Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Il mulino

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Il mulino con il lavatoio pubblico ( da “Le Rogge Trevigliesi” 1982 Gianni Chiari )alt

l mulino : ingresso pedonale alle pale

( da “Le Rogge Trevigliesi” 1982 Gianni Chiari )

treviglio piazza del popolo

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Treviglio Amarcord Di Tutto e di Più

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Treviglio : Via Bernardino Butinone

Dizionario del Dialetto di Treviglio

Ermanno Olmi

Piazza Garibaldi

Villa Ida

I proprietari del Bar Teatro

Cartolina Treviglio

Treviglio in cartolina.  

T u t t o T r e v i g l i o 

Treviglio : Schola Cantorum Giugno 1996

Bruno Manenti

Trento Longaretti

 

 

 

1 5 0 0 Immagini di Treviglio

 

 

Mandelli Mariella

Treviglio anno dopo anno

             Metamorfosi

            Piazza Garibaldi .1960

Albero degli Zoccoli

Via Mazzini / Largo 1° Maggio

ex Upim Treviglio

È morto a cento anni Trento Longaretti

Personaggi Trevigliesi

Mandelli Mariella

Le Rogge Trevigliesi

Palpaquaie ( Treviglio Amarcord )

     Dizionario  dialetto trevigliese 

 Basilica di San Martino

ex Upim Treviglio

dove è finito l’obelisco di via Cavallotti?

Trevigliese 1907

‘L cantù d’ì telemòre

 

….cambiamenti….

….la fine del Teatro

….Trevigliesi in serie A…..

…Andrea Verga, senatore…..Giacomo Sangalli

in visita alla Same

 

Treviglio che passa

Arturo Prandina

Correva l’anno 1522

1978 :Palma d’Oro al Festival di Cannes per «L’albero degli zoccoli»

Same ieri ed oggi

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Treviglio : il mulino del Reèli !!

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Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Sotto tre immagini del mulino di Treviglio demolito alla fine degli anni ’60

Il mulino visto da Via Mazzini : l’ingresso di Via Galliari ( da “Le Rogge Trevigliesi” 1982 Gianni Chiari )

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Il mulino : ingresso pedonale alle pale ( da “Le Rogge Trevigliesi” 1982 Gianni Chiari )

In alto a sinistra si intravedono gli alberi del Ristorante Belvedere

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Il mulino con il lavatoio pubblico ( da “Le Rogge Trevigliesi” 1982 Gianni Chiari )

Le rotaie del tram Gamba de lègn. A destra si intravede il mulino

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !!

Treviglio : il mulino del Reèli !! ( Piazza Del Popolo )

 

 

 

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I casìne e i frasiù

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I casìne e i frasiù

Frazioni di Treviglio

Casìne de Treì

Se volessimo conoscere più a fondo la nostra storia, non quella delle battaglie e dei fatti politici, ma quella più vera del lavoro, della vita quotidiana, dovremmo fermarci a studiare i nomi delle cascine. Casìna Agustàna, Casìna Milione, Culpàna… perchè?

La prima nel secolo XV era di proprietà degli Agostani, che oggi non esistono più, abitavano in piazza, nel negozio all’angolo di Via Municipio, c’è ancora una colonna di pietra con il loro stemma, la Cascina Milione nel secolo XVIII era beneficio di un canonico Milioni e alla Colpana abitavano gli antenati dei Colpani di oggi. La Casìna del giàs, che si trova al Gerundio, cioè dove inizia la discesa per Cassano, deve il suo nome al fatto che lì era fa fabbrica di ghiaccio di Engel, quel che ispirò la canzoncina: “A ‘l è bèl – a ‘l è bu – a ‘l dür cumè ‘l curàl – viva la fabrica del giàs artificial!” Alle monache di Sant’Agostino apparteneva la Casìna d’i Mùnighe e la Pezzoli al conte Poldi Pezzoli, quello del museo. Ma chi saprebbe ritrovare l’origine del nome della Pélisa? della Rampina? della Casìna de l’umbrèla? E la Casìna Tempo perso? e la Güsafàm? e la Güsasìt?[banner 

Cascine che esistono da secoli, talune da un millennio e più, come la Pezzoli; intorno a loro sono passate guerre e pestilenze, è mutato l’ambiente naturale e quello sociale, ma loro sono rimaste con la loro piccola o grande storia, che noi abbiamo smarrita, occupati come eravamo a ricordare tutte le altre cose inutili del passato. (Tullio Santagiuliana – Ma ga n’è amò? – 1982)

Conoscete questi luoghi ??. I Tère Ruse, Cascina Ganassina , La Pelisa , Cascine Dotti, Cascina Dei Munighe , Giuseppana Santissimo , La Furchina. Ferrandino , I Mòie , Bosco dei Dossi , Bosco Del Becàl , Il Bosco della Berluna , Gerundo…………..I Tumbe , ‘L Rocol , I Muntagnète…etc.

Oltre ai quartieri e alle frazioni esistono tanti altri luoghi che possono considerarsi ” Distaccamenti ” di Treviglio , o mete di passeggiate o biciclettate dei Trevigliesi.

Ma andiamo con ordine. Oltre ai quartieri e alle frazioni esistono tanti altri luoghi che possono considerarsi ” Distaccamenti ” di Treviglio , o mete di passeggiate o biciclettate dei Trevigliesi. 

Zona Nord: quartiere posto a nord del centro abitato oltre la circonvallazione esterna ha tra le sue vie principali via Pontirolo, è collegato alle frazioni poste a nord di Treviglio: Battaglie, Castel Cerreto e Geromina costituisce la parrocchia di San Pietro

Zona Est: quartiere posto tra le due circonvallazioni, è molto ampio e costituisce la parrocchia di Santa Maria Annunciata

Zona Sud: quartiere che si sviluppa intorno a viale Piave circonvallazione a sud ed è allungato in direzione est-ovest perché schiacciato a sud dalla.

LE FRAZIONI

GEROMINA La Geromina (Girumina in dialetto ) è situata nella parte nord-occidentale del territorio comunale ed è attualmente interessata da una forte crescita edilizia. La via principale che l’attraversa collega il capoluogo con il vicino comune di Canonica d’Adda.

La frazione Geromina nacque per volere dell’imprenditore tessile Giovanni Marzio, e fu strutturata sui modelli di New Lanark, il villaggio industriale modello realizzato in Scozia da Robert Owen e della più vicina Crespi d’Adda

 LA CASCINA PEZZOLI “La Pesòli” cosi la chiamano i trevigliesi, deve il suo nome ai Conti Poldi Pezzoli , una famiglia dell’aristocrazia milanese, ancor oggi nota perché nel suo palazzo urbano, in Milano, ha sede l’ omonimo prestigioso Museo d’arte . Fino a non molto tempo fa (fino agli anni ’60/’70 del secolo scorso) era, più che una cascina, un vero e proprio villaggio e ancora oggi costituisce una frazione del Comune di Treviglio. Era provvista infatti di scuole elementari e asilo infantile; aveva una propria chiesetta con annesso oratorio e un circolo ACLI (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani).

(Da Wikipedia )

Oggi è sede di un fiorente allevamento bovino ed in parte restaurata, mantiene la struttura e l’aspetto ottocenteschi dell’epoca in cui apparteneva ancora a quei conti Poldi Pezzoli a cui deve il nome.

LE BATTAGLIE Agli inizi del 1300 viene costruita la roggia Moschetta per portare le acque al comune di Brignano Gera d’Adda, che porta le sue acque a nord della frazione. Successivamente da essa verranno derivati dei fossi secondari per portare l’acqua ai campi che circondano la cascina Battaglia.

La frazione posta tra Castel Cerreto e Castel Rozzone fu probabilmente di proprietà dei Rozzone e passò successivamente sotto i Piazzoni nuovi signori di Castel Cerreto

 

 

 

 

FERRANDINO : Fu una piccola frazione di Treviglio, che deve il suo nome alla presenza di una proprietà rurale nel Seicento di Tommaso Ferrando, detto “giumenteso”. Tale soprannome è tutt’oggi conservato da un ramo della famiglia.

Mulino Ferrandino

 (Da Wikipedia )

ROCCOLO Al parco del Roccolo si arriva percorrendo una linea retta che, partendo da piazza Insurrezione, prosegue lungo via Marconi e via del Bosco, una delle vie più antiche del territorio; “Portoli”, il toponimo della zona indicata nel Quattrocento come “ad portulos”, rinvia ad una “portula” ovvero un “porto”, guado o traghetto sull’Adda raggiungibile ad ovest oltre il parco L’area del parco del Roccolo si trova ad ovest dell’abitato di Treviglio, in un contesto decisamente agricolo, a circa 2,5 km dal centro .

Il parco si estende ai piedi della scarpata (sponda dell’antico alveo fluviale del fiume Adda), ad un’altezza s.l.m. di 116-117 metri, mentre la sommità della scarpata è a 125 mt. s.l.m. A partire dal primo nucleo (area della Chiesetta della Madonna degli Alpini), il parco si è nel tempo ampliato grazie ad una serie di successive addizioni (1982, 1996, 2006), fino ad interessare oltre 4 ettari di verde.

La superficie complessiva del parco, di circa 43000 mq. totali, è stata divisa funzionalmente in due parti: un’area ricreativa, a ridosso della via del Bosco, di proprietà della Parrocchia di S. Martino e S. Maria Assunta di Treviglio e dell’Istituto Mons. Portaluppi, e gestita dal Gruppo Alpini di Treviglio; questa parte del parco è liberamente fruibile secondo orari di apertura differenziati durante l’anno e contiene diverse strutture immerse nel verde quali panchine e tavoli in legno, giochi per bambini, un ampio porticato e servizi igienici. un’area naturalistico-didattica, nella parte verso nord, di proprietà della Parrocchia di S. Martino e S. Maria Assunta di Treviglio, dell’Istituto Mons. Portaluppi e della Banca di Credito Cooperativo Cassa Rurale di Treviglio e gestita dall’Associazione Amici del Parco del Roccolo sempre in collaborazione con il Gruppo Alpini di Treviglio. 

LAGO GERUNDO

Secoli e secoli fa, in una zona vicino a Treviglio fra l’ Adda e il Serio chiamata Geradadda, vi sarebbe stato il lago Gerundo. forse era una palude, un acquitrino. Le acque del lago Gerundo, costituito da una serie di paludi alimentate dai fiumi Adda, Serio, Oglio, ricoprivano un territorio molto vasto che iniziava a nord poco dopo Brembate per raggiungere a sud Pizzighettone, estendendosi ad ovest lungo l’attuale corso dell’Adda sino a lambire la città di Lodi. La costa est del lago, secondo alcuni autori, raggiungeva Fara Olivana e proseguiva, passando ad est di Crema, sino a Grumello Cremonese; continuando poi ad occupare parte delle valli del Chiese e dell’Oglio sin quasi alla sua immissione nel Po Il lago Gerundo, o Gerondo, o Gerundio, oppure anche Gherundo, trasse il nome da “gera” (o ghera), cioè ghiaia, con allusione al suo fondo spesso ghiaioso. (lago Ghiaioso potremmo tradurre oggi). Nelle vicinanze dell’antico lago, si ritrova spesso della ghiaia, per cui sono sorte numerose cave; del resto pare che il lago avesse preso il nome proprio dall’abbondanza di terreni ricchi di ghiaia (le gerole) . La parola “gera”, o “ghera”, che significa ghiaia e dà il nome al lago e ricorre spesso proprio al centro dell’area ex lacustre, nella zona detta Gera d’Adda, con i toponimi Brignano Gera d’Adda, Fara Gera d’Adda, Misano di Gera d’Adda, solo per citarne alcuni. 

Treviglio e dintorni..I Tère Ruse, Cascina Ganassina , La Pelisa , Cascine Dotti, Cascina Dei Munighe , Giuseppana Santissimo , La Furchina.Cascine Dotti, Giuseppana, Pelisa e Santissimo , contano poche decine di abitanti ciascuna.

ll toponimo Pelisa significa “erba fine dei prati stabili”

 

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Treviglio a fine Ottocento

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Come era Treviglio alla fine del 1800, quando Ermanno Olmi vi ambientò l’Albero degli zoccoli? Ecco la descrizione che Piero Perego e Ildebrando Santagiuliana, storici locali, ne fanno nel loro libro Storia di Treviglio.« Nei limiti posti dalle condizioni economiche, Treviglio ampliava la sua area urbana, ne migliorava la struttura e provvedeva a quelle attrezzature che le nuove esigenze di vita richiedevano.
Il vecchio centro rimaneva praticamente invariato nelle sue linee generali e forse l’opera più notevole che esso registrava consisteva nell’abbattimento dei portici di Santa Marta, non tanto per aver ciò posto in diretto contatto con la piazza il dedalo di casupole, che allora copriva l’area tra Via Verga e la circonvallazione, quanto perchè da quella prima apertura sarebbe nata l’esigenza di risanare, ridedificandola, tutta l’area stessa (…)(…) Il Palazzo Comunale si alzava di un piano nel 1873 e incorporava definitivamente i vecchi fabbricati di San Giuseppe e dell’Immacolata Concezione, non più carceri ormai, e tutto l’abitato si rivestiva di qualche modernità sotto la luce a gas del 1880 e sotto quella elettrica del 1896. (…)
L’elettricità era prodotta da una dinamo, azionata a mezzo di un salto di acqua della roggia in via Cavallotti. Dava illuminazione alle vie della città e forza motrice a molti opifici, tanto che ben 36 officine chiesero, per autonomia, di poter sfruttare i saldi d’acqua delle nostre rogge.Scomparivano le antiche bottegucce anguste e buie per dar luogo a negozi più vistosi, sorgevano nuove case d’abitazione, mentre la circonvallazione sfoggiava villette e giardini.
Il viale della stazione centrale si popolava di costruzioni e, con le quattro file di ippocastani e l’immediata vicinanza dei prati, diveniva la passeggiata serale d’obbligo per i trevigliesi. Anche la via dal Rivellino alla stazione ovest, rimodernata nel 1861, accoglieva qualche edificio (è in una cascina in questa via che abitava la nonna di Ermanno Olmi, ed è qui che il regista ha la sua conoscenza del mondo rurale trevigliese, N.d.A.), mentre le case operaie del Portaluppi si stendevano in rettilineo nella nuova via, che avrebbe avuto il suo nome e che si apriva fra gli edifici nuovissimi del Collegio salesiano, eretto nel 1894, e delle scuole comunali, inaugurate nel 1899 (…)(…)
Furono di quegli anni: l’acquedotto (1878), che fece scomparire in parte i numerosi pozzi pubblici sparsi per Treviglio. (…) Nel 1897 nasce a Treviglio, in via Milano, località Pezzoli, la fabbrica del ghiaccio artificiale. (…) Così il macello comunale, che tolse l’uso antico di macellare in pubblico nelle beccherie. (…)
Rimanevano però, accanto all’impegno di modernità, la pratica e il gusto di usanze antiche, come quella delle “grida”, che dall’alto del campanile scandiva ai quattro venti i turni delle irrigazioni o talune comunicazioni di carattere generale.
 
 Sono di questo tempo anche fatti di grave malcostume.
Usanze millenarie, come “l’albero di maggio”, tante volte vietato e tante volte eretto nell’ultima notte di aprile a celebrare, con inconsapevole rito pagano, il ritorno della primavera, e usanze gentili, come quella che recava il dono di un fiore nel giorno della Madonna delle Lacrime alla ragazza prescelta.

 

 

Consuetudini infine che punteggiavano di minute scadenze il giro dell’anno, riportando nell’ambito familiare un ordine antico di lavori, di divertimenti, di cibi tradizionali e in quello pubblico numerose celebrazioni rionali o cittadine, delle quali rimane oggi solo la fiera della Madonna delle Lacrime, immutata nella sua configurazione, anche se i trevigliesi hanno abbandonato la maggior parte delle consuetudini che l’accompagnavano, prima fra tutte quella di considerare il suo culmine, cioè il 28 febbraio, come ul giorno d’obbligo per indossare gli abiti di primavera e il cappello di paglia.

Tradizionale era forse anche la ricerca del divertimento, che portava i “signori” e la borghesia commerciante al veglione del Teatro Sociale, sagra mondana della città, mentre il popolo aveva i suoi balli e i suoi spettacoli al Teatro Prandina, in via Beltrame Buttinoni 

(…) Il che non reca la conlcusione di una Treviglio festaiola, poichè ciò era il contrappeso di giornate laboriose e abitualmente parche, di cui vediamo quasi una immagine nella folla che si affrettava lungo i marciapiedi a mezzogiorno o vi indugiava nell’ora del tramonto, lasciando le vie deserte nelle altre ore del giorno: folla in gran parte paesana, di contadini e oprai calzati di zoccoli e avvolti nel mantello nero, di “filandere” avvolte nello scialle.

Una folla, diciamo: una popolazione che certamente possedeva un suo equilibrio, ma che a tanta distanza di tempo, ci sembra un poco contradditoria, poichè accanto a una sensibile scarsezza di senso civico nutriva un diffuso campanilismo e, mentre soffriva di un certo complesso d’inferiorità nel giudicare la propria collettività, recava nel carattere individuale una qualche presunzione, antica componente del carattere trevigliese.[banner size=”468X60″ align=”aligncenter”]
Così come la stessa popolazione vediamo indugiare in stratificazioni sociali superate, giacchè fra i “signori”, facilmente rapportabili a una media borghesia di oggi, e il popolo lavoratore, rimaneva sentito un distacco, che non era solo di mezzi economici, mentre fra il contadino e l’abitante del centro urbano, cioè fra il “vilàn” e il “pisastil”, correvano una diffidenza e una consuetudine di rancore, non di rado sottolineate dall’uso offensivo del falcetto. »

(Piero Perego, Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Parte Seconda. Edizioni Pro Loco Treviglio, 1987)

(Piero Perego, Ildebrando Santagiuliana. Storia di Treviglio. Parte Seconda. Edizioni Pro Loco Treviglio, 1987)
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virgi.altervista.org : TuttoTreviglio

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Treviglio Amarcord di tutto di più

Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti….Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, ……………..
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Il Campanile ( Torre Civica )……….

 

 

Il Santuario della Madonna delle lacrime è il santuario di Treviglio dedicato alla Madonna delle Lacrime che il 28 febbraio 1522 salvò…..continua

La Basilica di San Martino
 chiesa-s.martino- Treviglio
         
Rogge Trevigliesi :
Treviglio si colloca al limite della fertile pianura Bergamasca……continua

 Amarcord di Arturo Prandina   continua

 Treviglio che passa . ( Beppe Facchetti )….LEGGI

C.S.Trevigliese 1907  calcio  il calcio a Treviglio

Documenti e Curiosità    leggi  

Le vie di Treviglio …L’odonomastica (dal greco hodós “strada” e onomastikòs “…dei nomi delle strade, piazze e di tutte le aree …….continua           

 ZANCONTI…………Nel 1964 gli Allievi di Bondioli vincono il campionato …. intitolato a MARTINO FACHERIS, 

La storia della Zanconti … leggi 

  • Villa Ida

    La Torre Civica

    Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici. Nel corso dei secoli successivi (tra il XVI e il XVII secolo), durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, la Torre Civica venne unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.

    Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio è il simbolo
    il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.

  • I proprietari del Bar Teatro

  • Cartolina Treviglio

  • Treviglio in cartolina.  

  • T u t t o T r e v i g l i o 

  • Bruno Manenti

    La basilica di San Martino La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell’Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. La basilica presenta elementi architettonici tipici dello stile gotico lombardo dovuti a un primo ampliamento, mentre la facciata attuale è stata realizzata del 1740 dall’architetto Giovanni Ruggeri secondo lo stile barocco.

    Nella navata destra, accanto alla zona presbiterale, è collocato il Polittico di Zenale e Butinone, risalente al 1485, una delle opere più importanti del rinascimento lombardo, in quanto segna il passaggio tra il gotico e il rinascimentale.

    La basilica offre anche diverse opere di Cavagna, Procaccini e Montalto oltre ad un pregevole Fonte Battesimale del 1529. Il campanile in stile gotico lombardo della basilica è conosciuto come simbolo della città di Treviglio poiché, grazie ai sui 60m di altezza è visibile a chilometri di distanza. Nel corso dei secoli è stato un punto di riferimento sia per scopi religiosi sia civili e militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo dai vicini comuni.

  • Trento Longaretti

     DIZIONARIO  DIALETTO TREVIGLIESE  

Treviglio anni 90 : autorimessa Marini

  • dove è finito l’obelisco di via Cavallotti?
  •  Arturo Prandina

  • “Treviglio: storia, arte e cultura”

    “Treviglio: storia, arte e cultura”

    Le origini di Treviglio risalgono all’epoca del Medioevo, quando tre borgate già esistenti, si unirono tra di loro, a scopo difensivo, delineando la nascita di Treviglio, appunto “Tre Ville”. Il Borgo era di modeste dimensioni, venne fortificato e circonadato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro di Treviglio vennero edificate la Chiesa e il Municipio.

    La storia conferma che a Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” ossia “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un piccolo accesso sito nell’attuale vicolo Teatro.

    Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, non identifica un castello, bensì una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.Successivamente la crescita della popolazione fece sì che sorgessero successivamente cinte murarie a difesa della prosperità cittadina.

     

    Visitare Treviglio ( da Bergamo News )Secondo comune bergamasco per numero di abitanti dopo il capoluogo, Treviglio si trova nella media Pianura Padana, a circa 20 chilometri in direzione sud da Bergamo: fondata nel corso dell’alto medioevo per scopi difensivi, la cittadina oggi rappresenta un punto strategico nel crocevia di strade e ferrovie che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.

     

    I“Treviglio: storia, arte e cultura” l santuario della Madonna delle Lacrimel santuario della Madonna delle Lacrime fu costruito a partire dal 1594 a seguito del miracolo della madonna che, piangendo, salvò Treviglio dall’avanzata francese. Alla costruzione del santuario hanno lavorato grandi artisti come l’architetto caravaggino Fabio Mangone, autore dell’altare maggiore. Si può salire sull’altare e tramite splendidi gradini in marmo si riesce ad andare proprio sotto al quadro della venerata immagine della Madonna delle lacrime, sotto al quale sono tuttora conservate la spada e l’elmo del visconte di Lautrec. E’ consigliata inoltre la visita della “cripta magica” sotto il santuario.

    “Treviglio: storia, arte e cultura” Treviglio nel XV secolo di Luigi Minuti

    Anche il travagliato XV°, come il precedente, è un secolo d’oro per Treviglio, crescono ricchezza e benessere e la città si riempie di edifici non più di legna ma di solidi mattoni, anche se abilmente frammisti ai sassi di fiume, ed in più a metà secolo, sorgono, in fretta e bene, le austere e più solide mura venete. La Basilica di S. Martino nuovamente viene accresciuta, i lavori a carico del Comune, prendono avvio nel 1481 e si protraggono per più di vent’anni, iniziati nel bel mezzo della Signoria degli Sforza, vengono ultimati all’inizio dell’occupazione francese, e splendide dovevano apparire la sua facciata gotica, i colonnati delle navate in mattoni rossi, e quel nuovo piccolo campanile che accarezza l’abside e che allora si poteva vedere anche dalla sua base.Forse i bei tempi antichi non sono mai esistiti se non nella nostra nostalgica fantasia ma se così non fosse quelli e non altri meritano menzione. Anche se non erano tempi pacifici, anzi, tutt’altro. Il secolo inizia con il primo Visconti a portare il titolo di Duca: Gian Galeazzo, che alla Comunità di Treviglio concede nuovi Statuti di ampia autonomia e che, come un fulmine, conquista un così vasto territorio che alla sua improvvisa morte, nel 1402, il figlio sopravvissuto, Giovanni Maria, farà fatica a conservarlo; ne manterrà una parte al prezzo di lunghe e sanguinose guerre, perderà Brescia, occupata da Giovanni Rozzone, condottiero trevigliese che gliela sottrae per un intero anno, poi la vende ad un altro condottiero, Pandolfo Malatesta da Rimini che nel 1421 la cederà alla Serenissima insieme al Bergamasco.

     

    Avevamo in precedenza accennato alle visite in Treviglio di altri personaggi illustri, dal Papa san Martino V all’imperatore Sigismondo, a San Bernardino da Siena, ma dietro tutto questo via vai vi era un personaggio: Uberto Decembrio di Vigevano podestà di Treviglio, segretario ducale, poeta, figlio d’arte. Fu lui a comporre, nel 1418, su incarico del Duca Filippo Maria, un poemetto in onore di Martino V papa, (il poemetto è tuttora conservato all’Ambrosiana).

    L’anno dopo ricevette l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, anche lui personaggio epocale, e all’imperatore fa inaugurare nientemeno che una nuova porta d’ingresso alla città (Porta Nuova) e chissà cos’altro avrebbe fatto se non fosse prematuramente morto nell’anno 1427 qui in Treviglio nell’esercizio delle sue funzioni podestarili. Non si conoscono i particolari del funerale, è noto invece che viene trasportato in Milano e seppellito nientemeno che in Sant’Ambrogio nelle cui vicinanze possedeva un casa.La famiglia dei Decembrio non è come quella dei Della Pusterla, la loro nobiltà non è di sangue ma di equilibrato servizio ai potenti ed allo stesso tempo al popolo, e anche di lettere. Era di certo notevole la considerazione di cui godeva nella metropoli ambrosiana, tanto da usufruire del privilegio della sepoltura nella prestigiosa Basilica di S. Ambrogio, infatti, oltre ad Uberto il figlio Candido Decembrio, qui seppellisce la figlia adottiva Costanza nell’anno 1458, poi seppellisce la prima moglie Caterina nel 1464, e quando muore nell’anno 1477, il 12 novembre viene a sua volta seppellito nell’atrio di Sant’Ambrogio accanto al Podestà suo padre il cui sarcofago tardo gotico si erge tuttora maestoso a destra della porta principale della basilica ambrosiana.

    Nel corso del XV secolo Treviglio si arricchisce di nuove case, sono le residenze delle famiglie importanti del tempo, tra queste i Della Piazza, Federici e Zenale, esse compendiano, come corona, il complesso basilicale di san Martino e all’interno della rinnovata Basilica, quale sigillo di quest’epoca d’oro, viene posto il Polittico di Zenale e Butinone, capolavoro dell’epoca di mezzo ed anticipo del migliore Rinascimento.

    Durante la sua presenza in città, San Bernardino da Siena promosse la realizzazione del convento e della Chiesa dell’Annunziata, su di un’area messa a disposizione dal Comune nel 1441, già nell’anno 1443 era pronto il convento e nel 1465 si consacrò la chiesa per lungo tempo affidata ai Padri Francescani Riformati. Il luogo crebbe nella considerazione dell’intero Ordine di San Francesco tanto che ebbe ad ospitare il Capitolo unificato dei Francescani Osservanti e di quelli Riformati.Il convento dell’Annunciata sopravvissuto alle soppressioni austriache di Giuseppe II, soccombette sotto Napoleone nel 1810. Acquistato dall’industriale Graffelder nel 1845 fu trasformato in filanda di lino e cotone, che il Comune valorizzò facendovi passare vicino nel 1915, il nuovo Viale per Brescia, ma non bastò la messa in vetrina, il complesso non sopravvisse agli sconvolgimenti indotti dal primo dopoguerra e cessò l’attività nel 1923. Trasformato, ancora, in sede della prestigiosa Scuola Agraria Cantoni, è stato sul finire del XX secolo totalmente inglobato nell’Istituto Tecnico Commerciale Guglielmo Oberdan.

    “Treviglio: storia, arte e cultura” I Probi contadini”

    Nel 1901 venne istituita la Società dei Probi Contadini, ad opera dei conti Piazzoni e di Monsignore Ambrogio Portaluppi che riuniva contadini della frazione del Castel Cerreto e delle Battaglie.

    Era composta in origine da 113 soci (passati poi a 140) e gestiva ben 541 ettari di suolo agricolo nelle vicinanze, in precedenza proprietà, per eredità dei Piazzoni, dell’Orfanatrofio di Bergamo (affidato, a partire dal 1903, ai Padri Giuseppini perché realizzassero una colonia agricola, del tipo di quelle funzionanti in altre loro istituzioni). La proprietà della terra divenne così collettiva e fu attribuita ai capifamiglia.

    Tale associazione si proponeva anche di sviluppare un’agricoltura meccanizzata legata all’industri ed all’introduzione dei concimi chimici. Tra le varie coltivazioni praticate vi era anche quella del tabacco.Da tutta Italia ed anche da vari paesi d’Europa e del mondo si giungeva al Cerreto per visitare e studiare l’opera della Società.

    Citiamo ad esempio dalla Francia una delegazione del Ministero per l’Agricoltura guidata dal Conte De Saint Cyr, seguita nel tempo dal Rettore e Docenti dell’Università di Grenoble e poi dai dirigenti dell’Unione sindacale di Lione. Dalla Spagna venne una rappresentanza dell’Università di Salamanca, presieduta dal Prof. Moran. Il Governo argentino inviava un gruppo di studio guidato dall’ing. Thornos.

    La Dieta russa mandava una Commissione di parlamentari, capitanati dal Sen. Principe Wladimir Sabler di Pietroburgo. Etc.L’esperimento cerretano suscitò persino l’interesse di Leone Tolstoy che ebbe a trattare il problema delle cooperative agricole nel suo romanzo “Anna Karenina”.Ottemperando alle volontà testamentarie della contessa Emilia l’Orfanotrofio di Bergamo chiamò al Cerreto i Padri della Congregazione di San Giuseppe.

    Seguendo i dettami del loro fondatore, il milanese Paolo Motta, che li voleva dediti all’inculturamento gratuito dei giovani, questi vi gestirono un convitto professionale, istruendovi i giovani orfani della Bergamasca con propensioni all’agricoltura.

    Più volte fu ospite allora dei R.R. Padri il semplice Prof. don Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. A cavallo delle due Guerre Mondiali la Frazione conobbe le fulgide figure di don Giuseppe Boffi e Suor Chiara Spreafico: santità ed operosità al servizio dei Cerretani.dal sito : www.serit.net

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
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Buon Amarcord a tutti !!