Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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C.S.T. : Gli eroi degli anni d’oro ( di Bruno Frigerio )

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C.S.T. : Gli eroi degli anni d’oro ( di Bruno Frigerio )

Una vera chicca per gli appassionati di una certa età che rivedono alcuni “Eroi” come li hanno chiamati recentemente al TNT per festeggiare il 50 di quella famosa squadra. Goffi, Gira e Malinverno non avevano potuto partecipare alla manifestazione .Con loro anche Menotti. Il merito di queste foto è di Pietro Cariboni che con tanta passione ha raccolto e che mi ha trasmesso.Grandi personaggi per lo sport trevigliese e in particolare per la storia del C.S.T.

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Fratelli e sorelle Longaretti.

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Fratelli e sorelle Longaretti.

Fratelli e sorelle Longaretti.

Fratelli e sorelle Longaretti.

Wilma Cattaneo:  Grandi personaggi che ricordiamo con affetto abbiamo avuto il privilegio di conoscerli molto bene e il ricordo rimarrà sempre nel nostro cuore ( Wilma e Andrea)

Gemma Falsina Le prime tre a sinistra sono le sorelle Sfondrini

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Treviglio antica – 1830

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Treviglio antica – 1830

Gianfranco Bonardi

Treviglio antica - 1830

Treviglio antica – 1830

Treviglio antica – 1830 La casa del Canonico T. Grossi (zio del Poeta e romanziere Tommaso Grossi) in Treviglio zona “la Nòa”. La casa era spesso frequentata da personaggi celebri come D’Azeglio , Manzoni, Verga, Cameroni, Carcano amici del nipote Tommaso.
Treviglio antica – 1830Commenti ( da Facebook : Treviglio Amarcord  )

Pier Alessandro Oggionni La casa del Grossi era in via….Tommaso Grossi, che allora non si chiamava certamente così! all’angolo con via XXV aprile (che anche lei non si chiamava così). 

Damiano Bussini  : Era sul retro del portico di Santa Marta

 

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“Al Perèt” Piazza Garibaldi

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“Al Perèt” 

Commenti
Ernesto Belloli me lo ricordo quando davanti al monumento a volte si metteva a piangere ed era anche un po’ su 
Carlo Buttinoni Ultimamente qualcuno ha citato questo personaggio che “catechizzava” il monumento esaltando le virtù di Garibaldi…

Maria Angela Crespi ‘l piret stavo ad ascoltarlo incantata, ma quando non aveva bevuto era persino scorbutico , anche se lavorava bene (faceva l’imbianchino)

Alda Colombo Giardinelli chi si ricorda quando al Peret .Ubriaco faceva il comizio al monumento di Garibaldi.
 Bruno Frigerio. Uno spasso erano i discorsi del “Peret” a Garibaldi che, con santa pazienza, sopportava e non rispondeva mai. Innocenti filastrocche condite da improperi per la non reazione del Pepino! Era la seconda parte degli anni 50.

 

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Matita Libera di Bruno Manenti

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Matita Libera di Bruno Manenti

150 Personaggi Trevigliesi ” caricati” da Bruno Manenti

Al Santùare dè Trei
Imponente, semplice, severa e amorevole nello stesso tempo, come una mamma.
Con il suo imperatore, poco distante è li ad osservare e ascoltare le preghiere dei Trevigliesi.http://virgi.altervista.org/?s=bruno+manentihttp://virgi.altervista.org/?s=bruno+manenti

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Trevigliese vecchie glorie di Bruno Frigerio

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Trevigliese vecchie glorie di Bruno Frigerio

Periodicamente mi assale un pò di nostagia. A chi ha vissuto quell’epoca sportiva penso piaccia rivederne gli attori in chiave moderna.Inventiamoci l’alibi che la ruota gira. Il merito è di Cariboni .

C.S.T. : Gli eroi degli anni d’oro ( di Bruno Frigerio ). Una vera chicca per gli appassionati di una certa età che rivedono alcuni “Eroi” come li hanno chiamati recentemente al TNT per festeggiare il 50 di quella famosa squadra. Goffi, Gira e Malinverno non avevano potuto partecipare alla manifestazione .Con loro anche Menotti. Il merito di queste foto è di Pietro Cariboni che con tanta passione ha raccolto e che mi ha trasmesso.Grandi personaggi per lo sport trevigliese e in particolare per la storia del C.S.T.

Gian Luigi Rigamonti

Treviglio Amarcord Sport ► Treviglio Amarcord Sport

 

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Trento Longaretti è nato a Treviglio il 27 settembre 1916

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Trento Longaretti è nato a Treviglio il 27 settembre 1916

è morto a Bergamo il  7 giugno 2017, all’età di 100 anni.

Trento Longarett

Trento Longaretti

Tra il 1931 e il 1939 frequentò a Milano il Liceo Artistico prima e l’Accademia di Brera poi, divenendo allievo di Aldo Carpi e compagno di corso, tra gli altri, di Cassinari, Bergolli, Morlotti, Valenti, Kodra.Il Maestro entrò in contatto anche con Guttuso, Treccani, Birolli, Sassu, Vedova, in virtù del suo avvicinamento al movimento artistico denominato “Corrente”.Longaretti ha vissuto anche la drammatica esperienza della guerra che lo portò in Slovenia, Sicilia ed Albania.Nel 1942 – e poi ancora nel 1948, nel 1950 e nel 1956 –  ha partecipato alla Biennale di Venezia; nel 1943 ha esordito con la sua prima mostra personale presso la “Galleria La Rotonda” di Bergamo. Nel 1953 vinse il Concorso per la Direzione dell’Accademia Carrara di Bergamo e per la Cattedra di Pittura, succedendo ad Achille Funi; sarà Direttore dell’Accademia per ben 25 anni, fino alle spontanee dimissioni nel 1978.Un viaggio in Russia, compiuto nel 1965, influenzerà molto la sua pittura.Nel corso della sua carriera ha allestito mostre personali ed antologiche di grande rilevanza presso musei ed istituzioni sia italiane che straniere, inoltre molte sue opere sono conservate in edifici religiosi ed istituzioni di tutto il mondo.A Treviglio, sua città natale, si custodiscono molti capolavori  del Maestro, di proprietà sia  pubblica che privata, in particolare in molte chiese di Treviglio si possono ammirare opere di grande valore.Temi ricorrenti delle sue opere sono, oltre a quelli legati al sacro: l’amore materno, l’infanzia, la vecchiaia, gli erranti, la famiglia e i musicanti.L’artista si è dedicato con passione non solo alla pittura e alla grafica, ma anche all’affresco, all’arte della vetrata e alla tecnica del mosaico.Il segno di Longaretti è al contempo fluido ed espressivo, i colori luminosi e vivaci. L’utilizzo dei toni caldi e freddi avvicina o allontana le immagini,creando un continuo gioco di profondità. Nelle opere  è sempre presente un’evocazione narrativa che lo avvicina al grande Giotto.Osservando i suoi dipinti sembra quasi di percepire una musica, simile alle note di un violino, che accompagna i personaggi nel loro avanzare: ne deriva un’atmosfera di grande armonia, dove l’immagine si fa poesia.

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La biblioteca civica di Treviglio

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La biblioteca civica di Treviglio

La biblioteca civica di Treviglio, fondata nel 1861, e intitolata all’abate trevigliese Carlo Cameroni (Treviglio 1793 Torino 1862).

Alla morte di Cameroni, il Comune accetto il lascito e apri la biblioteca alla cittadinanza. Sul nucleo librario di Cameroni, ricco di 4176 volumi, crebbe la biblioteca, che si arricchi col tempo di alcune importanti acquisizioni librarie e documentarie: in alcuni casi fondi antichi in possesso del Comune, in altri donazioni di illustri personaggi trevigliesi.

http://biblioteca.comune.treviglio.bg.it/

Chiostro Monastero di San Pietro oggi Biblioteca.

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Un tuffo nel passato : Treviglio Amarcord

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Un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città di Treviglio.** I documenti postati , se non di personale proprietà, dovrebbero riportare, se possibile, la fonte da cui provengono..etc..etc……. e qui devo dirvi che la gran parte delle foto da me postate non riportano il nome dell’autore e tanto meno non le ho scattate io.. …purtroppo tra le centinaia di foto che ho raccolto/scaricato o fotocopiato , per alcune beh.. non ho “preso nota” della fonte. Chi riconoscesse un suo scatto può naturalmente rivendicarne la “paternità”.
Buon Amarcord a tutti !!

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”. Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.

La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.

Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

La Torre Civica

Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.

Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

Storia Arte Cultura
Lungo la via Roma è possibile scorgere una particolare diversificazione tipologica negli
edifici: si affiancano cortili con portici e logge a cortili con distribuzione a ballatoio.

La maggior parte delle facciate è arricchita con elementi decorativi, databili

ai sec. XIX e XX, segno di un benessere economico dovuto alla particolare vocazione della via: quella di essere “spina commerciale privilegiata”.

Il passato antico della via è visibile
nell’ortogonalità con le vie laterali: chiaro segno permanente della presenza della
centuriazione romana in centro storico.
Va Roma prosegue in rettilineo con via Rozzone, imboccando la quale ci si ritrova nella
porzione sud di via Carcano: qui era anticamente ubicata Casa Federici (civico 19),
costruzione del sec. XV, di cui si conserva memoria in una lapide incastonata in prospetto.
In fondo alla via Carcano è visibile l’ingresso del complesso in passato occupato dalle
Madri Canossiane, oggi sede della Cassa Rurale.

Dalla via dè Federici si prosegue per via S. Martino, una delle quattro strade principali del
centro storico, che conduceva a Porta Nuova. Il nome di “Porta Nuova” deriva dal fatto che
la porta fu l’ultima in ordine di tempo a essere realizzata.Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002

Visitare Treviglio ( da Bergamo News )Secondo comune bergamasco per numero di abitanti dopo il capoluogo, Treviglio si trova nella media Pianura Padana, a circa 20 chilometri in direzione sud da Bergamo: fondata nel corso dell’alto medioevo per scopi difensivi, la cittadina oggi rappresenta un punto strategico nel crocevia di strade e ferrovie che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.

La basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco.

Nella navata destra, accanto alla zona presbiterale, è collocato il Polittico di Zenale e Butinone, risalente al 1485, una delle opere più importanti del rinascimento lombardo, in quanto segna il passaggio tra il gotico e il rinascimentale.

La basilica offre anche diverse opere di Cavagna, Procaccini e Montalto oltre ad un pregevole Fonte Battesimale del 1529. Il campanile in stile gotico lombardo della basilica è conosciuto come simbolo della città di Treviglio poiché, grazie ai sui 60m di altezza è visibile a chilometri di distanza. Nel corso dei secoli è stato un punto di riferimento sia per scopi religiosi sia civili e militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo dai vicini comuni.

I“Treviglio: storia, arte e cultura” l santuario della Madonna delle Lacrimel santuario della Madonna delle Lacrime fu costruito a partire dal 1594 a seguito del miracolo della madonna che, piangendo, salvò Treviglio dall’avanzata francese.

Alla costruzione del santuario hanno lavorato grandi artisti come l’architetto caravaggino Fabio Mangone, autore dell’altare maggiore. Si può salire sull’altare e tramite splendidi gradini in marmo si riesce ad andare proprio sotto al quadro della venerata immagine della Madonna delle lacrime, sotto al quale sono tuttora conservate la spada e l’elmo del visconte di Lautrec. E’ consigliata inoltre la visita della “cripta magica” sotto il santuario.

“Treviglio: storia, arte e cultura” La biblioteca civica di TreviglioLa biblioteca civica di Treviglio, fondata nel 1861, e intitolata all’abate trevigliese Carlo Cameroni (Treviglio 1793 Torino 1862), figura importante del Risorgimento italiano, per aver egli donato, pochi mesi prima di morire, la propria libreria alla città d’origine affinché venisse costituita una biblioteca pubblica.

Alla morte di Cameroni, il Comune accetto il lascito e apri la biblioteca alla cittadinanza. Sul nucleo librario di Cameroni, ricco di 4176 volumi, crebbe la biblioteca, che si arricchi col tempo di alcune importanti acquisizioni librarie e documentarie: in alcuni casi fondi antichi in possesso del Comune, in altri donazioni di illustri personaggi trevigliesi.

“Treviglio: storia, arte e cultura” Treviglio nel XV secolo di Luigi Minuti

Anche il travagliato XV°, come il precedente, è un secolo d’oro per Treviglio, crescono ricchezza e benessere e la città si riempie di edifici non più di legna ma di solidi mattoni, anche se abilmente frammisti ai sassi di fiume, ed in più a metà secolo, sorgono, in fretta e bene, le austere e più solide mura venete. La Basilica di S. Martino nuovamente viene accresciuta, i lavori a carico del Comune, prendono avvio nel 1481 e si protraggono per più di vent’anni, iniziati nel bel mezzo della Signoria degli Sforza, vengono ultimati all’inizio dell’occupazione francese, e splendide dovevano apparire la sua facciata gotica, i colonnati delle navate in mattoni rossi, e quel nuovo piccolo campanile che accarezza l’abside e che allora si poteva vedere anche dalla sua base.Forse i bei tempi antichi non sono mai esistiti se non nella nostra nostalgica fantasia ma se così non fosse quelli e non altri meritano menzione. Anche se non erano tempi pacifici, anzi, tutt’altro. Il secolo inizia con il primo Visconti a portare il titolo di Duca: Gian Galeazzo, che alla Comunità di Treviglio concede nuovi Statuti di ampia autonomia e che, come un fulmine, conquista un così vasto territorio che alla sua improvvisa morte, nel 1402, il figlio sopravvissuto, Giovanni Maria, farà fatica a conservarlo; ne manterrà una parte al prezzo di lunghe e sanguinose guerre, perderà Brescia, occupata da Giovanni Rozzone, condottiero trevigliese che gliela sottrae per un intero anno, poi la vende ad un altro condottiero, Pandolfo Malatesta da Rimini che nel 1421 la cederà alla Serenissima insieme al Bergamasco.

I Visconti tentano di riconquistarla ma sconfitti duramente nel 1426 perderanno definitivamente tutti i territori a nord del Fosso Bergamasco e al di là del fiume Oglio. Vicino alla metà del secolo ecco che la dinastia dei Visconti si estingue, Treviglio e la Geradadda nel frattempo però sono sotto i Veneti ed iniziano un balletto che più volte si ripeterà: dai milanesi ai veneti e viceversa, poi il cinquantennio Sforza, un lungo periodo di prosperità, indi tutto daccapo, eppure tra tante difficoltà Treviglio cresce e si pone quale eccezione nel panorama desolante del tempo dove gran parte dei paesi della Calciana e della Geradadda, da Pumenengo a Rivolta erano stati messi a ferro e fuoco, Treviglio, terra libera, rimase incredibilmente indenne.

Nel bel mezzo della Signoria Sforzesca, al tempo di Galeazzo Maria (1468-1476), Treviglio viene attraversata da un fastoso corteo che scorta il Re di Danimarca, forse il corteo più memorabile che si sia mai visto dalle nostre parti, eccone la descrizione fatta dal cronista danese Holstein, trascritta sui suoi ‘quaderni’ da Ildebrando Santagiuliana: Lo storico e folcloristico corteo è immortalato sulle pareti del Castello di Malpaga dove il Re sostò quale ospite di Bartolomeo Colleoni col quale concertò le modalità del passaggio dalle terre della Serenissima a quelle del Duca di Milano.

Avevamo in precedenza accennato alle visite in Treviglio di altri personaggi illustri, dal Papa san Martino V all’imperatore Sigismondo, a San Bernardino da Siena, ma dietro tutto questo via vai vi era un personaggio: Uberto Decembrio di Vigevano podestà di Treviglio, segretario ducale, poeta, figlio d’arte. Fu lui a comporre, nel 1418, su incarico del Duca Filippo Maria, un poemetto in onore di Martino V papa, (il poemetto è tuttora conservato all’Ambrosiana).

L’anno dopo ricevette l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, anche lui personaggio epocale, e all’imperatore fa inaugurare nientemeno che una nuova porta d’ingresso alla città (Porta Nuova) e chissà cos’altro avrebbe fatto se non fosse prematuramente morto nell’anno 1427 qui in Treviglio nell’esercizio delle sue funzioni podestarili. Non si conoscono i particolari del funerale, è noto invece che viene trasportato in Milano e seppellito nientemeno che in Sant’Ambrogio nelle cui vicinanze possedeva un casa.La famiglia dei Decembrio non è come quella dei Della Pusterla, la loro nobiltà non è di sangue ma di equilibrato servizio ai potenti ed allo stesso tempo al popolo, e anche di lettere. Era di certo notevole la considerazione di cui godeva nella metropoli ambrosiana, tanto da usufruire del privilegio della sepoltura nella prestigiosa Basilica di S. Ambrogio, infatti, oltre ad Uberto il figlio Candido Decembrio, qui seppellisce la figlia adottiva Costanza nell’anno 1458, poi seppellisce la prima moglie Caterina nel 1464, e quando muore nell’anno 1477, il 12 novembre viene a sua volta seppellito nell’atrio di Sant’Ambrogio accanto al Podestà suo padre il cui sarcofago tardo gotico si erge tuttora maestoso a destra della porta principale della basilica ambrosiana.

Nel corso del XV secolo Treviglio si arricchisce di nuove case, sono le residenze delle famiglie importanti del tempo, tra queste i Della Piazza, Federici e Zenale, esse compendiano, come corona, il complesso basilicale di san Martino e all’interno della rinnovata Basilica, quale sigillo di quest’epoca d’oro, viene posto il Polittico di Zenale e Butinone, capolavoro dell’epoca di mezzo ed anticipo del migliore Rinascimento.

Durante la sua presenza in città, San Bernardino da Siena promosse la realizzazione del convento e della Chiesa dell’Annunziata, su di un’area messa a disposizione dal Comune nel 1441, già nell’anno 1443 era pronto il convento e nel 1465 si consacrò la chiesa per lungo tempo affidata ai Padri Francescani Riformati. Il luogo crebbe nella considerazione dell’intero Ordine di San Francesco tanto che ebbe ad ospitare il Capitolo unificato dei Francescani Osservanti e di quelli Riformati.Il convento dell’Annunciata sopravvissuto alle soppressioni austriache di Giuseppe II, soccombette sotto Napoleone nel 1810. Acquistato dall’industriale Graffelder nel 1845 fu trasformato in filanda di lino e cotone, che il Comune valorizzò facendovi passare vicino nel 1915, il nuovo Viale per Brescia, ma non bastò la messa in vetrina, il complesso non sopravvisse agli sconvolgimenti indotti dal primo dopoguerra e cessò l’attività nel 1923. Trasformato, ancora, in sede della prestigiosa Scuola Agraria Cantoni, è stato sul finire del XX secolo totalmente inglobato nell’Istituto Tecnico Commerciale Guglielmo Oberdan.

“Treviglio: storia, arte e cultura” I Probi contadini”

Nel 1901 venne istituita la Società dei Probi Contadini, ad opera dei conti Piazzoni e di Monsignore Ambrogio Portaluppi che riuniva contadini della frazione del Castel Cerreto e delle Battaglie.

Era composta in origine da 113 soci (passati poi a 140) e gestiva ben 541 ettari di suolo agricolo nelle vicinanze, in precedenza proprietà, per eredità dei Piazzoni, dell’Orfanatrofio di Bergamo (affidato, a partire dal 1903, ai Padri Giuseppini perché realizzassero una colonia agricola, del tipo di quelle funzionanti in altre loro istituzioni). La proprietà della terra divenne così collettiva e fu attribuita ai capifamiglia.

Tale associazione si proponeva anche di sviluppare un’agricoltura meccanizzata legata all’industri ed all’introduzione dei concimi chimici. Tra le varie coltivazioni praticate vi era anche quella del tabacco.Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società.

Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione. Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos.

La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe.

Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura.

Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.dal sito :www.serit.net

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Treviglio nel XV secolo di Luigi Minuti

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Treviglio nel XV secolo
La straordinaria figura del podestà Uberto Decembrio

Anche il travagliato XV°, come il precedente, è un secolo d’oro per Treviglio, crescono ricchezza e benessere e la città si riempie di edifici non più di legna ma di solidi mattoni, anche se abilmente frammisti ai sassi di fiume, ed in più a metà secolo, sorgono, in fretta e bene, le austere e più solide mura venete. La Basilica di S. Martino nuovamente viene accresciuta, i lavori a carico del Comune, prendono avvio nel 1481 e si protraggono per più di vent’anni, iniziati nel bel mezzo della Signoria degli Sforza, vengono ultimati all’inizio dell’occupazione francese, e splendide dovevano apparire la sua facciata gotica, i colonnati delle navate in mattoni rossi, e quel nuovo piccolo campanile che accarezza l’abside e che allora si poteva vedere anche dalla sua base.

Treviglio – Torre civica: “… Nell’entrar della Chiesa a man sinistra ergersi da’ fondamenti si vede un Campanile, che con l’altezza di 125 brazza pare, che s’asconda nelle nuvole…” – Emanuele Lodi.

Forse i bei tempi antichi non sono mai esistiti se non nella nostra nostalgica fantasia ma se così non fosse quelli e non altri meritano menzione. Anche se non erano tempi pacifici, anzi, tutt’altro. Il secolo inizia con il primo Visconti a portare il titolo di Duca: Gian Galeazzo, che alla Comunità di Treviglio concede nuovi Statuti di ampia autonomia e che, come un fulmine, conquista un così vasto territorio che alla sua improvvisa morte, nel 1402, il figlio sopravvissuto, Giovanni Maria, farà fatica a conservarlo; ne manterrà una parte al prezzo di lunghe e sanguinose guerre, perderà Brescia, occupata da Giovanni Rozzone, condottiero trevigliese che gliela sottrae per un intero anno, poi la vende ad un altro condottiero, Pandolfo Malatesta da Rimini che nel 1421 la cederà alla Serenissima insieme al Bergamasco. I Visconti tentano di riconquistarla ma sconfitti duramente nel 1426 perderanno definitivamente tutti i territori a nord del Fosso Bergamasco e al di là del fiume Oglio. Vicino alla metà del secolo ecco che la dinastia dei Visconti si estingue, Treviglio e la Geradadda nel frattempo però sono sotto i Veneti ed iniziano un balletto che più volte si ripeterà: dai milanesi ai veneti e viceversa, poi il cinquantennio Sforza, un lungo periodo di prosperità, indi tutto daccapo, eppure tra tante difficoltà Treviglio cresce e si pone quale eccezione nel panorama desolante del tempo dove gran parte dei paesi della Calciana e della Geradadda, da Pumenengo a Rivolta erano stati messi a ferro e fuoco, Treviglio, terra libera, rimase incredibilmente indenne.

Nel bel mezzo della Signoria Sforzesca, al tempo di Galeazzo Maria (1468-1476), Treviglio viene attraversata da un fastoso corteo che scorta il Re di Danimarca, forse il corteo più memorabile che si sia mai visto dalle nostre parti, eccone la descrizione fatta dal cronista danese Holstein, trascritta sui suoi ‘quaderni’ da Ildebrando Santagiuliana: Lo storico e folcloristico corteo è immortalato sulle pareti del Castello di Malpaga dove il Re sostò quale ospite di Bartolomeo Colleoni col quale concertò le modalità del passaggio dalle terre della Serenissima a quelle del Duca di Milano.

Castello di Malpaga, salone al primo piano, affresco del Romanino illustrante l’arrivo al Castello del re Cristiano I di Danimarca nel marzo 1474.

Avevamo in precedenza accennato alle visite in Treviglio di altri personaggi illustri, dal Papa san Martino V all’imperatore Sigismondo, a San Bernardino da Siena, ma dietro tutto questo via vai vi era un personaggio: Uberto Decembrio di Vigevano podestà di Treviglio, segretario ducale, poeta, figlio d’arte. Fu lui a comporre, nel 1418, su incarico del Duca Filippo Maria, un poemetto in onore di Martino V papa, (il poemetto è tuttora conservato all’Ambrosiana). L’anno dopo ricevette l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, anche lui personaggio epocale, e all’imperatore fa inaugurare nientemeno che una nuova porta d’ingresso alla città (Porta Nuova) e chissà cos’altro avrebbe fatto se non fosse prematuramente morto nell’anno 1427 qui in Treviglio nell’esercizio delle sue funzioni podestarili. Non si conoscono i particolari del funerale, è noto invece che viene trasportato in Milano e seppellito nientemeno che in Sant’Ambrogio nelle cui vicinanze possedeva un casa.

La famiglia dei Decembrio non è come quella dei Della Pusterla, la loro nobiltà non è di sangue ma di equilibrato servizio ai potenti ed allo stesso tempo al popolo, e anche di lettere. Era di certo notevole la considerazione di cui godeva nella metropoli ambrosiana, tanto da usufruire del privilegio della sepoltura nella prestigiosa Basilica di S. Ambrogio, infatti, oltre ad Uberto il figlio Candido Decembrio, qui seppellisce la figlia adottiva Costanza nell’anno 1458, poi seppellisce la prima moglie Caterina nel 1464, e quando muore nell’anno 1477, il 12 novembre viene a sua volta seppellito nell’atrio di Sant’Ambrogio accanto al Podestà suo padre il cui sarcofago tardo gotico si erge tuttora maestoso a destra della porta principale della basilica ambrosiana.

Nel corso del XV secolo Treviglio si arricchisce di nuove case, sono le residenze delle famiglie importanti del tempo, tra queste i Della Piazza, Federici e Zenale, esse compendiano, come corona, il complesso basilicale di san Martino e all’interno della rinnovata Basilica, quale sigillo di quest’epoca d’oro, viene posto il Polittico di Zenale e Butinone, capolavoro dell’epoca di mezzo ed anticipo del migliore Rinascimento.

Durante la sua presenza in città, San Bernardino da Siena promosse la realizzazione del convento e della Chiesa dell’Annunziata, su di un’area messa a disposizione dal Comune nel 1441, già nell’anno 1443 era pronto il convento e nel 1465 si consacrò la chiesa per lungo tempo affidata ai Padri Francescani Riformati. Il luogo crebbe nella considerazione dell’intero Ordine di San Francesco tanto che ebbe ad ospitare il Capitolo unificato dei Francescani Osservanti e di quelli Riformati.

Il convento dell’Annunciata sopravvissuto alle soppressioni austriache di Giuseppe II, soccombette sotto Napoleone nel 1810. Acquistato dall’industriale Graffelder nel 1845 fu trasformato in filanda di lino e cotone, che il Comune valorizzò facendovi passare vicino nel 1915, il nuovo Viale per Brescia, ma non bastò la messa in vetrina, il complesso non sopravvisse agli sconvolgimenti indotti dal primo dopoguerra e cessò l’attività nel 1923. Trasformato, ancora, in sede della prestigiosa Scuola Agraria Cantoni, è stato sul finire del XX secolo totalmente inglobato nell’Istituto Tecnico Commerciale Guglielmo Oberdan.

da /www.amicidigabry.it/editoriale-spazio-cultura.htm

Luigi Minuti
Storico e amante della nostra “bassa”

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Visitare Treviglio ( da Bergamo News )

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Visitare Treviglio ( da Bergamo News )

Secondo comune bergamasco per numero di abitanti dopo il capoluogo, Treviglio si trova nella media Pianura Padana, a circa 20 chilometri in direzione sud da Bergamo: fondata nel corso dell’alto medioevo per scopi difensivi, la cittadina oggi rappresenta un punto strategico nel crocevia di strade e ferrovie che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.

Visitare Treviglio ( da Bergamo News )

Basilica di San Martini Treviglio

La basilica di San Martino

La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco. Nella navata destra, accanto alla zona presbiterale, è collocato il Polittico di Zenale e Butinone, risalente al 1485, una delle opere più importanti del rinascimento lombardo, in quanto segna il passaggio tra il gotico e il rinascimentale. La basilica offre anche diverse opere di Cavagna, Procaccini e Montalto oltre ad un pregevole Fonte Battesimale del 1529. Il campanile in stile gotico lombardo della basilica è conosciuto come simbolo della città di Treviglio poiché, grazie ai sui 60m di altezza è visibile a chilometri di distanza. Nel corso dei secoli è stato un punto di riferimento sia per scopi religiosi sia civili e militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo dai vicini comuni.

Il santuario della Madonna delle Lacrime

Il santuario della Madonna delle Lacrime

Il santuario della Madonna delle Lacrime

Il santuario della Madonna delle Lacrime fu costruito a partire dal 1594 a seguito del miracolo della madonna che, piangendo, salvò Treviglio dall’avanzata francese. Alla costruzione del santuario hanno lavorato grandi artisti come l’architetto caravaggino Fabio Mangone, autore dell’altare maggiore. Si può salire sull’altare e tramite splendidi gradini in marmo si riesce ad andare proprio sotto al quadro della venerata immagine della Madonna delle lacrime, sotto al quale sono tuttora conservate la spada e l’elmo del visconte di Lautrec. E’ consigliata inoltre la visita della “cripta magica” sotto il santuario.

La biblioteca civica di Treviglio

La biblioteca civica di Treviglio, fondata nel 1861, e intitolata all’abate trevigliese Carlo Cameroni (Treviglio 1793 Torino 1862), figura importante del Risorgimento italiano, per aver egli donato, pochi mesi prima di morire, la propria libreria alla città d’origine affinché venisse costituita una biblioteca pubblica. Alla morte di Cameroni, il Comune accetto il lascito e apri la biblioteca alla cittadinanza. Sul nucleo librario di Cameroni, ricco di 4176 volumi, crebbe la biblioteca, che si arricchi col tempo di alcune importanti acquisizioni librarie e documentarie: in alcuni casi fondi antichi in possesso del Comune, in altri donazioni di illustri personaggi trevigliesi.

Casa Semenza

Il vano d’ingresso di Casa Semenza è caratterizzato da soffitto ligneo cassettonato e dipinto con motivi geometrici e floreali semplici. Appena entrati, sulla destra, si trova lo scalone che permette l’accesso al piano superiore, le cui stanze si affacciano sul cortile retrostante attraverso una loggia tripartita con archi a sesto ribassato. Il portico del piano terreno è definito dalla medesima foggia di arco, con pilastri rivestiti in pietra lavorata a bugnato.

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Treviglio storia …..

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Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraio del 1522, con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna. Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a a Lautrec. Ma proprio quando ogni speranza sembra perduta, ecco provenire dalla vicina chiesetta delle Agostiniane un gruppo di donne che acclamano al miracolo e invitano Lautrec a constatare di persona le lacrime che sgorgano dall’immagine della Madonna. Il generale depone allora la spada e decreta la fine dell’assedio.Il ‘500 segnò un periodo particolarmente infelice per Treviglio: già nei primi anni del secolo fu vittima delle contese tra Veneziani e Francesi.Nel 1509 i Veneziani saccheggiarono e depredarono il Borgo, appiccandovi diversi incendi che distrussero persone, edifici e ricchi patrimoni librari e documentari.Cacciati i Veneziani dai Francesi, la Gera d’Adda diventò oggetto di conquista per Carlo V di Spagna presente a Milano e al quale i Trevigliesi chiesero protezione, suscitando le ire dei Francesi, che, guidati dal generale Odetto di Foix, visconte di Lautrec decisero di muovere battaglia contro Treviglio.La sera precedente l’attacco da parte delle truppe francesi, i Trevigliesi, ormai allo stremo delle forze e consapevoli di non essere in grado di resistere all’assedio, si riunirono in preghiera intorno ad una immagine della Madonna col Bambino, dipinta su una parete del Monastero delle Agostiniane.All’alba del 28 febbraio 1522 il dipinto cominciò a versare lacrime, inducendo i fedeli e le monache lì riuniti a gridare: Al Miracolo!Il clamore della folla giunse fino al generale Lautrec e ai consoli della Città, i quali convenuti sul posto, constatarono la prodigiosità dell’evento.

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Treviglio 1978 …Prima del Film : CORREVA L’ANNO 1522

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Treviglio 1978 …Prima del Film : CORREVA L’ANNO 1522

Personaggi ed interpreti

Treviglio 1978 ...Prima del Film : CORREVA L'ANNO 1522

Treviglio 1978 …Prima del Film : CORREVA L’ANNO 1522 Treviglio

 

 

 

 

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Alcune Opere di Trento Longaretti

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Alcune Opere di Trento Longaretti

L’amore per una città
Ho riscoperto Bergamo alta grazie al mio
amico Trento. Da piccola ci andavo con
mio padre, comperavamo certi dolci gialli al
liquore che piacevano molto a mia madre.
Poi tanti anni altrove, via per studio e lavoro,
ma lui, il pittore, mi ha insegnato ad
amare la sua città vecchia trasmettendomi
parte di quella tenerezza che sente per le
sue strade strette, sdrucciolevoli quando
piove. Tutti i posti hanno un odore e un
colore che restano dentro.
Quelli che ho in mente legati a Bergamo
sono il bianco rosato delle pietre restaurate
di palazzi e chiese nei dintorni
dell’Università e il profumo dei casoncelli di
certe trattorie lì vicino.
Negli anni abbiamo costruito i nostri ritmi.
Quando vado a trovarlo, Longaretti mi
aspetta nello studio all’ultimo piano della
sua casa in Borgo Canale. È una stanza
oblunga affacciata su un cortile acciottolato.
Da una parete a finestre entra una luce
straordinaria. Di solito sta dipingendo e
sotto il camiciotto da lavoro è elegantissimo.
Parliamo un po’ di mostre, qualche
novità della nostra vita, sfogliamo libri,
cataloghi, guardiamo i lavori appena ultimati.
Poi usciamo. Sempre lo stesso giro e
ogni volta mi accorgo di un portone che mi
era sfuggito, un fregio in alto, appena
sopra le finestre dell’ultimo piano di una
casa, un balcone in ferro battuto.
Camminando mi parla dei personaggi che
hanno calcato quelle stesse vie, degli
amici pittori scomparsi, di qualche giovane
che sta venendo su bene. Se abbiamo
tempo arriviamo fino all’Accademia, il
posto dove ha trascorso una lunga parte
della propria vita, dirigendola dal 1953 al
1978. Parlando di quel periodo un po’ la
voce si incrina, forse il rimpianto di anni
pieni di ardore. Ma prima dell’Accademia e
delle centinaia di ragazzi che hanno lavorato
con lui, Trento ha trascorso il tempo
della sua formazione a Milano.
Il professore di disegno delle scuole di
avviamento aveva fatto chiamare suo padre
per dirgli che il ragazzo doveva a ogni
costo continuare gli studi. Però andai a
Brera, racconta, non alla Carrara perché la
gente di Treviglio si spostava più verso
Milano che in direzione di Bergamo. A
Milano va in treno ogni mattina, con in cartella
i panini per il pranzo. La timidezza e i
pochi mezzi lo fanno sentire inadeguato,
così mangia in disparte dagli altri. Ma con il
trascorrere delle settimane scopre che
anche i compagni di classe hanno gli stessi
suoi problemi e comincia un’avventura
fatta di discussioni sul senso dell’arte in
quegli anni precari e duri.
Cassinari era lì, quando sono arrivato io,
nel 1935. Frequentavano i corsi con noi
anche Badodi al penultimo anno, Guerzoni,
Uboldi, Kodra, Dobrzansky, Felice Filippini
che era l’assistente di Carpi. Invece
Bergolli ha cominciato dopo, nel 1937 e
Morlotti nel 1939. A Brera negli anni Trenta
insegnavano Messina, Marini, Funi e Carpi.
Longaretti sceglie i personaggi inquieti di
Carpi e la loro ingombrante malinconia.
Intanto scopre Modigliani e Cézanne, i
maestri sogguardati per tutta la vita.
Bergamo entra nel suo quotidiano solo
attraverso le prime collettive o la partecipazione
a varie edizioni del “Premio
Bergamo”, divenuto nel tempo un glorioso
campo di verifiche artistiche.
La seduzione che la città esercita sul suo
temperamento aumenta quando comincia
a viverci, finita la guerra e si trasforma in
reciproco rispetto nei venticinque anni di
insegnamento alla Carrara. Longaretti
porta i suoi vaganti, le sue madri, le sue
religiosissime nature morte in ogni parte del
mondo, ma il luogo dove torna sempre con
impazienza è la cittadella che ormai ha
eletto a patria sentimentale. Oggi, a oltre
novant’anni, ne è quasi diventato un simbolo
e la gente lo saluta con un misto di
venerazione e sorpresa. Perché lui, il pittore
di Bergamo, dopo averti invitato a colazione
e riso e raccontato qualche vecchia
storia, a un certo punto si alza, prende il
cappello e dice, devo andare, ho un quadro
sul cavalletto da finire per domani

Trento Longaretti – Fondazione Credito Bergamasco

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Vittorio Bertocchi e il cane Juve

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Vittorio Bertocchi e il cane Juve

nel cantù di Madre

 

Aurelio Trettel Un personaggio della Treviglio di una volta che non esiste più……come la cartoleria di via Verga….o la cartoleria Bonomi di via Roma…

Stefano Giberti  : Mitico Vittorio. Qui è fotografato davanti al parrucchiere Emilio Corna. Dopo la panetteria Villa e il negozio di scarpe, non ricordo se ci fosse un droghiere. Subito dopo quella vetrina si entrava nel vicolo. Altra vetrina del barbiere poi una vetrina del vetraio Carminati e quindi la latteria 

Carlo Buttinoni …si, c’era un droghiere molto anziano con il grembiule nero, occhiali appesi in punta al naso (mi ricorda T. Longaretti) di nome Evaristo.

Lorena Villa : Liquirizia “pucciata” nella farina di castagne prima di andare all’oratorio                      Patrizia Lacchini : Anche io la liquirizia. ..buonaaaa Io mi ricordo la domenica prima di andare all’ora tornio la farina di castagne con il bastoncino di liquirizia che buono..

Bruno Frigerio : Un bel personaggio

Paola Merati Che meraviglioso ricordo…..Bertocchi!!! Quanti ricordi… Comunemente chiamato Juve!!!! Rigorosamente farina di castagne e liquirizia prima di entrare nell oratorio. 😊 grazie Virgi X il ricordo  Grazie x averla postata!!!! 

vittorio bertocchi

Angelo OreniFarina di castagne e bastoncino nero di liquirizia..
Carlo Buttinoni : Tappa obbligata alla mattina, prima di entrare all’asilo, per comperare il Trinketto e , alle 16 , meringa e un salutino a Juve ! Sère visiàt…😀  Ragazzo… tu spari sulla Croce Rossa. Ricordo benissimo Vittorio, l’ingresso delle Canossiane e il mendicante (chissà chi era… lo sguardo era buono e gentile). 
Giovanni Eugenio Martini : L’amico Vittorio e il suo fedele cagnolino Juve….. Che ricordi quando andavo a catechismo dalle Madri canossiane ….. mi fermavo con il mio Papa a predere il latte miele con la parigina e la cannella….. Chiudo gli occhi e ricordo ancora il momento …… e sento il profumo della canella …..Il ricordo nessuno te lo può togliere rimane sempre con te e ti aiuta a sognare …. dobbiamo averne cura e custodirli dentro di Noi perché Nn possiamo riviverli di nuovo…..Un abbraccio grande , Giovanni.
Patrizia Lanzeni : Chi nn ha mangiato la panna montata.. Bastoni di legno… Stringhe di liquirizia e farina di castagne…. Il maximo!!!!!
Monica Anzini : Panna montata e cannella e farina di castagne con la liquirizia da pucciarci dentro !!
Giusy Possenti  : Commovente!! Ricordo anche la signora……e il mendicante all’angolo fuori dal negozio!! 
Cristina Belloli Noooooo il lattaio con il suo cane Juve! Compravo sempre latte e miele da lui! 
Andrea Gamba : juventino doc
Maria Luisa Ronchi : Andavo a scuola dalle Canossiane e anche all’oratorio, la tappa da Vittorio era d’obbligo

Tiziana Domiinelli  : Che bei ricordi… sento ancora il gusto del latte e miele con la parigina…..

Dario Piacentini  : Lo ricordo anch’io.. 
Tiziana Mezzadri : E la farina di castagne con la liquirizia e tutti i dolcettti….Per i bimbi dell’epoca, la latteria di Vittorio era conosciutissina…..per me era la tappa quotidiana prima della scuola! !!!              

Annamaria Sporchia  :  Il lattaio…. Quanti dolci aveva mi sembrava di entrare chissà dove.. Compravo la collana di elastico con i bombi colorati.

Gloria Soleluna  : Sono del ’48 e, da ragazzine negli anni ‘ 60, si faceva tappa lì, lattemiele con cannella, quando avevamo “i soldini” 😄

Mandelli Mariella : la latteria che ricordo io era prima del vicolo Canossiane…quante cose buone li’ dentro… farina di castagne e bastoncino di liquerizia…

Nicoletta Macelloni Ho visto questa foto oggi alla mostra! E così conosco virtualmente un’altra persona di Treviglio..
Gabriella Nisoli  : Collane di caramelle…farina di castagne..liquirizia..lattemiele…Mi sembra di sentire ancora il profumo e il gusto di queste semplici cose….che di rito si comperavano dal mitico juventino… ( sig. Bertocchi) prima di entrare nell’oratorio….Che bellissimo ricordi…Grazie…
Rodolfo Kaltempacher  :  Vi ricordate come era dipinto il vicolo del suo negozio quando la Juventus perdeva…………….

Paola D’Adda  : Farina di castagne e liquirizia…

Miriam Aloardi  : Adesso c’è lo sportello bancomat della cassa rurale in fondo a via Roma non mi ricordo il nome della via.

Ines Frecchiami : Via Carcano, davanti alla Bottega del Caffè

Massimiliana Molteni  : Anche io…farina di castagne e liquirizia costo della bustina se nn sbaglio 20 lire! Ah ah ah!
Fabio Preziuso : Il mitico Bertocc , con il mitico cane Juve ,grandissimo amico di papa’ Furino !!!!!!!!!
E quante bottigliette di acqua e zucchero comperate quando al collo avevo il colletto verde!! Vittorio,insieme ad altri pochissimi personaggi trevigliesi,veri un numeriuno ,
di simpatia , rimasto amico di noi bambini e ragazzi di quei tempi!!!!!!!
Quanti boccettini colorati di acqua e zucchero,di tutti i colori……………..e nel cuore juve e la sua juventus!!!!!
Fabio Poloni  : Entrare dal retro bottega era un privilegio di pochi….fiero d’essere stato dei pochi a cui spesso faceva una carezza una caramella che mi diceva di rubare mentre parlava col nonno della Juve e della sua lancia Fulvia!!!
Floria Magnabosco : Siami stati vicini di casa parecchi anni al Corona di via Cavour. Abitavamo al 2° piano sopra al semaforo. Andavo sempre con mia mamma a mangiare la panna montata. Buonissima. Molto gentile anche la moglie.
Annamaria Perego :Io con la paghetta della domenica comperavo il “l cono di latte e miele con cannella” lo chiamavamo cosi
Ines Frecchiami Vittorio e sua moglie sempre gentili ma non potevate toccare “Juve” (sia il cane che la squadra)
Franco Pugliese : Scusate ma il Bertocchi, non aveva un esercizio, mi sembra latteria, giu’ in fondo a Via Roma: Era lui e la moglie. Abitavano nel mio condominio in Viale Cavour n.2,
Virginio Monzio : Esatto …angolo via Carcano , quella delle Canossiane per intenderci
Franco: !!! Passano gli anni e tanti pure ( quasi 40 ) ma la memoria grazie a Dio e’ rimasta intatta.
Simona Gatti  : Mia madre mi diceva
che il mendicante fosse di Caravaggio
e pure ricco!
A me comunque faceva tenerezza.
Gemma Falsina : Ricordo il lattaio con il suo cagnolino e l’accattone.A me avevano detto che era di Brescia e che quello che raccoglieva lo dava ai poveri.Quale sarà la verità.
Luigi Polgatti  :  Questo signore quando è venuto a mancare, si sono accorti che era ricchissimo…
Dino Airoldi  :Questo signore,si metteva il sabato mattina vicino alla latteria del cagnolino Juve inizio via Bartolomeo Rozzone .Abitava a Santa Maria Portici fra Fontanella e Pumenengo (zone che neglio anni 75-80 frequentavo per lavoro ) ed avevo scoperto da alcuni suoi vicini di casa che era propriteario di diversi appezzamenti di terra ,cascine ed aveva un cospiquo conto in banca .Mi è capitato di vederlo in quelle zone e non era in tono dismesso come appriva il sabato a Treviglio ,che raggiungeva prima in pulmann poi in treno .
Roberto Nicolao Ricordo la sua saracinesca dopo una mitica Inter Juve
Stefano Giberti  : Inter Juve 4 – 0 esordio con gol di Aldo Serena. Me lo ricordo ancora
Maurizia Carla Boffelli : Io soldi nn ne avevo, Ma con i pochini che avevo entravo da lui e prendevo la liquirizia e quando era proprio festa la sua panna e miele… era un buon uomo
Pier Patty  : Mi fermavo sempre prima di andare a scuola nella sua latteria….profumava di cose buonissime!! Io prendevo sempre una busta di farina di castagne con una stecca di liquirizia!!! Per me erano buonissime!!😁😁😁… che bei ricordi!!
Delia Riganti  : Me lo ricordo benissimo… controllava tutti i bambini che entravano per comprare i suoi BOMBONCINI 
Roberto Fabbrucci  Era uno spasso, io avevo il negozio di fronte, dove ora c’è la Bottega del caffè, quindi eravamo diventati più che amici. Quando ero incavolato per qualcosa. attraversavo la via ed andavo da lui e sua moglie, Vittorio era frizzante come uno spumante, la moglie dolce come un vermut. Fantastici Grazie a Virginio Monzio Compagnoni e grazie a Giovanni Martini, la restituisco dopo ave recuperato (quasi) i colori originali
La pubblicherò sul mio libro, ma in Bn, assieme ad altre 767 foto d’epoca, dal 1912 agli anni più recenti. L’80% sono personaggi trevigliesi tra la fine della guerra e la fine del ‘900, qualcosina anche della cronaca del nuovo millennio
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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!