Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

Treviglio : Schola Cantorum Giugno 1996

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Treviglio : Schola Cantorum Giugno 1996

Treviglio : Schola Cantorum Giugno 1996

Treviglio : Schola Cantorum Giugno 1996

Schola Cantorum giugno 1996

Riunione conviviale di “fine stagione”.Seduti al tavolo, da sinistra, la corista Eleonora Rozzoni, venuta a mancare nell’ottobre dello stesso anno, il dr.Alfredo Ferri e il neo-presidente rag.Manlio Possenti.In piedi, Marino Fugacci, Laura Ambivero, Pietro Landini e Luigi Cologni (da Schola Cantorum giugno 1996)

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Treviglio : Comando di Polizia

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Treviglio : Comando di Polizia

Treviglio : Comando di Polizia

Treviglio : Comando di Polizia

Treviglio : Comando di Polizia

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Treviglio : ex Canossiane

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Treviglio : ex Canossiane

Treviglio : ex Canossiane

Treviglio : ex Canossiane

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Interno Mulino Fanzaga Treviglio

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Interno Mulino Fanzaga Treviglio

Interno “Mulino Fanzaga”. Foto fornite da Maurizio Fanzaga

Interno Mulino Fanzaga Treviglio

Interno Mulino Fanzaga Treviglio

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La prima stazione di Treviglio

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La prima stazione di Treviglio

L’impianto fu aperto il 5 marzo 1878 con l’inaugurazione del tronco diretto Treviglio-Rovato[1] della ferrovia Milano-Venezia.La stazione entrò nella Rete Adriatica passando in gestione alla Società Italiana per le strade ferrate meridionali nel 1885. Con la statizzazione delle ferrovie fu gestita dalle Ferrovie dello Stato dal 1905.Prima del 1878, vi furono altre due stazioni che, in tempi diversi, ebbero la denominazione di Treviglio:

La prima stazione di Treviglio, denominata informalmente Treviglio Molino, era posizionata ad est dell’attuale stazione centrale.

La prima stazione di Treviglio

La prima stazione di Treviglio

Fu costruita dalla Imperial-Regia Privilegiata Strada Ferrata Ferdinandea Lombardo-Veneta, la società che aveva ottenuto il Privilegio di costruire ed esercire la strada ferrata Milano-Venezia, detta anche Ferdinandea. L’intenzione originaria della società era di collegare Milano a Venezia passando direttamente per Brescia. Il tronco ferroviario che dalla stazione di Milano Porta Tosa giungeva alla stazione di Treviglio fu inaugurato il 15 febbraio 1846[3]. Da quel giorno entrò in funzione il servizio ferroviario fra la cittadina bergamasca e la capitale lombarda e quello tramite diligenze fra Treviglio e Vicenza, dove iniziava l’altro tronco della Ferdinandea

Nel 1852, la gestione della ferrovia e dei suoi impianti, tra cui la stazione trevigliese, passò alla Strade Ferrate Lombardo-Venete dello Stato. Nel 1856 si verificò un altro passaggio di proprietà, causata dalla crisi finanziaria dell’erario austriaco che cedette tutte le sue ferrovie ad un gruppo di banche, comprendenti la famiglia Rothschild. Esse costituirono la Imperial Regia Privilegiata Società delle ferrovie lombardo-venete, poi confluita tre anni dopo nella Imperial Regia Privilegiata Società delle ferrovie meridionali dello Stato, del Lombardo-Veneto e dell’Italia Centrale, quando lo stesso gruppo acquisì altre linee ferroviarie nell’impero austriaco

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La Storia della Stazione Ovest di Treviglio

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Storia della Stazione Ovest di Treviglio ( Wikipedia )

Storia della Stazione Ovest di Treviglio

Storia della Stazione Ovest di Treviglio

La stazione di Treviglio Ovest fu aperta il 3 novembre 1908

La Storia della Stazione Ovest di Treviglio

La Storia della Stazione Ovest di Treviglio

La stazione di Treviglio Ovest fu aperta il 3 novembre 1908 assieme al breve tronco ferroviario che la raccorda con il Bivio Bergamo , denominazione indicante la località ferroviaria dove avviene l’interconnessione fra la ferrovia Milano-Venezia e la Treviglio-Bergamo.La stazione sostituì il dismesso impianto della seconda stazione di Treviglio, il cui fabbricato viaggiatori sorge nei pressi, utilizzato come abitazione per i ferrovieri.A seguito del processo di raddoppio della linea Bergamo – Treviglio, completato nel 2007, nel corso del 2009 si è proceduto al rinnovo del nodo di Treviglio. Il 21 giugno è stato chiuso il Bivio Bergamo che è stato sostituito nelle sue funzioni dal Bivio Adda. Il 1º agosto invece è stato introdotto l’Apparato Centrale Computerizzato (ACC) presso la stazione Treviglio Centrale. A conseguenza di ciò, l’impianto di Treviglio Ovest è stato inserito nella giurisdizione di quest’ultima ed è stato tramutato in fermata impresenziata.

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Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

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Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni.

Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

In viale Merisio, dove ha attualmente sede l’Ist. Tecnico Commerciale G. Oberdan, esisteva un convento di Frati Francescani Riformati, risalente al sec. XV: anch’esso venne soppresso tra il sec. XVIII e il sec. XX venendo adibito a stabilimento tessile e poi a scuola. Le trasformazioni intervenute nei secoli hanno contribuito alla perdita della riconoscibilità dell’architettura conventuale originaria, di cui permangono segni solo nel portico. Fu San Bernardino, in visita a Treviglio, a volerne la costruzione, che avrebbe dovuto essere di buon auspicio per la riappacificazione tra Trevigliesi e Caravaggini. Nel convento era conservata una rappresentante “Il perdono di Assisi” attribuita a Camillo Procaccini (oggi conservata nel Santuario della B. V. delle Lacrime) e il Crocifisso ligneo che ora si trova nella Basilica di S. Martino. Gli affreschi parietali sono attribuibili al pittore Bernardino Butinone che trascorse nel convento gli ultimi anni della sua vita. Il 25 aprile 1810 il convento venne soppresso e nel 1845 fu acquistato da Antonio Graffelder che trasformò tutta la costruzione in uno stabilimento tessile, finchè, nel 1925 divenne sede dell’Istituto Tecnico.

Treviglio : Convento di Frati Francescani Riformati

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Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

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Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

ex Chiesa di Santa Maria Rossa

 

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni

 ed. Clessidra 2002

Percorrendo la via Pontirolo, al limitare dell’attuale quartiere Nord e poco prima del passaggio a livello, è riconoscibile, sul lato destro, la struttura della Chiesa dell’ex Convento dei Frati Cappuccini: esso conserva nei suoi muri una storia religiosa ultracentenaria, la cui fine venne decretata nel 1770. In località Soltaricha esisteva un piccolo oratorio campestre, dedicato a S. Maria delle Grazie, di proprietà della famiglia Rozzone. Verso la fine del XV sec. l’amministrazione comunale decise di ampliare la chiesa, la cui riedificazione terminò nel 1493.

Nel 1514 l’interno della chiesa si presentava totalmente adorno di affreschi: oggi rimane visibile solo la “Vergine con Bambino”, conservata presso la Chiesa di San Carlo.

Dal 1585 la chiesa venne chiamata Santa Maria Rossa e venne affidata alle cure dei Frati Cappuccini, che in adiacenza all’edificio fondarono il loro convento. A seguito della soppressione del convento il complesso venne adibito a casa colonica.

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

Treviglio : ex Convento dei Frati Cappuccini

La Madonna con Bambino , realizzata nei primi anni del Cinquecento della ex Chiesa di Santa Maria Rossa, ubicata nell’ex Convento dei Cappuccini in via Pontirolo, sopresso nel 1770 venne spostata nella Chiesa di San Carlo

Chiesa di San Carlo

L’edificio, chiamato anche ‘San Carlo ai Morti’, è stato realizzato su un terreno chiamato ‘Gemone’, nel quale era stato collocato, per volontà di Giuseppe Locatelli, il cimitero che doveva accogliere i morti a causa della pestilenza del 1630. L’oratorio, inizialmente di ridotte dimensioni, venne ampliato nel 1688, con l’apertura, sul lato destro, di una cappella intitolata a San Francesco Saverio.Ulteriori ampliamenti vennero realizzati nel corso del XVIII secolo: probabilmente in occasione di questi lavori furono eseguite le decorazioni parietali con sfondati prospettici attribuibili ai Fratelli Galliari, che prima di prendere dimora in via di Porta Torre abitavano in Borgo di Santa Maria (attuale via Cavallotti), con accesso dall’area cimiteriale.

.Il campanile e la facciata della Chiesa, in stile neogotico, sono stati realizzati su progetto di Carlo Bedolini e risalgono ai primi decenni del XX secolo; il portale d’accesso è sovrastato da una lunetta con mosaico realizzato su disegno di Trento Longaretti nel 2015. La Chiesa è collegata all’attiguo Istituto Salesiano, che ne ha la cura ed il mantenimento.

Chiesa San Carlo

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La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

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La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

Il Teatro Filodrammatici di Treviglio nasce da un progetto del 1898 dell’architetto Carlo Bedolini riguardante l’ampliamento del Santuario, ad opera della Cassa Rurale.

La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

La Storia del Teatro Filodrammatici di Treviglio

Il “Palazzo delle associazioni cattoliche col teatro” è stato poi realizzato nel 1905 in perfetto stile Liberty: le sale interne e gli elementi architettonici esterni presentano ornamenti ispirati alla natura. Alla struttura appena nata è stato dato il nome di Casa di Sant’Agostino per ricordare l’epoca storica del convento delle Agostiniane.Durante la Prima guerra mondiale è diventata ospedale militare mentre dal 1940 al 1945 è stata sede dell’industria Face di Milano. La struttura ha preso il nome di Teatro Filodrammatici nel 1948 esordendo con la compagnia drammatica “Circolo San Luigi”. Negli anni seguenti ha accolto la compagnia “Bona Ars”, scioltasi nel 1940, di cui faceva parte Alfredo Ferri, presidente onorario della Cassa Rurale. Nel 1955 è stata fondata la Compagnia Stabile di prosa Città di Treviglio, in versione dialettale, dalla fusione della omonima Compagnia che, guidata dal valido Gino Gaigher, recitava in lingua italiana n dal lontano 1946 con altri elementi della dialettale “Tommaso Grossi”. È però ancora per opera della Cassa Rurale che il Teatro Filodrammatici, rimasto sempre di proprietà della Parrocchia, ha potuto vivere una nuova giovinezza grazie all’intervento di ristrutturazione per un miliardo e mezzo di lire interamente stanziato dalla banca.

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Storia del Premio Città di Treviglio

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Storia del Premio Città di Treviglio tratto da :http://www.premiocittaditreviglio.it

Storia del Premio Città di Treviglio

Storia del Premio Città di Treviglio

LA STORIA DEL PREMIO Si deve ad Attilio Mozzi, pittore e sindaco di Treviglio, l’istituzione nel 1953 della “Mostra d’arte città di Treviglio”, un concorso che nel corso delle sue sei edizioni si è progressivamente evoluto rispetto alla sua dimensione territoriale e si pone, in questa nuova edizione e in quelle che seguiranno, come un appuntamento fisso con l’arte contemporanea nazionale e sovranazionale.

1953 Il 28 febbraio, per volontà di Attilio Mozzi, viene inaugurata alla Scuola d’arte e mestieri Tommaso Grossi la prima edizione della mostra-concorso, presentata sotto il nome Mostra d’arte città di Treviglio. Artisti Contemporanei Bergamaschi. Riservato agli artisti della provincia di Bergamo registrati nel Sindacato Pittori e Scultori, il premio consiste nell’acquisto per il Palazzo comunale di alcune delle opere esposte: la Testa di donna in gesso di Edmondo Cattaneo e i quattro dipinti di Vincenzo Ghirardelli, Giuseppe Luzzana, Alberto Vitali e Giovanni Marini.

1954 La seconda edizione del concorso Mostra d’arte città di Treviglio. Artisti Contemporanei Bergamaschi mantiene uguali la sede e le modalità della prima. Ma in seguito alle polemiche scaturite dalla presenza di un’alta percentuale di dilettanti, l’amministrazione comunale decide di non assegnare alcun premio-acquisto, nell’auspicio di allargare la cerchia degli artisti oltre Bergamo e provincia.

1957 A tre anni dalla seconda edizione viene organizzata la III^ Mostra d’Arte “Treviglio. Artisti Contemporanei Bergamaschi e Milanesi, la cui formula apre così alla realtà artistica milanese e lombarda.La giuria assegna come primo premio la medaglia d’oro del Comune di Treviglio al Paesaggio industriale della bassa bergamasca di Rinaldo Pigola, un premio-acquisto del Comune a La cattedrale del mio paese di Francesco Speranza e ad altri quattro dipinti, oltre ad altri premi e riconoscimenti.

1962 In occasione del centenario dal riconoscimento di Treviglio a città, la nuova edizione del concorso allarga ulteriormente i suoi confini diventando Mostra di pittura contemporanea delle Provincie di Bergamo, Brescia e Cremona.
La medaglia d’oro del primo premio è assegnata a un paesaggio di Alberto Vitali, mentre tra le opere acquistate figurano dipinti di Alebardi, Lazzarini e Scarpanti.

1986 La mostra concorso si ripropone nel segno della riconoscenza al suo fondatore, e diventa il Premio Attilio Mozzi. Tra le opere acquistate figurano le firme di Sonia Ciscato, Mario Nigro, Maurizio Pirola e Maurizio Corona.

2001 Premio Artistico Città di Treviglio Attilio Mozzi viene assegnato ex aequo a Gabriele Bellagente e a Cesare Calvi. Menzioni riservate a opere di scultura, fotografia e videoarte.

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Treviglio : I fatti storici

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Treviglio : I fatti storici
tratto da :http://www.alberodeglizoccoli.net

I fatti storici

 

Nel film l’Albero degli zoccoli si fa esplicito riferimento alla festa della Madonna delle Lacrime.

La festa, tradizione a Treviglio dalla metà del secolo XVI, trae origine da quanto accaduto il 28 febbraio 1522. Ecco il resoconto di quegli avvenimenti così come è descritto da Piero Perego e Ildebrando Stantagiuliana nel loro libro Storia di Treviglio

« Nel marzo 1521 Carlo V, da due anni imperatore, stringeva alleanza col pontefice contro Venezia e i Francesi, che avevano unito le loro forze.
Alla fine dell’estate la guerra appariva imminente e Treviglio era sottoposta a continue contribuzioni di viveri e a taglie da parte dell’esercito francese, comandato da Odit di Foix, visconte di Lautrec, che si trovava in Geradadda.
La situazione si alleggerì momentaneamente al principio dell’autunno, quando il Lautrec si ritirò in Milano, ma subito dopo lo stess doveva lasciare quella città sotto la pressione degli Imperiali, riparando a Como per poi ritirarsi a Cremona.
Treviglio si trovoò allora in un delicato frangente.
In Milano erano entrati gli Imperiali e con loro Francesco Sforza, figlio di Lodovico il Moro, acclamato come nuovo duca e, cosa a tutti nota, destinato a diventarlo presto. Le truppe imperiali erano a Rivolta, all’assedio di Trezzo e in altri luoghi vicini.

Fare adesione al nuovo governo milanese era cosa desideratissima e sembrava necessario; ma i Francesi, anche se si potevano prevedere perdenti nel prossimo conflitto, erano anch’essi vicini, contavano ancora buone forze e legittimamente consideravano Treviglio come terra a loro soggetta. Un’aperta dedizione agli Imperiali o un chiaro appoggio ai Francesi avrebbe potuto esporre il borgo a dure rappresaglie e, a quanto scrive il Lodi , contro tale pericolo anche Bartolomeo Rozzone da Milano avrebbe messo in guardia i Trevigliesi.

La Comunità, con un gesto intempestivo, aveva fatto atto di sottomissione a Milano e il Rozzone, mentre consigliava di tener segreto l’atto, avvertiva che era prudente comportarsi con imparzialità verso i due eserciti, da neutrali.
Il consiglio era però in buona parte inattuabile e infatti Milano, ricevuta l’adesione trevigliese, mandò il 10 novembre 1521 un suo podestà nel borgo: Filippo Baldo, che tornò subito a Milano, ma lasciò il suo luogotenente Francesco dei Landriani; il che era sufficiente a rendere di pubblica ragione la posizione di Treviglio. Tuttavia, seguendo il consiglio del Rozzone, si poteva ancora cercare di non inimicarsi apertamente i Francesi: ma anche qui, per sconsideratezza o per la propaganda del Landriani, acceso partigiano degli Imperiali, si arrivò presto a compromettersi.
Un reparto francese che da Como si recava a Cremona, dove l’esercito del Lautrec era acquartierato per svernare, aveva chiesto di entrare in Treviglio per ristorarsi, ma era stato respinto in malo modo dalle guardie delle porte. Un secondo gruppo, giunto in seguito, fu addirittura accolto a colpi di archibugio e inseguito fino a un piccolo ponte, che allora era presso l’Annunziata.
Come se ciò non bastasse, i Trevigliesi non seppero o non poterono negare gli aiuti richiesti dagli Imperiali e mandarono al loro servizio archibugieri e guastatori, inviarono armati all’assedio di Trezzo, accolsero e alloggiarono nel borgo truppe imperiali che poi, trasferite a Rivolta, rifornirono di viveri.

I Trevigliesi si resero conto di aver accumulato una serie di errori, ma speravano in una presa di posizione degli Imperiali in Geradadda.
Quando però seppero che il Landriani aveva chiesto un presidio imperiale e che questo era stato negato; quando conobbero che la Geradadda non sarebbe stata difesa, compresero di trovarsi in una situazione drammatica.

Di fronte al Lautrec, i cui metodi odiosi e crudeli di governo erano ben noti, essi erano dei ribelli e questa posizione, che nessuna spigazione avrebbe potuto attenuare, era aggravata dagli atti compiuti contro i reparti francesi e dalla insolente arroganza che li aveva resi più pesanti.
La preoccupazione divenne ansietà quando si seppe che il Lautrec, ricevuti grandi rinforzi, preparava un’azione offensiva contro il milanese.

Il 27 febbraio 1522 giunse la temuta conferma: l’esercito francese, partito da Cremona, entrava in Geradadda.
Travolta dal panico nell’imminenza del pericolo, la popolazione si affrettò in affannosa confusione a quei poveri rimedi che parevano ancora possibili: a fuggire nei boschi, ad acquattarsi nei nascondigli, a ripararsi nei luoghi sacri.

Il Landriani era scomparso; i consoli e i Sessanta nulla potevano.
Raccomandarono che si custodissero nei conventi le donne e i bambini e furono facilmente ascoltati: il monastero di Sant’Agostino fu presto gremito.
Inviarono messaggi urgenti a Bernabò Visconti , che stava a Brignano, e al prevosto di Pontirolo, sperando che l’amicizia del primo coi Francesi e l’autorità del secondo potessero aiutarli di fronte al Lautrec.
Venne il Visconti e, al calar della notte, giunse da Pontirolo il vicario generale Serbelloni con due canonici.
Intanto l’esercito francese si era portato ad occupare Rivolta e vi pernottava; ma come l’alba schiarì il cielo, si mosse da quel luogo e presto i trevigliesi videro le bandiere e udirono i tamburi delle colonne che, lungo la via di Casirate, marciavano su Treviglio.

I consoli uscirono da Porta Filagno.
Camminavano scalzi, corda al collo, recando le chiavi di Treviglio, e, quando furono alla presenza del Lautrec, si inginocchiarono, piangendo, chiedendo perdono e pietà per il borgo.
Ma il generale, senza considerarli, passò oltre; tuttavia, mentre si avvicinava alle mura, il Visconti riuscì a parlargli e lo indusse ad ascoltare ciò che i Trevigliesi potessero dire a loro discolpa.
Ma la condiscendenza del Lautrec era probabilmente solo apparente: un gesto di cortesia verso Bernabò; ed egli lo dimostrò quando, giunto alla piazza, mentre da ogni parte entrava la marea dei soldati, gli si fece incontro il vicario generale Serbelloni seguito da tutto il clero.
Dopo qualche attimo di formale attenzione, il Lautrec troncò il discorso del Serbelloni, dichiarando secco che i ribelli al re di Francia non potevano essere perdonati e, quando il vicario che già aveva preso congedo sconsolato, tornò sui suoi passi, sembrandogli di non aver abbastanza perorato la causa di Treviglio, rispose alle nuove preghiere con un definitivo rifiuto.

Treviglio : I fatti storici

Treviglio : I fatti storici

Il vicario tornò in San Martino, dove la folla grandissima stava con l’animo sospeso, immaginando di udire di lì a poco le grida e il rumore del saccheggio.
Ed ecco, quasi in risposta all’attesa di tutti, levarsi un grido lontano e subito venire da Sant’Agostino un concitato scampanare; ma ecco giungere anche voci sempre più distinte e più vicine: “Miracolo! Miracolo!”
Una simile voce, soprattutto in quel momento, non poteva, non diciamo, esere creduta, ma nemmeno compresa: non solo perchè nessuno, anche se talvolta vi spera, si attende un prodigio a risolvere i suoi casi, ma perchè tutti erano così convinti dell’imminenza della rovina, che qualsiasi cosa capace, non già di capovolgere la situazione, ma anche solo di renderla meno grave, doveva sembrare fantastica.
A questo punto lasciamoci condurre dal Lodi : “Pervenne in un subito il rumore di queste voci all’orecchio del Generale Lotrecco, il quale co’ frettolosi passi accompagnato da diversi Capitani e da altri Ufficiali, no’ fu tardo a vedere ciò che queste voci volean dire, e s’egli era vero, che la mentovata Immagine lagrimasse, e a tutte le parti versasse sudore, come infatti seguì per lo spazio di sei ore, cioè dalle quindici del giorno suddetto fin alle ventuna (dalle ore 8 alle 14). Venuto pertanto al Sacro Tempio in un subito mutossi, di fiero Leone in mansueto Agnello; e il rimanente dei Capitani con tutto l’Esercito, di rapaci lupi, divenuti humili pecorelle, si videro immantinente levare gli elmi, e trattesi le armature; altri donarono gli stendardi, altri le giubbe e altri le vestimenta; e chi più poteva, oro, argento, anella ed altre preziose cose, per honorare la Misericordiosa Regina del Cielo, avanti alla quale, prostrati, con lagrime sugli occhi e con profondi sospiri non si saziavano di chiedere misericordia nel loro errore”.
E in questo momento, mirabile esempio per tutti, Lautrec depone l’elmo e la spada ai piedi della vergine, seguito dal fratello Tomaso di Foix mons. di Lescuns.
Il resto della popolazione, radunata e impaurita nella chiesa di San Martino, udiva le voci osannanti al miracolo e il suono “più volte dell’Ave Maria”, ma non voleva credere, dubitando di un tranello dei Francesi per far uscire la gente dal sacro luogo. Ma, moltiplicandosi voci e suoni, alcuni si spinsero fino a S. Agostino e subito trornarono gridando che veramente la Madonna piangeva.
Fu allora che il vicario Serbelloni si mosse alla volta del convento e, osservata l’immagine affrescata sulla parete esterna del campanile, sotto il piccolo atrio, e constatate le lagrime abbondanti che sgorgavano dagli occhi e come da tutta la figura stillasse sudore, da massima autorità religiosa e testimone di così grande avvenimento, volle prima esaminare che non vi fosse trucco nel muro retrostante. Solo la figura della Madonna trasudava mentre erano asciutte le figure di S. Agostino e S. Nicolao da Tolentino, poste ai lati dell’affresco. “entrò dunque il Vicario nel campanile, seguito dai suoi canonici, dal cancelliere del Comune, da Bernabò Visconti e da militari francesi fra i quali Lautrec… Compì quegli espedienti per accertare il vero; e all’uopo spinse, scavando, un pugnale nel muro all’altezza del viso della Vergine”. Non trovò che un normale muro di sabbia e sassi.
Il Vicario tornò allora tra la folla, proclamando il miracolo, e si avviò a darne notizia al popolo in S. Marino, mentre il Lautrec “fece largo dono di denari”.
Poco dopo Serbelloni, clero e un’immensa folla muovevano in solenne processione da San Martino verso Sant’Agostino, a rendere grazie alla Madonna per la salvezza di Treviglio.
I soldati francesi, dopo aver “con bambagia e fazzoletti” asciugate le miracolose lacrime della Beata Vergine “per devozione conservarle”, partirono diretti verso l’Adda e Milano, già il giorno seguente, primo marzo »
(Piero Perego, Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Parte Seconda. Edizioni Pro Loco Treviglio, 1987)

Note:
Emanuele Lodi. Breve storia delle cose memorabili di Trevì. Milano, Ramellati, 1647
« Bernabò Visconti, figlio di Francesco Bernardino, appartenente al ramo cadetto di Brignano.
Fedele alla causa dei Francesi, combattè con loro varie battaglie, visse in Francia, nel Delfinato. Morì a Sait Symphorien d’Ozon (Isère) nel 1532.
Ai tempi degli eventi di Treviglio risiedeva in Brignano, carissimo al re di Francia che l’aveva creato gentiluomo di camera e che, col grado di capitano di cavalleria, gli aveva conferito il cavalierato dell’Ordine di San Michele.
Non ci è possibile immaginare su quali criteri il Visconti abbia dato la sua risposta positiva all’invito dei trevigliesi a far da paciere quando, da grande uomo politico, doveva ben sapere che la salvezza del suo feudo di Pagazzano e Brignano era legata alle sorti del Lautrec contro il Ducato di Milano. Era dunque consapevole che, privando l’esercito francese del saccheggio di Treviglio e dei provvigionamenti, sarebbero mutati anche i rapporti dei soldati nei confronti del generale Lautrec e quindi la loro efficacia bellica.
Causa questa, non sola ma determinante, della sconfitta dei Francesi alla Bicocca, unitamente ai suoi mercenari svizzeri che l’attendevano oltre l’Adda »
(Piero Perego, Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Parte Seconda. Edizioni Pro Loco Treviglio, 1987)

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
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