Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Treviglio basilica di notte

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Coro Icat in Basilica treviglio

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Coro Icat in Basilica treviglio

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Basilica S.Martino anni 40-50

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Basilica di Treviglio: il Battistero

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Treviglio Basilica il Battistero

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Treviglio 1980 La Basilica

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Basilica San Martino Treviglio

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basilica san martino treviglio

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San Martino ( Basilica )

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l’edicula l’era le prima della Basilica ??

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LE CITTA’ DELLA PIANURA PADANA : TREVIGLIO

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Treviglio, maggiore città della Gera d’Adda, cioé del basso territorio fra l’Adda e il Serio, seconda città della provincia di Bergamo, é situata a sud del capoluogo, nella pianura padana fertile e ben irrigata, con un clima continentale moderato.

È anche conosciuta come “la città dei trattori” per la presenza dell’azienda multinazionale SAME Deutz-Fahr Group.

Il toponimo Treviglio deriva da Trevillae, tre comunità rurali che si unirono a scopo difensivo. Portoli, Pisgnano e Cusarola si unirono così in un unico centro fortificato denominato Trivillium.
A tale nome venne aggiunto il sostantivo di Grassum per indicare la prosperità del borgo.
Quest’ultimo toponimo potrebbe però derivare dal latino Trivium che sta ad indicare un incrocio fra tre vie, denominato trivio appunto.
Nel corso dei secoli la città cambio più volte nome, passando per i toponimi di Trivilio, Trevì, Trevino, Trevilio per poi giungere all’attuale Treviglio.


Le origini di Treviglio risalgono all’alto medioevo, anche se non mancano reperti di età precedente, dall’unione di tre diversi insediamenti preesistenti, detti villae, da cui deriva il nome: Cusarola di origine gallica a nord,

Pisgnano di origine romana a sud e Portoli di origine longobarda ad ovest, un porto vicino all’Adda. La presenza di questi reperti, nonché l’impianto di alcune vie interne, fanno ragionevolmente ipotizzare un’origine tardo romana del primo insediamento.

Il procedimento fu un evento graduale, così che, quando ci si accorse che era nato il nuovo paese, la data di fondazione era passata già da un pezzo. Il primo nucleo del paese era cinto di mura, con tre differenti porte orientate ciascuna verso gli insediamenti originari.

L’unione dei comuni aveva uno scopo difensivo e di condivisione dei prodotti agricoli.

Il primo documento ufficiale che cita il nuovo borgo risale al novembre 964 ed è un contratto di permuta stipulato tra il vescovo di Bergamo, Odelrico, e Garibaldo da Stagiano. Esso riguardava la vendita di alcune pertiche di un campo.

L’antica politica di Treviglio prevedeva l’elezione diretta di venti consoli per ciascuno dei tre borghi originari, per un totale di 60 consoli. Essi rimanevano in carica per soli sei mesi, in modo tale che tutti gli abitanti a turno reggessero le sorti del paese.

La storia della città di Treviglio comprende una serie di eventi che hanno interessato il territorio cittadino sin dal I millennio a.C. Tre sono i centri urbani che unendosi hanno fatto nascere il borgo di Trivilium: Portoli, Pisgnano e Cusarola.

Il nuovo borgo, fortificato per evidenti scopi difensivi in un’epoca di forte instabilità come quella medioevale, ha perso in epoca moderna prima il suo fossato e poi le mura per collegare il suo centro storico al territorio circostante e divenire così un centro di riferimento per l’area circostante con i propri servizi e le attività di ogni settore qui insediatesi, supportate anche da uno sviluppo delle infrastrutture costante che continua ancora oggi con la realizzazione della BreBeMi e dell’alta velocità sulla linea ferroviaria Milano-Verona.

Poco si sa di ciò che avvenne nel territorio di Treviglio prima della sua fondazione, data la scarsità di reperti rinvenuti. Certo è che nella prima metà del I millennio a.C. la zona era abitata da piccole tribù dedite alla pastorizia e ad una primitiva agricoltura. Queste misteriose popolazioni sono note come Liguri.

Nel VI secolo a.C. gli Etruschi occuparono senza spargimenti di sangue la regione che diventando una loro colonia non fu invasa da tali popolazioni in massa, dato che il loro scopo era di sfruttare le risorse agricole a minerarie.

Nel V secolo a.C. essi persero però il territorio lombardo in favore dei Celti che si spinsero ad ondate fino all’adriatico. I Celti, che più tardi saranno chiamati Galli erano esperti in agricoltura e divennero un popolo sviluppato, prima della conquista romana. Essi realizzarono opere di bonifica ed irrigazione e coniarono delle monete di bronzo e argento che sono state ritrovate a Treviglio e nel vicino comune di Verdello.

In particolare abbiamo le dracme padane in argento coniate su imitazione delle coniazioni della Massalia già dal IV secolo a.C. e rinvenute persino in Cornovaglia.

La conquista romana a scapito della tribù dei Galli Cenomani, in origine alleati contro gli altri Galli, che abitava la zona avvenne dalla metà del III secolo a.C. e l’inizio del II secolo a.C.. Alla fondazione del villaggio gallico di Cusarola, seguì quella romana di Pisgnano. Successivo e di epoca diversa è Portoli di origine longobarda. Grazie alle leggi di Pompeo Strabone, Silla e Cesare gli abitanti transpadani raggiunsero maggiori diritti all’interno dell’impero fino a quando acquisirono la cittadinanza romana con la lex Iulia Municipalis del 49 a.C.. Il processo di romanizzazione poteva considerarsi concluso nel I secolo a.C.

La zona fu in questo periodo divisa in municipium ciascuno con il proprio territorio e Treviglio fu assegnata a quella di Palazzo Pignano, da dove erano stati liberati da Santa Melania e Piniano alcuni schiavi cristiani che avevano fondato Pisgnano. A testimonianza di ciò resta, oltre all’evidente somiglianza dei due nomi, il comune culto di San Martino.

Augusto, ordinando l’Italia in undici regioni chiamò Transpadana l’undicesima che comprendeva il Piemonte e la Lombardia a nord del Po fino all’Oglio, comprendendo così in questa anche Treviglio. Successivamente però con la divisione di Adriano la Lombardia a sinistra dell’Adda passò alla Venetia venendo unita all’odierno Veneto. Il centro diviene così per la prima volta terra di confine.

In questo periodo Treviglio è collocata nel distretto di Forum Diuguntorum, la cui sede di tale insediamento romano era molto probabilmente Fornovo San Giovanni, ove sono stati trovati molti reperti di tale epoca. Tra i luoghi abitati di origine romana avevamo insediamenti posti nelle vicinanze delle attuali frazioni di Pezzoli e Castel Cerreto.

Tra gli eventi che favorirono lo sviluppo della zona vi fu senz’altro il trasferimento della capitale dell’impero romano a Milano dal 286 al 406 d.C. Con Costantino e l’avvento del cristianesimo Treviglio finì sotto il vicariato di Milano. Intorno al 355 sorge a Treviglio la chiesa paleocristiana dell’Assunta.

Tra il 568 e il 569 i Longobardi provenienti dalla Pannonia calarono attraverso il passo del Predil nella pianura padana insediandosi stabilmente in Lombardia e Veneto per coltivarne le terre. Il 15 settembre dello stesso anno entrarono in Milano e stabilirono la loro capitale a Pavia. È quindi plausibile ipotizzare l’arrivo dei longobardi nell’attuale zona di Treviglio intorno ai primi di settembre dello stesso anno.

La permanenza dei Longobardi durerà ben 2 secoli e lascerà a Treviglio 3 tombe a cassettone: la prima fu scoperta nel 1896 nella piazza antistante la chiesa, l’altra nella stessa piazza nel 1936 e la più recente nel 1968 nella basilica di San Martino.

Nel VI secolo d.C. con lo scisma dei tre capitoli Treviglio adotta il rito patriarchino voluto da Paolino di Aquileia che, dopo l’introduzione di quello romano in epoca carolingia resterà come doppio rito fino al 1578, come testimonierà Carlo Borromeo. Il rito romano era infatti nel frattempo stato reintrodotto in epoca carolingia.

Tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII la Gera d’Adda è caratterizzata da frequenti e violente inondazioni che allagano la zona sottocosta tra Cassano d’Adda e Treviglio costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle zone asciutte. Tali fenomeni sembrano avvalorare la tesi del lago Gerundo.

Con la morte del papa Gregorio Magno che riuscì a convertire i longobardi alla fede cattolica, ma non a risolvere il problema dei tre capitoli, la zona della Gera d’Adda venne a trovarsi in un vuoto di potere ecclesiastico. Sorsero così le pievi tra le quali la predominante sarà quella di Palazzo Pignano, retta da un corepiscopo. Questo paese che in passato a causa delle diverse dimensioni dei centri abitati aveva un ruolo chiave nella diffusione del culto nelle campagne circostanti e divenendo un centro di potere politico e religioso.

Lo sviluppo delle pievi darà certamente un impulso alla cristianizzazione del territorio già iniziata nel IV secolo.

La popolazione di Treviglio aumentò intorno all’anno 1000 con l’arrivo degli abitanti di Oriano, un paese del Bresciano distrutto, da identificarsi probabilmente con l’omonima frazione del comune di San Paolo, che si stabilirono nella zona sudorientale del paese, le cui mura furono così ampliate e alle quali fu aggiunta la nuova porta di Oriano. Le zone del centro storico, ciascuna con la sua porta e console di riferimento, passarono così da tre a quattro.

Datosi spontaneamente in feudo con il privilegio di Enrico IV, il 14 aprile 1081, al monastero benedettino di San Simpliciano, in Milano, il centro riacquistò la propria indipendenza riscattandosi a pagamento nel 1225 ed entra nella Communitas Mediolanensis nel 1279; nell’ottobre dello stesso anno il villaggio acquista il titolo di borgo da Guglielmo VIII, marchese del Monferrato. Si affrancherà anche da questa nel 1311, grazie all’ausilio dell’imperatore Enrico VII che la pone sotto la protezione del Sacro Romano Impero. Treviglio si vota così alla causa ghibellina.

Un documento del 20 ottobre 1305 conservato presso l’Archivio Storico comunale contiene una ratifica della concessione da parte del Consiglio Generale del Comune di Bergamo a Corrado della Torre, cittadino di Milano, per la costruzione di un canale dal fiume Brembo attraverso i territori di Brembate, Cisano Bergamasco e Boltiere mentre un altro dell’8 marzo 1307 conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Bergamo indica Corrado della Torre destinatario di una concessione d’acqua di rogge trevigliesi mediante la quale ottenne dal Comune di Bergamo di derivare dal Brembo, presso Brembate, una presa d’acqua iniziando così il sistema di irrigazione dei campi trevigliesi, opera importante per l’agricoltura che acquistò da allora la sua produttività.

Il periodo medievale si chiuse con un patto di fedeltà coi Visconti di Milano nel 1333; la città conobbe sotto questi ultimi, a partire dal 1350 con la conquista di Giovanni Visconti, una fase di notevole prosperità legata all’aumento demografico e al sorgere di un numero esiguo di edifici signorili, che non hanno mai abbellito la città mantenutasi nel corso dei secoli, a partire dal trecento “Terra separata del ducato di Milano” con giurisdizione indipendente dalle dominazioni dei signorotti locali.

Nel corso del XV secolo vengono realizzate importanti opere pubbliche, quali le rogge Moschetta e Vignola, derivate dal Brembo, e un ospedale per poveri ed infermi, voluto da Beltrame Butinone.

Il borgo resta sotto il ducato di Milano, salvo brevi parentesi di occupazione veneta dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e dal 1499 al 1509. Ciò è dovuto ai continui scontri tra Repubblica di Venezia e Ducato di Milano per contendersi la Gera d’Adda, che termineranno solo nel secolo successivo, con la battaglia di Agnadello, che sancirà l’appartenenza del comune, pur come terra autonoma, al Ducato di Milano.

Nel breve periodo di dominazione veneta che va dal 1448 al 1451, i Veneziani provvedono a modificare il sistema difensivo del borgo, accrescendolo i tre fossati vengono sostituiti da un unico fossato e dalle mura.

Il Cinquecento si aprì per Treviglio, sotto l’occupazione veneta, con le lotte fra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano e, quindi, fra Venezia e la Francia che aveva occupato quest’ultimo. Il borgo fu più volte conteso. L’occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il sacco di Treviglio che allora contava oltre tredicimila abitanti. I Veneziani presero anche a cannonate il campanile cittadino e incendiarono il centro. Le donne, ivi comprese le monache, furono violentate dato che Brisighella, il paese dei mercenari brisighelli al soldo della Repubblica era stato saccheggiato dalle truppe pontificie e ai soldati ne era stata data notizia. È proprio a causa del saccheggio che tali truppe non parteciparono alla battaglia del giorno seguente, essendo intenti a vendere la refurtiva.

Il fatto scosse Luigi XII che dall’altra parte dell’Adda presso Cassano vide il borgo in fiamme, così che il 14 maggio, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e li sconfisse in modo sanguinosissimo il nella battaglia di Agnadello, ponendo così fine all’espansione veneta su terraferma. La Gera d’Adda e Treviglio resteranno così stabilmente coese a Milano.

Nel febbraio 1522, mentre la Gera d’Adda era coinvolta nella guerra d’Italia del 1521-1526 fra la Francia e la Spagna di Carlo V, alcuni soldati dell’esercito francese (li franzesi come erano chiamati all’epoca) furono insultati da dei concittadini sicuri della protezione data dagli Spagnoli. Tali soldati riferirono l’accaduto al loro generale e quindi la mattina di venerdì 28 febbraio 1522 il generale Odet de Foix, visconte di Lautrec al comando dell’armata di Francesco I in Italia che giovedì 27 febbraio decise di saccheggiare il borgo di Treviglio il giorno successivo.

I trevigliesi, resisi conto della gravità dell’accaduto e dell’impossibilità di ricevere alcun aiuto, si ritirarono nelle chiese per pregare. La mattina, dopo che il generale francese assieme ai suoi soldati stava espugnando la città, e a nulla erano valsi i tentativi dei quattro consoli della città che scalzi e con delle corde appese ai colli offrivano le chiavi cittadine al generale presso Casirate, l’immagine affrescata della Madonna dipinta fra Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino sul muro del campaniletto nella chiesetta del convento delle Agostiniane iniziò verso le ore otto antimeridiane a lacrimare e trasudare miracolosamente.

I fedeli si recarono quindi fuori gridando al miracolo, e il generale, dopo aver inviato i suoi soldati a verificare l’esattezza delle affermazioni asserite dai trevigliesi, si recò anch’egli nella cappella del miracolo. Qui, dopo aver passato a fil di spada il retro del muro per accertarsi che non c’erano inganni, depose l’elmo e la spada davanti alla Vergine, subito imitato dai propri soldati.

Tali armi, circa una ventina, restarono al comune di Treviglio che poi le donò ad un museo di Milano, conservando però quelle del Generale nel Santuario costruito a ricordo dell’evento. Esse sono esposte al pubblico nel periodo della festa del Miracolo che dalla sua istituzione il 1º giugno dello stesso anno si svolge l’ultimo giorno di febbraio.

Nel 1530, con la pace di Bologna, il borgo torna al Ducato di Milano. A seguito del miracolo, nel 1531 fu stabilito di celebrare l’evento con la festività e l’otto novembre 1583 il Cardinale e Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Milano Carlo Borromeo, in visita a Treviglio, dispone che si avvii la pratica per il riconoscimento del miracolo; in occasione di tale evento fu eretto un obelisco conservato ancora oggi nel piazzale del Santuario. Dopo l’elezione nel 1591 di quattro sovrintendenti per la costruzione del Santuario della Madonna delle lacrime, nel 1594 viene posta la prima pietra su progetto dell’architetto Bartolomeo Rinaldi.

Il 15 giugno 1619 l’icona della Beata Vergine delle lacrime fu traslata nel Santuario a Lei dedicato. Nel corso del 1600 le condizioni di vita in città continuarono a deteriorarsi, per via della lunga dominazione spagnola e delle pestilenze e calamità naturali che colpirono ripetutamente la Gera d’Adda, tra le quali quella di peste descritta da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi che scoppiò in città come violenta epidemia nel 1629, provocando la morte di ben 4.000 cittadini. A ricordo di tale nefasto evento è dedicato un secondo obelisco, sormontato da un teschio (richiamo alla morte nera) e posto di fronte all’istituto salesiano.

Nel 1647 il governo spagnolo delibera la vendita del comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini trevigliesi, orgogliosi della propria libertà ed autonomia, si riuniscono in consorzio e raccolgono 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi forma di prevaricazione.

Nel 1658 la città fu saccheggiata dai francesi guidati da Francesco I di Modena, che portano guerra in Lombardia.

Solo nel 1700 Treviglio ricominciò gradualmente a svilupparsi, seppure tra qualche ulteriore epidemia, tra le quali quella di vaiolo particolarmente virulenta, sotto la dominazione austriaca. Il 16 agosto 1705 la città rimane illesa dopo che francesi, accampatisi a Treviglio, e imperiali si scontrano presso Cassano d’Adda. Nel 1744 il Cardinale Giuseppe Pozzobonelli si reca in visita ufficiale e, a memoria di tale evento, viene costruito il terzo obelisco situato in piazza del popolo.

Nel 1758 il centro abitato si guadagnò il titolo di città.

Nel 1786 Treviglio e tutta la Gera d’Adda furono aggregate alla nuova provincia di Lodi della Lombardia austriaca, nel XXV delegazione della Gera d’Adda superiore con tutti i comuni non cremaschi della Gera d’Adda, tornando però già nel 1791 sotto quella di Milano.

Nel maggio 1798 divenne capoluogo del distretto XIV dell’effimero dipartimento dell’Adda, avente per capoluoghi Crema e Lodi; nel settembre successivo lo fu del distretto XVII del dipartimento del Serio, avente per capoluogo Bergamo; da allora, e fino ad oggi, Treviglio è compresa nel territorio della città orobica. Nel 1799 prima la retroguardia francese, composta da 18.000 uomini, e poi l’esercito austro-russo del generale Melas campeggiano in città.

Nel maggio 1801 fu capoluogo del terzo distretto, in base alla legge del 23 fiorile nono anno, per diventare poi capoluogo del decimo distretto della Roggia Nuova nel giugno 1804, in base al piano del 27 giugno 1804. In seguito lo fu del primo cantone del secondo distretto omonimo, in base al decreto dell’8 giugno 1805.

Capoluogo del primo cantone omonimo del secondo distretto di Treviglio e sede di viceprefettura aggregò nel gennaio 1810 Calvenzano e Casirate d’Adda in base al decreto del 31 marzo 1809.

Nel 1815 con la Restaurazione fu privata del titolo di città per la sua ferma opposizione al dominio austriaco. In base al compartimento territoriale del Lombardo-Veneto Treviglio fu inclusa nella provincia di Bergamo come capoluogo del decimo distretto, con la notificazione del 12 febbraio 1816.

Intorno al 1838 un’epidemia di colera colpisce la città. Con il nuovo compartimento territoriale delle provincie lombarde, disposto dalla notificazione del 1º luglio 1844, Treviglio fu confermato capoluogo del decimo distretto.

Il 15 febbraio 1846 fu costruita la tratta ferroviaria Milano-Treviglio, l’Imperial Regia Strada Ferrata Ferdinandea, seconda in Lombardia dopo la Milano-Monza e facente parte della quarta linea ferroviaria di tutta la penisola.

Data l’importanza raggiunta dalla città fu costruita una stazione austroungarica situata nei pressi dell’attuale stazione Ovest. Nel 1848 la città prende parte alla Primavera dei popoli insorgendo contro gli austriaci. Nel 1853, con il compartimento territoriale disposto dalla notificazione del 23 giugno, Treviglio fu inserita nell’undicesimo distretto.

La città fu, con il resto della Lombardia, ad eccezione della provincia di Mantova, annessa al regno sabaudo nel 1859, nel quale divenne capoluogo di un circondario della provincia di Bergamo.

In base al compartimento territoriale disposto dalla legge del 23 ottobre 1859 il comune fu incluso nel primo mandamento di Treviglio, nell’omonimo circondario della provincia di Bergamo.

L’8 gennaio 1860 Treviglio riacquista con grande onore il titolo di città per decreto firmato dal re di Sardegna Vittorio Emanuele II e contrassegnato dal capo del governo Urbano Rattazzi.

Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, con l’aggiunta della linea ferroviaria Treviglio-Cremona nel 1863, la città fu definitivamente avviata ad assumere il ruolo di punto di riferimento per la Gera d’Adda e di importante snodo viabilistico della regione; a partire da questi anni la vocazione industriale di Treviglio iniziò a crescere progressivamente, dando origine a una fase di sviluppo e progresso.

Nel 1899 il cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, depone la prima pietra per l’ampliamento del Santuario su progetto dell’architetto Cesare Nava. A seguito delle modifiche apportate al Santuario anche il piazzale circostante viene risistemato e rinnovato secondo lo stile Liberty.

I balconi circostanti sono ancora caratterizzati da intrecci di motivi floreali così come il teatro Filodrammatici adiacente.

A favore dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, si schiera Cesare Battisti, trentino, che pronuncia il 27 dicembre 1914 uno storico discorso nella sede del Mutuo Soccorso.

A ricordo è stata posta una lapide presso la Cassa Rurale ed artigiana con scritto: “Qui Cesare Battisti nella grigia ora del dubbio svegliò coll’appassionata parola la fede in una patria completamente redenta in una umanità più sicura e più giusta”.

Durante il conflitto Treviglio riceve numerosi feriti dal fronte, che vengono curati nell’ospedale cittadino, situato nell’odierna biblioteca, tra i quali Benito Mussolini, che si sposa nel Collegio degli Angeli con Rachele Guidi il 16 dicembre 1915, dopo aver convissuto con lei a Forlì nel 1910 ed aver avuto la figlia Edda.

Sul finire della Belle époque al commissario di nomina regia viene sostituito un sindaco liberamente eletto dai cittadini. Tuttavia, a seguito dell’avvento del fascismo il sindaco eletto localmente viene sostituito dal podestà eletto direttamente dal governo.

La casa del Fascio era situata nell’attuale questura, a testimonianza restano dei fregi esposti nel giardino della scuola superiore Simone Weil.

La seconda guerra mondiale colpisce gravemente il comune che viene bombardato più volte dagli alleati per via del triangolo ferroviario (Bergamo, Milano e Venezia) ivi presente e delle due stazioni.

Un aereo solitario americano denominato Pippo è rimasto particolarmente impresso nella memoria dei concittadini.

Dopo la fine della guerra, come nel resto d’Italia, anche qui è ripartita, seppur lentamente, la ricostruzione grazie al piano Marshall.

La crescita economica è arrivata non negli anni sessanta, ma più tardi, intorno agli anni settanta, portando un notevole livello di prosperità.

In particolare durante i due mandati del sindaco Ermanno Riganti tra il 1966 e al 1975, ci fu un periodo di forte crescita nel quale Treviglio si trasformò da grosso villaggio di campagna ad importante città industrializzata.

Ancora oggi i redditi pro-capite degli abitanti di Treviglio sono tra i più alti della provincia e confrontabili solo a quelli della città di Bergamo.

Nel 1978 uscì il film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli”, con attori non professionisti locali, che vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes.

Il film ambientato a Treviglio, fu girato a Martinengo, ad eccezione di una scena in cui compare via Cavallotti col suo fosso teso a rappresentare i navigli di Milano. La via fu per questo “milanesizzata” con l’applicazione di insegne.

Nell’estate del 2006 con l’ampliamento della ferrovia è stata scoperta una bomba aerea americana risalente al secondo conflitto mondiale che, dopo l’evacuazione di interi quartieri, è stata fatta brillare nella cava della Vailata.

Il 2008 è l’anno in cui ricorre il millesimo anniversario della costruzione del campanile. Esso dovrebbe essere restaurato e reso finalmente accessibile ai cittadini.

La scala al suo interno è infatti pericolante e la struttura interna dell’edificio è più danneggiata rispetto a quella esterna che risulta molto solida e a superato i recenti controlli preliminari.

Treviglio è stata definita il cantiere infinito o il cantiere aperto dato che molte opere pubbliche sono in corso di realizzazione e molte altre sono in progetto.

A Treviglio, comunità assai vivace, di larga partecipazione democratica e oggi ricchissima di volontariato, é sempre stata notevole l’iniziativa imprenditoriale.


L’agricoltura, insieme al commercio, é stata predominante fino a pochi decenni fa con un fiorente artigianato sopratutto del mobile intarsiato e una forte produzione di seta di cui facevano fede i piú di 200000 gelsi impiantati sul territorio e di cui rimangono ora pochissimi esemplari. Oltre all’agricoltura, commercio e artigianato, negli ultimi decenni si sono sviluppati fortemente il terziario e sopratutto l’industria, specie nei settori metalmeccanico, elettromeccanico e chimico.


Le due principali industrie collocate sul territorio trevigliese sono il gruppo SAME LAMBORGHINI HURLIMANN (trattori agricoli) e la BIANCHI (biciclette), entrambe leader mondiali nel loro settore, che recano ovunque e col massimo onore anche il nome Treviglio.

Persone legate a Treviglio:
Bernardino Butinone, pittore
Renato Cialente, attore e doppiatore
Giovan Battista Dell’Era, pittore
Pier Luigi Della Torre, chirurgo
Giacinto Facchetti, ex bandiera dell’ Inter
Trento Longaretti, pittore
Piero Mentasti, politico e partigiano
Giuseppe Merisi, vescovo cattolico
Pietro Martinelli, compositore e musicista
Battista Mombrini, pittore e scultore
Ermanno Olmi, regista, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia, produttore cinematografico e scenografo
Luigi Ornaghi, contadino, attore non professionista ne L’albero degli zoccoli (impersonava Batistì, il capofamiglia protagonista)
Andrea Possenti, astrofisico
Edoardo Ronchi, politico, accademico ed ex ministro dell’ambiente
Ildebrando Santagiuliana, scrittore e storico
Tullio Santagiuliana, scrittore e storico
Carmelo Silva, disegnatore umoristico
Andrea Verga, medico e politico
Bernardo Zenale, pittore

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
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Tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio)

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Tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio) Treviglio Amarcord

La conformazione delle strade del centro storico e di alcuni tracciati nel territorio, con andamento ortogonale ascrivibile alla centuriazione romana, i numerosi reperti archeologici ed il toponimo, derivato dal latino  tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio), permettono di ipotizzare l’esistenza, nel territorio di Treviglio, di un nucleo abitato già in epoca romana.

Secondo una tradizione storiografica ormai consolidata gli abitanti delle tre ville romane Portoli, Pisgnano e Cusarola, ubicate nelle vicinanza dell’attuale centro storico di Treviglio, si sono riuniti nel periodo delle incursioni barbariche ed hanno fondato un castello recinto attorno al quale poi si è sviluppato, nei secoli X e XI, il borgo di Trevì, ovvero Treviglio.

Il primo nucleo difensivo, denominato castrum vetus, sorgeva nell’isolato centrale di Treviglio, tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari, era costituito da tre torri e da solide mura, aveva un solo accesso (l’attuale vicolo Teatro) ed era circondato da un fossato.

Postasi sotto la protezione del Monastero di San Simpliciano di Milano, la Comunità trevigliese viene riconosciuta con diploma imperiale da Enrico IV che, nel 1081, definisce Treviglio grassum, ovvero ricco, prospero.

Nel secolo XI Treviglio è un borgo forte e ben difeso: l’abitato, ingranditosi attorno al castrum vetus, viene circondato da un nuovo sistema difensivo, costituito da un triplice fossato con avvallamenti  e con un’estensione pari all’attuale circonvallazione interna; lungo il perimetro sorgevano quattro porte di accesso con relative torri.

Nel centro abitato sono presenti botteghe e laboratori artigianali; diversi edifici religiosi, tra cui la Basilica di San Martino ed il Monastero di Sant’Agostino, un luogo preposto a mercato e il “Palazzo della Comunità”, che aveva sede nel castrum vetus.

Nel 1224 la Comunità trevigliese riscatta la propria indipendenza dal Monastero di San Simpliciano e si costituisce come “libero comune”, condizione che mantiene inalterata nei secoli, distinguendosi perciò dai Comuni vicini, perlopiù soggetti a feudatari o nobili che con il loro potere impediscono il nascere di autonomie amministrative e giuridiche locali.

A garanzia del mantenimento della propria autonomia i Trevigliesi, negli Statuti comunali stesi nel 1392, vietano a qualsiasi nobile la possibilità di soggiorno o di possesso di beni in Treviglio, che così si configura come città prettamente borghese.

Nel corso del secolo XV la Comunità trevigliese avvia importanti opere pubbliche, tra cui la realizzazione delle rogge Moschetta e Vignola, derivate dal fiume Brembo, e l’istituzione, promossa da Beltrame Buttinone, di un “ospedale per i poveri e gli infermi”.

Durante il secolo XV i continui scontri in Gera d’Adda fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia portano Treviglio ad essere sottoposta alternativamente al dominio milanese oppure a quello veneziano finché, nel 1454, con la pace di Lodi, la Gera d’Adda (e quindi anche Treviglio) viene assegnata definitivamente al Ducato milanese.

Nel breve periodo della loro dominazione (tra il 1448 ed il 1452) i Veneziani provvedono a trasformare il circuito difensivo che cingeva il borgo: i tre fossati con avvallamenti vengono sostituiti da mura in mattoni circondate da un unico fossato.

Il Cinquecento è per Treviglio un secolo molto particolare, che coincide con grandi distruzioni (fra cui quella del 1509 perpetrata dalla truppe veneziane) e gravi carestie, ma anche con un evento che ancora oggi viene celebrato e festeggiato da tutta la popolazione, ovvero il “Miracolo della Madonna delle Lacrime”: il giorno 28 febbraio 1522 il generale francese Odetto di Foix, visconte di Lautrec, stava per assediare la Città, quando un dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino cominciò a trasudare lacrime e sudore; l’assedio fu tolto e Treviglio venne risparmiata dal saccheggio.

Nei secoli successivi non si segnalano particolari episodi, ad eccezione di un fatto che ben testimonia la radicata libertà ed autonomia insita nella Comunità trevigliese: nel 1647 il governo spagnolo deliberò la vendita del Comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini si riunirono in consorzio acquistando i diritti feudali per la somma di 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli Statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi possibilità di prevaricazione.

La consapevolezza dell’appartenenza ad una Comunità ha portato nel secolo XIX alla nascita di varie istituzioni di mutuo soccorso, tra cui si citano la Cassa Rurale, l’Unione Rurale e l’Unione Operaia. Al 1846 risale la realizzazione del tracciato ferroviario Treviglio–Milano; mentre nel 1857 viene inaugurata la linea Treviglio–Bergamo e nel 1863 è attivata la linea Treviglio–Cremona.

L’insediamento della ferrovia porta ad un notevole ed accelerato sviluppo industriale e commerciale, in ragione del quale la Città ed il centro storico subiscono profonde trasformazioni; fra queste la più incisiva è l’abbattimento delle mura di circonvallazione, iniziato alla fine del secolo XVIII e portato a termine prima dell’inizio del secolo XX, quando ormai l’antico borgo è uscito dalle mura e si vano costruendo i nuovi insediamenti residenziali e produttivi.

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Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522, con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.
Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a a Lautrec.
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Treviglio : Non solo Centro
Tratto da “Treviglio: storia, arte e cultura” di Barbara Oggionni

( ed. Clessidra 2002)

Anche nelle zone periferiche di Treviglio vi sono importanti testimonianze dello sviluppo economico, urbanistico e culturale della Città.
All’esterno del centro storico sono presenti delle infrastrutture territoriali che hanno determinato la crescita economico-sociale di Treviglio, nonchè ambiti di interesse naturalistico che salvaguardano la vivibilità del luogo ed il mantenimento di specificità paesaggistiche.

Percorrendo la via Pontirolo, al limitare dell’attuale quartiere Nord e poco prima del passaggio a livello, è riconoscibile, sul lato destro, la struttura della Chiesa dell’ex Convento dei Frati Cappuccini: esso conserva nei suoi muri una storia religiosa ultracentenaria, la cui fine venne decretata nel 1770. In località Soltaricha esisteva un piccolo oratorio campestre, dedicato a S. Maria delle Grazie, di proprietà della famiglia Rozzone.

Verso la fine del XV sec. l’amministrazione comunale decise di ampliare la chiesa, la cui riedificazione terminò nel 1493. Nel 1514 l’interno della chiesa si presentava totalmente adorno di affreschi: oggi rimane visibile solo la “Vergine con Bambino”, conservata presso la Chiesa di San Carlo. Dal 1585 la chiesa venne chiamata Santa Maria Rossa e venne affidata alle cure dei Frati Cappuccini, che in adiacenza all’edificio fondarono il loro convento. A seguito della soppressione del convento il complesso venne adibito a casa colonica.

In viale Merisio, dove ha attualmente sede l’ Istituto Tecnico Commerciale G. Oberdan, esisteva un convento di Frati Francescani Riformati, risalente al sec. XV: anch’esso venne soppresso tra il sec. XVIII e il sec. XX venendo adibito a stabilimento tessilee poi a scuola.

Le trasformazioni intervenute nei secoli hanno contribuito alla perdita della
riconoscibilità dell’architettura conventuale originaria, di cui permangono segni solo nel
portico. Fu San Bernardino, in visita a Treviglio, a volerne la costruzione, che avrebbe
dovuto essere di buon auspicio per la riappacificazione tra Trevigliesi e Caravaggini. Nel convento era conservata una rappresentante “Il perdono di Assisi” attribuita a Camillo Procaccini (oggi conservata nel Santuario della B. V. delle Lacrime) e il Crocifisso ligneo che ora si trova nella Basilica di S. Martino. Gli affreschi parietali sono attribuibili al pittore Bernardino Butinone che trascorse nel convento gli ultimi anni della sua vita. Il 25 aprile 1810 il convento venne soppresso e nel 1845 fu acquistato da Antonio Graffelder che trasformò tutta la costruzione in uno stabilimento tessile, finchè, nel 1925 divenne sede dell’Istituto Tecnico.

Treviglio è altresì dotata di due stazioni ferroviarie: la Centrale, che è collegata al centro dal viale de Gasperi, la Ovest da via Mazzini.

Esse risalgono alla seconda metà dell’Ottocento: il tratto di ferrovia Milano – Treviglio (stazione centrale) venne inaugurato nel 1846 e la stazione viene fatta risalire al 1878, quando venne concluso il tratto Treviglio – Venezia; la stazione ovest venne realizzata nel 1857 con l’inaugurazione del tratto Milano – Bergamo via Treviglio.

 

Nella zona Ovest di Treviglio, lungo la strada campestre via V Alpini, è ubicata un’area allestita a parco, denominata “Parco del Roccolo”.

Al Roccolo si giunge tramite un lungo rettifilo che parte da piazza insurrezione e prosegue per via Marconi, tale strada costituiva uno degli assi portanti della centuriazione romana.

 

 

L’antica origine della strada è confermata dal toponimo della zona: Portoli, ovvero caratterizzata dalla presenza di una portula, cioè un guado sul fiume.

Giungendo al Roccolo si incontra una chiesetta in stile neogotico: le ricerche storiche attribuiscono il nome, che deriva dalla vicina Cascina Roccolo, alla conformazione orografica del sito in cui sorgeva la cascina, ovvero sulla
sommità di della rocca (costa alta) dell’antico terrazzamento del fiume Adda.

Il Roccolo, occupante una superficie di 34 mila metri quadrati, è suddivisibile in tre zone: la zona dove è ubicata la Chiesetta della Madonna degli Alpini (edificata nel 1900 ad opera dei fratelli Pescali che trovarono nel loro campo una radice a forma di croce: ritenendolo un evento miracoloso fecero costruire la chiesetta intitolandola a Gesù Redentore.

Dopo successivi passaggi di proprietà, nel 1932 fu donata dai fratelli Zanconti alla Parrocchia di S. Martino; in seguito venne adottata dagli Scout trevigliesi e poi dagli Alpini, che tutt’ora detengono la manutenzione del parco, che iniziarono dei lavori di restauro, con l’aiuto della Cassa Rurale di Treviglio, nel 1981); la zona attrezzata per permettere lo svolgimento di manifestazioni e la zona naturalistica, con pregevoli presenze florofaunistiche.

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Treviglio : Informazioni storiche e turistiche

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Treviglio : Informazioni storiche e turistiche

(Testo di Barbara Oggionni)
La conformazione delle strade del centro storico e di alcuni tracciati nel territorio, con andamento ortogonale ascrivibile alla centuriazione romana, i numerosi reperti archeologici ed il toponimo, derivato dal latino  tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio), permettono di ipotizzare l’esistenza, nel territorio di Treviglio, di un nucleo abitato già in epoca romana.
Secondo una tradizione storiografica ormai consolidata gli abitanti delle tre ville romane Portoli, Pisgnano e Cusarola, ubicate nelle vicinanza dell’attuale centro storico di Treviglio, si sono riuniti nel periodo delle incursioni barbariche ed hanno fondato un castello recinto attorno al quale poi si è sviluppato, nei secoli X e XI, il borgo di Trevì, ovvero Treviglio.
Il primo nucleo difensivo, denominato castrum vetus, sorgeva nell’isolato centrale di Treviglio, tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari, era costituito da tre torri e da solide mura, aveva un solo accesso (l’attuale vicolo Teatro) ed era circondato da un fossato.
Postasi sotto la protezione del Monastero di San Simpliciano di Milano, la Comunità trevigliese viene riconosciuta con diploma imperiale da Enrico IV che, nel 1081, definisce Treviglio grassum, ovvero ricco, prospero.
Nel secolo XI Treviglio è un borgo forte e ben difeso: l’abitato, ingranditosi attorno al castrum vetus, viene circondato da un nuovo sistema difensivo, costituito da un triplice fossato con avvallamenti  e con un’estensione pari all’attuale circonvallazione interna; lungo il perimetro sorgevano quattro porte di accesso con relative torri.
Nel centro abitato sono presenti botteghe e laboratori artigianali; diversi edifici religiosi, tra cui la Basilica di San Martino ed il Monastero di Sant’Agostino, un luogo preposto a mercato e il “Palazzo della Comunità”, che aveva sede nel castrum vetus. Nel 1224 la Comunità trevigliese riscatta la propria indipendenza dal Monastero di San Simpliciano e si costituisce come “libero comune”, condizione che mantiene inalterata nei secoli, distinguendosi perciò dai Comuni vicini, perlopiù soggetti a feudatari o nobili che con il loro potere impediscono il nascere di autonomie amministrative e giuridiche locali: a garanzia del mantenimento della propria autonomia i Trevigliesi, negli Statuti comunali stesi nel 1392, vietano a qualsiasi nobile la possibilità di soggiorno o di possesso di beni in Treviglio, che così si configura come città prettamente borghese.
Nel corso del secolo XV la Comunità trevigliese avvia importanti opere pubbliche, tra cui la realizzazione delle rogge Moschetta e Vignola, derivate dal fiume Brembo, e l’istituzione, promossa da Beltrame Buttinone, di un “ospedale per i poveri e gli infermi”. Durante il secolo XV i continui scontri in Gera d’Adda fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia portano Treviglio ad essere sottoposta alternativamente al dominio milanese oppure a quello veneziano finché, nel 1454, con la pace di Lodi, la Gera d’Adda (e quindi anche Treviglio) viene assegnata definitivamente al Ducato milanese.
Nel breve periodo della loro dominazione (tra il 1448 ed il 1452) i Veneziani provvedono a trasformare il circuito difensivo che cingeva il borgo: i tre fossati con avvallamenti vengono sostituiti da mura in mattoni circondate da un unico fossato. Il Cinquecento è per Treviglio un secolo molto particolare, che coincide con grandi distruzioni (fra cui quella del 1509 perpetrata dalla truppe veneziane) e gravi carestie, ma anche con un evento che ancora oggi viene celebrato e festeggiato da tutta la popolazione, ovvero il “Miracolo della Madonna delle Lacrime”: il giorno 28 febbraio 1522 il generale francese Odetto di Foix, visconte di Lautrec, stava per assediare la Città, quando un dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino cominciò a trasudare lacrime e sudore; l’assedio fu tolto e Treviglio venne risparmiata dal saccheggio.
Nei secoli successivi non si segnalano particolari episodi, ad eccezione di un fatto che ben testimonia la radicata libertà ed autonomia insita nella Comunità trevigliese: nel 1647 il governo spagnolo deliberò la vendita del Comune di Treviglio al miglior offerente. I cittadini si riunirono in consorzio acquistando i diritti feudali per la somma di 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli Statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi possibilità di prevaricazione.
La consapevolezza dell’appartenenza ad una Comunità ha portato nel secolo XIX alla nascita di varie istituzioni di mutuo soccorso, tra cui si citano la Cassa Rurale, l’Unione Rurale e l’Unione Operaia. Al 1846 risale la realizzazione del tracciato ferroviario Treviglio–Milano; mentre nel 1857 viene inaugurata la linea Treviglio–Bergamo e nel 1863 è attivata la linea Treviglio–Cremona. L’insediamento della ferrovia porta ad un notevole ed accelerato sviluppo industriale e commerciale, in ragione del quale la Città ed il centro storico subiscono profonde trasformazioni; fra queste la più incisiva è l’abbattimento delle mura di circonvallazione, iniziato alla fine del secolo XVIII e portato a termine prima dell’inizio del secolo XX, quando ormai l’antico borgo è uscito dalle mura e si vano costruendo i nuovi insediamenti residenziali e produttivi.

(Testo di Barbara Oggionni)

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Stradario di Treviglio

Toponimi attuali e antichi

Dato che la denominazione ufficiale di vie e piazze e la relativa identificazione mediante targhe apposte dal comune è abbastanza recente, i nomi antecedenti sono tutti di origine popolare

I nomi rimarcano quindi particolari caratteristiche delle vie quali ad esempio il loro tracciato     (ad esempio via Stricta e via Torta),  la residenza di una famiglia  (ad esempio cantone degli Isacchi e cantone degli Zandi), un edificio importante  (ad esempio cantone di San Pietro e piazzale del Santuario) o, nel caso delle strade campestri, dalla località a cui erano dirette o alla quale erano più vicine  (ad esempio via Brignano e via Caravaggio).

Toponimi attuali 

In questa sezione sono presenti i nomi delle vie cittadine e campestri tuttora esistenti o, al massimo esistenti nella seconda metà del XX secolo.

Via degli Agostani
citata per la prima volta nel XVIII secolo come cantone, deve il suo nome all’omonima casa probabilmente da identificare come l’ex-edificio ricovero Brambilla-Crotta. La denominazione potrebbe tuttavia essere anteriore dato che la famiglia era risiedeva nel Quattrocento in una casa padronale all’angolo dell’odierna via municipio
Via Argini
via Arzenum nel XV secolo sorse nel Trecento a fianco di una roggia che diede il nome ad arzenos alla zona circostante.

Via Bergamo
via che prosegue un direzione nord verso il capoluogo, era in passato denominata via Pergami[1]. Realizzata nel 1314 fino al vicino comune di Arcene e perciò fu per un primo periodo denominata anche Strada de Arcenum . L’antica via per Bergamo, precedente al 1314 era spostata più a oriente dell’attuale e a sud proseguiva in direzione di Caravaggio.

Via Bicetti

in passato cantone di San Pietro conduceva alla chiesa omonima (da non confondere con l’omonima della zona nord di epoca successiva) che aveva il suo ingresso al termine della via[1].
Via Del Bosco
antica via campestre tra Treviglio e Cassano, esistente già in epoca preromana e la s’incontra negli statuti trecenteschi del comune come via del Buscho in quanto zona in passato coperta da boschi sottocosta.
 Presenta un terrazzamento morfologico che la interseca perpendicolarmente, creando così una tortuosa discesa.
Via Brasside
dalle evoluzioni medioevali breda, brayda e braxida, particolarmente diffuse in tutto il territorio lombardo, indicano a Treviglio varie località campestri in atti del XV secolo, tra cui la località in cui sorge l’attuale via Brasside denominata in Braxida e una in Breda verso il vicino comune di Caravaggio[1].
Via Bressana
già strada di Romano nel XVIII secolo, si stacca da via San Zeno e potrebbe corrispondere alla via Bressana de supra citata in epocamedioevale, poiché via Pagazzano era denominata via Bressana de subtus[3].
Via Brignano
via che conduce al vicino paese, era denominata via Brignani già nel XVI secolo, a cui risale la prima testimonianza[3].
Via Bernardino Buttinoni
già cantone Vasella nel XVIII secolo, la via fu aperta nel 1450 con la sconsacrazione del cimitero antico, che occupava gran parte dell’area tra la Basilica e la via Giacomo Sangalli[3].
Via Fratelli Buttinoni
da fine XVI secolo fino al secondo dopoguerra fu via dei Moroni, con probabile riferimento ai gelsi (morus in latino e morù in dialetto) piuttosto che all’omonima famiglia presente nel borgo dal XIII al XVI secolo[3].

Piazza Agostino Cameroni
è la piazza posta di fronte alla zona del mercato e anche per tali motivi è spesso chiamata piazza del mercato.
Via Canonica
via che attraversa la frazione della Geromina e conduce all’omonimo comune.
Via Caravaggio
via che conduce al vicino comune, corrisponde alla strada statale 11. Negli statuti del 1392 denominata via Caravagli, in prossimità di essa fu ritrovata la gatta, eterno pomo della discordia tra i due comuni[3].
Via Felice Cavallotti
in passato denominata via Pontirolo e Corso Napoleone tra il 1859 e il 1861 conduce da via Roma, sede dell’antica porta Zeduro, a via Pontirolo[4]. Nel Cinquecento era denominata strada di Santa Maria delle Grazie a testimonianza della vicina chiesa dedicata a Santa Maria Rossa[4]. Appare in una scena de L’albero degli zoccoli in cui appare il suo fosso che in passato portava l’acqua al fossato delborgo.
Vicolo Chiuso
in passato aperto, conduceva alla via campestre della Pelosa[4].

Vicolo Maffeo De Bullis
nel XVII secolo era il cantone infra la sala comprendeva un tratto tuttora facente parte di via Matteotti che la collegava con via Mulazzani[4]. Nel 1869 fu cambiato il nome in Via Maffeo Gallinone per l’errata convinzione che il Maffeo in questione, ambasciatore presso gli Sforza facesse parte dell’omonimo casato[4]. Andrea Verga, appurato che facesse parte della famiglia De Bullis, fece cambiare in modo definitivo il nome della via che divenne quello attuale[4].
Viale Alcide De Gasperi
viale che collega il centro storico alla stazione centrale.

Via dei Facchetti
già cantone dei Facchetti, era una chiusa posta in fondo dall’ospizio del Santissimo Crocifisso e dal monastero di San Pietro[5]. La presenza della famiglia risalirebbe al XVII secolo dal momento che durante il secolo precedente i Facchetti risultino essere presenti sul territorio comunale solo come famiglia contadina residente sulla strada per Pagazzano[5].
Via Fissi
via Ficii nel 1560, deve il suo nome alla famiglia dei Fici (o Fichi) del XVI secolo[5].

Via Fratelli Galliari
asse principale del centro storico, vi era situata l’antica via di porta Torre[5]. Probabilmente una strada sorgeva in tutto o in parte sull’attuale tracciato per congiungere il castrum vetus con il villaggio di Portoli[5]. Nel XVIII secolo era chiamata Via dei Nobèi (Via dei Nobili), per la forte concentrazione di palazzi signorili[6].
Piazza Giuseppe Garibaldi
Sede del cimitero dal 1450 al 1781, fu denominata così per la presenza di una statua dedicata al padre della patria poi spostata in un vicino parco[5]. Anticamente fu denominata Piazza del Cimitero Vecchio (1789), Piazza del Teatro (1869) e Piazza di Santa Marta(1420)[5]. 
Piazza Insurrezione
in epoca medioevale era ricoperta dal fossato e in minor parte dalle mura del Filagno dal lato del centro storico e dall’omonima porta[7]. Lo spiazzo davanti alla vicina chiesa di San Rocco era adibito a mercato dei suini[7]. Fu denominata piazza San Rocco a seguito dell’edificazione della stessa intorno al XVII secolo e a partire dalla seconda metà dell’Ottocento piazza dei sette fratelli Buttinone, patrioti cittadini che sopravvivendo parteciparono a molteplici battaglie risorgimentali[7].
Via Isser
conducendo alla località ad cerros in cui sorge Castel Cerreto fu denominata Via di Sèr(Via dei Cerri) e a partire da fine Ottocento Isser[7].

Piazza Luciano Manara
in epoca medioevale piazza della comunità, Platea Comunitatis, per sottolineare la sua neutralità, e in epoca moderna piazza maggiore, è stata nel 1869 intitolata al patriota scomparso prematuramente pochi anni dopo la sua permanenza in città[7]. Vi è situata la casa in cui egli alloggiò.
Via Pietro Martinelli
è dedicata allo storico capo della banda civica.
via piuttosto recente dal momento che in passato il suo tracciato era occupato dallazzaretto cittadino citato nel XVIII e XIX secolo[7]. Prima della demolizione del lazzaretto era una delle vie più povere e malsane del centro storico.
Via Milano
via che conduce dalla stazione ovest alla strada statale 11 in direzione di Milano.
Via Municipio
via che affianca il municipio cittadino e la casa gotica, dal 1514 prese a chiamarsi cantone di San Giuseppe a seguito dell’omonima chiesa qui eretta che fu con la chiusura delmonastero e la sua riconversione fu inglobata nel municipio[8].

N  

Vicolo Nazari
in passato vicolo Mancasale, molto probabilmente in origine Mancasole[8].

Vicolo Poggetto
nome di origine medioevale privo di riferimenti, dal momento che non risulta esser esistito un poggio o un rialzo di terreno e perciò si ritiene che il nome derivi dalla corruzione di qualche antica parola (ad esempio da porcettus = maialino oppure da progestus = portato avanti in quanto vicolo periferico attaccato alle mura)[8].
Via Pontirolo
via principale della zona nord che conduce al paese di Pontirolo Nuovo.
Piazza del Popolo
già piazza del Rivellino (o aia del Rivellino) e poi Agostino Cameroni. Fino al settecento erra uno spiazzo comunale in cui si teneva il mercato della verdura[8]. Nel 1744 a seguito della visita del cardinale Pozzobonelli e dell’apposizione dell’obelisco la piazza fu nominata piazza della Nuova Croce[8].
Via Ambrogio Portaluppi
via in cui il protonotario apostolico costruì grazie alla società di mutuo soccorso le case operaie.

Via Roma
sede dell’antica porta Zeduro (o Zelute) è uno dei quattro principali assi del centro storico cittadino, fu sede di un signore in epoca medioevale che riscuoteva le tasse (dal tedesco Zehute pagamento della decima)[9].
Via Ronchi
il nome della via, assieme a quello dell’omonima cascina si riferiscono non a una famiglia di Ronchi, bensì alla località ad ronchos, nella quale si trovano cioè dei rovi[9].
Via Rossaro
nel XV secolo conduceva al cascinale “alli Rossari”, il cui nome è senza riferimenti[9].

Via Giacomo Sangalli
nel Settecento via Valisela per via della vicinanza con l’omonima piazza, fu aperta dalla porta di Oriano nel 1000 per poi essere chiusa nel 1420, a seguito dell’apertura nella parallela via San Martino, e venendo così denominata via di Porta Stoppa[9]. Nel XIX secolo torna tuttavia a chiamarsi via di Porta Oriano il nome Oriano viene poi attribuito al viale che va dalla Piazza Cameroni posta all’uscita dell’omonima porta a Piazza Insurrezione, ove si trova la porta Filagno[9].
Via San Martino
già sede dell’antica via di Porta Nuova, aperta con la chiusura della porta Oriano nella parallela via Sangalli, fu così denominata perché affianca l’omonima basilica.
via che lambisce l’ex-monastero delle agostiniane nella cui chiese la Madonna versò le sue lacrime miracolose[9].
Piazza Tullio e Ildebrando Santagiuliana
piazzetta posta all’interno dei vicoli del centro, è dedicata ai due storici trevigliesi.
Piazzale del Santuario
piazzale posto intorno all’abside del santuario ha mutato radicalmente forma con l’ampliamento del santuario di inizio XX secolo e con la distruzione del corridoi che collegava il monastero al santuario. In epoca antica vi sorgeva l’orto del monastero[9].
Piazza Giuseppe Setti
dal XVII secolo piazza del Quartiere e aia militare, dato che nell’antica Treviglio tali termini erano sinonimi[2]. Vi si stendeva il grano comunale ad asciugare[2].
Vicolo Silva
vicolo posto a fianco dell’omonimo palazzo, prende il nome dell’omonima famiglia di marchesi spagnoli che li risiedeva[2].

Vicolo Terraccio
vicolo chiuso del centro esistente già in epoca medioevale, con l’abbattimento delle mura non si aprì ma restò chiuso come altre vie. Il nome sembra derivi dal terraggio, cioè dal camminamento presente sulle mura.
Via Torta
fu così denominata nel XVII secolo per la tortuosità del suo percorso, il nome torta indica appunto che è storta[2].

X

Via XXV Aprile
via recentissima il cui tracciato non presenta precedenti dato che fino al 1509 vi sorgevano per una parte del suo tracciato il conventodegli Umiliati e la chiesa di San Giacomo, distrutti in quell’anno a causa del Sacco di Treviglio[2]. Successivamente furono costruite a cavallo dell’attuale via alcune case dotate di orti[2].

Piazza Vallicella
piazza isolata del centro vi si tiene il mercato del pesce e rappresenta il punto più basso di tutto centro storico[2]. In passato, posta contro le mura del borgo, era denominata Varisèla per la depressione del terreno[2].
Via Andrea Verga
uno dei quattro principali assi del centro conduce dalla piazza in direzione sud, è dedicata all’omonimo chirurgo e fu via di porta Filagno fino all’Ottocento rimanendo invariata nel tracciato[2]. Fu citata per la prima volta insieme all’omonima famiglia in una pergamena dei Gonzaga nel 1259[2].
Vicolo Andrea Verga
già vicolo Cantoncello e nel Seicento vicolo della Zucca[2].
Via Vesture
nome la cui origine e datazione sono tuttora ignote[2].

Via Zanda
via del centro prende il nome dalla famiglia medievale degli Zandi che qui risiedevano nel Quattrocento[2].
Via Zara
congiunge via Casirate con viale De Gasperi[2].
Via Bernardo Zenale
nel XIX secolo era denominata via Marchetti ma nel XV secolo era il cantone di San Cristoforo dato che dal 1367 vi sorgeva l’omonimachiesa[2].

Toponimi scomparsi 

In questa sezione sono presenti i nomi di strade che non esistono più o restano anonime nel loro tracciato campestre[10].

Via Anticha
citata già nel XV secolo, corrisponde alla strada Gerola di sopra e in parte a quella della Ganassina, posta tra via Garzonieri e via Castolda vecchia[11].
Via Fernorii
citata nel 1287, faceva da carobium (“Crocicchio”) con la via San Nicolao[11].
Via Fongherii
citata nel 1287, era posta tra via Pagazzano e via Castolda vecchia[11].
Via Nova
citata più volte tra i secoli XV e XIX, è attualmente denominata via Nuova Bressanina ed è posta a est di via Caravaggio[11].
Via Rosèr
citata nel XVIII secolo in forma dialettale, corrisponderebbe alla via Rossari odierna[11].
Via Sant’Agnese
località in cui sorgeva l’omonima chiesa, è citata per la prima volta in una sentenza di delimitazione dei confini con il vicino comune diCaravaggio del 1382[11]. Un successivo contratto del monastero di Sant’Agostino evidenzia come la chiesa fosse posta vicino allacascina Ombrella[11]. Attualmente la via non esiste più, dal momento che sorgeva tra la via Brignano e la Via Garzonieri di sopra[11].
Via San Nicolao
strada consorziale, nominata nel 1230[12], che conduce alla cascina del Santissimo dove probabilmente sorgeva l’omonima chiesacitata dalla bolla di papa Adriano IV del 1255[11].
Via San Pietro
via Sancti Pietri che conduceva all’omonima chiesa a nord della Bassana corrisponde a via Garzonieri di sopra[11].
Via Stricta
via stretta del XV secolo posta nelle vicinanze della via Anticha, di essa non resta oggi alcuna traccia[11].
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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!