Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Galleria Fotografia di Treviglio Amarcord

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Galleria Fotografia di Treviglio Amarcord

 

Storia, fede, tradizione.

http://virgi.altervista.org/la-torre-civica-di-treviglio/

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Treviglio : Memorial A.Mazza

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Tredici anni dopo il Memorial Mazza si tinge ancora di Granata

Genoa – Torino   ( 1-3 )

Si chiude in grande stile il 28° Memorial Mazza con una finale d’eccezione tra due società storiche che hanno scritto pagine memorabili della storia del calcio italiano: Genoa e Torino. Il Genoa giunge alla finale dopo essere arrivato all’atto conclusivo anche nella scorsa edizione della manifestazione, uscendone sconfitto, mentre il Torino è risultato vincente nel 2005, unico anno nel quale ha partecipato al torneo. La partita inizia con i granata padroni del campo, che in svariate occasioni si fanno vedere dalle parti di Savarese, il quale riesce a mantenere il risultato in parità fino al 20′ quando Aita fa esplodere i numerosi sostenitori Granata presenti sugli spalti. Dopo lo svantaggio il Grifone, ferito nell’orgoglio, si riversa all’attacco senza però riuscire a pareggiare i conti prima dell’intervallo. Nella ripresa il Torino torna a spingere sull’acceleratore e mette in difficoltà più volte la difesa ligure con diverse incursioni sulle fasce laterali che creano superiorità numerica e conseguenti opportunità all’interno dell’area di rigore. Al 14′ ci pensa Favale a portare il punteggio sullo 0-2 con un tiro dalla distanza sporcato da una deviazione che inganna l’estremo difensore rossoblù; tuttavia pochi giri di orologio più tardi il Grifone accorcia le distanze con Altieri bravo a risolvere una mischia in area avversaria e a tenere in linea di galleggiamento i suoi. I genovesi in svantaggio di una rete cercano in tutti i modi di raggiungere l’area piemontese; nel tentativo di riagguantare la gara però si sbilanciano e dopo una bella azione sulla destra il Toro trova Cocola libero sul secondo palo il quale non può fare altro che insaccare chiudendo definitivamente i conti, raggiungendo così anche la vetta della classifica marcatori. Il Torino riesce nell’impresa di scrivere per la seconda volta il proprio nome nell’albo d’oro del torneo in altrettante partecipazioni portando l’ambita coppa all’ombra della Mole per i prossimi dodici mesi, in attesa di rimetterla in palio nella 29° edizione del Memorial Mazza.

Tratto da memorialmazza.it

Albo d’Oro Categoria Allievi

Albo d’Oro Categoria Giovanissimi

Albo d’Oro Esordienti

Albo d’Oro Pulcini

Lo Stadio Mario Zanconti

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Storia, fede, tradizione.

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Storia, fede, tradizione.

Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522.

Con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.

Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a  Lautrec.

Ma proprio quando ogni speranza sembra perduta, ecco provenire dalla vicina chiesetta delle Agostiniane un gruppo di donne che acclamano al miracolo e invitano Lautrec a constatare di persona le lacrime che sgorgano dall’immagine della Madonna.

ll generale depone allora la spada e decreta la fine dell’assedio.Il ‘500 segnò un periodo particolarmente infelice per Treviglio: già nei primi anni del secolo fu vittima delle contese tra Veneziani e Francesi.

Nel 1509 i Veneziani saccheggiarono e depredarono il Borgo, appiccandovi diversi incendi che distrussero persone, edifici e ricchi patrimoni librari e documentari.

Cacciati i Veneziani dai Francesi, la Gera d’Adda diventò oggetto di conquista per Carlo V di Spagna presente a Milano e al quale i Trevigliesi chiesero protezione, suscitando le ire dei Francesi, che, guidati dal generale Odetto di Foix, visconte di Lautrec decisero di muovere battaglia contro Treviglio.

Storia, fede, tradizione.

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Treviglio 1903, il Santuario

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Treviglio 1903

Il 24 febbraio 1899 S.E. il card. Ferrari, Arcivescovo di Milano, venne a deporre la prima pietra della nuova fabbrica e poi, di nuovo nel luglio 1900, il card. Arcivescovo Ferrari venne a visitare i lavori e fissò le feste e le cerimonie di inaugurazione – e consacrazione – per il 9,10,11 agosto del 1902.

Occorreva però recuperare anche l’antica chiesetta del miracolo ch’era stata adibita ad uso profano; in breve tempo, con l’artistico altare dell’ing. Bedolini e con affresco del pittore Rivetta di Milano, la chiesetta del miracolo riebbe il suo decoro, mentre il 18 febbraio 1908 il Preposto mons. Nazari la benediceva e vi celebrava la Santa Eucaristia.

Nel nuovo santuario si avvertiva forte anche l’esigenza della decorazione dell’abside e della volta, ma lo scoppio della prima guerra mondiale interruppe ogni velleità in merito.

Si riprese con ardore nel 1919 quando il pittore Cresseri si dedicò alla decorazione dell’abside, con rappresentazioni della storia del miracolo, conclusa nel luglio del 1921.

 

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Treviglio Personaggi : Mesagiù

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Treviglio Personaggi : Mesagiù

Giuseppe Messaggi

Personaggi storici
Il Mesagiù
Nel film l’Albero degli zoccoli rappresenta il proprietario terriero, padrone dei terreni e della cascina, che decide di scacciare Batistì e la sua famiglia dopo aver scoperto che il suo mezzadro ha tagliato uno degli alberi per ricavarne un paio di zoccoli per il figlio.
Il Mesagiù è un personaggio realmente esistito a Treviglio, anche se in un epoca successiva a quella nella quale si svolgono i fatti che vengono narrati nel film (nacque infatti alla fine del 1800 e il film è ambientato tra il 1897 e il 1898). Fu anzi un personaggio piuttosto famoso. Tutto lascia supporre che, avendo Ermanno Olmi costruito la trama sulla base di quanto raccontato dalla nonna, che riportava racconti orali che circolavano nell’ambiente contadino, non sempre la scansione cronologica è sempre stata rispettata correttamente. Così come l’iconografia del personaggio a livello popolare potrebbe essere diversa da quella riportata a livello storico. E questo sembra il caso del Mesagiù.
Quanto descritto qui di seguito è nella “Storia di Treviglio” ad opera di don Piero Perego e Ildebrando Santagiuliana.« (…) Fra le vecchie ditte commerciali furono prevalenti quelle che trattarono il vino, specialmente la Perego-Ausenda. L’argomento porta a ricordare un commerciante vinicolo, tipica figura trevigliese: Giuseppe Messaggi, conosciuto popolarmente sotto il nome di “Mesagiù” per la figura imponente (pesava più di 170 chili), che continuò la ditta Perego-Ausenda.
Di convinzioni liberali secondo il vecchio stampo (era genero di Engel, avendone sposato la figlia Camilla), non faceva però alcuna distinzione quando si trattava di soccorrere i bisognosi o di aderire a una giusta richiesta ma, antifascista e anticlericale, dava ai clericali e ai fascisti con uguale larghezza. Ancora oggi, v’è la colonia “Messaggi” a Oltre il Colle, lascito al Comune dopo la sua morte, ove si recava in vita a villeggiare.
L’orfanotrofio maschile in modo particolare, ma anche altre istituzioni di Treviglio, possono ricordare il suo nome con gratitudine. »(Piero Perego, Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Parte Seconda, Edizioni Pro Loco Treviglio, 1987)

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Treviglio : “il ” Palazzo Fantasma ” .. era una filanda”

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Treviglio : “il ” Palazzo Fantasma ” .. era una filanda”

Foto di Marco Falchetti

Viale Garibaldi era l’attuale viale De Gasperi ( chèl de la stasiù)… quindi… Filegno credo Viale Filagno….. e allora…..Ragazzi questo è il famoso ” Palazzo Fantasma ” … Franci Monzio !!??

Franci Monzio :  Grande Marco Falchetti. Credo proprio di si! Alla destra del portone sull’insegna mi sembra di leggere ” Agrario Coop. Milano” ,,, forse era un consorzio agricolo?

Pier Alessandro Oggionni : Ho la conferma: una signora ha detto a Vailati (motoguzzi) e Vailati ha detto a me: “il fabbricato fantasma era una filanda, me lo diceva la mia mamma, nata all’inizio del ‘900”. Abbiamo quasi fatto bingo!

Adesso si tratta di trovare nome e data della demolizione. Contemporaneamente, sempre da Vailati, mi viene la notizia che lì vicino a lui, sull’angolo con la via Marconi, c’era una fabbrica di bottoni.

Proprietà Pizzocchero (il nome mi arriva dalla famiglia di mia moglie: i Pizzocchero abitavano nel cortile della loro casa in via Verga). Un pezzo alla volta costruiamo la storia di Treviglio.

Alla faccia di chi la considera indegna della Bassa Bergamasca!

Bruno Frigerio  : Il binomio Pizzocchero-Bottonificio te lo confermo anch’io avendo conosciuto il figlio, quasi mio coetaneo. Ci trovavamo al Frontini da Gino Gaigher.

Virginio Monzio Compagnoni : Treviglio Amarcord.  riuscirò mai a trasferire ” tutto ” sul mio sito ?

Angela Maria Comotti : Praticamente è l’angolo tra Piazza Insurrezione e Viale De Gasperi dove ora c’è l’UNES ?

Roberto Fabbrucci : Beh, scoprire dopo 70 anni un pezzo di Treviglio sconosciuto non ha prezzo!!

Pier Alessandro Oggionni : Non sono uno di quelli che voi indicate come “superesperti”, ma posso arrogarmi un certo qual diritto di prelazione sulle storie intorno al “palazzo misterioso” avendone sviscerati i lati oscuri ed avendolo analizzato e disvelato.

Quindi posso confermare di essere salito sul tetto del palazzo misterioso e di aver scattato questa fotografia alla piazza, che ancora non evocava insurrezioni, ed alla casa con relativo grande giardino, che ancora non era dei miei cugini Oggionni, ma era già Renzanigo.

Da lì uscivi per andare in centro, ma conveniva prendere via Verga, visto che via Matteotti proprio non c’era e che a quell’epoca nessuno proprio avrebbe pensato di intestargli una via (e chi lo pensava lo faceva a bassa voce!). Adesso che ci penso, non solo non c’erano ancora i miei cugini, ma non c’ero nemmeno io! E quindi questa foto che vedete non l’ho scattata: è virtuale!

 

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A Treviglio nasce T-Radio, l’emittente locale con i pionieri degli anni Settanta

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A Treviglio nasce T-Radio, l’emittente locale con i pionieri degli anni Settanta

bergamocorriere.it  di Pietro Tosca Novembre 2017

A Treviglio nasce T-Radio.

A darle vita un gruppo di appassionati di lungo corso che hanno mosso i primi passi all’epoca delle radio libere, negli anni ‘70. Ora con qualche capello bianco tornano al loro primo amore. Alla guida della società Roberto Valentin, Angelo Bertolini ed Eros Prati.

Con Roberto Cariboni e Tommaso Vitello, Valentin nel 1975 fu tra i fondatori di Radio Liberty, la prima emittente libera di Treviglio.

«Da me debuttarono ai microfoni Angelo Zibetti e Nicoletta De Ponti», spiega. Bertolini invece contribuì alla creazione di Trt, da cui poi nacque Radio Zeta. Prati ha scritto un pezzo della storia radiofonica della Bassa creando con Bertolini e Cesare Lombardi Radio England a metà degli anni ‘80.

«Dopo il trasloco di Radio Zeta a Caravaggio quando fu aperta la discoteca Studio Zeta — ricorda Prati — la città è rimasta senza una sua emittente». Due anni fa però al vintage di Treviglio, la festa anni ‘60 della città, Prati e Bertolini espongono il loro studio mobile, una roulotte d’epoca trasformata in uno studio radio.

A fianco a loro c’è lo stand del gruppo guidato da Fiorenzo Erri e Marco Daniele Ferri che ha appena rifondato il mensile La Tribuna e sta lanciando una web tv.

Nasce l’idea di creare anche una radio Fm, un sogno che si concretizza quest’estate con l’acquisizione della frequenza 92.70. «È la passione a muoverci — chiarisce Valentin —, siamo il club delle vecchie glorie della radio ma vogliamo riproporre quello spirito anni ‘70.

La nostra sarà una radio parlata e locale che non vuole scimmiottare certo i network locali ma dare voce alla Bergamasca».

 

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Nel campanile di Treviglio, un museo in verticale

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Nel campanile di Treviglio, un museo in verticale.

Risalente con ogni probabilità al XIII-XIV secolo, il Campanile di Treviglio nasce come torre civica, con funzione di rappresentanza ed avvistamento. La torre, alta 65 m, è interamente costruita in cotto e decorata con archetti pensili incrociati di stile gotico e con mattoni posizionati a spigolo che rendono la struttura elegante e leggera.

La presenza di feritoie strombate verso l’interno ne attesta l’originaria funzione difensiva. Il piano terra era decorato con affreschi trecenteschi, forse di scuola giottesca.

All’interno sussistono alcuni frammenti pittorici, ma la parte più consistente è stata staccata. Nella torre, di proprietà comunale, si trovava l’alloggio del custode che, nominato secondo le norme stabilite negli statuti comunali del 1392, aveva l’incarico di mantenere in buono stato la struttura ed avvisare in caso di pericolo.

Per motivi di sicurezza egli accedeva al campanile dal primo livello della torre utilizzando scale retrattili che venivano rimosse dopo l’uso.

In seguito a restauri nel 2010-2011 (interventi di conservazione delle facciate e consolidamento strutturale dei solai lignei e delle scale), nel 2013 sono state formulate le prime idee sul possibile riutilizzo.

L’allestimento museale di Pierluigi Fontanesi (Studio Base 2) immerge lo spettatore in una serie di esperienze multimediali interattiveed in ambienti sonori che narrano la storia della città e gli eventi collettivi che ne hanno costituito l’identità. Inoltre, si propone di valorizzare l’architettura del Campanile, attraverso installazioni che ne illustrano le funzioni specifiche, da scoprire percorrendo lentamente le scale che si sviluppano lungo tutto il perimetro interno del manufatto.

Il percorso si sviluppa per sezioni lungo i sette livelli della torre. Il piano terra ospita la biglietteria e l’ex cappella trecentesca con tracce dell’affresco della Crocifissione; il primo piano è dedicato alla storia della città narrata nei suoi episodi più significativi su un grande schermo a mosaico costituito da 16 pannelli.

Al secondo piano si ascoltano le voci del passato, che rievocano il saccheggio del 1509 e il Miracolo del 1522; al terzo piano cinque grandi pannelli sospesi disposti a spirale si soffermano sulla storia della basilica di San Martino e del noto polittico di Zenale e Butinone

Segue il piano dedicato alla funzione del campanile rappresentata dal suono delle campane e dalla tradizione trevigliese delle “Grida” (annunci per avvisare i cittadini del pericolo); qui i visitatori possono provare a suonare le campane utilizzando corde appositamente predisposte. Gli ultimi due livelli ospitano rispettivamente l’antico meccanismo seicentesco dell’orologio – oggi sostituto da un orologio elettronico – ed il belvedere, da cui si può ammirare il panorama della città e del territorio.

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L’ultimo mulino di Treviglio

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L’ultimo mulino di Treviglio

da  : www.bergamopost.it

[Foto di Roberto Conti]

Giuseppe Fanzaga nel mulino

Di quattro ne è rimasto uno: sì, una volta Treviglio contava quattro mulini, uno per ogni porta della città. Un borgo che vantava un consistente numero di rogge e canali tanto da poter  essere considerato come una sorta di nostrana Venezia.

Torrenti e battaglie. La storia dei corsi d’acqua (oggi per lo più nascosti dall’asfalto delle strade) è stata spesso caratterizzata da episodi anche violenti. Nel corso dei secoli la cittadina ha dovuto sempre comunque difendere il diritto di usufruire dell’acqua del Brembo: nel 1560, all’ennesimo sabotaggio da parte dei Brembatesi della diga che convogliava le rogge trevigliesi, i cittadini si armarono e marciarono a Brembate dove fecero addirittura dei prigionieri portati poi in città. Fu solo qualche anno dopo, nel 1570, che, grazie ad un accordo tra le Repubblica Veneta e Milano, Treviglio ebbe diritto (rivisto solo quasi quattro secoli dopo nel 1956) ad usufruire dell’acqua del fiume.

Un po’ di storia, farina bramata compresa. Ma torniamo al mulino solitario che è ancora possibile vedere a ridosso del centro di Treviglio, in fondo alla via Cavallotti. Del Mulino Fanzaga, inizialmente Mulino fuori Porta Zeduro perché posizionato proprio davanti a una porta così chiamata e attraverso la quale si entrava nel borgo (era la via per chi proveniva da Bergamo), vi era già traccia in un documento datato 1392 e compare negli Statuti comunali del Castello di Treviglio, che  ordinavano i diritti di prelevare l’acqua dal Brembo.

Oggi è l’ultimo superstite delle decine di mulini che un tempo costellavano  rogge e canali nei territori attorno al paese. Per quattro secoli patrimonio del Comune (che lo affittava per trarne guadagno), nel 1700, per far fronte ai debiti, fu venduto a privati, passando dapprima di proprietà dell’Ospedale di Santa Maria, poi dei fratelli Cologno a inizio anni Venti (che lo utilizzarono anche come oleificio).

Fino a quando, nei primi anni Cinquanta, fu acquistato dalla Mulino a cilindri, società di Giuseppe Fanzaga (di origini caravaggine) che, dopo aver ammodernato i macchinari, portò in auge il nome di Treviglio grazie al suo prodotto, la farina bramata oro. Dopo essere passata al figlio Cesare, mancato in un incidente nel 1998, il Mulino ha poi cessato la propria attività e ha dovuto chiudere.

Come funzionava (e quel che resta). Sebbene non più in funzione da quindici anni, il suo interno è rimasto intatto, come se il tempo si fosse semplicemente fermato, e i macchinari sembrano pronti, al clic di un interruttore, a riprendere a funzionare come una volta: un’opera d’arte di ferro, legno ed acciaio, dove rubinetti, tubi e serbatoi, trovano la propria posizione in un armonico insieme dislocato sui tre piani dell’edificio, alto 12 metri.

Grandi macchinari in cui si miscelavano i diversi tipi di farina accumulata nei diversi serbatorio, colonne di legno con coclee interne per il trasporto di farine da un piano all’altro, lunghi tubi orbitanti che pescavano il grando da una grande tramoggia (il serbatoio generale).

Nel tubo, una vite senza fine trasportava alle macchine quanto andava macinato. All’esterno, invece, riposa la ruota che chissà quanti litri di acqua ha spostato da quando è stata messa in funzione qualche secolo fa.

Si pensa ora di farne un Museo Storico Didattico, e, anzi, sarebbe forse doveroso, in quanto rappresenta un patrimonio per tutta la comunità e costituirebbe un ottimo modo per far conoscere a tutti la magia di quel posto, che ha contribuito a scrivere la storia della cittadina trevigliese: qui, in una sorta di fabbrica di Willy Wonka, arrivavano carri carichi di granoturco da cui uscivano poi quei pacchetti che brillavano alla luce come contenessero metallo prezioso, la farina bramata oro appunto, quella “giusta”, quella tipica per fare la polenta bergamasca e che arrivava sulle tavole di mezza Lombardia.

Quella che impacchettava la Signora Giustina sempre in balia della pesa che, non precisa come quelle elettroniche odierne, necessitava di continui controlli affinché la taratura di 500g fosse sempre esatta.

Il Mulino è chiuso, la farina un ricordo, ma la pesa esiste ancora, si trova nella cucina di Maurizio Fanzaga, l’ultimo discendente di questo pezzo di storia, che si auspica oggi che possa essere rivalutato e salvato. Treviglio si è già mobilitata aderendo alla campagna del FAI I luoghi del cuore  e cercando di creare una onlus.

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Treviglio : Casa Della Piazza

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Treviglio : Casa Della Piazza
Simone Della Piazza
In piazza Manara, angolo via Roma, è visibile il prospetto di un edificio che evidenzia un passato significativo, rilevato dalle tracce di sinopia e dalle cornici delle finestre: era la dimora di Simone della Piazza, il quale, morendo nel 1529 senza eredi, lasciò a testamento che l’edificio fosse adibito a ospizio per i pellegrini.
In seguito,  tra l’ospizio e la Basilica di San Martino ,  venne edificata la Chiesa di S. Giuseppe,  di cui oggi permane memoria nella stanza accessibile dall’ingresso laterale ad angolo della Basilica.
Osservando il fronte della Casa della Piazza si intuisce che al primo piano erano ubicati due finestroni con cornici in cotto lavorato a intreccio, molto simili ai motivi presenti nei finestroni della Basilica e nelle bifore del Campanile.
Al centro dei due finestroni spicca una sinopia con l’immagine della Vergine in trono, affiancata da figure non ben definibili, di paternità incerta.
All’interno  del piccolo cortile vi è un portico tripartito, con archi a tutto sesto,
sostenuti da colonne di pietra.
Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni – ed. Clessidra 2002
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Storia del Santuario

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Storia del Santuario

Storia del Santuario tratto da : comunitapastoraletreviglio.it

ll 28 febbraio 1522 rappresenta, per gli abitanti della cittadina di Treviglio (BG), una data storica ed è ricordata ancor oggi con grande solennità. Alle otto del mattino infatti, anche l’ora è tramandata con estrema precisione, la Madonna, versando copiosissime lacrime, salvò il borgo da sicura strage, saccheggio e distruzione.

Il contesto storico Per comprendere meglio quegli straordinari avvenimenti occorre tuttavia qualche premessa di carattere storico. Si combatteva, a quei tempi, una lunga e sanguinosissima guerra fra il Re di Francia Francesco I e l’Imperatore Carlo V. Conflitto ricordato come “Prima guerra franco-spagnola” che durò dal 1521 al 1526.

La Lombardia, fu teatro di dure battaglie dall’esito alterno. Razzie e saccheggi ne erano l’immancabile corollario. Nei frangenti in cui si inseriscono i fatti qui raccontati, era in corso una violenta controffensiva dei francesi che, costretti poco prima a ritirarsi a Cremona, intendevano punire severamente Treviglio per il suo appoggio a Carlo V. Questi erano guidati dal comandante Odet de Foix visconte di Lautrec (1485 – 1528) che le cronache ricordano come un valente comandante militare, ma anche un uomo sanguinario e crudele.

Alcuni abitanti di Treviglio, aizzati da un certo Giovanni Landriano, della fazione favorevole agli imperiali, insidiano a più riprese le truppe francesi in ritirata, per cui il generale Lautrec, irritato, ordina la distruzione della città.

Il pianto miracoloso Il 27 febbraio 1522 giunge così a Treviglio la triste notizia che Lautrec si sta muovendo da Cremona con l’intenzione di saccheggiare e distruggere la città. Risultano purtroppo inutili tutti i tentativi di mediazione da parte dei Consoli e del Clero.

La popolazione, perduta ogni speranza umana, pone dunque tutta la sua fiducia in Dio e nella Vergine Maria: le chiese si affollano, si veglia tutta la notte in preghiera. All’alba del 28 febbraio la città si desta gravata da un silenzio funereo, rotto solo da singhiozzi di disperazione. Improvvisamente però una voce si diffonde per ogni contrada, accolta da grande emozione:“Miracolo! Miracolo! L’immagine della Vergine in S. Agostino piange e suda!”.

Verso le ore 8 di quel venerdì 28 febbraio 1522, l’Immagine della Madonna dipinta sul muro della chiesa di S. Agostino, annessa al monastero delle Agostiniane, incomincia a spargere abbondantissime lacrime dagli occhi e sudore da tutto il corpo. Alcune donne, più vicine all’affresco, sentendo delle gocce cadere, pensano che piova; ma dalla finestra il cielo appare sereno e lo stillicidio risulta quanto mai abbondante. Inoltre il muro accanto all’immagine è perfettamente asciutto. Tra la meraviglia e la commozione generale, si constata che gli occhi della Madonna versano lacrime e che tutto il corpo è cosparso di abbondante sudore. Si grida al miracolo, si accorre da ogni parte!

I soldati francesi constatano il fatto e, profondamente impressionati, ne informano Lautrec che, a cavallo, giunge subito presso la chiesa di S. Agostino, vi entra e constata che l’Immagine della Madonna è velata di lacrime e di sudore, mentre rimane perfettamente asciutta quella del Bambino, come pure il muro circostante. In preda a grande commozione,piega il ginocchio davanti alla Vergine, tenta egli stesso di asciugare con un panno quel pianto, ma le lacrime ricompaiono, ed il prodigio continua per sei ore consecutive.

Il generale Lautrec, impressionatissimo, assicura gli abitanti di Treviglio del suo perdono. Tutta la città esulta di gioia; le campane della città suonano a festa, tutti esultano mentre il generale e gran parte degli ufficiali, in ginocchio, depongono ai piedi della Madonna le armi e le corazze.

L’evento straordinario viene ufficializzato da un atto pubblico, rogato dal notaio Orfeo Dainelli e sottoscritto da numerosi notabili testimoni. Il 1 giugno del 1522  il Consiglio Comunale di Treviglio delibera l’istituzione, in perpetuo, di una festa l’ultimo giorno di febbraio di ogni anno, a perenne ricordo del miracolo ed in ringraziamento alla S. Vergine.

La data del 28 febbraio, a quasi cinque secoli di distanza ancora oggi è vissuta con grande fede e devozione. Quella mattina, le campane tacciono, come il Venerdì Santo; la gente si raccoglie silenziosa nel Santuario a pregare davanti all’Immagine della Madonna, coperta da un velo. Quando dalla torre scoccano le ore otto, si sciolgono tutte le campane della città in un festoso e lungo concerto, cala la tela che copre il volto di Maria e la gioia di tutti esplode nel canto di ringraziamento.

La costruzione del Santuario 

Già prima del riconoscimento ufficiale della Chiesa, giunto nel 1583, la devozione popolare si diffuse, enormemente ben oltre i confini cittadini, mentre i trevigliesi erano ansiosi di erigere un nuovo tempio per venerare la prodigiosa Immagine.

Solo all’inizio del 1594 il Consiglio comunale diede avvio ai lavori. Furono dunque acquistate ed abbattute le case che si trovavano sull’area prescelta ed il 25 marzo 1594 si potè deporre la prima pietra. Il nuovo tempio fu progettato in forma rettangolare da Tolomeo Rinaldi e sorse tra la via di Porta Torre e il Monastero di Sant’Agostino, al quale l’edificio doveva essere fisicamente connesso per richiesta delle Monache, custodi della Sacra Immagine.

Si procedette quindi, nel giugno del 1619, al “taglio” della sacra Effige dal vecchio campanile e si procedette, con grande festa e concorso di popolo – e con la presenza del card. Federico Borromeo -, alla traslazione della prodigiosa Immagine nel nuovo Tempio.

Si iniziarono poi le opere di abbellimento del Santuario con grande partecipazione e contributo di ogni ceto sociale. Nel 1668 si deliberò di costruire il prezioso altar maggiore in marmi neri a cui poi seguirono notevoli opere di decoro tra cui diverse opere dei Montalto, la volta dei Molinari ed infine la facciata.

Nel 1799 il monastero delle Agostiniane venne soppresso e le relative proprietà incamerate dal Comune che le adibì ad usi civili (acquistate dalla Parrocchia verso la fine del secolo XIX).

L’ ampliamento del Santuario Nel 1835-1838 si costruì il campanile e si iniziò a pensare all’ampliamento del santuario. Al riguardo, un primo disegno fu preparato nel 1854 dall’arch. Renzanigo. Se ne riparlò nel 1897 e fu don Francesco Rainoni, curato di Treviglio, a promuovere fortemente l’avvio dei lavori. Venne incaricato l’ing. Cesare Nava di Milano di progettarne la realizzazione, avendo però cura di conservare il manufatto esistente.

Preoccupava molto l’onere economico da sostenere e nel 1898 si incominciò a pubblicare un Bollettino del Santuario. Subito iniziarono a fluire offerte cospicue e costanti da tutti i ceti sociali e nel 1899, definito ed apprezzato il progetto del Nava, si potè finalmente annunciare: “si incomincia”.

Il 24 febbraio 1899 S.E. il card. Ferrari, Arcivescovo di Milano, venne a deporre la prima pietra della nuova fabbrica e poi, di nuovo nel luglio 1900, il card. Arcivescovo Ferrari venne a visitare i lavori e fissò le feste e le cerimonie di inaugurazione – e consacrazione – per il 9,10,11 agosto del 1902.

Occorreva però recuperare anche l’antica chiesetta del miracolo ch’era stata adibita ad uso profano; in breve tempo, con l’artistico altare dell’ing. Bedolini e con affresco del pittore Rivetta di Milano, la chiesetta del miracolo riebbe il suo decoro, mentre il 18 febbraio 1908 il Preposto mons. Nazari la benediceva e vi celebrava la Santa Eucaristia.

Nel nuovo santuario si avvertiva forte anche l’esigenza della decorazione dell’abside e della volta, ma lo scoppio della prima guerra mondiale interruppe ogni velleità in merito.

Si riprese con ardore nel 1919 quando il pittore Cresseri si dedicò alla decorazione dell’abside, con rappresentazioni della storia del miracolo, conclusa nel luglio del 1921.

Furono poi dipinte anche “la Nascita” e “la Crocifissione” sulle pareti laterali del presbiterio ed infine la grandiosa “Assunzione” nella tazza del presbiterio.

I restanti lavori di decoro, commissionati al pittore Bevilacqua, continuarono solo nel 1937 con la decorazione delle vele della cupola ogivale del Santuario, terminate nel 1939, e poi i quattro quadri sottostanti che illustrano alcune scene della vita di Maria.

I lavori di decorazione terminarono nel 1940 quando furono completate le due cappelle laterali del transetto.

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Treviglio, cent’anni del Filodrammatici

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Treviglio, cent’anni del Filodrammatici
Luglio 2005
( www.ecodibergamo.it )E.Roncalli

Cent’anni tra la gente di Treviglio, prima era Salone delle associazioni cattoliche, utilizzato durante le guerre come ospedale, poi sede di un’industria, e dal 1948 sala teatrale.

È il Teatro Filodrammatici, inaugurato il 15 luglio 1905.

E la «sua» gente, i trevigliesi, si ritroveranno ancora una volta nel grande salone completamente ristrutturato nel 1987 grazie all’intervento della Cassa Rurale.

Questa volta il protagonista sarà prorio il teatro, da un secolo sfondo delle commedie e delle tragedie della storia.

Nel corso della sua storia il Filodrammatici ha ricoperto ruoli diversi e molteplici: da sede di associazioni a ricovero per feriti di guerra a teatro, ma è proprio in veste di cinematografo che è stato consegnato alla città nel 1905.

Nelle cronache dell’epoca è, infatti, possibile trovare notizie sull’acquisto di una macchina per cinematografo, grazie all’interessamento di monsignor Antonio Pellenghi.

L’opera è stata poi realizzata dalla banca di credito cooperativo, che ha commissionato all’ingegner Carlo Badolini il progetto del «Palazzo delle associazioni cattoliche col teatro», struttura in stile Liberty con sale spaziose e comodità d’ogni tipo.

Allo stabile fu dato il nome di Casa di Sant’Agostino, per ricordare l’epoca storica del convento delle Agostiniane.

Durante la Prima guerra mondiale divenne ospedale militare, mentre dal 1940 al 1945 è stata sede dell’industria «Face» di Milano.

In quegli anni l’attività teatrale della città si teneva in gran parte nel Teatro sociale di piazza Garibaldi, fondato nel 1912 e abbattuto nel 1964 per far posto all’Upim.

Virginio Monzio Compagnoni ( Treviglio Amarcord )

Filodrammatici interno

Treviglio Dicembre 1955 Filodrammatici

 

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Museo civico di Treviglio

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Museo civico di Treviglio

https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_civico_di_Treviglio

Il museo è nato ufficialmente nel 1963 quando il comune di Treviglio ha dato attuazione alla volontà testamentaria del prof. Pier Luigi Della Torre, medico, neurochirurgo di fama europea, tra i pionieri della trapanazione cranica e personalità di rilievo nella storia di Treviglio nel XX secolo, fu ufficiale medico dell’8º Reggimento bersaglieri nella prima guerra mondiale, decorato Medaglia al Valor Militare sul fronte del Piave nel 1918 nellaBattaglia del solstizio. Fu poi primo sindaco di Treviglio alla Liberazione e fino al 1946.

Con lascito testamentario del 30 aprile 1960 il Prof. Pier Luigi Della Torre aveva lasciato le sue raccolte al Comune di Treviglio perché fosse istituito un museo intitolato ai propri genitori, il padre prof. Ernesto, già direttore didattico delle Regie Scuole Pubbliche, e la madre Teresa Pedrazzini in Della Torre, già insegnante nelle stesse. Nella collezione vi sono, tra le altre, opere di Rembrandt, Guercino, Correggio, Giambono. Il museo è stato inoltre arricchito con altri lasciti.

L’interno di Explorazione

Nel dicembre del 2007 il museo si è arricchito di una sezione scientifica aprendo nel padiglione centrale dell’area mercato coperto, in piazza Cameroni,Explorazione. Come dice il motto: Un laboratorio interattivo permanente per capire la scienza giocando[1], si tratta di un’area destinata ai ragazzi dove possono materialmente compiere esperimenti di elettromagnetismo, ottica, acustica e altro per comprendere le leggi fisiche che governano l’universo.

Nel 2012 è stato aggiunto al museo Explorazione il pendolo di Foucault.

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Treviglio Museo Storico Verticale

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Treviglio Museo Storico Verticale

ll Museo Storico Verticale, inaugurato il 17 ottobre 2015, va ad aggiungersi e a completare il panorama delle istituzioni museali trevigliesi già ricco di interessanti proposte: il Museo Civico Ernesto e Teresa della Torre, il Museo Civico Sezione Archeologica e il Museo Scientifico Exploratione.

Il museo, allestito all’interno della Torre Civica, adiacente alla Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta, si articola in un percorso che, sviluppato lungo i sei piani dell’edificio, ripercorre la storia della città suddivisa per sezioni tematiche. Attraverso esperienze multimediali, interattive e ambienti sonori appositamente studiati, ogni piano offre l’opportunità di immergersi nella storia della città e degli eventi collettivi che ne hanno costituito l’identità nel tempo.

PIANO TERRA-INGRESSO
Biglietteria, Cappella trecentesca con  affresco della Crocifissione

PIANO PRIMO-LA STORIA Gli episodi significativi della storia antica, medioevale, moderna e contemporanea della città di Treviglio.

PIANO SECONDO-LE VOCI DEL PASSATO Il saccheggio del 1509 e il Miracolo del pianto della Madonna nel 1522.

PIANO TERZO-LA BASILICA DI SAN MARTINO La storia della costruzione della Basilica e della realizzazione del Polittico di Zenale e Butinone.
PIANO QUARTO-LE CAMPANE
Ricostruzione del suono a corda.
PIANO QUINTO-L’OROLOGIO
Storia dell’orologio della Torre.
PIANO SESTO-IL BELVEDERE
Visione panoramica della città e del territorio circostante.

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Torre Civica Treviglio (BG)

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 Torre Civica Treviglio (BG)

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!