Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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La Fera de Sant Ustì

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La Fera de Sant Ustì

Un viaggio nei ricordi alla riscoperta di giostre, attrazioni e bancherelle del bel tempo che fu
di Luciano Pescali

Il 28 Febbraio per noi trevigliesi significa “Madonna delle Lacrime” e “Fera de Sant’Ustì”, che pur nel suo peregrinare tra un sito e l’altro (Piazza Insurrezione, Piazza Mentana, Area ex GIL, Foro Boario e in attesa della nuova collocazione nel futuro polo fieristico) è vissuta ed amata da sempre. Pur perdendo nel tempo molto della sua specificità di fiera paesana legata al Santuario, resta sempre qualcosa di unico per noi trevigliesi. Certo le persone sono cambiate, noi siamo cambiati, le attrazioni non sono più quelle ingenue della nostra infanzia, i giochi, anche i più semplici, sono inquinati dalla tecnologia, tant’è che sono scomparsi tanti di quei divertimenti. Chi si ricorda delle gabbie a spinta su cui noi baldi giovani cercavamo di fare colpo sulle ragazzine? O il baracchino per il tiro con le palle ai barattoli, o ai pupazzi con le facce degli attori (Totò era un classico). C’erano pure baracconi dove si esibivano personaggi improbabili o inquietanti: l’uomo forzuto che rompeva catene come fossero di carta, o il fachiro, o la penosa esibizione della donna ragno e dell’uomo serpente. Questi ultimi nient’altro che povere creature malformate e sfruttate per queste esibizioni.


Queste “distrazioni” incidevano sul mio profitto scolastico del secondo trimestre (allora l’anno scolastico era suddiviso in tre trimestri): c’era un calo di attenzione a scapito della resa scolastica. Era poi dura recuperare negli ultimi tre mesi! Inoltre ci si metteva d’accordo tra di noi, fingendo di andare a studiare a casa dell’uno o dell’altro amico, ma si deviava sul calcinculo o sull’autoscontro. Tanto non esisteva il cellulare e noi ci si copriva a vicenda…


Allora abitavo in via Fratelli Galliari, nel cortile della Tipografia Saccardo, dove veniva stampato il “Biligot”. Ricordo l’andare e venire dei ragazzi che ritiravano le copie da vendere nelle vie. Il loro richiamo “Biligot, Biligot!” risuonava già dalle prime ore del mattino ed era il refrain di quel giorno speciale. Il nostro portone d’ingresso al cortile era la base, il deposito per le bancarelle lì dislocate, che si snodavano verso la fiera quando era in centro. Di alcuni di questi venditori ho ricordi che mi sono rimasti impressi: quello che proponeva pomate o unguenti miracolosi, buoni per tutti gli acciacchi, e che per attirare l’attenzione esibiva rettili e rane in barattoli sotto spirito. Oppure chi proponeva il pantografo per riprodurre i disegni, oppure (e questo mi affascinava sempre) chi vendeva il giroscopio facen-dolo girare vorticosamente in equilibrio su un filo teso.
Ricordo poi un ometto che azionando una manovella metteva in movimento tutta una serie di personaggi meccanici accompagnati da trilli e campanelli. Insomma un universo a volte ingenuo ma che riusciva a incuriosire bambini e adulti che, con alle spalle il ricordo fresco del grigiore della guerra, ci aiutavano a sognare un mondo a colori.
(Febbraio 2016)

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Sandro e Romulda Ferrandi

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Dal “Popolo Cattolico”Sandro e Romilda Ferrandi, “Muciapè”di Roberto Fabbrucci

Tra i personaggi trevigliesi che mi sono rimasti nel cuore, devo mettere Sandro Ferrandi e sua moglie Romilda Amorelli, della trattoria “Muciapè”, locale situato in un cortile antico che si raggiungeva imboccando un vicolo tra antiche case di via Galliari. Osteria che nascondeva locali confortevoli che si aprivano sul lato opposto verso il Santuario, dove avevano ricavato un campo di bocce. La trattoria la chiamavano da “Muciapè” (“taglia i piedi”) perché era il suggerimento scherzoso che gli amici facevano al papà di Romilda, Mario, primo titolare, perché alto 1,99 e con piedi adeguati all’altezza.Sandro infatti lavorava alla Same, ma passava il “tempo libero” fino alle ore piccole in bottega, supportando la moglie, ma anche animando la conversazione tra i clienti, habitué, in genere gruppetti di amici legati da interessi diversi.Un gruppo, quello dei musicisti e tenori del tempo libero, erano anche un’attrazione, infatti arrivavano quasi ogni sera armati di chitarre e mandolini, intonando romanze e brani di opere liriche.La mia combriccola, apparentemente lontana da quelle degli abituali frequentatori, in realtà ogni tanto si fondeva con loro grazie alla presenza di Gigi Ferrari che animava il pianoforte verticale situato nella sala accanto a quella della mescita.Davanti a quel pianoforte ci si trovava spesso anche con Giovanni Rossi, Gabriele Bellagente, Andrea Donadelli, Marco Airoldi e saltuariamente con altri, per esempio gli amici del Circolo Artistico Trevigliese.Insomma, Sandro e Romilda in quel luogo avevano creato quel clima perfetto di armonia che produceva bellezza, fosse quella musicale, culturale o politica, dove nulla stonava, tantomeno il salame nostrano, il grana con il taleggio e il vino rosso giusto.Chi ci arrivava una sera poi ci doveva tornare, così un cantante del coro della Scala che dopo qualche frequentazione da “Muciapè” e cantatìne accompagnato dall’orchestrina dell’osteria, si portò quasi tutto il coro scaligero cantando fino a tarda notte, per la felicità di tutti e del cassetto di Sandro e Romilda.Fu nell’inverno del 1974, ancora elettrizzati dalla vittoria del referendum per il divorzio del 12 Maggio di quell’anno, che il nostro gruppetto, che si era allargato ad altri amici laici come Nino Crespi, Marco Vertova e Franco Sullo, pensò che si potesse inventare un periodico mensile d’area che editammo a fine marzo del 1975, “la tribuna”.Insomma un luogo, “Muciapè”, che è rimasto nel cuore, non solo perché ha allietato le nostre serate di giovani, ma perché Sandro e Romilda non sono stati solo dei padroni di casa eccellenti, ma molto di più, degli artisti gioiosi che hanno creato il propellente per idee e momenti fantastici.

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Istituto Oberdan Treviglio

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Oberdan Treviglio

Di Marco Falchetti : Distintivo da occhiello dell’Istituto Oberdan fine anni 50 di mio fratello. (in anni successivi frequentato anche da me – sezione staccata di Dalmine a.s. 1970/71) Ogni volta che la guardo mi viene in mente il mitico prof./preside Albano Cagnin e l’altrettanto mitico prof. Gatti. Due personaggi che hanno scritto la storia dell’Istituto.

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Miracolo a Treviglio “Miracol si grida”

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Miracolo a Treviglio “Miracol si grida”

Tra gli anni ’60 e ’70 il maestro Riccardo Giberti, cartolaio in via Roma, era tra i personaggi più impegnati della Treviglio culturale. Oltre alla passione per la storia locale e dei suoi monumenti, per il teatro e il cinema, era anche un cultore del passo ridotto, cioè realizzava filmati a 8 mm e poi Sup8, le pellicole allora in uso per i fortunati possessori di cineprese.

Divenne così il catalizzatore di altri appassionati organizzatisi nel Cine Club Fedic città di Treviglio, gruppo che produsse concorsi, rassegne e moltissimi film, tra cui l’impegnativo “Miracol si grida” -ripreso in 16 mm- dedicato alla Madonna delle Lacrime di Treviglio e alla vicenda del Generale Lautrec, l’invasore francese che grazie al miracolo decise di non punire i trevigliesi che avevano oltraggiato il suo esercito.

I nomi di quanti collaborarono a questa impresa sono molti e alcuni importanti, come quello di Gino Gaigher, titolare della Pasticceria del Corso in via Matteotti,

ma soprattutto con trascorsi di attore teatrale di caratura nazionale che recitò, tra l’altro, con Emma Grammatica, Walter Chiari e Macario.

Poi Carlo Bonfanti, impiegato amministrativo della Amber (Succursale della Montecatini), attore, regista e animatore della Compagnia Stabile di prosa Città di Treviglio, e che oggi porta il suo nome; poi un altro attore della compagnia, il bancario Luigi Romualdini

Naturalmente parteciparono alla produzione gli animatori del Club Fedic Treviglio: Adriano Sacchi, Luciano Buttinoni, Arrigo Belloli, Mario Leoni.

 

Elena Ronchi

Poi familiari, amici e amiche coinvolte come attrici e attori, segretarie di produzione e aiuto: Rosanna, Paola e Giusy Donarini, Wilma Marone, Rosaria Colombo, Claudio ed Elena Ronchi, Pietro Cattaneo, Bruno e Gianprimo Riva, Cesare Rivoltella, Ludovico Leoni, Italico Rondoni. Le immagini sono “consumate” dai vari passaggi: dalla pellicola al telo poi ripreso con una videocamera VHS, quindi il trasferimento sul DVD, poi al Pc, infine alla rete. Insomma, è una testimonianza consumata dagli anni e dal passaggio delle tecnologie che li ha segnati.

(Roberto Fabbrucci)

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L’Albero degli zoccoli rivive nel fotoromanzo degli studenti

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L’Albero degli zoccoli rivive nel fotoromanzo degli studenti

www.ecodibergamo.it

Giovedì 13 Settembre 2018

Sono al lavoro alla riscoperta delle proprie radici gli studenti di Palosco e, più in generale, dell’Istituto comprensivo di Calcinate.

Nel centenario della fine del primo conflitto mondiale e a 40 anni dal film «L’albero degli zoccoli» di Ermanno Olmi (girato a Palosco nel 1978 e vincitore della Palma d’oro del Festival di Cannes), i ragazzi hanno infatti realizzato interessanti progetti interdisciplinari.

Curioso e ben fatto, il fotoromanzo in dialetto bergamasco a fumetti, con tanto di dedica «al maestro e nostro conterraneo, Ermanno Olmi, da poco scomparso», con quattro storie interpretate dagli allievi delle prime e seconde della secondaria di primo grado di Palosco che, dopo aver visionato il film, coadiuvati dalle docenti Alice Adami, Antonella Pasquariello, Laura Ratti e Maria Grazia Volpi, hanno vestito i panni dei personaggi del film.

L’Albero degli zoccoli rivive nel fotoromanzo degli studenti

L’Albero degli zoccoli rivivenel fotoromanzo degli studenti.

Treviglio Amarcord Virginio Monzio Compagnoni

 

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TuttoTreviglioAmarcord 5188 Pagine su TreviglioTuttoTreviglioAmarcord 5188 Pagine su Treviglio virgi.altervista.org Virginio Monzio Compagnoni Treviglio Amarcord

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Le Porte di Treviglio

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Proverbi Pruèrbe e modi di dire Streacade !!!!!! ve’ so’ dal scalèt!

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Treviglio Ieri e oggi Foto

La storia del C.S.T.

Trento Longaretti

La ” Ferdinandea ” – Treviglio Amarcord

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La storia del Ferrandino.

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Ermanno Olmi

Le ” Reclame ” Trevigliesi anni 30, 40, 50 e 60.

Zanconti , nel 1955, dopo un lungo periodo…

La bugàda

1960 Treviglio Piazza Garibaldi

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Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522, con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.
Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a a Lautrec.
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Soldatini Atlantic Treviglio

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Il mito Atlantic colpisce ancora Nuovo libro sui soldatini di Treviglio

www.ecodibergamo.it  Dicembre 2015 di Gianlorenzo Barollo

Atlantic, la storica ditta trevigliese produttrice di soldatini di plastica

 

Un marchio ormai scomparso, legato alla fiorente stagione dell’industria del giocattolo italiana anni ’70 e oggi perpetuato attraverso il collezionismo, i mercatini, il modellismo e i libri autoprodotti.

Infatti dopo la pubblicazione dell’opera omnia «Viaggio nell’Atlantic», capitanata da Mauro Menghini, arriva in questi giorni, fresco di stampa, «Soldatini Atlantic! – un mito degli anni ’70». Un mito autentico che resiste e si tramanda nel racconto di un’altro atlanticofilo: Salvatore Miraglia, 45 anni, geologo per la più importante compagnia petrolifera italiana, brianzolo di nascita ma con origini siciliane. E, quel che più conta, votato alla missione del recupero di storie e memorie sull’epopea dei soldatini made in Treviglio.

 

Quando è iniziata la sua passione per Atlantic?
«Come tutti gli innamorati delle miniature di Treviglio, anch’io ne sono rimasto folgorato da bambino – spiega l’autore del libro -. Siamo nella prima metà degli anni ‘70. Nel libro non posso fare a meno di raccontare come avvenne. Poi, durante un trasloco, i miei soldatini sparirono misteriosamente. Per oltre 20 anni non ne ebbi più notizia. Giunti ai nostri giorni, ecco l’incontro casuale con gli Atlantic, avvenuto in uno dei tanti mercatini domenicali. Oltre a risvegliare un’antica passione, quell’incontro fece nascere dentro di me la voglia di saperne di più sull’Atlantic e sulle sue vicende. Chi era, o chi erano i fondatori? Chi aveva ideato le pose dei soldatini? Chi erano gli scultori? E chi gli illustratori delle meravigliose confezioni? Perché, agli inizi degli anni ’80, l’azienda era stata chiusa? Erano tante le domande a cui volevo dare una risposta. Decisi di mettermi sulle tracce dei protagonisti e delle fonti».

Come si è svolta la raccolta del materiale per il libro?
«La ricerca è durata quasi 12 anni (ovviamente condotta in modo discontinuo: nel frattempo c’era il lavoro, la famiglia e molte altre cose). Ho avuto la fortuna di incontrare persone sempre disponibili e generose. Tra esse, un altro appassionato come me: Mauro Menghini (a mio parere, uno dei maggiori conoscitori del “Pianeta Atlantic”). È a lui che devo una parte del materiale illustrato riportato nel libro. In cambio gli passai alcune bozze, quelle da cui, in seguito, sarebbe scaturita la mia “fatica”. Ai tempi avevamo un progetto comune, poi però, mi resi conto di avere delle idee un po’ diverse dalle sue e decisi di continuare da solo. Lui, ovviamente col mio benestare, rielaborò e riutilizzò le parti dei miei appunti che più gli interessavano per comporre la prima versione della sua monumentale opera “Viaggio nell’Atlantic”, considerata da molti collezionisti (a ragione) come “la Bibbia degli Atlantic”. Da parte mia, feci tesoro del materiale che, come ho detto, volle mettermi a disposizione. Lo ringrazio di vero cuore».

Cosa si trova nel libro sulle vicende della ditta trevigliese?

«In estrema sintesi, il libro è concepito come un insieme di racconti che inizialmente si sviluppano in parallelo, per poi intrecciarsi e fondersi in uno solo. Tra le pagine si ritrova la storia del mito Atlantic raccontata con uno stile romanzato e accompagnata da tante foto originali, approfondimenti ed episodi inediti. Il lettore scoprirà i luoghi, i personaggi e le vicende di questa gloriosa fabbrica di giocattoli; i motivi del successo e dell’irrefrenabile passione sviluppata da una generazione di ragazzini nei confronti delle sue miniature; infine, alle porte degli anni ’80, la sofferenza del settore del giocattolo tradizionale (quindi anche dell’Atlantic), in seguito all’escalation dell’elettronica e all’arrivo dei cartoni animati giapponesi. Qui si chiude una parte e se ne apre un’altra: “la seconda vita” degli Atlantic, a partire dal 1995, grazie al wargamer Roberto ‘Rog’ Gigli e poi alla Nexus Editrice. In questa complessa stratificazione di vicende e personaggi, s’intercala più volte la narrazione della mia ricerca personale, con le difficoltà, le complicazioni, i colpi di… fortuna e tanto altro ancora».

Un percorso indagativo tutto da scoprire, visto che Miraglia non fa anticipazioni ma lascia che la curiosità del lettore sia soddisfatta direttamente dalla pagina scritta. Per il momento non sono previste presentazioni pubbliche, anche se l’autore si dice disponibile ad eventuali incontri. Quindi appassionati di soldatini ed estimatori di vecchi giocattoli sono avvisati, sotto l’albero c’è la possibilità di fare posto ad un pezzo di storia intriso di saporosi ricordi: «Soldatini Atlantic! Un mito degli anni ’70».

Gianlorenzo Barollo 

 

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11 Giugno 2018… Pino Bussi ci ha lasciato

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11 Giugno 2018… Pino Bussi ci ha lasciato

www.bergamopost.it  Dicembre 2016

Classe 1921, Giuseppe Bussi è uno dei grandi personaggi dello sport trevigliese. Una carriera da calciatore, attaccante, partita dalla Trevigliese nella stagione 1939/40 che lo ha portato a vestire le casacche di Atalanta e Vicenza in serie A; nel dopoguerra ha militato in serie B a Crema prima di tornare a Treviglio dove, appese le scarpe al chiodo per un infortunio al ginocchio, fu anche allenatore per tre anni in serie C. Sportivo a tutto tondo, abile giocatore di tennis (fu per diversi anni campione trevigliese), iniziò la carriera di scopritore di talenti che lo portò a diventare per oltre trent’anni uno dei migliori osservatori dell’Inter. Visse l’epopea del patron Angelo Moratti e di Ivanoe Fraizzoli in un idillio che si interruppe con la gestione Pellegrini, nel 1992. Fiore all’occhiello dei talenti da lui scoperti è Bergomi, ma tra le tante promesse lanciate nell’olimpo calcistico spiccano Galbiati, Tricella, Ferri, Marazzina, Manfrin… e per restare a Treviglio, Donadelli e Goffi, due bandiere del «Cst» vincente degli anni ‘60.

11 Giugno 2018… Pino Bussi ci ha lasciato

La foto in alto:Zibetti, Onesti,Rigamonti Trevisan, Testa Cavalletti,Pino Bussi,Bianchi pres.Sotto da sx: Locatelli,Ronchi mezzala,Gira,Foresti,Maestroni,Donadelli

Foto di Antonio Testa

 

Giuseppe ” Pino” Bussi da calciatore

Dopo una stagione a livello dilettantistico nella Trevigliese, nella stagione 1940-1941 fa parte della rosa dell’Atalanta, squadra di Serie A, con cui non scende mai in campo in partite di campionato. L’anno seguente milita nel Vicenza, con cui segna 4 gol in 12 partite in Serie B e conquista una promozione in Serie A. Nella stagione 1942-1943 segna un gol in 9 presenze in Serie A con la maglia dell’Atalanta, che veste anche durante il Campionato Alta Italia.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale trascorre un anno senza presenze in massima serie al Vicenza e successivamente va al Crema, dove realizza un gol in 10 presenze in Serie B.

Nella stagione 1947-1948 torna infine a vestire la maglia della Trevigliese, con cui gioca un campionato in Serie C prima di terminare la sua carriera da calciatore.

In carriera ha giocato complessivamente 9 partite in Serie A (con un gol) e 22 partite in Serie B (con 5 gol).

Allenatore : Nella parte finale della stagione 1965-1966 ha sostituito Gianfranco Papini sulla panchina della Trevigliese, in Serie C.
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Bruno Manenti 2017

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Treviglio, caricature a tutto like

Dal sindaco al parroco al vicino di casa: oltre 200 personaggi ritratti ogni giorno con ironia da Bruno Manenti. La raccolta nel libro «Per Treviglio cercare ogni mattina la caricatura di Manenti postata sulle nuove piazze virtuali, è diventato un rito come il caffè e cappuccino al bar. La discussione spesso si accende su chi sia il protagonista del giorno e se il disegno abbia centrato il suo carattere ma sempre fioccano i «like». Così i disegni scorrono giorno dopo giorno, ma ben altro è vederli tutti in fila stampati sulla carta patinata di un volume. Si percepiscono così le dimensioni e il senso dell’operazione intrapresa da Manenti. Tra le pagine scorre un nuovo «sabato del villaggio» composto di personaggi grandi o piccoli, piccolissimi. Le dimensioni sono naturalmente relative al microcosmo trevigliese, che qui prende vita compiuto, completo e per certi versi compiaciutamente autoreferente. Ha il pregio però di rappresentare attraverso l’ironia bonaria dell’autore, mai cattiva, le figure che formano una comunità aiutandola a riscoprirsi.»

http://virgi.altervista.org/matita-libera-di-bruno-manenti/

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Curiosando in Treviglio Amarcord

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Curiosando Treviglio Amarcord 

Treviglio che passa – Treviglio Amarcord

 TREVIGLIO CHE PASSA PROVA 

Schola Cantorum Treviglio

Schola Cantorum ” G.B.Cattaneo ”

CATTANEO GIOVANNI BATTISTA (Treviglio, 27/09/1883 – 09/08/1914)

Studiò nel collegio salesiano di Treviglio. Frequentò l’istituto musicale di Bergamo e il conservatorio di Milano, dove si diplomò in organo e in pianoforte superiore.

Nel 1906 a Firenze fu premiato per aver messo in musica “Il Transito” di Giovanni Pascoli. Nello stesso anno vestì l’abito talare e fu nominato dal cardinal Andrea Ferrari, cappellano dell’Ospedale di Treviglio.

Fu organista titolare della basilica trevigliese di San Martino.

Si ha notizia dell’esistenza di molte sue composizioni manoscritte, mai pubblicate e andate probabilmente disperse. Cultore attento e profondo della musica di chiesa, nel 1909 vinse a Firenze un concorso nazionale per un saggio sui canti ambrosiani e sullo stile gregoriano.

 

 

Lago Gerundo – Treviglio Amarcord

 Galleria immagini del passato · Treviglio che passa ( Fabbrucci Facchetti ) · Le Rogge Trevigliesi ( G.Chiari ) · @ Amarcord …

Nicoletta De Ponti nasce a Treviglio, in provincia di Bergamo il 15 settembre 1960, studia all’istituto tecnico agrario, ma la sua passione è quella del giornalismo …

Nicoletta De Ponti – Treviglio Amarcord

Nicoletta De Ponti nasce a Treviglio, in provincia di Bergamo il 15 settembre 1960, studia all’istituto tecnico agrario, ma la sua passione è quella del giornalismo …

al Mesagiù – Treviglio Amarcord

Il Mesagiù è un personaggio realmente esistito a Treviglio, anche se in un epoca successiva a quella nella quale si svolgono i fatti che vengono narrati nel film …

Il Monumento ai Caduti fu inaugurato nel 1922 , fu modificato nell’assetto attuale nel 1934, ( senza la statua) anno in cui si finì di demolire la zona-ghetto ..

Vi ricordate i negozi di Via Verga  

 Come era Treviglio alla fine del 1800, quando Ermanno Olmi vi ambientò l’Albero degli zoccoli? Ecco la descrizione che Piero Perego e Ildebrando …

1954 TreviglioTreviglio Amarcord – Altervista

 Treviglio il “Cairo” prima della demolizione al fotografo Marelèt 0.820011574 Il … 1923-24 Il Popolo Cattolico 1922 Amarcord ( 5° parte ) Monte Tabor 1923-24 il …

 

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di …

Anni 60 Piazza Manara Treviglio AmarcordTreviglio

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Anni 60 Piazza Manara Treviglio Amarcord. Facebook. Twitter. Google +. Pinterest. Facebook. Twitter. Google +. Pinterest …

TreviglioAmarcord-Vintage-Auto – Treviglio Amarcord

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23/giu/2014 – TreviglioAmarcord-Vintage-Auto. Facebook. Twitter. Google +. Pinterest. TreviglioAmarcord-Vintage-Auto. TreviglioAmarcord-Vintage-Auto.

TREVIGLIO AMARCORD 24047 Archivi – Treviglio Amarcord

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27/lug/2014 – Da qualche mese anche a Treviglio, come in tutta Italia, sono stati tanti gli iscritti al gruppo nato su Facebook «Sei di Treviglio se ricordi…

Same Trattori TreviglioTreviglio Amarcord

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Same Trattori Treviglio La S.A.M.E., acronimo di Società Accomandita Motori Endotermici.

Treviglio coppa adriana TREVIGLIO AMARCORD VINTAGE

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Tag Archives: TREVIGLIO AMARCORD VINTAGE … Radio Liberty L’emittente nasce aTreviglio, in provincia di Bergamo, il 15 marzo 1976 per iniziativa di …

 

“Il Facchetti Trevigliese dal 1942 al 1963 – Treviglio Amarcord

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1956 Pallavolo Oratorio S.AGOSTINO. Facchetti treviglio amarcord. Facchettitreviglio amarcord. Facchetti treviglio amarcord. Con la SCHOLA CANTORUM.

LA PANADA – Treviglio Amarcord

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Passeggiando per Treviglio. Video realizzato dalla Pro Loco di Treviglio. Una scuola di musica privata viene aperta alle nostre telecamere. Senza preavviso …

La ” Ferdinandea ” – Treviglio Amarcord

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Come tutti sanno il primo percorso ferrovviario in Italia , fu Portici-Napoli inaugurato nel 1839. Solo pochi anni dopo fu costruito il tratto Milano-Treviglio di 32 km.

La Gatta di TreviglioTreviglio Amarcord

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23/giu/2014 – Treviglio Amarcord wispy image. monzio c. virginio. Skip to content …treviglio amarcord. treviglio amarcord. post | Leave a comment 23 giugno …

Gli Angeli del Campanile – Treviglio Amarcord

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Storia, fede, tradizione.

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Storia, fede, tradizione.

Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522.

Con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.

Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a  Lautrec.

Ma proprio quando ogni speranza sembra perduta, ecco provenire dalla vicina chiesetta delle Agostiniane un gruppo di donne che acclamano al miracolo e invitano Lautrec a constatare di persona le lacrime che sgorgano dall’immagine della Madonna.

ll generale depone allora la spada e decreta la fine dell’assedio.Il ‘500 segnò un periodo particolarmente infelice per Treviglio: già nei primi anni del secolo fu vittima delle contese tra Veneziani e Francesi.

Nel 1509 i Veneziani saccheggiarono e depredarono il Borgo, appiccandovi diversi incendi che distrussero persone, edifici e ricchi patrimoni librari e documentari.

Cacciati i Veneziani dai Francesi, la Gera d’Adda diventò oggetto di conquista per Carlo V di Spagna presente a Milano e al quale i Trevigliesi chiesero protezione, suscitando le ire dei Francesi, che, guidati dal generale Odetto di Foix, visconte di Lautrec decisero di muovere battaglia contro Treviglio.

Storia, fede, tradizione.

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Edicola Trevigliese del Passato

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Edicola Trevigliese del Passato I Giornali di Treviglio

Il Popolo Cattolico è un settimanale di stampo cattolico fondato da Monsignor Ambrogio Portaluppi nel 1921.Il Popolo Cattolico, tra pochi ancora rimasti nei centri minori, ha continuato a pubblicare i suoi numeri anche durante il secondo conflitto mondiale senza alcuna interruzione.Il Popolo Cattolico è stato il trampolino di lancio del disegnatore satirico, noto in ambiente sportivo, Carmelo Silva. Attualmente è diretto da Amanzio Possenti.Il giornaledi Treviglio è un giornale piu’recente, nato nel 1997. Poi c’è “Il Biligot”, periodico satirico che il 28 Febbraio di ogni anno è presente nelle edicole di Treviglio e dintorni nasce nel 1928.Il periodico ha superato guerre , tragedie e traversie varie ma continua anno dopo anno , con il suo aspetto ironico, a “fotografare” cose e persone della citta’ di Treviglio.

La Tribuna : Mensile di politica, cultura e attualità della Pianura Bergamasca fondato nel 1975 e pubblicato sotto la direzione di Roberto Fabbrucci fino al Novembre del 1999 , ha costituito un preciso punto di riferimento nel dibattito politico-amministrativo locale dagli anni ’70 Ma questi giornali hanno avuto dei predecessori, sin dalla fine del 1800.

Edicola Trevigliese del Passato

“Il Santuario di Treviglio” Periodo di stampa: 1 gennaio 1898-1 dicembre 1926.

Uscita quindicinale dal 1898 al 1907; poi mensile fino al 1 Dicembre 1926 “Il Santuario della Beata Vergine delle Lacrime di Treviglio” venne realizzato tra il 1594 ed il 1619 in un’area attigua al Monastero delle Agostiniane. “Il Santuario di Treviglio” era il bollettino ufficiale.Il giornale, che continuò la pubblicazione anche dopo l’ultimazione dei lavori di ampliamento, avvenuta nel 1902, riporta in ogni numero i nomi dei donatori nonché i nomi di coloro che lavorarono gratuitamente al cantiere;Interessante la rubrica “Memorie trevigliesi”, in cui vengono riportati fatti storici ripresi dai testi di Emanuele Lodi e di Giovanni Maria Camerone o vengono descritti monumenti significativi non più esistenti.

La Sveglia , periodo di stampa : 12 gennaio 1907 – 18 dicembre 1920. Era un settimanale (uscita il sabato). Durante gli anni della Grande Guerra, il periodico si occupa di una cronistoria precisa e puntuale del conflitto, segnalando anche i soldati di Treviglio e della zona caduti sul campo di battaglia e pubblicando le lettere che i soldati al fronte scrivevano ai loro cari, facendo così da tramite tra militari e famiglie.

Il Campanile: Giornale della Città e Circondario di Treviglio , periodo di stampa: 18 agosto 1895 – 28 febbraio 1914

Era un settimanale (uscita il sabato). riportava fatti di cronaca e a carattere politico riguardanti Treviglio e i paesi vicini. Supplementi – LA CINCIRIMBACOLA: supplemento straordinario 1896-1899; – IL CINCIRIMBACOLINO: supplemento mensile illustrato 1902-1904. “Cincirimbacolino”, a carattere umoristico, conteneva battute ironiche rivolte a personaggi trevigliesi

Cronaca Trevigliese, periodico settimanale della Città e Circondario di Treviglio , periodo di stampa : 2 gennaio 1886-30 dicembre 1893- 21 novembre 1896.

Nel 1886 settimanale (sabato); dal 1887 trisettimanale (martedì, giovedì, sabato); dal 1890 bisettimanale (mercoledì e sabato ) Dal 1889 n. 110 i numeri pubblicati il giovedì sono interamente dedicati all’agricoltura, con l’aggiunta di una doppia e propria numerazione e con il cambio del complemento del titolo in: Organo del Comizio Agrario di Treviglio. Dal 1890 il complemento del titolo scompare; conteneva un supplemento illustrato della cronaca trevigliese.

Il Risveglio:  Giornale democratico di Treviglio e Circondario,  periodo di stampa gennaio 1907- 24 dicembre 1908.(Settimanale il sabato).Apertamente anticlericale: non solo i contenuti degli articoli manifestano una chiara opposizione al clero e ai suoi sostenitori, ma anche il linguaggio utilizzato non è privo di parole particolarmente colorite In ogni numero compare la rubrica “Asterischi”, dove vengono riportate battute salaci contro il clero, nonché la rubrica “Stato civile”, in cui vengono riportati i matrimoni e le morti, con distinzione tra “a domicilio” e “in ospedale”.

Gazzetta Trevigliese , periodo di stampa : 4 gennaio 1862- 17 marzo 1864. ( Settimanale inizialmente il Giovedi poi il Sabato ) Dal 1864 il periodico continua con il titolo L’Associazione: Gazzetta del Circondario di Treviglio; il complemento del titolo cambia. Il programma de “La Trevigliese: Gazzetta del Circondario di Treviglio” è contenuto nel sottotitolo, che così recita “Storia contemporanea, letteratura, commercio, arti, industria, agricoltura, atti e notizie ufficiali, annunci pubblici e privati”: coerentemente con le premesse il giornale riporta in ogni numero parecchie notizie di attualità, soprattutto legate alla storia d’Italia ed ai problemi connessi al governo dello Stato, unite a notizie di cronaca locale, brani di letteratura, informazioni riguardanti lo stato dell’agricoltura e dell’economia sia a livello locale sia a livello internazionale e annunci economici di ogni tipo. 

Tutte le immagini tratte da : Treviglio tra le pagine

( Raccolta multimediale delle riviste Trevigliesi )

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Ermanno Olmi, Cittadino onorario.

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Cittadino onorario

Olmi, che il 28 febbraio 2003 ricevette anche la cittadinanza onoraria (ricordiamo che Olmi nacque a Bergamo, ma crebbe poi a Treviglio) potrebbe così avere un luogo destinato a ricordarne l’importanza. E qual luogo meglio di un teatro?

“La morte di Ermanno Olmi, grande personaggio del mondo del cinema e della cultura internazionale, ha suscitato una generale emozione, in particolare tra noi trevigliesi che da sempre siamo stati gratificati dalla vicinanza dell’artista  – ha commentato il portavoce di “Città dell’Adda” Roberto Fabbrucci – lui che si è sempre definito e sentito trevigliese, un’appartenenza ufficializzata con la meritata Cittadinanza Onoraria il 28 Febbraio del 2003 alla presenza delle autorità, amici e gli attori dell’Albero degli Zoccoli ritrovatisi dopo 25 anni”.

Intitolare il Tnt al regista, per “Città dell’Adda” rappresenta l’omaggio migliore che la città possa fare. Così come accaduto dopo la scomparsa del celebre artista Trento Longaretti a cui è stata intitolata la sala consiliare del Municipio.

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Trama del film “L’Albero degli zoccoli”

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Trama del film “L’Albero degli zoccoli”

Trama

In una cascina di pianura a Palosco (nella campagna bergamasca), tra l’autunno 1897 e la primavera 1898, vivono 4 famiglie di contadini. Mènec (Domenico), un bimbo di 6 anni sveglio ed intelligente, deve fare 6 chilometri per andare a scuola. Un giorno torna a casa con uno zoccolo rotto. Non avendo soldi per comprare un nuovo paio di scarpe, il padre Batistì decide di tagliare di nascosto un albero per fare un nuovo paio di zoccoli al figlio. Il padrone della cascina però viene a saperlo e alla fine viene scoperto il colpevole: la famiglia di Mènec, composta dal padre Batistì, dalla moglie Battistina e dai tre figli di cui uno ancora in fasce, caricate le povere cose sul carro, viene cacciata dalla cascina.

Accanto a questa vicenda che apre, chiude e dà il titolo al film, si alternano episodi della umile vita contadina della cascina, contrassegnata dal lavoro nei campi e dalla preghiera. La vedova Runk a cui è da poco mancato il marito, è costretta a lavorare come lavandaia per poter sfamare i suoi figli, mentre il figlio maggiore di 14 anni viene assunto come garzone al mulino. Anche in questa situazione d’indigenza, non viene mai a mancare la carità verso i più poveri, come Giopa, un mendicante che si reca da loro in cerca di cibo. A peggiorare la situazione, la mucca da latte della famiglia si ammala, tanto che il veterinario, fatto chiamare dal paese, consiglia loro di macellarla, considerandola spacciata. Tuttavia la vedova riempie un fiasco con dell’acqua che va a benedire in chiesa implorando la grazia al Signore, e fa bere l’acqua benedetta alla mucca. L’animale dopo alcuni giorni guarisce. Con loro vive anche nonno Anselmo, padre della vedova, un ingegnoso e saggio contadino (sostituendo in gran segreto, con la complicità della nipote Bettina, lo sterco di gallina a quello di mucca come concime, riesce a far maturare i propri pomodori un mese prima degli altri). Anselmo è molto amato dai bambini ed è il continuatore della cultura popolare, fatta di proverbi e filastrocche, che si tramanda oralmente di generazione in generazione.

Altra vicenda narrata è il timido corteggiamento di Stefano a Maddalena, fatto d’intensi e casti sguardi e pochissime parole.

Significativo è il loro primo incontro in cui Stefano, dopo aver seguito a pochi passi di distanza Maddalena lungo il sentiero per un lungo tratto, le chiede il permesso di salutarla, la giovane dopo un breve silenzio, dà l’assenso, Stefano allora la saluta, lei ricambia il saluto e si separano. I due alla fine si sposano e si recano il giorno stesso in barca a Milano, agitata dai tumulti della cosiddetta Protesta dello stomaco meglio conosciuta come la repressione del Generale F. Bava Beccaris del maggio 1898, per andare a trovare in un convento di bambini esposti suor Maria, zia di lei. Su richiesta della religiosa adottano un bambino di nome Giovanni Battista.

La quarta ed ultima famiglia che vive nella cascina è quella del Finard. Essa è composta da padre, madre, tre figli ed il nonno.

Una peculiarità di questa famiglia sono i litigi, frequenti e violenti, tra il padre autoritario ed il figlio maggiore accusato di non lavorare mai abbastanza (è anche alcolista). Un giorno Finard, alla festa del paese in mezzo alla folla che assiste ad un comizio socialista trova una moneta d’oro. Tornato in cascina la nasconde nello zoccolo del suo cavallo. Dopo qualche tempo cerca di recuperare la moneta. Accortosi che non c’è più, inizia ad inveire contro il cavallo che s’imbizzarrisce. Per calmare il Finard, che si è preso un malanno per la rabbia, la moglie chiama la donna del segno che gli dà una pozione.

Tra i personaggi esterni alla cascina, oltre al padrone e al fattore, ha una significativa importanza il parroco del paese don Carlo, il quale pur avendo un’istruzione e appartenendo a un diverso ceto sociale, si prende cura della vita dei contadini e li guida e consiglia con le sue parole. Ricordiamo anche il loquace venditore di stoffe Frikì, abile nel valorizzare la sua mercanzia che trasporta con un carretto di corte in corte, e la ciarlatana donna del segno.

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Centro Culturale Ambrogio Portaluppi Treviglio

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Centro Culturale Ambrogio Portaluppi Treviglio

Piazza Santuario 3
24047 Treviglio (Bg)

www.centroportaluppi.org
[email protected]

ll Centro è stato originariamente costituito a Treviglio il 3.3.1977 da Mario Signorelli, Dolores Brambilla, Gianfranco d’Ambrosio,Valerio Facheris, Vittorio Longaretti, Mario Lorenzi, UmbertoTaddeo, Giuseppe Zavaglio, Paolo Zordan.
Nel primo periodo il Centro, presieduto da Mario Signorelli, assunse la denominazione di Centro Socio-Culturale Portaluppi per il Movimento Popolare; molte proposte erano incentrate su temi socio-politici (tra cui l’Università Popolare, sulle tematiche dell’abitare,dell’educazione, ecc.) e conferenze sul movimento cattolico locale ( col contributo di Mons. Piero Perego); non mancarono, soprattutto negli ultimi anni del primo periodo (1980-83 ) proposte culturali e artistiche come rappresentazioni teatrali (El vangel del dì d’en cò), films, eventi musicali (gruppo jazz Six and one, coro di Russia Cristiana,.. ), gite culturali.
Da un gruppo di persone (G.Franco d’Ambrosio, Mario Signorelli, Ermanno Pasinetti, Giuseppe Zavaglio, Paolo Zordan e altri) del Centro Culturale Portaluppi impegnate in politica, nella DC, a livello locale nacque anche il Centro di cultura politica Seno Colleoni, tentativo di aggregare persone impegnate in diverse esperienze della DC unite dalla volontà di non dimenticare le radici cattoliche popolari del partito e di riflettere insieme sulla propria storia per trame nutrimento per l’azione politica; fu di ausilio culturale ancora una volta Mons. Piero Perego, appassionato studioso della storia del locale movimento cattolico.
In un secondo periodo ( dalla metà degli anni 80 alla metà degli anni 90 ) il Centro assunse la denominazione, che mantiene anche attualmente di Centro Culturale Mons.Ambrogio Portaluppi; presieduto e mantenuto vivo prevalentemente da Carla Musazzi Usuelli, supportata dai suggerimenti di G.Franco d’Ambrosio, mantenne una assidua collaborazione con la Commissione Cultura della Parrocchia S. Martino ( ma anche con la Scuola Elementare S. Martino e con il Centro di Solidarietà L’Orizzonte) e visse momenti di intensa vivacità In tale periodo, oltre al sostegno a feste popolari cattoliche locali (festa di S. Giuseppe, festa del Redentore .. ), alla continuazione di eventi artistici (Mnogaja Leta, Clowns .. ) e di gite culturali ( Villa Ambiveri … ), vennero cooptati quali conferenzieri personaggi quali Don Luigi Giussani (su Leopardi), E. Corti (Il cavallo rosso), Brasioli, Formigoni, Cardini, Padre Scalfi, M. Gargantini , Messori, L. Negri.
Venne anche organizzato con successo un corso di aggiornamento per insegnanti.
Dalla seconda metà degli anni ’90 ad oggi la responsabilità del Centro Culturale viene assunta da un gruppo più ampio (Francesca Ferri, Ermanno Pasinetti Nadia Possenti, Pietro Villa, Stefano Ferrandi, Laura Parmeggiano).

Il legame con il Centro Culturale di Milano diviene più stretto. Tra le iniziative più ricorrenti: mostre artistiche del Meeting (il Caravaggio, la Cappella degli Scrovegni, Vita di Maria nell ‘arte dal ‘300 al ‘400) accompagnate da conferenze dei curatori, visite guidate a mostre in altre città (L’anima e il volto); incontri con don Negri su diverse tematiche religiose, incontri con relatori quali don Mazzi, Aldo Brandirali, don Mauro Inzoli, don Ambrogio Pisoni su tematiche inerenti temi quali la sussidiarietà, la cooperazione, i movimenti religiosi, l’Islam; diversi incontri di educazione all’ascolto musicale (Spirito Gentil).

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