è stato scritto) a Treviglio dal giureconsulto Giuseppe e da Laura Gambaloita.
Nel 1716 si trasferì a Milano, studiò presso i barnabiti “umanità e filosofia”, e quindi all’università di Pavia, dove il 21 giugno 1728 si addottorò in medicina. Subito dopo ritornò a Milano per esercitare la professione.
L’8 febbr. 1736 sposò la figlia del medico di Treviglio Francesca De Federici,trasferendosi per qualche anno presso la famiglia della moglie; Milano tuttavia continuava a esercitare le maggiori attrattive sul B., se non come medico, almeno in quanto appassionato dilettante di letteratura. Nel ’40 con moglie e sorella, la poetessa Francesca Tullia, ritornò a Milano ove strinse amicizia con il giovane Baretti e radunò presso di sé alcuni tra i più significativi esponenti della cultura letteraria lombarda: Gian Carlo Passeroni, Carlo Antonio Tanzi, Remigio de Fuentes, Domenico Balestrieri, Gian Andrea Irico e Candido Agudio.
Le riunioni che si tenevano in casa del B. erano caratterizzate da una atmosfera di cordialità e di buon umore: si componevano versi satirici (ma benevoli), e si approntavano raccolte come quella voluta dal Balestrieri e intitolata Lagrime in morte d’un gatto (Milano 1741), che il Carducci definì “giocosamente funebre e accademicamente famosa nelle memorie del settecento” (p. 112).Tra l’altro fu in casa del B. che nacque l’idea di ripristinare la vecchia Accademia dei Trasformati,che venne successivamente istituita con tutti gli onori in casa del cognato conte Imbonati.Nel 1741 morì il padre del B. ed egli fu costretto a tornare a Treviglio per curare di persona gli interessi di famiglia, sollecitato anche dal suocero, ormai vecchio e incapace di sostenere da solo gli oneri della condotta medica. Da Milano il Baretti inviava frequenti lettere all’amico lamentandone la lontananza e invitandolo a comunicare sue notizie.Nel 1741 il Baretti si recò a Treviglio, ma stranamente tenne a far notare che motivo del suo viaggio non era il B. ma il padre Pier Antonio Del Borghetto “gloria de’ Francescani riformati”. Ai primi del 1742 il B. con tutta la sua famiglia tornò a Milano, soggiornandovi sino al ’47.Sposata la sorella col conte Imbonati il B. decise, per motivi professionali e forse finanziari, di ritornare a Treviglio, dove nel gennaio del 1747 fu nominato medico della comunità con un quarto di stipendio rispetto alla cifra stabilita per il medico titolare. Nel 1755, morto il suocero, gli successe nell’impiego, e naturalmente anche nello stipendio, che salì a 1200 lire annue. A tale carica si aggiungeva quella di amministratore dell’ospedale, che gli derivava per tradizione familiare.
Quando,nella primavera del 1765, si manifestò nella regione una violenta epidemia di vaiuolo, il B. pensò di prevenire il contagio per mezzo dell’innesto. Per ovviare alle resistenze che incontrava nella sua opera, egli scrisse alcune relazioni sui risultati delle proprie applicazioni e in forma di lettere le indirizzò ai più rinomati medici ricevendone risposte incoraggianti. Sollecitato da siffatti consensi, si decise a pubblicare le Osservazioni sopra alcuni innesti di vaiuolo… con l’aggiunta di varie lettere di uomini illustri e un’ode dell’ab. Parini sullo stesso argomento, Milano 1766, dedicato al conte di Firmian.
Il Parini stesso aveva corretto l’opuscolo, curandone poi la stampa; l’ode sull’Innesto del vaiuolo fu affidata al B. per un giudizio preliminare e poi stampata con una dedica “Al signor dottore G. B. de’ Buttinoni che con felice successo eseguisce e promulga l’innesto del vaiuolo”. Il merito del B., che diffuse tale pratica in Lombardia, fu pubblicamente riconosciuto allorché nel 1773l’imperatrice Maria Teresa lo gratificò di 1.000 zecchini gigliati.
Nel 1773 il B. pubblicò a Milano un almanacco,Il medico di se stesso, che incontrò notevole successo. Oltre alla serie di ottave che costituirono la sua collaborazione alla raccolta delle Lagrime in morte di un gatto, siricordano di lui: Il perdono di Davide. Poesia d’un accademico Affidato, Milano 1741,Le ingiurie sostenute da Gesù Cristo N.S. nella Sua Passione,e da Maria Vergine. Dialoghi per musica,Milano 1745, e una Cantata ad onore della B. Vergine delle Lagrime di Trevi,Milano 1751.
Il B. faceva parte di varie accademie: dei Trasformati, degli Affidati di Pavia e degli Eccitati di Bergamo: in Arcadia si faceva chiamare Polindo Callimacense.Morì in Treviglio il 6 febbr. 1778 e il Baretti ne pianse la scomparsa unitamente a quella del Fuentes: “Quante belle ore non ho io passate nella compagnia di que’ due degni uomini, quando eravamo tutti e tre giovani, tutti e tre pieni di poesia e d’amore verso le buone lettere!” (lettera del 2 ag. 1778 a F. Carcano).
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Agostino Cameroni ( di Penna Bianca )
Treviglio Amarcord Penna Bianca Franci
PILLOLE di storia trevigliese —- a cui è intitolata una piazza, nato nel 1870, fu il primo deputato dichiaratamente cattolico ad entrare alla Camera dei Deputati dopo la decisione della Santa Sede di vincolare i cattolici all’astensione di esercitare il diritto di voto.
Laureato in Lettere, in Giurisprudenza, fondò con Filippo Meda “Il Corriere della Domenica”‘ fervido sostenitore della musica di Wagner, delle composizioni sacre di L.Pelosi, raccomandò la diffusione del canto corale nelle scuole.
Esercitò l’Avvocatura nel foro di Milano. consigliere comunale di Treviglio nel 1899, eletto deputato nel 1904, ottenendo la stima e considerazione degli avversari mostra ndo la sua profonda cultura e forte oratoria.
Morì a Caravaggio nel 1920 per un attacco cardiaco.
Agostino Cameroni ( di Penna Bianca )
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Il Teatro divenne anche sala cinematografica.
Nello stesso salone esordì la compagnia drammatica del “Circolo S. Luigi”.
Nei decenni successivi il centro S. Agostino divenne ospedale militare e sede dell’industria Face di Milano.
Nel 1940 nasce la compagnia di prosa, ma a causa della seconda guerra mondiale il teatro viene nuovamente convertito in ospedale e bisognerà attendere il 1945 perché l’attività teatrale riprenda con la neonata “Compagnia Stabile” nella quale, oltre ad alcuni elementi della precedente compagnia, spicca la direzione di Gino Gaigher.
Nel dopoguerra nasce l’Associazione pro-cultura che riesce a programmare interessanti cicli di conferenze.
Nelle adiacenze dei locali del Teatro, oltre alle scuole elementari, vennero riservate aule per la biblioteca “Leone XIII”; la parte antica e quella della struttura nuova conservano il nome di “Casa di S. Agostino” per ricordare l’epoca storica del convento delle Agostiniane.
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Treviglio, mille anni per la torre campanile
Da : L’eco di Bergamo Agosto 2008
Buon compleanno campanile di Treviglio. Buon compleanno soprattutto perché svetta da mille anni ovvero da 365mila giorni. La Cassa rurale nel volgere di poco più di un anno è riuscita ad organizzare una eccezionale festa per la torre-campanile, grazie al ministro alle Comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri che ha ritenute valide le motivazioni addotte e grazie a Poste Italiane, che ha provveduto ad organizzare le operazioni per l’emissione di un francobollo celebrativo del valore di € 0,60. Sabato 30 e domenica 31 agosto 2008 a Treviglio saranno giornate di annulli postali. Sabato 30 l’emissione dello speciale francobollo appartenente alla serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano” dedicato al millenario Campanile di Treviglio.Poste Italiane attiverà un servizio postale temporaneo con annullo speciale figurato presso l’ufficio postale di Treviglio Centro in viale Monte Grappa 20 dalle ore 8.30 alle re 12.30. Domenica 31 giornata intensa di avvenimenti promossi dalla Cassa Rurale nello Sportello Famiglia e Giovani in via San Martino 13 a Treviglio: dalle 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 18.30 annullo speciale del francobollo celebrativo da apporre sulle cartoline contenute negli speciali folder fatti realizzare dalla Cassa in mille esemplari e numerati. Il timbro dell’annullo è quello fatto realizzare dalla Banca per celebrare i mille anni del Campanile e i 115 anni di vita della Cassa.
Durante la giornata nel Cortile interno della Casa del Socio in via San Martino 11 sempre a Treviglio, sarà possibile degustare gratuitamente i prodotti tipici della Bergamasca serviti da Agripromo e da Fiera Agricola Treviglio.
E’ pure in programma la degustazione del gelato di melone e del melone di Calvenzano e dei biscotti del Campanile a cura del Caffè Milano di Treviglio.Il francobollo è stampato dall’Officina Carte Valori dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. in calcografia su carta fluorescente, non filigranata; formato carta: mm 40×80; formato stampa: mm36x44; dentellatura: 13x13e1/4; colori: monocromia; tiratura: tremilioni e 500mila esemplari: foglio: venticinque esemplari, valore € 15,00. La vignetta raffigura il Campanile annesso alla Basilica di San Martino e di Santa Maria Assunta. Bozzettista e incisore Antonio Saliola.(29/08/2008)
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Chiesa San Rocco Treviglio
SAN ROCCO
Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002
La Chiesa di San Rocco sorse probabilmente in seguito alla peste che colpì Treviglio nel1529.
In origine l’edificio era un piccolo oratorio con annesso unluogodisepoltura: successivamente alla peste del 1630 venne ampliato, anche se le dimensioni e le forme attuali risalgono ad un radicale rifacimento avvenuto negli anni 1819-20 in cui si provvide anche alla costruzione dell’attiguo campaniletto.
L’interno è a tre navate con due cappelle laterali collocate al termine del transetto. Nella Cappella di destra, denominata Cappella della Pietà, interessante è il gruppo scultoreo in terracotta dipinta risalente al sec. XVII.
Presente anche un affresco di Trento Longaretti del 1946.
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1500 immagini di Treviglio
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Piazza L.Manara Treviglio
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Piazza L.Manara Treviglio
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Treviglio Stazione Ovest
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Largo I° Maggio Treviglio
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Via Portaluppi Treviglio
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Largo I° Maggio Treviglio
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Panorama Treviglio
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Mazzoleni Treviglio
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Cerreto 1985
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Cerreto 1985
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Treviglio 1980 Festa in piazza – Radio Mirtillo
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SAME Treviglio :Costruzione nuova sede ( 1956 )
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Distributori Benzina
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Distributori Benzina
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Distributori Benzina
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1909 stazione Centrale Treviglio
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1 9 6 2 Panorama – Treviglio Amarcord
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Palazzo Galliari Treviglio (BG) – Architetture – Lombardia .
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1909 – Treviglio piazza garibaldi
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Treviglio 2012 : Concerto in Piazza Santuario ( Foto di Marco Falchetti )
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Treviglio 2012 : Concerto in Piazza Santuario ( Foto di Marco Falchetti )
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Treviglio 2012 : Concerto in Piazza Santuario ( Foto di Marco Falchetti )
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Treviglio 2012 : Concerto in Piazza Santuario ( Foto di Marco Falchetti )
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Treviglio : Le foto di Luigi Ferrari
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Treviglio : Le foto di Luigi Ferrari
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Cantù Culècc
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1985 treviglio
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Treviglio : Le foto di Luigi Ferrari
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Treviglio : Le foto di Luigi Ferrari
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Treviglio : Le foto di Luigi Ferrari
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mobilificio in via Galliari – Treviglio Amarcord Bestetti & Proserpio
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Treviglio : le foto di Luigi Ferrari.. e altro.
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Treviglio : le foto di Luigi Ferrari.. e altro.
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Treviglio : le foto di Luigi Ferrari.. e altro.
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cinema ariston
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mercato anni 70
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Treviglio : le foto di Luigi Ferrari.. e altro.
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1909 Piazzale Mercato – Treviglio Amarcord
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obelisco
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cappuccini zona nord
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bar pilly
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giacomo cartù
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trento longaretti
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Prof. Parolari , Luigi Ferrari
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Pallavolo ex upim
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treviglio via libertà
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treviglio collegio degli angeli
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Luigi Ferrari Bellagente Graziano
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Treviglio 1985 : La Grande Nevicata ( foto di Luigi Ferrari )
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treviglio anni 70
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I cortili di Treviglio
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i scagne de San Martì – Treviglio Amarcord
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Zeduro via roma treviglio
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I cortili di Treviglio
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Treviglio 1985 : La Grande Nevicata ( foto di Luigi Ferrari )
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Giacinto Facchetti
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Giacinto Facchetti
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Giacinto Facchetti
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Acquedotto
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Campione d’Europa
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Via F.Cavallotti
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Via F.Cavallotti
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Via F.Cavallotti
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Treviglio : Ex Upim .. attuale piazza Garibaldi
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Treviglio : Ex Upim .. attuale piazza Garibaldi
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Santuario Treviglio
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Santuario Treviglio
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Treviglio Largo Vittorio Emanuele
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Treviglio Largo Vittorio Emanuele
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Treviglio Largo Vittorio Emanuele
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Treviglio Piazza Manara
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Amarcord1 9 7 1 Piazza Manara Treviglio Amarcord
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Revellino Treviglio
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Stazione Ovest Treviglio
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1907 Via F.Cavallotti – Treviglio Amarcord
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Treviglio Via Matteotti
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Treviglio Stazione Centrale
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Treviglio Piazza Insurrezione
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Piazza Garibaldi Treviglio
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Treviglio Piazza Del Popolo
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Piazza L.Manara Treviglio
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Piazza L.Manara Treviglio
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Treviglio Stazione Ovest
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Santuario di Treviglio
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Largo I° Maggio Treviglio
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Marèlet Treviglio
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Cerreto 1985
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Treviglio 2006
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600 immagini di Treviglio di ieri e di oggi.
Le origini di Treviglio
Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”.
Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello”
e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro. Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.
La Torre Civica
Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.
Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.
Storia Arte Cultura
Lungo la via Roma è possibile scorgere una particolare diversificazione tipologica negli
edifici: si affiancano cortili con portici e logge a cortili con distribuzione a ballatoio.
La maggior parte delle facciate è arricchita con elementi decorativi, databili ai sec. XIX e
XX, segno di un benessere economico dovuto alla particolare vocazione della via: quella
di essere “spina commerciale privilegiata”. Il passato antico della via è visibile
nell’ortogonalità con le vie laterali: chiaro segno permanente della presenza della
centuriazione romana in centro storico.
Va Roma prosegue in rettilineo con via Rozzone, imboccando la quale ci si ritrova nella
porzione sud di via Carcano: qui era anticamente ubicata Casa Federici (civico 19),
costruzione del sec. XV, di cui si conserva memoria in una lapide incastonata in prospetto.
In fondo alla via Carcano è visibile l’ingresso del complesso in passato occupato dalle
Madri Canossiane, oggi sede della Cassa Rurale.
Dalla via dè Federici si prosegue per via S. Martino, una delle quattro strade principali del
centro storico, che conduceva a Porta Nuova. Il nome di “Porta Nuova” deriva dal fatto che
la porta fu l’ultima in ordine di tempo a essere realizzata.Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002
Visitare Treviglio ( da Bergamo News )Secondo comune bergamasco per numero di abitanti dopo il capoluogo, Treviglio si trova nella media Pianura Padana, a circa 20 chilometri in direzione sud da Bergamo: fondata nel corso dell’alto medioevo per scopi difensivi, la cittadina oggi rappresenta un punto strategico nel crocevia di strade e ferrovie che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.
La basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco. Nella navata destra, accanto alla zona presbiterale, è collocato il Polittico di Zenale e Butinone, risalente al 1485, una delle opere più importanti del rinascimento lombardo, in quanto segna il passaggio tra il gotico e il rinascimentale. La basilica offre anche diverse opere di Cavagna, Procaccini e Montalto oltre ad un pregevole Fonte Battesimale del 1529. Il campanile in stile gotico lombardo della basilica è conosciuto come simbolo della città di Treviglio poiché, grazie ai sui 60m di altezza è visibile a chilometri di distanza. Nel corso dei secoli è stato un punto di riferimento sia per scopi religiosi sia civili e militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo dai vicini comuni.
Il santuario della Madonna delle Lacrimel santuario della Madonna delle Lacrime fu costruito a partire dal 1594 a seguito del miracolo della madonna che, piangendo, salvò Treviglio dall’avanzata francese. Alla costruzione del santuario hanno lavorato grandi artisti come l’architetto caravaggino Fabio Mangone, autore dell’altare maggiore. Si può salire sull’altare e tramite splendidi gradini in marmo si riesce ad andare proprio sotto al quadro della venerata immagine della Madonna delle lacrime, sotto al quale sono tuttora conservate la spada e l’elmo del visconte di Lautrec. E’ consigliata inoltre la visita della “cripta magica” sotto il santuario.
La biblioteca civica di TreviglioLa biblioteca civica di Treviglio, fondata nel 1861, e intitolata all’abate trevigliese Carlo Cameroni (Treviglio 1793 Torino 1862), figura importante del Risorgimento italiano, per aver egli donato, pochi mesi prima di morire, la propria libreria alla città d’origine affinché venisse costituita una biblioteca pubblica. Alla morte di Cameroni, il Comune accetto il lascito e apri la biblioteca alla cittadinanza. Sul nucleo librario di Cameroni, ricco di 4176 volumi, crebbe la biblioteca, che si arricchi col tempo di alcune importanti acquisizioni librarie e documentarie: in alcuni casi fondi antichi in possesso del Comune, in altri donazioni di illustri personaggi trevigliesi.
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Abate Carlo Cameroni
Abate Carlo Cameroni
Abate CARLO Cameroni nato a Treviglio 1793 m. Torino 1862 , lasciò una raccolta di circa 4000 volumi alla biblioteca di treviglio ( a lui intitolata), altri 800 circa alla prima Biblioteca Ambrosiana. Divenne sacerdote nel 1820. Dopo la rivoluzione lombarda del 1848 fu esule a Torino, dove ebbe l’incarico dal governo piemontese di assistere 20.000 emigrati politici. fu vice-presidente della società responsabile della costruzione della ferrovia Milano-Venezia. Di lui restano documenti storici e autografi, gran parte del periodo 1848-1859, soprattutto lettere; suoi assidui corrispondenti furono personalità del governo piemontese e uomini di cultura del tempo, come Camillo Benso di Cavour, Massimo d’Azeglio e tanti altri
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da :www.oreni.org
Definito dal Süddeutsche Zeitung «Giovane artista italiano pieno di promesse e di talenti geniali, un miracolo di tecnica con una precisione fenomenale che cerca ancora un suo eguale», Paolo Oreni nasce a Treviglio nel 1979 e inizia a undici anni lo studio dell’organo e della composizione organistica con il Maestro G. W. Zaramella, presso l’Istituto Pareggiato “Gaetano Donizetti” di Bergamo.
Grazie alle borse di studio conferitegli dal Ministero della Cultura di Lussemburgo, dal Comune e dalla Banca di Credito Cooperativo di Treviglio, prosegue dal 2000 i suoi studi musicali al Conservatorio Nazionale di Lussemburgo, dove, nel 2002, ottiene il primo premio al concorso internazionale “Prix Interrégional-Diplôme de Concert”, prestigioso diploma mitteleuropeo.
Beneficia inoltre dei preziosi consigli di diversi Maestri di fama internazionale, in particolare Jean-Paul Imbert e Lydia Baldecchi Arcuri, con la quale approfondisce parallelamente il repertorio pianistico. Decisivo per la sua formazione è l’incontro col Maestro Jean Guillou, durante le numerose Masterclasses ai grandi organi della Tonhalle a Zurigo e della Chiesa di St. Eustache a Parigi (Stiftung für Internationale Meisterkurse für Musik).
Vincitore di vari concorsi internazionali, nel Giugno 2004 risulta finalista e vincitore di una Menzione al Concorso Internazionale “Ville de Paris”, a cui hanno partecipato 60 organisti da tutto il mondo.
Ha suonato in duo con prime parti soliste dell’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala di Milano, in formazioni da camera e con orchestra sinfonica (Orchestra Stabile Gaetano Donizetti di Bergamo, Orchestra Sinfonica “laVerdi” di Milano, Jeune Orchestre de Paris, Orchestra Haydn di Bolzano, Symphonisches Orchester Zürich, Bochumer Symphoniker…) e continua un’intensa carriera concertistica, con una media di 100 concerti annuali, che lo porta a suonare regolarmente in alcuni fra i più prestigiosi Festival musicali ed organistici internazionali in Italia (Filarmonica di Trento, Sala Alfredo Piatti di Bergamo, Sala Bossi – Conservatorio di Bologna, Settimane Musicali Mahleriane di Dobbiaco, Gioventù Musicale d’Italia, Istituto Franz Liszt; Cattedrali di Abano Terme, Bergamo, Bolzano,Como, Cremona, Cuneo, Fabriano, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Padova, Parma, Vicenza…), Svizzera (Bern, Lugano, Tonhalle – Zürich…), Francia (Cattedrali di Albi, Alpe d’Huez, Bordeaux, Carcassonne, La Ciotat, Le Havre, Marseille, Talence, Route des Orgues in Lorena…), a Parigi (Cattedrale di Notre-Dame, American Church, La Madeleine, Notre-dame des Blancs-manteaux, St. Clothilde, St. Eustache, St. Roch, Auditorium Olivier Alain…), Lussemburgo, Germania (Audimax – Bochum, Konzerthaus – Dortmund, Cattedrali di Berlin, St. Joseph – Bonn-Beuel, Dresden, Düsseldorf, Frankfurt, Köln, München, Passau, Stuttgart, Basilica di Ottobeuren…), Austria (Organo di Bruckner a St. Florian-Linz, Salzburg, Wien…), Inghilterra (Cattedrali di Birmingham, Edinburgh, London…), Olanda, Danimarca, Svezia, Spagna, Finlandia, Albania, Israele, Polonia. .
Dal 2006 è regolarmente invitato a tenere Masterclasses sull’improvvisazione e il repertorio organistico da Bach ai contemporanei per la Diocesi di Monaco di Baviera, nella prestigiosa Basilica di Ottobeuren nell’estate 2011 e, nell’Agosto 2012, alla celebre Accademia Internazionale del Duomo di Altenberg.
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28 Febbraio 2003 E.Olmi.
28 Febbraio 2003 E.Olmi
28 Febbraio 2003 E.Olmi
Ho una cultura di strada che mi pone in rapporto col mondo con l’ingenuità
di un bambino : l’istante dopo è sempre il più bello ( Ermanno Olmi )
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Odonomastica : Le vie di Treviglio
L’odonomastica (dal greco hodós “strada” e onomastikòs “atto a denominare”), una branca della toponomastica, è lo studio storico-linguistico dell’insieme dei nomi delle strade, piazze e di tutte le aree di circolazione di un centro abitato. Studiare l’odonomastica, scienza nata nella seconda metà dell’Ottocento, significa ritrovare il senso di una data comunità, perché i nomi delle vie riflettono la situazione storica e culturale della stessa..
Vediamo allora da dove derivano i nomi delle vie di Treviglio.
Via Verga immagini, Via Roma immagini, Via Galliari immagini , Piazza Garibaldi immagini , Piazza Insurrezione immagini,
1994 Targhe delle vie di Treviglio
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Padri Bianchi a Treviglio
I Padri Bianchi Missionari d’Africa
I Padri Bianchi Missionari d’Africa
l fondatore dei padri bianchi missionari è Charles Lavigerie; nato il 31 ottobre 1825 a Bayonne, in Francia, nel 1857 accettò la direzione dell’Opera per le Scuole d’Oriente, fondata per aiutare i cristiani del Medio Oriente nella convivenza con i musulmani. Tre anni dopo portò personalmente gli aiuti dell’Opera alle comunità della Siria e Libano devastate dagli attacchi dei Drusi. Il 15 maggio 1867 fu nominato arcivescovo di Algeri (dove morì nel 1892) e fondò i Missionari d’Africa nel 1868. Nel 1888 si orientò verso le “periferie del mondo” promuovendo con forza e decisione una grande campagna antischiavista nelle principali città europee.
I Missionari d’Africa sono chiamati anche “Padri Bianchi” per via della lunga tunica bianca (gandura) che diventerà il loro abito ufficiale, con il mantello bianco (burnus), tipico elemento dell’abbigliamento maschile nell’Africa del Nord..
Il pellicano è il simbolo dei padri bianchi missionari d’Africa. Non avendo più cibo, il pellicano offre il proprio sangue ai suoi piccoli. Dietro l’unico Pastore dell’umanità, la nostra è una vita con molte sorprese di bellezza e di gioia ma anche con qualche croce da portare talvolta fino al sacrificio estremo: dal 1868, sono 50 i nostri missionari morti martiri.
Siamo 1.232 tra Padri e Fratelli (33 italiani), 280 studenti in formazione di 36 diverse nazionalità. Proveniamo dalle chiese dei 5 continenti e lavoriamo come missionari in Africa (Algeria, Burkina Faso, Burundi, Congo R.D., Costa d’Avorio, Etiopia , Ghana , Kenya , Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Nigeria, Niger, Ruanda, Sudafrica, Sudan, Tanzania, Togo, Tunisia, Uganda, Zambia) e in medio oriente (Israele e Libano).
Dopo varie peregrinazioni e cambiamenti tra Catania, Parella (To.), Rado (Vc.), Milano, Marano di Napoli, nel 1953 a Treviglio i Padri Bianchi aprono il seminario minore (Medie e Liceo) con una cinquantina di ragazzi.
La scelta di Treviglio si rivelò una scelta felice come geografia, offrendo facilità nei trasporti, vicinanza di varie diocesi, la presenza di parecchi istituti religiosi , il tessuto sociale profondamente cristiano animato da sacerdoti vicini ai problemi della gente.
Un padre così ricorda quegli inizi: “Degli anni 50 rivivo il bel clima educativo nel quale ho vissuto; al sabato e alla domenica i padri educatori partivano nelle parrocchie vicine invitati dai parroci a celebrare, a parlare delle missioni e a confessare … ritornavano alla domenica sera stanchi, ma felici, al lunedì erano puntuali in classe a nostra disposizione. Ho respirato un’aria di famiglia: la sala da pranzo era una sola, quello che c’era sulla tavola dei padri era lo stesso cibo preparato per noi. Partecipavamo alla pulizia degli ambienti e questo ci faceva sentire a casa nostra. Ci stupiva l’entusiasmo dei padri e il loro desiderio di partire in Africa.
Molti Padri Bianchi hanno amato e fatto crescere il movimento Scout a Treviglio
Seminario Padri Bianchi Treviglio 1959
Con la collaborazione di un gruppo di donne trevigliesi un altro padre, Rodolfo Godin che molti trevigliesi ricordano con affetto, ha inviato migliaia di pacchi di vestiti alla Caritas di tanti paesi d’Africa.
Durante gli anni 70 i cambiamenti della società e della Chiesa richiedevano da parte nostra molta flessibilità; i ragazzi andavano a casa ogni sabato; molti di loro si sentivano solo studenti. Durante quegli anni i padri hanno collaborato alla formazione della comunità cristiana del Conventino: la messa era celebrata nella cappella del seminario, ma crescendo si è pensato a costruire l’attuale chiesa. Ottima la partecipazione dei laici.
Nel 1976 abbiamo chiuso la scuola e venduto alla Provincia di Bergamo l’edificio dell’attuale Istituto Agrario G. Cantoni. Sentivamo che la proposta vocazionale doveva essere diversificata: sono stati gli anni dei Campi Scuola, Marcia missionaria internazionale, Campi di lavoro, Campeggi, Scuola di preghiera, Gruppo teatro. Con la comunità cristiana di Treviglio abbiamo iniziato la marcia per la pace; in quegli anni si sfilava nelle vie del centro durante la notte del 31 dicembre, come un invito a vivere diversamente l’arrivo del nuovo anno. Da una decina d’anni con la collaborazione di un gruppo di giornalisti curiamo l’edizione della rivista Africa.
All’inizio del movimento immigratorio(1980-2017) la nostra casa si era aperta all’accoglienza con il Gruppo Shirika (= Benvenuto) dove alcuni giovani vivevano l’anno del volontariato civile in sostituzione del servizio militare.
Le attività e l’accoglienza immigrati del Gruppo Shirika sono state assunte dalla Caritas di Treviglio. Ora i padri continuano a dare un appoggio di animazione nei Centri di accoglienza e partecipano al movimento di liberazione delle donne vittime della tratta.
La piccola Provincia Italiana de Padri Bianchi ora sta vivendo la stagione dell’autunno; siamo anziani ma non ammosciati e continuiamo a svolgere il ministero sacerdotale nelle parrocchie; il Signore ci chiede di completare la vocazione missionaria offrendogli i limiti dovuti all’età, all’usura, alla malattia affinché questo mondo globalizzato non si chiuda in visioni ristrette dai nazionalismi e pregiudizi di cultura, di razza, di religione: i flussi migratori non fanno paura a noi missionari, anzi ci diciamo che forse è venuto il tempo per capire che il mondo è davvero la piccola casa di tutti, … tutti figli di Dio, Padre, perché tutti amati e salvati da Cristo Gesù.
tratto da : http://comunitapastoraletreviglio.it/padri-bianchi/
Per saperne di più sui Padri Bianchi e la loro missione è possibile visitare questo sito:
http://www.missionaridafrica.org/
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gruppo catalano specializzato principalmente in spettacoli di strada.
Fin dagli esordi, gli spettacoli di questa compagnia, costituita da quindici componenti, si fondavano su elementi popolari propri della cultura catalana, al fine di renderli vivi e attuali allo stesso tempo. Dal 1972 il gruppo si è dedicato con intento didattico-pedagogico al mondo dei bambini allestendo spettacoli che, avendo per tema il gioco nelle sue diverse forme e come protagonisti marionette, testoni di cartapesta, giganti e musiche popolari, cercano di scatenare e stimolare la fantasia dei loro piccoli spettatori, rendendoli il più possibile spontanei e attivi. Nel 1977 la compagnia si è recata per la prima volta all’estero e, giunta in Italia, ha realizzato una tournée attraverso tutte le regioni. In provincia di Grosseto si stabilì per un a decina di giorni a Montemerano ospite del “Il campo”(divenuto poi Teatro Studio) presentando spettacoli in varie frazioni e al teatro Moderno di Grosseto. Sol solet , lo spettacolo presente al carnevale del Teatro di Venezia del 1980, costitui il trampolino di lancio per il gruppo in Italia dove è stato in seguito presente con altri eventi sempre molto spettacolari e coinvolgenti
Treviglio : Eppursimuove 1981 Els Comediants
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http://www.pianuradascoprire.it/cultura/museo-civico-a-treviglio-189
La costituzione di questo museo civico è legata ad alcune donazioni significative: in primis il lascito del fondo del pittore neoclassico Giovan Battista Dell’Era, (1765-1799), un artista di origine trevigliese, formatosi tra Bergamo, Milano e i Grigioni, che, trasferitosi a Roma, ebbe modo di inserirsi in un ambiente artistico internazionale, ricevendo commissioni dall’imperatrice di Russia, Caterina II, ed entrando in contatto con i migliori esponenti del neoclassicismo europeo.
Nel 1961 l’ex sinadaco neurochirurgo Pier Luigi Della Torre donò al Comune di Treviglio la propria collezione, con l’espressa volontà testamentaria di disporla in una costituenda Pinacoteca cittadina, da intitolarsi alla memoria dei genitori, Ernesto e Teresa Della Torre.
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Ex Convento dei Frati Cappuccini:
Percorrendo la via Pontirolo, al limitare dell’attuale quartiere Nord e poco prima del passaggio a livello, è riconoscibile, sul lato destro, la struttura della Chiesa dell’ex Convento dei Frati Cappuccini
Conserva nei suoi muri una storia religiosa ultracentenaria, la cui fine venne decretata nel 1770. In località Soltaricha esisteva un piccolo oratorio campestre, dedicato a S. Maria delle Grazie, di proprietà della famiglia Rozzone.
Verso la fine del XV sec. l’amministrazione comunale decise di ampliare la chiesa, la cui riedificazione terminò nel 1493.
(Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni ) Dal 1585 la chiesa venne chiamata Santa Maria Rossa e venne affidata alle cure dei Frati Cappuccini, che in adiacenza all’edificio fondarono il loro convento.
A seguito della soppressione del convento, il complesso venne adibito a casa colonica.
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Testamento Contessa Piazzoni
dal sito : www.serit.net
Pagina olografa del testamento della contessa Emilia Woyna Piazzoni.
“Voglio abbiano la loro piena esecuzione queste disposizioni di mia ultima volontà da me dettate, scritte e sottoscritte seguendo i sentimenti del pietoso animo del dilettissimo mio figlio, e confido che la memoria di lui viva perenne nell’affetto e nella riconoscenza di coloro che beneficandoli ha prediletto nel momento supremo. Raccomando me stessa alla infinita misericordia di Dio e dichiaro di voler morirecome ho vissuto, in grembo alla nostra Santa Religione Cattolica dalla quale solo n’ebbi conforto nelle angosce della vita e speranza in una migliore”.
Testamento Contessa Piazzoni
da : www.serit.net
Heves è una cittadina di più o meno 12000 abitanti, a circa 100 km da Budapest, a sud dei monti Matra. Contava, secoli e secoli fa (risaliamo quasi agli Unni di attilesca memoria), poche casupole, o meglio capanne, infittitesi ben presto (si fa’ per dire) nel Medioevo, perché si ritrovò all’incontro di importanti vie commerciali. E’ famosa oggi per i suoi pomodori, ma ancor più per le succose angurie. Si adagia all’inizio della sconfinata pianura che dilaga dal Danubio fino alle prime lontane regioni asiatiche. Come tutte le località magiare di rispetto, ha le sue fonti termali. L’acqua vi sgorga dal sottosuolo ricca di iodio e di molte altre sostanze terapeutiche a 47°. Nella putza circostante vi abbondano ancor oggi pernici, lepri e marmotte. Le gru, insieme agli hevesiani, vi sono di casa.
Woyna – Da lì spuntarono forse i primi Woyna, che ritroviamo alla fine del XVI sec. al servizio del re di Polonia, nobilitati per ardimenti guerreschi. Consolidarono ben presto la nobiltà con sostanziosi appezzamenti di terra polacca. Al principiare del secolo XIX si ritrovò nella coocapitale Milano uno di questi, Maurizio generale nell’Imperiale Regio Esercito dell’Imperatore d’Austria, da pochi anni non più né Sacro né Romano, ma in compenso (ed a danno della defunta Serenissima Repubblica di San Marco) Re di Lombardia e Venezie. Saltiamo i suoi trascorsi. Per esser brevi, giungiamo al punto che ci interessa. Il conte Maurizio Woyna maritò la sua unica figlia a tal Costanzo di Bergamo.
Conti Piazzoni – Apparteneva quest’ultimo alla casata dei Piazzoni. L’Imperatore Giuseppe li fece nobili per benemerenze commerciali filandiere. Li nobilitò col titolo di conti con il predicato “di Castel Cerreto”. E’ dunque la nobildonna Emilia Woyna maritata Costanzo Maria Piazzoni, per grazia imperiale, conte di Castel Cerreto, a collegare Heves al “Serit”, come è più comunemente conosciuto in quel di Treviglio e dintorni.
“Serit” – La Frazioncina cerretana, fin dal toponimo, denuncia il suo appartarsi, un tempo, in mezzo a boschi, di cui restano ancor oggi piccoli brandelli: “ ‘l buschett”, “ ‘l bosch de la Berluna”, famoso questo, quando ben più esteso, accoglieva qualche residuo lupo, ad inizio Ottocento. Cerreto oggi, fortunatamente, si stende in mezzo a prati verdi con i suoi poco meno di quattrocento abitanti, per la maggior parte nativi del luogo, avviluppati da vincoli stretti di conoscenza o da salde catene parentali o da legami di schietta amicizia o da ostinate inimicizie, come succede ancora solo nei pochi piccoli paesini della grande pianura padana, non stravolti da massicce e spropositate invasioni edili. Un redivivo Guareschi avrebbe da riempire pagine su vicende, personaggi, amori e rancori cerretani, prima che la grigia periferia urbana sopraggiunga ed annulli il tutto in una metropolitana anonimìa.
Il sito del Cerreto è piccolo misura in tutto mt. 200 x mt. 400 circa, esclusa la Grotta della Madonna, che attorniata dagli ultimi secolari cerri de “ ‘l bosco de prof”, veglia da nord.
Tanta parvità cela, come frequentemente accade in Italia, ben più estesi trascorsi plurisecolari, che vi hanno lasciato tracce ancor leggibili, care ai nativi e gradevoli a cogliersi per chi vi giunge da fuori. Come in succinta forma si è presentata la magiara Heves accenniamo ora un po’ della storia cerretana, che pur fra tante altre ben più grandi vicende dei Secoli, non è affatto disadorna. Gli storici Tullio ed Ildebrando Santagiuliana e, massimamente Don Pietro Perego ne hanno scritto diffusamente nelle loro opere. Anche se ai più può destar meraviglia, nell’agenda “Töc ‘i de ga n’è üna”, pubblicata dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio per l’anno 1979, Tullio Santagiuliana asserisce con giusta nota storica che :<<…Prima che Treviglio spuntasse dal suolo della Geradadda, ‘l Serit c’era già. Qualche casa, magari, situata presso un bosco di Cerri, cosa quasi inevitabile dal momento che tutta la zona era fitta di boschi e i boschi di cerri erano fitti…>>.
Il rilievo di Santagiuliana non è affatto peregrino. E’ suffragato da indiscutibili testimonianze. La Carta Archeologica della Lombardia – Tomo II – La Provincia di Bergamo, è un’opera monumentale ed accurata, edita dalla Regione Lombardia per i tipi della Franco Cosimo Panini nel 1992.Citando l’Archeologo Mantovani vi si parla ampiamente dei ritrovamenti tombali al Cerreto: lungo via Canonica “sul confine tra i boschi e la parte coltivata”, “in vicinanza della Cascina Gobba di proprietà Piazzoni”, nel “Campo La Piana” e presso la cascina “Pelisa”. Si tratta di tombe di epoca romana, quando “Trivilium” era ancora di là da venire. Una cappella dedicata ai S.S. Gerolamo e Francesco vi sorse forse fin dal XIV sec. Non è ipotesi tapina supporre che il Santo da Assisi ebbe a ripararsi anche nei boschi “in cerido” durante il suo soggiorno a Treviglio nel viaggio verso la Francia dell’anno 1213.
Il fondo cerretano fu fin dal primo Medioevo (VI sec. d.C.) proprietà della antichissima Chiesa di S. Alessandro di Fara, fondata dal re longobardo Autari.
Al declinare del Quattrocento fu acquistato dai nobili Rozzone, i quali eressero il torrione che oggi funge da campanile(sec.XVI). Uno di questi, Bartolomeo, cancelliere ducale, vincolò con disposizione testamentaria il clero a celebrare liturgie per il suffragio della sua anima nella chiesetta “in ceridum”. Era giusto il 26 novembre 1539.
I marchesi Menafoglio edificarono al Serit l’attuale chiesa, armonicamente inglobata nella corte padronale che della precedente, asimmetrica rispetto alla corte e pertanto abbattuta, riassunse la dedica ai S.S. Francesco e Gerolamo. La tenuta venne successivamente acquistata nel 1813 dai Piazzoni che la unirono al casale delle Battaglie.
Contessa Emilia Woyna Piazzoni – Ritorniamo alla Contessa Emilia Woyna. Premortole il marito in giovanissima età a soli 24 anni nel 1858, pure l’ unico figlio Emilio Costanzo la lasciava nel 1886 a ventotto anni. Ultima sopravvivente della famiglia Piazzoni, la Nobildonna fino alla morte, giunta il 7 marzo 1900, condusse una vita intessuta di altruismo. Verso tutti in vita fu benefica: aveva anche cresciuto, educato ed, a tempo debito, convenientemente maritato una orfana, dotandola riccamente: i soliti malevoli parlarono di una figlia naturale del marito. Morendo condonava ogni debito dei suoi terrazzani del Cerreto. Lasciava al loro servizio la Cappellania, con cura d’anime, istituita con rogito testamentario nel 1887 e l’Asilo d’Infanzia dedicato al figlio ed al marito.
“I Probi contadini” Dalla Contessa il podere cerretano veniva lasciato in eredità all’Orfanotrofio di Bergamo. Il 31 ottobre 1901 don Ambrogio Portaluppi con i contadini del Cerreto e Battaglie dava vita alla Società dei Probi Contadini di Castel Cerreto e Battaglie. Con don Portaluppi ed altri due sacerdoti firmavano a nome dei 113 capofamiglia del Cerreto e Battaglie i consiglieri Giovanni Riganti e Genesio Galbiati.
Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società. Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione. Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos. La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.
L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.
Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe. Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese nob. Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura. Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.
I giorni nostri Il 14 maggio 1953 don Umberto Crugnola posava la prima pietra, benedetta da mons. Cereda, dell’Oratorio. Don Abele Trezzi, pio e povero cappellano con enfasi così scriveva, arditamente equiparando il Cerreto a Betlemme: “ E tu, Cerreto, non sei la più piccola tra le terre di Giuda, perché da te è stato tratto… il sindaco di Treviglio…”: era il 1966, ed il sindaco in questione era Ermanno Riganti. Sorvolando su tante altre vicende giungiamo ai giorni nostri. Nell’ aprile del 2004 il Consiglio Comunale di Treviglio approva il Piano di recupero del centro storico di Castel Cerreto. Nel Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Bergamo il territorio Cerretano è riconosciuto quale zone di pregio agricolo e naturalistico: si prospetta giustamente un Parco di interesse sovracomunale.
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