Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

Quando si sognava il petrolio bergamasco

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Quando si sognava il petrolio bergamascoIl presidente Leone all'ingresso di un pozzo

La scoperta dei giacimenti di Casirate aveva dato illusioni a metà degli anni Settanta

 

Il presidente Leone all’ingresso di un pozzo

Si sognava il «petrolio bergamasco», ma si estrasse soprattutto metano e neanche in grande quantità. È durata meno di vent’anni la corsa all’«oro nero» nella Bassa che ebbe il culmine mediatico l’11 ottobre del 1974 quando gli italiani appresero dal telegiornale che erano stati scoperti grandi giacimenti di idrocarburi a Casirate d’Adda, provincia di Bergamo. Le trivelle intorno alla cascina Malossa avevano iniziato a lavorare nel 1972 (ma già negli anni Cinquanta erano stati fatti sondaggi senza esito per le tecnologie dell’epoca): e i risultati nella primavera del 1974, proprio mentre finivano l’austerity petrolifera e il primo periodo di circolazione di auto a targhe alterne, accesero l’entusiasmo. L’11 ottobre 1974, il presidente dell’Eni, Raffaele Girotti, in una conferenza stampa San Donato Milanese annunciò che dai tre pozzi, arrivati anche a oltre 6 mila metri di profondità, si poteva stimare la possibilità di estrarre due milioni e mezzo di tonnellate di greggio e 3 miliardi di metri cubi di metano all’anno. Poche ore dopo, a visitare il pozzo che si pensava potesse ridurre la dipendenza energetica italiana, c’erano le più alte cariche dello Stato, il presidente della Repubblica Giovanni Leone e il presidente del Consiglio Mariano Rumor. Si fecero altre perforazioni (un pozzo fu aperto anche ad Arzago, sondaggi furono fatti a Calvenzano, Cascine San Pietro e Treviglio) e si iniziò effettivamente ad estrarre idrocarburi. Alla fine degli anni Settanta a fianco della Rivoltana l’Agip costruì anche una centrale di separazione, ma ben presto si scoprì che c’era stato troppo ottimismo. Nel 1984 con quattro pozzi in attività, su un’area di 27 ettari, si producevano solo 350 milioni di metri cubi di metano all’anno e qualche migliaio di barili di petrolio al giorno. Troppo poco per considerare conveniente l’operazione e così nel 1992 lo sfruttamento viene interrotto. Dopo poco più di vent’anni, forse adesso il capitalo si sta per riaprire.

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