Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

Treviglio : La famiglia Signorelli, quattro generazioni dietro al proiettore

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La famiglia Signorelli, quattro generazioni dietro al proiettore
di Rosanna Scardi bergamo.corriere.it
Enrico Signorelli è anche presiente dell’Anec lombarda, l’Associazione degli esercenti di sale cinematografiche shadow.
Dall’epoca delle immagini proiettate con la luce delle candele sulle pareti delle osterie a quella del digitale nei multisala: Enrico Signorelli, titolare dell’Ariston di Treviglio, ripercorre un secolo di cinema attraverso la storia della sua famiglia.
L’imprenditore, 41 anni, è l’ultimo erede di una stirpe di pionieri dell’arte cinematografica.
Una famiglia che vanta una storia centenaria, cominciata nel 1916. «Tutto è iniziato con il mio bisnonno, Antonio, a fine 800: girava le locande mostrando la lanterna magica, un’antica tecnica per proiettare immagini su una parete in una stanza buia tramite una scatola contenente una candela – racconta Enrico –

Il primo in famiglia ad avere l’intuizione imprenditoriale fu però il nonno di cui l’attuale gestore porta il nome, figlio del pioniere Antonio. Enrico era nato nel 1900, solo cinque anni dopo l’invenzione del cinema. Nel 1895 i fratelli Lumière avevano infatti dato vita, per la prima volta, a una proiezione al Grand café di Parigi. Il trevigliese si appassiona alla nuova arte al punto da realizzare, nel 1916, sedicenne, la prima arena estiva. «Faceva l’ambulante, si spostava per le cascine che raggiungeva prima in bicicletta, poi con un carretto – prosegue il bisnipote -. Nel 1921 ottiene l’attestazione ufficiale che riconosce la sua attività cinematografica». Inizia il mestiere di gestore «stanziale», prima al Teatro Sociale in piazza Garibaldi, negli Anni Trenta, poi al Teatro Comunale, nel decennio successivo, oltre che al Teatro Filodrammatici. All’epoca le pellicole venivano proiettate nelle sale teatrali. «Mia nonna, che è mancata l’anno scorso a 99 anni, mi raccontava di un lavoro frenetico – spiega Enrico -. Gli operatori si spostavano in bici da una parte all’altra del paese trasportando le bobine con i nastri cercando di soddisfare più spettatori possibili».

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