Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!
Nel 1901 venne istituita la Società dei Probi Contadini, ad opera dei conti Piazzoni e di Monsignore Ambrogio Portaluppi che riuniva contadini della frazione del Castel Cerreto e delle Battaglie.
Era composta in origine da 113 soci (passati poi a 140) e gestiva ben 541 ettari di suolo agricolo nelle vicinanze, in precedenza proprietà, per eredità dei Piazzoni, dell’Orfanatrofio di Bergamo (affidato, a partire dal 1903, ai Padri Giuseppini perché realizzassero una colonia agricola, del tipo di quelle funzionanti in altre loro istituzioni). La proprietà della terra divenne così collettiva e fu attribuita ai capifamiglia.
Tale associazione si proponeva anche di sviluppare un’agricoltura meccanizzata legata all’industri ed all’introduzione dei concimi chimici. Tra le varie coltivazioni praticate vi era anche quella del tabacco.
Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società. Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione.
Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos.
La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.
L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.
Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe. Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura.
Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.
E’ il Palazzo storico più importante di quelli di via Galliari. Seppur di proprietà in epoca medievale della Famiglia Donati, è con la famiglia Silva – da cui prende il nome – che si ha un rinnovamento della struttura secondo i principali dettami dello stile barocco, sia all’interno che all’esterno: basta osservare il portale d’ingresso e le sue linee alternate, molto scenografico e in linea con lo stile dominante del Seicento.
Questo portone conduce a un cortile, circondato da un portico e da una loggia con colonne al piano superiore a cui si accede attraverso uno scalone monumentale in pietra.
All’interno invece da non perdere i camini in pietra con decorazioni in stucco e i soffitti delle stanza (in legno e cassonettati) o i loro pregiati affreschi.
Chi come me è nato alla fine degli anni Sessanta nella bassa bergamasca ha avuto la fortuna di vivere, ancora per poco, quel che restava di un mondo che oggi purtroppo non esiste più. Le grandi distese di campagna stavano già lasciando spazio all’espansione dei centri abitati, ai capannoni, alle strade, ai grandi ripetitori, insomma a quello che è oggi il paesaggio della nostra pianura.
E assieme al paesaggio se ne sono andati per sempre personaggi, tradizioni, riti, modi di vivere che affondavano le radici in una cultura millenaria.
Certo, per molti aspetti grazie al progresso si vive meglio. Ma aver abbandonato i ritmi della natura, i suoi cicli, ci ha lasciato in eredità un bagaglio di fobie e nevrosi. E le paure e il ‘mal di vivere’ oggi così diffusi sono figli di una società che ha perso le sue radici. La terra stessa sembra oggi ribellarsi, con i mutamenti climatici che tanta preoccupazione destano.L’albero degli zoccoli ci propone una riscoperta di tutto quanto abbiamo irrimediabilmente perso. Vi sono anzitutto i contadini, con i loro ritmi legati alla terra e alle sue stagioni, le loro tradizioni, la loro religiosità, i loro valori semplici ma solidi (pensiamo all’insistenza con cui nel film si parla di ‘galantòm’). E poi c’è la natura che in tutto il film non si limita a fare da sfondo, ma entra prepotentemente come protagonista. Così semplice, a volte per noi che in questo mondo ci siamo nati anche banale, ma che grazie allo sguardo poetico del regista svela tutta la sua bellezza. E l’aria, un mondo scarso di rumori, nel quale lo scorrere dell’acqua o i rintocchi delle campane hanno un suono, non sono coperti da un mondo che non sa più star zitto.L’albero degli zoccoli è più attuale che mai. Ci racconta da dove veniamo, per capire realmente chi siamo, per far pace con quelle che lo stesso Ermanno Olmi definisce le tre dimensioni dell’uomo: passato, presente e futuro. E’ attuale nei suoi silenzi, riempiti solo dalle immagini e dai suoni della natura, detti ad un mondo oggi pieno di rumore. Racconta il buio a una realtà che non vuole spegnersi mai per non fermarsi mai.
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Questo sito internet vuole ripercorrere le tracce lasciate dal film a quasi 30 anni dalla sua uscita nelle sale. I luoghi ci raccontano di come il nostro mondo sia cambiato, tramite i personaggi possiamo rileggere in modo diverso la nostra storia, mentre il mondo dell’albero degli zoccoli presenta tutta una realtà nel film appena sfiorata. Vi è poi una sezione dedicata al film vero e proprio e naturalmente un capitolo riservato a Ermanno Olmi.Mi scuso se queste righe introduttive sono risultate noiose. Naturalmente mi prendo la responsabilità per qualunque informazione contenuta in questo sito errata o incompleta.
Spero che grazie ai mezzi della moderna tecnologia possiamo riappropriarci di qualcosa di noi, che è un pò la magia riuscita al mio illustre ‘concittadino’ Ermanno Olmi.
Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici.
Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.
Dall’alto dei suoi 68 metri il monumento poi faceva parte di un ingegnoso sistema di comunicazione che comprendeva anche i campanili di Caravaggio e Mozzanica.
Dalla sponda del Serio a quella dell’Adda con specchietti e fuochi correvano gli allarmi sull’arrivo degli eserciti stranieri.
Un sistema in uso fino all’800 che nel 1797 salvò Treviglio dalla furia dell’esercito rivoluzionario francese.
Un fuoco acceso accidentalmente sul campanile fu scambiato per il segnale che la città era caduta e l’ Armée prese la strada di Bergamo.
Treviglio : Torre Civica
Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.
Treviglio : Casa Simone della Piazza Da : www.lombardiabeniculturali.
Qui era la dimora di Simone della Piazza che morendo nel 1529, non avendo eredi, lasciò nel testamento che la casa fosse trasformata in ospizio per i pellegrini. La casa venne così adibita a tale funzione ed in seguito, nel 1568, venne realizzata tra l’Ospizio e la chiesa di S. Martino, la Chiesa di San Giuseppe.Sulla facciata della casa di Simone della Piazza vi è un simbolo con tre croci che rappresenta le origini di Treviglio, quando le tre comunità rurali di Portoli, Pisgnano e Cusarola – con le rispettive chiese di San Maurizio, Sant’Eutropio e San Zeno – si unirono a scopo difensivo in un unico centro fortificato denominato Trivillium.
Garibaldi fu ..tras..ferito : Il trasferimento del monumento a Garibaldi
Il trasferimento di GARIBALDI dalla piazza omonima a piazza Mentana ( 1960)
Note: L’immagine mostra il monumento a Giuseppe Garibaldi a Treviglio; basamento formato da uno sperone di roccia al centro di una vasca circolare; tra le rocce è incisa la dedicazione a Garibaldi; sulla sommità una scultura in marmo bianco raffigurante un leone ruggente che tiene tra le zampe un ovale con il ritratto del condottiero a rilievo.
Garibaldi fu ..tras..ferito : Il trasferimento del monumento a Garibaldi
Treviglio Amarcord Penna Bianca Franci Monzio
PILLOLE di storia trevigliese —- a cui è intitolata una piazza, nato nel 1870, fu il primo deputato dichiaratamente cattolico ad entrare alla Camera dei Deputati dopo la decisione della Santa Sede di vincolare i cattolici all’astensione di esercitare il diritto di voto.
Laureato in Lettere, in Giurisprudenza, fondò con Filippo Meda “Il Corriere della Domenica”‘ fervido sostenitore della musica di Wagner, delle composizioni sacre di L.Pelosi, raccomandò la diffusione del canto corale nelle scuole.
Esercitò l’Avvocatura nel foro di Milano. consigliere comunale di Treviglio nel 1899, eletto deputato nel 1904, ottenendo la stima e considerazione degli avversari mostra ndo la sua profonda cultura e forte oratoria.
Morì a Caravaggio nel 1920 per un attacco cardiaco.
Agostino Cameroni
Andrea Verga
Andrea Verga
Giulio SettiGiulio Setti (nato Treviglio , 3 ottobre 1869 – morto Torino , 2 ottobre 1938).