Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Treviglio , 1° Maggio 1958 di Roberto Fabbrucci

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TREVIGLIO .Un dettaglio di una foto di gruppo del 1° Maggio 1958 durante la consueta festa presso la Montecatini (oggi area artigianale a sinistra di Via Calvenzano). Tra i vari personaggi: in basso a sinistra Carluccio Bonfanti (Compagnia Stabile) con la figlia Giuliana, Mario Settembrini con il figlio Aurelio, io che tengo stretto il mio fratellino Massimo. Sopra a destra, mia madre e a fianco di mio padre appena dietro Silvestro Ferri, papà del più noto presidente onorario della Crat Alfredo. Ferri era il capo officina della Montecatini, persona splendida, affabile e di gran simpatia. Per chi conosce i fratelli Bagini, il giovanotto moro di profilo che guarda a destra è loro padre.1958 di Roberto Fabbrucci

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1909 Treviglio a momenti partoriva il Giro …

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1909 Treviglio a momenti partoriva il Giro …
1909: Treviglio a momenti partoriva il Giro ...Da: Beppe Conti, 100 storie del Giro. 1909-2009. Imprese, retroscena, drammi, segreti della leggendaria corsa che celebra un secolo di straordinarie sfide sulle strade d’Italia, Graphot Editrice, 2008, pp. 255, euro 16.
Ecco uno stralcio:

“Tutto è nato da un dispetto, una soffiata, un sussurro. Il Giro d’Italia non doveva organizzarlo la Gazzetta dello Sport. Stava per allestirlo il Corriere della Sera, con il Touring Club Italia e con la Bianchi…
[In quegli anni] Edoardo Bianchi aveva affidato la direzione commerciale dell’azienda ad un grande personaggio dell’epoca, il bresciano di Salò Gian Fernando Tommaselli, il primo campione del mondo della nostra storia. Aveva vinto il titolo nel tandem con l’olandese Meyers, a Parigi, proprio agli albori del nuovo secolo, nel ‘900.
Ma un altro manager, come si definirebbe oggi, aveva dovuto lasciare la Bianchi per far spazio a Tommaselli…”

Partenza nel cuor della notte perché si deve restare in sella circa 12 ore e dunque bisogna arrivare a destinazione a metà pomeriggio, per consentire anche agli ultimi di giungere al traguardo in serata, prima che cali il sole. Le medie vanno dai 25 ai 29 all’ora, su strade che somigliano a sentieri, fra pietre e buche.
La classifica viene redatta a punti anziché a tempi, come accadrà poi per sempre…
Al seguito della corsa in quella prima edizione c’erano otto auto, quattro per le squadre, due per organizzazione e giuria, due per i giornalisti. Otto auto ed una grande tentazione per tutti: il treno. I corridori lo consideravano un grande alleato. Salire su uno dei primi rudimentali treni col favore delle tenebre, nascondersi per un buon tratto, poi ridiscendere per proseguire in bici, ecco la tentazione. E la giuria doveva smascherare quelle mosse con controlli frequenti, timbrando i protagonisti…

Insomma, una grande avventura, annunciata dai giornali dell’epoca e che a Milano nessuno voleva perdersi, quasi si rendessero conto tutti che si trattava di un battesimo importante.

1909 Treviglio a momenti partoriva il Giro ...

1909 Treviglio a momenti partoriva il Giro …

Edoardo bianchi1909 Treviglio a momenti partoriva il Giro ...

Edoardo Bianchi 1909 Treviglio a momenti partoriva il Giro …

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1500 immagini di Treviglio

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1500 immagini di Treviglio

 

600 immagini di Treviglio di ieri e di oggi.

Le origini di Treviglio

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”.

Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello”

e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro. Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

La Torre Civica

Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.

Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

Storia Arte Cultura
Lungo la via Roma è possibile scorgere una particolare diversificazione tipologica negli
edifici: si affiancano cortili con portici e logge a cortili con distribuzione a ballatoio.
La maggior parte delle facciate è arricchita con elementi decorativi, databili ai sec. XIX e
XX, segno di un benessere economico dovuto alla particolare vocazione della via: quella
di essere “spina commerciale privilegiata”. Il passato antico della via è visibile
nell’ortogonalità con le vie laterali: chiaro segno permanente della presenza della
centuriazione romana in centro storico.
Va Roma prosegue in rettilineo con via Rozzone, imboccando la quale ci si ritrova nella
porzione sud di via Carcano: qui era anticamente ubicata Casa Federici (civico 19),
costruzione del sec. XV, di cui si conserva memoria in una lapide incastonata in prospetto.
In fondo alla via Carcano è visibile l’ingresso del complesso in passato occupato dalle
Madri Canossiane, oggi sede della Cassa Rurale.
Dalla via dè Federici si prosegue per via S. Martino, una delle quattro strade principali del
centro storico, che conduceva a Porta Nuova. Il nome di “Porta Nuova” deriva dal fatto che
la porta fu l’ultima in ordine di tempo a essere realizzata.Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002

Visitare Treviglio ( da Bergamo News )Secondo comune bergamasco per numero di abitanti dopo il capoluogo, Treviglio si trova nella media Pianura Padana, a circa 20 chilometri in direzione sud da Bergamo: fondata nel corso dell’alto medioevo per scopi difensivi, la cittadina oggi rappresenta un punto strategico nel crocevia di strade e ferrovie che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.

La basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco. Nella navata destra, accanto alla zona presbiterale, è collocato il Polittico di Zenale e Butinone, risalente al 1485, una delle opere più importanti del rinascimento lombardo, in quanto segna il passaggio tra il gotico e il rinascimentale. La basilica offre anche diverse opere di Cavagna, Procaccini e Montalto oltre ad un pregevole Fonte Battesimale del 1529. Il campanile in stile gotico lombardo della basilica è conosciuto come simbolo della città di Treviglio poiché, grazie ai sui 60m di altezza è visibile a chilometri di distanza. Nel corso dei secoli è stato un punto di riferimento sia per scopi religiosi sia civili e militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo dai vicini comuni.

Il santuario della Madonna delle Lacrimel santuario della Madonna delle Lacrime fu costruito a partire dal 1594 a seguito del miracolo della madonna che, piangendo, salvò Treviglio dall’avanzata francese. Alla costruzione del santuario hanno lavorato grandi artisti come l’architetto caravaggino Fabio Mangone, autore dell’altare maggiore. Si può salire sull’altare e tramite splendidi gradini in marmo si riesce ad andare proprio sotto al quadro della venerata immagine della Madonna delle lacrime, sotto al quale sono tuttora conservate la spada e l’elmo del visconte di Lautrec. E’ consigliata inoltre la visita della “cripta magica” sotto il santuario.

La biblioteca civica di TreviglioLa biblioteca civica di Treviglio, fondata nel 1861, e intitolata all’abate trevigliese Carlo Cameroni (Treviglio 1793 Torino 1862), figura importante del Risorgimento italiano, per aver egli donato, pochi mesi prima di morire, la propria libreria alla città d’origine affinché venisse costituita una biblioteca pubblica. Alla morte di Cameroni, il Comune accetto il lascito e apri la biblioteca alla cittadinanza. Sul nucleo librario di Cameroni, ricco di 4176 volumi, crebbe la biblioteca, che si arricchi col tempo di alcune importanti acquisizioni librarie e documentarie: in alcuni casi fondi antichi in possesso del Comune, in altri donazioni di illustri personaggi trevigliesi.

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TreviglioAmarcord : le radio libere ♫ ♪ ♫ ♪ ♫

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TreviglioAmarcord : le radio libere ♫ ♪ ♫ ♪ ♫

Radio Libertyliberty

L’emittente nasce a Treviglio, in provincia di Bergamo, il 15 marzo 1976 per iniziativa di Antonio “Tony” Vitello, con l’aiuto di Roberto Valentin, Lionello Lavezzari, Gino Catini ed altri. L’emittente trasmetteva con 400 w da studio 24 ore al giorno, dai 100,700 mhz. 

 

Prima sede in via Pagazzano 2. Tra i collaboratori dell’emittente Nicoletta De Ponti, Angelo Zibetti (Angelotto, futuro fondatore di Radio Zeta e Disco Radio), Sandro Oggionni, Roberto Valentin, Gigi Cassani. Giancarlo Rossi, Monica Signorelli, Paolo Astesano ed altri. Si affacciarono all’etere personaggi oggi famosi come Nicoletta De Ponti (oggi RTL 102.500);  Gino Catini (direttore artistico EMI Italia) ed altri meno noti come Paolo Astesano, Gianni Vailati, Antonio Marinelli, Giancarlo Rossi (poi R101). Grazie all’idea di Antonio “Tony” Vitello ed alla fantasia commerciale di Alessandro Oggionni (poi Radio England), alla perizia tecnica di Lionello Lavezzari (poi Alfa Radio Stero ed oggi a Canale 5) e a quella musicale di Roberto Valentin (oggi titolare della ABE Elettronica) e a Paolo Martorini, la radio visse tra alti e bassi fino al 15 gennaio 1980, giorno in cui un furioso temporale demolì l’antenna e la voglia di proseguire dei titolari. In seguito le frequenze vennero rilevate, con quel che restava degli impianti, da Alessandro Oggionni, Cesare Lombardi ed Eros Prati che diedero vita a Radio England. eng

Radio England  fu fondata da Eros Prati , Bertolini Angelo e Lombardi Cesare nel 1980 e ”accesa” nel febbraio 1981,non utilizzando le frequenze di ”radio liberty” (100.700 utilizzate da Boris Riboldi per creare radio studio uno), ma con frequenze totalmente nuove 106.200, e sucessivamente 101,600. La radio con vari cambiamenti nell’asset societario,ma sempre da me gestita,ha continuato fino a tutto il 1990,la piu’longeva tra le radio trevigliesi!!poi trasferita a Milano…

RADIO ZETAIze

Emittente fondata il 6 novembre 1976 dalle ceneri di Stereo Radio Treviglio Sound, irradia i suoi programmi dai 102,400 mhz,, ci lavorano Lionello (proveniente da Radio Liberty), Paolo Astesano (proveniente da Radio Treviglio Sound, sul finire degli anni ’70 arriva anche Angelo Zibetti (proveniente da Radio Liberty), che nel 1980 rileva l’emittente e la ribattezza Radio Zeta dall’iniziale cognome di Zibetti, e come espressione della discoteca Studio Zeta. Radio Zeta punta al target 35 anni e oltre offre una programmazione musicale incentrata su musica da ballo. Radio Zeta si definisce “la radio di famiglia” e come tale propone al pubblico palinsesti pensati per giovani e meno giovani. Il punto di forza della programmazione è il liscio, da ballare e da ascoltare nell’interpretazione delle orchestre delle Studio Zeta presentate da Angelo Zibetti. La musica è il filo conduttore di tutti i programmi che, pur con stili e conduttori diversi, propongono un’offerta omogenea agli amanti del ballo.Immagine1mirtillo

Fm 99.500 MHz nasce nel maggio 1978 in via Galliari a Treviglio (Bergamo), in un’ngusta stanza prestata dal giornale locale “La Tribuna.

A fondarla sono: Vittorio Scaravaggi, Lui.gi Castelli, Sergio Aralla, Massimo Giudici, Mario Colombo, Adriano Ronchi, Giovanni Rozzoni, Mauro Tirloni e Giovanni Cavazzuti, che costituiscono la società cooperativa Radioemissioni Democratiche Trevigliesi a r.l. La radio si sente solo nella città della provincia bergamasca, ma, nonostante le risorse tecniche siano ai limiti dell’essenzialità, grazie all’ofinanziamento dei soci ed agli introiti dell’organizzazione di feste di piazza, lotterie, concerti e castagnate,riesce a sopravvivere in un etere che si sta facendo giorno dopo giorno sempre più affollato e complicato. Un anno dopo la sede viene trasferita in via Portaluppi 5 e l’emittente fa il salto di qualità dotandosi di un palinsesto strutturato, di una regia più professionale e di nuovi impianti di alta frequenza più performanti, che garantiscono la diffusione del segnale anche nei paesi circostanti a Treviglio: Arcene, Verdello, Caravaggio, Cassano, Rivolta, Mozzanica e Crema. Tra i collaboratori ci sono Tiziano Denti, Ivan, Paola, Piero, Enrico, il regista Vanni, che realizza “Allogallo” un programma demenzial-musicale e Alberto Gullotta un ragazzo siciliano che ha una voce così radiofonica da essere immediatamente reclutato per la realizzazione degli spot pubblicitari. I collaboratori aumentano, i programmi si diversificano, la radio diventa più organizzata. Ben presto viene costituita la redazione giornalistica, composta da Gigi Castelli, Vittorio Scaravaggi, Franco Sullo, Giovanni Cavazzuti, Massimo Giudici, Sergio Aralla e Martino Corti. L’esperienza di Radio Mirtillo dura altri 3 anni, finchè, nel 1982, la cooperativa decide di dare forfait, lasciando spazio alle diffusioni della milanese Rete 105, che si insedia sulla frequenza 99,500 MHz anche in quell’area. Oggi sul web sopravvive il ricordo si Radio Mirtillo grazie ad un blog ad essa dedicato.RADIO-TREVIGLIO-4srts

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“Treviglio: storia, arte e cultura”

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“Treviglio: storia, arte e cultura”

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”. Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.

La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.

Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

La Torre Civica

Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.

Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

Storia Arte Cultura
Lungo la via Roma è possibile scorgere una particolare diversificazione tipologica negli
edifici: si affiancano cortili con portici e logge a cortili con distribuzione a ballatoio.
La maggior parte delle facciate è arricchita con elementi decorativi, databili ai sec. XIX e
XX, segno di un benessere economico dovuto alla particolare vocazione della via: quella
di essere “spina commerciale privilegiata”.

Il passato antico della via è visibile
nell’ortogonalità con le vie laterali: chiaro segno permanente della presenza della
centuriazione romana in centro storico.
Va Roma prosegue in rettilineo con via Rozzone, imboccando la quale ci si ritrova nella
porzione sud di via Carcano: qui era anticamente ubicata Casa Federici (civico 19),
costruzione del sec. XV, di cui si conserva memoria in una lapide incastonata in prospetto.
In fondo alla via Carcano è visibile l’ingresso del complesso in passato occupato dalle
Madri Canossiane, oggi sede della Cassa Rurale.

Dalla via dè Federici si prosegue per via S. Martino, una delle quattro strade principali del
centro storico, che conduceva a Porta Nuova. Il nome di “Porta Nuova” deriva dal fatto che
la porta fu l’ultima in ordine di tempo a essere realizzata.Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002

Visitare Treviglio ( da Bergamo News )Secondo comune bergamasco per numero di abitanti dopo il capoluogo, Treviglio si trova nella media Pianura Padana, a circa 20 chilometri in direzione sud da Bergamo: fondata nel corso dell’alto medioevo per scopi difensivi, la cittadina oggi rappresenta un punto strategico nel crocevia di strade e ferrovie che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.

La basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco.

Nella navata destra, accanto alla zona presbiterale, è collocato il Polittico di Zenale e Butinone, risalente al 1485, una delle opere più importanti del rinascimento lombardo, in quanto segna il passaggio tra il gotico e il rinascimentale.

La basilica offre anche diverse opere di Cavagna, Procaccini e Montalto oltre ad un pregevole Fonte Battesimale del 1529. Il campanile in stile gotico lombardo della basilica è conosciuto come simbolo della città di Treviglio poiché, grazie ai sui 60m di altezza è visibile a chilometri di distanza. Nel corso dei secoli è stato un punto di riferimento sia per scopi religiosi sia civili e militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo dai vicini comuni.

I“Treviglio: storia, arte e cultura” l santuario della Madonna delle Lacrimel santuario della Madonna delle Lacrime fu costruito a partire dal 1594 a seguito del miracolo della madonna che, piangendo, salvò Treviglio dall’avanzata francese.

Alla costruzione del santuario hanno lavorato grandi artisti come l’architetto caravaggino Fabio Mangone, autore dell’altare maggiore. Si può salire sull’altare e tramite splendidi gradini in marmo si riesce ad andare proprio sotto al quadro della venerata immagine della Madonna delle lacrime, sotto al quale sono tuttora conservate la spada e l’elmo del visconte di Lautrec. E’ consigliata inoltre la visita della “cripta magica” sotto il santuario.

“Treviglio: storia, arte e cultura” La biblioteca civica di TreviglioLa biblioteca civica di Treviglio, fondata nel 1861, e intitolata all’abate trevigliese Carlo Cameroni (Treviglio 1793 Torino 1862), figura importante del Risorgimento italiano, per aver egli donato, pochi mesi prima di morire, la propria libreria alla città d’origine affinché venisse costituita una biblioteca pubblica.

Alla morte di Cameroni, il Comune accetto il lascito e apri la biblioteca alla cittadinanza. Sul nucleo librario di Cameroni, ricco di 4176 volumi, crebbe la biblioteca, che si arricchi col tempo di alcune importanti acquisizioni librarie e documentarie: in alcuni casi fondi antichi in possesso del Comune, in altri donazioni di illustri personaggi trevigliesi.

“Treviglio: storia, arte e cultura” Treviglio nel XV secolo di Luigi Minuti

Anche il travagliato XV°, come il precedente, è un secolo d’oro per Treviglio, crescono ricchezza e benessere e la città si riempie di edifici non più di legna ma di solidi mattoni, anche se abilmente frammisti ai sassi di fiume, ed in più a metà secolo, sorgono, in fretta e bene, le austere e più solide mura venete. La Basilica di S. Martino nuovamente viene accresciuta, i lavori a carico del Comune, prendono avvio nel 1481 e si protraggono per più di vent’anni, iniziati nel bel mezzo della Signoria degli Sforza, vengono ultimati all’inizio dell’occupazione francese, e splendide dovevano apparire la sua facciata gotica, i colonnati delle navate in mattoni rossi, e quel nuovo piccolo campanile che accarezza l’abside e che allora si poteva vedere anche dalla sua base.Forse i bei tempi antichi non sono mai esistiti se non nella nostra nostalgica fantasia ma se così non fosse quelli e non altri meritano menzione. Anche se non erano tempi pacifici, anzi, tutt’altro. Il secolo inizia con il primo Visconti a portare il titolo di Duca: Gian Galeazzo, che alla Comunità di Treviglio concede nuovi Statuti di ampia autonomia e che, come un fulmine, conquista un così vasto territorio che alla sua improvvisa morte, nel 1402, il figlio sopravvissuto, Giovanni Maria, farà fatica a conservarlo; ne manterrà una parte al prezzo di lunghe e sanguinose guerre, perderà Brescia, occupata da Giovanni Rozzone, condottiero trevigliese che gliela sottrae per un intero anno, poi la vende ad un altro condottiero, Pandolfo Malatesta da Rimini che nel 1421 la cederà alla Serenissima insieme al Bergamasco.

I Visconti tentano di riconquistarla ma sconfitti duramente nel 1426 perderanno definitivamente tutti i territori a nord del Fosso Bergamasco e al di là del fiume Oglio. Vicino alla metà del secolo ecco che la dinastia dei Visconti si estingue, Treviglio e la Geradadda nel frattempo però sono sotto i Veneti ed iniziano un balletto che più volte si ripeterà: dai milanesi ai veneti e viceversa, poi il cinquantennio Sforza, un lungo periodo di prosperità, indi tutto daccapo, eppure tra tante difficoltà Treviglio cresce e si pone quale eccezione nel panorama desolante del tempo dove gran parte dei paesi della Calciana e della Geradadda, da Pumenengo a Rivolta erano stati messi a ferro e fuoco, Treviglio, terra libera, rimase incredibilmente indenne.

Nel bel mezzo della Signoria Sforzesca, al tempo di Galeazzo Maria (1468-1476), Treviglio viene attraversata da un fastoso corteo che scorta il Re di Danimarca, forse il corteo più memorabile che si sia mai visto dalle nostre parti, eccone la descrizione fatta dal cronista danese Holstein, trascritta sui suoi ‘quaderni’ da Ildebrando Santagiuliana: Lo storico e folcloristico corteo è immortalato sulle pareti del Castello di Malpaga dove il Re sostò quale ospite di Bartolomeo Colleoni col quale concertò le modalità del passaggio dalle terre della Serenissima a quelle del Duca di Milano.

Avevamo in precedenza accennato alle visite in Treviglio di altri personaggi illustri, dal Papa san Martino V all’imperatore Sigismondo, a San Bernardino da Siena, ma dietro tutto questo via vai vi era un personaggio: Uberto Decembrio di Vigevano podestà di Treviglio, segretario ducale, poeta, figlio d’arte. Fu lui a comporre, nel 1418, su incarico del Duca Filippo Maria, un poemetto in onore di Martino V papa, (il poemetto è tuttora conservato all’Ambrosiana).

L’anno dopo ricevette l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, anche lui personaggio epocale, e all’imperatore fa inaugurare nientemeno che una nuova porta d’ingresso alla città (Porta Nuova) e chissà cos’altro avrebbe fatto se non fosse prematuramente morto nell’anno 1427 qui in Treviglio nell’esercizio delle sue funzioni podestarili. Non si conoscono i particolari del funerale, è noto invece che viene trasportato in Milano e seppellito nientemeno che in Sant’Ambrogio nelle cui vicinanze possedeva un casa.La famiglia dei Decembrio non è come quella dei Della Pusterla, la loro nobiltà non è di sangue ma di equilibrato servizio ai potenti ed allo stesso tempo al popolo, e anche di lettere. Era di certo notevole la considerazione di cui godeva nella metropoli ambrosiana, tanto da usufruire del privilegio della sepoltura nella prestigiosa Basilica di S. Ambrogio, infatti, oltre ad Uberto il figlio Candido Decembrio, qui seppellisce la figlia adottiva Costanza nell’anno 1458, poi seppellisce la prima moglie Caterina nel 1464, e quando muore nell’anno 1477, il 12 novembre viene a sua volta seppellito nell’atrio di Sant’Ambrogio accanto al Podestà suo padre il cui sarcofago tardo gotico si erge tuttora maestoso a destra della porta principale della basilica ambrosiana.

Nel corso del XV secolo Treviglio si arricchisce di nuove case, sono le residenze delle famiglie importanti del tempo, tra queste i Della Piazza, Federici e Zenale, esse compendiano, come corona, il complesso basilicale di san Martino e all’interno della rinnovata Basilica, quale sigillo di quest’epoca d’oro, viene posto il Polittico di Zenale e Butinone, capolavoro dell’epoca di mezzo ed anticipo del migliore Rinascimento.

Durante la sua presenza in città, San Bernardino da Siena promosse la realizzazione del convento e della Chiesa dell’Annunziata, su di un’area messa a disposizione dal Comune nel 1441, già nell’anno 1443 era pronto il convento e nel 1465 si consacrò la chiesa per lungo tempo affidata ai Padri Francescani Riformati. Il luogo crebbe nella considerazione dell’intero Ordine di San Francesco tanto che ebbe ad ospitare il Capitolo unificato dei Francescani Osservanti e di quelli Riformati.Il convento dell’Annunciata sopravvissuto alle soppressioni austriache di Giuseppe II, soccombette sotto Napoleone nel 1810. Acquistato dall’industriale Graffelder nel 1845 fu trasformato in filanda di lino e cotone, che il Comune valorizzò facendovi passare vicino nel 1915, il nuovo Viale per Brescia, ma non bastò la messa in vetrina, il complesso non sopravvisse agli sconvolgimenti indotti dal primo dopoguerra e cessò l’attività nel 1923. Trasformato, ancora, in sede della prestigiosa Scuola Agraria Cantoni, è stato sul finire del XX secolo totalmente inglobato nell’Istituto Tecnico Commerciale Guglielmo Oberdan.

“Treviglio: storia, arte e cultura” I Probi contadini”

Nel 1901 venne istituita la Società dei Probi Contadini, ad opera dei conti Piazzoni e di Monsignore Ambrogio Portaluppi che riuniva contadini della frazione del Castel Cerreto e delle Battaglie.

Era composta in origine da 113 soci (passati poi a 140) e gestiva ben 541 ettari di suolo agricolo nelle vicinanze, in precedenza proprietà, per eredità dei Piazzoni, dell’Orfanatrofio di Bergamo (affidato, a partire dal 1903, ai Padri Giuseppini perché realizzassero una colonia agricola, del tipo di quelle funzionanti in altre loro istituzioni). La proprietà della terra divenne così collettiva e fu attribuita ai capifamiglia.

Tale associazione si proponeva anche di sviluppare un’agricoltura meccanizzata legata all’industri ed all’introduzione dei concimi chimici. Tra le varie coltivazioni praticate vi era anche quella del tabacco.Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società.

Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione. Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos.

La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe.

Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura.

Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.dal sito : www.serit.net

 “Treviglio: storia, arte e cultura”

Documenti/Curiosità

Treviglio : Beni Culturali

Dizionario Dialetto Treviglio

La Storia di Treviglio  pagina in allestimento

“Treviglio: storia, arte e cultura”

“Treviglio: storia, arte e cultura”

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Prof.Parolari e Comandante Ferrari

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Prof.Parolari e Comandante Ferrari

Primino Parolari , Luigi Ferrari 

personaggi 010

Comandante dei Vigili Urbani Luigi Ferrari e il Prof.Primino Parolari 

 Virginio Monzio Compagnoni Treviglio Amarcord

Luigi Ferrari : le foto

http://virgi.altervista.org/2014/12/23/vigili-treviglio-con-mario-busca/

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Bar Pilly

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Treviglio amarcord personaggi piazza mercato bar Pilly

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Anni 70 : I vigili di Treviglio

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personaggi 008

Anni 70 : I vigili di Treviglio

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Treviglio Amarcord Di Tutto e di Più

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Treviglio : Via Bernardino Butinone

Dizionario del Dialetto di Treviglio

Ermanno Olmi

Piazza Garibaldi

Villa Ida

I proprietari del Bar Teatro

Cartolina Treviglio

Treviglio in cartolina.  

T u t t o T r e v i g l i o 

Treviglio : Schola Cantorum Giugno 1996

Bruno Manenti

Trento Longaretti

 

 

 

1 5 0 0 Immagini di Treviglio

 

 

Mandelli Mariella

Treviglio anno dopo anno

             Metamorfosi

            Piazza Garibaldi .1960

Albero degli Zoccoli

Via Mazzini / Largo 1° Maggio

ex Upim Treviglio

È morto a cento anni Trento Longaretti

Personaggi Trevigliesi

Mandelli Mariella

Le Rogge Trevigliesi

Palpaquaie ( Treviglio Amarcord )

     Dizionario  dialetto trevigliese 

 Basilica di San Martino

ex Upim Treviglio

dove è finito l’obelisco di via Cavallotti?

Trevigliese 1907

‘L cantù d’ì telemòre

 

….cambiamenti….

….la fine del Teatro

….Trevigliesi in serie A…..

…Andrea Verga, senatore…..Giacomo Sangalli

in visita alla Same

 

Treviglio che passa

Arturo Prandina

Correva l’anno 1522

1978 :Palma d’Oro al Festival di Cannes per «L’albero degli zoccoli»

Same ieri ed oggi

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Serit

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“Serit”

www.serit.net

La Frazioncina cerretana, fin dal toponimo, denuncia il suo appartarsi, un tempo, in mezzo a boschi, di cui restano ancor oggi piccoli brandelli: “ ‘l buschett”, “ ‘l bosch de la Berluna”, famoso questo, quando ben più esteso, accoglieva qualche residuo lupo, ad inizio Ottocento. Cerreto oggi, fortunatamente, si stende in mezzo a prati verdi con i suoi poco meno di quattrocento abitanti, per la maggior parte nativi del luogo, avviluppati da vincoli stretti di conoscenza o da salde catene parentali o da legami di schietta amicizia o da ostinate inimicizie, come succede ancora solo nei pochi piccoli paesini della grande pianura padana, non stravolti da massicce e spropositate invasioni edili. Un redivivo Guareschi avrebbe da riempire pagine su vicende, personaggi, amori e rancori cerretani, prima che la grigia periferia urbana sopraggiunga ed annulli il tutto in una metropolitana anonimìa.

Il sito del Cerreto è piccolo misura in tutto mt. 200 x mt. 400 circa, esclusa la Grotta della Madonna, che attorniata dagli ultimi secolari cerri de “ ‘l bosco de prof”, veglia da nord.

Tanta parvità cela, come frequentemente accade in Italia, ben più estesi trascorsi plurisecolari, che vi hanno lasciato tracce ancor leggibili, care ai nativi e gradevoli a cogliersi per chi vi giunge da fuori. Come in succinta forma si è presentata la magiara Heves accenniamo ora un po’ della storia cerretana, che pur fra tante altre ben più grandi vicende dei Secoli, non è affatto disadorna. Gli storici Tullio ed Ildebrando Santagiuliana e, massimamente Don Pietro Perego ne hanno scritto diffusamente nelle loro opere. Anche se ai più può destar meraviglia, nell’agenda “Töc ‘i de ga n’è üna”, pubblicata dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio per l’anno 1979, Tullio Santagiuliana asserisce con giusta nota storica che :<<…Prima che Treviglio spuntasse dal suolo della Geradadda, ‘l Serit c’era già. Qualche casa, magari, situata presso un bosco di Cerri, cosa quasi inevitabile dal momento che tutta la zona era fitta di boschi e i boschi di cerri erano fitti…>>.

Il rilievo di Santagiuliana non è affatto peregrino. E’ suffragato da indiscutibili testimonianze. La Carta Archeologica della Lombardia – Tomo II – La Provincia di Bergamo, è un’opera monumentale ed accurata, edita dalla Regione Lombardia per i tipi della Franco Cosimo Panini nel 1992.Citando l’Archeologo Mantovani vi si parla ampiamente dei ritrovamenti tombali al Cerreto: lungo via Canonica “sul confine tra i boschi e la parte coltivata”, “in vicinanza della Cascina Gobba di proprietà Piazzoni”, nel “Campo La Piana” e presso la cascina “Pelisa”. Si tratta di tombe di epoca romana, quando “Trivilium” era ancora di là da venire. Una cappella dedicata ai S.S. Gerolamo e Francesco vi sorse forse fin dal XIV sec. Non è ipotesi tapina supporre che il Santo da Assisi ebbe a ripararsi anche nei boschi “in cerido” durante il suo soggiorno a Treviglio nel viaggio verso la Francia dell’anno 1213.

Il fondo cerretano fu fin dal primo Medioevo (VI sec. d.C.) proprietà della antichissima Chiesa di S. Alessandro di Fara, fondata dal re longobardo Autari.

Al declinare del Quattrocento fu acquistato dai nobili Rozzone, i quali eressero il torrione che oggi funge da campanile(sec.XVI). Uno di questi, Bartolomeo, cancelliere ducale, vincolò con disposizione testamentaria il clero a celebrare liturgie per il suffragio della sua anima nella chiesetta “in ceridum”. Era giusto il 26 novembre 1539.

I marchesi Menafoglio edificarono al Serit l’attuale chiesa, armonicamente inglobata nella corte padronale che della precedente, asimmetrica rispetto alla corte e pertanto abbattuta, riassunse la dedica ai S.S. Francesco e Gerolamo. La tenuta venne successivamente acquistata nel 1813 dai Piazzoni che la unirono al casale delle Battaglie.[banner]

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Testamento Contessa Piazzoni

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Testamento Contessa Piazzoni

dal sito : www.serit.net

Pagina olografa del testamento della contessa Emilia Woyna Piazzoni.

“Voglio abbiano la loro piena esecuzione queste disposizioni di mia ultima volontà da me dettate, scritte e sottoscritte seguendo i sentimenti del pietoso animo del dilettissimo mio figlio, e confido che la memoria di lui viva perenne nell’affetto e nella riconoscenza di coloro che beneficandoli ha prediletto nel momento supremo. Raccomando me stessa alla infinita misericordia di Dio e dichiaro di voler morirecome ho vissuto, in grembo alla nostra Santa Religione Cattolica dalla quale solo n’ebbi conforto nelle angosce della vita e speranza in una migliore”.

 testamento Contessa PiazzoniTestamento Contessa Piazzoni

da : www.serit.net

Heves  è una cittadina di più o meno 12000 abitanti, a circa 100 km da Budapest, a sud dei monti Matra. Contava, secoli e secoli fa (risaliamo quasi agli Unni di attilesca memoria), poche casupole, o meglio capanne, infittitesi ben presto (si fa’ per dire) nel Medioevo, perché si ritrovò all’incontro di importanti vie commerciali. E’ famosa oggi per i suoi pomodori, ma ancor più per le succose angurie. Si adagia all’inizio della sconfinata pianura che dilaga dal Danubio fino alle prime lontane regioni asiatiche. Come tutte le località magiare di rispetto, ha le sue fonti termali. L’acqua vi sgorga dal sottosuolo ricca di iodio e di molte altre sostanze terapeutiche a 47°. Nella putza circostante vi abbondano ancor oggi pernici, lepri e marmotte. Le gru, insieme agli hevesiani, vi sono di casa.

Woyna – Da lì spuntarono forse i primi Woyna, che ritroviamo alla fine del XVI sec. al servizio del re di Polonia, nobilitati per ardimenti guerreschi. Consolidarono ben presto la nobiltà con sostanziosi appezzamenti di terra polacca. Al principiare del secolo XIX si ritrovò nella coocapitale Milano uno di questi, Maurizio generale nell’Imperiale Regio Esercito dell’Imperatore d’Austria, da pochi anni non più né Sacro né Romano, ma in compenso (ed a danno della defunta Serenissima Repubblica di San Marco) Re di Lombardia e Venezie. Saltiamo i suoi trascorsi. Per esser brevi, giungiamo al punto che ci interessa. Il conte Maurizio Woyna maritò la sua unica figlia a tal Costanzo di Bergamo.

Conti Piazzoni – Apparteneva quest’ultimo alla casata dei Piazzoni. L’Imperatore Giuseppe li fece nobili per benemerenze commerciali filandiere. Li nobilitò col titolo di conti con il predicato “di Castel Cerreto”. E’ dunque la nobildonna Emilia Woyna maritata Costanzo Maria Piazzoni, per grazia imperiale, conte di Castel Cerreto, a collegare Heves al “Serit”, come è più comunemente conosciuto in quel di Treviglio e dintorni.

“Serit” – La Frazioncina cerretana, fin dal toponimo, denuncia il suo appartarsi, un tempo, in mezzo a boschi, di cui restano ancor oggi piccoli brandelli: “ ‘l buschett”, “ ‘l bosch de la Berluna”, famoso questo, quando ben più esteso, accoglieva qualche residuo lupo, ad inizio Ottocento. Cerreto oggi, fortunatamente, si stende in mezzo a prati verdi con i suoi poco meno di quattrocento abitanti, per la maggior parte nativi del luogo, avviluppati da vincoli stretti di conoscenza o da salde catene parentali o da legami di schietta amicizia o da ostinate inimicizie, come succede ancora solo nei pochi piccoli paesini della grande pianura padana, non stravolti da massicce e spropositate invasioni edili. Un redivivo Guareschi avrebbe da riempire pagine su vicende, personaggi, amori e rancori cerretani, prima che la grigia periferia urbana sopraggiunga ed annulli il tutto in una metropolitana anonimìa.

Il sito del Cerreto è piccolo misura in tutto mt. 200 x mt. 400 circa, esclusa la Grotta della Madonna, che attorniata dagli ultimi secolari cerri de “ ‘l bosco de prof”, veglia da nord.

Tanta parvità cela, come frequentemente accade in Italia, ben più estesi trascorsi plurisecolari, che vi hanno lasciato tracce ancor leggibili, care ai nativi e gradevoli a cogliersi per chi vi giunge da fuori. Come in succinta forma si è presentata la magiara Heves accenniamo ora un po’ della storia cerretana, che pur fra tante altre ben più grandi vicende dei Secoli, non è affatto disadorna. Gli storici Tullio ed Ildebrando Santagiuliana e, massimamente Don Pietro Perego ne hanno scritto diffusamente nelle loro opere. Anche se ai più può destar meraviglia, nell’agenda “Töc ‘i de ga n’è üna”, pubblicata dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Treviglio per l’anno 1979, Tullio Santagiuliana asserisce con giusta nota storica che :<<…Prima che Treviglio spuntasse dal suolo della Geradadda, ‘l Serit c’era già. Qualche casa, magari, situata presso un bosco di Cerri, cosa quasi inevitabile dal momento che tutta la zona era fitta di boschi e i boschi di cerri erano fitti…>>.

Il rilievo di Santagiuliana non è affatto peregrino. E’ suffragato da indiscutibili testimonianze. La Carta Archeologica della Lombardia – Tomo II – La Provincia di Bergamo, è un’opera monumentale ed accurata, edita dalla Regione Lombardia per i tipi della Franco Cosimo Panini nel 1992.Citando l’Archeologo Mantovani vi si parla ampiamente dei ritrovamenti tombali al Cerreto: lungo via Canonica “sul confine tra i boschi e la parte coltivata”, “in vicinanza della Cascina Gobba di proprietà Piazzoni”, nel “Campo La Piana” e presso la cascina “Pelisa”. Si tratta di tombe di epoca romana, quando “Trivilium” era ancora di là da venire. Una cappella dedicata ai S.S. Gerolamo e Francesco vi sorse forse fin dal XIV sec. Non è ipotesi tapina supporre che il Santo da Assisi ebbe a ripararsi anche nei boschi “in cerido” durante il suo soggiorno a Treviglio nel viaggio verso la Francia dell’anno 1213.

Il fondo cerretano fu fin dal primo Medioevo (VI sec. d.C.) proprietà della antichissima Chiesa di S. Alessandro di Fara, fondata dal re longobardo Autari.

Al declinare del Quattrocento fu acquistato dai nobili Rozzone, i quali eressero il torrione che oggi funge da campanile(sec.XVI). Uno di questi, Bartolomeo, cancelliere ducale, vincolò con disposizione testamentaria il clero a celebrare liturgie per il suffragio della sua anima nella chiesetta “in ceridum”. Era giusto il 26 novembre 1539.

I marchesi Menafoglio edificarono al Serit l’attuale chiesa, armonicamente inglobata nella corte padronale che della precedente, asimmetrica rispetto alla corte e pertanto abbattuta, riassunse la dedica ai S.S. Francesco e Gerolamo. La tenuta venne successivamente acquistata nel 1813 dai Piazzoni che la unirono al casale delle Battaglie.

Contessa Emilia Woyna Piazzoni – Ritorniamo alla Contessa Emilia Woyna. Premortole il marito in giovanissima età a soli 24 anni nel 1858, pure l’ unico figlio Emilio Costanzo la lasciava nel 1886 a ventotto anni. Ultima sopravvivente della famiglia Piazzoni, la Nobildonna fino alla morte, giunta il 7 marzo 1900, condusse una vita intessuta di altruismo. Verso tutti in vita fu benefica: aveva anche cresciuto, educato ed, a tempo debito, convenientemente maritato una orfana, dotandola riccamente: i soliti malevoli parlarono di una figlia naturale del marito. Morendo condonava ogni debito dei suoi terrazzani del Cerreto. Lasciava al loro servizio la Cappellania, con cura d’anime, istituita con rogito testamentario nel 1887 e l’Asilo d’Infanzia dedicato al figlio ed al marito.

“I Probi contadini” Dalla Contessa il podere cerretano veniva lasciato in eredità all’Orfanotrofio di Bergamo. Il 31 ottobre 1901 don Ambrogio Portaluppi con i contadini del Cerreto e Battaglie dava vita alla Società dei Probi Contadini di Castel Cerreto e Battaglie. Con don Portaluppi ed altri due sacerdoti firmavano a nome dei 113 capofamiglia del Cerreto e Battaglie i consiglieri Giovanni Riganti e Genesio Galbiati.

Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società. Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione. Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos. La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.

L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.

Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe. Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese nob. Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura. Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.

I giorni nostri Il 14 maggio 1953 don Umberto Crugnola posava la prima pietra, benedetta da mons. Cereda, dell’Oratorio. Don Abele Trezzi, pio e povero cappellano con enfasi così scriveva, arditamente equiparando il Cerreto a Betlemme: “ E tu, Cerreto, non sei la più piccola tra le terre di Giuda, perché da te è stato tratto… il sindaco di Treviglio…”: era il 1966, ed il sindaco in questione era Ermanno Riganti. Sorvolando su tante altre vicende giungiamo ai giorni nostri. Nell’ aprile del 2004 il Consiglio Comunale di Treviglio approva il Piano di recupero del centro storico di Castel Cerreto. Nel Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Bergamo il territorio Cerretano è riconosciuto quale zone di pregio agricolo e naturalistico: si prospetta giustamente un Parco di interesse sovracomunale.

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www.albero degli zoccoli

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Chi come me è nato alla fine degli anni Sessanta nella bassa bergamasca ha avuto la fortuna di vivere, ancora per poco, quel che restava di un mondo che oggi purtroppo non esiste più. Le grandi distese di campagna stavano già lasciando spazio all’espansione dei centri abitati, ai capannoni, alle strade, ai grandi ripetitori, insomma a quello che è oggi il paesaggio della nostra pianura.

E assieme al paesaggio se ne sono andati per sempre personaggi, tradizioni, riti, modi di vivere che affondavano le radici in una cultura millenaria.
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Certo, per molti aspetti grazie al progresso si vive meglio. Ma aver abbandonato i ritmi della natura, i suoi cicli, ci ha lasciato in eredità un bagaglio di fobie e nevrosi. E le paure e il ‘mal di vivere’ oggi così diffusi sono figli di una società che ha perso le sue radici. La terra stessa sembra oggi ribellarsi, con i mutamenti climatici che tanta preoccupazione destano.L’albero degli zoccoli ci propone una riscoperta di tutto quanto abbiamo irrimediabilmente perso. Vi sono anzitutto i contadini, con i loro ritmi legati alla terra e alle sue stagioni, le loro tradizioni, la loro religiosità, i loro valori semplici ma solidi (pensiamo all’insistenza con cui nel film si parla di ‘galantòm’). E poi c’è la natura che in tutto il film non si limita a fare da sfondo, ma entra prepotentemente come protagonista. Così semplice, a volte per noi che in questo mondo ci siamo nati anche banale, ma che grazie allo sguardo poetico del regista svela tutta la sua bellezza. E l’aria, un mondo scarso di rumori, nel quale lo scorrere dell’acqua o i rintocchi delle campane hanno un suono, non sono coperti da un mondo che non sa più star zitto.L’albero degli zoccoli è più attuale che mai. Ci racconta da dove veniamo, per capire realmente chi siamo, per far pace con quelle che lo stesso Ermanno Olmi definisce le tre dimensioni dell’uomo: passato, presente e futuro. E’ attuale nei suoi silenzi, riempiti solo dalle immagini e dai suoni della natura, detti ad un mondo oggi pieno di rumore. Racconta il buio a una realtà che non vuole spegnersi mai per non fermarsi mai.
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Questo sito internet vuole ripercorrere le tracce lasciate dal film a quasi 30 anni dalla sua uscita nelle sale. I luoghi ci raccontano di come il nostro mondo sia cambiato, tramite i personaggi possiamo rileggere in modo diverso la nostra storia, mentre il mondo dell’albero degli zoccoli presenta tutta una realtà nel film appena sfiorata. Vi è poi una sezione dedicata al film vero e proprio e naturalmente un capitolo riservato a Ermanno Olmi.Mi scuso se queste righe introduttive sono risultate noiose. Naturalmente mi prendo la responsabilità per qualunque informazione contenuta in questo sito errata o incompleta.
Spero che grazie ai mezzi della moderna tecnologia possiamo riappropriarci di qualcosa di noi, che è un pò la magia riuscita al mio illustre ‘concittadino’ Ermanno Olmi.
www.lalberodrglizoccoli.net
Paolo Miniero
(Treviglio, agosto 2007)[banner]
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Treviglio Amarcord : 4 amici al bar

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Treviglio Amarcord : 4 amici al bar

il bar….. era un luogo di ritrovo , un posto dove potersi trovare per parlare e decidere dei nostri progetti per scambiarci le nostre opinioni. Non era tanto importante dove si trovasse o che nome avesse , l’importante era che potesse darci la possibilità di radunarci per parlare ridere e divertirci, magari anche osservando i personaggi tipici da Bar. Quei personaggi che erano talmente integrati nel Bar da essere scambiati per un pezzo di arredamento.

Bar Sport , Bar Galliari, Bar Commercio , Campana ,Bar Teatro , Cin Cin bar , Bar Corona , Bar Corallo , Bar Centro , Bar Milano , Bar Pilly, Bar Mercato, Bar Frontini…………. e poi ……I do spade, al muciapè , ‘l Rimemnbransa , al Tura , Bar Acli , Bar Impero, Monte Alto ,’l Goba , Severo , Bar Rocco , I Baci Perduti , Excelsior , ‘l Tinulì , Bar Mimmo , Bar Ovest , al Grana , Manhattan , Bersaglier , Belvedere , Tre Archi…….e sicuramente ne avro’ dimenticato qualcuno…………

treviglio bar

 

Bar Pasticceria Milano

 

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Chi era Mons.Ambrogio Portaluppi? : la storia

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Chi era Mons.Ambrogio Portaluppi? : la storia

Mons.Ambrogio Portaluppi

Mons.Ambrogio Portaluppi
Iniziò gli studi di sacerdote a Milano per completarli a Roma, all’Università gregoriana. A Milano conseguì la laurea in filosofia e teologia e, intrapresa l’attività di pastore, venne inviato a Treviglio il 1° Dicembre 1891 come Canonico Teologo della Collegiata e, dal 1913, come parroco.

 Il contatto diretto con la realtà economica e sociale di Treviglio , una popolazione prevalentemente dedita all’agricoltura e in precarie condizioni economiche.

Avendo incontrato a Treviglio una popolazione prevalentemente dedita all’agricoltura e in precarie condizioni economiche, avviò una serie di iniziative sociali, impiegando anche il suo patrimonio familiare per soccorrere i poveri, i meno abbienti delle campagne. Per questo motivo veniva addirittura chiamato “Padre dei poveri”. 

Chiarì questa impostazione partecipando al dibattito avviato all’interno dell’Opera dei congressi conducendo un’attenta analisi economica.

Era suo convincimento che l’impulso alla creazione di istituti a favore dei ceti rurali, in grado di promuovere l’associazionismo e diffondere la piccola proprietà, rientrasse a pieno titolo tra i compiti di un pastore.

Tra le realizzazioni alle quali Portaluppi partecipò attivamente, un posto di rilievo va assegnato alla realizzazione della Cassa Rurale di Treviglio, fondata nel 1893, alla costituzione, due anni più tardi, del Comitato lombardo promotore delle casse rurali, di cui assunse la presidenza.

Nel 1895 fondò l’Unione Rurale, il 1° Gennaio 1900 l’Unione Operaia, con sede in via Carcano 3, presso l’abitazione dello stesso Portaluppi.Il 13 Luglio 1901 la Società dei Probi Contadini di Castel Cerreto e Battaglie (costituita ufficialmente il 26 Settembre 1901).

Una delle più significative attività fu l’avvio di una campagna di promozione del risparmio e dell’accantonamento di piccole somme settimanali per far fronte al pagamento dei canoni di affitto.

 

15 Luglio 1905 la realizzazione della Casa S. Agostino con annesso teatro la Scuola Pratica d’Economia Domestica (5 Agosto 1909), la Società di Mutuo Soccorso (Novembre 1909).

Società Maschile Mutuo Soccorso 1.5.1922 – Celebrazione 50° fondazione (nel cortile, ora sede Cassa Rurale).

Fondò il giornale “Il popolo cattolico”, che si proponeva la “sana e cristiana educazione del popolo, nella elevazione materiale e morale”. Nel 1922 fu nominato Vicario Generale dell’Arcivescovo di Milano, per cui lasciò Treviglio e si trasferì nel capoluogo lombardo.

 

Mons. Ambrogio Portaluppi.muore il 7 dicembre del 1923 e nel 1924 ,Via Canonica, già divenuta via Mazzini, cambia denominazione e viene intitolata a Mons. Ambrogio Portaluppi.

case operaie

Ancora oggi, tutti i trevigliesi, in particolar modo i beneficiari degli oltre cento appartamenti nelle “Case Operaie” da lui volute, lo ricordano come il più luminoso personaggio, fautore della conquista dei diritti sociali, della fratellanza, della solidarietà e cooperazione.

 

Treviglio , 1910 , via Portaluppi ( ai quei tempi via Mazzini ) con le case operaie.La strada venne asfaltata nel 1951

Gepostet von Virginio Monzio Compagnoni am Sonntag, 29. September 2019
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Maestro Giovanni Zanovello

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Maestro Giovanni Zanovello

Per quasi 50 anni (1919-1966) e sempre nella stessa scuola, ha insegnato ai figli, ai figli dei figli per tre generazioni. Zanovello: un’istituzione, il maestro per antonomasia. A Treviglio e dintorni è quasi leggenda a oltre 25 anni dalla morte.Lo chiamavano “Maestro dei maestri”,perché Zanovello era maestro a più dimensioni: di scuola, di vita, di salesianità, di cristianesimo vissuto.

 

A nove anni entrava allievo a Legnago, rimanendovi per le elementari e le tre classi tecniche.

Don Bosco lo catturò: nel luglio 1917 chiese di essere ammesso al noviziato.

Era libero: la menomazione alla gamba gli aveva evitato la chiamata alle armi, i genitori erano già scomparsi e l’unica sorella, maestra, sarebbe morta di lì a poco in un incidente stradale. Fu destinato a Treviglio con l’impegno di frequentare la scuola magistrale e lì rimase anche oltre la morte (1972); al suo nome, infatti, è dedicato il palazzetto del collegio e una via, proprio accanto alla “sua” scuola e alla “sua” chiesa. Da quell’angolo di terra bergamasca osservò l’Italia che cambiava: il terribile primo dopoguerra, il ventennio fascista, le avventure etiopiche, le vicende belliche, la ricostruzione, il miracolo economico. Settantenne subì gli anni delle contestazione, della “fantasia al potere”, osservandoli dalla sacrestia, suo campo di lavoro per gli ultimi sei anni di vita.

Era un personaggio, un mito. 

No, non ce ne sono molti di uomini così.

 

 

Una volta scomparso, gli hanno dedicato una filodrammatica che ha operato per lunghi anni, una via e il Palazzetto dello Sport all’interno dell’Istituto Salesiano

 Da : biesseonline.sdb.org

Maestro Giovanni Zanovello

Virginio Monzio Compagnoni Treviglio Amarcord

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!