Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Vista lato nord monastero femminile delle Agostiniane di Treviglio 1899

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Vista lato nord monastero femminile delle Agostiniane di Treviglio 1899

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Chiostro delle Agostiniane di Treviglio

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Chiesa delle Agostiniane Treviglio

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Prima del Bar Centro ( Treviglio Chiosco Agostiniane )

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Bar Centro

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LE CITTA’ DELLA PIANURA PADANA : TREVIGLIO

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Treviglio, maggiore città della Gera d’Adda, cioé del basso territorio fra l’Adda e il Serio, seconda città della provincia di Bergamo, é situata a sud del capoluogo, nella pianura padana fertile e ben irrigata, con un clima continentale moderato.

È anche conosciuta come “la città dei trattori” per la presenza dell’azienda multinazionale SAME Deutz-Fahr Group.

Il toponimo Treviglio deriva da Trevillae, tre comunità rurali che si unirono a scopo difensivo. Portoli, Pisgnano e Cusarola si unirono così in un unico centro fortificato denominato Trivillium.
A tale nome venne aggiunto il sostantivo di Grassum per indicare la prosperità del borgo.
Quest’ultimo toponimo potrebbe però derivare dal latino Trivium che sta ad indicare un incrocio fra tre vie, denominato trivio appunto.
Nel corso dei secoli la città cambio più volte nome, passando per i toponimi di Trivilio, Trevì, Trevino, Trevilio per poi giungere all’attuale Treviglio.


Le origini di Treviglio risalgono all’alto medioevo, anche se non mancano reperti di età precedente, dall’unione di tre diversi insediamenti preesistenti, detti villae, da cui deriva il nome: Cusarola di origine gallica a nord,

Pisgnano di origine romana a sud e Portoli di origine longobarda ad ovest, un porto vicino all’Adda. La presenza di questi reperti, nonché l’impianto di alcune vie interne, fanno ragionevolmente ipotizzare un’origine tardo romana del primo insediamento.

Il procedimento fu un evento graduale, così che, quando ci si accorse che era nato il nuovo paese, la data di fondazione era passata già da un pezzo. Il primo nucleo del paese era cinto di mura, con tre differenti porte orientate ciascuna verso gli insediamenti originari.

L’unione dei comuni aveva uno scopo difensivo e di condivisione dei prodotti agricoli.

Il primo documento ufficiale che cita il nuovo borgo risale al novembre 964 ed è un contratto di permuta stipulato tra il vescovo di Bergamo, Odelrico, e Garibaldo da Stagiano. Esso riguardava la vendita di alcune pertiche di un campo.

L’antica politica di Treviglio prevedeva l’elezione diretta di venti consoli per ciascuno dei tre borghi originari, per un totale di 60 consoli. Essi rimanevano in carica per soli sei mesi, in modo tale che tutti gli abitanti a turno reggessero le sorti del paese.

La storia della città di Treviglio comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola.

Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso in epoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.

Poco si sa di ciò che avvenne nel territorio di Treviglio prima della sua fondazione, data la scarsità di reperti rinvenuti. Certo è che nella prima metà del I millennio a.C. la zona era abitata da piccole tribù dedite alla pastorizia e ad una primitiva agricoltura. Queste misteriose popolazioni sono note come Liguri.

Nel VI secolo a.C. gli Etruschi occuparono senza spargimenti di sangue la regione che diventando una loro colonia non fu invasa da tali popolazioni in massa, dato che il loro scopo era di sfruttare le risorse agricole a minerarie.

Nel V secolo a.C. essi persero però il territorio lombardo in favore dei Celti che si spinsero ad ondate fino all’adriatico. I Celti, che più tardi saranno chiamati Galli erano esperti in agricoltura e divennero un popolo sviluppato, prima della conquista romana. Essi realizzarono opere di bonifica ed irrigazione e coniarono delle monete di bronzo e argento che sono state ritrovate a Treviglio e nel vicino comune di Verdello.

In particolare abbiamo le dracme padane in argento coniate su imitazione delle coniazioni della Massalia già dal IV secolo a.C. e rinvenute persino in Cornovaglia.

La conquista romana a scapito della tribù dei Galli Cenomani, in origine alleati contro gli altri Galli, che abitava la zona avvenne dalla metà del III secolo a.C. e l’inizio del II secolo a.C.. Alla fondazione del villaggio gallico di Cusarola, seguì quella romana di Pisgnano. Successivo e di epoca diversa è Portoli di origine longobarda. Grazie alle leggi di Pompeo Strabone, Silla e Cesare gli abitanti transpadani raggiunsero maggiori diritti all’interno dell’impero fino a quando acquisirono la cittadinanza romana con la lex Iulia Municipalis del 49 a.C.. Il processo di romanizzazione poteva considerarsi concluso nel I secolo a.C.

La zona fu in questo periodo divisa in municipium ciascuno con il proprio territorio e Treviglio fu assegnata a quella di Palazzo Pignano, da dove erano stati liberati da Santa Melania e Piniano alcuni schiavi cristiani che avevano fondato Pisgnano. A testimonianza di ciò resta, oltre all’evidente somiglianza dei due nomi, il comune culto di San Martino.

Augusto, ordinando l’Italia in undici regioni chiamò Transpadana l’undicesima che comprendeva il Piemonte e la Lombardia a nord del Po fino all’Oglio, comprendendo così in questa anche Treviglio. Successivamente però con la divisione di Adriano la Lombardia a sinistra dell’Adda passò alla Venetia venendo unita all’odierno Veneto. Il centro diviene così per la prima volta terra di confine.

In questo periodo Treviglio è collocata nel distretto di Forum Diuguntorum, la cui sede di tale insediamento romano era molto probabilmente Fornovo San Giovanni, ove sono stati trovati molti reperti di tale epoca. Tra i luoghi abitati di origine romana avevamo insediamenti posti nelle vicinanze delle attuali frazioni di Pezzoli e Castel Cerreto.

Tra gli eventi che favorirono lo sviluppo della zona vi fu senz’altro il trasferimento della capitale dell’impero romano a Milano dal 286 al 406 d.C. Con Costantino e l’avvento del cristianesimo Treviglio finì sotto il vicariato di Milano. Intorno al 355 sorge a Treviglio la chiesa paleocristiana dell’Assunta.

Tra il 568 e il 569 i Longobardi provenienti dalla Pannonia calarono attraverso il passo del Predil nella pianura padana insediandosi stabilmente in Lombardia e Veneto per coltivarne le terre. Il 15 settembre dello stesso anno entrarono in Milano e stabilirono la loro capitale a Pavia. È quindi plausibile ipotizzare l’arrivo dei longobardi nell’attuale zona di Treviglio intorno ai primi di settembre dello stesso anno.

La permanenza dei Longobardi durerà ben 2 secoli e lascerà a Treviglio 3 tombe a cassettone: la prima fu scoperta nel 1896 nella piazza antistante la chiesa, l’altra nella stessa piazza nel 1936 e la più recente nel 1968 nella basilica di San Martino.

Nel VI secolo d.C. con lo scisma dei tre capitoli Treviglio adotta il rito patriarchino voluto da Paolino di Aquileia che, dopo l’introduzione di quello romano in epoca carolingia resterà come doppio rito fino al 1578, come testimonierà Carlo Borromeo. Il rito romano era infatti nel frattempo stato reintrodotto in epoca carolingia.

Tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII la Gera d’Adda è caratterizzata da frequenti e violente inondazioni che allagano la zona sottocosta tra Cassano d’Adda e Treviglio costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle zone asciutte. Tali fenomeni sembrano avvalorare la tesi del lago Gerundo.

Con la morte del papa Gregorio Magno che riuscì a convertire i longobardi alla fede cattolica, ma non a risolvere il problema dei tre capitoli, la zona della Gera d’Adda venne a trovarsi in un vuoto di potere ecclesiastico. Sorsero così le pievi tra le quali la predominante sarà quella di Palazzo Pignano, retta da un corepiscopo. Questo paese che in passato a causa delle diverse dimensioni dei centri abitati aveva un ruolo chiave nella diffusione del culto nelle campagne circostanti e divenendo un centro di potere politico e religioso.

Lo sviluppo delle pievi darà certamente un impulso alla cristianizzazione del territorio già iniziata nel IV secolo.

La popolazione di Treviglio aumentò intorno all’anno 1000 con l’arrivo degli abitanti di Oriano, un paese del Bresciano distrutto, da identificarsi probabilmente con l’omonima frazione del comune di San Paolo, che si stabilirono nella zona sudorientale del paese, le cui mura furono così ampliate e alle quali fu aggiunta la nuova porta di Oriano. Le zone del centro storico, ciascuna con la sua porta e console di riferimento, passarono così da tre a quattro.

Datosi spontaneamente in feudo con il privilegio di Enrico IV, il 14 aprile 1081, al monastero benedettino di San Simpliciano, in Milano, il centro riacquistò la propria indipendenza riscattandosi a pagamento nel 1225 ed entra nella Communitas Mediolanensis nel 1279; nell’ottobre dello stesso anno il villaggio acquista il titolo di borgo da Guglielmo VIII, marchese del Monferrato. Si affrancherà anche da questa nel 1311, grazie all’ausilio dell’imperatore Enrico VII che la pone sotto la protezione del Sacro Romano Impero. Treviglio si vota così alla causa ghibellina.

Un documento del 20 ottobre 1305 conservato presso l’Archivio Storico comunale contiene una ratifica della concessione da parte del Consiglio Generale del Comune di Bergamo a Corrado della Torre, cittadino di Milano, per la costruzione di un canale dal fiume Brembo attraverso i territori di Brembate, Cisano Bergamasco e Boltiere mentre un altro dell’8 marzo 1307 conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Bergamo indica Corrado della Torre destinatario di una concessione d’acqua di rogge trevigliesi mediante la quale ottenne dal Comune di Bergamo di derivare dal Brembo, presso Brembate, una presa d’acqua iniziando così il sistema di irrigazione dei campi trevigliesi, opera importante per l’agricoltura che acquistò da allora la sua produttività.

Il periodo medievale si chiuse con un patto di fedeltà coi Visconti di Milano nel 1333; la città conobbe sotto questi ultimi, a partire dal 1350 con la conquista di Giovanni Visconti, una fase di notevole prosperità legata all’aumento demografico e al sorgere di un numero esiguo di edifici signorili, che non hanno mai abbellito la città mantenutasi nel corso dei secoli, a partire dal trecento “Terra separata del ducato di Milano” con giurisdizione indipendente dalle dominazioni dei signorotti locali.

Nel corso del XV secolo vengono realizzate importanti opere pubbliche, quali le rogge Moschetta e Vignola, derivate dal Brembo, e un ospedale per poveri ed infermi, voluto da Beltrame Butinone.

Il borgo resta sotto il ducato di Milano, salvo brevi parentesi di occupazione veneta dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e dal 1499 al 1509. Ciò è dovuto ai continui scontri tra Repubblica di Venezia e Ducato di Milano per contendersi la Gera d’Adda, che termineranno solo nel secolo successivo, con la battaglia di Agnadello, che sancirà l’appartenenza del comune, pur come terra autonoma, al Ducato di Milano.

Nel breve periodo di dominazione veneta che va dal 1448 al 1451, i Veneziani provvedono a modificare il sistema difensivo del borgo, accrescendolo i tre fossati vengono sostituiti da un unico fossato e dalle mura.

Il Cinquecento si aprì per Treviglio, sotto l’occupazione veneta, con le lotte fra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano e, quindi, fra Venezia e la Francia che aveva occupato quest’ultimo. Il borgo fu più volte conteso. L’occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il sacco di Treviglio che allora contava oltre tredicimila abitanti. I Veneziani presero anche a cannonate il campanile cittadino e incendiarono il centro. Le donne, ivi comprese le monache, furono violentate dato che Brisighella, il paese dei mercenari brisighelli al soldo della Repubblica era stato saccheggiato dalle truppe pontificie e ai soldati ne era stata data notizia. È proprio a causa del saccheggio che tali truppe non parteciparono alla battaglia del giorno seguente, essendo intenti a vendere la refurtiva.

Il fatto scosse Luigi XII che dall’altra parte dell’Adda presso Cassano vide il borgo in fiamme, così che il 14 maggio, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e li sconfisse in modo sanguinosissimo il nella battaglia di Agnadello, ponendo così fine all’espansione veneta su terraferma. La Gera d’Adda e Treviglio resteranno così stabilmente coese a Milano.

Nel febbraio 1522, mentre la Gera d’Adda era coinvolta nella guerra d’Italia del 1521-1526 fra la Francia e la Spagna di Carlo V, alcuni soldati dell’esercito francese (li franzesi come erano chiamati all’epoca) furono insultati da dei concittadini sicuri della protezione data dagli Spagnoli. Tali soldati riferirono l’accaduto al loro generale e quindi la mattina di venerdì 28 febbraio 1522 il generale Odet de Foix, visconte di Lautrec al comando dell’armata di Francesco I in Italia che giovedì 27 febbraio decise di saccheggiare il borgo di Treviglio il giorno successivo.

I trevigliesi, resisi conto della gravità dell’accaduto e dell’impossibilità di ricevere alcun aiuto, si ritirarono nelle chiese per pregare. La mattina, dopo che il generale francese assieme ai suoi soldati stava espugnando la città, e a nulla erano valsi i tentativi dei quattro consoli della città che scalzi e con delle corde appese ai colli offrivano le chiavi cittadine al generale presso Casirate, l’immagine affrescata della Madonna dipinta fra Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino sul muro del campaniletto nella chiesetta del convento delle Agostiniane iniziò verso le ore otto antimeridiane a lacrimare e trasudare miracolosamente.

I fedeli si recarono quindi fuori gridando al miracolo, e il generale, dopo aver inviato i suoi soldati a verificare l’esattezza delle affermazioni asserite dai trevigliesi, si recò anch’egli nella cappella del miracolo. Qui, dopo aver passato a fil di spada il retro del muro per accertarsi che non c’erano inganni, depose l’elmo e la spada davanti alla Vergine, subito imitato dai propri soldati.

Tali armi, circa una ventina, restarono al comune di Treviglio che poi le donò ad un museo di Milano, conservando però quelle del Generale nel Santuario costruito a ricordo dell’evento. Esse sono esposte al pubblico nel periodo della festa del Miracolo che dalla sua istituzione il 1º giugno dello stesso anno si svolge l’ultimo giorno di febbraio.

Nel 1530, con la pace di Bologna, il borgo torna al Ducato di Milano. A seguito del miracolo, nel 1531 fu stabilito di celebrare l’evento con la festività e l’otto novembre 1583 il Cardinale e Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Milano Carlo Borromeo, in visita a Treviglio, dispone che si avvii la pratica per il riconoscimento del miracolo; in occasione di tale evento fu eretto un obelisco conservato ancora oggi nel piazzale del Santuario. Dopo l’elezione nel 1591 di quattro sovrintendenti per la costruzione del Santuario della Madonna delle lacrime, nel 1594 viene posta la prima pietra su progetto dell’architetto Bartolomeo Rinaldi.

Il 15 giugno 1619 l’icona della Beata Vergine delle lacrime fu traslata nel Santuario a Lei dedicato. Nel corso del 1600 le condizioni di vita in città continuarono a deteriorarsi, per via della lunga dominazione spagnola e delle pestilenze e calamità naturali che colpirono ripetutamente la Gera d’Adda, tra le quali quella di peste descritta da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi che scoppiò in città come violenta epidemia nel 1629, provocando la morte di ben 4.000 cittadini. A ricordo di tale nefasto evento è dedicato un secondo obelisco, sormontato da un teschio (richiamo alla morte nera) e posto di fronte all’istituto salesiano.

Nel 1647 il governo spagnolo delibera la vendita del comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini trevigliesi, orgogliosi della propria libertà ed autonomia, si riuniscono in consorzio e raccolgono 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi forma di prevaricazione.

Nel 1658 la città fu saccheggiata dai francesi guidati da Francesco I di Modena, che portano guerra in Lombardia.

Solo nel 1700 Treviglio ricominciò gradualmente a svilupparsi, seppure tra qualche ulteriore epidemia, tra le quali quella di vaiolo particolarmente virulenta, sotto la dominazione austriaca. Il 16 agosto 1705 la città rimane illesa dopo che francesi, accampatisi a Treviglio, e imperiali si scontrano presso Cassano d’Adda. Nel 1744 il Cardinale Giuseppe Pozzobonelli si reca in visita ufficiale e, a memoria di tale evento, viene costruito il terzo obelisco situato in piazza del popolo.

Nel 1758 il centro abitato si guadagnò il titolo di città.

Nel 1786 Treviglio e tutta la Gera d’Adda furono aggregate alla nuova provincia di Lodi della Lombardia austriaca, nel XXV delegazione della Gera d’Adda superiore con tutti i comuni non cremaschi della Gera d’Adda, tornando però già nel 1791 sotto quella di Milano.

Nel maggio 1798 divenne capoluogo del distretto XIV dell’effimero dipartimento dell’Adda, avente per capoluoghi Crema e Lodi; nel settembre successivo lo fu del distretto XVII del dipartimento del Serio, avente per capoluogo Bergamo; da allora, e fino ad oggi, Treviglio è compresa nel territorio della città orobica. Nel 1799 prima la retroguardia francese, composta da 18.000 uomini, e poi l’esercito austro-russo del generale Melas campeggiano in città.

Nel maggio 1801 fu capoluogo del terzo distretto, in base alla legge del 23 fiorile nono anno, per diventare poi capoluogo del decimo distretto della Roggia Nuova nel giugno 1804, in base al piano del 27 giugno 1804. In seguito lo fu del primo cantone del secondo distretto omonimo, in base al decreto dell’8 giugno 1805.

Capoluogo del primo cantone omonimo del secondo distretto di Treviglio e sede di viceprefettura aggregò nel gennaio 1810 Calvenzano e Casirate d’Adda in base al decreto del 31 marzo 1809.

Nel 1815 con la Restaurazione fu privata del titolo di città per la sua ferma opposizione al dominio austriaco. In base al compartimento territoriale del Lombardo-Veneto Treviglio fu inclusa nella provincia di Bergamo come capoluogo del decimo distretto, con la notificazione del 12 febbraio 1816.

Intorno al 1838 un’epidemia di colera colpisce la città. Con il nuovo compartimento territoriale delle provincie lombarde, disposto dalla notificazione del 1º luglio 1844, Treviglio fu confermato capoluogo del decimo distretto.

Il 15 febbraio 1846 fu costruita la tratta ferroviaria Milano-Treviglio, l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdinandea, seconda in Lombardia dopo la Milano-Monza e facente parte della quarta linea ferroviaria di tutta la penisola.

Data l’importanza raggiunta dalla città fu costruita una stazione austroungarica situata nei pressi dell’attuale stazione Ovest. Nel 1848 la città prende parte alla Primavera dei popoli insorgendo contro gli austriaci. Nel 1853, con il compartimento territoriale disposto dalla notificazione del 23 giugno, Treviglio fu inserita nell’undicesimo distretto.

La città fu, con il resto della Lombardia, ad eccezione della provincia di Mantova, annessa al regno sabaudo nel 1859, nel quale divenne capoluogo di un circondario della provincia di Bergamo.

In base al compartimento territoriale disposto dalla legge del 23 ottobre 1859 il comune fu incluso nel primo mandamento di Treviglio, nell’omonimo circondario della provincia di Bergamo.

L’8 gennaio 1860 Treviglio riacquista con grande onore il titolo di città per decreto firmato dal re di Sardegna Vittorio Emanuele II e contrassegnato dal capo del governo Urbano Rattazzi.

Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, con l’aggiunta della linea ferroviaria Treviglio-Cremona nel 1863, la città fu definitivamente avviata ad assumere il ruolo di punto di riferimento per la Gera d’Adda e di importante snodo viabilistico della regione; a partire da questi anni la vocazione industriale di Treviglio iniziò a crescere progressivamente, dando origine a una fase di sviluppo e progresso.

Nel 1899 il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, depone la prima pietra per l’ampliamento del Santuario su progetto dell’architetto Cesare Nava. A seguito delle modifiche apportate al Santuario anche il piazzale circostante viene risistemato e rinnovato secondo lo stile Liberty.

I balconi circostanti sono ancora caratterizzati da intrecci di motivi floreali così come il teatro Filodrammatici adiacente.

A favore dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, si schiera Cesare Battisti, trentino, che pronuncia il 27 dicembre 1914 uno storico discorso nella sede del Mutuo Soccorso.

A ricordo è stata posta una lapide presso la Cassa Rurale ed artigiana con scritto: “Qui Cesare Battisti nella grigia ora del dubbio svegliò coll’appassionata parola la fede in una patria completamente redenta in una umanità più sicura e più giusta”.

Durante il conflitto Treviglio riceve numerosi feriti dal fronte, che vengono curati nell’ospedale cittadino, situato nell’odierna biblioteca, tra i quali Benito Mussolini, che si sposa nel Collegio degli Angeli con Rachele Guidi il 16 dicembre 1915, dopo aver convissuto con lei a Forlì nel 1910 ed aver avuto la figlia Edda.

Sul finire della Belle époque al commissario di nomina regia viene sostituito un sindaco liberamente eletto dai cittadini. Tuttavia, a seguito dell’avvento del fascismo il sindaco eletto localmente viene sostituito dal podestà eletto direttamente dal governo.

La casa del Fascio era situata nell’attuale questura, a testimonianza restano dei fregi esposti nel giardino della scuola superiore Simone Weil.

La seconda guerra mondiale colpisce gravemente il comune che viene bombardato più volte dagli alleati per via del triangolo ferroviario (Bergamo, Milano e Venezia) ivi presente e delle due stazioni.

Un aereo solitario americano denominato Pippo è rimasto particolarmente impresso nella memoria dei concittadini.

Dopo la fine della guerra, come nel resto d’Italia, anche qui è ripartita, seppur lentamente, la ricostruzione grazie al piano Marshall.

La crescita economica è arrivata non negli anni sessanta, ma più tardi, intorno agli anni settanta, portando un notevole livello di prosperità.

In particolare durante i due mandati del sindaco Ermanno Riganti tra il 1966 e al 1975, ci fu un periodo di forte crescita nel quale Treviglio si trasformò da grosso villaggio di campagna ad importante città industrializzata.

Ancora oggi i redditi pro-capite degli abitanti di Treviglio sono tra i più alti della provincia e confrontabili solo a quelli della città di Bergamo.

Nel 1978 uscì il film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli”, con attori non professionisti locali, che vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes.

Il film ambientato a Treviglio, fu girato a Martinengo, ad eccezione di una scena in cui compare via Cavallotti col suo fosso teso a rappresentare i navigli di Milano. La via fu per questo “milanesizzata” con l’applicazione di insegne.

Nell’estate del 2006 con l’ampliamento della ferrovia è stata scoperta una bomba aerea americana risalente al secondo conflitto mondiale che, dopo l’evacuazione di interi quartieri, è stata fatta brillare nella cava della Vailata.

Il 2008 è l’anno in cui ricorre il millesimo anniversario della costruzione del campanile. Esso dovrebbe essere restaurato e reso finalmente accessibile ai cittadini.

La scala al suo interno è infatti pericolante e la struttura interna dell’edificio è più danneggiata rispetto a quella esterna che risulta molto solida e a superato i recenti controlli preliminari.

Treviglio è stata definita il cantiere infinito o il cantiere aperto dato che molte opere pubbliche sono in corso di realizzazione e molte altre sono in progetto.

A Treviglio, comunità assai vivace, di larga partecipazione democratica e oggi ricchissima di volontariato, é sempre stata notevole l’iniziativa imprenditoriale.


L’agricoltura, insieme al commercio, é stata predominante fino a pochi decenni fa con un fiorente artigianato sopratutto del mobile intarsiato e una forte produzione di seta di cui facevano fede i piú di 200000 gelsi impiantati sul territorio e di cui rimangono ora pochissimi esemplari. Oltre all’agricoltura, commercio e artigianato, negli ultimi decenni si sono sviluppati fortemente il terziario e sopratutto l’industria, specie nei settori metalmeccanico, elettromeccanico e chimico.


Le due principali industrie collocate sul territorio trevigliese sono il gruppo SAME LAMBORGHINI HURLIMANN (trattori agricoli) e la BIANCHI (biciclette), entrambe leader mondiali nel loro settore, che recano ovunque e col massimo onore anche il nome Treviglio.

Persone legate a Treviglio:
Bernardino Butinone, pittore
Renato Cialente, attore e doppiatore
Giovan Battista Dell’Era, pittore
Pier Luigi Della Torre, chirurgo
Giacinto Facchetti, ex bandiera dell’ Inter
Trento Longaretti, pittore
Piero Mentasti, politico e partigiano
Giuseppe Merisi, vescovo cattolico
Pietro Martinelli, compositore e musicista
Battista Mombrini, pittore e scultore
Ermanno Olmi, regista, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia, produttore cinematografico e scenografo
Luigi Ornaghi, contadino, attore non professionista ne L’albero degli zoccoli (impersonava Batistì, il capofamiglia protagonista)
Andrea Possenti, astrofisico
Edoardo Ronchi, politico, accademico ed ex ministro dell’ambiente
Ildebrando Santagiuliana, scrittore e storico
Tullio Santagiuliana, scrittore e storico
Carmelo Silva, disegnatore umoristico
Andrea Verga, medico e politico
Bernardo Zenale, pittore

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
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Stradario di Treviglio

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Stradario di Treviglio

Toponimi attuali e antichi

Dato che la denominazione ufficiale di vie e piazze e la relativa identificazione mediante targhe apposte dal comune è abbastanza recente, i nomi antecedenti sono tutti di origine popolare

I nomi rimarcano quindi particolari caratteristiche delle vie quali ad esempio il loro tracciato     (ad esempio via Stricta e via Torta),  la residenza di una famiglia  (ad esempio cantone degli Isacchi e cantone degli Zandi), un edificio importante  (ad esempio cantone di San Pietro e piazzale del Santuario) o, nel caso delle strade campestri, dalla località a cui erano dirette o alla quale erano più vicine  (ad esempio via Brignano e via Caravaggio).

Toponimi attuali 

In questa sezione sono presenti i nomi delle vie cittadine e campestri tuttora esistenti o, al massimo esistenti nella seconda metà del XX secolo.

Via degli Agostani
citata per la prima volta nel XVIII secolo come cantone, deve il suo nome all’omonima casa probabilmente da identificare come l’ex-edificio ricovero Brambilla-Crotta. La denominazione potrebbe tuttavia essere anteriore dato che la famiglia era risiedeva nel Quattrocento in una casa padronale all’angolo dell’odierna via municipio
Via Argini
via Arzenum nel XV secolo sorse nel Trecento a fianco di una roggia che diede il nome ad arzenos alla zona circostante.

Via Bergamo
via che prosegue un direzione nord verso il capoluogo, era in passato denominata via Pergami[1]. Realizzata nel 1314 fino al vicino comune di Arcene e perciò fu per un primo periodo denominata anche Strada de Arcenum . L’antica via per Bergamo, precedente al 1314 era spostata più a oriente dell’attuale e a sud proseguiva in direzione di Caravaggio.

Via Bicetti

in passato cantone di San Pietro conduceva alla chiesa omonima (da non confondere con l’omonima della zona nord di epoca successiva) che aveva il suo ingresso al termine della via[1].
Via Del Bosco
antica via campestre tra Treviglio e Cassano, esistente già in epoca preromana e la s’incontra negli statuti trecenteschi del comune come via del Buscho in quanto zona in passato coperta da boschi sottocosta.
 Presenta un terrazzamento morfologico che la interseca perpendicolarmente, creando così una tortuosa discesa.
Via Brasside
dalle evoluzioni medioevali breda, brayda e braxida, particolarmente diffuse in tutto il territorio lombardo, indicano a Treviglio varie località campestri in atti del XV secolo, tra cui la località in cui sorge l’attuale via Brasside denominata in Braxida e una in Breda verso il vicino comune di Caravaggio[1].
Via Bressana
già strada di Romano nel XVIII secolo, si stacca da via San Zeno e potrebbe corrispondere alla via Bressana de supra citata in epocamedioevale, poiché via Pagazzano era denominata via Bressana de subtus[3].
Via Brignano
via che conduce al vicino paese, era denominata via Brignani già nel XVI secolo, a cui risale la prima testimonianza[3].
Via Bernardino Buttinoni
già cantone Vasella nel XVIII secolo, la via fu aperta nel 1450 con la sconsacrazione del cimitero antico, che occupava gran parte dell’area tra la Basilica e la via Giacomo Sangalli[3].
Via Fratelli Buttinoni
da fine XVI secolo fino al secondo dopoguerra fu via dei Moroni, con probabile riferimento ai gelsi (morus in latino e morù in dialetto) piuttosto che all’omonima famiglia presente nel borgo dal XIII al XVI secolo[3].

Piazza Agostino Cameroni
è la piazza posta di fronte alla zona del mercato e anche per tali motivi è spesso chiamata piazza del mercato.
Via Canonica
via che attraversa la frazione della Geromina e conduce all’omonimo comune.
Via Caravaggio
via che conduce al vicino comune, corrisponde alla strada statale 11. Negli statuti del 1392 denominata via Caravagli, in prossimità di essa fu ritrovata la gatta, eterno pomo della discordia tra i due comuni[3].
Via Felice Cavallotti
in passato denominata via Pontirolo e Corso Napoleone tra il 1859 e il 1861 conduce da via Roma, sede dell’antica porta Zeduro, a via Pontirolo[4]. Nel Cinquecento era denominata strada di Santa Maria delle Grazie a testimonianza della vicina chiesa dedicata a Santa Maria Rossa[4]. Appare in una scena de L’albero degli zoccoli in cui appare il suo fosso che in passato portava l’acqua al fossato delborgo.
Vicolo Chiuso
in passato aperto, conduceva alla via campestre della Pelosa[4].

Vicolo Maffeo De Bullis
nel XVII secolo era il cantone infra la sala comprendeva un tratto tuttora facente parte di via Matteotti che la collegava con via Mulazzani[4]. Nel 1869 fu cambiato il nome in Via Maffeo Gallinone per l’errata convinzione che il Maffeo in questione, ambasciatore presso gli Sforza facesse parte dell’omonimo casato[4]. Andrea Verga, appurato che facesse parte della famiglia De Bullis, fece cambiare in modo definitivo il nome della via che divenne quello attuale[4].
Viale Alcide De Gasperi
viale che collega il centro storico alla stazione centrale.

Via dei Facchetti
già cantone dei Facchetti, era una chiusa posta in fondo dall’ospizio del Santissimo Crocifisso e dal monastero di San Pietro[5]. La presenza della famiglia risalirebbe al XVII secolo dal momento che durante il secolo precedente i Facchetti risultino essere presenti sul territorio comunale solo come famiglia contadina residente sulla strada per Pagazzano[5].
Via Fissi
via Ficii nel 1560, deve il suo nome alla famiglia dei Fici (o Fichi) del XVI secolo[5].

Via Fratelli Galliari
asse principale del centro storico, vi era situata l’antica via di porta Torre[5]. Probabilmente una strada sorgeva in tutto o in parte sull’attuale tracciato per congiungere il castrum vetus con il villaggio di Portoli[5]. Nel XVIII secolo era chiamata Via dei Nobèi (Via dei Nobili), per la forte concentrazione di palazzi signorili[6].
Piazza Giuseppe Garibaldi
Sede del cimitero dal 1450 al 1781, fu denominata così per la presenza di una statua dedicata al padre della patria poi spostata in un vicino parco[5]. Anticamente fu denominata Piazza del Cimitero Vecchio (1789), Piazza del Teatro (1869) e Piazza di Santa Marta(1420)[5]. 
Piazza Insurrezione
in epoca medioevale era ricoperta dal fossato e in minor parte dalle mura del Filagno dal lato del centro storico e dall’omonima porta[7]. Lo spiazzo davanti alla vicina chiesa di San Rocco era adibito a mercato dei suini[7]. Fu denominata piazza San Rocco a seguito dell’edificazione della stessa intorno al XVII secolo e a partire dalla seconda metà dell’Ottocento piazza dei sette fratelli Buttinone, patrioti cittadini che sopravvivendo parteciparono a molteplici battaglie risorgimentali[7].
Via Isser
conducendo alla località ad cerros in cui sorge Castel Cerreto fu denominata Via di Sèr(Via dei Cerri) e a partire da fine Ottocento Isser[7].

Piazza Luciano Manara
in epoca medioevale piazza della comunità, Platea Comunitatis, per sottolineare la sua neutralità, e in epoca moderna piazza maggiore, è stata nel 1869 intitolata al patriota scomparso prematuramente pochi anni dopo la sua permanenza in città[7]. Vi è situata la casa in cui egli alloggiò.
Via Pietro Martinelli
è dedicata allo storico capo della banda civica.
via piuttosto recente dal momento che in passato il suo tracciato era occupato dallazzaretto cittadino citato nel XVIII e XIX secolo[7]. Prima della demolizione del lazzaretto era una delle vie più povere e malsane del centro storico.
Via Milano
via che conduce dalla stazione ovest alla strada statale 11 in direzione di Milano.
Via Municipio
via che affianca il municipio cittadino e la casa gotica, dal 1514 prese a chiamarsi cantone di San Giuseppe a seguito dell’omonima chiesa qui eretta che fu con la chiusura delmonastero e la sua riconversione fu inglobata nel municipio[8].

N  

Vicolo Nazari
in passato vicolo Mancasale, molto probabilmente in origine Mancasole[8].

Vicolo Poggetto
nome di origine medioevale privo di riferimenti, dal momento che non risulta esser esistito un poggio o un rialzo di terreno e perciò si ritiene che il nome derivi dalla corruzione di qualche antica parola (ad esempio da porcettus = maialino oppure da progestus = portato avanti in quanto vicolo periferico attaccato alle mura)[8].
Via Pontirolo
via principale della zona nord che conduce al paese di Pontirolo Nuovo.
Piazza del Popolo
già piazza del Rivellino (o aia del Rivellino) e poi Agostino Cameroni. Fino al settecento erra uno spiazzo comunale in cui si teneva il mercato della verdura[8]. Nel 1744 a seguito della visita del cardinale Pozzobonelli e dell’apposizione dell’obelisco la piazza fu nominata piazza della Nuova Croce[8].
Via Ambrogio Portaluppi
via in cui il protonotario apostolico costruì grazie alla società di mutuo soccorso le case operaie.

Via Roma
sede dell’antica porta Zeduro (o Zelute) è uno dei quattro principali assi del centro storico cittadino, fu sede di un signore in epoca medioevale che riscuoteva le tasse (dal tedesco Zehute pagamento della decima)[9].
Via Ronchi
il nome della via, assieme a quello dell’omonima cascina si riferiscono non a una famiglia di Ronchi, bensì alla località ad ronchos, nella quale si trovano cioè dei rovi[9].
Via Rossaro
nel XV secolo conduceva al cascinale “alli Rossari”, il cui nome è senza riferimenti[9].

Via Giacomo Sangalli
nel Settecento via Valisela per via della vicinanza con l’omonima piazza, fu aperta dalla porta di Oriano nel 1000 per poi essere chiusa nel 1420, a seguito dell’apertura nella parallela via San Martino, e venendo così denominata via di Porta Stoppa[9]. Nel XIX secolo torna tuttavia a chiamarsi via di Porta Oriano il nome Oriano viene poi attribuito al viale che va dalla Piazza Cameroni posta all’uscita dell’omonima porta a Piazza Insurrezione, ove si trova la porta Filagno[9].
Via San Martino
già sede dell’antica via di Porta Nuova, aperta con la chiusura della porta Oriano nella parallela via Sangalli, fu così denominata perché affianca l’omonima basilica.
via che lambisce l’ex-monastero delle agostiniane nella cui chiese la Madonna versò le sue lacrime miracolose[9].
Piazza Tullio e Ildebrando Santagiuliana
piazzetta posta all’interno dei vicoli del centro, è dedicata ai due storici trevigliesi.
Piazzale del Santuario
piazzale posto intorno all’abside del santuario ha mutato radicalmente forma con l’ampliamento del santuario di inizio XX secolo e con la distruzione del corridoi che collegava il monastero al santuario. In epoca antica vi sorgeva l’orto del monastero[9].
Piazza Giuseppe Setti
dal XVII secolo piazza del Quartiere e aia militare, dato che nell’antica Treviglio tali termini erano sinonimi[2]. Vi si stendeva il grano comunale ad asciugare[2].
Vicolo Silva
vicolo posto a fianco dell’omonimo palazzo, prende il nome dell’omonima famiglia di marchesi spagnoli che li risiedeva[2].

Vicolo Terraccio
vicolo chiuso del centro esistente già in epoca medioevale, con l’abbattimento delle mura non si aprì ma restò chiuso come altre vie. Il nome sembra derivi dal terraggio, cioè dal camminamento presente sulle mura.
Via Torta
fu così denominata nel XVII secolo per la tortuosità del suo percorso, il nome torta indica appunto che è storta[2].

X

Via XXV Aprile
via recentissima il cui tracciato non presenta precedenti dato che fino al 1509 vi sorgevano per una parte del suo tracciato il conventodegli Umiliati e la chiesa di San Giacomo, distrutti in quell’anno a causa del Sacco di Treviglio[2]. Successivamente furono costruite a cavallo dell’attuale via alcune case dotate di orti[2].

Piazza Vallicella
piazza isolata del centro vi si tiene il mercato del pesce e rappresenta il punto più basso di tutto centro storico[2]. In passato, posta contro le mura del borgo, era denominata Varisèla per la depressione del terreno[2].
Via Andrea Verga
uno dei quattro principali assi del centro conduce dalla piazza in direzione sud, è dedicata all’omonimo chirurgo e fu via di porta Filagno fino all’Ottocento rimanendo invariata nel tracciato[2]. Fu citata per la prima volta insieme all’omonima famiglia in una pergamena dei Gonzaga nel 1259[2].
Vicolo Andrea Verga
già vicolo Cantoncello e nel Seicento vicolo della Zucca[2].
Via Vesture
nome la cui origine e datazione sono tuttora ignote[2].

Via Zanda
via del centro prende il nome dalla famiglia medievale degli Zandi che qui risiedevano nel Quattrocento[2].
Via Zara
congiunge via Casirate con viale De Gasperi[2].
Via Bernardo Zenale
nel XIX secolo era denominata via Marchetti ma nel XV secolo era il cantone di San Cristoforo dato che dal 1367 vi sorgeva l’omonimachiesa[2].

Toponimi scomparsi 

In questa sezione sono presenti i nomi di strade che non esistono più o restano anonime nel loro tracciato campestre[10].

Via Anticha
citata già nel XV secolo, corrisponde alla strada Gerola di sopra e in parte a quella della Ganassina, posta tra via Garzonieri e via Castolda vecchia[11].
Via Fernorii
citata nel 1287, faceva da carobium (“Crocicchio”) con la via San Nicolao[11].
Via Fongherii
citata nel 1287, era posta tra via Pagazzano e via Castolda vecchia[11].
Via Nova
citata più volte tra i secoli XV e XIX, è attualmente denominata via Nuova Bressanina ed è posta a est di via Caravaggio[11].
Via Rosèr
citata nel XVIII secolo in forma dialettale, corrisponderebbe alla via Rossari odierna[11].
Via Sant’Agnese
località in cui sorgeva l’omonima chiesa, è citata per la prima volta in una sentenza di delimitazione dei confini con il vicino comune diCaravaggio del 1382[11]. Un successivo contratto del monastero di Sant’Agostino evidenzia come la chiesa fosse posta vicino allacascina Ombrella[11]. Attualmente la via non esiste più, dal momento che sorgeva tra la via Brignano e la Via Garzonieri di sopra[11].
Via San Nicolao
strada consorziale, nominata nel 1230[12], che conduce alla cascina del Santissimo dove probabilmente sorgeva l’omonima chiesacitata dalla bolla di papa Adriano IV del 1255[11].
Via San Pietro
via Sancti Pietri che conduceva all’omonima chiesa a nord della Bassana corrisponde a via Garzonieri di sopra[11].
Via Stricta
via stretta del XV secolo posta nelle vicinanze della via Anticha, di essa non resta oggi alcuna traccia[11].
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Storia, fede, tradizione.

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Storia, fede, tradizione.

Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522.

Con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.

Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a  Lautrec.

Ma proprio quando ogni speranza sembra perduta, ecco provenire dalla vicina chiesetta delle Agostiniane un gruppo di donne che acclamano al miracolo e invitano Lautrec a constatare di persona le lacrime che sgorgano dall’immagine della Madonna.

ll generale depone allora la spada e decreta la fine dell’assedio.Il ‘500 segnò un periodo particolarmente infelice per Treviglio: già nei primi anni del secolo fu vittima delle contese tra Veneziani e Francesi.

Nel 1509 i Veneziani saccheggiarono e depredarono il Borgo, appiccandovi diversi incendi che distrussero persone, edifici e ricchi patrimoni librari e documentari.

Cacciati i Veneziani dai Francesi, la Gera d’Adda diventò oggetto di conquista per Carlo V di Spagna presente a Milano e al quale i Trevigliesi chiesero protezione, suscitando le ire dei Francesi, che, guidati dal generale Odetto di Foix, visconte di Lautrec decisero di muovere battaglia contro Treviglio.

Storia, fede, tradizione.

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Edicola Trevigliese del Passato

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Edicola Trevigliese del Passato I Giornali di Treviglio

Il Popolo Cattolico è un settimanale di stampo cattolico fondato da Monsignor Ambrogio Portaluppi nel 1921.Il Popolo Cattolico, tra pochi ancora rimasti nei centri minori, ha continuato a pubblicare i suoi numeri anche durante il secondo conflitto mondiale senza alcuna interruzione.Il Popolo Cattolico è stato il trampolino di lancio del disegnatore satirico, noto in ambiente sportivo, Carmelo Silva. Attualmente è diretto da Amanzio Possenti.Il giornaledi Treviglio è un giornale piu’recente, nato nel 1997. Poi c’è “Il Biligot”, periodico satirico che il 28 Febbraio di ogni anno è presente nelle edicole di Treviglio e dintorni nasce nel 1928.Il periodico ha superato guerre , tragedie e traversie varie ma continua anno dopo anno , con il suo aspetto ironico, a “fotografare” cose e persone della citta’ di Treviglio.

La Tribuna : Mensile di politica, cultura e attualità della Pianura Bergamasca fondato nel 1975 e pubblicato sotto la direzione di Roberto Fabbrucci fino al Novembre del 1999 , ha costituito un preciso punto di riferimento nel dibattito politico-amministrativo locale dagli anni ’70 Ma questi giornali hanno avuto dei predecessori, sin dalla fine del 1800.

Edicola Trevigliese del Passato

“Il Santuario di Treviglio” Periodo di stampa: 1 gennaio 1898-1 dicembre 1926.

Uscita quindicinale dal 1898 al 1907; poi mensile fino al 1 Dicembre 1926 “Il Santuario della Beata Vergine delle Lacrime di Treviglio” venne realizzato tra il 1594 ed il 1619 in un’area attigua al Monastero delle Agostiniane. “Il Santuario di Treviglio” era il bollettino ufficiale.Il giornale, che continuò la pubblicazione anche dopo l’ultimazione dei lavori di ampliamento, avvenuta nel 1902, riporta in ogni numero i nomi dei donatori nonché i nomi di coloro che lavorarono gratuitamente al cantiere;Interessante la rubrica “Memorie trevigliesi”, in cui vengono riportati fatti storici ripresi dai testi di Emanuele Lodi e di Giovanni Maria Camerone o vengono descritti monumenti significativi non più esistenti.

La Sveglia , periodo di stampa : 12 gennaio 1907 – 18 dicembre 1920. Era un settimanale (uscita il sabato). Durante gli anni della Grande Guerra, il periodico si occupa di una cronistoria precisa e puntuale del conflitto, segnalando anche i soldati di Treviglio e della zona caduti sul campo di battaglia e pubblicando le lettere che i soldati al fronte scrivevano ai loro cari, facendo così da tramite tra militari e famiglie.

Il Campanile: Giornale della Città e Circondario di Treviglio , periodo di stampa: 18 agosto 1895 – 28 febbraio 1914

Era un settimanale (uscita il sabato). riportava fatti di cronaca e a carattere politico riguardanti Treviglio e i paesi vicini. Supplementi – LA CINCIRIMBACOLA: supplemento straordinario 1896-1899; – IL CINCIRIMBACOLINO: supplemento mensile illustrato 1902-1904. “Cincirimbacolino”, a carattere umoristico, conteneva battute ironiche rivolte a personaggi trevigliesi

Cronaca Trevigliese, periodico settimanale della Città e Circondario di Treviglio , periodo di stampa : 2 gennaio 1886-30 dicembre 1893- 21 novembre 1896.

Nel 1886 settimanale (sabato); dal 1887 trisettimanale (martedì, giovedì, sabato); dal 1890 bisettimanale (mercoledì e sabato ) Dal 1889 n. 110 i numeri pubblicati il giovedì sono interamente dedicati all’agricoltura, con l’aggiunta di una doppia e propria numerazione e con il cambio del complemento del titolo in: Organo del Comizio Agrario di Treviglio. Dal 1890 il complemento del titolo scompare; conteneva un supplemento illustrato della cronaca trevigliese.

Il Risveglio:  Giornale democratico di Treviglio e Circondario,  periodo di stampa gennaio 1907- 24 dicembre 1908.(Settimanale il sabato).Apertamente anticlericale: non solo i contenuti degli articoli manifestano una chiara opposizione al clero e ai suoi sostenitori, ma anche il linguaggio utilizzato non è privo di parole particolarmente colorite In ogni numero compare la rubrica “Asterischi”, dove vengono riportate battute salaci contro il clero, nonché la rubrica “Stato civile”, in cui vengono riportati i matrimoni e le morti, con distinzione tra “a domicilio” e “in ospedale”.

Gazzetta Trevigliese , periodo di stampa : 4 gennaio 1862- 17 marzo 1864. ( Settimanale inizialmente il Giovedi poi il Sabato ) Dal 1864 il periodico continua con il titolo L’Associazione: Gazzetta del Circondario di Treviglio; il complemento del titolo cambia. Il programma de “La Trevigliese: Gazzetta del Circondario di Treviglio” è contenuto nel sottotitolo, che così recita “Storia contemporanea, letteratura, commercio, arti, industria, agricoltura, atti e notizie ufficiali, annunci pubblici e privati”: coerentemente con le premesse il giornale riporta in ogni numero parecchie notizie di attualità, soprattutto legate alla storia d’Italia ed ai problemi connessi al governo dello Stato, unite a notizie di cronaca locale, brani di letteratura, informazioni riguardanti lo stato dell’agricoltura e dell’economia sia a livello locale sia a livello internazionale e annunci economici di ogni tipo. 

Tutte le immagini tratte da : Treviglio tra le pagine

( Raccolta multimediale delle riviste Trevigliesi )

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Rievocazione Storica : Miracol Si Grida

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Rievocazione Storica : Miracol Si Grida

Treviglio Miracol si grida

Miracol si grida è una sfilata e rievocazione storica che si svolge nel centro storico di Treviglio la prima domenica di marzo di ogni anno , per commemorare il Miracolo che salvò la città di Treviglio da distruzione certa il giorno 28 febbraio 1522.

Treviglio (BG) Rievocazione storica festa del Miracolo della Madonna Della Lacrime

Miracol si grida 2018

Da : bergamo.corriere.it

di Rosanna Scardi

Costumi d’epoca, armi e 250 figuranti per uno spettacolo che fa rivivere la storia a cielo aperto. La rievocazione «Miracol si grida!» si rinnova domenica a Treviglio per la diciassettesima edizione.

L’evento, organizzato dalla Proloco, chiuderà la festa patronale che ricorda il 28 febbraio 1522 quando la città fu salvata dall’invasione francese dopo che le lacrime sgorgarono dall’affresco della Madonna dipinta su un muro del Monastero delle Agostiniane. I Cantù di Martinengo hanno fornito gli abiti, mentre le compagnie di teatro dialettale Zanovello e Bonfanti hanno messo a disposizione attori e guide.

Alle 15, i quattro cortei composti dalle classi più agiate partiranno da via Roma, Galliari, San Martino, Sangalli, ovvero le porte Zeduro, Torre, Nuova e Filagno, per confluire verso piazza Insurrezione. Ad attenderli ci saranno i popolani, indaffarati nei mestieri in campagna, che scacceranno la legione francese, impersonata dagli Amici del cavallo di Caravaggio. Il gesto farà infuriare il generale d’Oltralpe Odet de Fois, visconte di Lautrec, descritto nei documenti dell’epoca come «più duro del diamante, più crudo della tigre, più saldo dello scoglio». Il comandante sarà interpretato da Giovanni Grippa, caravaggino, professione macellaio, avvolto da un mantello rosso, con l’elmetto adornato dalle piume, l’armatura in ferro, attorniato dai fidi cavalieri e dai soldati. A quel punto, 4 consoli invocheranno pietà, presentandosi davanti a lui scalzi, con il cappio al collo e le chiavi del borgo. Poi ci proverà anche Bernabò Visconti. Dalla chiesa di San Rocco uscirà anche monsignor Serbelloni, interpretato dallo scultore trevigliese Bruno Manenti, accompagnato dal clero, che reciterà una preghiera. Ma ogni tentativo risulterà inutile. Il generale sguainerà la spada alzandola al cielo in segno di sprezzo. I cortei si muoveranno, poi, verso piazza Garibaldi dove il popolo, calandosi nella parte con grande partecipazione e tra lo scampanio a festa, annuncerà il miracolo avvenuto all’alba. Tutti si riverseranno in strada e avverrà la conversione: il terribile comandante, commosso, risparmierà Treviglio. Alle 16.30, in piazza Cameroni Lautrec deporrà l’elmo davanti all’immagine sacra, mentre il popolo intonerà l’inno a Maria. E in piazza Garibaldi alle 17.15 il gran finale con l’esibizione degli sbandieratori di Urgnano. La sfilata, animata dal volteggiare delle bandiere, sarà accompagnata dal rullio dei tamburi e dalla melodia delle chiarine. La regia della rievocazione è affidata a Gianpietro Sangaletti.

 

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Storia del Santuario

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Storia del Santuario

Storia del Santuario tratto da : comunitapastoraletreviglio.it

ll 28 febbraio 1522 rappresenta, per gli abitanti della cittadina di Treviglio (BG), una data storica ed è ricordata ancor oggi con grande solennità. Alle otto del mattino infatti, anche l’ora è tramandata con estrema precisione, la Madonna, versando copiosissime lacrime, salvò il borgo da sicura strage, saccheggio e distruzione.

Il contesto storico Per comprendere meglio quegli straordinari avvenimenti occorre tuttavia qualche premessa di carattere storico. Si combatteva, a quei tempi, una lunga e sanguinosissima guerra fra il Re di Francia Francesco I e l’Imperatore Carlo V. Conflitto ricordato come “Prima guerra franco-spagnola” che durò dal 1521 al 1526.

La Lombardia, fu teatro di dure battaglie dall’esito alterno. Razzie e saccheggi ne erano l’immancabile corollario. Nei frangenti in cui si inseriscono i fatti qui raccontati, era in corso una violenta controffensiva dei francesi che, costretti poco prima a ritirarsi a Cremona, intendevano punire severamente Treviglio per il suo appoggio a Carlo V. Questi erano guidati dal comandante Odet de Foix visconte di Lautrec (1485 – 1528) che le cronache ricordano come un valente comandante militare, ma anche un uomo sanguinario e crudele.

Alcuni abitanti di Treviglio, aizzati da un certo Giovanni Landriano, della fazione favorevole agli imperiali, insidiano a più riprese le truppe francesi in ritirata, per cui il generale Lautrec, irritato, ordina la distruzione della città.

Il pianto miracoloso Il 27 febbraio 1522 giunge così a Treviglio la triste notizia che Lautrec si sta muovendo da Cremona con l’intenzione di saccheggiare e distruggere la città. Risultano purtroppo inutili tutti i tentativi di mediazione da parte dei Consoli e del Clero.

La popolazione, perduta ogni speranza umana, pone dunque tutta la sua fiducia in Dio e nella Vergine Maria: le chiese si affollano, si veglia tutta la notte in preghiera. All’alba del 28 febbraio la città si desta gravata da un silenzio funereo, rotto solo da singhiozzi di disperazione. Improvvisamente però una voce si diffonde per ogni contrada, accolta da grande emozione:“Miracolo! Miracolo! L’immagine della Vergine in S. Agostino piange e suda!”.

Verso le ore 8 di quel venerdì 28 febbraio 1522, l’Immagine della Madonna dipinta sul muro della chiesa di S. Agostino, annessa al monastero delle Agostiniane, incomincia a spargere abbondantissime lacrime dagli occhi e sudore da tutto il corpo. Alcune donne, più vicine all’affresco, sentendo delle gocce cadere, pensano che piova; ma dalla finestra il cielo appare sereno e lo stillicidio risulta quanto mai abbondante. Inoltre il muro accanto all’immagine è perfettamente asciutto. Tra la meraviglia e la commozione generale, si constata che gli occhi della Madonna versano lacrime e che tutto il corpo è cosparso di abbondante sudore. Si grida al miracolo, si accorre da ogni parte!

I soldati francesi constatano il fatto e, profondamente impressionati, ne informano Lautrec che, a cavallo, giunge subito presso la chiesa di S. Agostino, vi entra e constata che l’Immagine della Madonna è velata di lacrime e di sudore, mentre rimane perfettamente asciutta quella del Bambino, come pure il muro circostante. In preda a grande commozione,piega il ginocchio davanti alla Vergine, tenta egli stesso di asciugare con un panno quel pianto, ma le lacrime ricompaiono, ed il prodigio continua per sei ore consecutive.

Il generale Lautrec, impressionatissimo, assicura gli abitanti di Treviglio del suo perdono. Tutta la città esulta di gioia; le campane della città suonano a festa, tutti esultano mentre il generale e gran parte degli ufficiali, in ginocchio, depongono ai piedi della Madonna le armi e le corazze.

L’evento straordinario viene ufficializzato da un atto pubblico, rogato dal notaio Orfeo Dainelli e sottoscritto da numerosi notabili testimoni. Il 1 giugno del 1522  il Consiglio Comunale di Treviglio delibera l’istituzione, in perpetuo, di una festa l’ultimo giorno di febbraio di ogni anno, a perenne ricordo del miracolo ed in ringraziamento alla S. Vergine.

La data del 28 febbraio, a quasi cinque secoli di distanza ancora oggi è vissuta con grande fede e devozione. Quella mattina, le campane tacciono, come il Venerdì Santo; la gente si raccoglie silenziosa nel Santuario a pregare davanti all’Immagine della Madonna, coperta da un velo. Quando dalla torre scoccano le ore otto, si sciolgono tutte le campane della città in un festoso e lungo concerto, cala la tela che copre il volto di Maria e la gioia di tutti esplode nel canto di ringraziamento.

La costruzione del Santuario 

Già prima del riconoscimento ufficiale della Chiesa, giunto nel 1583, la devozione popolare si diffuse, enormemente ben oltre i confini cittadini, mentre i trevigliesi erano ansiosi di erigere un nuovo tempio per venerare la prodigiosa Immagine.

Solo all’inizio del 1594 il Consiglio comunale diede avvio ai lavori. Furono dunque acquistate ed abbattute le case che si trovavano sull’area prescelta ed il 25 marzo 1594 si potè deporre la prima pietra. Il nuovo tempio fu progettato in forma rettangolare da Tolomeo Rinaldi e sorse tra la via di Porta Torre e il Monastero di Sant’Agostino, al quale l’edificio doveva essere fisicamente connesso per richiesta delle Monache, custodi della Sacra Immagine.

Si procedette quindi, nel giugno del 1619, al “taglio” della sacra Effige dal vecchio campanile e si procedette, con grande festa e concorso di popolo – e con la presenza del card. Federico Borromeo -, alla traslazione della prodigiosa Immagine nel nuovo Tempio.

Si iniziarono poi le opere di abbellimento del Santuario con grande partecipazione e contributo di ogni ceto sociale. Nel 1668 si deliberò di costruire il prezioso altar maggiore in marmi neri a cui poi seguirono notevoli opere di decoro tra cui diverse opere dei Montalto, la volta dei Molinari ed infine la facciata.

Nel 1799 il monastero delle Agostiniane venne soppresso e le relative proprietà incamerate dal Comune che le adibì ad usi civili (acquistate dalla Parrocchia verso la fine del secolo XIX).

L’ ampliamento del Santuario Nel 1835-1838 si costruì il campanile e si iniziò a pensare all’ampliamento del santuario. Al riguardo, un primo disegno fu preparato nel 1854 dall’arch. Renzanigo. Se ne riparlò nel 1897 e fu don Francesco Rainoni, curato di Treviglio, a promuovere fortemente l’avvio dei lavori. Venne incaricato l’ing. Cesare Nava di Milano di progettarne la realizzazione, avendo però cura di conservare il manufatto esistente.

Preoccupava molto l’onere economico da sostenere e nel 1898 si incominciò a pubblicare un Bollettino del Santuario. Subito iniziarono a fluire offerte cospicue e costanti da tutti i ceti sociali e nel 1899, definito ed apprezzato il progetto del Nava, si potè finalmente annunciare: “si incomincia”.

Il 24 febbraio 1899 S.E. il card. Ferrari, Arcivescovo di Milano, venne a deporre la prima pietra della nuova fabbrica e poi, di nuovo nel luglio 1900, il card. Arcivescovo Ferrari venne a visitare i lavori e fissò le feste e le cerimonie di inaugurazione – e consacrazione – per il 9,10,11 agosto del 1902.

Occorreva però recuperare anche l’antica chiesetta del miracolo ch’era stata adibita ad uso profano; in breve tempo, con l’artistico altare dell’ing. Bedolini e con affresco del pittore Rivetta di Milano, la chiesetta del miracolo riebbe il suo decoro, mentre il 18 febbraio 1908 il Preposto mons. Nazari la benediceva e vi celebrava la Santa Eucaristia.

Nel nuovo santuario si avvertiva forte anche l’esigenza della decorazione dell’abside e della volta, ma lo scoppio della prima guerra mondiale interruppe ogni velleità in merito.

Si riprese con ardore nel 1919 quando il pittore Cresseri si dedicò alla decorazione dell’abside, con rappresentazioni della storia del miracolo, conclusa nel luglio del 1921.

Furono poi dipinte anche “la Nascita” e “la Crocifissione” sulle pareti laterali del presbiterio ed infine la grandiosa “Assunzione” nella tazza del presbiterio.

I restanti lavori di decoro, commissionati al pittore Bevilacqua, continuarono solo nel 1937 con la decorazione delle vele della cupola ogivale del Santuario, terminate nel 1939, e poi i quattro quadri sottostanti che illustrano alcune scene della vita di Maria.

I lavori di decorazione terminarono nel 1940 quando furono completate le due cappelle laterali del transetto.

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Treviglio, cent’anni del Filodrammatici

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Treviglio, cent’anni del Filodrammatici
Luglio 2005
( www.ecodibergamo.it )E.Roncalli

Cent’anni tra la gente di Treviglio, prima era Salone delle associazioni cattoliche, utilizzato durante le guerre come ospedale, poi sede di un’industria, e dal 1948 sala teatrale.

È il Teatro Filodrammatici, inaugurato il 15 luglio 1905.

E la «sua» gente, i trevigliesi, si ritroveranno ancora una volta nel grande salone completamente ristrutturato nel 1987 grazie all’intervento della Cassa Rurale.

Questa volta il protagonista sarà prorio il teatro, da un secolo sfondo delle commedie e delle tragedie della storia.

Nel corso della sua storia il Filodrammatici ha ricoperto ruoli diversi e molteplici: da sede di associazioni a ricovero per feriti di guerra a teatro, ma è proprio in veste di cinematografo che è stato consegnato alla città nel 1905.

Nelle cronache dell’epoca è, infatti, possibile trovare notizie sull’acquisto di una macchina per cinematografo, grazie all’interessamento di monsignor Antonio Pellenghi.

L’opera è stata poi realizzata dalla banca di credito cooperativo, che ha commissionato all’ingegner Carlo Badolini il progetto del «Palazzo delle associazioni cattoliche col teatro», struttura in stile Liberty con sale spaziose e comodità d’ogni tipo.

Allo stabile fu dato il nome di Casa di Sant’Agostino, per ricordare l’epoca storica del convento delle Agostiniane.

Durante la Prima guerra mondiale divenne ospedale militare, mentre dal 1940 al 1945 è stata sede dell’industria «Face» di Milano.

In quegli anni l’attività teatrale della città si teneva in gran parte nel Teatro sociale di piazza Garibaldi, fondato nel 1912 e abbattuto nel 1964 per far posto all’Upim.

Virginio Monzio Compagnoni ( Treviglio Amarcord )

Filodrammatici interno

Treviglio Dicembre 1955 Filodrammatici

 

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La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

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La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

Il Teatro Filodrammatici di Treviglio nasce da un progetto del 1898 dell’architetto Carlo Bedolini riguardante l’ampliamento del Santuario, ad opera della Cassa Rurale.

La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

Il “Palazzo delle associazioni cattoliche col teatro” è stato poi realizzato nel 1905 in perfetto stile Liberty: le sale interne e gli elementi architettonici esterni presentano ornamenti ispirati alla natura. Alla struttura appena nata è stato dato il nome di Casa di Sant’Agostino per ricordare l’epoca storica del convento delle Agostiniane.Durante la Prima guerra mondiale è diventata ospedale militare mentre dal 1940 al 1945 è stata sede dell’industria Face di Milano. La struttura ha preso il nome di Teatro Filodrammatici nel 1948 esordendo con la compagnia drammatica “Circolo San Luigi”. Negli anni seguenti ha accolto la compagnia “Bona Ars”, scioltasi nel 1940, di cui faceva parte Alfredo Ferri, presidente onorario della Cassa Rurale. Nel 1955 è stata fondata la Compagnia Stabile di prosa Città di Treviglio, in versione dialettale, dalla fusione della omonima Compagnia che, guidata dal valido Gino Gaigher, recitava in lingua italiana n dal lontano 1946 con altri elementi della dialettale “Tommaso Grossi”. È però ancora per opera della Cassa Rurale che il Teatro Filodrammatici, rimasto sempre di proprietà della Parrocchia, ha potuto vivere una nuova giovinezza grazie all’intervento di ristrutturazione per un miliardo e mezzo di lire interamente stanziato dalla banca.

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Wikipedia : La Storia di Treviglio

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Storia di Treviglio

La storia della città di Treviglio, in provincia di Bergamo, nell’area della Gera d’Adda, comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola[1]. Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso inepoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.

Prima della conquista romana

Poco si sa di ciò che avvenne nel territorio di Treviglio prima della sua fondazione, data la scarsità di reperti rinvenuti. Certo è che nella prima metà del I millennio a.C. la zona era abitata da piccole tribù dedite alla pastorizia e ad una primitiva agricoltura Queste misteriose popolazioni sono note come Liguri .Nel VI secolo a.C. gli Etruschi occuparono senza spargimenti di sangue la regione che diventando una loro colonia non fu invasa da tali popolazioni in massa, dato che il loro scopo era di sfruttare le risorse agricole a minerarie .Nel V secolo a.C. essi persero però il territorio lombardo in favore dei Celti che si spinsero ad ondate fino all’adriatico[3]. I Celti, che più tardi saranno chiamati Galli erano esperti in agricoltura e divennero un popolo sviluppato, prima della conquista romana[3]. Essi realizzarono opere dibonifica ed irrigazione e coniarono delle monete di bronzo e argento che sono state ritrovate a Treviglio e nel vicino comune di Verdello[4]. In particolare abbiamo le dracme padane in argento coniate su imitazione delle coniazioni della Massalia già dal IV secolo a.C. e rinvenute persino in Cornovaglia

 Da Wikipedia : Il MedioevoII Borgo di Treviglio é sorto nell’alto Medio Evo in seguito all’unione, per scopo di difesa, di tre preesistenti insediamenti: Cusarola, Pisgnano e Portoli, uno di origine gallica, uno romana e l’ultimo piú recente, longobardo. tre insediamenti o “tre-ville” diedero vita e nome ad un Borgo di ragguardevole dimensione che venne cinto di mura, con tre porte orientate ciascuna verso le località originarie ed in mezzo la Chiesa e il Municipio.

Intorno all’anno Mille Treviglio fu accresciuta dall’arrivo degli abitanti di Oriano, un Comune presso Brescia, distrutto durante gli scontri tra Arduino d’Ivrea ed Enrico II che si contendevano la corona d’Italia. I nuovi arrivati si stanziarono a sudest del Borgo che si amplió, le mura furono estese e si aggiunse una quarta porta detta appunto di Oriano.
Gli Statuti di Treviglio, quelli che ancora oggi si conservano presso il Museo civico, datati 1392, disciplinavano tra l’altro le modalità di autogoverno che prevedevano l’elezione diretta di 60 Consoli, venti per ognuna delle tre etnie originarie, la cui durata in carica era di soli sei mesi, con ció alla gran parte dei cittadini toccava prima o poi reggere le sorti del Borgo.

II Comune, dopo un periodo di dipendenza dal Monastero di San Simpliciano in Milano come si usava prima della secolarizzazione, ottenne dall’Impero e poi dai Visconti uno status di autonomia, ovvero di dipendenza diretta dalla Camera imperiale prima e dal Senato di Milano poi, e dal 1395 al 1789 fu “Terra separata del Ducato di Milano”, fatte salve brevi parentesi di occupazione veneta dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e dal 1499 al 1509.

L’occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il saccheggio e l’incendio della Città che allora contava oltre tredicimila abitanti, il fatto scosse Luigi XII che dall’altra parte dell’Adda presso Cassano vide Treviglio in fiamme, così che, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e presso Agnadello li sconfisse in modo sanguinosissimo; da allora la Gera d’Adda fu stabilmente coesa a Milano e la Serenissima iniziò il suo lento declino qui in Terraferma.
Nel 1522, durante la guerra tra Francesco I di Francia e Carlo V di Spagna che si contendevano il titolo imperiale, Treviglio fu nuovamente minacciata di saccheggio ma miracolosamente salvata dalla lacrimazione della Madonna affrescata nel monastero delle Agostiniane.

Il generale francese Visconte di Lautrec il 28 febbraio di fronte al miracolo depose l’elmo e la spada (che ancora oggi si conservano) ai piedi di Maria ed ordinò il ritiro delle truppe.
Durante il periodo spagnolo Treviglio venne costituita in Feudo e posta all’asta, i Trevigliesi da sempre fieramente liberi si opposero al provvedimento e, dopo aver perso la causa contro il Senato di Milano si autotassarono e riscattarono il Feudo rimanendo così liberi.
L’età moderna
Treviglio, da sempre capitale economica della Gera d’Adda, non fu mai centro politico perché i suoi Statuti scoraggiarono la residenza dei nobili, a presidio della libertà erano impegnati direttamente i cittadini che nello stemma comunale sono rappresentati dai leoni, mentre l’aquila è il ricordo del passato ghibellino ed il maiale il simbolo della prosperità conseguita con i commerci, favoriti dalla sua centralità nella Lombardia, ma anche con la diplomazia.
Grazie all’arte diplomatica i Trevigliesi ottennero sin dal secolo tredicesimo il beneficio di convogliare le acque del fiume Brembo in una rete capillare di rogge a beneficio della propria agricoltura che è stata grazie a ciò sempre assai fiorente. La nobiltà dei trevigliesi non è dunque di sangue ma si esprime nella forte capacità creativa; nel campo dell’arte la Città vanta pittori prestigiosissimi come lo Zenale ed il Butinone, maestri del nostro Rinascimento – autori del famoso Polittico di San Martino conservato nella Basilica omonima -, i fratelli Doneda detti i Montalto, i fratelli Galliari tra i maggiori scenografi del Settecento e Gianbattista Dell’Era purtroppo deceduto in età giovanile comunque apprezzatissimo alla Corte russa di Caterina II.
Nel campo della medicina sono famosi i medici di Treviglio con Giovanni Maria Bicetti che per primo applicò in Lombardia il vaccino contro il vaiolo, con il Bonalumi, con Andrea Verga, padre della moderna psichiatria, con Giacomo Sangalli e da ultimo con il prof. Pier Luigi Della Torre luminare della medicina e pioniere negli interventi cranio-chirurgici.
Nel campo dell’economia i Trevigliesi hanno per primi costruito le moderne macchine agricole e cent’anni dopo realizzato il primo trattore con quattro ruote motrici, ancora oggi prodotto dalla Same di Treviglio che è la prima produttrice europea di trattori; a Treviglio è stata costruita la prima fabbrica di concimi artificiali, ed a fine secolo diciannovesimo la Città vantava una borsa del cotone ed una propria compagnia dei telefoni.

L’economia locale, variegatissima, grazie alla presenza di ogni tipo di attività artigiana, tra cui quella tipica del mobile d’arte intarsiato, ha indotto il Governo del Lombardo Veneto, a preferire Treviglio rispetto a Bergamo ed a Crema, quale tracciato della Ferrovia Milano-Venezia (l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdinandea) seconda in Lombardia dopo la Milano-Monza.

Treviglio ha partecipato attivamente alla costituzione della Repubblica Cisalpina, per questo fu all’indomani della Restaurazione (1815) declassata dal titolo di Città che riacquistò per Decreto di Vittorio Emanuele II solo nel 1860 all’indomani dell’unificazione italiana.

Numerose sono le personalità trevigliesi chiamate a far parte del Senato del nuovo Regno, in particolare Andrea Verga e Giacomo Sangalli, gli insigni medici di cui abbiamo già parlato e poi Adolfo Engel, Facheris Luigi e Beniamino Donzelli.
Sul piano politico Treviglio, ad onta del suo passato ghibellino, ha eletto nel 1904 il primo deputato cattolico al Parlamento Italiano: Agostino Cameroni che volse così a favore della parte clericale la contrapposizione storica con i Liberali sino ad allora dominanti. Ai giorni nostri Treviglio è la seconda Città della Provincia di Bergamo, ma ben ancorata a Milano alla cui Arcidiocesi appartiene se pur con il privilegio dell’uso del rito romano, conta 25.269 abitanti (al 31 dicembre 1998), una variegata economia, un saldo attivo del pendolarismo per causa di lavoro ed è sede di scuole di ogni ordine e grado con quasi ottomila studenti.

Treviglio vanta due stazioni ferroviarie, quella Centrale sulla linea Milano-Venezia e quella Ovest sulla linea Milano-Bergamo, e tra i numerosi servizi pubblici ospita la sede distaccata del Tribunale di Bergamo, quella della Questura, il Comando della Compagnia dei Carabinieri, una Brigata della Finanza, il Commissariato di Pubblica Sicurezza con distaccamenti di polizia stradale e di polizia ferroviaria. La Città vanta infine la presenza di un rinomato presidio ospedaliero.
Date importanti della storia di Treviglio e del suo Santuario
1522, 27 febbraio – Odet de Foix-Lautrec, luogotenente del re di Francia, decide il saccheggio e la conquista di Treviglio.
1522, 28 febbraio – Alle otto antimeridiane, mentre l’esercito francese espugna il borgo di Treviglio, l’immagine della Virgo Dei Geniuix. dipinta fra i Santi Agostino e Nicola da Tolentino sul muro del campaniletto nella chiesina del convento delle agostiniane, lacrima e trasuda. Il generale Lautrec depone l’elmo e la spada. Lo imitano ufficiali e soldati.

1522, 1 giugno – II Consiglio Comunale decreta a pieni voti che l’ultimo giorno di febbraio di ogni anno venga distinto come “festa solenne”.

1583 – S. Carlo Borromeo visita Treviglio e dispone che si avvii la pratica per il riconoscimento del miracolo.

1591 – Nel Consiglio vengono eletti 4 sovrintendenti per la costruzione del Santuario. 1594 – Si pone la prima pietra. Progettista è l’architetto Bartolomeo Rinaldi.

1619, 27 maggio – L’architetto di fiducia di S. Carlo, Fabio Mangone, di origine caravaggina, taglia il muro su cui è dipinta l’effigie della Madonna miracolosa nella chiesina del convento delle agostiniane.

1619, 28 maggio – La nuova chiesa viene approvata dall’Arcidiacono della metropoli milanese Alessandro Mazenta.

1619, 15 giugno – Traslazione dell’immagine, Approvazione della nuova opera con celebrazioni solenni del card. Federico Borromeo.

1658, 21 febbraio – crolla il campaniletto della chiesetta del miracolo.

1668 – Si delibera di costruire, nel Santuario, un nuovo altare di vari marmi preziosi.

1705 (circa) Si erige una nuova facciata al Santuario.

1719-22 – Gianluca e Carlo (morto a Treviglio 7/3/1747) Molinari affrescano il Santuario.

1799, 8 aprile – In seguito agli eventi della rivoluzione francese, le monache agostiniane vengono espulse dal monastero.

1835-38 – Costruzione di un nuovo campanile per il Santuario.

1899, 28 febbraio – II cardinale A. Ferrari, arcivescovo di Milano, depone la prima pietra per l’ampliamento del Santuario. Il progetto è dell’architetto Cesare Nava

1899, 8 settembre – Il bollettino annuncia l’inizio dei lavori. Viene costituita “l’impresa per l’ampliamento del Santuario” che raggruppa 4 imprese locali: Bencetti, Furia, Possenti e Rossi.

1899, 13 novembre – Iniziano i lavori per l’ampliamento. Come prima operazione viene demolita l’antica cappella dell’Ecce Homo, annessa al convento e posta dietro il coro del primitivo Santuario.

1902, 25 aprile – L’immagine miracolosa viene trasferita nell’altare ricostruito sul nuovo presbiterio.

1907 – Si riordina la Cappella del miracolo. Il pittore Romeo Rivetta (Menano 24.8.1868-Milano 15.4.1924) affresca le pareti illustrando il fatto storico.

1912, 9-10-11-12 agosto – Con rito solenne, il card. A. Ferrari consacra il Santuario ampliato.

1913 – Il pittore Gaetano Cressen di Brescia, inizia ad affrescare la parte nuova

1933 – Morto G. Cresseri, Giovanni Bevilacqua (Isola della Scola (Vr) 6/1/1871- Genova 14/2/1968) continua l’opera che compie nel 1941.

1970 – Iniziano i lavori di restauro dell’ex chiostro delle agostiniane e della Cappella del Miracola.

1981 – Nel Santuario, l’ambiente già destinato a sala degli ex voto viene trasformato in Cappella dell’adorazione. Il progetto e l’esecuzione della vetrata sono di Paolo Furia.

1981, 11 dicembre – Con atto notarile si costituisce l’Associazione Trevigliese Amici dei Santuario (ATAS).

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Castrum Vetus ( Treviglio )

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Castrum Vetus ( Treviglio )

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”.

Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.

Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

Verso l’anno 1000, presso Treviglio arrivarono molti abitanti provenienti da Oriano, un paese di Brescia, che si stanziarono; il borgo dunque si ampliò, vennero aggiunte mura difensive e anche la quarta porta,chiamata Oriano o Porta Nuova ( zona Est )Esistevano altre 3 porte ed erano : a Nord Porta Zeduro , a Ovest Porta Torre, a Sud Porta Filagno.Ogni porta aveva una torre , ciascuna alta circa 10 metri Le mura erano alte 7/8 metri circa e sorgevano sul percorso attuale della circonvallazione interna, appena poco all’interno del fossato del borgo, che tuttavia scorre ancora sotto di essa. Infatti al posto della circonvallazione c’era il triplice fossato con avvallamenti lungo il perimetro difensivo costituito dalle mura del borgo, collegato all’esterno mediante quattro ponti levatoi posti alle quattro porte d’accesso alla città.

Tali porte, si aprivano alla mattina e si chiudevano alla sera quando faceva buio per proteggere la città.

Va inoltre segnalata una porta che, posta in fondo a via Sangalli, fu chiusa con l’apertura di Porta Nuova .

Via Sangalli tuttavia non confluisce direttamente nella piazza principale, ma in Via Verga.Nel corso del 1700 le mura della città furono vendute e il fossato fu nel corso degli anni coperto e asfaltato, diventando la moderna circonvallazione interna di Treviglio.

Il fosso che portava l’acqua del Brembo al fossato è ancora ben visibile in molte vie tra le quali la via vicino alla porta nord intitolata a Felice Cavallotti.

 

Gli ultimi residui di mura sono stati eliminati ad inizio 1900.

Vi erano inoltre quattro torri poste alle quattro porte poste in direzione dei quattro punti cardinali nelle attuali vie Roma, Galliari, Verga e San Martino.

IL CAMPANILE

Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici.

Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.

Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

Santuario della Madonna delle Lacrime
Il Santuario della Madonna delle lacrime è il santuario di Treviglio dedicato alla Madonna delle Lacrime che il 28 febbraio 1522 salvò, con le sue prodigiose lacrime, la città da sicura distruzione da parte delle truppe francesi, guidate dal generale Odet de Foix, offese dagli insulti di alcuni sprovveduti cittadini sicuri dell’appoggio imperiale.

Il santuario, unico nella città, ricorda a tutti i prodigiosi eventi capitati nella chiesetta del convento delle Agostiniane e la deposizione dell’elmo e della spada da parte del generale, particolarmente devoto al culto mariano, subito imitato da parte dei suoi soldati. Il santuario è stato ampliato progressivamente e arricchito di stili diversi che proseguono dal 1600 fino ai giorni nostri.

Treviglio Amarcord

 

Castrum Vetus ( Treviglio )

Le origini di Treviglio Virginio Monzio Compagnoni

Treviglio Amarcord Castrum Vetus ( Treviglio )

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Treviglio Amarcord

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foto di Luca Cesni

foto di Luca Cesni – virgi.altervista.org

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”.

Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.

La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.   

Esso non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città.Verranno tassativamente eliminati commenti offensivi e polemici, di stampo politico, razzista, pubblicitario ed a scopo di lucro.
[Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.]  email: [email protected]
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Torre Civica : Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.Di stile gotico lombardo, alto 62 metri,  è il simbolo il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

La Basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco.

Il Santuario della Madonna delle Lacrime è il santuario di Treviglio dedicato alla Madonna delle Lacrime che il 28 febbraio 1522 salvò, con le sue prodigiose lacrime, la città da sicura distruzione da parte delle truppe francesi, guidate dal generale Odet de Foix, offese dagli insulti di alcuni sprovveduti cittadini sicuri dell’appoggio imperiale.

Unico nella città, ricorda a tutti i prodigiosi eventi capitati nella chiesetta del convento delle Agostiniane e la deposizione dell’elmo e della spada da parte del generale, particolarmente devoto al culto mariano, subito imitato da parte dei suoi soldati.

E’ stato ampliato progressivamente e arricchito di stili diversi che proseguono dal 1600 fino ai giorni nostri.

Cacciati i Veneziani dai Francesi, la Gera d’Adda diventò oggetto di conquista per Carlo V di Spagna presente a Milano e al quale i Trevigliesi chiesero protezione, suscitando le ire dei Francesi, che, guidati dal generale Odetto di Foix, visconte di Lautrec decisero di muovere battaglia contro Treviglio.La sera precedente l’attacco da parte delle truppe francesi, i Trevigliesi, ormai allo stremo delle forze e consapevoli di non essere in grado di resistere all’assedio, si riunirono in preghiera intorno ad una immagine della Madonna col Bambino, dipinta su una parete del Monastero delle Agostiniane.All’alba del 28 febbraio 1522 il dipinto cominciò a versare lacrime, inducendo i fedeli e le monache lì riuniti a gridare: Al Miracolo!Il clamore della folla giunse fino al generale Lautrec e ai consoli della Città, i quali convenuti sul posto, constatarono la prodigiosità dell’evento.

Le Mura di Treviglio ( B.Oggionni )

L’Albero degli Zoccoli ( foto )

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

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