Tino Belloli, la memoria storica di Treviglio
Il 74enne al lavoro in biblioteca: «Sto digitalizzando tutti i documenti dal 1200. Ho immagazzinato su computer oltre 700 mila file» ( bergamo.corriere.it )
La mattina spesso arriva in biblioteca quando ancora non c’è nessuno, infila i guanti bianchi e inizia a scattare fotografie fino all’orario di chiusura. Tino Belloli, 74 anni, da più di 4 anni è l’angelo della memoria di Treviglio. Armato di macchina fotografica, sta digitalizzando gli archivi comunali al ritmo di 500-600 scatti al giorno. «Ormai ho superato 700 mila fotografie — racconta — ho iniziato con l’archivio storico con le prime testimonianze della città e adesso sono arrivato al 1938».
Un lavoro che Belloli fa in maniera volontaria coordinandosi con i dipendenti del settore cultura e con i professori Fabio Celsi e Francesco Tadini, altri due volontari che si sono presi il compito di riordinare l’archivio storico. «Loro mi passano i faldoni — spiega Belloli — e io fotografo pagina per pagina.
Poi li riordino sul computer in base al mese e anno. Ogni tanto i due professori arrivano con qualche documento che non era al suo posto e io lo inserisco nell’archivio digitale».
Belloli così ha potuto compiere un excursus attraverso i secoli che gli hanno permesso di visionare gli statuti della città del 1200, la conferma di un privilegio del re Ferdinando III di Spagna al nobile trevigliese Mulazzani del XVII secolo, fino all’atto di commissariamento del municipio a firma di Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini.
«Ho fotografato — racconta il pensionato — anche l’atto di matrimonio del Duce quando si sposò a Treviglio perché ricoverato al Collegio degli angeli trasformato in un ospedale militare durante la Prima guerra mondiale. Quello però era solo una copia, il Comune non dispone dell’originale. E la curiosità è che sullo stesso foglio da un lato c’è l’atto di matrimonio di Benito Mussolini e donna Rachele, dall’altro quello di un normale cittadino»
Una missione, quella di salvare il passato di Treviglio, che Belloli ha iniziato in solitaria. «Ho documentato tutte le vie della città, casa per casa, per serbarne il ricordo — dice —. Sono sempre stato appassionato di foto, ricordo che con una delle prime paghe, quando iniziai a lavorare a 14 anni, comprai una Eura Ferrania.
Quando sono andato in pensione più di vent’anni fa mi ci sono dedicato a tempo pieno. Nel 2010 ho documentato tutto il restauro del campanile e di recente quello del santuario della Madonna delle Lacrime».
Proprio i cantieri pubblici sono stati il tramite insolito che hanno portato Belloli a occuparsi dell’archivio. Il Comune, infatti, gli aveva commissionato dei reportage fotografici dei propri interventi, a partire dalla riqualificazione dell’ex Upim. «Un giorno l’architetto Valentino Rondelli ai Lavori pubblici — racconta Belloli — mi ha detto che c’era qualche documento da fotografare in biblioteca e se la cosa mi poteva interessare.
Sono andato a vedere e non sono più uscito. Con il tempo mi hanno dato una stanza che ho attrezzato con il contributo del Comune e delle donazioni di alcuni privati».
Un lavoro certosino che Belloli esegue appunto in guanti bianchi per tutelare i documenti. «Occorre pensare anche a tutelare il lavoro fatto — precisa — e per questo utilizzo un tipo particolare di blu-ray garantito per durare mille anni, ma siccome la prudenza non è troppa tengo una copia dell’archivio anche su degli hard disc. Salvare la memoria del passato è fondamentale: è lasciare alle prossime generazioni la possibilità di conoscere la loro città». Per questo il pensionato, d’accordo con gli uffici comunali, ha già selezionato una minima parte del materiale fotografato e lo ha messo su un computer a disposizione degli utenti in biblioteca. L’obiettivo sarebbe trovare il modo per rendere fruibile l’intero archivio. «Intanto però il lavoro di digitalizzazione — conclude Belloli — deve andare avanti pur tra le difficoltà di budget.La mia speranza è che chi ama Treviglio ci aiuti».
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