Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni. email: [email protected] Buon Amarcord a tutti !!

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Storia, fede, tradizione, arte e folclore si intrecciano e rivivono ogni anno a Treviglio in onore della Madonna che il 28 febbraiodel 1522, con le sue lacrime salvò la città dall’ira del generale francese Lautrec, scatenata dall’amicizia dei trevigliesi con Carlo V di Spagna.
Quattro cortei di personaggi in costume d’epoca percorrono le contrade dove si rivivel’incontro della consegna delle chiavi della città a a Lautrec.
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Commissario del distretto di Treviglio (1816 – 1859)

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Commissario del distretto di Treviglio (1816 – 1859)

Tratto da Lombardia Beni Culturali

Con la sovrana patente 7 aprile 1815 venne stabilita l’aggregazione della Lombardia con il Veneto e la formazione di un regno sotto la denominazione di regno lombardo-veneto. Nella patente erano contenute norme generali dedicate non solo all’organizzazione dell’amministrazione centrale dello stato, ma anche alla ripartizione territoriale ed amministrativa del regno, che veniva articolato in province, distretti e comuni. In ogni distretto era previsto un cancelliere del censo, il quale sotto la dipendenza della rispettiva regia delegazione avrebbe esercitato la “superiore ispezione sopra i comuni di seconda e terza classe, tutta l’ingerenza negli affari censuari e la sorveglianza generale sui comuni delle suddette classi per l’adempimento delle leggi politiche” (patente 7 aprile 1815).

L’ordinamento amministrativo del regno lombardo-veneto venne completato dalla patente 24 aprile 1815 (patente 24 aprile 1815 a), dalla notificazione 12 febbraio 1816 (ordinanza 12 febbraio 1816) e dalla successiva notificazione 12 aprile 1816 (notificazione 12 aprile 1816).

La definizione delle attribuzioni specifiche dei cancellieri del censo venne inserita nelle istruzioni del 12 aprile 1816 al capitolo VI (artt. 150-256) (notificazione 12 aprile 1816), e nelle successive istruzioni particolari impartite ai regi cancellieri del censo il 23 aprile 1816 (istruzioni 23 aprile 1816).

Già durante il periodo napoleonico la tendenza a un sempre maggiore accentramento delle funzioni amministrative aveva comportato un ampliamento delle prerogative del cancelliere, che, da ufficio preposto alla conservazione del catasto, era diventato un rappresentante del governo in sede locale, con funzioni di sorveglianza sulla corretta amministrazione delle finanze comunitative.

Nell’ufficio distrettuale del regno lombardo-veneto il cancelliere era coadiuvato da un aggiunto nominato dal governo, in grado di supplirlo nelle sue funzioni, e da un inserviente di nomina regia. Ai comuni compresi nel distretto era fatto obbligo di partecipare proporzionalmente alle spese di mantenimento dell’ufficio stesso.

Il nome dell’ufficio del cancelliere del censo, che era stato mantenuto inizialmente inalterato rispetto al periodo napoleonico, venne modificato nel 1819. La circolare 24 luglio 1819 n. 17327-1182 stabiliva la sostituzione della denominazione “cancelliere del censo” con quella di “commissario distrettuale”, con richiamo esplicito alla stessa circoscrizione amministrativa a esso soggetta. Tutte le norme relative all’attività dei cancellieri stabilite dalle istruzioni del 1816 erano da considerarsi valide senza alcuna modifica anche per il commissario distrettuale, le cui funzioni rimasero in vigore nelle province lombarde fino all’annessione al regno di Sardegna nel 1859 (circolare 24 luglio 1819).

Ai sensi delle istruzioni sul nuovo regolamento per l’amministrazione comunale (notificazione 12 aprile 1816) i cancellieri del censo erano “nel rispettivo distretto sotto gli ordini immediati della regia delegazione della provincia” (art. 150) e avevano il compito primario di dare “esecuzione a qualunque determinazione venisse loro comunicata, sia dal regio delegato sia dalla pubblica congregazione provinciale, in ogni ramo del pubblico servizio” (art. 151). I cancellieri dovevano provvedere a riferire “tutto ciò che nel loro distretto potesse interessare le viste del governo”, a vigilare affinché fossero “osservate le leggi e i regolamenti di pubblica amministrazione” e a esercitare “una superiore vigilanza per l’adempimento delle leggi politiche” (art. 152-154). Incombeva loro la “diramazione di leggi, regolamenti e notificazioni delle autorità superiori a tutti i comuni del loro distretto” e una volta seguita la pubblicazione dovevano “ritirare i corrispondenti attestati”, che erano in dovere “di custodire negli atti” (art. 156). I cancellieri avevano inoltre il delicato compito di sovrintendere e vigilare alla regolare tenuta dei registri d’estimo, compresi i trasporti d’estimo (artt. 160-189), alla formazione dei quinternetti di esazione delle imposte prediali e dei ruoli per il pagamento della tassa personale, che provvedevano poi a consegnare agli esattori comunali per la riscossione, sulla quale similmente vigilavano (artt.191-205). Il cancelliere partecipava ai lavori dei convocati o dei consigli “nella qualità di assistente del governo” (art. 206), non aveva però “alcun voto deliberativo” né doveva “immischiarsi nel determinare l’opinione dei votanti”, dovendo al contrario “soltanto vegliare al buon ordine, e far presenti le leggi ed i regolamenti, oltre a stendere il protocollo delle sedute” (art. 16). Nella corrente amministrazione costituiva il tramite tra i comuni e le superiori istanze politiche, esercitando funzioni di controllo politico-amministrativo praticamente su ogni aspetto della vita comunale, dalle aste per locazioni, vendite o appalti alle nomine di impiegati, medici e parroci, dal controllo sulle spese in sede di bilanci preventivi e conti consuntivi all’intervento nei contenziosi tra comuni del medesimo distretto o di distretti limitrofi (artt. 206-239). Il cancelliere era incaricato formalmente della mera assistenza tecnico-giuridica ed era carente di vero e proprio potere politico. Le ampie competenze assegnategli nella conservazione del censo, nella riscossione dell’imposta prediale, nella leva e nella stessa amministrazione dei comuni facevano tuttavia del commissario una figura di primo piano nella amministrazione periferica del regno lombardo-veneto (Rotelli 1974). Dal momento che i cancellieri partecipavano in modo così incisivo alla vita dei comuni, non stupisce il fatto che essi esercitassero anche il controllo sugli archivi di queste istituzioni: “l’ufficio e l’archivio dei comuni immediatamente assistiti dal cancelliere” (quelli cioè privi di segretario e di ufficio proprio) erano tenuti “presso il cancelliere medesimo”, “ad eccezione delle leggi, dei regolamenti e delle altre notificazioni a stampa” conservate dall’agente “ad uso e per direzione degli abitanti dopo la seguita pubblicazione”. Formalità precise per la tenuta dell’archivio del commissario erano altresì indicate nelle istruzioni del 12 aprile 1816 (artt. 240-256). Ulteriori e interessanti precisazioni riguardanti soprattutto le modalità di insediamento del cancelliere e l’impianto dell’ufficio della cancelleria e dell’archivio distrettuale furono emanate con le “istruzioni particolari ai regi cancellieri del censo per l’esecuzione degli articoli 241 e 252 del regolamento generale”, emanate con circolare 23 aprile 1816 n. 20526-2394 (Sandonà 1912; Rotelli 1974; Meriggi 1987).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Saverio Almini ]

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Il Comune di Treviglio

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Il Comune di Treviglio

tratto da Lombardia Beni Culturali

La prima notizia dell’esistenza di Treviglio, istituzione comunale è dell 1224 (1). Sicuramente risale ai secoli precedenti una forma di organizzazione precomunale a livello associativo o vicinale (2). Nel corso del secolo XIII la struttura comunale si organizza e si consolida e sono documentate la presenza di un consiglio generale (arengo) di un consiglio di credenza, di quattro consoli e alcuni procuratori (3).
Nel 1279 il comune ottenne dai Della Torre di Milano, dei quali la città era alleata, il titolo di “borgo” e il diritto ad un mercato settimanale (4).
In seguito Treviglio riesce a staccarsi momentaneamente dall’autorità di Milano, ottenendo da Enrico VII la dipendenza diretta dalla Camera, il “mero e misto imperio”, la libertà di commercio e la facoltà di derivare un canale dal fiume Brembo privilegi che vennero puntualmente riconfermati dai successivi imperatori (5).

 

Nel 1332 Treviglio si diede ai Visconti (6) entrando da quel momento nell’orbita milanese. I Visconti confermarono nel 1344 il mero e misto imperio e, nel 1392, nuovi statuti (7). Dopo questa data la storia di Treviglio rimase legata a quella di Milano. Dalla fonte statutaria è possibile avere informazioni circa la complessa organizzazione istituzionale del comune.

Il podestà durava in carica sei mesi e aveva le funzioni di giudice supremo (la misura delle sanzioni e delle pene era lasciata al suo arbitrio) doveva essere giurisperito o, se militare, assistito da un esperto in legge. Alla fine del suo mandato doveva risiedere per altri otto giorni per rendere conto del suo operato a due sindacatori.

Accanto al podestà erano quattro consoli (uno per porta) che restavano in carica sei mesi e che di fatto svolgevano tutte le incombenze di carattere amministrativo (“mero e misto imperio”) con il compito principale di eseguire ogni cinque anni la revisione dell’estimo.
Due procuratori, eletti anch’essi ogni sei mesi, coadiuvavano i consoli e verificavano e vigilavano il regolare aggiornamento dei libri dei canepari, dei libri delle condanne emesse dal podestà e dai consoli (dando esecuzione alle condanne), e di quelli relativi ai diritti sulle acque del Brembo.
Alla base dell’articolata struttura amministrativa del comune di Treviglio stava il consiglio generale composto da sessanta consiglieri che eleggeva la maggior parte degli ufficiali comunali con votazione segreta.

Nell’ambito del consiglio si procedeva all’elezione delle seguenti cariche: quattro consoli; notai, che registravano tutte le condanne emesse dal podestà e dai consoli e le entrate e le uscite dei canepari; il notaio- cancelliere; quattro canepari, che effettuavano le spese autorizzate dai consoli o dalla maggior parte del consiglio; quattro canepari ed i quattro notai del sale; quattro portinai del castro vecchio, responsabili della custodia e vendita del grano comunale; i due pesatori, che controllavano la vendita al minuto di vino e pane secondo pesi e misure stabiliti; quattro portinai delle porte, che assegnavano i turni di guardia in base a liste comprendenti tutti i maschi dai 15 ai 70 anni; cento campari con funzioni di polizia e salvaguardia dell’ordine interno ed infine quattro o otto anziani delle acque, che sovrintendevano al regolare sfruttamento del sistema idrico, aprendo e chiudendo le chiuse e concedendo le licenze di irrigazione.

A loro volta i quattro consoli eleggevano i sessanta consiglieri scegliendoli tra gli uomini più idonei; i dodici banditori; i quattro estimatori; i due anziani del drappo; i quattro ufficiali agli accessi; i quattro deputati alle spese e due procuratori, che designavano a loro volta, ogni sei mesi, il consiglio dei dodici sapienti, il quale proponeva e dava valore di legge alle deliberazioni del consiglio dei sessanta di cui faceva parte.(8)
Le lacune dell’archivio non permettono di mettere a fuoco con precisione l’evoluzione della fisionomia amministrativa del comune e dall’analisi dei Libri delle ordinazioni del consiglio ordinario parrebbe che la dominazione spagnola e la prima età asburgica non abbiano apportato modifiche sostanziali all’ordinamento amministrativo. Il consiglio cambiò denominazione e numero dei componenti (arrivando a 32 membri), si riuniva irregolarmente ad intervalli variabili da una settimana a tre mesi alla presenza del pretore (in carica per almeno otto anni), che ereditava sostanzialmente le funzioni del podestà, di un suo luogotenente o propretore e dei quattro consoli e deputati. Il consiglio eleggeva inoltre, ogni sei mesi, quattro consoli; il vicario ed il notaio delle condanne; i due giudici delle vettovaglie; il consiglio dei dodici sapienti, poi denominato consiglio della provvisione e composto di sedici membri tra cui i quattro consoli in carica, e i quattro scaduti e altri otto consoli nominati “ad vocem”. A sua volta tale organo collegiale nominava ogni anno i 32 consiglieri; i quattro deputati della scuola della Beata Vergine Assunta; i quattro presidenti dell’ospedale degli Infermi e i quattro fabbricieri della fabbrica della chiesa di S. Martino e, infine, provvedeva ogni due anni alla nomina dei dodici deputati alle spese. La contabilità era affidata ad un ragionato. Gli ufficiali venivano eletti a dicembre per l’anno seguente (9).
Venivano inoltre stipendiati dalla comunità altre figure non rientranti nel novero dei funzionari ed ufficiali, cioè il medico, il chirurgo, l’organista, il campanaro, il cappellano, il sacrestano, il sepoltore, il padre predicatore per il periodo di quaresima, il “postaro” del sale e il pedone, come emerge dall’analisi del “Registro dei Mandati spediti dal Cancelliere della Comunità di Treviglio (…) verso il Tesoriere della Comunità” (10). L’esistenza del consiglio ordinario ha fine con la riforma del governo e della amministrazione delle comunità dello stato di Milano del 1755, che istituiva nuovi organi e nuove figure istituzionali. (11)
Treviglio tuttavia ottenne, nel 1758, che le sue istituzioni comunali venissero riordinate con alcune modifiche alle legge generale mantenendo alcune condizioni particolari che il comune ancora conservava grazie al suo status di terra separata (o “provincia”, come è definita nelle modifiche) goduto da secoli. (12).
Il convocato dei possessori estimati fu composto dai soli “seicentisti”, cioé dai possessori che avevano almeno 600 scudi d’estimo “in testa loro”, con “voce attiva e passiva”, il cui elenco, detto “catalogo”, doveva essere compilato dai deputati dell’estimo. Il convocato si radunava ordinariamente due volte all’anno, a gennaio e a novembre, per il rendimento dei conti e per l’elezione degli ufficiali e dei nuovi deputati dell’estimo, anziché tre volte come previsto dalla legge generale (per gli affari straordinari doveva radunarsi semplicemente quando fosse necessario). Vennero costituiti altri due organi collegiali subalterni per l’ordinaria amministrazione: il primo, denominato reggenza, corrispondente al vecchio consiglio di provvisione anche nel numero dei membri, presiedeva all’elezione del giudice delle vettovaglie, di quello delle condanne dei danni dati in campagna, di quello delle strade, e all’esercizio del tribunale di provvisione, alla nomina dei deputati dell’ospedale e degli altri luoghi pii, dei deputati di carità e dei protettori dei carcerati, e di altri dipendenti comunali, la cui designazione spettava già al consiglio ordinario. Esistevano anche i convocati della reggenza, che potevano riunirsi anche in assenza del pretore, a differenza dei convocati generali. Il secondo collegio era rappresentato dalla deputazione dell’estimo, che era il vero organo esecutivo preposto all’amministrazione del comune. La deputazione veniva eletta dal convocato generale a voti segreti ed era formata da tre deputati dell’estimo e dai deputati del mercimonio e del personale. Di questi il primo deputato dell’estimo si sceglieva a votazione tra i primi tre estimati del comune, mentre gli altri due deputati venivano scelti mediante due successive votazioni a ballottaggio, tra i componenti del corpo di reggenza, in deroga alla legge generale. I deputati del mercimonio e del personale non avevano, come d’obbligo, voto deliberativo, né alcuna delle prerogative competenti agli altri estimati del convocato generale. La deputazione dell’estimo doveva occuparsi della erogazione di denaro pubblico, proporre al convocato le persone da scegliere come procuratori e avvocati nelle liti (prerogativa che derivava dall’essere terra separata) e come oratori del comune a Milano; infine doveva occuparsi dei rendiconti di fine anno di tesoriere, esattore e sindaco. Quest’ultimo ufficiale, la cui elezione spettava ai deputati, poteva essere il sostituto di questi e doveva anche ricevere tutti gli ordini diretti alla comunità dalla giunta del censimento mediante il cancelliere e darne gli avvisi e rappresentare la comunità nei contratti comunali, sempre in accordo e con mandato dei deputati dell’estimo. Infine, doveva conservare presso di sé parte delle scritture comunali, a lui consegnate dal cancelliere per le sue occorrenze, e tenere un regolare carteggio con il cancelliere stesso.
Con la riforma del 1786 il comune di Treviglio venne assegnato alla Delegazione XXV della Gera d’Adda Superiore (13) che faceva parte della Provincia di Lodi. La nuova distrettuazione del 1791 (14) riportò Treviglio nell’ambito della Provincia di Milano nel Distretto XVI.
Con l’avvento della prima Repubblica Cisalpina Treviglio fu capoluogo del distretto XIV del Dipartimento dell’Adda nel marzo 1798 (15) e successivamente del Distretto XVII della Roggia Nuova nel settembre successivo (16). La prima riorganizzazione organica delle amministrazioni era stata definita nella costituzione della Repubblica Cisalpina (17). L’articolazione e le funzioni delle amministrazioni vennero ulteriormente definite dalla successiva legge sull’organizzazione delle municipalità (18).
Nei comuni con popolazione compresa tra tremila e centomila abitanti come Treviglio vi era una sola amministrazione municipale, costituita da un diverso numero di “uffiziali municipali” a seconda della popolazione. Con la proclamazione della nuova costituzione della Repubblica Cisalpina (19), i comuni con meno di diecimila abitanti ebbero “un officiale municipale ed uno o due o tre aggiunti”. L’unione degli ufficiali municipali dei comuni del medesimo distretto formava “la municipalità del distretto”, per ognuna delle quali viene scelto “un presidente della municipalità .
I membri delle amministrazioni municipali duravano in carica due anni ed erano “rinnovati ogni anno per metà o per la parte più approssimante alla metà ed alternativamente per la frazione più grande e per la frazione più piccola” e potevano essere rieletti solo per due mandati consecutivi. In caso di decadenza di un amministratore per “morte, dimissione, destituzione o altrimenti” il direttorio nominava nuovi amministratori, che rimanevano in carica sino alle successive elezioni. L’impianto organizzativo e funzionale delle amministrazioni locali delineato nella costituzione dell’anno VI venne ulteriormente precisato e definito nella “legge sull’organizzazione e sulle funzioni de’ corpi amministrativi” (20).
Nella legge erano indicate le modalità e la frequenza delle convocazioni delle amministrazioni municipali. Le municipalità dei comuni con popolazione superiore a diecimila abitanti si dovevano riunire almeno una volta ogni tre giorni. Le amministrazioni municipali di ogni distretto si convocavano in assemblea almeno tre volte al mese, su indicazione dell’amministrazione dipartimentale, con la possibilità di “riunirsi anche straordinariamente”, quando fosse giudicato “necessario al servigio”. Veniva stabilito infine che tutte le determinazioni prese dalle amministrazioni municipali dovessero essere “scritte sopra un registro particolare”, nel quale i componenti dell’amministrazione presenti alle sedute dovevano apporre le proprie sottoscrizioni. Venivano in seguito descritte le funzioni “proprie” della municipalità e le altre “loro delegate dall’amministrazione dipartimentale”. Fra le funzioni proprie erano contemplate l’organizzazione della polizia e della guardia nazionale, la manutenzione dei ponti e delle strade comunali, l’illuminazione delle strade, il regolamento e il pagamento delle spese municipali, la nomina del ricevitore municipale e degli altri salariati, le fazioni militari, gli alloggi, le vettovaglie e la sanità. Fra le funzioni delegate vi erano invece il riparto e il ricevimento delle contribuzioni dirette, la vigilanza sull’istruzione pubblica, sugli stabilimenti ecclesiastici, sui lavori pubblici del rispettivo circondario, sugli ospizi, ospedali e prigioni, sull’approvvigionamento delle sussistenze e in generale su tutti gli oggetti sui quali le amministrazioni dipartimentali richiamavano la loro attenzione.
Nel maggio 1801 il comune di Treviglio fu capoluogo del Distretto III (21), successivamente durante il periodo della Repubblica Italiana fu capoluogo del distretto X della Roggia Nuova nel giugno 1804 (22) e in seguito del cantone I del distretto II omonimo (23).
In seguito Treviglio fu capoluogo del cantone I omonimo del distretto II di Treviglio e sede di viceprefettura, dal gennaio 1810 aggregò i comuni di Calvenzano e Casirate (24).
Nel periodo della Repubblica Italiana la nuova organizzazione dei comuni venne definita dalla legge sull’organizzazione delle autorità amministrative (25). Il titolo I, riguardante l’organizzazione generale dello stato, stabiliva che in ogni comune vi era una municipalità e un consiglio comunale, il titoli VI e VII definivano la struttura dell’amministrazione comunale.
La legge del 1802 introduceva un’organica suddivisione dei comuni in tre classi definite in base alla consistenza della popolazione residente, stabilendo per i comuni di prima classe un numero di abitanti superiore a diecimila unità, per i comuni di seconda classe un numero di abitanti compreso fra diecimila e tremila unità, per i comuni di terza classe un numero di abitanti inferiore a tremila unità. L’appartenenza alle varie classi determinava diverse modalità nella composizione delle municipalità e dei consigli comunali e criteri differenti di eleggibilità dei loro componenti.
La legge stabiliva che il consiglio comunale nei comuni di prima e seconda classe si componeva rispettivamente di quaranta o trenta cittadini, metà dei quali tra i possidenti. I membri del consiglio si rinnovavano parzialmente di anno in anno entro un quinquennio, ed erano nominati dal consiglio generale del dipartimento sopra una lista tripla presentata dallo stesso consiglio comunale.
Il consiglio comunale, organo deliberativo del comune, veniva convocato in via ordinaria due volte all’anno (in gennaio o febbraio e in settembre o ottobre) e straordinariamente a qualunque istanza del prefetto, del viceprefetto o del cancelliere distrettuale. Nella prima seduta il consiglio esaminava il rendiconto presentato dalla municipalità relativo all’esercizio finanziario precedente, mentre nella seconda concorreva alla formazione dei consigli distrettuali, nominava i componenti della municipalità, determinava le spese e l’ammontare delle imposte comunali per l’anno in corso. I consigli comunali deliberavano collegialmente a scrutinio segreto e si tenevano sempre in luogo pubblico, alla presenza, oltre che delle rispettive municipalità, di un membro della prefettura o viceprefettura nei comuni di prima e seconda classe, e del cancelliere distrettuale, che ne registrava gli atti, nei comuni di terza classe. Il consiglio comunale eleggeva i componenti della municipalità in un numero variabile a seconda della classe (da sette a nove nei comuni di prima classe, da cinque a sette nei comuni di seconda classe, di tre nei comuni di terza classe. Gli amministratori municipali nei comuni di prima e seconda classe erano proposti a scrutinio segreto ed erano maggioranza assoluta.
Le municipalità esercitavano funzioni esecutive e si convocano a seconda delle necessità e su domanda del cancelliere distrettuale, del prefetto o viceprefetto, dal quale dipendevano immediatamente.
Il passaggio dalla Repubblica italiana al Regno d’Italia implicò una trasformazione degli ordinamenti locali. Il decreto 8 giugno 1805 (26) riaffermava alcune prerogative delle amministrazioni municipali e dei loro organi previste dalla precedente normativa, ma al contempo ne introduceva altre, che accentuavano il carattere accentrato del sistema amministrativo. Venne confermata la suddivisione di comuni in classi. I consigli comunali di comuni di prima e seconda classe erano di nomina reale. In questi consigli le riunioni si dovevano tenere sempre alla presenza del prefetto, del viceprefetto o di un loro delegato. Convocati sempre in luogo pubblico con almeno quindici giorni di preavviso dalle municipalità nei comuni, i consigli comunali si riunivano in via ordinaria due volte all’anno (in gennaio o febbraio e in settembre o ottobre) e in via straordinaria “a qualunque invito del prefetto e del viceprefetto”. I consigli deliberavano collegialmente a scrutinio segreto. Nella prima seduta esaminavano il rendiconto dell’esercizio finanziario precedente, mentre nella seconda nominavano o eleggevano i componenti della municipalità in scadenza, determinavano le spese e l’ammontare delle imposte comunali per l’anno successivo e nominavano i revisori dei conti per l’anno precedente.
Le municipalità era composta da un podestà e rispettivamente da sei o quattro savi: questo collegio eseguiva tutte le funzioni amministrative e rappresentative del comune: predisponeva il conto consuntivo dell’anno antecedente e il conto preventivo per l’anno successivo, proponeva ai consigli comunali deliberazioni su materie di particolare interesse per la comunità ed eseguiva le determinazioni degli stessi consigli approvate dai prefetti o vice-prefetti.
Il podestà veniva nominato dal re da una terna di nomi proposti dal consiglio comunale, durava in carica tre anni. I savi, proposti ed eletti dai consigli comunali a scrutinio segreto a maggioranza assoluta di voti fra i cento maggiori estimati nei comuni di prima classe e fra i cinquanta in quelli della seconda, si mutavano parzialmente ogni anno, in modo che entro un triennio fossero interamente rinnovati. Il sindaco, di nomina prefettizia, durava in carica un anno. Gli anziani, nominati fra i venticinque più ricchi o notabili del comune ed eletti dal consiglio a maggioranza assoluta, si rinnovavano ogni anno. La sovrana patente 7 aprile 1815, atto costitutivo del Regno Lombardo-Veneto, stabilì che l’organizzazione amministrativa dei comuni dovesse rimanere per il momento conservata nelle allora forme vigenti, mantenendo la suddivisione in tre classi dell’ordinamento napoleonico. Con l’attivazione dei comuni della provincia di Bergamo, in base al compartimento territoriale del Regno Lombardo-veneto, il comune di Treviglio venne collocato come comune capoluogo, con 7109 abitanti, nel distretto X (27). Per una nuova regolamentazione degli enti locali bisognò attendere la notificazione 12 febbraio 1816 perfezionata e resa pienamente operativa dalle “istruzioni per l’attivazione del nuovo metodo d’amministrazione comunale colle attribuzioni delle rispettive autorità” contenute nella successiva notificazione 12 aprile 1816, in cui veniva fornito un quadro articolato dell’organizzazione e del funzionamento degli organi preposti all’amministrazione dei comuni.
L’insieme di queste disposizioni si applicavano indistintamente a tutti i comuni del Regno Lombardo-Veneto (28). In base al regolamento del 1816 in Lombardia si avevano dunque il consiglio e la congregazione municipale nelle tredici città regie (Crema, Casalmaggiore, Monza, Varese, oltre ai nove capoluoghi di provincia), il convocato e la deputazione nella maggior parte dei comuni, e il consiglio e la deputazione solo in quelli elencati nella tabella annessa al regolamento stesso.
Treviglio secondo tali istruzioni era dotata di un consiglio comunale e di una deputazione.
Il consiglio comunale era formato da trenta membri. Almeno due terzi dei componenti del consiglio dovevano essere possidenti scelti tra i primi cento estimati. I consiglieri, dopo la prima nomina fatta dai rispettivi governi, venivano sostituiti ogni triennio in quote uguali, secondo l’anzianità di nomina “sopra duple dei consigli da parte delle congregazioni provinciali”. I consigli erano radunati di norma due volte l’anno e ogni qual volta ritenuto necessario: nella prima sessione (in gennaio o in febbraio) si esaminavano i conti dell’anno precedente e veniva approvato il bilancio consuntivo, nella seconda (in settembre o in ottobre) si approntavano i bilanci di previsione, si nominavano i revisori dei conti e si eleggevano i nuovi membri delle congregazioni municipali e delle deputazioni. Rigide norme regolavano convocazione e svolgimento delle sedute, cui partecipavano, con funzioni di controllo in rappresentanza del governo e senza diritto di voto, il regio delegato nelle città regie o capoluoghi di provincia, oppure il cancelliere del censo o un suo sostituto negli altri comuni.
La deputazione comunale in quanto “autorità pubblica permanente” aveva il compito di dare esecuzione alle deliberazioni del consiglio, gestire l’amministrazione ordinaria del patrimonio del comune e vigilare per l’osservanza delle leggi e degli ordini del governo. La Deputazione aveva un ufficio proprio ed era assistita da un segretario (29). Dei deputati previsti per i comuni, colui che aveva riportato il maggior numero di voti tra i tre primi estimati era eletto primo deputato, gli altri erano scelti tra i possessori. Oltre alla partecipazione a quasi tutti gli atti ufficiali del comune ai deputati spettava il compito di liquidare i conti con l’esattore e con l’agente municipale prima dell’ingresso in un nuovo esercizio finanziario. Competeva inoltre predisporre “il conto preventivo delle entrate e spese per l’anno successivo da proporsi al consiglio o convocato”. Gli ordini di pagamento dovevano essere sottoscritti da almeno due deputati unitamente al cancelliere.Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Treviglio-Stemma-320x361.jpg
Per quanto riguarda il personale burocratico previsto per i comuni, in quelli aventi un consiglio la deputazione era assistita da un segretario ed eventualmente da altri impiegati, secondo il ruolo approvato dal governo. Nel comune vi era inoltre un cursore sottoposto all’agente per il disbrigo degli ordini di tutti i superiori. Altri “stipendiati” potevano essere nominati da consiglio o convocato, con approvazione del governo, mentre risultava obbligatoria l’elezione di due revisori dei conti di durata annuale.
Il comune di Treviglio in successive riforme della distrettuazione fu confermato nel medesimo distretto in forza del successivo compartimento territoriale delle province lombarde (30). Nel 1853 fu inserito nel distretto XI (31); a quella data era comune con consiglio comunale, con ufficio proprio, di 9692 abitanti.
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Treviglio con 10.326 abitanti, retto da un consiglio di trenta membri e da una giunta di quattro membri, fu incluso nel mandamento I di Treviglio, circondario II di Treviglio, provincia di Bergamo.
In seguito all’annessione della Lombardia al Regno Sabaudo, viene emanata la legge 23 ottobre 1859 (legge Rattazzi) che estende alle province lombarde gli ordinamenti locali di comuni e province vigenti nello stato sabaudo (legge 23 ottobre 1859). La legge si apre col Titolo I: Divisione del Territorio del Regno e Autorità governative in cui si dispone la divisione del Regno in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni.
Al Titolo II (Dell’Amministrazione comunale), il Capo I stabilisce che ogni comune ha un consiglio comunale ed una giunta comunale, che può avere un segretario e un ufficio comunale, e che più comuni possono valersi di uno stesso segretario ed avere un solo archivio (art. 11) (32). La Giunta municipale risulta formata dal Sindaco, da otto Assessori e da quattro Supplenti nei Comuni con popolazione superiore ai 60 mila abitanti; dal Sindaco e da un numero di Assessori variabile in rapporto alla popolazione: sei nei Comuni aventi più di 30 mila abitanti, quattro in quelli con più di 3 mila abitanti e due negli altri Comuni; in tutti i suddetti casi il numero dei Supplenti rimane fissato a 2 (art. 13).
Il capo II (Delle Elezioni) disciplina il sistema elettorale fissando diritti e limiti dell’elettorato attivo per l’elezione dei consiglieri comunali, costituito dagli abitanti che pagano nel comune contribuzioni dirette di entità determinate in base al numero di abitanti (art. 14) e da cui sono esclusi: analfabeti, donne, interdetti e soggetti condannati a pene correzionali (art. 23).
Il Capo III (Dei Consigli comunali), definisce le competenze di tali organi per cui sono fissate due sessioni ordinarie annue una primaverile e una autunnale (art. 74); le competenze includono la sorveglianza e il controllo contabile sugli stabilimenti di carità e beneficenza, sull’attività e sul bilancio di tutte le istituzioni fatte a beneficio della generalità degli abitanti e sulle fabbricerie (artt. 79, 80); l’elezione dei membri della Giunta municipale, l’esame e approvazione del bilancio attivo e passivo del comune per l’anno precedente e deliberazione di quello per l’anno successivo; la nomina dei revisori dei conti; la revisione delle liste elettorali (artt. 81, 82). Nelle sedute il consiglio delibera sul numero e sullo stipendio degli impiegati comunali, che includono anche il personale scolastico, sanitario, ecclesiastico, di vigilanza operante nel comune; delibera sui contratti, sull’uso e destinazione dei beni comunali, sull’appalto per le opere pubbliche e su altre materie non direttamente soggette alla competenza della Giunta municipale (art. 84). Viene data pubblicità alle sedute del Consiglio comunale (art. 85) e viene stabilita la pubblicazione delle deliberazioni all’Albo Pretorio (art. 87).
Nel Capo IV (Della Giunta) municipale vengono fissate funzioni, competenze e modalità di delibera della Giunta municipale; l’organo viene eletto, per la durata di un anno, a maggioranza assoluta dal Consiglio comunale fra i propri membri con funzioni esecutive delle deliberazioni del Consiglio stesso e di rappresentanza nei periodi che intercorrono tra le sue sessioni (artt. 88, 89).
Esse includono la nomina del personale del comune, l’assistenza agli incanti, la formazione del progetto dei bilanci, la preparazione di regolamenti, la vigilanza sull’ornato e sulla polizia locale, l’esecuzione delle operazioni censuarie, il rilascio degli atti anagrafici, il controllo sulle operazioni di leva, l’esecuzione degli atti conservatori dei diritti del comune (art. 90).
Nel Capo V (Del Sindaco) vengono stabilite le modalità di nomina e le funzioni del sindaco, che in base alla legge 23 ottobre 1859 riveste la doppia funzione di ufficiale del governo nominato direttamente dal Re e di capo dell’amministrazione comunale (artt. 94-95). Il Sindaco dura un carica tre anni, e può essere confermato se conserva la qualità di Consigliere (art. 95). In quanto capo dell’amministrazione comunale il sindaco presiede il consiglio comunale, convoca e presiede la Giunta comunale, distribuisce gli affari tra i suoi membri, rappresenta il Comune nelle sedi giudiziarie. Come ufficiale del governo è incaricato della pubblicazione dei leggi e ordini governativi, di tenere i registri dello stato civile di riferire all’intendente, ufficiale governativo preposto alla provincia poi surrogato dal prefetto, sulla concessione di licenze per esercizi e stabilimenti pubblici, di riferire alle autorità governative sull’ordine pubblico (art. 100). In comuni divisi in frazioni e borgate il sindaco può delegare le funzioni di ufficiale governative ad un membro del consiglio o ad altro elettore residente (art. 102).
Nel Capo VI (Dell’amministrazione e contabilità comunale) vengono prescritti vari obblighi in materia per i Comuni fra cui vengono indicati: la tenuta di inventari aggiornati da trasmettere in copia agli Intendenti di beni mobili e immobili, di titoli atti e scritture riferibili al patrimonio comunale (art. 106), l’affitto dei beni comunali e l’alienazione dei beni incolti (artt. 107, 108), l’esecuzione delle spese prescritte come obbligatorie; l’elenco delle voci di spesa (art. 112) include: l’ufficio ed archivio comunale, gli stipendi degli impiegati comunali, la riscossione delle entrate comunali e delle imposte dovute al Comune, la conservazione del patrimonio comunale, il pagamento dei debiti esigibili da terzi, la manutenzione delle strade comunali e delle vie interne, il culto e i cimiteri, l’istruzione elementare, la polizia urbana, gli uffici elettorali, l’abbonamento agli atti di governo.
In caso di insufficienza delle rendite ordinarie viene inoltre data ai comuni facoltà di imporre dazi per gestione di esercizi di attività produttive o commerciali, appaltare privative per attività di misura e pesatura pubblica di merci o per attività commerciali nell’ambito di fiere e mercati, imporre tasse per l’uso di spazi pubblici, riscuotere sovrimposte sulle contribuzioni dirette, imporre tasse sugli animali presenti nel territorio del comune (art. 113). L’esazione delle rendite e il pagamento delle spese compete all’Esattore delle contribuzioni dirette ove manchi il tesoriere del comune. La nomina di un Tesoriere particolare è prevista solo per i comuni le cui spese obbligatorie raggiungano un ammontare stabilito dalla legge stessa (art. 115).
Il Capo VII, (Dell’ingerenza governativa nell’amministrazione comunale e delle deliberazioni dei comuni soggette ad approvazione) prevede l’esame della regolarità formale delle deliberazioni e dei bilanci da parte dell’Intendente poi prefetto. I regolamenti dei dazi, delle imposte, quelli di ornato, e di polizia locale sono soggetti alla preventiva approvazione regia previo parere del consiglio di Stato (art. 132). Devono essere approvate dalla deputazione provinciale le deliberazioni comunali inerenti alle seguenti materie: acquisto o alienazione di immobili, titoli di debito pubblico e azioni industriali; costituzioni di servitù; delimitazioni di beni e territori; spese vincolanti i bilanci per più di tre esercizi; azioni legali e liti giudiziali; regolamenti d’uso dei beni comunali e di altre istituzioni comunali.
La legge sabauda 23 ottobre 1859 rimane in vigore per alcuni anni anche dopo la costituzione del Regno d’Italia nel 1861 in cui vengono a trovarsi incluse le province lombarde con l’esclusione di Mantova, aggregata solo dopo il 1866.
Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 11.163 abitanti (Censimento 1861).
In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel periodo dal 1867 al 1897 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia.
La prima legge organica sugli ordinamenti dell’amministrazione comunale e provinciale emanata in epoca post-unitaria nel 1865 apporta poche modifiche alla precedente legge del 23 ottobre 1859.
Le novità più significative riguardano i mutamenti delle circoscrizioni comunali, la distribuzione delle competenze tra gli organi, l’elencazione delle spese considerate obbligatorie che recepisce la legislazione emanata dopo il 1859 concernente gli oneri per i servizi a carico di comuni e province. Per il resto i 235 articoli della legge 1865 – escluse le norme transitorie – sono una sostanziale ripetizione dei 222 articoli della legge del 1859 (33).
Sotto le categorie sopra indicate Segretari comunali devono indicare sommariamente l’epoca ed il modo in cui venne data evasione ai diversi lavori prescritti da leggi o da regolamenti generali”.
La legge 30 dicembre 1888, n. 5865 apporta notevoli modifiche alla precedente legislazione, e si può dire che, insieme con quella del 1848, costituisca tuttora l’ossatura dell’attuale ordinamento comunale (legge 30 dicembre 1888). (34)
La legge 29 luglio 1896, n. 346 (Di Rudini) dispone l’elezione dei Sindaci da parte di tutti i consigli comunali confermando la durata triennale della carica del Sindaco. (35)

Note
(1) Se ne ha notizia dalla lettura di un gruppo di unitici pergamene concernenti una complessa operazione finanziaria con cui il comune di Treviglio salda il debito contratto con il monastero di San Simpliciano di Milano (vedi. I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia di Treviglio”, Bergamo, 1965, p. 145 e nota 2). In questa operazione il comune di Treviglio si libera dal rapporto di soggezione feudale stretto con il monastero, come testimoniato dal privilegio di Enrico IV del 1081 avevano volontariamente stabilito (vedi unità 20, n. 1: Enrico IV concede al monstero dei SS. Protasio e Gervasio o di Sempliciano Milanese e per lui l’abbate che gli uomini di Treviglio i quali si posero sotto la potestà del monastero siano immuni da ogni gravezza eccettuato il fodro reale e vi rimangano in perpetuo. Milano, 1081 aprile 14, regesto di Giuseppe Barelli in Documenti dell’archivio comunale di Treviglio. Diplomi, lettere, ricevute di imperatori, cancellieri e vicari imperiali (1081-1339), in Archivio storico italiano, n. 3, 1902, Firenze, Tipografia Galileiana, 1902.).
Il primo documento che riguarda l’abitato di Treviglio è un contratto di permuta del 964. L’atto è pubblicato in Codex Diplomaticus Langobardiae, in Historiae patriae monumenta, Tomus XIII, E Regio Typographeo, Torino 1873, cc. 1192-1194; I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia di Treviglio”, Bergamo, 1965,; I. Santagiuliana, T. Santagiuliana e P. Perego, Storia di Treviglio, Calvenzano, 1987; Le pergamene degli archivi di Bergamo, a cura di Mariarosa Cortesi, Bergamo 1988.
(2) Unità 46 e 47; cfr. anche I. e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., p. 146 e nota 4. L’unione delle tre vicinie antiche di porta Zeduro, porta Filagno e porta Torre, si deduce dall’operato dei consoli di porta Zeduro e l’anziano di porta Filagno che acquistano a nome delle due vicinanze alcune pertiche di terreno. Vedi anche Santagiuliana Tullio, Gennaro Erminio, Statuta Communis Castri Trivilii, a cura del Centro Studi Storici della Geradadda, Calvenzano, 1984.
Per il periodo concernente i secc. XII-XV risulta molto importante il contributo di Marco Casetta Radici altomedievali e statuti della terra separata di Treviglio, Bergamo, 2008.
(3) Una serie dei documenti conservati nell’Archivio Gonzaga di Mantova indica, alla data 1259, una struttura dell’organizzazione comunale articolata nel modo descritto. Si tratta di alcuni documenti relativi all’affitto di terreni con annessi diritti feudali, posseduti da Buoso da Dovera nel territorio di Treviglio. Cfr. I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., p. 152 e nota 21.
(4) Unità 20, n. 31.
(5) Unità 20, n. 5, e unità 1 negli ultimi 16 cm della pergamena (vedi G. Barelli, Documenti). Esistono copie ottocentesche aggregate nell’unità 1862.
(6) Vedi I. Santagiuliana e T. Santagiuliana, “Storia …”, cit., pp. 173 e seguenti. Nel 1344 e nel 1345 Luchino Visconti confermerà al comune il privilegio di “mero e misto imperio” e di poter definire in loco le sue cause (vedi unità 20, nn. 22 e 24.
(7) Vedi unità 42-44. Vedi anche scheda Soggetto produttore in Inventario 1185-1865 redatto nell’ambito del progetto Archidata a cura di Stefania Danda, Anna Paola Montanari, Laura Panarella, Anna Maria Rapetti: fonte primaria di queste informazioni ora consultabili sul sito di Lombardia Storica all’URL http://plain.lombardiastorica.it/comparch.php?idcomparch=MIBA0005A5&num_page=1&lettera=A è l’edizione degli Statuti di cui alla nota (2) Santagiuliana Tullio, Gennaro Erminio, Statuta Communis Castri Trivilii, a cura del Centro Studi Storici della Geradadda, Calvenzano, 1984.
(8) Un recente studio curato Luca Sant’Ambrogio, Il borgo di Treviglio nel secondo Quattrocento: istituzioni e società, tesi di dottorato, XVII ciclo, Università degli studi di Milano ha avuto come oggetto la vita del comune dall’anno 1453, quando Treviglio si sottomise con dei capitoli di dedizione a Francesco Sforza duca di Milano, all’anno 1499, ossia l’anno della caduta della dinastia sforzesca e il successivo passaggio alla dominazione veneta (che vi rimase salda fino all’anno 1509) Sant’Ambrogio basandosi fonti notarili e sulla frequente corrispondenza fra centro cittadino e periferia ha meglio messo a fuoco l’assetto amministrativo del borgo (il podestà di nomina milanese e il complesso sistema comunale locale, l’evoluzione delle istituzioni religiose). L’utilizzo di tali fonti (documentazione, si presume per lo più raccolta, conservata presso l’Archivio di Stato di Milano) ha inoltre consentito di descrivere le pratiche sociali del comune attraverso l’analisi di doti, testamenti, tutele di minori, e le attività produttive che nel comune si svolgevano. L’autore delinea la forte unione degli abitanti del borgo trevigliese nella difesa dei propri interessi e le proprie prerogative (lo status di terra separata che poneva Treviglio direttamente alle dipendenze del duca di Milano, l’elezione dei parroci e la libera disposizione dei benefici ecclesiastici locali, i diritti sulle acque derivate dal fiume Brembo), i contrasti interni tra vicini vecchi (i discendenti dei primi abitanti del borgo) e vicini nuovi (gli abitanti di più recente immigrazione) per il godimento di particolari beni di proprietà delle tre vicinie in cui era diviso il borgo, e l’esclusione dal governo del comune della classe rurale e dei lavoratori da parte della classe degli imprenditori e possidenti. L’inventario antico (unità n. 127) non fornisce elementi utili a supportare questa ricerca dato che probabilmente la documentazione che sarebbe potuta esiste nell’archivio è andata persa nell’incendio agli inizi del XVI secolo (vedi profilo relativo alla storia archivistica).
(8) Nella compartimentazione territoriale attuata con al nuova riforma il comune venne inserito nella Pieve di Gera d’Adda e sottoposto ad un cancelliere delegato insieme ai comuni di Agandello, Arzago, Brignano, Boffalora, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Corte del Palasio, Dovera, con Pustino e Barbusera, Fara, Massari de’ Melzi, Misano, Pagazzano, Pandino con Nosadello e Gardella, Pontirolo, Rivolta, Roncadello, Tormo, Vailate, con Cassina de’ Grassi.

 

 

 


(9) Unità n. 432-435
(10) Unità n. 440
(11) Unità n. 145.1
(12) Unità n. 130
(13) Editto per il compartimento territoriale della Lombardia austriaca, 26 settembre 1786. Il distretto era composto dai seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Cassine S. Pietro, Castel Rozzone, Fara, Fornovo, Massari de’ Melzi, Misano, Mozzanica, Pagazzano, Pontirolo, Treviglio.
(14) Reale dispaccio di riforma della pubblica amministrazione delle città e province della Lombardia austriaca, 20 gennaio 1791. Il Distretto XVI della Provincia di Milano era composto dai territori dei comuni di Treviglio, Cassine S. Pietro e Cassano Gera d’Adda (parte della Pieve di Pontirolo), Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Fara, Massari Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo (porzione della Gera d’Adda)
(15) Legge 6 marzo 1798 per l’organizzazione del Dipartimento del Serio. Il distretto si sostanziava nel comune di Treviglio.
(16) Legge 5 vendemmiale anno VII per la ripartizione in distretti, comuni e circondari dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (26 settembre 1798). Il distretto della Roggia Nuova comprendeva i seguenti comuni: Treviglio, Morengo, Bariano, Caravaggio, Brignano, Canonica, Pontirolo, Castel Rozzone, Pagazzano, Fara in Gera d’Adda e Massari de Melzi, Fornovo, Misano, Vailate con Cassina de Grassi, Arzago, Rivolta, Casirate
(17) Costituzione della Repubblica Cisalpina emanata in data 20 messidoro anno V, 8 luglio 1797.
(18) Avviso 1 termidoro anno V, 19 luglio 1797.
(19) Costituzione della Repubblica Cisalpina 15 fruttidoro anno VI, 1 settembre 1798.
(20) Legge 15 fruttidoro anno VI sull’organizzazione e sulle funzioni de’ corpi amministrativi.
(21) Legge 23 fiorile anno IX (13 maggio 1801). Il Distretto III comprendeva i seguenti comuni: Verdello, Arcene, Boltiere, Ciserano, Colognola, Curnasco, Grassobbio, Lallio, Grumello e Sabbio, Levate, Le due Sforzatiche, Mariano, Osio di sopra, Osio di sotto, Orio, Stezzano, Verdellino, Urgnano, Azzano, Cologno, Comun Nuovo, Lurano, Pognano, Spirano, Zanica, Cividate, Cortenova, Fara, Ghisalba, Mornico, Martinengo, Fontanella, Calcio, Pumenengo, Torre Pallavicina, Antegnate, Barbata con Zaccarola e Mirandola, Covo, Isso con Caselle Cassina Braonzona Cassina Famosa Cassina de Secchi, Cassina Ferrabona, Casaletto di Sopra, Romanengo del Rio con Melotta, Gabbiano, Vidolasco, Camisano, Mozzanica, Treviglio, Morengo, Bariano, Caravaggio, Brignano, Canonica, Pontirolo, Castel Rozzone, Pagazzano, Fara in Gera d’Adda e Massari de Melzi, Fornovo, Misano, Vailate con Cassina de Grassi, Arzago, Rivolta, Casirate.
(22) Piano 27 giugno 1804. Il Distretto della Roggia Nuova comprendeva i seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Rivolta, Treviglio, Vailate con Cassine de Grassi.
(23) Decreto 8 giugno 1805 a. Con l’organizzazione del dipartimento del Serio nel Regno d’Italia, il distretto II di Treviglio era articolato nei cantoni I di Treviglio, II di Martinengo, III di Romano, IV di Verdello, per un totale di 72.055 abitanti. Il Cantone I comprendeva i seguenti comuni: Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Rivolta, Treviglio, Vailate con Cassine de Grassi, Sorignano.
In conseguenza delle modifiche apportate alla distrettuazione dei dipartimenti in seguito alle concentrazioni dei comuni del 1809 il cantone risultò composto dai seguenti comuni: Treviglio, Brignano, Pontirolo, Caravaggio, Rivolta, Vailate.
(24) Decreto 31 marzo 1809.
(25) Legge sull’organizzazione delle autorità amministrative 24 luglio 1802. Gli organi di Governo risiedevano nella capitale, ogni Dipartimento era presieduto da un Commissario per il potere esecutivo, in seguito da un Prefetto,; nel capoluogo di distretto risiedeva un Viceprefetto, nel capoluogo di cantone un Cancelliere censuario. Il territorio è diviso in dipartimenti, distretti e cantoni.
(26) Decreto sull’amministrazione pubblica e sul comparto territoriale del Regno d’Italia 8 giugno 1805. Gli organi di Governo risiedevano nella capitale, a capo del Dipartimento era il Prefetto, a capo del Distretto il Viceprefetto, a capo del Cantone il Cancelliere Censuario. Il territorio è diviso in dipartimenti, distretti e cantoni.
(27) Notificazione 12 febbraio 1816. Il Distretto X comprendeva i comuni di Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Fara in Gera d’Adda, Fornovo, Massari de Melzi, Misano, Pagazzano, Pontirolo, Treviglio, Castel Rozzone. Gli organi di Governo erano siti nella capitale, nel capoluogo di provincia era una Delegazione Provinciale, nel capoluogo del distretto era posto un cancelliere del Censo poi Commissario Distrettuale. Il territorio è diviso in province e distretti.
(28) L’organo deliberativo di rappresentanza nelle città regie, nei capoluoghi di provincia e nei comuni maggiori, elencati in numero di quarantaquattro per tutto il regno nella tabella annessa alla notificazione 12 aprile 1816, era il consiglio. In tutti gli altri comuni, non inclusi nella tabella, era previsto il convocato degli estimati. L’organo collegiale incaricato dell’amministrazione del patrimonio nelle città regie e nei capoluoghi di provincia era costituito dalla congregazione municipale con a capo un podestà, mentre nei rimanenti comuni era costituito da una deputazione comunale. Con la circolare 19 marzo 1821 fu notificata l’attivazione, stabilita dal vicerè con decreto 5 marzo 1821, dei consigli comunali in luogo del convocato per tutti i comuni in cui fossero presenti più di trecento estimati. La circolare del 1821 forniva l’elenco dei comuni del regno ai quali era stato accordato il consiglio comunale. Un’ulteriore estensione dei comuni con consiglio si ebbe in seguito all’applicazione della circolare 8 maggio 1835 che, nell’intento di favorire la concentrazione dei comuni unendo i minori ai maggiori, stabiliva la possibilità di sostituire il consiglio al convocato anche laddove il numero degli estimati fosse al di sotto di trecento, sia pure in presenza di circostanze che facessero considerare necessario un tale mutamento.
(29) La circolare 19 marzo 1821 modificò parzialmente tale situazione in quanto, avendo abilitata l’istituzione del consiglio in un maggior numero di comuni, diede facoltà ai governi di Milano e Venezia di stabilire quali comuni potessero essere dotati di un ufficio proprio in base anche alla disponibilità di mezzi e locali.
(30) Notificazione 1 luglio 1844. Il Distretto X di Treviglio comprendeva gli stessi comuni della precedente distrettuazione.
(31) Notificazione 23 giugno 1853. Il Distretto XI di Treviglio era costituito dai comuni di Arcene, Arzago, Bariano, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Ciserano, Fara, Fornovo, Lurano, Massari de Melzi, Misano, Morengo, Pagazzano, Pontirolo, Pognano, Spirano, Treviglio, Castel Rozzone con una popolazione complessiva di abitanti 38.510.

 

(32) Il Consiglio comunale risulta composto da sessanta membri nei Comuni con popolazione superiore ai 60 mila abitanti; da quaranta membri in quelli la cui popolazione supera i 30 mila abitanti; da trenta membri nei Comuni con popolazione eccedente i 10 mila abitanti; da venti membri in quelli dove la popolazione è superiore ai 3 mila abitanti; da quindici membri negli altri comuni (art. 12).
(33) Di seguito vengono elencate le principali differenze dal precedente testo normativo. Del Tit. II (Dell’Amministrazione comunale), il Cap. I (artt. 10-16 : Del Comune) contiene una parte nuova per ciò che concerne la riunione di più comuni, la erezione in comuni di frazioni, e la separazione delle spese ( artt. 13, 14, 15, 16); eleva (art. 11) il numero dei consigli comunali e degli assessori.
Il Cap. II (artt. 10-73 : Delle elezioni), è del tutto uguale a quello del 1859; uniche modifiche: il II c. dell’art. 27 ( i fratelli possono essere contemporaneamente membri del consiglio ma non della Giunta municipale); l’introduzione dei termini agli artt. 39 e 43; l’aggiunta di un 3. Comma all’art. 72.
Il Capo III (artt. 77-90: Dei Consigli comunali), porta a 30 giorni la durata delle sessioni; completa le disposizioni sulle istituzioni fatte a pro delle generalità degli abitanti (art. 82); modifica, in parte, gli oggetti delle deliberazioni consiliari(art. 87).
Il Capo IV (artt. 91-96: Della giunta municipale) introduce la disposizione secondo cui la giunta si rinnova ogni anno per metà (art. 91); completa la elencazione delle competenze(art. 93); prescrive che le deliberazioni d’urgenza vanno comunicate subito al prefetto e nella prima adunanza al Consiglio.
Nel Capo V (artt. 97-110: Del Sindaco) vengono in parte modificati l’articolo 102 sulle competenze sindacali e il 103 sulle attribuzioni del Sindaco come ufficiale del Governo; introdotti gli artt. 106 sulla ripartizione in quartieri dei comuni superiori ai 10.000 abitanti e 107 sul delegato del Sindaco.
Immutato rispetto alla legge del 1859 il Capo VI ( artt. 111-129: Dell’amministrazione e contabilità comunale), con una più esauriente descrizione delle spese obbligatorie (art. 116) per il servizio sanitario, per opere pubbliche e opere di difesa dell’abitato contro fiumi e torrenti, costruzioni di porti e fari, acquedotti e per la polizia locale.
Rimane sostanzialmente immutato anche il sistema dei controlli definito nel Capo VII, Dell’ingerenza governativa nell’amministrazione comunale e delle deliberazioni dei comuni soggette ad approvazione, che introduce il parere del consiglio di prefettura nel caso di annullamento prefettizio delle deliberazioni illegittime (art. 136). Invariato il capo VIII contenente le Disposizioni generali per l’amministrazione dei comuni.
In seguito all’ingrandimento del Regno, la legislazione del 1865 viene estesa (d.l. 1 agosto 1866, n. 3130) alle Province del Veneto e a Roma, e provincia (d.l. 15 ottobre 1870, n. 5928), attuando l’unificazione amministrativa anche nei territori di nuova annessione. Dopo alcuni progetti di modifiche alla legge 1865, effettuati nel 1867 e successivamente nel 1868, si giunge alla legge 23 giugno 1873, n. 1335 , che modifica gli artt. 77 e 165 (relativi al termine di approvazione dei bilanci). Con questa le sessioni autunnali dei consigli comunali furono anticipate di un mese, per consentire la deliberazione del bilancio di previsione entro il termine prescritto dalla legge.
In particolare Nel regolamento per l’esecuzione della legge sull’amministrazione sono contenute delle norme che interessano particolarmente le procedure di produzione e conservazione della documentazione. All’art. 20 viene dichiarato che nessuna delle carte spettanti all’amministrazione comunale può essere dal segretario estratta dall’ufficio od archivio comunale, senza un’esplicita autorizzazione del Sindaco.
All’art. 21 viene specificato che in ogni comune il segretario deve tenere in corrente almeno i registri indicati nella tabella n. 2 annessa al presente regolamento, oltre quelli prescritti da leggi o da regolamenti generali:
“1. Elenco dei Consiglieri comunali con indicazione della cadenza rispettiva;
2. Elenco degli Assessori colla norma di cui sopra;
3. Indice delle deliberazioni del Consiglio con indicazione dei Decreti dell’Autorità annessi alle medesime;
4. Indice delle deliberazioni della Giunta, come sopra; 5.Indice delle Circolari delle Autorità;
6. Elenco dei diversi inventari esistenti nell’Archivio e nell’Ufficio;
7. Elenco delle iscrizioni ipotecarie ammesse a favore e contro il Comune, delle loro rinnovazioni periodiche operate ai termini di legge p della precisa indicazione delle epoche in cui si debbono rinnovare;
8. Elenco dei certificati spediti dal Sindaco colla indicazione dei richiedenti , della data di spedizione e del diritto esatto ;
9. Registro di protocollo per l’annotazione delle lettere tulle pervenute all’Ufficio comunale e di quelle spedite dal medesimo:
10. Registro dei mandati comunali ;
11 Libro mastro per la registrazione delle entrate e spese comunali”.
Deve inoltre tenere debitamente legati e rubricati in ordine cronologico o di numero: 1. Gli originali delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta. 2. Gli originali delle liste elettorali di ciascun anno approvati dall’autorità competente. 3. Le leggi ed i decreti del Regno appartenenti all’edizione ufficiale e il bollettino della Prefettura. 4. I bilanci o stati preventivi. 5. I conti consuntivi; 6. I ruoli dei comunisti tenuti a fare le prestazioni militari. 7. I libri od atti relativi, al censo o catasto. 8. Gli atti relativi al censimento della popolazione ed alle notizie statistiche. 9 Le mercuriali periodiche dei cereali e d’altri prodotti nei comuni in cui ha luogo un mercato. 10 I verbali di mensile verificazione di cassa, nei comuni ove questa incombenza non è riservata agli agenti del Ministero delle Finanze. 11. Le carte relative alla leva militare di ciascun anno. Ogni anno il segretario comunale deve spedire alla Prefettura l’indicazione dei lavori eseguiti entro il 15 luglio, nella tabella allegata al regolamento tali affari sono elencati e corrispondono, ovviamente, tutti ad altrettante produzioni documentarie.
“1. Tutti lavori relativi alle spese obbligatorie per i Comuni, ai termini di legge o di regolamenti generali e singolarmente dell’art. 116 della legge contemplala nei presente regolamento;
2. Verificazioni mensili della Cassa comunale nei Comuni in cui è chiamalo a procedervi il Sindaco; 3. Relazione di pubblicazione di leggi, regolamenti od avvisi nello interesse nazionale o provinciale, senza pregiudizio di quelle più frequenti prescritte da leggi o da regolamenti generali;
4. Servizio della leva;
5. Servizio delle somministrazioni militari;
6. Censimento della popolazione statistica ed alti relativi ;
7. Catasto ed operazioni relative ;
8. Ruoli di tributi;
9. Professioni sanitarie e lavori attinenti alla sanità pubblica ed agli stabilimenti pericolosi ed incomodi ; 10. Pubblici esercenti; 11. Sicurezza pubblica e certificali relativi; 12. Stabilimenti industriali e manifatture esistenti nel Comune; 13. Indennità di via;
14. Liste dei giurati ;
15. Supplementi od appendici ai diversi inventari ;
16. Strade comunali;
17. Monumenti ed oggetti d’arte;
18. Annona e mercuriali relative;
19. Marineria e navigazione.
(34) Le più importanti innovazioni possono essere così riassunte: ogni comune deve avere un segretario e un ufficio comunale; più comuni possono consorziarsi per avvalersi di uno stesso segretario (art. 2); si dà facoltà al Governo di procedere in ogni tempo alla costituzione di nuovi Comuni; si rinnova parzialmente la materia elettorale; si affida alla magistratura la presidenza degli uffici elettorali; si elimina la prescrizione che la sessione ordinaria dei consigli comunali non può durare più di 30 giorni; la riunione straordinaria del consiglio può esser indetta dal Sindaco, dalla Giunta o su domanda di un terzo dei consiglieri; nei comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, il Sindaco è eletto nel proprio seno dal consiglio comunale (art. 50); si prevede (art. 52), per la prima volta la rimozione dei sindaci ad opera del consiglio; qualora il sindaco “non adempia ai suoi obblighi” può essere sostituito , per tre mesi, da un apposito Commissario (art. 53); si rendono pubbliche le sedute dei consigli comunali (art. 82); oltre allo scioglimento dei consigli comunali per gravi motivi di ordine pubblico, si può ricorrere al loro scioglimento in caso che “richiamati all’osservanza di obblighi loro imposti per legge, persistano a violarli” (art. 84). Poiché la legge concede al Governo la facoltà di coordinare in testo unico le proprie disposizioni con quelle della legge del 1865 e delle altre che l’avevano modificata, a tanto si provvede col T.U. 10 febbraio 1889, n. 5921 (legge 10 febbraio 1889). La legge 11 luglio 1894, n. 287, contiene una norma (art. 9), che stabilisce una maggiore durata (anni 6) dei consigli comunali, prescrivendone la rinnovazione per metà ogni 3 anni e dispone che anche il Sindaco rimanga in carica per un triennio.
(35) Notizie generali sul profilo istituzionale sono tratte anche da: Civita, Bergamo, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 1999, repertoriazione a cura di Fabio Luini (Archimedia s.c.), e Civita, istituzioni postunitarie, Le istituzioni storiche del territorio lombardo; Civita, Milano. La Provincia, Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2000, repertoriazione a cura Giorgio Sassi, Katia Visconti (CAeB · Milano); Civita, Lodi., Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV – XIX secolo. Bergamo, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2000, repertoriazione a cura Elisabetta Canobbio, Elena Salanti (Cooperativa Mémosis · Lodi)
Civita, istituzioni postunitarie, Le istituzioni storiche del territorio lombardo; 1859 – 1971, 2 voll., Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2001, repertoriazione a cura di Fulvio Calia, Caterina Antonioni, Simona Tarozzi.; e dal sito http://civita.lombardiastorica.it/index.php?s=contenuti&page=istituzioni.

Bibliografia
Barelli 1902 = G. Barelli, Documenti dell’Archivio comunale di Treviglio in “Archivion storico italiano”, dispensa III, 1902.
Bonalumi 1841 = S. Bonalumi, Cenni statistici-economici sull’industria sul commercio di Treviglio, Treviglio, Tipografia Messaggi, 1841.
Carminati 1892 = M. Carminati, Il Circondario di Treviglio e i suoi comuni, Treviglio, Edizioni Messaggi, 1892.
Carminati 1893 = M. Carminati, Il circondario di Treviglio e I suoi comuni: cenni storici, Treviglio, Tip. Messaggi, 1893.
Casati 1872 = C. Casati, Treviglio di Ghiara d’Adda e suo territorio: memorie storico-statistiche, Milano, Perseveranza, 1872
Facchetti 1915 = G. Facchetti, Treviglio che passa. Ricordi e visioni degli ultimi quarant’anni. Conferenza tenuta il 12 settembre 1915 al Teatro Sociale, Treviglio, Tipografia Messaggi, 1915.
Formiga 1946
Gennaro, Santagiuliana 1984 = Statuta comunis castri Trivilii, E. Gennaro, T. Santagiuliana, Calvenzano, Grafiche Signorelli, 1984.
Mozzi 1954 = A. Mozzi, Treviglio, A. M. Rinaldi e T. Longaretti (a cura di), Bergamo, Ente provinciale per il turismo, 1954.
Pavesi 1911 = A. Pavesi,, Treviglio attraverso la storia del nazionale risorgimento, Treviglio, Tip. Unione Grafica, 1911.
Perego, Santagiuliana 1987 = P. Perego, I. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Treviglio, Pro loco, 1987.
Rainoni 1895 = F. Rainoni, Treviglio: le sue chiese, il suo santuario. Memorie storiche, Treviglio, Stabilimento Sociale Tipografico Librario, 1895.
Rinaldi 1934 = A. M. Rinaldi, Treviglio, Saggio di ricerche storiche, Treviglio, Tip. Edit. Messaggi, 1934.
Rinaldi 1961 = A. M. Rinaldi, Treviglio, Treviglio, Comune di Treviglio, 1961.
Santagiuliana 1965 = I. Santagiuliana, T. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Bergamo, Poligrafiche Bolis, 1965.
Santagiuliana 1969 = T. Santagiuliana, Da Trivilium a Treviglio, Treviglio, Grafiche Signorelli, 1969.
Santagiuliana appunti = T. Santagiuliana, Appunti sulla storia di Treviglio, Treviglio, Edizioni Bellini, sec. XX ui. d.
Santagiuliana, Gennaro 1984 = T. Santagiuliana, E. Gennaro, Statuti Comunali del Castello di Treviglio: compilati nell’anno del Signore 1392 da Ambrogio Bugone… (a cura di), Calvenzano, Grafiche Signorelli, 1984.
Santagiuliana, Perego 1987 = I. Santagiuliana, P. Perego, Storia di Treviglio, Calvenzano, Pro Loco Treviglio, 1987.
Santagiuliana, Santagiuliana 1965 = I. Santagiuliana, T. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Bergamo, Poligrafiche Bolis, 1965.
Spada 1992 = P. Spada, Il Collegio degli Angeli a Treviglio in Donna Lombarda 1860-1945, A. Gigli Marchetti e N. Torcellan (a cura di), Milano, Angeli, 1992.

Compilatori
Piscitello Antonino, Archivista

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Treviglio abbandonata

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Treviglio abbandonata

Luoghi deserti o parzialmente utilizzati. Abbandonati e vuoti da poco o da decenni. Abitazioni, fabbriche, caseggiati, alberghi. Alcuni in buone condizioni, altri quasi fatiscenti, in alcuni ci abbiamo magari vissuto momenti della nostra vita, di altri semplicemente non ne sapevamo niente.

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Istituto Superiore di Agraria Gaetano Cantoni

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Le radici dell’attuale Istituto Statale d’Istruzione Secondaria Superiore di Treviglio risalgono non solo a tempi lontani ma anche a situazioni agricole profondamente diverse dalle attuali.

A metà del secolo XIX, la divulgazione delle scienze agrarie era affidata ai “Comizi Agrari” che svolgevano cicli di conferenze per diffondere le nuove conoscenze e tecniche agricole che andavano via via delineandosi.

Il Comizio Agrario di Bergamo, orientato verso il miglioramento delle conoscenze viticole ed enologiche, si rese ben presto conto che le conferenze non raggiungevano lo scopo voluto: troppo teoriche, tenute da tecnici di non provenienza locale e, soprattutto, dirette a persone aventi un grado d’istruzione insufficiente.

Occorreva aprire una scuola che fosse orientata verso il generale miglioramento dell’istruzione «… delle persone che devono dirigere i lavori campestri come fattori e agenti di campagna…».

Con queste premesse, il 1° dicembre del 1874 si aprì a Grumello del Monte, in un podere di circa 38 ettari preso in affitto, la “Scuola Professionale di Agraria” gestita fino al 1887 direttamente dal Comizio Agrario di Bergamo. Gli alunni iscritti al primo anno furono 12.

Nel 1887 il Consiglio Provinciale decise, dopo aver ricevuto finanziamenti da vari enti, tra i quali anche il Comune di Treviglio, di rivolgere istanza al Regio governo perché venisse istituita una scuola pratica di agricoltura. L’amministrazione provinciale acquistò caseggiato e podere per usufruire dell’opportunità, prevista da una legge che “dichiarava scuole statali tutte le Scuole-Podere che avessero in proprio caseggiati e terre”.

Il Regio Decreto 10/7/1887 istituì la “Regia Scuola Pratica di Agricoltura Gaetano Cantoni” che rimase a Grumello, nella sede del palazzo dei Conti Camozzi-Vertova, fino al 30 ottobre del 1918. Le vicende belliche e la conseguente aggravata situazione economica italiana avevano ridotto in modo drastico il numero degli iscritti che nel 1918 era solo di 3 (tre) unità.

Il 1° novembre del 1918 la scuola fu soppressa e trasferita alle «Scuole industriali di Bergamo» (futuro Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele II) che, nel frattempo, avevano istituito un corso di scuola agraria di durata quadriennale.

La presenza di una scuola agraria con finalità prettamente pratiche in città, e in un Istituto a vocazione industriale, appariva alquanto discordante e la necessità di avere campi e spazi per le esercitazioni indusse la Provincia ad operare un nuovo trasferimento della scuola.

Il territorio trevigliese possedeva i requisiti adatti per ospitare una scuola moderna: Treviglio abbina, in un felice connubio, la vocazione industriale e quella agricolo-zootecnica. Così il vecchio convento dell’ “Annunziata”, nato da una donazione del Comune di Treviglio a San Bernardino da Siena con un atto del 12 marzo 1441, trasformato in filanda nel 1700 (Filanda Croce), divenne, dal 1925, la nuova sede della scuola. La giunta municipale di Treviglio, con delibere del 25 e 30 gennaio 1925, affittò i locali e i fondi di proprietà del Sig. Graffelder mettendoli a disposizione della scuola.

Con il Regio Decreto 1/07/1926 n. 1314 la scuola fu trasformata in Ente Autonomo Consorziale “G. Cantoni” fra Stato, Provincia di Bergamo e Comune di Treviglio cui si aggiunse, successivamente, la Camera di Commercio.

La riforma “Gentile” del 1923 modificò radicalmente l’assetto scolastico italiano e la Scuola Pratica di Agricoltura fu trasformata, nel 1931, in «Scuola di avviamento professionale di tipo agrario» di durata triennale cui fu aggiunto, con l’anno scolastico 1933/34, il corso biennale della Scuola Tecnica Agraria.

Nel 1939 la Provincia di Bergamo acquistò e diede in uso gratuito alla scuola, il Podere “La Ganassina” di Ha 13.66.00 situato in via Ganassina (dei circa 14 ettari solo 4,5 erano di effettivo uso della scuola in quanto la rimanente parte era affittata a famiglie di coltivatori diretti che, a partire dal 1958, lasciarono via via il fondo rendendo la piena disponibilità all’Istituto soltanto negli anni ‘70)

L’Azienda “Ganassina” è tuttora la sede dell’Azienda Agricola dell’Istituto con un incremento della superficie che, dal 1999, è passata a Ha 15.09.00.

Con l’anno scolastico 1945-46 fu istituito l’Istituto Tecnico Agrario gestito dall’Ente “Cantoni”, dopo che, durante il periodo bellico, l’Istituto aveva rischiato una nuova chiusura.

Nel 1950 la scuola di avviamento fu resa statale e si trasformò, con la riforma del 1962 che innalzava l’obbligo scolastico fino a quattordici anni, nell’attuale Scuola Media “T. Grossi”.

Nel 1952 il corso biennale di Scuola Tecnica Agraria fu soppresso e nell’Istituto le lezioni continuarono in forma apparentemente indisturbata, ma seguite da una scarsa popolazione scolastica fino al 1955.

A quella data l’Istituto soffriva di numerosi problemi sia economici (i contributi della Provincia e degli altri Enti erano del tutto insufficienti) sia relativi alle attrezzature didattiche e ai rapporti con l’agricoltura locale. In tale situazione e in seguito alla morte del Preside Prof. Tombini si prospettò la definitiva chiusura della scuola.

Dopo un breve periodo di presidenza del Prof. Piardi ebbe l’incarico di reggere la direzione dell’Istituto il Prof. Bellini che, coadiuvato dall’Ing. Bedolini (Vicepreside) e supportato dal commissario straordinario del Ministero Rag. Vetrini, si prodigò per risollevare le sorti della scuola ormai in apparente inesorabile declino.

Furono svolte importanti azioni di miglioramento e furono approntate concrete iniziative di allacciamento all’agricoltura locale (istituzione di vari corsi tra i quali particolare successo ebbe il corso per meccanici agricoli finanziato dall’U.M.A. (Utenti Motori Agricoli) di Bergamo, che successivamente fu esportato anche a Comuni limitrofi.

L’Istituto si era ormai ben consolidato nella realtà lombarda tanto da ottenere anche contributi economici dall’Amministrazione Provinciale di Milano.

Fu proprio in questo momento di rilancio della Scuola che negli Enti locali divenne forte la volontà di chiuderla liberandosi dell’onere dei finanziamenti.

La caparbietà del Preside Prof. Bellini, dopo diversi “pellegrinaggi” a Roma in cerca di finanziamenti, riuscì ad ottenere, il 1° ottobre del 1968, la statizzazione della scuola che assunse il nome di “Istituto Tecnico Agrario Statale”.

L’Ente “Cantoni” continuò a gestire fino alla definitiva chiusura, nel 1974, il Convitto annesso all’Istituto.

I locali dell’ex convento dell’” Annunziata”, lasciati praticamente privi di manutenzione, erano ormai inadatti ad ospitare un’istituzione scolastica. Pertanto, resosi disponibile il Seminario dei Padri Bianchi, nel 1974 la scuola fu trasferita nella sede attuale, mentre il laboratorio di Chimica e Industrie agrarie rimase nella vecchia sede fino al 1978.

Cominciò, con la Presidenza del Prof. Lomboni, un periodo di fervente lavoro che portò l’Istituto ad un generale ammodernamento delle strutture didattiche e a intense attività con il mondo agricolo del territorio.

Del vecchio convento, già più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, non resta più traccia e oggi, abbattuta anche la struttura ottocentesca che aveva preso il posto dell’antico monastero, l’area è occupata dall’Istituto Tecnico Commerciale.

Nella vecchia sede rimane un appezzamento di circa un ettaro che viene tuttora utilizzato come terreno per le esercitazioni di Produzioni vegetali e Laboratori tecnologici (coltivazioni orticole e sperimentazioni).

L’originaria intestazione della scuola a “Gaetano Cantoni” venne confermata nel 1985.

Il rinnovato interesse per l’ecologia che si cominciò a scoprire alla fine degli anni ‘70 fece aumentare in modo considerevole le iscrizioni arrivando ad avere 6 corsi completi e, sotto la spinta di pressioni politiche, nel 1980 si aprì a Bergamo, presso l’Istituto per Chimici, una sezione staccata dell’Istituto che diventò autonoma nel 1985.

Nel 1990 il Collegio dei Docenti, vincendo numerose perplessità e resistenze, al fine di adeguarsi ai nuovi orientamenti della scuola italiana, aderì al progetto sperimentale assistito del Ministero della Pubblica Istruzione denominato “Cerere 90”, successivamente modificato in “Cerere unitario”, che dal 1991 affiancò il corso di studi tradizionale a sua volta rinnovato con l’adesione al Piano Nazionale d’Informatica.

L’evolversi della situazione scolastica ha portato gli Istituti Agrari a modificare la propria organizzazione che, nel passato, era imperniata sul trinomio Azienda-Scuola-Convitto.

Abbandonata l’organizzazione convittuale a seguito del proliferare degli I.T.A.S. sul territorio lombardo e per la progressiva facilità di utilizzare mezzi di trasporto frequenti e veloci, accanto all’Istituto è rimasta solo l’Azienda Agricola “La Ganassina” che, potenzialmente, ancora oggi rappresenta il miglior campo di esplorazione e di sperimentazione delle discipline teoriche e pratiche di insegnamento.

Numerosi sono stati gli sforzi per adeguare alle nuove esigenze didattico-metodologiche i laboratori delle varie discipline interni all’Istituto.

Il laboratorio di Chimica è stato dotato di apparecchiature per l’analisi strumentale dei suoli, dei vegetali e degli alimenti.

Il laboratorio di scienze si avvale di strumentazione moderna e di microscopi ottici collegati a un computer per l’elaborazione delle immagini.

Il settore agro-biologico si è aperto alle nuove tecnologie di propagazione vegetale ed è stato allestito un laboratorio di propagazione meristematica (possibilità di rigenerare   una pianta completa partendo da una singola cellula) che consente agli allievi e ai docenti di familiarizzare con le moderne biotecnologie e le loro applicazioni che sono di notevole interesse scientifico ed economico nel settore agricolo.

Peraltro il settore agro-industriale non può essere compreso appieno se non vi è la possibilità per gli allievi di sperimentare dal vivo le varie tecnologie perché le visite ad aziende alimentari esterne non permettono di operare, ma solo di osservare. L’Istituto intende pertanto dotarsi di impianti di trasformazione di materie prime in prodotti alimentari fruibili dal consumatore come già fatto con il laboratorio di microvinificazione che produce all’anno circa 900 bottiglie di vino.

L’allevamento del bestiame ha visto consolidarsi nel tempo il tradizionale allevamento di bovine da latte, affiancato dall’allevamento di ovini e conigli fungendo, in questo caso, anche da salvaguardia di specie in via di estinzione e da fattoria pedagogica

Inoltre, una moderna agricoltura non può prescindere dalla attenta osservazione dei fenomeni atmosferici che rappresentano i principali fattori di condizionamento di tutte le attività agricole, incidendo in modo essenziale sul bilancio economico. E’ essenziale che i dati siano precisi e interpretabili in chiave previsionale ed a tale scopo nel 1990 si riuscì ad allestire una stazione meteorologica computerizzata allocata presso l’Azienda “Ganassina” che ha elaborato, interpretato e diffuso una notevole mole di dati fino al 2012.

L’Istituto ha collaborato inoltre attivamente alla rete informatica tra gli Istituti della Lombardia denominata “ITA-Net” che svolto importanti e incisive azioni per il miglioramento della didattica e la diffusione delle informazioni.

Merita, infine, ricordare che l’Istituto ha conosciuto nel tempo una costante espansione e, per la vasta gamma di discipline d’insegnamento ed esperienze tecnico-pratiche, non ha sofferto di crisi occupazionali.

L’I.S.I.S.S. “G. Cantoni” già Istituto Tecnico Agrario di Treviglio è ormai ben radicato nel territorio e, grazie alla presenza dell’azienda agraria e delle serre nonché di laboratori specializzati, gli è stata riconosciuta una sua tipicità che gli ha permesso non solo di mantenere l’autonomia e di non essere conglobato con altri istituti di carattere più o meno affine, ma di aprirsi sempre più al territorio e alla cittadinanza.

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Centro Sportivo “ Ambrogio Mazza”

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Centro Sportivo “ Ambrogio Mazza”

Il centro sportivo è attrezzato per la pratica di tantissime attività sportive, costituendo, pertanto, un punto di riferimento e di aggregazione per tutti gli appassionati. Al centro Mazza, ogni giorno, si allenano centinaia di atleti, provenienti anche dalle province limitrofe. E il Comune crede molto in questo polo sportivo; lo dimostra il fatto che dal 2012 in avanti sia stato oggetto di notevoli migliorie: oltre alla realizzazione di due campi da calcio in erba sintetica e al rilancio di quello in erba naturale, l’illuminazione passerà a led e si sta completando il rifacimento della pista di atletica, con annessa realizzazione di un pozzo per l’erogazione. Va sottolineato che nel bando di gara il Comune ha messo l’accento sul divieto di installazione di slot machine in tutta la struttura: una misura legata alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico.

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Treviglio Amarcord : Graziano Bellagente

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Treviglio Amarcord : Graziano Bellagente

Pubblicato da Andrea Gamba nel gruppo Facebook Treviglio Amarcord

Graziano Bellagente. Sindaco dal 10 Luglio 1981 al 30 Novembre 1987. E’ nato a Finale Ligure L’11 Febbraio 1938, risiede da decenni a Treviglio.

E’ pensionato con accentuata ” vocazione” verso quanto sa di volontariato solidale ed animatore di”feste Alpine”. Tre i figli avuti dalla moglie Noemi Armati (Federico, Wilma Davide). Propugnatore dei principi dell’amore per il prossimo insiti nello spirito della Democrazia Cristiana, da sindaco ha spinto sull’acceleratore per incrementare al massimo le” case comunali” allo scopo di dare anche a chi disponeva di somme ridotte, l’opportunità di accedere progressivamente ad una casa.

Era la sua, l’era degli sfratti e tante famiglie si sarebbero trovate in strada o sulla piazza se il Comune non fosse intervenuto per scongiurare il pericolo, proprio costruendo case nuove.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vennero realizzate, durante il suo mandato, le fognature della città: venne costruito il depuratore consortile che Treviglio sollecitò insieme a Caravaggio ed a Mozzanica. venne spinto’l’insediamento,delle aziende del Pip di via Lodi e venne realizzata la” casa del volontariato” ovvero la sede dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile e della Croce Rossa Italiana. Durante il suo mandato si realizza la Palazzina delle Poste Centrali; si costruiscono le caserme dei Carabinieri e della Guardia di Finanza; diventano realtà i campi sportivi di via Bergamo.

Caricatura di Bruno Manenti

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Stringhi Giancarla

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Stringhi Giancarla

Foto di Arnaldo Parigi

Stringhi Giancarla , Foto di Arnaldo Parigi

Arnaldo Parigi Nelle vicinanze del Santuario di Caravaggio… l’è na Scareasina… 😜😜

Treviglio Amarcord

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Treviglio Amarcord: Manenti Carèter

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Uno degli ultimi “Careter” (trasportatore di materiali con carro trainato dal cavallo) di Treviglio credo si tratti del “Manent” (dai Quaderni della Gera d ‘ Adda). Foto pubblicata da Angelo Ferrandi nel gruppo Facebook Treviglio Amarcord

Noemi Manenti  :Piero Manenti cugino di mio papà Benedetto e di mio zio Angelo. Abitavamo in via Terni 

Luigi Manenti Mio zio Piero

Mario Fontana L’era al Manet

Bruno Frigerio : Questo è il famoso ” Tumarel del Manet”.

Maria Grazia Bergamini Me lo ricordo! Quando ero piccolina veniva in cava a prendere la sabbia col suo carretto!
Miriam Stucchi Al careter
Silverio Legrenzi Lo ricordo , lo ricordo.
Ermellina Giussani Io invece mi ricordo quando caricava sul carro la sabbia con il badile. Era un grande lavoratore!
Carla Rozzoni Me so nasida an via Brignà ,ma so mia an duale la bota.
Antonio Davide Bonfanti è vicino, entro in google Map, ora è bar execelsior baci, la via ora è Camillo Terni, al numero 2, ma se lei va in fondo, vede… sulla destra prima della nuova chiesa, io sono di Bollate Milano, saluti
Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Annita Baruffi Maria la conoscevo bene perché era un’orfanella nell’istituto di Caravaggio. Le orfanelle dovevano partecipare a tutti i funerali, quando la incontravo era contenta, la salutavo sempre sorridendo. Poi la vedevo in cartoleria in via Verga, non ho più notizie, dove sarà ora?
Barbara Cornelli me so nasida a TREì…e so la sceta de GIUAN CURNELì…x chi la sa mia….ciao a tocc..
Noemi Manenti Carla Rozzoni se non sbaglio lei abitava alla casina dei Docc. Mio papà e mio zio conoscevano il suo papà. Il bar di cui parla mio cugino era il bar vicino al panificio Carenzi
Luigi Polgatti Carenzi o Cerutti?
Noemi Manenti: C‘era sia il panificio dei Fratelli Cerutti, ma, dove adesso c’è l’ufficio del Geom.Ranghetti, c’era il panificio della famiglia Carenzi
Silvia Pissavini Io sono di Milano ma è dal ’64 che vivo aTreviglio. Ci chiamavano i “milanes”. Avevo quasi tutti i parenti alla Geromina in cascina. Bella vita nelle vacanze estive passate in cascina!!!
Andrea Gamba Mia moglie. Nativa della Geromina e’Tina Morini la conosci?
Silvia Pissavini Mi spiace,può darsi, ho conosciuto tanta di quella gente ed ero ragazzina. Comunque io ero nella cascina dove viveva Luigi Gatti e Maria Finardi , i miei zii ora defunti. Era quella sulla dinistra dopo la fabbrica. Lì iniziava la stradina per il canile. Avete posto una foto con mio zio e Giacinto Facchetti. Se la trovo la posto.
Antonio Davide Bonfanti Anche me nona Aneta.

 

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Uno degli ultimi "Careter" (trasportatore di materiali con carro trainato dal cavallo) di Treviglio credo si tratti del "Manent" (dai Quaderni della Gera d ' Adda).

Gepostet von Angelo Ferrandi am Montag, 14. Dezember 2015

 

 

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Treviglio Amarcord coro ICAT

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Treviglio Amarcord coro ICAT

https://www.facebook.com/pietro.dominoni.1/videos/1752081301506673/

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Treviglio Amarcord : Sümèga

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Treviglio Amarcord : Sümèga

Treviglio Amarcord : Sümèga

Dizionario del Dialetto di Treviglio

http://virgi.altervista.org/file-pdf-dizionario-del-dialetto-di-treviglio/

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Antonio Davide Bonfanti Treviglio Amarcord

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Antonio Davide Bonfanti Canale MUZZA a Cassano… c’ho fatto il bagno nel 1963 ed ho avuto tanta paura, ero solo non conoscevo nessuno del posto, avevo fatto riparare dal ciclista una foratura a Treviglio, la bicicletta non era mia, ma era di uno zio delle mie cugine Bruna e Rosanna, dovevo raggiungerle senza appuntamento, arrivato a Cassano le ho cercate senza esito…ho trovato un ragazzino della mia età che mi ha aiutato ha cercarle ,ma senza esito, mi ha accompagnato su richiesta in un posto vicino a una CENTRALE non so di che cosa…il BRANCO si è buttato da un muretto alto 5-6 metri, mi ricordo di uno che aveva la maschera e le pinne, io e l’altro il mio DUCA, abbiamo avuto paura, siamo scesi a riva io sono entrato, il mio DUCA ha detto NO è troppo fredda, la corrente mi trascinava, io pensavo ma… dove devo uscire da questo INFERNO, il BRANCO ormai era lontano… pensavo di tenerlo come riferimento, ma era sparito, perchè gli specialisti sanno tenere il filo della corrente, mi sono detto Antonio… chi te NEGHET, stavo per piangere…ma lo spirito di conservazione mi ha fatto accostare alla sponda sinistra, mi sono attacato al tronco di una pianta , sono risalito sulla sponda piena di rovi (MORE), in costume sono passato sotto i ROVI e mi sono SALVATO con qualche striatura di paura, dalle orecchie fino al sedere. Ho ritrovato i miei vestiti, la Biciletta (NON MIA) e sono tornato a TREVIGLIO ritrovando la strada sicura di sempre, (VIA TRITA VIA TUTA).

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Vecchia Banda I Strupei

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Vecchia Banda I Strupei

Vecchia Banda “I Strupei” con la presenza al centro di Pietro Dominoni , di fianco al Dott. Donarini. Pavia Certosa, per concerto.

foto di Pietro Dominoni

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Un Tuffo nel Passato

Treviglio Amarcord

Treviglio Amarcord, un tuffo nel passato cittadino fino ai giorni nostri.Ricordi, curiosità, racconti, foto, filmati, cartoline, documenti e disegni storici della città. 
Da un’idea di Virginio Monzio Compagnoni.
email: [email protected]
Buon Amarcord a tutti !!